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OrgiaRacconti di Dominazione

Schiava o Puttana? Schiava e Puttana.

By 12 Febbraio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Come ci sei arrivata qui? Credevo mi prendesse per il culo e stavo per rispondere: a piedi. Poi ho capito. Scuoto appena le spalle, cazzi miei vuol dire, e lei lo capisce. Il padrone di casa le fa un cenno e se ne va prima che possa in qualche modo scusarmi. Mai farsi inutilmente dei nemici, e poi cercava solo di essere gentile. Mi scuserò più tardi. Siamo quattro ragazze, tutte piuttosto belle, ma, modestia a parte credo di essere la meglio. Meglio anche anche della ragazzetta che col cazzo ha l’età giusta, troppo giovane, e questo mi meraviglia. Padron Sergio è piuttosto attento ad evitare di incasinarsi in cose del genere. Poi c’è la bruna, tutta tette e culo. Alle feste ce n’è sempre una, piacciono, si chiama Olga ho sentito. Poi, sempre in ordine di età c’è quella con cui parlavo. Si è presentata come Angela, ma può essere un nome di battaglia, come Olga e…Lina, come mi faccio chiamare io. Avrà una trentina d’anni e forse lo fa di mestiere. Una bella donna appena troppo in carne per i miei gusti. Io infine, trent’anni o poco più e lo faccio come ripiego. In realtà di anni ne ho più di trentacinque, quasi quaranta, e la do via a pagamento tutte le volte che devo. Basta che lui perda al gioco, che voglia…un giocattolo nuovo a due o quattro ruote o a due gambe ed io trotto. Mi ha avuta, comprata in effetti, qualche anno fa fa, da uno che mi aveva vinta a carte…Ho saputo quanto incasserà per questa serata. Se fossi venuta solo per scopare sarebbero bei soldi ma non è così. Credevo proprio di valere di più. Non che importi molto. E’ solo amor proprio o meglio quel poco di amor proprio che mi hanno lasciato. Dei soldi, pochi o tanti che siano, sapevo di non vederne neanche l’ombra. Fin da ragazzina, diciamo all’inizio delle medie, sognavo di essere portata via da un bellissimo giovane su un bianco destriero, quelle cavolate che si immaginano a quell’età. Poi, crescendo, immaginavo cose più concrete. A scuola me la cavavo così così e nonna voleva di più, tanto da proporre a Lello, il nostro inquilino, di darmi qualche lezione. Se non ti ascolta falle il culetto rosso, e se protesta o viene a protestare io glie ne do altrettante, anzi ancora il doppio. Ero in terza media, lui aveva solo un anno e mezzo più di me ma era anche un anno avanti e faceva la prima liceo classico. Mi tirò su la gonna e giù le mutande qualche pomeriggio più tardi. Arrivavamo a casa giusto in tempo per metterci a tavola e salutare la nonna che andava al lavoro. Poi ognuno faceva i suoi compiti e studiava per l’indomani. Alla fine gli facevo il te e lui controllava i miei compiti e mi interrogava. All’inizio minacciò di sculacciarmi limitandosi però a dirlo alla nonna. Il giorno dopo idem. Nonna si incazzò come una biscia, con me e con lui. Lello, il giorno dopo mi ha fatto il sedere rosso. MI arrabbiai e lo dissi alla nonna che si complimentò con lui. C’è da dire che ero ancora piatta come l’asse di un falegname, una bambina a vedermi. Ce la mettevo tutta ora per evitare le botte ma una o due volte la settimana mi tirava giù le mutande e me le dava e forte. Si, ce la mettevo tutta ed i risultati arrivarono. Nonna venne a scuola e seppe che stavo migliorando. Certo avrei avuto bisogno di tempo per recuperare completamente. Lello continuava ad essere esigente, molto esigente. C’era sempre qualcosa che non andava nei compiti, nelle lezioni od in quello che dovevo ripassare. Sedeva sul divano e mi stendevo sulle sue ginocchia a sedere all’aria. Ormai era diventato esperto e sapeva come colpire. Non capitava più però frequentemente come qualche mese prima. Un giorno, di proposito, non risposi e mi ritrovai a culo all’aria. Questa volta lo avevo voluto io. Capitò ancora. Non mi spiaceva. Anche se all’inizio faceva male, poi mi piaceva quando mi carezzava le chiappe. Col tempo cominciò a scendeva dentro la riga del sedere, premeva il buchetto del culo. Io non protestavo ed allora cominciò a scendere ancora più giù, a carezzarmi la patatina. Mi bagnavo e lui che era giovane ma certamente non scemo ci provava gusto. Ci provavo gusto anch’io ovviamente e da tempo. Cominciò ad infilarmi nel sedere un dito, poi un tubetto di Formitrol, poi il manico di una spazzola. Mi inculò veramente solo all’inizio dell’anno scolastico seguente. Mi aveva convinta a sberle a dargli il culo. Anche se mi aveva preparata per settimane mi fece un male bestia, persi anche un poco di sangue. Poi però mi carezzò tra le gambe e me la leccò, stava imparando, era già bravissimo. Imparò anche ad incularmi senza farmi troppo male, mi allargò il necessario. Stavamo imparato tutti e due, lui a infilarmelo con calma, mentre mi accarezzava tra le gambe, in alto, ed io a spingere per prenderlo sentendo sempre meno dolori. Mi mettevo alla pecorina sul suo letto, nuda, e me lo infilava nel culo a secco o quasi, bagnato solo della mia saliva. Di qui a migliorare la mia tecnica nel far pompini il passo fu breve e breve sarebbe stato anche il passo successivo se non avessimo avuto entrambi paura che restassi incinta. Cominciammo a scopare solo quando andai in quinta ginnasio. Di nuovo fu ‘convincente’, mi gonfiò di botte ed io allargai le gambe. Aveva seguito l’estro del momento e non aveva preservativi. I preservativi non piacevano a lui e neppure a me, ma imparammo a farceli piacere. Patii le paure dell’inferno la prima volta perchè avevo paura di dover dire alla nonna che ero incinta. Mi andò bene. Ormai scopavo, gli succhiavo il cazzo e lo prendevo nel culo tutte le volte che voleva. Già, quando lui voleva e come voleva, ed a me stava bene, mi piaceva essere la sua donna e da subito mi ero abituata ad ubbidirgli in tutto. Gli ubbidii anche quando portò a casa un suo compagno e mi fece spogliare davanti a quello. La volta dopo non si limitò a farmi spogliare, mi scopò davanti all’amico. Ero in prima liceo, lui matricola. Nonna non vedeva niente, si fidava di me e del “bravo giovane”. Quando il bravo giovane aveva bisogno di soldi io facevo qualche marchetta. Li procurava lui quelli che pagavano. Mi facevano nella camera di lui. Nonna mi lasciò che avevo compiuto da poco diciotto anni. Lui smise di dormire nella sua cameretta ed occupò il posto di nonna nel lettone. Invece che scopare di contrabbando quando lei era al lavoro, scopavamo, gli facevo pompini e gli davo il culo in piena libertà. Nonostante i soldi fossero pochi e non avessi nessun problema ormai a fare marchette, era l’ultima risorsa. Ero una puttana, certo, mi consolavo però dicendomi che la davo via a pagamento solo raramente, solo quando serviva. Cominciò a servire sempre più spesso. O meglio, mi vendeva solo quando non potevamo farne a meno, non c’era niente in casa da mangiare, bisognava pagare bollette o l’affitto e non avevamo un centesimo in due. Mi prestava però gratis sempre più spesso: gli piaci ed è un caro amico, oppure: è un militare che non conosce nessuno; è stato dentro tre mesi e voglio farlo scopare alla grande, alla fine cominciò a dirmi solo di portarmi a letto il tale. Si è fatto fregare un pacchetto che doveva consegnare. Hanno preso in cambio me. Venti anni fa. Ho fatto marchette in strane case, lungo stradoni e stradette, a domicilio ed in macchina, in albergo e dietro una siepe. Poi uno mi ha comprata. Non era tanto diverso dal bravo giovane, gli piaceva infilarmelo dappertutto. A lui però i soldi non gli mancavano. Voleva anche lui essere ubbidito ed aveva qualche fissa, tipo farmi abbaiare, portarmi al guinzaglio a fare i miei bisogni in giardino davanti ai suoi amici che spesso invitava ad accomodarsi con me. Amici e qualche amica e queste erano una novità ma ci si abitua a tutto. Sono da qualche anno di padron Sergio. Di puttane ce ne sono in giro tante, mi ha detto appena mi ha portata a casa sua. con tutte le straniere che arrivano poi. Tu hai preso gratis un mucchio di botte, adesso invece ti farai pagare. Non sono più una puttana ma una schiava che padron Sergio presta o meglio affitta perchè una festa riesca bene. Non che faccia molta differenza, mi pagano di più e non prendo molte più botte di prima. A prima vista non è una gran cosa. I soldi li incassa Padron Sergio, le botte io, ma lavoro due o tre volte al mese soltanto e vivo con Lui. Ci vivo bene, mi piace essere la sua donna, anche se devo ubbidire come una schiava di una volta. Mi piace anzi anche questo: avere un vero padrone. Stiamo scegliendo insieme una ragazza da avviare, mi affiancherà, magari anche due se le troviamo. Non avevo idea che ce ne fossero così tante di disponibili, anche se tra quelle che ho contattate, una decina, nessuna mi ha convinta del tutto. Finiamo di preparare, mangiamo un boccone e saliamo dove ci hanno sistemate. Il padron di casa ci ha mandate a riposare. Tiene solo la Ragazzina e se la porta via palpandola tutta già qui in sala mentre noi ci avviamo. Scusami. Di cosa, chiede Angela. Di prima, non conosco nessuno qui. Neanche io, va be, adesso ci conosciamo, scuse accettate, poi sono anch’io nervosa. Al primo pianerottolo, la signora che mi ha accolto ferma con un cenno Olga, dicendoci di andare in camera nostra e di non uscire. La serata sarà pesante, riposatevi. Che tipo di serata sarà, lo sai? Scuote la testa, ci ponza su un attimo, non so niente, la mia Padrona non mi dice mai niente, ma. Ma? MI preoccupa Olga. Se è la Olga che ho sentito nominare, la chiamano quando ci sono cazzi fuori misura che a me non piacciono, sono stretta dietro. La Ragazzina, come la chiami tu, piace a tutti, una da scopate, pompini ed inculate normali. Restiamo noi due. Io scopo bene, so fare buoni bocchini e resisto piuttosto bene alle botte, e tu? Faccio tutto, botte comprese. Senza esagerare però. Come me, dice Angela, il mio punto debole è dietro, se mi vien dentro qualcosa di…normale, va benissimo, ma se è, non dico gigantesco ma piuttosto grande sto male per un mese e…Smette di parlare perchè arriva Olga. Ci racconta le novità. Avremo da ballare. Dovevano esserci due od almeno un’altra ragazza ma qualcosa è andato storto. Poi viene l’egiziano, lo conoscete? Dicono che abbia un manganello al posto del cazzo. Viene anche un suo amico, forse ce l’ha molto grosso anche lui. Per il resto non so. Non lo sa neppure Cosetta, la donna del padrone di casa. Sembra che saranno una dozzina. Pronte per le sei e mezza, cena in piedi e poi, durante, e prima..sciambola, si folleggia. A proposito, se qualcuno lo chiede, la piccola, Tania, ha diciotto anni appena compiuti. Ovviamente ci crede quanto noi. Credevo di non avere sonno ed invece dormo come un sasso. Mi sveglia Olga. E’ ora, il clistere è pronto, ho lavato il beccuccio. Si comincia. Angela ed io ci aiutiamo a vicenda per il clistere. C’è poco d’altro da fare poi, oltre lavarci. Tania si vanta di essere piaciuta molto al padrone, un amico del suo Padrone. Sia Olga che Angela le raccomandano di tenere la bocca ben chiusa. Io non ci provo neanche. E’ tanto scema da pensare che il suo magnaccia la sposerà? Può darsi sia scema fino a questo punto? Parla perfettamente l’italiano, è cresciuta in Italia ed ha fatto qui tutte le scuole. Non mi interessa. E’ ora. La donna del padron di casa ci passa rapidamente in rassegna, niente da obiettare, poi ci chiude i polsi in pesanti e vecchi ferri, poi ci fa indossare per finire dei collari altrettanto vecchi e pesanti. Non mi piace, anche se non è la prima volta. E’ tutta scena, lo so, ma non mi piace. La signora Cosetta ci fa un discorsetto sottovoce vicino alla porta dalla quale viene un brusio sommesso. Poche parole: non fate le stronze e fate bene il vostro lavoro, se no sono botte, chiaro? Certo che è chiaro. Mi ricorda alcune tenutarie di anni fa. Stesso sguardo cattivo, stesse parole melliflue a volte, stessa ferocia quasi sempre. Sanno menare per far male e lasciano pochi segni. Spero che il Padrone abbia messo bene i puntini sulle “i”. Schiude appena la porta e da dentro la voce del padrone di casa annuncia l’arrivo ‘dei giocattoli’ per la serata. Niente di nuovo neanche in questo. A volte ho aspettato sola o con altre donne, in sala, l’arrivo dei clienti, altre volte siamo entrate alla spicciolata. Dio, sono tanti. Non sarebbe stato facile contarli se ci fossero saltati addosso subito come capita il più delle volte, ma questa volta gli uomini stanno seduti tranne il padrone. Ci mettono all’asta? No, non è una asta ma una tombola. Un altro modo per rendere più interessante una normale scopata. All’asta sono già stata messa, era di moda anni fa, ma non sono mai stata il premio di una tombola. Anche se giocano velocemente, di questo passo facciamo mattina prima che tutti e quattordici abbiano almeno una volta il loro divertimento. Il primo vincitore, con un ambo, guadagna un pompino. Da un altro sacchetto vien fuori il nome di Angela. In ginocchio, con intorno a semicerchio noi tutti, uomini e donne che facciamo casino, si da da fare con un giovanotto di vent’anni o poco più, seduto su uno dei divani. Per la terna tocca a me. La terna comporta una scopata e quando vedo l’attrezzo di quello mi viene un accidente. Deve essere l’egiziano. Quando si toglie pantaloni e mutande mostra un cazzo che floscio ha già dimensioni notevoli. Ne ho presi già di altrettanto notevoli, davanti soltanto però; non mi preoccupo più di tanto e come le altre mi sono premunita ungendomi dentro ben bene. Mi metto alla pecorina e ne approfitto per bagnarmi di saliva fuori. Mi tiene ferma con la mano sinistra sul fianco e guida il cazzo con la destra. L’ambiente si sta scaldando, Forse non rientra nelle regole ma mi trovo un cazzo davanti alla bocca che apro, alcuni gridano, battono le mani ed incitano lo stronzo attaccato al cazzo che mi succhio. Quasi me lo trovo in gola. Da dietro quell’altro stronzo con un colpo di reni mi ha spinto in avanti. Urla e battimani da partita di calcio. Bene o male mi chiava e viene in fretta. Gode anche l’altro. Se si sono ‘bombati’ Dio ci salvi. Se ben ‘bombati’ in due o tre ore possono farlo anche tre o quattro volte ciascuno, sono quasi tutti abbastanza giovani, il che significa per noi….un chilometro di cazzi a testa. Cambiamo gioco. E poi si stufano anche di questo e si passa al “chi chiava chiava”. Si formano quattro gruppetti, con una di noi in mezzo. I gruppi si compongono e disfano in continuazione, secondo le voglie dei maschietti. E’ il momento peggiore, come sempre, quando sono ancora con il cazzo che tira a più non posso e vogliono averne indietro per i soldi che hanno sborsato. Non so che ora sia, ma sono già tutta rotta ed ho perso il conto dei cazzi presi in corpo. Il peggio tocca alla ragazzina che non è assolutamente preparata a tutto questo e giovane e graziosa com’è se la vogliono fare tutti ed in tutti i modi. Poi mi viene un accidente. Non l’ho notato prima, ce l’ha veramente enorme. Lungo ma sopratutto, ed è peggio, grosso. Fa paura. Prendono da parte Olga che vien fatta stendere e legata su una panca imbottita. Le gambe aperte che pendono ai lati ed un grosso cuscino sotto la pancia. La signora le lega anche le braccia, tese in avanti. Mi fa pena, ma meglio lei che noi, dice piano Angela. Non rispondo ma è quello che penso anch’io La signora le unge il culo ma a spingerlo dentro non è l’egiziano che se ne sta un poco in disparte, non lontano da Angela e me. La stanno preparando. Guardo la collega con fare interrogativo. La allargano, altrimenti la squarcia. Guardo l’egiziano, fa veramente paura. L’ altro le entra con qualche riguardo, sta fermo un poco e direi che Olga sopporti bene. Poi una lenta cavalcata al termine della quale il cavaliere scende d’arcione sostituito dall’egiziano. Posiziona il randello con cura e spinge. Nonostante sia stata già ben dilatata e le prema sopra con forza, fatica ad entrare. Un grido, un altro ed infine un terzo urlo disperato. Olga viene imbavagliata. L’egiziano sempre imperturbabile ci riprova. L’hanno legata meglio. La testa del cazzo prima, poi la grossa asta vanno dentro, giù sempre più giù. A me manca il fiato, se fosse toccato a me! Morivo. Il resto è normale amministrazione, le sborra dentro e lentamente ne esce, se ne va via tutto tronfio. Pian piano la sala si svuota e dai commenti degli uomini è chiaro che sono venuti anche per vedere quel fenomeno dell’egiziano al lavoro. Restano solo in cinque, penso sia finita dice Angela, io non ne sono convinta, troppo bello, troppo facile. Uno mi dice di tener ferma la ragazzina. Il padrone che sente non obietta. Ne ha già passate tante questa sera poveraccia ma non piange né si lamenta. Le tengo i polsi mentre le pennellano il culo con una dozzina di frustate. Faccio tutto quel che posso, la abbraccio, le carezzo le tette, belle dure tra parentesi, le passo la mano sulla fessura già bagnata di bora di una mezza dozzina almeno di uomini, la bacio in bocca mentre la frustano con un corto frusino cattivo e poi se la inculano e la chiavano a turno.
Viene portata fuori quasi a braccia. E non è ancora finita. Tre o quattro di quelli che erano usciti ritornano. Ci siamo solo Angela ed io, già stanche e provate, vogliono qualcosa di nuovo, di emozionante, magari vederci gridare… Temo il peggio ma a frustarci è il padrone. Spero che vada bene. Usa una frusta che miagola, lascia di certo segni vistosi, ma è tutta scena, niente che non scompaia subito con acqua e sapone. Poi mi saltano addosso. Anche questo è normale. Veder picchiare una donna li eccita, gli stronzi. Uno è ancora in tiro e mi fruga dentro il culo tanto da farsi maledire. Intanto gli altri sono attorno ad Angela. Mentre il padrone ripete la sceneggiata con lei, uno che voleva chiavarmi in bocca ma spompato ha fatto cilecca, si intromette. Vuole frustarla lui. Si incazza, ha bevuto, discute da cattivo col padrone che alla fine acconsente. Non me la devi rovinare dice, l’ho già frustata io ed ha la schiena piena di lividi e si accorda sul numero ulteriore di colpi: sei frustate. Sei frustate vere o quasi, lo sverzino fa pur sempre male. Angela sopporta bene. Lo stronzo, è tutto soddisfatto del suo eroismo, riesco a farglielo rizzare, è una bella fatica ma alla fine mi viene in bocca.
Non rivediamo Olga e la Ragazzina. Hanno finito per passare la notte altrove, forse hanno dovuto farle curare. Ci laviamo, dentro e fuori. Angela ha qualche segno che però scomparirà in qualche giorno, non era una vera frusta neanche quella messa in mano a quel bastardo, solo una specie di sverzino. Dormiamo. C’è una altana su cui possiamo prendere il sole nude e ci portano su da mangiare. Il padrone di casa ha ancora bisogno di noi ed ha telefonato per riceverne il permesso. Ci aspetta qualche giorno di riposo, sempre che non sia lui a volerci scopare. Parliamo di noi, del mio Padrone e della sua prima Padrona. Se la è fatta che era ragazzina e la amava da morire, ma quella di adesso… la guardo, cosa vuoi dire? Sempre più spesso si porta a casa degli uomini, ha degli amanti e spesso devo farlo con loro. Non le dico che non ci trovo niente di strano, io lo faccio con le amichette di Padron Sergio. Lascio perdere. Quella sera, decido, o quello stesso pomeriggio, a letto facciamo l’amore. Ho le mie brave ragioni.

