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Incontri a tutto campo – 1aparte

By 13 Dicembre 2021No Comments

Avere un appuntamento di lavoro in una lontana città e poi, quando sei già lì, l’assistente della persona che devi incontrare nel primo pomeriggio, ti dice che l’appuntamento slitta all’indomani mattina.
Esamino le varie possibilità e decido che la cosa più semplice è regalarmi una mezza giornata di vacanza. Lungo la strada vedo l’insegna di un albergo e decido di fermarmi lì.
Mi dà un po’ fastidio andare in camera con solo la mia borsa portadocumenti e così nel piazzaletto dell’albergo prendo una borsa che tengo nel bagagliaio e poi mi registro al banco
Vado in camera, mi levo giacca e cravatta e sono soddisfatto di tenere quella borsa nel bagagliaio: ci tengo alcune cose tra cui un paio di sandali, un telo da spiaggia ed un costume e, vista la bella giornata ancora calda e la vicinanza dal mare, decido di andarmi a fare una bella nuotata.
Chiedo all’addetto al banco come raggiungere una spiaggia e lui mi fornisce le semplici indicazioni: «… e arrivato in fondo allo stradello in mezzo alla pineta, vada verso destra… se va a sinistra, si troverebbe in una spiaggia nudista…»
Capisco che il tipo ridacchia sotto i baffi e che fa fatica a non rispondere ai miei ringraziamenti e saluti con un “buona abbronzatura!” Comunque il tipo di spiritosone che trovo da sempre lungo la mia vita.
Mi diverte l’idea di nuotare e poi restarmene nudo, perciò in fondo al famoso stradello, che ho facilmente trovato, giro a sinistra; dopo un centinaio di metri, un piccolo cartello mi avvisa che oltre quel punto potrei trovare nudisti e, in effetti, vedo alcune persone piuttosto distanziate e sparse sui quaranta metri di arenile tra la battigia e i cespugli di macchia mediterranea.
Un paio di famigliole con bimbi, qualche coppia tra i 20 ed 60 anni, diversi singoli che si guardano in giro… tutti ben distanziati; ma posto tranquillo, senza fanatici del pallone o della musica tutto volume.
Stendo il telo a poca distanza dai cespugli -non mi va di restare piantato in mezzo alla spiaggia!- mi levo camicia, pantaloni e boxer e stendo il mio metroenovanta sulla spiaggia.
Una mezz’ora al sole e poi un tuffo in mare: acqua deliziosa, comincio a nuotare, bracciata dopo bracciata e andando verso il largo, in direzione dell’isola che stimo a poche miglia dalla riva.
Tornando a riva, mi rendo conto che mi son spinto un po’ troppo lontano, stancandomi più di quanto contassi di fare.
Poco male: mi stendo al sole e decido di pisolare un po’, ma mi rendo conto che la lei di una coppia di circa tren’anni, distante meno di dieci metri da me, mi scruta con espressione golosa.
Sorrido tra me e me: mi capita spesso! Le faccio un piccolo cenno di saluto, il lampo di un sorriso e poi mi distendo e chiudo gli occhi…

Mi sveglio di soprassalto: ci metto un attimo a capire dove sono, che sono nudo e che -accidenti!- devo aver dormito un paio d’ore.
Mi tiro a sedere sul telo e noto che, col sole che comincia ad essere basso sull’orizzonte, molti bagnanti sono già andati via.
Resiste la coppia di trentenni, con lei che mi scruta e poi che si piega verso il compagno per scambiare qualche frase, ma senza staccarmi gli occhi di dosso.
Per non dargli l’impressione di osservarli, mi giro un poco sul telo e guardo lungo l’arenile, verso sud, con gli avambracci appoggiati sulle ginocchia tirate su.
Dopo un po’ percepisco una presenza e mi volto: è la giovane della coppia che mi guarda, mi sorride e mi chiede: «Scusa, tu… accendere? -mostrando le dita impegnate da una sigaretta fatta a mano tra indice e medio- Tu… capire mia lingua?»
