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La supplente di matematica

Capitolo 4

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova

Leggo per la terza volta il testo dell’esercizio di fisica, ma di nuovo, arrivato alla fine del paragrafo, ho scordato l’inizio dello stesso. Quella dannata auto che procede a 73,4 km/h e di cui devo calcolare la forza necessaria a muoversi, per quando riuscirò a schiarirmi le idee sarà arrivata a metà strada per il Giappone.
Non posso nemmeno fingere di non sapere quale sia il motivo di quel senso di stordimento e abbattimento che sta assediando la mia mente ed il mio petto: Sandra. O, per essere esatti, la completa divergenza delle opinioni che abbiamo l’uno nei confronti dell’altra. Al suo pensiero, un senso di desiderio riempie la mia anima e soprattutto le mie mutande ma, un istante dopo, qualcosa di simile alla paura, come se la donna fosse qualcosa che ho toccato e provocato dolore fisico, mi spinge a scacciare quel pensiero.
Lei, invece, più semplicemente, è disgustata da me, come mai nessun insegnate, o persona, prima di lei.
Chiudo con rabbia il libro. «Puttana… Sei quasi figa quanto stronza, troia!» Sbatto le mani sui libri e i quaderni e li scaglio lungo il tavolo: un paio scivolano oltre il bordo e cadono sul pavimento, insieme ad una penna che rotola fin sotto un mobile. «Fanculo ai compiti».
Afferro il portatile, lo sposto davanti a me e apro una nuova scheda in Brave. Clicco sulla scorciatoia di Instagram: una sega su qualcuna di quelle zoccole che pubblicano su quella fogna di social mi calmerà un po’.
Magari sul profilo della mia dea Francesca Tadini. Un senso di benessere si diffonde nei miei muscoli contratti a quel pensiero, anche solo al ricordo di quanto piacere ho spruzzato nel segarmi sulle foto scattate sul set del calendario sexy. Sì, ce ne sono un paio che mi hanno dato particolare soddisfazione in passato.
La freccina si posa sulla lente d’ingrandimento e sullo schermo appare la lista delle ultime ragazze cercate: Francesca è lì sot- Le mie labbra si stirano mentre un’idea si affaccia alla mia mente. Il senso di benessere si infiamma.
«E se invece andassi a cercare le foto di quella troia? Una sega sulle sue tette sarebbe la vendetta perfetta». Sandra non può evitare di mostrare il suo corpo perfetto, è una che deve postare continuamente le sue foto esplicite, dove mostra le sue tette e il suo culo per raccogliere la bava di chi la vede sotto forma di mi piace e commenti.
La barretta di selezione pulsante si muove, lasciando dietro di sé le lettere che formano il nome “Sandra”. Le mie mani si fermano pochi millimetri sopra la tastiera, la barretta che sembra ridere di me. Porca puttana, come fa di cognome… «Medici… no, eh… Ducati…» Stringo le mani un paio di volte. «Come cazzo si chiama quella… Nobili!» Schiocco le dita e mi rimetto a picchiettare sulla testiera.
Una lista di profili si dispiega sullo schermo. Avvicino il viso allo schermo, mi sembra di essere un vecchio mezzo orbo. «Mmh… non potevano fare più piccole le immagini di profilo…» Stringo gli occhi. «Ecco… è questa?»
Clicco sulla quarta persona: sul monitor appare proprio lei, la breve bio che accenna al fatto che è un’insegnante di matematica. Corruccio le labbra studiando le foto che passano sul monitor: nessuna immagine è anche solo lontanamente erotica, anche senza il bisogno di mostrarle a pieno schermo. Sandra indossa vestiti che lasciano intuire la perfezione del suo corpo, la meraviglia delle sue curve, che attirino lo sguardo di un uomo e lascino un senso di vuoto quando si abbandona quella schiera di foto quadrate è evidente sia lo scopo, ma nulla che faccia gridare allo scandalo qualcuno, nemmeno a sforzarsi. Una foto in bikini è stata scattata con una tale maestria da lasciar intuire il seno prosperoso, ma al contempo si potrebbe portare come esempio di arte e non di erotismo.
Un senso di sconfitta inizia a nascere nella mia mente, aggiungendosi allo stato di depressione che mi porto addosso dalla mattina. Quella stronza non mi dà nemmeno la soddisfazione di spararmi una…
Il rumore della serratura della porta d’ingresso che scatta mi distrae dal mio pensiero. Lancio un’occhiata all’angolo del monitor: le diciassette, troppo presto perché i miei tornino dal lavoro.
Sulla porta compare Daniele, come mi aspettavo.
«Sei in anticipo,» dico, il ricordo di nostra madre che sbuffava la sera precedente quando si era accorta che il suo figlio maggiore aveva ancora assaltato il frigorifero. Papà fu ancora più infastidito nel momento in cui scopriva che le sue birre erano scomparse.
Daniele mi raggiunge al tavolo. Indossa ancora la tuta blu, macchiata di grasso all’altezza del petto e impolverata sulle braccia. «Sono uscito prima dal lavoro. Noemi mi ha chiesto di tenerle Kevin e poi magari ci scappa una scopata; sono passato a prendere una bottiglia di vino per quando torna dal bar, così brindiamo prima di…». Chiude la mano a pugno e ci fa un movimento a stantuffo.
Annuisco, sicuro che anche questa sera Noemi tornerà dal lavoro con il mal di testa e butterà fuori di casa Daniele dopo averlo ripagato con una veloce sega. Perché perde tempo con lei, quando l’altra… Viola o come si chiama, si farebbe sbattere come un tappeto per una bottiglia di liquore.
«Cos’hai, nanetto? Mi sembri poco felice di vedere il tuo fratellone».
Una smorfia mi muove il viso. «Problemi a scuola».