Dopo una ‘serata’ non si dorme bene e la mattinata di relax, pur rimettendomi in sesto ha lasciato ancora stanchezza a me e qualche dolore alla schiene di Angela. Prima di mezzogiorno ci ritiriamo, il sole comincia a picchiare. Una bella doccia, un massaggio alle schiene con l’apposito gel che viene immediatamente assorbito e poi ci portano da mangiare. E’ una donna che non abbiamo vista prima e che non sa niente dei programmi per noi. Con addosso una vestaglia in prestito ci lasciano passeggiare dietro la casa, nel boschetto cintato, sul tardi ci fanno scendere a cenare in cucina. La cuoca, la donna che ci ha portato da mangiare a mezzogiorno, dice che ci sono solo avanzi, ma che è roba buona. Ha ragione, ed ai nostri complimenti si smolla un poco. Anche domani non viene nessuno che lei sappia, sono via anche i padroni. Per dopodomani, di sera, deve preparare per quattro ospiti o cinque. Mangiare da signori, dice. La aiutiamo a rigovernare, roba da poco e saliamo. Non fa caldo e sui nostri materassi accostati continuiamo i nostri discorsi. Se questa mattina siamo rimaste nel vago e nel pomeriggio ci siamo allargate un poco, ora le parlo senza troppe remore della mia vita e lei della sua. Ordinaria amministrazione: una lesbica che se la porta a letto, pian piano la convince con le buone e le cattive a fare tutto quello che vuole, ne diventa la padrona. Una delle tante, una come me, se non fosse che è stato un maschio con un cazzo vero a rompermela e non una donna con un coso di plastica legato sotto la pancia. E’ stata ceduta tre volte e l’ultima padrone ha cominciato a farla partecipare agli incontri con i suoi amanti ed a farla anche scopare, da loro. La preparava a fare la vita. Deve averlo capito anche Angela perchè quando, da perfetta scema lo dico, si mette a piangere come una fontana. Non mi piacevano gli uomini, per niente al mondo mi sarei fatta sfiorare da un uomo, ero una ragazzina ed ho conosciuto XY. Sono stata felice con lei, ci vedevamo quando potevo, non abbastanza spesso…lei si arrabbiava e mi menava. Poi però mi perdonava e fare la pace era molto bello. Ho potuto andarmene di casa e sono andata via, con lei, ma i soldi erano pochi e andava con certe signore, poi ha portato anche me. E’ cominciato tutto così. Una storia come tante se non fosse che lei era finita sotto delle bastarde e non con dei bastardi. Io parlo del primo “lavoro” in una “casa”, poi sugli stradoni fuori città e del resto. Solo un poco.Non so decidermi se fare quello cui avevo pensato oggi. Un conto è sedurre, far girare la testa, far innamorare un uomo, lo ho già fatto. Diverso farlo con una donna di trent’anni, che dice almeno di avere trent’anni. Pensavamo, Padron Sergio ed io di provarci con una ragazzetta. Questa, ragazzetta non è di certo. E’ lei a decidere. Son contenta, mi dice a bassa voce, di averti conosciuta, di essere qui con te, mi piace. E’ la ‘voce da gatta’ ed anche la frase che uso quando ho qualche mira con un cliente. Mi vien quasi da ridere. Sono io il cliente? E cosa mai vuole da me? Portarmi come trofeo a casa della stronza di padrona che si ritrova e farmi lavorare per quella, forse? Difficile per Padron Sergio vivere con i proventi di una donna sola, ed io guadagno benino. Quanto guadagna Angela? Temo neppure lo sappia. Forse vuol solo passare un’ora a lesbicare con me. Un paio di giorni anzi. Perché no. Non ho molta esperienza in questo campo e la lascio fare. Ci sa fare. Mi lascio sfiorare le labbra dalle sue e quando provo a baciarla si sottrae ridendo piano. Si allontana e trafica con la sua valigia, tornandone con ‘i suoi giocattolini’. Vedrai Lina, ti piacerà. E mi piace. Mi piace sopratutto la lunga, eterna, leccata di culo e di fica. Mi è piaciuto persino quando mi hai attaccato le mollette. Si chiamano tartarughe cara, ed a me è piaciuto il lavoretto che mi hai fatto, contemporaneamenre dietro e davanti. E’ tornato il padron di casa e la signora Cosetta. Questa sera si lavora, ma siamo ben riposate ed i segni sulla schiena di Angela sono scomparsi. Quando chiedo a faccia di maitresse cosa dovremo fare la risposta è quella ovvia: tutto quello che ci chiederanno di fare. Niente coccole questo pomeriggio, per due ragioni. Dobbiamo lavorare tra qualche ora e sbatterci tra noi ci lascia senza fiato, esauste. La seconda ragione è la signora Cosetta. Come tutte le tenutarie arriva ed entra senza farsi sentire. Non che farlo sia proibito. E’ tutto proibito però. Ti voglio bene sei una vera amica. Replico le solite stronzate. Non le racconto dei soldi che in venti anni ho messo da parte dopo che Lello mi ha dato via per un pacchetto perso. Droga probabilmente ma non l’ho mai saputo. Comunque facevo già marchette per lui e non è cambiato molto. Ci ho smenato la casa di nonna… Ho firmato un mucchio di cose. Poi mi hanno detto che quello era il mio pappa. Un cliente mi ha spiegato come nascondere addosso i soldi: dentro un bussolotto poi su per il culo. Dirglielo, non dirglielo, dirglielo, si, va bene. E se poi dice di no e lo racconta alla sua padrona? Se Padron Sergio non è d’accordo? La vuole ragazzina il porco, da far lavorare e scoparsi lui, non gli vado più bene io, non gli basto più. Non gli sono mai bastata però, ha sempre avuto la passine per la figa nuova. Ma la figa giovane costa, ed io devo ‘turbinare’, scopare sempre di più e prendere sempre più botte.
Nessun problema con la ‘bugiarda’, pizzica appena. Sopporto lo sverzino se non esagerano con i colpi. Mi piace poco, ovviamente, il Due, ma la Vecchia Tre no, quella proprio no. Non la sopporto.

