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OrgiaRacconti di DominazioneTrio

Maschio Beta

By 23 Maggio 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Non sono un maschio prestante: poco più di un metro e settanta, fisico esile, pochissimo pelo ed anche inizio di stempiatura’ Anche la mia dotazione mascolina non &egrave esaltante ed il mio carattere sostanzialmente remissivo -infine- non mi fa certo catalogare come un ‘capobranco’, un ‘maschio alfa’, come li definiscono gli etologi.
Sapendo di avere poche possibilità con le donne, non ne sono mai stato un cacciatore, ovviamente, e mi sono piuttosto concentrato sullo studio e poi sul lavoro, ottenendo risultati accettabili.
Ad un’età relativamente giovane, ho raggiunto una posizione di una certa responsabilità nell’azienda dove lavoro e la mia vita -pur solitaria- scorreva tranquilla, senza scosse , fino alla sera in cui ho conosciuto Marina.
Verso le dieci di sera, stavo percorrendo una strada secondaria in mezzo alla campagna sotto una pioggia insistente quando, dopo una curva, vedo una donna che sotto un ombrello mi fa frenetici cenni per farmi fermare.
Mi accodo alla sua auto, accostata al bordo stradale con le quattro frecce e mi rendo subito conto che ha una gomma anteriore a terra.
Scendo e la guardo: una bella ragazza, una decina d’anni più giovane di me, forse poco più alta di me, con una bella figura ed il delizioso musetto corrucciato dalla disperazione della situazione.
Con lei che mi offre uno scadente riparo col suo ombrello, le cambio la ruota in una decina di minuti; poi propongo, speranzoso, di andare a bere qualcosa nel primo bar, ma mi dice che ha frettissima e quindi non insisto.
Prima di vederla ripartire riesco a darle ‘senza illudermi troppo- il mio biglietto da visita e resto impalato mentre lei, sfrecciando via, passa (casualmente?) in una pozzanghera, inzuppandomi.
Non mi stupisco più di tanto: la mia vita &egrave costellata di schizzi del genere’

Dopo qualche giorno, inaspettatamente, mi chiama e l’aperitivo a cui pensavo diventa quasi subito una cena in un ottimo ristorante e poi’ ‘poi vediamo’.
Mi rendo conto, dopo la conversazione, che marina &egrave riuscita in pochi minuti a ‘impormi’ di portarla a cena fuori’
Va beh: per una dea del genere, questo e altro!

Alla fine della serata, tornando a casa, ripasso mentalmente la serata: piacevole, ma &egrave venuta a sapere praticamente tutto di me, facendomi abili domande; la cena &egrave stata principesca ‘anche il conto lo &egrave stato, ma chissenefrega!- e dopo ha voluto andare a ballare.
Non amo andarci, ma potevo dirle di no?
Così siamo andati in una discoteca e lei si &egrave scatenata sulla pista, mentre io spesso la guardavo dal nostro tavolino, sempre splendente e sempre con partner diversi.
Ogni tanto, ballando, spariva alla mia vista con il ballerino del momento, finendo dall’altra parte della pista, ma suppongo ch sia normale ballare così: come ho detto, non sono un frequentatore di discoteche.
Alla fine delle danze, accaldata e scarmigliata &egrave tornata a sedersi accanto a me; così ‘stropicciata’ che la sua minigonna le era risalita sui fianchi e che perfino il rossetto le era sbavato! Però era sempre splendida, estremamente erotica!
‘Scusami, sai, ma io adoro ballare!’ si &egrave giustificata, ancora col fiatone.
Ho sorriso, indulgente: ‘Sì, l’ho capito’ &egrave uno spettacolo vederti ballare’ ho aggiunto, per farle un piccolo complimento, sperando che lo apprezzasse, vista la mia inadeguatezza come ballerino.
‘Grazie, sei gentile’ ‘mi ha sorriso- ‘ ma non ti infastidisce che balli anche con altri uomini?’
(‘Anche??? Praticamente SOLO con altri!!! Meglio essere gentili però, dai’)
‘Ma no, che dici? Sei veramente brava ed &egrave giusto che tu balli con partner alla tua altezza’. Magari poi mi aiuti a migliorarmi, eh?’ Ho sorriso, cortese e speranzoso.
‘Eh, sì’ magari poi ti insegno un po’ bene’ Comunque sei davvero un tesoro!’ E mi diede un bacio, il primo!, anche se solo sulle labbra.
Alla fine l’ho accompagnata a casa e davanti al suo portone, prima di scendere, mi ha buttato le braccia al collo e mi ha baciata, con un bacio vero, passionale.
Ho anche sentito la sua mano che cercava la mia erezione (notevolissima, ovviamente); me lo ha toccato un pochino da sopra i pantaloni, come per valutarne la dimensione, ed io ho osato e le ho messo una mano sui seni.
Mi ha sorriso, da monella: ‘Ah-ah, porcellino’. Non correre, dai’ Si &egrave divincolata ed &egrave scesa subito, facendomi ciaociao con la mano e infilandosi nel portone.
Inutile dire che, arrivato a casa, mi sono furiosamente segato, ripensandola nei vari momenti della magnifica serata: lei che ride, che mi guarda, che si sbafa le linguine con l’astice, che beve, che balla stretta ai suoi partner, le sue gambe quasi completamente scoperte,il suo magnifico culetto appena velato dalla minigonna risalita, i suoi seni saldi e morbidi sotto la mia timida mano, la sua scatenata lingua che lotta con la mia, impacciata, la sua mano che mi stringe il cazzoooohhh’.