Normalmente l’avrei mandata a fare in culo, ma è tenera, graziosa, impacciata nella sua sfrontataggine e decido di stare al gioco e divertirmi un po’: «Sì, io capire… io parlare poco italiano, ma capire!» e le sorrido.
Lei sembra illuminarsi, ma poi mima l’accendere la sua canna (Sì, non dev’esserci troppo tabacco, in quella sigaretta!) ed io cerco nella tasca esterna della borsa pubblicitaria fino a che non ritrovo un Bic, che ricordavo vagamente di avere, col quale le accendo la canna, sorridendo a trentadue denti.
Mi fa un sorriso radioso per ringraziarmi, fa un tiro bello potente e poi, invece di tornare dal suo tipo per dividere con lui la canna, si siede a gambe incrociate accanto al telo e me la porge.
Sorrido, mi schermisco con un gesto e rifiuto cortesemente.
Lei mi osserva ed anche io lo faccio: snella, bel seno pieno, abbronzata integrale, con un bel culetto tonico che le avevo apprezzato prima, non oltre il metroesessanta, riccioli neri… sopra e sotto: visto che tiene le ginocchia ben divaricate, ho facilità di vedere e lei, poi, sembra accorgersi della mia occhiata, ma mi incoraggia con un sorriso ed allargando ancora le cosce.
Poi disincrocia le caviglie e si lascia andare indietro, fino ad appoggiarsi ad un gomito.
Le vedo bene le labbrine sporgenti della fica, con solo una striscetta di pelo in basso sul pube.
Mi si sta offrendo… quantomeno alla vista.
«Tu… da dove venire?»
Decido di stare al gioco e le rispondo come è convinta che possa fare: «Io… Africa… Nigeria! Tu… conoscere?»
Lei sorride, disarmante: «Io… sapere dove, ma mai stata!»
Ci sorridiamo ed annuiamo come due scemi.
Getto uno sguardo al suo compagno: anche lui a ridosso della trentina, magro, esile, testa rasata ma barba rada corta; decisamente non rischio di soccombere, se mi aggredisse, penso ridendo tra me.
Noto che la tipa mi scruta senza vergogna: sembra affascinata non tanto dal mio fisico tonico, ma dalla mia dotazione virile.
«Io… – mano aperta sul petto- … Cinzia!»
Stesso gesto mio «Bakari» e sorrisone. Sorride anche lei.
Si tira di nuovo su a sedere e si dondola sul sedere, avvicinandomisi di un niente: «Tu… piacere donne bianche?» occhioni sgranati, finto innocenti.
La tipa ha qualche voglia e fa domande cretine: si aspetta davvero che qualche immigrato africano possa risponderle “No, mi fanno schifo”???
La accontento: vediamo dove vuole arrivare. Roteo gli occhi e sorrido a trentadue denti:«Oh, sì, ma’am! Donne bianche molto belle! Voi tutte bellissime!»
Lei osa: mano sul mio avambraccio:«Tu molto muscoloso, bello uomo»
Sorrido e non dico nulla e lei mi accarezza l’avambraccio e poi il braccio, lentamente, mentre me lo sfiora col seno e si mette con le gamber in modo che io abbia visione completa della sua intimità.
Mi incuriosisce il ruolo del tipo, che ci osserva, sdraiato pancia sotto:«Tu… litigato con tuo marito?»
Lei fa una risatina.«Lui amico, no marito!» Poi si gira verso di lui e gli fa cenno di avvicinarsi.
Si avvicina e poi alza la mano aperta«Claudio» mi aspettavo che dicesse “Ugh!” come i pellerossa.
«Bakari» e sorrisone cordiale, mentre Cinzia mi strofina la tetta sul braccio; la vicinanza mi comincia a fare effetto e “lui” comincia ad intostarsi.
Lui sta vicino a noi con un sorriso ebete ma lei si inginocchia vicino a me e mi tocca… accarezza le spalle:«Tu muscoloso… lavoro pesante?» Penso alla mia oretta quotidiana di palestra e rispondo.«Oh sì, Bakari lavoro molto pesante» e roteo gli occhi, come loro si aspettano che faccia.