Una camiciola chiusa con solo un bottone ben sotto le tette in bella mostra, lunga anzi corta abbastanza da far vedere tutto ad ogni passo. Serve solo per presentarci. Si cena, cenano anzi loro, noi serviamo a tavola, sotto la pergola. Giovani tutti e quattro, direi alle prime uscite di questo genere, ma non bamboccioni. Il più giovane, un morettino sui ventanni o poco più sembra il più scafato ed il più vecchio, poco sotto i trenta, il più imbarazzato. E’ la festa di addio al celibato del trentenne. Per tutta la cena non succede niente e per niente intendo dire che neppure ci sfiorano. Poi il solito. Il ventenne ce lo dice chiaro e tondo. Dobbiamo dedicarci al festeggiato. Penso che tutti, ma sopratutto lui, il festeggiato, abbiano bevuto vino condito. Sono tutti fatti ma a lui hanno propinati dose doppia. E’ il biondo che contro ogni mia previsione si scatena quando il festeggiatp dichiara forfait addormentandosi di colpo. Viene rivestito e messo su una porta staccata dai cardini e gli fanno il funerale. Noi due per l’occasione indossiamo una mascherina, ci divertiamo. Ha fatto un giro completo con entrambe. Ci divertiamo di meno dopo. Il biondino mi fa legare ed usa lo sverzino più a lungo di quanto possa sopportare prima di farmi sedere sul suo cazzo, di schiena. Ce l’ha di dimensioni normali credo ma mi incula alla cattiva. Temo per un poco mi abbia rotta, lacerata, un’altro mi si ficca in figa ed il terzo in bocca per poi passare ad Angela. Credo abbiano frustata anche lei. Quando ci lasciano stare siamo due gelatine. Ricordo poco del resto della notte. Deve essere arrivata altra gente…Finisco di raccontare quella serata per la terza volta e Padron Segio è sempre più incazzato. Poi riesce a farsi dare parecchi altri soldi e l’incazzatura diminuisce, anzi sparisce. Finalmente sono arrivati i soldi e lui è tutto contento. Sono contenta anch’io, abbiamo scopato ed adesso sonnechia, se ben lo conosco tra un po’, dopo la di sigaretta e magari una pennichella, vorrà rifarlo. Non mi spiace l’idea. Una settimana, otto giorni anzi senza scopare per me sono quasi un record. Non è vero che noi donne di vita scopiamo sempre volentieri, anzi. Con Lello no, con lui bastava un’occhiata ed ero pronta. Ero sempre pronta almeno all’inizio. Meno, anni dopo, quando mi faceva scopare tutti i giorni a destra e a sinistra. Mi piaceva lo stesso però, bastavano un paio di carezze e mi bagnavo. Se c’era solo il tempo per una sveltina perchè nonna stava arrivando, al diavolo l’igiene, aprivo le gambe in sala col culo sul bracciolo del divano ed uno straccio sotto il culo per non sporcare . Non ho mai pensato che con quello che guadagnavo si pagasse qualche squinzina. Non lo penso neppure adesso. Era un tipo strano Lello. Mi dava via gratis e gli dava fastidio che scopassi a pagamento. Sempre che, semprechè non fosse tutta scena, che non mi pagassero anche gli altri… Gli volevo bene e se penso ancora a lui…ma non so assolutamente che fine abbia fatto. In un certo senso Padron Sergio mi piace. Potevo capitare peggio, molto peggio. Dopo Lello son sempre capitata con uomini ben peggiori di questo. Intendiamoci, gli uomini sono tutti stronzi, anche Padron Sergio ma, tutto sommato…. Dorme od almeno sta con gli occhi chiusi. Gli uomini, i miei padroni. Tutti pezzi di merda, stronzi e figli di puttana. Quello che mi ha ‘addestrata’ a fare la vita per ripagarli del famoso pacchetto te lo raccomando. La sua teoria era che più ci menava più guadagnavamo. Ero stata avvertita da un’altra ragazza, ragazza per modo di dire, aveva trent’anni e a me sembrava una vecchia. Apena arrivava, quella sera, mi avrebbe portata a letto. Di fingere che non mi desse fastidio. Un poco di entusiasmo, ma non troppo, non è scemo, anzi. Mi avrebbe menata lo stesso ma di meno. Ho capito in fretta che prima ero una dilettante soltanto. Questo almeno non mi mena. Non tanto almeno. Certo si incazza di brutto se lavoro male, se quelli che mi richiedono hanno da lamentarsi. Qualche schiaffone almeno lo prendo, raramente di peggio. Si sta svegliando ed è più forte di me, gli sorrido, un sorriso falso ma necessario, a me. Non riesco a trattenermi quando sono a questo punto di fare il sorriso da “cliente” Merito delle botte di quello che mi ha addestrata. Quanti sorrisi “da cliente” ho fatto in vita mia non so proprio, neanche approssimativamente. A questo punto non serve molta fantasia per capire cosa devo fare: servizio da cliente, e lui lo conosco, so cosa gli piace, carezzarlo e prenderlo in bocca dopo averci un poco giocato, quel tanto che serve a fargli venire voglia e farglielo diventare belo duro, come piace anche a me tra parentesi. Deciderà lui cosa fare, se arrivare fino in fondo o…E’ ‘o’. Mi viene sopra e lo infila piano nella fica ancora un poco bagnata e capisco subito. spero almeno di capire che sia una delle ‘volte buone’, mi sento aprire, riempire, mentre il calore cresce, sale alla bocca dello stomaco e persino il peso sopra di me mi piace. Il peso del mio uomo, di un vero uomo, ed il cazzo nella fica che è già da subito tutta un bollore. Non era destino. Il bellissimo anche se solito giochino del va e vieni, dentro e fuori che sta per farmi impazzire e mandarmi fuori di testa cessa di colpo. Anche questo, e ci speravo tanto, non gli va. Trattengo a stento le paroline giuste che penso. Mi vuole entrare in culo dal davanti, con le gambe sulle spalle Temo sia troppo presto dopo il trattamento di una settimana fa, ma non è il caso di farglielo notare. E’ stato fin troppo paziente. Di solito mi incula senza troppa delicatezza ma ora me lo infila piano, mi allarga e poi mi chiava il culo lentamente ma alla grande. Non mi da poi troppo fastidio, anzi quasi mi piace e lo dico. Mi piace e non mi fa più male. Mi tocco la figa, sfioro il clito, ma lui scaccia la mia mano, fa lui, abbastanza delicatamentei, mi piace. Mi piace avere un Padrone. Mi è sempre piaciuto e farsi fottere dal Padrone è un’altra cosa. Ti riempie, ti fa sentire donna e sua, anima e corpo. Muovo i fianchi e strigo quanto posso i muscoli del culo per farlo godere di più, così godo anch’io. Ringrazio i ‘tutori’ che uso da vent’anni Mi lascia e lo guardo meravigliata. Mi gira a pancia in giù come fossi una bambola e mi poggia il cazzo di nuovo sul buco del sedere. Adesso te lo rompo, mi dice. Non importa rompimelo è tuo. Non lo dico e neppure lo penso del tutto ma un poco mi sento così. Sono tua, ed in quel momento un poco forse lo penso. Spinge, ma non con malagrazia. Me lo allarga piano e pianpiano lo sento come crescere anche se so benissimo che è sempre lo stesso. Lo sento di più e quasi grido di piacere. E’ raro godere col culo ma siccome non te lo aspetti è ancora più bello. La sera, mangiando, gli racconto quello che ci siamo dette Angela ed io. Un racconto ben purgato. Dice che ho fatto bene a fermarmi li. Una lesbica di trent’anni e forse più, possibili casini con la padrona, no grazie, conclude. Rimettiti in caccia sul PC.
E così faccio anche se con poche speranze. Trovare una che sia giovane, senza un casino di parenti, amici, amanti o ex padroni, intelligente e tanto scema da darmi retta…che accetti tutto. Non ci credo molto ma tutto è possibile. Tre uscite di lavoro, normale amministrazione in un mese, anzi, troppo poco, e Padron Sergio non ne è per niente contento. Non ne sono contenta neppure io. Poche mance quindi pochi soldi nel bussolotto che tengo nascosto nel culo e periodicamente…svuoto
Mi guarda storto il Padrone oggi, deve aver perso al gioco, per fortuna capita raramente che giochi e vince più spesso di quanto perda. Controllo tutte le possibilità nei vari siti di schiavi e schiave. Tolti gli scherzi, le professioniste, le signore e le fighette in cerca di emozioni forti gratis, le pazze e quelle che cercano il brivido di qualche ora o qualche giorno per poi tornare da mamme o mariti, non resta niente. Al solito ho acceso il PC maledicendo la volta che gli ho detto di saperlo usare. Mi sono fatta qualche indirizzo alternativo proprio per questa ricerca ed in alto a sinistra lampeggia una icona. Non che la cosa mi emozioni, capita spesso. La mittente è tale Lella. Era stronzo forte il mio precedente padrone ma con i PC era un asso. Solo con i PC. A letto era una nullità, gli piacevano quasi più i maschietti che le ragazze e siccome era pigro mi ha costretta a fare ricerche per lui, insegnandomi qualcosa, i primi rudimenti e qualche furbata per non farmi individuare troppo facilamente. Tra l’altro ho imparato quanto sia importante essere ordinata e tenere un diario di navigazione, come lo chiamava lui. Lella, eccola qui. Ricordo qualcosa, mi aveva colpita, ha tre asterischi, e come che mi aveva colpita! La avevo corteggiata a lungo, in tutti i modi possibili ed immaginabili, stavo per piantarla con un vaff. quando è scomparsa. Questa volta non ci perderò tempo…però vale la pena di provarci, non ho altro.
Si scusa di essere scomparsa, poi un sacco di fregnacce per spiegare il suo comportamento. Aveva paura e le hanno tolto il PC. Prima aveva cancellato tutto. La cretina magari pensa basti mandare nel cestino e poi vuotarlo! Aveva però tenuto il mio indirizzo ed adesso può scrivere. Cara Lella, ho esitato tutti questi giorni a risponderti perchè ero incerta se ricominciare o no. Si partirebbe molto male con una schiavetta che mi rifila un mucchio di bugie. O mi dimostri che hai detto la verità oppure registro a tuo carico una punizione assai severa da impartirti la prima volta che ci vediamo. Se ci vediamo… Le prime volte mi scrive la sera ed io rispondo il giorno dopo, poi ci scriviamo sempre più spesso ad ore diverse. Lella risponde appena può ed io vorrei farmi una idea dei suoi orari. Adesso, quasi sempre risponde nel giro di un’ora, spesso immediatamente, sta quindi quasi sempre a tiro del PC e me lo conferma. Poi so qualcosa di più. Non ha nessun impegno, sua madre si è risposata, la sorella maggiore neppure sa dove sia, non ne ha notizie da anni. Non so se non vagamente come sia fatta, ha sembre menato il can per l’aia al riguardo. Ha avuto un ragazzo, quando? E’ per questo che è scomparsa? Scrive bene comunque, senza svarioni di sintassi o di ortografia. Ma tu sei proprio sua schiava? mi chiede una volta, devi proprio fare tutto, proprio tutto quello che ti ordina, anche quelle cose? Si a tutte le domande, senza ulteriori spiegazioni, aggiungo però: sono felice di ubbidirgli, felice e fiera di essere sua, da tanto tempo e spero per sempre. Poi la presso, c’è la “decisione” da prendere e la risposta, senza quasi esitazioni è si, verrà. Vado a prenderla al treno. Se è uno scorfano la mando al diavolo. Invece che al bar sto seduta su una panchina fingendo di leggere e quando arriva la riconosco subito. L’abbigliamento deciso è abbastanza inconsueto, la tracolla bicolore pure, la valigia gialla poi…Un tizio la copre mentre mi raggiunge, celandomela. Lascio mi passi vicino, vedo ora una bella figura, acerba ma deliziosa, il culetto alto a mandolino, vita sottile, belle gambe e caviglie sottili, non molto alta. La raggiungo in pochi passi. Lella… lei si gira, mi squadra un attimo prima di abbassare gli occhi. Non è bella, è molto, molto bella. Se il biondo dei capelli è naturale, ma si che è naturale, ed ha gli occhi verdi da gatta, il petto non immenso ma certo proporzionato alla sua figura. Dio, questa, per portarsela a letto, faranno a pugni, poi un sospetto. Fammi vedere un documento! Padron Sergio non vuole casini con minorenni. Ha compiuto diciotto anni da pochi giorni. Capisco finalmente perchè abbia tirato tanto per il lungo, e la approvo. Siamo nella casetta che talvolta in estate affittiamo ai vacanzieri o, raramente, usiamo per qualche festa, qualche incontro molto particolare. Raramente perchè il Padrone non vuole incasinarsi, è prudente. Un conto è farmi partecipare, un conto è organizzare un party dei nostri. Qui ci vengono solo clienti molto selezionati ed in piccolissimi gruppi, due, massimo tre per volta, spesso uno solo. Pagano molto ed hanno in cambio quello che difficilmente trovano altrove. Il piccolo giardino e le muraglie di siepi ed alberi assicurano la sicurezza da occhi ed orecchie indiscrete. Una tavernetta nell’interrato, il mio incubo. Piace a quanti amano sentire qualche gridolino, non si va molto oltre di norma. Io però qui ci ho urlato fin quasi a perderci la voce. Dopo due anni mi da ancora i brividi. E’ bello, un buon posto per viverci, mi dice. Era ora dicesse qualcosa oltre a qualche si e no che ha pronunciato durante il percorso dalla città a casa. Anche la voce è piacevole e si esprime con notevole proprietà di linguaggio. Parla tre lingue straniere, ha finito le superiori con un anno di anticipo…Una ragazzetta, anzi una giovanissima donna splendida e colta. Dovrà imparare a usare un trucco diverso, adattandolo alle occasioni, ma a questo penserò in seguito. Si guarda in giro mentre vorrei già cominciare a parlare, chiedere, voglio sapere, ma sarebbe sbagliato, meglio si ambienti un poco, Devo permetterle di sentire questo posto per lei nuovo, almeno un poco accogliente, suo, familiare. Si ferma davanti al balcone che affaccia sullo strapiombo sul mare. Per arrampicarsi bisognerebbe essere sestogradisti, dice. Se te ne vorrai andare non dovrai certo saltare. Sei ospite, non prigioniera. E’ bella, bella, bellissima. Da subito quegli occhi verdi mi hanno stregata ed amo già il suo sorriso per ora un poco teso, comprensibilmente teso, è semplicemente adorabile. Si muove con semplice e naturale scioltezza un poco felina. Avessi saputo quanto è bella, sarei andata a prendermela a piedi, a portarmela via, a rapirla se necessario, subito, maggiorenne o minorenne. Lui sabbe passato sopra tutte le sue palle sul rispetto della legge, sulle sue paure della buoncostume. Io facevo marchette a quindici anni e lui… lasciamo perdere cosa faceva a quindici anni, è solo una mia idea, poco più che un sospetto che mi guardo bene dall’approfondire. Siamo nel saloncino. Le ho detto di farsi una doccia e di cambiarsi, pranzando poi con quello che avevo comprato, tornando dalla stazione, in una ottima rosticceria. Un bicchiere di nostralino, il Padrone lo trova ancora questo delizioso vino locale di pochi gradi e per qualche ragione vietato, le solite palle delle leggi, poi un caffè. E’ stata anche la prima ‘stazione di controllo’. Non è astemia, ma si ferma a mezzo bicchiere o poco più. Ho visto però che non le spiaceva. Una sbronza, brutte esperienze, prudenza o solo abitudine, non so ma lo saprò in seguito perchè è importante. Una di noi non deve assolutamente bere troppo, ma sopportare un poco di alcool si. Alcuni clienti si offendono se non bevi con loro.Non ora, però. A questo punto avrebbe dovuto essere già nuda ed in ginocchio. Prima di vederla mi ero preparata una scaletta su cosa dire, chiedere e farle fare, ma poi non ho osato, ho deciso di essere molto prudente; con una simile perla che potrebbe valere un perù meglio evitare qualsiasi rischio. Devo decidere, da più di un’ora meno il can per l’aia anche se a tavola si è fatta un poco meno chiusa. Le chiedo di farmi un altro caffè. Passo per il bagno, pipì ed una veloce rinfrescata, poi il caffè. Sospiro. Sei molto cara, mi piace averti qui. L’ho fatta sedere sul divanetto alla mia sinistra. Diventa un poco rossa, poi impallidisce, capisce che siamo arrivate al dunque. Sono contenta anch’io, signora. Vuole chiedere qualcosa ma le manca il coraggio, guarda fisso davanti a sé, seduta dritta dritta con le mani in grembo. Si, vorrebbe fare una domanda ma non ne ha il coraggio. Penso di poterle rispondere lo stesso. Padron Sergio non verrà a disturbarci, non c’è, non sa neppure che sei qui. Tira un sospiro, penso, spero, di sollievo, significherebbe molto. Mi faccio più vicina e le carezzo il capo. Devo essere sicura che tu sia all’altezza, lo sai vero? Passo il braccio sulle spalle di lei, premo un poco solo e la piccola china il capo sulla mia spalla. Sono tesa, non ho mai sedotta una ragazzina, devo badare a quello che dico e forse già si chiede cosa voglia mai dire con quell’ultima frase abbastanza sibillina sul ‘esser all’altezza’. Mica le posso dire che vogliamo ‘metterla in pista’, farle fare la ‘vita’, farle fare ‘marchette’, anche quelle speciali e prendere dei bei cazzi in culo conditi da botte, scopare e spompinare illustri sconosciuti più vecchi di suo padre. Le parlo allora, alla disperata, della scaletta, e che a questo punto doveva, secondo il programma, essere in ginocchio, nuda. Avvicino lentamente il viso al suo, molto lentamente e la fisso egli occhi, non voglio spaventarla, ma devo pur provarci, anzi metterla alla prova. Lella abbassa gli occhi, arrossisce ancora. Mi fa tenerezza. Non voglio forzarti, amor mio, non voglio legarti, non voglio farti male se non sei consapevole, se non lo vuoi anche tu. Ti voglio, sarai la mia sorellina, anzi molto più di una sorellina. Mi ubbidirai e ne sarai felice, immensamente felice, la mia sorellina ubbidiente e sottomessa. Fin’ora ho cercato di parlare con un tono dolce e suadente, stringendola sempre di più, accarezzandola solo dove le carezze non possono scandalizzarla o spaventarla più di tanto ma è ora di cambiare registro. Bada però, all’inizio mi piacevi solo poi però mi sono innamorata di te. Ti voglio e ti voglio come schiava, la mia schiva. Voglio sentirti dire che mi ami Lei alza un poco gli occhi per poi abbassarli immediatamente, serra le labbra color corallo per poi schiuderle, tremanti. E’ impietrita in preda ad una forte emozione ovviamente ma cosa le frulla in capo? Può essere ripulsa, persino schifo. La sento in preda ad improvvisi sia pur leggeri tremiti. Può voler dire tutto, felicità o sorpresa e disgusto, paura anche, per quanto le sto chiedendo. Mi muovo troppo velocemente, devo procedere con più prudenza? Ha di certo fatto le sue esperienze ma è molto giovane. Ha avuto un ragazzo, scopa già allora, ed il culo glie lo ha dato? Qualche pompino? Forse neanche questo, oppure si domostrerà una chiavona sfegatata rotta davanti e di dietro. Solo barlumi, pensieri in libertà di un attimo. Non mi risponde, non dice di amarmi, però mi si stringe addosso, timidamente, e tanto mi basta. Ti voglio bene, ti amo, voglio fare l’amore con te, con la mia sorellina, la mia donna, la mia schiava. La stringo con forza e dolcezza al tempo stesso. Sento il suo corpo morbido, arrendevole, aderire per quanto possibile al mio, abbandonarsi fiduciosa, senza remore forse. Devo proprio cambiare registro. La mia voce si fa più dura, un poco tagliente, decisa. Do per scontato che abbbia risposto di amarmi. Sappi che ti attende una strada lunga ed anche dolorosa. Non è facile diventare brave schiave. Sono molto esigente. Dovrai essere molto ubbidiente, accettare di sottometterti, accettare…tutto, accettare cioè di essere la mia schiava. Ecco, ti ho detto il necessario, senza scendere in particolari per ora inutili, ma te l’ho detto: ti amo, ti voglio, sarai la mia schiava. E’ rigida come un baccalà ma non importa, o dentro o fuori. Mi faccio di nuovo vicina, le sfioro per un attimo soltanto le labbra e lei si ritrae. La attiro a me allora e la bacio, come fossi un uomo… prepotente come un uomo. Si irrigidisce poi ai abbandona e schiude le labbra. Sta rispondendo al bacio ma…non sa assolutamente baciare. Ero stata certa, all’inizio, di avere a che fare con una giovane lesbica che contava balle. Poi con una ragazzina che lo stesso raccontava solo balle. Adesso sono incerta su tutto. Mentre cerco di spingerle la lingua in bocca la tengo stretta per le spalle con una mano sul culo, per poi scostarmi un poco e, cambiando posizione le carezzo il petto, non capisco, può persino essere una verginella alla sua prima o ad una delle sue prime esperienze. Che non sia passata nel letto nè di un maschio nè di una femmina? Mi ficco in testa l’inpensabile, che nessuno la abbia mai neppure sfiorata; non l’avevo neanche lontanamente immaginato prima. Alla sua età, poi aveva detto di aver avuto un ragazzo. Fatico a crederci ancora adesso. La scosto un poco per ammirare gli occhi verdi, benchè libera non si scosta, al contrario si avvicina di più, attende, vuole che la baci ancora? Ci provo. Ha le labbra tenere, vellutate come petali, cerco la sua lingua che ben presto prende vita e partecipa un poco e come sa, al gioco. Lascia che le mani dal culo tornino alle tette sode, piccole, neanche tanto piccole poi e comunque belle sode. Poi sotto la gonnella, su fino alle mutandine. Solo adesso serra le ginocchia, la forzo dolcemente, non vuoi? Non puoi non volere se sono la tua Padrona. Si vuole, le schiude. Devo telefonare al Padrone e dirgli…no, non adesso, più tardi, tra qualche giorno, quando sarò sicura che non scappi. La mano torna sotto la veste scomposta e si riempie di lei che s’inarca, no, non si sottrae, anzi, guidata dall’istinto che forse sto destando fa il possibile per agevolarmi e sposta il sedere più giù a sporgere dall’orlo del divano. Mi lascia ancor più spazio per raggiungere il suo sesso ancora quasi asciutto, per constatare,che, poco entro l’ingresso della vagina l’imene è intatto: virgo intacata. Faccio fatica a crederci tanto che controllo ancora e le faccio male, almeno un poco, sussulta stringe le gambe mormora ahi. Solo ora avverto la forza della paura della piccola che mi stringe in un abbraccio disperato. La tocco ancora, carezzevole e dolcemente per quanto posso. Non ho mai fatto l’amore con un uomo e tantomeno con una donna vergini. A parte Lello, ma è stato secoli fa ed ero io più vergine di lui. La voglio nel mio letto, la voglio nuda per farla spasimare mentre gode delle mie carezze e voglio spasimare con lei, godere con lei. Raramente vado nel pallone con un uomo, da molti anni a questa parte almeno e mai con una donna, assolutamente mai, anche se qualche volta mi è piaciuto, ma non sono lesbica, a me piacciono gli uomini, un uomo anzi, con il cazzo bello tosto, ma Lella, mi manda fuori di testa proprio. Per un attimo sogno di scappare con lei, distante, ma dove? Le insegnerei tutto, lavoreremmo insieme…No. Balle, sogni. La ragione riprende il sopravvento. Devo dominarla, farmi temere ed amare, non amarla ma godermela fin che posso. Un ultimo bacio, un’altra carezza e mi stacco controvoglia da lei. Ascolta, è il momento di decidere se mi ami. Se vuoi essere mia, se vuoi restare, ora ti alzi e ti spogli qui, subito e senza fiatare, davanti a me. Di nuovo la stringo, di nuovo le bocche si incontrano avide. Ho scacciato tenerezza e pietà, studio le sue reazioni, i singulti, ecco, di nuovo si abbandona nelle mie braccia, cerca di nscondere una lacrima, si stringe a me poi si abbandona ancora di più, inerte, spero inerme e vinta. E’ il momento. Mi ami? Questa volta risponde con un cenno del capo, poi un si quasi inudibile. Giura allora di voler essere la mia schiava, giura di ubbidirmi in tutto, di darmi su di te ogni autorità, compresa quella di punirti. Ed intanto, quasi ad ogni parola un bacio, mentre mi beo nell’accarezzarle il petto che pur sotto la stoffa sento inturgidito ed i capezzoli eretti , mentre la mano torna sotto la gonna di nuovo senza arrestarsi all’ostacolo delle mutandine e trova la fessura che percorre fino al clitoride appena percepibile, soffermandosi quel che serve…Credo sia lei ora un poco fuori di testa. E ti punirò, anche se farà più male a me che a te. Lo amate così tanto… da quando…Da sempre, rispondo, oggi più di ieri e domani più di oggi. Mi ha sorpresa con questa domanda, mi chiedo cosa mai voglia dire, gelosia forse, sarebbe belllo, sarebbe tutto più facile, o no? La fisso fingendo una indifferenza che sono ben lonttana dal provare, anzi il cuore mi batte forte. Se fossi una che prega, pregherei. Inutile, è chiaro che ha ancora troppa paura. Quasi quanta ne ho io. Devi, lo voglio, è il primo ordine che ricevi dalla tua Padrona! Allora si libera dall’abbraccio, si alza, tanto lentamente che non capisco se stia andandosene…no, arretra un poco solo e già nel farlo porta le mani al colletto della camicetta, slaccia il bottone. E’ bellissima e la camicia di taglio maschile ne esalta la giovinezza, la femminilità, la purezza. C’è una decorazione, una greca sottile di filo viola ai lati della fila di bottoni, mi piace, le dona. Quasi ansimo per l’ansia quando, slacciato un bottone, porta le dita a quello sottostante. Ogni volta esita un attimo prima di slacciarlo, ogni volta esita un poco di più. Quando lascia cader la camicia a terra lo fa con naturalezza ma una professionista dello spogliarello avrebbe tutto da imparare. E’ pura lussuria. Mi fissa un attimo, altera quasi, poi abbassa gli occhi. Sembra una principessa ed io mi accorgo che il cuore mi batte all’impazzata Santo cielo, mi accorgo di adorare queste sue movenze aggraziate ed i suoi imporovvisi rossori. In queggli occhi verdi potrei perdermi. Un’altra breve esitazione, sembra per un attimo chiedermi aiuto, vorrebbe che almeno la aiutassi nella difficile scelta: il reggiseno o le mutandine? Lo capisco con un attimo di ritardo. Con quella leggera torsione comune a noi tutte, ha portato pochi momenti prima, le mani al fianco sinistro per slacciare il gancetto e far scorrere la lampo. Poi è fin troppo frettolosa, forse per ridurre la vergogna del momento. La gonna è scivolata a terra, non l’ha raccolta. Adesso comunque la decisione è ovvia per ogni donna e slaccia il reggiseno, lo sfila in parte ma si ferma. Lo sfila del tutto ed anch’esso finisce a terra. Per un attimo sembra portare le mani a coprirsi, alza il capo. Anche le mutand…capisce però la futilità della domanda e subito dopo abbassa e sfila le mutandine di cotone. Sul pube è inanellato un boccolo biondo. Il colore dei suoi capelli, più scuro, quasi rosso. Raccatta, le dico. Non servono molte parole. Ho un nodo alla gola, fatico a parlare. La facco restare immobile in piedi qualche attimo, poi deve portare le braccia ad arco sopra la testa e ruotare lentamente. Mi alzo e le giro intorno, sfioro le natiche sode, i seni, bacio l’attaccatura del collo. Fatico a rientrare nel mio ruolo di domina. E’ semplicemente perfetta. Deve prendere poco sole, penso, e con questa pelle i segni durano più a lungo che a me. Torno sul divanetto e la faccio inginocchiare tanto vicino che sono tentata di farmi sfilare le mutandine e…non ora, anche se sono tanto emozionata da sentire un umidore sospetto in basso tra le gambe. Le carezzo di nuovo il capo. Fremo. Dio mio, il rumore di un motore che conosco, qualche attimo, la stringo a me in attesa del Padrone che me la toglierà…sembra che il tempo non…non è lui, non è lui, e non poteva essere Lui. La stringo , mi alzo, quasi la trascino. Le ho strettie ai polsi le manette di pelle morbida. Nella camera mi spoglio davanti a lei. Sto saltando una dozzina di punti della scaletta, ma siamo ormai sotto le coltri. Vorrei baciarla e farmi baciare, vorrei…tutto. La stringo invece dolcemente, le sfioro appena le labbra e la carezzo lieve. Freme, la abbraccio, sento i nostri cuori che battono frettolosi. Forse capisco cosa provi, forse…La bacio, un vero bacio cui risponde con un ardore che pensavo sarebbe emerso solo più tardi, col tempo. Di nuovo la stringo a me, con dolcezza pur se diversi sono i miei sentimenti, i miei desideri.Vorrei, vorrei dirti che ti amo. Dicono che non bisogna farlo addestrando una schiava, all’inizio almeno, una vera pazzia ma ti amo e tu già lo sai, lo hai capito. Amo la prima schiava che mai abbia avuto. Non è neppure una bugia e Lella piange felice. Ti ho in mio potere. Ride, ma è un riso nervoso, teso. Perché un riso nervoso? Da un momento all’altro potrebbe allora dire persino che non ne vuole più sapere Certo, le ho tolte le manette ed unito il collare al letto, come prima è in mio potere, potrei cercare di convincerla con le buone o le cattive. Quello che mi ha addestrata, prima scopava la recluta per poi, a seconda di come la candidata allieva si era comportata, massacrarla di botte o menarla solo di brutto. Idiozie, si idiozie soltanto perchè prima che vada avanti con questi ragionamenti idioti Lella posa la guancia tiepida sulla mia spalla e quasi si trasferisce sopra di me. Preme il corpo flessuoso contro il mio fianco, il braccio e la spalla sopra di me a carezzarmi molto timidamente. Mi piace essere in vostro potere, incatenata come ora col collare al letto, non poter scappare, essere tua, no mi scusi, vostra e dover ubbidire, dover ubbidire altrimenti mi punireste, con la frusta, come nel sogno. Sono tua, poi si corregge di nuovo, vostra. Essere qui in vostro potere mi fa rabbrividire di paura e di felicità. Si stringe ancor più a me. Un sogno di quando avevo… qualche anno fa. Ero terrorizzata e felice nelle braccia di una donna come voi, tenera come voi, che come voi ora, mi terrorizzava, poi, lentamente rerstavo sola, disperatamente sola e, bagnata li in basso. Ero molto giovane, e questo sogno, da allora ritorna simile se non identico, non spesso però. Parla lentamente, a bassa voce e staccando le parole l’una dall’altra, con qualche pausa, ripetendosi sovente. Si, sei qui, sei mia. Si Signora. Perché? Non capisce il senso della domanda che mi preme in gola da quando l’ho vista alla stazione. Perché vuoi essere mia? Non lo so, non lo so, credimi, non lo so. Di nuovo il tu, piccola, sarai punita anche per questo…ma non ora. Scoppia in un pianto dirotto. Se piange per me forse mi vuol bene, forse mi ama! La lascio piangere un poco, mi limito a stringerla a me, mormorandole futili sciocchezze mentre bacio lai bocca arrendevole, frugo i seni, il corpo virginale anche nelle più nascoste pieghe. Le parole non mi vengono spontanee. Devo frugare nella memoria. Per quanto strano, sono le solite balle che uomini, tutti clienti, mi hanno mormorato in tanti anni. Alcuni, pochissimi, mi illudo fossero sinceri, due o tre in qusi vent’anni di “vita” Gli altri, la maggior parte, pensavo allora ed ancor più lo penso adesso, fossero furbetti che cercavano o di portarsi via la pollastrella o di ricevere un trattamento migliore per quel che pagavano. Qualcuno di questi c’è riuscito anche, fa piacere sentirsi dire che sei bella desiderabile, intelligente… pur sapendo che mentono. Se poi ci credi…Mi giro verso di lei e premo i seni sui suoi, li struscio e mi struscio tutta contro di lei. Riallaccio i suoi polsi, la bacio ancora e lei di novo freme, si agita. Ti fanno male i bracciali? No signora, solo un poco. Ti abituerai. Sfioro con le labbra gli occhi e le labbra. Mi inebrio nel lappare i seni profumati di giovinezza e di ardore, nel succhiare e mordere delicatamente i capezzoli irrigiditi. Scendo sin quasi alla v creputa di sottili peli biondo rossi, e raggiumgo con la mano il culmine delle cosce che per un attimo serra istintivamente. Istintivamente ed inutilmente. Le schiude obbidiente, la carezzo a lungo, poi vi porto la bocca a donarle un estenuante bacio di venere. Perché? Perché ti sei data a me? Conosco quasi a memoria quanto mi ha scritto. Quello che mi racconta ora non è molto diverso. Per molti versi una vita normale. Nessun parente scomodo, nessun amico o fidanzato che vanti diritti su di lei. Alcune lettere lasciate ad una amica perchè le imbuchi, salvo indicazioni diverse, tra qualche giorno, come concordato. Insieme, lunghe ore di dolcezza quasi snervante intervallati da eterni attimi di frenesia. Poi la verità o parte della verità. Non ho mai pensato che mi potessere succedere questo. Pensavo che prima o poi avrei conosciuto un ragazzo…pensavo di non aver avuto fortuna…l’unico era un cretino che voleva solo scopare fin dalla prima volta che, un cretino…un giorno di noia ho letto il suo messaggio. Una schiava che cercava un’altra schiava. Curiosità, le ho risposto…mi sono innamorata, ma lo so adesso, da poco almeno. Allora invece, ad un certo punto ho avuto paura, sono scappata, ma stavo male e col passare del tempo stavo peggio, sempre peggio. Non so se quello che si legge sia vero, quanto ci sia di vero, almeno. Una notte non dormivo ed ho capito, mi sono detta che avrei dovuto provare a conoscerla, se mi volevate ancora. Ora sono certa. La voce si è fatta sempre più fioca e titubante. Vi amo, non posso, non voglio vivere senza di voi. Voglio essere vostra a qualsiasi costo, capiti quel che deve capitare. Di nuovo piange, grosse lacrime che scivolano fino a bagnarmi il viso. Non si può essere così cretine, non si può! Però mi fa tenerezza.Via mail invio i dati necessari all’indirizzo che Padron Sergio mi ha lasciato. Qualche giorno dopo arriva la sisposta. Procedi pure, tutto O.K. Mentre controllavano la sua storia, la piccola è diventata una amante deliziosa ed innamorata, ubbidiente e sottomessa. Prende molto sul serio la sua parte di schiava ed accetta sia pure con molte lacrime le leggere battiture che quotidianamente le infliggo. Leggere ma sempre più frequenti e sempre un poco più dure. Qualche schiaffo. Devi sopportare cara, devi imparare ad ubbidire, sempre, subito, senza discutere. Qualche schiaffo, sulle orecchie per non lasciarle segni, sculaccio con piacere il bel sederino tutti i giorni, poi la carezzo più in basso e la porto a sussultare di piacere ancora stesa sulle mie ginocchia. Ancora più spesso, tutte le volte che lo desidero, “mi faccio godere”. L’ho frustata con lo sverzino parecchie volte; perchè tu capisca a cosa vai incontro, cara. Giusto il minimo di colpi e di forza necessari. Dopo, lavate e profumate, raggiungiamo il letto. Ad occhi chiusi e gambe aperte aspetto serena ed al tempo stesso ansiosa, il piacere che saprà darmi con le mani, la bocca e tutto il suo corpo. Provo altrettanto piacere nel farla godere, persino solo nel vedere lo sguardo di lei illanguidirsi per una mia carezza. E’ un periodo bellissimo ma non può durare, la presa che ho su di lei è tale da permettermi qualche bizzarria. Almeno così le chiama lei. La lego sempre più spesso. Arrivo infine a ficcarle per la prima volta un dito nel sedere. Non fa male, sciocca. La sento fremere, la muscolature contrarsi, in un certo senso opporsi. Anche così è impossibile giurare che non l’abbia mai preso in quel posto. Certo però non spesso. Sono le normali contrazioni di protesta istintive di chi il sedere lo usi solo per le sue ordinarie funzioni fisiologiche. Il Padrone impazzirà per questo buchetto, darà i numeri e la lacererà se non sarà estremamente prudente le prime volte. Al diavolo, ci penserò, cercherò di convincerlo, significherebbe rinviare il “lancio” della troietta di un mese almeno. Adesso è inutile farci troppi giri intorno e lei è qua tutta per me. Getto il guanto trasparente e mi do da fare con la sua fichetta certamente intatta. Ognuna di noi reagisce a modo suo. Le allargo le labbra, alito sul puntino di riso. Insensibile le prime volte adesso svetta dicendo: Sono qua, la lecco piano piano fino a farla bagnare, sussultare ansante e poi…resto in ammirazione di lei, stesa nella poca luce che annichilita ad occhi chiusi… lentamente si riprende, mi sorride soddisfatta, felice. Vi amo Padrona, sono felice con Voi. Non sa cosa la aspetta questa sera. No, questa sera no, domani.