Dopo sei mesi, ci siamo sposati: pensavo che due fidanzati dovessero passare molto tempo insieme, ma invece per i suoi mille impegni avevamo poco tempo per stare insieme e spesso, quando ci vedevamo, aveva l’aria davvero stanca.
Anche lei aveva un ruolo di una certa responsabilità, in una multinazionale statunitense e quindi spesso non riusciva ad essere puntuale ai nostri appuntamenti.
La prima volta che abbiamo fatto l’amore, dopo un altro paio di uscite serali, sembrava contenta, nonostante non abbia una dotazione da pornostar e soprattutto, sia venuto quasi subito, travolto dalla sua bellezza e scombussolato dalla sua indubbia capacità: mi aveva spiegato che aveva avuto un altro paio di fidanzati, di cui uno era un vero erotomane e le aveva insegnato un sacco di cose’
Comunque, dicevo, dopo sei mesi ero innamorato perso di lei ed anche Marina diceva che lo era di me, che apprezzava la mia gentilezza, il fatto che non la prevaricavo, che le lasciavo i suoi spazi.
Così ci siamo sposati un sabato pomeriggio: i miei testimoni erano due miei colleghi ed amici (persone tranquille, come me del resto, che erano venuti con le mogli ed i figli!) ed avevo qualche parente; i suoi due testimoni, invece, erano due giovanotti aitanti coi quali, a giudicare dalle risate, c’era una bella confidenza ed amicizia ed inoltre altri suoi amici maschi, tra cui un africano colossale ed un paio di amiche che le facevano da damigelle.
Aveva organizzato tutto lei (molto abile, come organizzatrice!) e dopo la cerimonia ci eravamo trasferiti in un albergo-ristorante per ‘il pranzo nuziale’, anche se data l’ora era una cena.
Era veramente splendida, la mia Marina, con l’abito nuziale bianco, formato da un corpetto senza bretelline che le alzava -ed in parte mostrava- i seni e la gonna a corolla, appena sopra al ginocchio, con un mare di sottogonne di tulle.
Era da quando ero bimbetto che non andavo ad un matrimonio, e sinceramente non ricordavo che il ‘baciare la sposa’ fosse una cosa così’ come dire?… così sensuale, con lunghi baci in bocca.
Però tutti si complimentavano con me ed io ero orgoglioso della mia bellissima sposa.
La cena era durata ‘come c’era da aspettarsi!- un sacco di tempo e c’era sempre qualcuno che voleva brindare con fortunato sposo’
Quando &egrave finita e Marina ha proposto di spostarci nella sala da ballo dell’hotel, io ero un pochino sbronzo e tutti i miei invitati, adducendo varie ragioni, hanno declinato l’offerta.
Così ci siamo trasferiti coi suoi amici nella discoteca e Marina ha ballato con tutti loro, stretta tra le loro braccia e fasciata ancora con quel suo delizioso abito da sposa.
I suoi amici continuavano a venire a brindare col fortunato sposo e, anche se non ne avevo più voglia perché mi sentivo particolarmente ubriaco, mi sembrava scortese rifiutarmi e così’.
E così mi son svegliato nel nostro letto nuziale, con un sapore pessimo nella bocca impastata ed un feroce cerchio alla testa, nudo a parte i boxer.
Accanto a me, Marina: nuda, scomposta, mezza arrotolata nel lenzuolo del letto sconvolto.
Mi sono alzato e sono andato in bagno a pisciare e poi son tornato a letto, sdraiandomi sul fianco e con la testa appoggiata alla mano, a contemplare lo splendido corpo di mia moglie.
Girandosi, si &egrave scoperta a mezzo e ho potuto contemplare la sua bella fica: gonfia, arrossata, socchiusa e con incrostazioni di sperma secco tutto attorno’. Non ricordavo assolutamente di aver fatto l’amore con lei’. Anzi: non ricordavo neppure di essere venuto via dalla discoteca, di essere arrivato in camera, di essermi spogliato buttando i miei abiti sulla moquette (come evidentemente aveva fatto anche Marina!) e di aver fatto tutto quel macello sul letto, a giudicare da come era conciato’
Soprattutto, non ricordo di essermi rimesso i boxer.
Però a guardare la mia sposa, mi sono subito eccitato e dopo poco le sono andato addosso, mettendoglielo nella fica: era larga, dilatata bagnata e caldissima. Ho cominciato a scoparla.
Lei si &egrave svegliata con un piccolo grugnito, come di fastidio, ma poi ha cominciato meccanicamente ad assecondarmi, finch&egrave non sono venuto, dopo non molto.
Mentre cercavo di riprender fiato, mi &egrave venuta addosso lei e mi ha baciato il viso, la bocca, il petto, dicendomi quanto aveva goduto, quanto ero stato bravo a fare l’amore, a quante volte le avevo sborrato dentro e in bocca e addosso’
Ho ascoltato, orgoglioso ma allibito: da sobrio non mi era mai capitato di essere il dio del sesso che lei stava entusiasticamente ringraziando!