Mio fratello si accoscia davanti allo stipetto dei liquori e apre le antine. «Un altro stronzo da suonare? Ti ho detto di fare karate».
Sospiro. L’idea di riempire di botte qualche bullo non mi piace affatto, soprattutto perché hanno il vizio di ripresentarsi più incazzati e con altri per restituire il favore con gli interessi. «Mica posso picchiare la prof di matematica».
Daniele mi guarda sghignazzando. «Chi? La Mancuso? Non è ancora tornata nella palude, quel mostro? Cazzo, ancora me la sogno di notte, quella carogna».
«Macché! La Mancuso è in ospedale, a farsi operare. Quella che ho adesso, la supplente, io me la sogno ad occhi aperti».
Mio fratello solleva lo sguardo da una bottiglia di grappa al mirtillo. «Figa?»
«Ah! Che razza se è figa! E, indovina? Non solo è di qua, di Caregan, ma ha avuto la Mancuso anche lei».
Daniele si mette a ridere a quelle parole mentre rimette al suo posto la bottiglia.
«E non solo: mi ha chiesto se fossi tuo fratello».
«Stai iniziando a farmi un po’ troppo curioso. Come si chiama la gnagna?»
«Sandra. Sandra Nobili».
«Mai sentita nessuna Sandra Nobi…» Daniele solleva il capo di scatto, gira la testa verso di me. I suoi occhi sono sgranati. «Oh, cazzo! Sandra? Quella Sandra? Quel grandissimo pezzo di figa di Sandra?»
Sono allibito. Ma conosce tutte le fighe di questo paese? Giro il portatile verso di lui, sullo schermo ancora l’album di foto di Instagram. Mio fratello si alza in piedi, mi raggiunge con un paio di falcate e fissa la donna sul monitor.
Sorride. «Cazzo, è proprio lei! Non ricordavo fosse così gnocca… va’ che tette!» Solleva le mani a coppa come se le stesse davvero palpando.
«Ecco! Ti sei scopato anche questa, e per vendetta perché l’hai lasciata mi tratta come una merda! Grazie, eh!»
«Cosa?» Daniele pare distogliersi da un sogno ad occhi aperti. Mi guarda sbattendo le palpebre, poi un’espressione addolorata appare sul suo volto. Si passa una mano sulla bocca come se vi fosse sopra qualcosa dal sapore disgustoso. «No… no, non me la sono fatta… cazzo, quanto avrei voluto scoparmela, nanetto, non ne hai idea… Stavo con Anna, a quei tempi…»
Non mi sembra il momento adatto per mettersi a parlare di un’altra che si è scopato. «Chi? Scusa, ma non riesco a ricordarmi tutte quelle che ti sei fatto». Cazzo, sembra che non possa evitare di ricordarmi quanto ha scopato, in particolare quando aveva la mia età. E, soprattutto, per essersi scopato un paio di volte la divina Francesca…
Lui ignora la mia frustrazione. «Ma sì, Anna. Era una delle partecipanti della gara di pompini: ero il suo giudice e me ne aveva fatto uno mica male, e, dopo che Francesca mi ha lasciato, mi sono messo con lei. Sandra è sua sorella, ed era, ed è,» indica lo schermo del portatile, «molto più figa di Anna: quando l’ho incontrata la prima volta, aveva appena dato gli esami ed era diventata una prof anche lei”.
Sollevo le sopracciglia, stupito dalle coincidenze. «Davvero? E com’era?»
Daniele scuote la testa. «Una stronza come lo è adesso, faceva l’antipatica, ma si capiva che non voleva altro che farsi scopare da me».
«E perché non l’hai fatto? Forse, adesso, Sandra non mi tratterebbe come una merda davanti a tutti».
Mio fratello fa spallucce. «Anna mi piaceva, faceva dei bei pompini. E poi Sandra è rimasta a casa solo un paio di giorni, prima di andare via. Credo si era trasferita da qualche parte a fare lezioni di recupero per qualche ragazzino tordo, e non l’ho più vista».
Emetto un gemito di assenso. «E con Anna, com’è andata?»
Il gemito di Daniele è di disprezzo. «Dopo che Sandra è diventata maestra, i suoi hanno iniziato a rompere i coglioni ad Anna che doveva rimettersi a studiare anche lei, che anche se era stata bocciata agli esami di quinta superiore perché era stata beccata alla gara dai professori e dal preside aveva la possibilità di fare qualcosa di utile nella vita. Hanno continuato a pomparle la testa, lei è andata in paranoia, ha smesso di fare pompini e io l’ho lasciata».
Sento un tuffo al cuore.
Lui continua. «L’ultima volta che ho visto Anna si era trasferita a Belluno con uno che sembra un tossico. Vedessi come si è ridotta…» Dalla smorfia che fa sospetto che la situazione della ragazza è ben peggiore di quanto lasciano intuire le parole di mio fratello. «Mi sembra impossibile era la stessa che mi succhiava l’uccello…»
«E pensi davvero che Sandra mi tratti male perché si aspetta che per vendetta vai a scopartela?»
Un sorriso lascivo affiora sulle labbra di mio fratello. «Può essere,» dice, mentre nella sua mente si svolge probabilmente la scena in cui lui ripara i torti subito dal fratellino, aprendo le gambe di Sandra, sdraiata sul letto, e punendola con il suo cazzo. «Una così figa se lo merita…»
Mi sta prendendo in giro o è serio? Come se niente fosse, torna all’armadietto, prende una bottiglia a caso e se la mette sotto un braccio, accostando poi le ante con un rapido movimento dei piedi.
Mi saluta con un sorriso. «Ma, in fondo, sei ormai un uomo, nanetto. Dovresti rimettere a posto le cose da solo, con Sandra». Il movimento ripetuto del bacino lasciò pochi dubbi su cosa intende. «Fossi al tuo posto, Sandra, che è una figa come Francesca, non me la farei scappare». Mi fa l’occhiolino. «Ricordati cosa ti ho detto qualche giorno fa: se beve la tua sborra, sarà tua per sempre, come io sono sempre nei pensieri di Francy», mi assicura, per quanto non capisca come continui ad esserne convinto.