Mi disubbidisce e rompe nel farlo, un piatto. Una sciocchezza che aspettavo. Padron Sergio lo ha fatto con me questo giochetto ed io lo faccio con lei. Se anche non fosse successo nulla, avrei inventato una ragione per batterla sul serio. Non voglio sentire un fiato, le dico nel legarla all’archetto della tavernetta. Lo stesso archetto del mio terrore. Forse esorcizzerò i fantasmi che ancora mi perseguitano. Poche luci, fioche. Colpisco con forza, colpisco ben più della dozzina di volte delle precedenti fustigazioni. Pochi colpi e geme, poi grida, urla, chiede pietà. Dopo i primi colpi non devo neppure farmi forza per continuare, è solo lavoro. Sono stata più dura di quanto pensassi e per due giorni ha la febbre, qualche lineetta soltanto. Per una settimana non me la porto a letto, la faccio dormire per terra. E’ un altro passo sulla strada sulla quale la sto avviando. Ora la faccio stare nuda sempre, giorno e notte anche se devo alzare il riscaldamento. Che mi serva a tavola, mi porti il caffè o mi cerchi un libro, basta con le parole gentili cui era abituata. La tengo quasi sempre legata con una cordicella ad un termosifone o dove capita, stesa a terra per ore. E’ sempre più disperata. I segni dello sverzino usato con durezza hanno impiegato a scomparire più dei due o tre giorni consueti ed il gel, lo so bene, utile per diminuirne la durata, brucia più dei colpi. E’ ora di andare oltre. Mi fermo a fissarla mentre sbarazza. Basta questo. Si getta ai miei piedi abbracciandomi le ginocchia, mi chiede perdono. La lascio supplicare a lungo, poi la perdono ma la frusto di nuovo sia pur con molta meno ferocia, poi me la porto a letto. Un lungo e per me felice pomeriggio di piacere. Soddisfatta del trionfo godo per le carezze della mia schiava. Oggi godo solo io. La schiaffeggio tutte le volte che posso inventare una mancanza e non faccio più l’amore con lei. Mi faccio però servire ed uso la sua linguetta per il mio piacere. La sua disperazione aumenta quando le parlo del mio Padrone, di quanto adori stare tra le sue braccia nel dargli il mio corpo per il suo piacere. Ne godo anchio perchè gli do piacere e mi ama. La porto alla disperazione per poi degnarmi di concederle di farmi godere. Di nuovo trovo ragione per una dura punizione e di nuovo aspetto le sue scuse, le sue suppliche. Ma tu mi ami? le chiedo. Non ho più dubbi. Non aspetto la sua risposta. Sto forse osando troppo. No, stravolta, ai miei piedi mi supplica di non scacciarla. Minaccia di gettarsi sotto una macchina. Alcuni giorni piacevoli. L’inverno è vicino ma se non c’è vento di giorno si sta bene anche fuori. Ci alziamo tardi perchè poltriamo un poco dopo la prima colazione per poi riordinare e pulire. Nell’ora calda, se il tempo lo consente facciamo lunghe passeggiate, qualche spesa in paese o nella città vicina, poi a casa. Giura di amarmi, direi, mi piace illudermi che quasi mi adori. Resta solo un ultima prova da superare, la gelosia, ma per questo dobbiamo lavorare in due. Serve la presenza di Lui.

Tra le braccia di Padron Sergio quasi grido di piacere mentre mi porta in paradiso scopandomi. Non sono più la domina, la signora o tantomeno la padrona di lei ma, come sempre, la schiava e la puttana di Lui.
Lo so io, mentre più tardi usa il mio sedere con qualche cattiveria inutile, e lo sa lui. Gli piace il mio sedere, gli piace tutto di me. Da sempre, da quando mi ha comprata. Spero solo di non aver portata in casa chi mi sostituirà nelle sue preferenze nelle sue attenzioni, nel suo amore. Si amore perchè spero, mi illudo, voglio essere il suo amore. Comunque la ricreazione è finita. Lella, inorridita, legata a catena al letto mi guarda esterrefatta. Ci siamo accordati per telefono, dopo qualche giorno che era arrivata lo ho chiamato. Ha ascoltato la mia versione su Lella: molto giovane e molto bella, vergine, intatta davanti e di dietro, colta, in grado di conversare in parecchie lingue, niente parenti o rompiballe, sulla via di diventare mia succube e schiava in attesa di innamorarsi di Lui. Accetta ormai botte ed umiliazioni… e tu te ne sei innamorata. E’ una affermazione che non oso contraddire, mai contargli balle, le scopre sempre e poi è il mio uomo. Un poco, solo un poco, rispondo. Bada di non affezionarti troppo. Non c’è pericolo Padrone. Meglio così. Non vedo l’ora di farmela, poi un po’ di pazienza e la mettiamo a lavorare. E prosegue. Quanto tempo ci impiegherai? Non lo so, vale troppo per rovinare tutto solo per la fretta. Si ma ogni giorno in più sono soldi persi. Comunque non aprirla. Padrone, non mi passa neanche per l’anticamera del cervello di sverginarla, so che mi ammazzereste di botte e rido. Pensavo però di allargarle il culo con i miei aggegi, come li chiamate voi. Esita, no, neanche quelli. Mi piace l’idea di un culo vergine. Già, e poi sacramentate per un mese mentre si rimargina e non può lavorare. Facciamo così comunque, come volete Voi.