Quella stessa sera, siamo partiti in aereo per la nostra lunadimiele, da trascorrere per tutte le due settimane in un resort nei Caraibi.
Io avrei preferito, magari, trascorrerci solo ‘che so?- una settimana e poi visitare qualche città d’arte o qualche capitale straniera, ma Marina fu inaspettatamente inflessibile: pur con toni apparentemente morbidi, nei miei confronti, non cedette di un millimetro.
Ma poi, in fondo, come ha detto lei, visitare città &egrave una cosa per vecchi e grassi turisti: quando si &egrave giovani, bisogna divertirsi!
La mia unica ambizione era quella di veder felice la mia dea e quindi non ho insistito più di tanto.
Dopo aver raggiunto Miami con un grande aereo di linea, siamo passati su un bireattore più piccolo, che ci ha portato all’aeroporto della capitale del paese caraibico, dove ci siamo infine trasferiti a bordo di un piccolo bimotore ad elica, dall’aria poco affidabile.
Nonostante le mie perplessità, il volo &egrave stato gradevole ed alla fine abbiamo raggiunto la nostra destinazione: una minuscola isoletta con un mare cristallino, una sterminata spiaggia di sabbia finissima e, subito all’interno, una foltissima vegetazione tropicale a ricoprire completamente dei monti abbastanza alti.
Dopo aver recuperato i nostri bagagli, abbiamo trovato subito davanti all’aerostazione un pulmino a nove posti, che, dopo un’ora di guida in mezzo alla foltissima vegetazione, ci ha portati fino al resort, dall’altra parte dell’isola, insieme a tre giovanotti atletici e ben piantati e ad un’altra coppia poco oltre la mia età, con lei dall’aria’ vistosa.
Marina, facilitata dalla sua conoscenza delle lingue, si era messa a chiacchierare allegramente coi tre tizi in tedesco e spesso scoppiavano in risate divertite, guardandomi con compatimento, visto che ero tagliato fuori dalla conversazione.
La vedevo felice, radiosa e questa era la cosa importante: non mi interessava cosa dicevano e non ascoltavo neanche, visto che parole come ‘bunsen’ scivolano via sdrucciolando sulla mia non conoscenza di quella lingua, nonostante l’avessero ripetuta tutti diverse volte, ridendo come pazzi.
Mentre un addetto ci accompagnava al nostro bungalow, strabuzzavo gli occhi: a parte il personale, lì erano TUTTI NUDI!!!
Quando alla fine ci siamo trovati soli, pur con un po’ di imbarazzo, glie l’ho fatto notare.
Lei rise: ‘Ma lo so! Per quello siamo venuti qui: questo &egrave un resort nudista e possiamo farci una magnifica abbronzatura integrale!’
Col mio fisico era già inglorioso andare in una spiaggia normale, col costumino a pantaloncino’ figuriamoci lì, con tutto l’ambaradan fuori!
‘Ma amore’ &egrave’ &egrave obbligatorio, stare nudi, qui?’ ho sondato, esitante.
Lei ha fatto una delle sue risate cristalline: ‘No, ovviamente, nessun obbligo, ma’ però se vuoi puoi indossare un costumino; guarda, all’ultimo momento, te ne ho giusto comprato uno adatto!’
Ha frugato un attimo nella sua borsa e poi mi ha porso un pacchettino, con un grandissimo sorriso.
L’ho ringraziata, con un sorriso ed un bacio, lungo e passionale.
‘Dai, provalo! Voglio vedere come ti sta!’
Come ho lacerato la carta del pacchetto, sono rimasto impietrito dal colore: un ingloriosissimo fucsia!
Marina ha visto che mi sono bloccato: ‘Cos’&egrave , tesoro, non ti piace???’ mi ha chiesto.
‘Hmm’ noooo’ &egrave bello, ma’ sì insomma, il colore’.’
‘Della tua taglia era l’ultimo’ e comunque, quando sarai tostato dal sole come una nocciolina, vedrai che starai benissimo!’ Disse, tutta festosa.
Poverina: le avevo già dato una piccola delusione; mi son convinto che avesse ragione e l’ho aperto’
Sono rimasto di sale: era composto solo da una fascia elastica in vita e da un triangolo, neanche troppo coprente!, di stoffa sul davanti, e che poi si collegava alla ‘cintura’, dietro: insomma: un perizoma!

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