Continua…

Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova

2 Comments

  • Rebis Rebis ha detto:

    Evoluzione interessante! Bello vedere come hai saputo creare una connessione con i tuoi altri racconti!
    Felicissimo anche del tuo ultimo commento: il mio lavoro è quasi finito ma non voglio affrettare una conclusione, quindi sto lavorandoci con la dovuta calma, già in passato mi capitò di finire dei racconti in modo non soddisfacente, ed è una cosa che mi da anche un certo fastidio. Per me non c’é nulla di peggio che scrivere un racconto e accorgersi di aver terminato la narrazione con un finale affrettato

  • Nel racconto ci sono un paio di evoluzioni, come le chiami tu, che non sono evidenti nel testo (essendo tutto raccontato attraverso le percezioni e le elaborazioni mentali del protagonista, e non essendo questo proprio una cima, non possono essere riportate) ma spiegano il comportamento di alcuni personaggi in certi punti della storia. Mi chiedo se i lettori le riconosceranno e capiranno cosa sta succedendo fuori dal campo visivo di Gabriele: qualche indizio più o meno palese, l’ho distribuito lungo il racconto.
    Cerco di creare un universo narrativo condiviso. C’è tutta la saga di Caregan, in cui ricompaiono alcuni personaggi e spesso ambientata proprio nella fittizia cittadina veneta (non mi andava di raccontare della gara di pompini in Linda la nerd in un luogo reale…), una specie di MCU però porno.
    Io, lo confesso, odio i finali, sono la parte che più odio scrivere, specialmente terminarli con una scena di sesso. Mi sembra sia proprio il punto in cui la mia storia si ammoscia. Penso che gli unici decenti che abbia mai scritto siano quelli di High Utility ed É tornata mia sorella, probabilmente perchè non sono ironici come gli altri.
    Buon lavoro con la revisione, Rebis, è qualcosa di molto importante per una storia!

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