Padron Sergio è arrivato inatteso, da Lella almeno. Gli avevo comunicato che la piccola era pronta per il passo successivo, sapeva che la giudicavo una bellezza ma non immaginava fosse così bella e subito la ha desiderata come l’avrebbe desiderata qualsiasi maschio. Per un attimo ho temuto che se la scopasse subito e sono stata morsa da una gelosia feroce, folle. Gelosa di un altra donna che mi soppiantava, gelosa della giovane femmina incantevole di cui mi ero invaghita pure io, gelosa due volte quindi. Poi l’ho visto esitarre e la ragione prevalere nella dura cervice del maschio infoiato. Valeva un patrimonio quella bellissima puttanella, ma puttana bisognava convincerla a diventarlo, era insensato correre il rischio di rovinare tutto per una scopata. Come concordato è arrivato alle tre. Puntualissimo! Giudica un mio ritardo una mancanza di rispetto nei suoi confronti o una mancanza di professionalità nei confronti dei clienti. Quando succede mi punisce anche duramente, schiaffoni o peggio, manrovesci, lo sverzino…Una collega, tanti anni fa si chiedeva se a scuola insegnassero ai bambini come si picchino le donne per far veramente male o nascessero così, fosse nella loro natura.
Non l’ho sentito arrivare e ci ha sorprese abbracciate che ci facevamo le coccole. Così doveva essere, biotte nel letto a fare le lesbiche… Con malcelata indifferenza ha espresso un apprezzamento garbato nei confronti di Lella che cercava inutilmente di coprirsi e con la giusta aria del padrone ha detto che mi voleva. Mi son fatta lavare, preparare, pettinare e profumare da lei, livida e balbettante. In quel momento non me ne fregava niente della sua pena. Mi sono comportata per quello che sono, la sua donna, schiava e puttana. Mi ha chiavata e dopo un poco mi ha appunto quasi rotto il sedere. Prima mugolavo per il piacere poi ho mugolato per il male. Più tardi, molto più tardi l’ho sciolta mostrandole come accudirlo, cioè ripulirlo dopo avemi inculata. Per fortuna ha questa fissa. Quando ho cominciato a lavorare per quello che mi ha addestata questa sarebbe stata una bizzarria. Ho dovuto fare un milione di pompini alla merda. Le mostro come lavarlo ed asicugarlo, poi, io, lavorando di bocca cerco e ci rieco sempre o quasi a farglielo tornare almeno barzotto. E’ quasi fuori servizio ma si può ancora farglielo rizzare anche questa volta…
Lella al mio fianco guarda impietrita quel cazzo che tra poco potrebbe entrare nel suo ventre e romperle la fica. Non lo sa che se non succede questa sera, e non lo credo, capiterà presto. Ho ben presente la meraviglia di lui nel trovarsi davanti una strafica del genere, se la sarebbe fatta presto, ma non possiamo tenerla contro la sua volontà, scapperebbe alla prima occasione. Insieme la piegheremo un poco per volta, e Lui la farà innamorare. Io sento le viscere torcersi per la gelosia, letteralmente brucio.
Abbandoneremo la villetta quando Lella sarà se non pronta, almeno sulla buona strada. Anche l’altra casa è appartata ed offre le sue comodità ma non quanto questa, Lui non vuole che ci si lavori la, che riceva clienti. Nei giorni successivi Lella piange spesso tra le mie braccia, confusa, sottomessa ma incerta. Quando Lui viene ed andiamo a letto, legata alla testata distoglie il viso, chiude gli occhi, non vuol vedermi mentre inghiotto la sua sborra o mi chiava o lo prendo nel sedere. E’ il mio Padrone come io lo sono per te, le dico spesso. Lo amo come tu ami me. Non posso e non voglio negargli il mio corpo come tu non puoi negarmi il tuo. La teniamo con noi sempre. Oggi però, mentre Lui mi trapanava il sedere Lella ha teso la mano prendendo la mia che tenevo un poco discosta dal corpo. L’ho stretta sorridendole. Ormai mi affianca sempre quando lo accudiamo, cioè dopo che l’ho preso nel culo. E’ lei a lavarlo ed asciugarlo. Poi io lo coccolo un poco, lo succhio, lo prendo bene in bocca per richiamarlo in vita. Oggi io, per ordine del Padone, dovevo uscire. Mentre mi vesto di fretta, schiava Lella lo ha lavato ed asciugato come ormai consueto. Padrone, se devo uscire subito fatevi finire da lei. Mi ha raccontato la sera che non ha protestato e lo ha coccolato succhiandolo discretamente bene da dilettante volonterosa. Ha esitato un poco, poi, chiusi gli occhi, lo ha preso in bocca. Non ci sa fare ma imparerà. Sei sicura, prosegue, che non l’abbia mai preso neanche dietro? Gli uomini! Se una lo prende in culo, i muscoli, le prime volte si oppongono, fanno resistenza istintivamente. Sono stati fatti per un lavoro diverso. Quando impari a prenderlo ‘a bottega’, impari anche a non opporti, a rilassarti anzi ad allargarti se mai è possibile; eviti il dolore e talvolta, col tempo, ti potrà piacere. Diventa anche questo quasi istintivo. Le ho ficcato un dito dentro il primo giorno e ne sono certa. Non posso dire che non sia mai successo, non lo si può mai dire, ma di certo non tanto spesso da farlo abituare e ti abitui in fretta. Da quel pomeriggio ce la portiamo sempre a letto e se lo succhia lei tutte le volte che serve. Una coltellata, per me, ogni volta. Da quella sera mi succhia e mi slingua il buchetto dietro prima che lui lo lo usi. Poi lo accudisce, lo fa rizzare. Compunta aspetta attenta e pronta ad intervenire nel caso serva di nuovo, la troietta. Ormai è un gioco a tre in cui ogni parvenza di sottomissione nei miei confronti sbiadisce. Lui comincia a darle ordini, a carezzarla a dire che è bella, intelligente, me la presti? Finge sia uno scherzo. Le solite cose. Quando la abbraccia e la attira a se con l’evidente determinazione a scoparsela per la prima volta nonostante la paura di lei, esco dalla camera. Anche noi puttane abbiamo un minimo di decenza. In questo momento deve stare sola con lui. Aspetto fuori dalla porta, ma non sento proteste. Sotto sotto ci speravo. Ormai ci scopa a turno, anzi lei più spesso di me. Io servo per dargli il culo che sempre gli piace da morire. Lo chiama Padrone ed ha smesso di chiamarmi Signora. Signora Lina quando va bene, amore quando siamo sole e facciamo l’amore, raramente.
Pensi di poter usare con lei quei tuoi aggegi? Certamente, le faranno male all’inizio ma imparerà. Si riferisce ai ‘tutori’. Un ‘regalo’ di anni fa, del pazzo che mi faceva fare i miei bisogni in pubblico, in giardino davanti ad amici ed amiche che poi mi ‘facevano’; quando son passata da un padrone all’altro, venduta, regalata, persa a carte, di nuovo venduta, me li sono portati appresso. Avevo cominciato ad imparare ad usare il primo dei cinque e sto finendo di usare il numero due. Ringrazio il cielo. E’ faticoso, mi avrebbero però rotto il culo parecchie volte in questi due anni soltanto se da anni non li avessi usati per allargarmelo e renderlo più elastico. Il primo sarebbe stato Padron Sergio a rompermelo, ce l’ha non molto lungo ma grosso e gli piace piantartelo dentro a freddo. Si è molto meravigliato non sia successo ed ha voluto sapere come mai avessi un culo così ben fatto.Da dove vengano non lo so. Si possono regolare tutti dall’ uno al dieci. Il primo è un cazzo di dimensioni mediopiccole. Devi stringere lo sfintere del culo fin quando si stringe fa tic, poi si rigonfia da solo e ti dilata oltre le dimensioni iniziali, dilatandoti e facendoti male, le prime volte anzi quasi ti spacca. Fa tac e devi sringerlo e rimpicciolirlo di nuovo. Ti dilata e ti rinforza la muscolatura degli sfinteri del culo. Ho impiegato anni ad arrivare al nove del secondo. Con il quinto sembra quasi un paracarro.
Quasi si ribella la prima volta. E’ la scusa buona per darle una ripassata con lo sverzino e farle conoscere il caro vecchio ‘due’, lo sverzino numero due. Lo considero un ottimo argomento dialettico. Vale più lui come argomento per convicere qualcuno che tutti i dicorsi di Cicerone e Demostene messi assieme. Quasi si ribella anche le altre volte e le presento il Tre. Pochi colpi con lo sverzino numero tre e me la ritrovo tremante e fremente tra le brccia. Piange e piango anche io. Ticchetta però che è un piacere. Lo infila nel culo al mattino e lo tiene per ore. Ho sbagliato a regolare il suo, l’ho messo quasi a metà. E’ difficile, ma alla fine ci riesce. Camminiamo per le stradine attorno a casa per ore, facciamo tic tac entrambe. Il Padrone è via di nuovo e prima di partire ha messo le cose in chiaro. Lella che stava mettendo su qualche aria perchè anche lei è la sua amante e lo chiama ormai Padrone, sa che mi deve ubbidire e mi ubbidisce. Siamo amiche ed un poco d’altro. Faccio qualche marchetta e non lo nascondo. Dirglielo fa parte dell’addestramento. Mi è comunque cara anche se ormai siamo solo o quasi solo amiche. Pensi che farà lavorare anche me? Domanda scema, le dico. Hai voluto la bicicletta? Pedala. Ti sei innamorata di lui ed adesso scopi con lui. Scoperemo tutte e due per lui, sorellima. Per la prima volta quindi le dico fuori dai denti cosa la aspetta. Stiamo passeggiando, qui ci sono due o tre buoni clienti cara. Gente che non salutiamo se li incontriamo, ma farti vedere è una ottima pubblicità. Giriamo parecchio, in ore diverse secondo dove andiamo, qualche volta in macchina qualche volta in treno. Due volte, con prudeza ed in posti diversi siamo state accostate da due clienti cui ho presentato Lella, una cara amica, dico. Non vado oltre. Lei non dice niente finchè non siamo in macchina per tornare al paesello dopo il secondo incontro. E’ vecchio, anche quello dell’altro giorno era vecchio, tu, vai con loro? Si, ci vado e ci andre più spesso di quello che invece mi cerchino loro. Sono vecchi ma pieni di soldi. In genere invece i ventenni di quattrini non ne hanno, non abbastanza. Per ora hai il sedere vergine, ringrazia che ho supplicato il Padrone di avere pazienza, che ti prepari. Ti farà meno male e poi ti piacerà. A te piace? Col Padrone si, se non esagera però. Ma sono più avanti di te. Comunque domani cominci con il tutore più grosso. Sarà faticoso i primi giorni. Mi duole tutto anche con questo, non potrei stare a riposo qualche giorno? Sarebbe peggio, dammi retta. Non voglio. Non rispondo ma a casa riprendo l’argomento. Le do cioè una bella battuta. Diciamo una ventina di colpi di sverzino. Prima però ho pulito il tutore che ho usato io fino ad oggi e glie lo ficco in culo. Con la vasellina. Cammina avanti ed indietro per casa, camminiamo insieme e mi maledico. Io mi sono messa il tre. Vorrei smettere ma mi vergogno. Alla fine c’è il primo tic suo e poco dopo il mio. Nel suo il contacolpi è rotto, ma lei fa tic tac lo stesso, non è una bugiarda. Io impiegavo mesi per salire di un numero, ma non c’era nessuno a ‘convincermi’ se non all’inizio. In un mese passa al livello cinque. Io al livello quattro, ma il suo è più usato. Quando il Padrone torna gli dici che sono stata brava, che sono a metà del secondo? No, al padrone non interessa come, gli interesserà e gli piacerà che tu abbia un sederino a punta. Cosa vuol dire? Non lo so, chiedilo a lui, e rido. Ti ho spiegato come fare in teoria a farlo godere col sederino senza sentire male. Non troppo male, se non fa il figlio di puttana e se tu sei ben preparata e fai quello che devi. A te piace? Certe volte ci godo col culo, ma raramente e solo con uno che mi vada bene. Oh, il Padrone…si blocca di colpo.. Lo so piccola che il Nostro Padrone ti piace. Non sei arrabbiata? E perchè mai? Sei la mia sorellina, non ricordi? E farà lavorare anche me da subito? Da subito proprio, no, non credo. La porto in treno a vedere come vivono e lavorano alcune ‘colleghe’ più disgraziate di noi. Viette tortuose e nascoste dell’angiporto in cui sostano sole o a gruppetti per vendersi per quattro soldi, sempre allerta per scappare all’arrivo del Cellulare della polizia. Una riceve uno sberlone dal suo magnaccia nell’indifferenza delle altre. Vedi, quelle non hanno un uomo come si deve, come il nostro. Non vado oltre. Leggo sul suo viso l’orrore per quello che abbiamo sotto gli occhi e la guido fuori da quell’inferno, un caso, ma il peggio del peggio che abbia mai visto da queste parti. Siamo in discreto anticipo sull’orario del treno che ci riporterà al paese, a casa, abbastanza in anticipo da poter mangiare un boccone. Entriamo in una friggitoria che conosco. Tavoli di legno senza tovaglia e tovaglioli di carta, ma ci si mangia, e molto ben curati, vecchi piatti, leccornie, della cucina di qui, ormai quasi scomparsa. E’ frequentato anche da altre colleghe che dopo una occhiata badano ai fatti loro. Quasi tutte più vecchie di me, spesso sfatte, in abiti sgargianti e di pessimo gusto. Mangiamo molto bene spendendo poco ed il padrone è l’unico ad aver capito che alla fine, sotto abiti migliori, stava un’altra puttana che aveva fatto fortuna.
Vorrei dirgli che poi non ho fatto così tanta fortuna. Il treno è quasi vuoto ed il nostro scompartimento dopo un paio di fermate ospita solo noi due, ma Lella non fiata, è pensierosa, ancora sconvolta ed io la lascio stare, la lascio a crogiolarsi nelle sue nere fantasticherie. Solo ore più tardi, a casa, già a letto, svegliandomi verso mezzanotte, m’accorgo che non dorme. Che c’è, non hai digerito? So benissimo cosa abbia sullo stomaco e dopo una tisana ne parliamo a lungo. Vorrebbe sapere come ho cominciato io, vorrebbe le raccontassi di me cose che neppure Padron Sergio conosce. Meno il can per l’aia, la abbraccio. E se tu la facessi cominciare a lavorare per farmi una sorpresa quando torno? Lo aveva detto Lui prima di partire. E’ quasi un mese che è via e tra non molto dovrebbe tornare. Spero di vederlo presto, fatico a mandare avanti la baracca con i pochi soldi che guadagno e tra poco c’è anche il mutuo. Lella ormai è a conoscenza delle mie marchette, mi coccola come una sorella dopo un lavoro ‘speciale’. Ho esagerato parecchio, ho fatto scena, ma di segni addosso ne avevo molti. Anche questo deve imparare. Non dovranno essere una sorpresa le marchette speciali. Ormai fai tic tac come un orologino, le dico una volta. Il Padrone…mi zittisce, pensi che il Padrone si incazza se vengo a lavorare con te? Se un cliente paga per essere il primo, dietro? Ci penso su o meglio fingo di pensarci. A dir la verità con Padron Sergio avevamo, un poco per gioco ed un poco sul serio, scelto il primo cliente per tutto e le tariffe per ogni singola prestazione. Solo una cosa ci trattiene. Non sa fare i pompini, non da professionista almeno, oltre al fatto che Lui ci tiene ad essere il primo ad farle il culo. Ma ci saresti anche tu con me? Da sola, io, non so se avrei il coraggio. Non so, rispondo pensierosa. In effetti la cosa è possibile, non è la prima volta che aggancio un vecchio cliente, ma per me, non per la sorellina novizia, è diverso. Con il Padrone ne avevamo parlato, ma per scherzo o quasi, immaginando tutto, fantasticando sulla cifra folle che ne avremmo chiesta. Girati, le dico. Intravvedo il luccichio degli occhi nella poca luce della notte, resta immobile poi si mette a pancia in giù. Altre volte le ho infilato un dito nel sedere per controllare i suoi progressi con il tutore. Questa volta te ne ficco dentro due di dita e vediamo. Niente gel, mi faccio succhiare le dita, imito una situazione reale, il cazzo di un cliente, un cazzo neanche troppo grosso a dire il vero, bagnato della saliva di lei. Fatico ad entrare, è tutta irrigidita. Su, spingi tesoro altrimenti ti faccio male. Finalmente spinge e si allarga, si allarga molto bene, tanto che ho la tentazione di ficcarle nel sedere anche il terzo dito, ma prima che possa farlo stringe con forza, certo, non me le stritola le dita ma lo stesso stringe molto forte, poi di nuovo si allarga, ripetendosi due o tre volte. Non male, sorellina, anzi, molto bene il problema è che non sei abbastanza brava con i pompini. Comunque te la senti di prenderti dentro un’altro dito? Esita un poco. Prova, se mi fa troppo male te lo dico. Si lamenta un poco ma alla fine ha indice, medio ed anulare nel culo fin dove riesco ad entrare, nella parte comunque più difficile, quella che duole quando ti inculano. Lei è contenta ed io entusiasta. Adesso vado a lavarmi la mano e domani cominciamo a cercare…no meglio prima decidere cosa chiedere e vedere di sceglierti i clienti adatti. Non credere sia poi così semplice. Sei tu la sorella maggiore, farò tutto quello che dici, anche se ho una paura boia. Da domani faccio marchette anch’io per Padron Sergio per il tuo amante. Mi guarda un attimo distogliendo subito gli occhi. Rido, sei una sciocca, non è il mio amante, è il nostro uomo, e lo amiamo tutte e due, continua Lella. Si, certo, lo amiamo. Però sono un poco seccata, per la prima volta mi ha chiamata per nome, Lina. Scuoto le spalle, doveva capitare prima o poi. Per qualche giorno pensiamo e parliamo solo di vestiti, pettinature e trucco. Vorrebbe truccarsi e vestirsi con abiti che la invecchiano, non capisce che ai nostri clienti la gioventù piace da morire. Pagano di più per farsi una ragazzina.
Parrucchiere ed estetista con lunghe discussioni sul pelo rosso che le si inanella sul pube, una visita ancora più lunga nel ‘budello’ dove tutte le boutiques hanno resti di magazzino che vendono ben volentieri. Il risultato finale soddisfa anche lei, sembra un poco più giovane, non molto, ma quel poco che serve ad instillare il dubbio sulla sua età. Mi ero abituata ad avercela attorno nuda perlopiù o con una vestaglia, almeno in casa. Fuori era diverso ma i vestiti che indossava non erano granchè. Di nuovo mi accorgo che è bella, bellissima. La giornata è bella, è uscito un sole che scalda. Caricati gli acquisti in macchina percorriamo il lungomare, mangiamo un panino, siamo quasi senza soldi, e sediamo su una panchina. Chiudo gli occhi con il viso rivolto al sole mentre Lella va a comprarsi un gelato. Percepisco qualcuno che siede sulla mia panchina, apro gli occhi e mi meraviglio nel riconoscerlo. Aspetto sia lui a salutare. Un uomo sui cinquant’anni, ne brutto ne bello, con addosso un completo normalissimo ed il colletto della camicia slacciato, la cravatta allentata.
E’ graziosa la ragazza che è con te. E’ più che graziosa, è molto bella, replico. Lella si è seduta sul basso muretto una decina di passi più avanti, tiene le gambe accavallatre, legge qualcosa mentre lecca con grazia il gelato. Si, ammette il mio vicino, è veramente bella, è…è una tua..collega? Quanti anni ha? Mi accorgo che frigge, non gli piace stare con me su questa panchina in bella vista, non è uno qualsiasi, anzi, ma Lella lo attira, ne sembra ammaliato. Non so come raccontarle tutto in poche parole, gli dico, ecco, sia pur di poco ma è grande abbastanza, ma non è ancora una collega, non ha mai lavorato e non sono pronta a portarla ad un incontro, deve imparare ancora molte cose. Scorgo la meraviglia e se è disposto lui a farsi vedere con me, figuriamoci io. Non ha mai lavorato, mai. Ancora non ci sa proprio fare con la bocca, è volgare esprimersi così, lo so, ma penso non voglia stare qui a farsi vedere con me troppo tempo.Dimenticavo, ha il culetto ancora vergine. Lella sembra quasi recitare la parte di una brava ed educata ragazza di buona famiglia. Si pulisce la bocca e le dita col fazzolettino di carta che getta nel cestino passando la linguetta rosa sulle labbra. Chiude e ripone il libro che sta leggendo ed aveva poggiato sul muretto accanto a se, si alza riordinando delle invisibili pieghe della gonna per poi guardare verso di noi. Si ferma, sembra pensarci un attimo poi si avvicina col viso atteggiato ad un educato sorriso. Dimenticavo, parla anche lei tre lingue.

E’ vecchio anche lui ma non come gli altri, è un bell’uomo la contraddico, ed è pieno di soldi, una persona importante e non è mai avaro. Non le dico che ama anche sentire qualche gridolino, ma non in questo caso. Ci chiamerà sul cellulare speciale tra le cinque e le sei. Perché non hai contrattato subito? Quanto chiederai o hai già discusso di soldi? Calma piccola. Siamo in macchina e siamo appena partite. Devo pensarci su. Ma perchè aveva tanta fretta, a me poi sembrava avesse quasi paura. Aveva paura, le dico. Ma perchè, ti conoscono in questo posto? Lui mi conosce e potrebbero conoscermi altri, e farci vedere insieme non gli gioverebbe forse. Non vorrebbe dire niente ma non si sa mai, la sua è prudenza. E’ tanta la prudenza o la paura che una telefonata non basta, non basta la seconda e serve un incontro, di mattina presto, in collina. Alla fine ci mettiamo daccordo su tutto, condizioni e tariffe.