Ho la mano pigramente appoggiata sullo stinco, ma Cinzia me la schiaccia con la sua coscia e mi appoggia la mano sul ginocchio; le accarezzo lievemente la coscia col dorso della mano e lei comincia ad accarezzarmi la mia a mano aperta.
Claudio continua a guardarci, come in attesa di chissaccosa ed io allungo la mano e le accarezzo lieve la guancia e poi il collo.
La sua manina indiscreta è arrivata alla piega della coscia e sento la sua mano che mi tasta il cazzo, controllandone la “cottura”.
Ho capito che Cinzia ha voglia di cazzo nero, davanti agli occhioni sgranati di quel Claudio e il sole è abbastanza basso sull’orizzonte, ma c’è ancora qualche irriducibile sulla spiaggia.
Meglio un posto più tranquillo:«Aspetta! Bakari no vuole qui visto da tutti: venire in cespugli con Bakari, sì?» E la guardo con sguardo speranzoso.
Lei si stringe un attimo nelle spalle e mormora un «Ok…», facendo un cenno al tipo che si alza e prende le quattro cocche del loro telo con tutta la loro roba dentro; ottimo metodo e perciò lo faccio anch’io.
Ci avviciniamo agli arbusti e noto che c’è una sorta di sentiero tracciato nella sabbia e più in là, dove le piante cominciano a diventare più alte, ho la sensazione che ci sia una specie di radura.
Mi avventuro ed in effetti, dopo una ventina di passi, troviamo uno spiazzo sabbioso grande come una stanza spaziosa, ma con quel po’ di privacy che gli arbusti alti quasi un paio di metri possono garantire; stendo il mio telo e mi volto e la tipa, Cinzia, mi si abbarbica addosso, strusciando una coscia contro la mia, mettendomi un braccio al collo e con l’altra mano, toccandomelo, mentre cerca di baciarmi la bocca.
Ci sto, cos’altro posso fare?
Lei si butta in ginocchio e comincia a leccarmi le palle ed il cazzo e poi se lo mette in bocca e comincia un pompino favoloso.
Non mi preoccupo troppo del tipo, di Claudio, che dopo aver valutato la situazione si inginocchia anche lui per poter vedere da vicino la bocca della sua tipa far sparire i miei (non pochi!) centimetri di cazzo nero.
Lo vedo che guarda, ipnotizzato, a dieci centimetri dalla guancia della giovane e seguo un’ispirazione un po’ maligna: sfilo il mio randello dalle fauci della tipa, glie lo metto davanti alle labbra e gli dico -ricordandomi all’ultimo istante il ruolo che loro mi hanno assegnato!- «Succhiare tu, adesso!» e gli appoggio la mano sulla nuca, per invogliarlo.
Claudio, docilmente mi bacia la cappella e poi comincia a succhiare, con discreta tecnica.
Cinzia avvicina la bocca e, accarezzandomi le palle, comincia a baciare un po’ la mia asta e un po’ la bocca dell’amico, fino a trovarmi a ricevere un fantastico pompino a due bocche, con loro due che si alternano a succhiarmi il cazzo ed a leccarmi le palle e -sollecitati dalla cortese ma decisa spinta della mia mano- anche il culo, mentre tiro e stringo e torco i sensibili capezzoli di Cinzia.
Sono volenterosi, abili ed affiatati e mi sento montare dentro la sborrata; blocco la testa di Cinzia mentre mi sta succhiando e le ingiungo: «tenere poca sborra in bocca!» e quando alle fine mi scarico, capisco che deglutisce solo un paio di volte e, mentre glie lo appoggio sulla faccia per donarle l’ultimo schizzo su fronte e naso, capisco che ha la bocca piena.
Li prendo delicatamente per le nuche e li porto a baciarsi e loro (bravi porcellini!) cominciano a giocare con la mia sborrata, passandosela di bocca i bocca e poi spalmandosela sui visi e poi ripulendosi con la lingua… Davvero uno spettacolino stuzzicante!

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