Sono tanti soldi dice Lella, non ti pagheranno così tanto le volte successive putroppo, rispondo, perchè non deve farsi troppe illusioni. Saranno in tre. Lui e due suoi amici. Ma ci sarai anche tu, non è vero? Si e no. Mi guarda allarmata, ma lo avevi promesso! Ci sarò, ma nella stanza accanto, in compagnia di quello che paga, quello che abbiamo visto. Non ne è entusiasta. Il cliente mi ha fatto mille raccomandazioni, quei due sono importanti per lui, deve fare bella figura. Rigiro a Lella quelle sue raccomandazioni ed altre ancora, mie. Lui ha promesso di raccomandare agli ospite un poco di riguardo e di dolcezza, è una bambina alle prime esperienze, gli ho detto. Con me, dice, potranno essere un poco meno riguardosi. Lo ammazzerei lo stronzo presuntuoso.
Quella sera la coccolo un poco e le faccio prendere qualche goccia di sonnifero, quanto basta a farla dormire fino a metà mattina. Poi una lunga preparazione, il percorso in auto su quelle dannate strade sterrate e la vecchia casa. Ci sono già stata tre volte, sola col cliente però. Se l’esterno è uno sfacelo. L’interno, almeno una parte, è stata restaurata e ben arredata. Parcheggio ad una certa distanza ed il cliente sta aspettandoci. Da come la guarda direi che si farebbe Lella seduta stante ma si limita a qualche complimento: è un gentiluomo. Qualche minuto dopo siamo all’ingresso, entriamo. Guardo Lella, è un poco pallida, certo emozionata. Ero emozionata io quando l’ho data via la prima volta a pagamento? Non so, non ricordo con chi, dove, quando esattamente.
Lella è un poco fuori e cerco di farla calmare, cosa non facile alla sua prima uscita da puttana. Padron Sergio ha esitato quando al telefono l’ho informato. Sapendo poi chi sia il cliente e quanto paghi, ha accettato al volo. Parecchi soldi ed un cliente importante che sembrava essersi dimenticato di me. I suoi due amici, stranieri coi quali ha rapporti d’affari, si faranno Boccuccia di fata, il cliente si scopa me. Ha comprato uno sverzino e vorrebe provarlo, con me. Tutto compreso nel prezzo. Una breve occhiata del Cliente alla mia compagna ed una più veloce a me, mi conosce già. E’ la prima volta che lavora e, dietro…mai. Guarda me ora e per un attimo, e me ne meraviglio, gli manca la parola. Non è da lui. Per fortuna la parola non manca a me. Non farà casini, Dottore, non è vero cara? Si, risponde Lella, anzi no, di certo non farò pasticci. Va bene, andiamo. La saletta è stata riarredata dall’ultima volta, adesso è più elegante, quasi ricercata. Due uomini, più giovani del Dottore si alzano e ci salutano quasi cerimoniosamente. Fin troppo per due puttane penso ringalluzzita. Dopo poco, ad un cenno, serviamo degli aperitivi e qualche salatino. L’atmosfera è però strana, sembrano esitanti all’inizio, poi la voglia prende il sopravvento. Il fatto che entrambe parliamo almeno discretamente la loro lingua aiuta. Aiuta la mia idea di usare il vecchio giaradischi mettendo sul piatto un vinile con vecchi ballabili lenti, ricordi i miei di un periodo passato in un vero e proprio bordello sia pur illegale. Si facevano ballare i clienti e ci strusciavamo su di loro per cercare di fargli venire subito voglia e per farli scegliere più in fretta. Scegliere noi ovviamente. Eravamo pagate a ‘passaggio’, ed il tempo valeva oro. Dopo un attimo siamo entrambe strette dai due Ospiti che ci palpano ben bene. Il Dottore assiste, non sembra molto interesato anche se ogni tanto sorride. Una frase che non capisco diretta al padron di casa ed il suo si, accompagnato da un ampio sorriso soddisfatto. Si ritirano con Lella dietro una porta oltre la quale vedo per un attimo un gran letto a baldacchino, poi devo badare al mio di cliente e so come fare, so che è un pignolo. Man mano che si spoglia sistemo i suoi abiti, metto in pari le scarpe con i calzini appoggiati sopra. Poi mi spoglio io, senza troppa fretta. So di piacergli e so cosa voglia. Spero solo non mi faccia troppo male. Lo vedo tendere le orecchie ma dall’altra stanza nessun rumore. Meglio. Ha un cazzo normale, sul grande, già barzotto e che conosco bene. Seduto sul lenzuolo steso per prima cosa appena i due se ne sono andati con la mia compagna, allarga le gambe. Sollevo lo scroto e gli stringo il cazzo con delicatezza, lo meno un poco per poi alitare sul glande scoperto. Tutti e tre sono andati in bagno da poco e di certo lui si è lavato, odora di saponetta. Molto bene. Anche noi ragazze siamo andate in bagno e fatto il necessario, compresa una candeletta in ogni buco. Sta per infilarmelo nel pancino quando deve rispondere al telefonino. Ascolta per qualche momento, poche sue parole poi toglie la comunicazione guardando l’ora. Senti Lina, io devo andare. Torno per le otto, di sicuro. Voi fino ad allora siete coperte. Intende che siamo già state pagate. Poi non so, dice. Aspetta. Bussa entrando subito, quasi senza aspettare risposta. Ne esce pochi istanti dopo. Loro restano probabilmente un paio d’ore, vedremo. Voi aspettatemi, daccordo? Faccio cenno di si. Per me va bene, pagata sono stata pagata. Aspetta, di nuovo va da loro o meglio fino alla porta. Questa volta sento, chiede se vogliano anche me e la risposta è affermativa. Mille raccomandazioni, a quei suoi…amici ci tiene, promette un pemio maggiore se…

Lella, inginocchiata a terra sta succhiando il cazzo ad uno dei due seduto sul bordo del letto, quello che ho battezzato Biondo, l’altro è un poco più scuro e guarda interessato. Ce l’ha molle e floscio, ha già scopato o che altro? Guarda me e sorride. Il biondo mi saluta con un cenno distratto ma lo capisco, sembra a buon punto. Lella invece è rossa per lo sforzo. Ha in bocca un discreto manganello. Subito dopo Scuro siede sulla poltroncina e, allargando le ginocchia mi fa posto. Dice anche quello che vuole ma non sarebbe servito. Ne ho richiamati in vita di conciati peggio e non dispero, l’unica cosa è che vorrei vedere quel che succede alle mie spalle ma sento solo i rumori, difficili da interpretare. Ho solo capito che si sono messi sul letto. Devo badare a Scuro. Non sono certo la prima puttana che si fa, penso, poi non bado che al suo cazzo, il lavoro è lavoro. Ormai è ben in tiro, me lo sta spingendo in gola od almeno ci prova, Ci sa fare tanto che ci riesce almeno un poco e gli basta. La tua amica deve imparare, Tu invece molto brava. Arretro abbastanza per permettergi di alzarsi. Per fortuna gli è bastato un assaggio, non è piccolo anche se neppure immenso, ma ha un fungo notevole in proporzione al resto dell’asta. Io ho perso, mio amico ha vinto, io chiavato davanti lui adesso chiava sedere. Guardiamo? E’ quello che voglio, magari per andarle in aiuto se serve. Stesa sul fianco vedo poco, ma immagino facilmente quel che succede. Il cazzo che la dilata, Le sue espressioni le vedo e dicono il resto. Ce l’ha tutto in culo e pian piano ci si abitua, il lavoro con il marchingegno è stato utile. Sono già tranquilla quando mi strizza l’occhio. Mi sta bene essere qui con Lella ma è lei la primizia che vogliono. Dopo i debiti passaggi in bagno, Biondo che la ha inculata, rimesso tra i vivi dalla mia di boccuccia se la scopa e Scuro le fa il culo. Non mi sembra poi distrutta. Io poi ho fatto ben poco. Un bicchiere di vino, qualche tramezzino, una sigaretta e ricominciano. Per fortuna niente ‘bombe’ . Anche così se lo prende in culo tre volte, eppure, sia pur lentamente sorride, diventa allegra, scherza e ‘gioca’. Ne sono orgogliosa, diventerà od anzi è già una puttana perfetta o quasi. A parte i pompini ovviamente, ma imparerà. Ma…siamo sicuri che non si siano presi qualcosa? Se no sono veri mandrilli. Un’ora più tardi, anche meno, col soccorso della nostra presenza e non solo della presenza, Lella ha succhiato a lungo tutti e due, passandomeli per la rifinitura, se non come nuovi, sono messi discretamente bene. Biondo si fa fare dalla mia intraprendete amica, la mia dolce amante che si dimostra una strafica a caccia di cazzi. Gli va sopra, cosa mai fatta con il padrone che non ama più di tanto questa posizione, gli piace dominarla una figa, e si scatena in una danza indiavolata. Bruno credo sia incerto ma decide per provare me. Grosso ma non troppo, perfetto per me che da qualche momento me lo guardo interessata, non moltissimo, ma…

La candeletta si è di certo sciolta del tutto ma qualcosa fa. Mi passa e ripassa la testa del cazzo dal buchetto del sedere alla fessura della figa per farselo diventare più duro, spinge sulla rosetta del culo, entra appena, si ritira, fa lo stesso con la fica e di nuovo si ritira, due tre volte, e poi ancora. Comincia a piacermi, so che mi sto bagnando. Dai bastardo, chiavami. SEmbra deciso per la mia fichetta. Ficcamelo tutto dentro stronzo bastardo. Dai, si, così, chiavami, non fermarti. Sono i miei pensieri di sempre con un cliente che mi piaccia. Mi piacciono raramente, ma questo almeno un poco mi piace, anzi più che un poco. No, figlio di…credevo mi chiavasse la fica ma lo ha tirato fuori, mi vuol far morire, mi ribolle, l’ho a bagnomaria, ricomincia, bè, non è che mi dispiaccia, riprova, buco di culo, figa, buco di culo, figa, buco…caccio un gridolino, non me lo aspettavo, non mi sono preparata per niente, me lo spinge dentro il sedere duro come un palo con un colpo solo lo stronzo e mi fa veramente male. Cazzo se fa male, lui ed il suo fungo, ma comincio come facendo gli esercizi, pian piano mi slargo e sono io a condurre il ballo, gli voglio fare una sega col culo. faticoso e riservato a clienti d’elitte. Lo strizzo forte, mi rilasso per poi di nuovo stringere i muscoli ben bene e direi non gli dia fastidio. Quando credo stia per venire gli dico di fermarsi e stranamente, quasi nessuno mi dà retta mai, si ferma. Dai riprova. Non deve avere ormai nei coglioni molto da darmi ma quello che ha me lo dà a suo tempo, molto dopo, fino all’ultima goccia. Ho il culo rovente e soddisfatto. Anche lui è veramente soddisfatto. Non ho goduto però e volevo godere, stavo per godere prima quando mi stava chiavando, bastardo, penso, ma anche un ottimo bastardo, con un cazzo mica male e quando la dai via a pagamento non puoi pretendere anche di avere un orgasmo o qualcosa di simile. Va già bene se non ti fanno schifo. Mi riprendo e guardo a destra. Il biondo tiene Lella stretta stretta, per un attimo penso abbia il cazzo del biondo nel culo, invece si scosta, si muove, libera, dal cazzo di lui almeno, che invece le strizza le tette. Non sembra le faccia male anche se di tanto in tanto si morde le labbra, poi mi guarda e mi fa gli occhiacci. Che cazzo vuol dire?

Ci laviamo, tra poco il Cliente dovrebbe arrivare, anzi dovrebbe essere già qui. E se non viene? Chiede Lella. Amen. La macchina non è distante ed a casa ci so arrivare. Ed il supplemento? Ci ha promesso un supplemento se li trattavamo bene, molto bene. Non lo vado certo ad infastidire per questo. Lascio sia lui a cercarci, faccio bella figura e chissà che non ci facciamo un’altra marchetta, la fai tu da sola, magari. E no, da sola no. E perchè mai? Lo so che che prima o poi devo cominciare ma almeno un altro, con te. Non si lamenta, non fa manfrine, oggi si è guadagnata, anzi ha guadagnato per il nostro uomo, magnaccia o Padrone che sia, parecchi soldi. La guardo, è bella e vorrei… Ed invece eccolo qui. Soddisfatto per qualcosa direi, cazzi suoi. Ed adesso? Zampettiamo sugli zoccoli in sala. Lui luma la piccola, poi mi accarezza le tette. a me sta bene, non ho faticato molto anzi, quasi mi è piaciuto, ma non lo dico. Io sono libero per qualche ora, e voi? Mi fissa negli occhi, vuole lei, penso e lei è stanca, sarebbe forse troppo. Anche se non ho sentito piagnistei, niente più che qualche no, fai piano, per piacere…fermati un attimo, non ha protestato quanto mi potesi aspettare nè durante nè dopo, sola con me, di certo deve essere però inguaiata forte, almeno nel sederino. Le ho infilato una candeletta in fica ed una supposta dietro e mi ha ringraziata. Ci permette un attimo? Al suo assenso un poco perplesso ne parlo con lei, lui ci ha lasciate sole. Mi fa male dappertutto, ma si posso, quanto ci dà in più? Benissimo, la bambina è venale quanto serve, il Padrone ne sarà molto contento. Lei è stanca, dolorante comunque accetta. Lui è’ un uomo di mondo, prevenendo la mia domanda propone una cifra più che ragguardevole. Inginocchiata sul divano Lella porge le pregevoli terga al cazzo notevole ma non fuori misura di lui, appropriatamente eccitato sempre da Lella con un lecca lecca di qualche pregio, sta imparando. Niente creme, a lui e purtroppo a molti non piacciono. Fai un po’ di scena le ho detto, ma senza esagerare. E’ lui che un poco esagera con lei, temo quasi la sfondi. Esagera anche quando vuole me, dopo un intervallo rilassante passato mangiando i tramezzini ed i panini un poco rinsecchiti di stamane. Mi vuole e mi scopa dopo aver usato lo sverzino. Solo una dozzina di colpi, mentre Lella mi tiene le mani. Gli piace sentire qualche gridolino ed un poco grido, Lo spiego a Lella già verso la macchina. In realtà fa male ma solo un poco, lo sai. Cazzo se lo so. Uno schiaffo secco. E’ da parecchio che non la batto e stasera se lo è meritato lo schiaffo, niente volgarità le dico, lo sai. In realtà avevo deciso già ieri di farle sbassare le arie nel caso servisse. Non deve montarsi la tesata, non deve pensare che far la mignotta con me sia solo rose e fiori. A letto facciamo pace. Niente sesso però, ne abbiamo avuto abbastanza tutte e due. Domani parlerò col padrone della faccenda dei due. Lella gli è piaciuta da morire e pure io gli son piaciuta. Volevano il nostro telefono che ho negato. Era tardi e non c’era modo di fare un discorso serio col Cliente in arrivo e loro che dovevano andarsene ed in fretta. Scuro mi ha dato un suo numero, un nome e ci siamo messi daccordo su quando chiamarlo.

Lina dorme beata, la stronza; io invece non riesco a prendere sonno…piace al padrone che preferisce scopare più con lei che con me. Ormai però scopa anche me e alla grande…è in gamba però come padrona e non è una stronza a dire la verità, non molto almeno… quando non si incazza o mi picchia. Ormai però ho imparato cosa vuole, non capita più, non molto spesso. A l’ inizio non lo avevo creduto possibile ma qui, tutto sommato ci sto bene. Mi piace tutto, stare con lei, Lina, quello che mangiamo, come viviamo sopratutto quando siamo sole, uscire o stare a casa secondo quel che ci salta, ed anche fare l’ amore con lei. Con Lui è diverso, non posso evitare di averne un poco paura ma a letto mi piace, dio se mi piace. Con le donne, prima, non mi piaceva per niente, era molto peggio che con gli uomini, ma con Lina… anche con lei è bello, ma si, va tutto bene. Persino fare marchette… Insomma, ieri, se non mi è piaciuto, neppure mi ha fatto schifo, non più di tanto, e neppure farmi rompere il culo, fa parte del pacchetto regalo…prendere o lasciare. Mi hanno fatto male ieri ma temevo peggio, avevo paura che fosse doloroso come quando son stata sverginata di nuovo, davanti, da Lui; loro non lo sanno ma di cazzi ne ho già presi una infinità prima di venire qua, anche in culo…dappertutto. Dopo la prima volta…cazzo se mi ha fatto male, era la seconda volta che venivo sverginata ma lo so solo io…guai se scoprono che li ho presi per il culo…quello che veramente mi piace è scopare con Lui. E’ stata una scoperta entusiasmante. Le carezze che mi fanno bagnare…ed i baci sulla bocca e da lei anche tra le gambe. Le carezze, non sapevo potessero essere così diabolicamente belle…vanno dappertutto…e poi allargo le gambe appena vedo che Lina vuole leccarmela o che lui vuole chiavarmi…e lo sento entrare, prepotente anche, da padrone, e mi sento prendere come donna…si, mi fa sentire donna e mi piace. Prima non scopavo, mi facevo fare con un sorriso scemo stampato sulla faccia altrimenti erano botte, prima dal maschio del momento e poi da quella vecchia stronza che era la peggiore di tutti. Pensavo ad altro mentre quelli mi sudavano e sbavavano sopra. Sergio, il padrone, invece… Non uno dei vermi smidollati e presuntuosi, gli amici della vecchia stronza insomma. Un vero uomo. Se non il primo, certo uno dei pochissimi, un paio tra quelli con i quali per anni sono stata obbligata ad essere ‘gentile’: chiavare, far pompini, leccare fighe sporche e prendermeli in culo. Già, dovevo prendermeli in culo e poi in bocca. E dovevo anche sorridere, altrimenti si incazzavano e lo dicevano a lei. Mentre con questi, clienti compresi…me lo hanno messo nel culo ieri ma le regole sono diverse. Se ce lo mettono nel culo poi glie lo laviamo ben bene e lo stesso vale anche con Lui. Anzi, la regola la ha fatta Lui. I clienti di ieri non sono stati male…e loro due, anche se dicono di essere i miei padroni…si, mi piacciono sempre più. Mi piace stare qui con lei e con lui. Ancora bella Lina, nonostante gli anni che sono comunque molto meno…si, penso siano meno della metà degli anni dell’ altra che era una vecchia, ma proprio vecchia, tutta grinze…sapeva di vecchia, di stantio, da schifo insomma.

Accorgermene, vedere che questi due sono molto meglio…è stata una splendida sorpresa. Lui poi lo sento…non il mio padrone ma un poco il mio uomo ed io un poco la sua donna. Mi piace questa sensazione anche se non la capisco bene e so che non potrà durare. Ma finché dura…Una delle sue due donne? Va bene anche così. So che posso andarmene in qualsiasi momento…e non averne voglia… è proprio bello. Padron Sergio, sorrido dentro di me, padron Sergio, certo non sarà mai il mio Padrone…ma per adesso… il mio uomo…ed una macchina per fottere, vado quasi fuori di testa con lui e non mi era mai capitato. Non è che capiti sempre neanche con lui e qualche volta è eccessivamente duro, ti sventra quasi, te lo spinge anche in gola duro duro…fa male ma…anche così…Che l’ altra vada a dar via il culo, mi aspetti pure, se pensa che voglia tornare con lei…a prendere botte gratis e scopare i suoi amanti, lesbicare con le sue amiche…vadano a farsi fottere lei e loro.

Certo che mi ha fatto fare un lavoro egregio in quella clinica, mi hanno ricucita alla perfezione davanti e dietro ed alla perfezione io ho recitato con questi due, padroni od amici non importa un cazzo, la parte della verginella. Ci sono cascati in pieno anche perché sono giovane. Credo che persino si siano innamorati di me, almeno un poco, anche se certo fingono e fingono alla grande. Vogliono una da far lavorare come puttana, più o meno come la vecchia stronza, solo che con Lina e lui è diverso e farò la puttana, fin che serve almeno. E poi, puttana lo sono da sempre.

Lina si gira nel sonno ma non si sveglia. Meglio. Un salto in bagno, piano per non svegliarla. Sono questi i momenti che da sempre preferisco, i pochi momenti miei, seduta sul cesso. Persino sentire il culo che brucia mi piace, mi fa sentire libera dal peso di sempre. Libera! Mi sono fatta inculare perché lo volevo io, mi sono fatta scopare e ho fatto dei ricchi pompini perché mi stava bene farlo. Mi faceva male e godevo nel farlo. Sbagliato dire che godevo, ecco, mi piaceva, ero contenta anche di quello, di fare marchette. Mi sentivo libera, sono libera!

Avevo risposto a Lina solo per passare il tempo dopo l’ ultima operazione, da l’ altra parte del mondo, poi ho pensato fosse una possibilità ma avevo paura, un salto nel buio e senza rete. La ho cercata io quando sono stata pronta ma avevo il tempo contato, dovevo decidermi in fretta, mai più avrei avuta un’ altra occasione del genere. Restare per sempre con Armandina, la Signora Armandina oppure filarmela…e con qualche soldo da parte. Quando ha trovato la cassaforte vuota…immagino la faccia…Doveva mandare dei soldi all’ estero come capitava spesso, una cifra grossa ma non immensa per lei, ma avara come è…poi le deve bruciare che sia scappata. Mi trattava come una merda, mi considerava una cosa sua, ero in effetti una cosa sua e ne godeva quella troia. Lei ne godeva…io no. Per i documenti nessun problema e Madame non ha mai saputo niente di mia sorella. Di certo, lui, i miei documenti li ha già controllati e se non ha detto niente…va tutto bene.

Pensavo di restare nascosta qualche settimana soltanto, forse di più, un mese, ma non avevo ancora deciso, aspettavo di vedere…penso sia meglio se resto al sicuro per più tempo, fino a quando posso, fin quando la troia non si sarà messa il cuore in pace. O dio, in pace non se lo metterà mai il cuore, ed è cattiva come il veleno…vendicativa…se mi ritrova son dolori, mi manda in un bordello in Africa od in sud America come ogni tanto minacciava ridendo. Io ridevo meno, avevo paura. Lina mi fa ridere sul serio, si considera una dura ed una specie di martire, il suo primo uomo le ha rotto la figa ed il culo che era giovane. Io ero più giovane di lei quando ci son cascata, mi hanno presa…Lina poi con la frusta sa fare male, ma sapesse quanto ho gridato e pianto io in tutti questi anni…era una specialista nel farti gridare, le piaceva farmi male…pochi sanno di quella clinica, specialisti nel rappezzare culi rotti e fighe slabbrate ed i soldi sono al sicuro e mi rendono pure …devo solo una volta l’ anno farmi viva…due righe bastano e, se resto con questi qualche tempo, la Padrona forse si stufa di farmi cercare.

Questi pensieri mi frullano per la testa da giorni, sempre diversi, ma sto cominciando ad essere più serena. Più serena ma incapace di pensare ad altro, timorosa di sbagliare, sarebbe un disastro. Madame cercherà una ragazza di due anni più giovane, con nome e cognome diversi…se controlla a fondo i conti e vede che la ho fregata alla grande…si, vorrei vedere la sua faccia, la faccia di una vecchi rugosa che si torce per la rabbia di essere stata fregata dalla sua ragazzina formato schiava, quella sempre silenziosa ed ubbidiente assolutamente in tutto. Immagino le urla di rabbia…Dovrà prendersi una tripla razione di gocce per il cuore, altrimenti crepa di certo di infarto. Sarebbe una ottima soluzione se crepasse. Una punizione perfetta ed un poco ci spero. Che crepi. Penso al terrore…ero più giovane di Lina al tempo in cui il ‘bravo giovane’ le faceva rosso il culo per poi romperglielo…e la vecchia troia, già stufa di me, alla stronza piaceva cambiare spesso i suoi giocattoli, aveva cominciato a darmi in ‘premio’ a qualche suo amante, stronzi anche loro, li pagava…od a qualche suo collaboratore, i più fidati…la troia. Divertitevi pure diceva…La ho odiata dalla prima volta che la ho vista e si è fatta leccare la figa. Non potevo scappare, una battuta preventiva…siccome non ero abbastanza ‘volonterosa’, mi ha pestata, mi ha fatta gonfia di sberle per poi usare di nuovo la frusta. Tutto in pochi minuti, un’ ora al massimo. Le botte che ricevo qui…non sono niente e fare l’ amore con Lina mi piace. L’ altra la dovevo far godere mentre Lina fa godere anche me..e scopare con lui è splendido. La prima volta no, non del tutto almeno. Mi ha sverginata di nuovo e, secondo me è stato peggio, molto più doloroso della vera prima volta. La prima volta con un uomo. Quasi non ricordo niente…male, paura…Sparuta, magrolina e terrorizzata. Vedevo quell’ omone in tiro che mi avrebbe rotta, sarei morta, ne ero certa. Rotta mi ha rotta… Ed adesso, qualche giorno fa, lui mi ha sverginata per la seconda volta, facendomi un male del diavolo. I dottori mi avevano avvertita però e me lo aspettavo. Non ho dovuto fingere che mi facesse male. Adesso posso anche smettere di fingermi completamente inesperta nel fare pompini, si, fingerò di imparare in fretta…Ne ho fatti centinaia di pompini. Strano, non ricordo più il primo pompino e neppure quando lei mi ha ficcato su per il sedere un palo di legno. Ricordo altre volte…la stessa cosa, lo stesso paletto…non la prima volta però. Per le prime volte mi legava alla cuccia…Poi…’i suoi amici’. Se uno aveva fatto un buon lavoro gli dovevo fare un pompino in premio, se il premio doveva essere maggiore…c’ ero sempre io, così risparmiava i soldi. Ed era molta la gente che lavorava per lei…Ho preso centinaia di cazzi davanti e di dietro oltre che in gola.. Ormai ero sfondata dappertutto. Viva la clinica e le mani di quei chirurghi…ed ha pagato lei…tutto ha pagato, per forza, a me non ha mai permesso di maneggiare soldi…non ho avuto mai un soldo di mio…per scappare sono andata a comprarmi i vestiti con i suoi soldi ed addosso roba sua.

Adesso farò marchette per Sergio, padron Sergio. Mi piace scopare con lui, mi farò piacere persino scopare per lui finché resto…Qualche volta è persino dolce, affettuoso, delicato mentre mi prende, è bello così… Lentamente sprofondo nel sonno lasciando indietro tutto, vorrei fare l’ amore con lei, la sveglio? E’ l’ ultima cosa che penso prima di addormentarmi e la prima il mattino dopo.

Lella dorme, la ho lasciata dormire, devo andare in bagno. Ieri sera, rincasando, al solito mi sono lavata dentro e fuori, una precauzione abituale che lei segue senza obiettare sin da l’ inizio. Mi ci ha abituata Sergio alla pulizia, una pulizia quasi maniacale, fastidiosa al principio, non c’ ero abituata…e Lella…Non mi aspettavo che superasse con tanta disinvoltura, la sua prima marchetta, una marchetta con tre clienti che anche le hanno sverginato il sedere. Per fortuna le ho fatto usare i ‘tutori’ a lungo. La rompevano altrimenti. Proprio disinvolta però, quasi professionale. Se non facciamo stronzate diventerà una troia perfetta, una fabbrica di soldi. Tanto abile e furba da convincerli che fosse al primo lavoro ma sembrava le piacesse…con loro…da puttana scafata. Trovarla è stato un notevole colpo di culo. Si è innamorata di Sergio come speravamo, ma non pensavo che Sergio si innamorasse di lei. Questa non è una buona cosa, per me almeno, ma essere gelosa…ridicolo. Però… Vedremo. Con me ormai si prende troppa confidenza? Male, malissimo, inevitabile però, è così bella! Penso al cliente forestiero che mi ha dato il numero di telefono. Ha detto che viene qui da noi parecchie volte l’ anno. Potrebbe essere una buona cosa, è gente con i soldi. Vedremo, vedremo anche questo! Tanti lo dicono, solo pochi poi tornano. Ieri sera abbiamo mangiato poco e non preparo la prima colazione, solo un caffè, andremo fuori a pranzo. Ce lo siamo meritato e possiamo permettercelo con gli extra, ma no, con i soldi di Lui. Certo lui obbietterà ma poi gli passa sempre. Gli extra poi… devo darne una parte a lei, ma se poi lo dice a Sergio? Devo pensarci su. Però sa che ci sono, gli occhi li ha, e poi, lavorando insieme se anche non lo avesse capito ieri, lo capirebbe la prossima volta.

Una stanza piccola ma piacevolmente arredata, un poco ‘cocotte’ forse. Da oltre i vetri chiusi arriva il rumore del mare che molto più sotto batte sulla scogliera. A volte, se il vento è molto forte, porta la schiuma fino a quelle finestre. Non oggi però. Una donna piuttosto bella ma non giovanissima ed avvolta in una vestaglia lilla che la fascia, si volta verso la porta che sente aprire, sorride alla giovanissima donna bionda che si presenta a sua volta sorridente.

Ciao Lina, che dormita! Sei sveglia da molto? Allora sono stata brava? Mi merito un premio? Rido davanti al suo entusiasmo. Certo cara, rispondo felice e la abbraccio. E’ bella, mi piace, è anche simpatica e sono molto contenta di lei e per come si è comportata ieri al primo ‘lavoro’, tanto contenta che la stringo forte sentendola abbandonarsi contro di me, avvertendone il profumo di giovinezza. Mi stringe a sua volta ed il bacio diventa più lungo del previsto, non pensavo mi si avvinghiasse così, cercasse la mia bocca con tanto calore. Sa di pulito, di giovinezza, di felicità, ed ha le labbra morbide, dolci. Un poco ansanti ci stacchiamo. Hai qualche programma per il pomeriggio? Dio se è bella! Al diavolo il ristorante, le dico senza che possa capire. Devo spiegarmi e lei guarda fuori. Qualche giorno di sole, di tepore, ed oggi è tornato l’ inverno, dice guardandomi fissa negli occhi per un attimo. Lui non viene, è via, non è vero? No, rispondo, torna tra qualche giorno, ma con lui non si può mai sapere. E’ il padrone dice quasi con un sospiro. Però, prosegue, se per te va bene, mangerei in casa. Tace un attimo quasi esitante. E poi sono un poco stanca…con questo vento, e piove, mi riposerei volentieri un poco oggi pomeriggio…magari usciamo questa sera. Vado a lavarmi, faccio in fretta, decidi tu. Si gira, me la mangio con gli occhi nei pochi attimi prima che scompaia. Mi piace e spero di aver capito. Ha voglia di fare l’ amore con me. Ci spero almeno. Che sia stanca è naturale. Stanca e con il culetto che deve bruciare come l’ inferno…Un sederino stretto e vergine fino a ieri, sverginato, dissacrato da tre uomini arrapati…meno di un giorno fa in quella parte era vergine. La fica no, lui non ha resistito e se la è chiavata alla grande. Ne sono quasi sicura, vuole che facciamo l’ amore e anch’io la voglio e per dio la avrò e lei avrà me. Invece ci gode entrambe il nostro ‘signore e padrone’ che arriva poco dopo, mentre stiamo per sederci e mangiare un boccone.

Sono andate in confusione vedendomi arrivare, non mi avevano sentito e direi che avessero appena finito di baciarsi, erano ancora vicine, rosse in viso…molto vicine. La piccola poi sembra un poco imbarazzata. E chi se ne frega! Anzi, più la leghiamo a noi meglio è.

Sono disfatto e soddisfatto. Soddisfatto di queste due e disfatto per la scopata a tre. Non ho più venti anni. Lella è tutta gasata per aver guadagnato così tanti soldi fin dalla sua prima uscita. Siamo gasati anche Lina ed io. La mia donna si è dimostrata in gamba in tutto, con i clienti ed ora con Lella. Sorveglia la nuova troietta come un falco. Avrebbe voluto scopassi lei per prima, in premio. Di nascosto, con gli occhi, mi ha indicato l’ altra. Fanculo! Volevo avere per la prima volta il bel culetto di Lella ma è sopratutto lei, Lina, che deve sentirsi mia. Felice di lavorare per me. Un problema di equilibri interni tra loro e tra me e loro. Lella è più giovane, più bella, ma ne ha di strada da fare per valere quanto Lella. A letto, allora!
Basta dirlo.
Mi aspettano stese sul gran lettone, belle, un quadro che osservo con occhio clinico e valuto con piacere interessato. Sono soldi e tanti; anche Lina, nonostante gli anni che però dimostra solo in minima parte, è bella, arrapante. Un quadro da togliere il fiato ai clienti, e, spero, li porti a sognarsele ed aumenti in loro, voglia e generosità.
Bacio la bionda carezzandole la figa finché la sento bagnare, le sorrido… Sei un portento, piccola, poi te lo metto nel sederino, ma dobbiamo andare per grado e Lina viene prima di te come anzianità di servizio. Una frase studiata per soddisfare la Lina. Ridiamo tutti insieme. La bacio di nuovo continuando a toccarla con studiata dolcezza, lentamente. Anche se vorrei farmela subito.

So come farlo in generale e cosa piaccia a ciascuna di queste due in particolare; sono anni che faccio il pappa, ed anzi so bene sia come far godere una donna sia come menarla senza lasciare segni. Senza lasciare troppi segni, sono controproducenti per il loro lavoro ed i miei incassi. Serve equilibrio. Conosco bene il mio mestiere. Preparamela cara, dico a Lella. Non sembra spiacerle e non sembra spiacere ormai a Lina che si fa fare senza problemi o sorrisi storti. Basta poco ed è pronta, con la figa bagnata e calda, da femmina che ne ha voglia, da troia quale è in attesa del suo uomo. La fisso e lei chiude gli occhi che poi copre con l’ avambraccio e si mette in posizione: gambe aperte ed occhi che so quasi chiusi, un mezzo sorriso, il suo mezzo sorriso solito, il suo solito inarcarsi quando glie lo spingo dentro frenando un poco la mia naturale irruenza, il gemito men che sommesso di piacere che sempre emette dalla gola quando ha voglia di cazzo, del mio cazzo, e lo sente entrare in figa. Devo scoparne due quindi vado avanti con prudenza. E’ lavoro questo.

Devo evitare di venire troppo in fretta. Quello che conta in questo caso è far godere lei. Farle pensare che come pappa sono perfetto, che sono la miglior cosa che le potesse capitare, deve pensare a me come l’ unico uomo che ama e che abbia mai amato. Dovrebbe almeno…Caro, caro, si, caro…. E’ raro che lo dica e mi fa piacere, tace poi e respira un poco rumorosamente a bocca chiusa emettendo l’ aria dal naso,. Finalmente, quando temevo di dover sborrarle dentro anche l’ anima si inarca facendo forza sui talloni, gorgoglia, poi, dopo, molto dopo, si abbatte quasi senza forza. Il suo uomo la ha fatta godere come un riccio. Una sigaretta. Al mio cenno Lella di nuovo si dà da fare e Lina è di nuovo un bollore che soddisfo in poco tempo e questa volta senza problemi. Con questa è fatta. Un lavoro ben fatto. E’ a posto per un po’, tranquilla sapendo di essere amata…Un’ altra sigaretta mentre due boccucce me lo fanno rizzare di nuovo. E’ il culo di Lella che voglio. Tra un attimo me la inchiappetto per la prima volta. Lina, fammi un altro caffè. Lella intanto mi si struscia addosso come se non avesse fatto altro per tutta la vita, come se non volesse altro dalla vita. Mi va bene, cazzo che mi sta bene! Me lo prende in bocca, è barzotto, al massimo semi rigido, ma sta imparando…Si persino di bocca va meglio, sta imparando in fretta…una troia nata, istintiva, una troia fatta e finita. Con le spalle appoggiate alla testata sorseggio il caffè con due donne volonterose che si lavorano e si contendono ridendo il mio cazzo, il loro cazzo preferito. Il miglior caffè della mia vita. Poi intimo il silenzio… e se avessi il disco, dico sempre ridendo, metterei su la marcia trionfale della Aida. Ridono anche loro. Sanno cosa sto per fare, sembrano contente, sembra contenta anche la piccola che avrebbe qualche motivo per non esserlo, deve avere il culo già in fiamme.

Si, tocca a Lella ora e faccio fatica a non perdere la testa. Voglio incularmela, voglio questo bel mandolino duro come un sasso ed anche morbido e burroso. Voglio quel buco che nasconde. E perché poi trattenermi? Non devo esagerare, certamente il buco sarà stretto, deve dolerle… Vacci piano, ha detto Lina, ma non ho voglia di andarci piano. Voglio farle il culo a modo mio, guardandola in faccia spingo. Adoro i culetti stretti, ed il suo lo è. Fosse vergine…anche questo è stretto, quasi vergine ma anche per me come per le troie con il loro pappa è una questione di testa. Vado in tilt alla idea di aprire un bel culo femminile fin da quando quella, ma lei di cazzi in culo ne aveva presi a chilometri, non mi ha dato le dritte giuste quando ero ancora un ragazzino. Ho dovuto aspettare sognando ed un culo vergine me lo ha procurato lei. Ne ho aperti più di uno di sederi in seguito, non tantissimi, una mezza dozzina soltanto e solo di donne. Solo di donne, anche se…quella volta…sembrava però una ragazzina! Ma non ne ho poi fatto niente. Cazzo se è stretta di culo! Anche se sta spingendo volonterosamente pure lei per aiutarmi, resto al freddo, non entro cioè. La metto di schiena sul letto ma con le gambe sulle mie spalle. Lina le va quasi sopra, la bacia in bocca e non solo in bocca, le pastrugna le tette, morde i capezzoli, la fa impazzire e Lella, quando Lina non la sta baciando in bocca gira la testa di qua e di la in continuazione, senza fermarsi, come un metronomo. La manina ha raggiunto la figa e se la lavora. Entro pian piano, la testa del cazzo la allarga e Lella si lamenta un poco. Piano, padrone, piano. Col cazzo! Appunto col cazzo che adesso esce ed entra nel culo stretto, la testa almeno…quasi grida, grida veramente quando lo spingo dentro lungo e duro fino alle palle. Basta, per piacere, basta. Mi fermo e lei in qualche momento si quieta. Ieri le hanno fatto il culo per la prima volta… tre o quattro volte ha preso un cazzo nel sederino, da non credere…si morde il labbro, sospira, certo le brucia ma…me ne fotto e poi deve imparare. Avevo una gran voglia del suo culetto, da morire. Lina le lavora ancora la figa e nessuno può battere in questo un’ altra donna…poi torna a baciarla in bocca, le morde i capezzoli e di nuovo fa le lingue con la piccina. Lella però la allontana. Le dice qualcosa che intuisco più che sentire. Le sto chiavando il culo e mi piace. A lei? E chi se ne fotte! E’ la mia troia! Poi comincio a godere e non smetto più. Il mio cazzo ce lo ha nel culo ma la manina di Lina fa miracoli, gode a lungo anche lei, ansima…La nuova troia ha detto che voleva vedermi in faccia mentre le aprivo il sedere per la prima volta…quelli di ieri, ha detto, è gente che paga, clienti soltanto, non contano…amo voi…sono vostra, solo vostra, tutta vostra…
Ha ragione, solo clienti. La pensa già così ed è molto meglio anche per lei…qualche sbrla di meno.
Sta diventando buio e sono in mezzo alle due troie. Le mie troiette. Il mio è il mestiere più bello del mondo.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora. Mi sveglio, le due dormono, Lina persino russa un poco. Mi scappa la pipì ma non ho voglia di muovermi, ho anche sete…ma non abbastanza…
Nei prossimi giorni devo menare Lella, questo è sicuro. E’ l’ abici del perfetto pappone. Me lo ha spiegato ed inculcato in testa Micio, il decano dei pappa e mia guida quando ho cominciato questo mestiere. ‘Una bella ripassata di botte per farle capire chi comanda, che lei è solo una troia e tu il suo pappa, il suo uomo. Le dai una ripassata da tre giorni di letto, poi la perdoni ed anzi la scopi da farla gridare.’
Ci andava pesante Micio con le sue di troie e quelle gli sbavavano dietro. ‘Turbinavano’ più delle altre e strisciavano lungo il bancone della osteria per la paura quando avevano tirato su meno del dovuto…

Senza il Micio sarei a lavorare chissà dove o peggio, farei il barbone.
Sono in mezzo alle mie due troie che dormono soddisfatte. Basta poco a far contenta una troia se sei veramente il suo uomo ed un uomo coi coglioni. Col loro uomo godono subito, anche le più scafate, è una questione di testa o forse credono solo di godere. Certo non veri orgasmi. Lina però deve esserci andata vicina… hanno magari preso dieci cazzi poco prima…hanno dovuto fingere con i cliente che fosse sì un lavoro, che diamine, cacciano dei bei soldi, ma che che con loro scopino volentieri…invece è solo il cazzo del pappa che conta, è proprio il solo cazzo che conta per una troia, l’ unico che vogliono sentirsi dentro…Parole, queste del Micio, che ho visto sempre confermate dalla pratica. Io poi ho un bel arnese. Di buone dimensioni ma, ed è quel che conta di più, con parecchia benzina dentro. Botte e cazzo, diceva sempre. Sono i due cavalli che tirano la carrozza del pappa che sta a cassetta ed incassa. Risparmia le botte od il cazzo e ti trovo senza cavalli. Esagera però ed è lo stesso. Vai a lavorare in fabbrica.

Penso alla ragazzina. Ragazzina ma maggiorenne, non voglio casini con minorenni. Ho visto troppo spesso altri pappa finire nei guai, e grossi. Lella ha compiuto diciotto anni, ho fatto controllare e se vuole scopare è libera di scopare. Una figa stretta, un culo ancora più stretto. Un viso d’ angelo su un corpo da fata. Gli occhi, poi…Robusta però, forte anzi, non robusta. Serve nel mestiere, altrimenti crolli, ti distrugge.
Però Lella non me la conta giusta, nasconde qualcosa. Lo fanno tutte però, sempre.

Mi si stringe addosso come…Irma, si, Irma, la mia prima scopata e l’ unica ragazzina che abbia mai scopato. Aveva sedici anni e forse meno. Io però ne avevo meno di lei. Nel fienile vicino alla osteria dove mi ero rifugiato a dormire. Ci si conosceva di vista e li, in quella osteria lei ci lavorava durante le vacanze estive. Mi aveva sorpreso mentre mi intrufolavo, suggerendomi dove nascondermi a dormire. Una delle solite liti con mia madre, dormo fuori le avevo detto e lei aveva riso.

Difficile dimenticare la prima scopata. La ricordi per sempre anche se ricordo ben poco di cosa sia successo. Era tornata nel fienile pochi minuti dopo, si era cambiata e tra poco sarebbero arrivati i primi avventori.

La guardo senza nutrire nessuna speranza. Bella però. A quattordici anni ero alto, sembravo forse più vecchio e mamma, le rare volte che era in buona, diceva che ero un fusto. Fino a quel momento però, con le ragazze non avevo concluso mai niente, avevo solo limonato con una qualche mese prima. Asino ripetente, avevo perso un anno, non ero un ragazzo da presentare in giro neanche come amico o compagno di scuola. Mi son trovato a baciarla. Ha fatto tutto lei però, su questo sono certo, ero un autentico salame. Seduti su un telo usato per coprire la paglia ci abbracciamo e ci baciamo, mi prende la mano e se la porta al petto, del resto ricordo poco, certo ho capito poco se non che finalmente forse chiavavo…ho la mano sotto le sue mutande e lei mi sta abbassando la lampo. Certo non posso dimenticare queste due ‘prime assolute’. Su spogliati, abbiamo poco tempo, tra poco devo scendere, arrivano a mangiare.

La vedo sollevare la gonna e far scendere le mutandine. Sbrigati ripete ancora. Ha fretta, ha voglia, si stende e mi attira sopra. E’ Irma a guidarlo dove lo vuole…in fretta caro.

Dopo, seria seria, mi dice che dovevo aver battuto tutti i record di velocità e non sembra molto contenta. Mi gira la schiena e vedo per la prima volta un culo di donna, di una giovane donna, ma sono in cimbali. Per qualche attimo resto immobile, poi mi muovo per aiutarla ma sentendo il rumore di una macchina scappa. Si ferma però prima di infilare la scala. Tu non farti vedere, se posso ti porto un boccone, se posso…io resto li, mezzo rimbambito e certamente incredulo e meravigliato della rapidità…con le seghe non venivo così, subito. In cosa ho sbagliato? Non era certo soddisfatta che fosse finito tutto così in fretta, e neppure io…

Ritorna che è buio e resta tutta la notte. Dormo da mia sorella, qui vicino, ed aggiunge: non fa la spia con i miei. Quando se ne va non è più scontenta, anzi. Abbiamo scopato di nuovo ed è andata meglio. E’ la prima volta non è vero? Me lo chiede con un fare sornione ed io lo ammetto con qualche esitazione, allora sono tutte balle, afferma lei…Quali balle? Non me lo dice e ride. Dormiamo avvolti nel telo, stretti perché fa freddo. Mi sveglio con il cazzo che sembra un birillone e la sveglio. Va meglio, molto meglio, lo capisco da come si struscia contro di me, ancora più tardi, svegliati dalle prime luci. Ne ha voglia ancora e ne sono contento, ne ho voglia di certo anch’ io. Quando scappa mi sembra molto, molto contenta. Forse a mia sorella serve qualcuno per un lavoro, mi dice.

La sorella è stata la seconda. Più vecchia di parecchio, sposata. Assente il marito me la dava nel suo letto, quasi tutti i pomeriggi, per tre settimane. Le piaceva che la scopassi lentamente, con calma. Mi raccomandava di rallentare per non godere subito lasciandola ‘al palo’. Ci impiegava un sacco a scaldarsi ma quando arrivava al punto giusto, sbanfava come una troia godendo anche tre o quattro volte. A letto, prima durante e dopo aver scopato le piaceva darsi arie da maestrina e parlava, e spiegava… In quei lunghi pomeriggi ho imparato un mucchio di cose. Poi una sua amica. Poi una altra amica e l’ amica di una amica. Seguivo i consigli della sorella di Irma però: mai parlare con una donna delle altre, mai e poi mai ammettere di essermi fatto tizia o caia, ‘altrimenti non si fidano più…e lascia stare le ragazzine…non tutte scopano e con quelle che…te le trovi col pancione’. Ero entrato in un giro così, di scopone. Mi sono innamorato di tutte all’ inizio, facendone ridere parecchie. Ma no, scemo, si scopa soltanto… Ho scoperto di avere tra le gambe l’ asso di bastoni, la briscola. Parole di una di loro. Non che abbia scopato in quegli anni centinaia di donne giovani e bellissime…e niente ragazzine; tutte o quasi tutte sposate o con fidanzati o compagni oppure divorziate. Donne normali, alcune belle, la maggior parte normalissime, qualcuna bruttina, tutte più vecchie di me. Qualcuna si stendeva e si faceva fare e basta, altre davano i numeri mentre le scopavo, altre ancora volevano farsi slinguare o facevano pompini, altre ancora, ma poche ti davano il culo…Ho fatto delle splendide scopate comunque. Quattro anni splendidi.

A scuola…non mi sono mai diplomato. Facevo qualche lavoretto, mia mamma ed il suo compagno non mi davano più un centesimo. Solo il letto per dormire ed anche questo…L’ ennesima bocciatura, per assenze. Prima di compiere diciotto anni lavoravo per uno che riparava e vendeva motociclette. Alla mattina in genere e qualche volta anche il pomeriggio. La moglie non era male. Sui quaranta e brava come e più del marito a riparare i motori, un meccanico nato. Mi hanno proposto di lavorare per loro tutto il mese seguente mentre lui seguiva un corso per diventare concessionario. Me la sono scopata per un mese quasi tutte le notti. Alla fine del mese mi ha detto di andarmene dal paese, qualcuno aveva detto al marito che…e non voleva più casini del necessario. Dei due era lei ad avere i soldi…Mi ha anche regalato un motorino usato che avevamo rimesso a posto insieme. Unico neo: non voleva prenderlo nel culo.

Mi piacevano molto i culi femminili. Una era appassionata del cazzo in culo. Appassionata di tutto, se ben ricordo, una porca assatanata…adesso me lo metti dietro, piano la prima volta. Mettimelo nella fica, che si bagni bene…si così, ancora un poco ma non devi godere…adesso puntamelo sul buchetto, ma fai piano con quel manganello…non così, più su…spingi che spingo anch’ io. Non godere, non devi godere subito…spingi, porco. Spingi…adesso fermati un poco…
Sento il culo allargarsi lentamente, accogliere la testa del cazzo, adesso fermati tiralo un poco fuori, ma non tutto…ssi, così, dio se è bello, spingimelo dentro, fermati, chiavamelo…dai, dai…adesso mi metti la mano sotto e cerchi di carezzarmela un poco. No, non ce la facciamo, stendiamoci di fianco…cretino, tu devi metterti dietro…
Dopo quelle poche ore che ho passato con lei mi chiamava quasi tutte le settimane…ed aveva alcune amiche con i suoi stessi gusti. Mi piaceva di meno leccare loro le fighe…ma…a volte bisognava. Non a volte, quasi sempre.

Era l’ estate dei miei diciotto anni e stavo per avviarmi nel mio mestiere: il pappa. Il marito, quello delle motociclette, era uno che menava, meglio andare via e me ne sono andato ad un centinaio di chilometri di distanza, ma è stata una estate dura, non conoscevo nessuno e nessuna. Dormivo dove capitava, spesso con poco nello stomaco. Una estate infame fin quasi alla fine.

Poi…

Ho deciso, domani vedo di procurarmi i soldi per la miscela, sono quasi in secco, e torno a casa, sono alla disperazione, conciato come un barbone, e comincia a fare freddo. Alla fermata dell’ autobus davanti al Comune arriva di corsa una tizia. Non ce la fa, perde l’ autobus e mi chiede un passaggio… Arriviamo da lei che già comincia a piovere. Mi ha dato da mangiare e sono nel suo letto. Quaranta anni, due tette grosse così, ma è la peggior chiavata che ricordi. Se ne sta ferma ed io chiavo un bambola di gomma. Prima mi ha offerto qualcosa da mangiare, poi mi sono accorto che non era la sola fame che avessi. In quello ero a stecchetto da settimane. Una zuppa mentre il temporale ormai fuori stagione si scatenava. Sempre meglio un tetto anche se si tratta di una stamberga e lei è un cesso. Non ho il coraggio di metterti fuori con questo tempo aveva detto subito. Ti faccio un letto per terra, vuoi? Bella certo non è ma…Tieni, metti addosso questo, era di mio marito, io mi giro e tu ti metti quelle braghe, togliti tutto anzi che faccio una lavatrice o due. Dalla sacca ha tolto il resto dello striminzito guardaroba. Pensavo fosse già tutto deciso invece ha anche preparato il mio di letto, per terra appunto.

Non è semplice convincerla a farsi togliere quello che aveva addosso. Neppure è stato semplice poi farle allargare le gambe. La ho chiavata ben bene e neppure sono sicuro abbia sentito qualcosa, non alla prima. Ha certo goduto la terza volta, quando ci siamo svegliati la mattina. Piove ancora, vorrei dirle senza sperarci più di tanto. Stiamo bevendo il caffè latte. E’ lei che mi dice di restare finché piove così forte, per cui la rimetto sul letto ancora sfatto e sembra non le spiaccia per niente. Con due mesi di arretrati stiamo a letto tutto il giorno e quello seguente. Anche lei ha parecchi arretrati. Sono sempre io a prendere la iniziativa, lei però ormai non protesta e mi propone di venire da lei quando voglio. Mi stabilisco subito da lei.

Le do quattro colpi quando ne ho voglia, non le spiace ma neppure mi cerca. Meglio così. Trovo qualche lavoretto ma i soldi li tengo per me quasi tutti, anche così non è che mi girino molti soldi per le tasche. Aveva un marito che è morto in un incidente di lavoro ed ha una pensioncina, fa i mestieri nelle case quando li trova. La casa è una spelonca che però adesso tiene più in ordine come tiene in ordine le mie cose, comprese quelle del marito che aveva conservate e tira fuori per me e che mi vanno abbastanza bene. Si tiene più in ordine anche lei…forse mi va bene fino a primavera…Bella non è ma…

La sera è spesso stanca, in questo periodo lavora parecchio, ed io frequento una osteria fuori mano. Al principio nessuno mi dà spago però. Capisco solo poi che dopo una certa ora gli avventori sono tutti ruffiani e che sono puttane le donne che arrivano di tanto in tanto, parlottano, bevono qualcosa e se ne vanno. Ormai però con quegli uomini un poco ci parlo e gioco a briscola chiamata o a biliardo. Torno a casa solo a notte inoltrata ed Irma dorme quasi sempre. Mi piace avere qualcuno mi ha detto dopo qualche settimana.

C’ è una certa gerarchia tra i magnaccia e sopra di tutti sta il Micio, un soprannome ovviamente. Cinquanta o sessanta anni, sempre in giacca e cravatta. Neppure mi saluta a l’ inizio. Una sera, dopo il tramonto arrivo trafelato alla osteria. Dei pappa che conosco c’ è solo Micio e mi rivolgo a lui. Gli spiego in un attimo cosa succeda, che tra poco c’ è una grossa retata dei carabinieri, e come lo abbia saputo. Guarda i pappa presenti, gente abusiva, come dice un attimo dopo. Dice qualcosa a l’ oste ed usciamo. In pratica ha lasciato ai caramba gli abusivi avvertendo però l’ oste. Mi aveva detto di non farmi vedere alla osteria per una settimana. Ed adesso sono al suo tavolo, bevo un bicchiere con lui.

E’ tutto sistemato e ti dobbiamo qualcosa. Non soldi, non usa. Tra le nostre donne, di certo ce ne è qualcuna che ti piace. Ti puoi fare una mezza dozzina di scopate, anche di più e con comodo, di pomeriggio quando non lavorano. Niente sveltine, con comodo. Ti va? Certo che mi va. Dico quale mi piacerebbe, Sandra, quella brunetta del Toro, un pappa, del giro ma odiato da tutti. Una specie di bisonte dalla fronte bassa due dita che dicono picchi come un fabbro e cattivo come pochi con le sue donne. Ci hai parlato con quella? Bada, il Toro non scherza, è geloso, ma rispetta le nostre usanze. Le ho parlato ma le ho anche giurato di non dirlo a nessuno, per cui rispondo di no Il Toro fa la stessa domanda ed ha una risposta altrettanto bugiarda. Mi guarda da cattivo poi dice che va bene. Dovrai però aspettare, la ho messa in casanza, torna tra cinque mesi almeno. Aspetto, rispondo. Solo poi mi spiegano che la casanza è un bordello, in questo caso una catena di bordelli, di lusso ed illegali, ovviamente. Una donna ci sta da quindici giorni ad un mese, secondo i casi, fin quando i clienti non vogliono novità.

Passo la sera al tavolo del Micio, gli racconto di me, sa già di Gina, la mia donna. Grandi tette e gran culo, mi dice. Perché non la metti a lavorare? Lavora già, quando trova però. Ride. Intendevo altro, il nostro di lavoro. Ma, chiedo…qualcuno pagherebbe? Non è un gran che. Sei giovane, non hai l’ occhio. Guadagnerebbe più di molte altre, sono in tanti i ‘borghesi’ disposti a pagare per quel culo e anche soltanto per una spagnoletta tra quelle tette. Deve solo valorizzare quello che ha. Rivestila, portala qui tutte le sere, faccio in modo che le altre facciano le ‘amiche’, le diano confidenza, le facciano capire che è un lavoro come un altro e che rende di più. Di più a noi…ride soddisfatto della battuta di spirito. Vedrai, ti aiutiamo a metterla in pista Non è mai certo ma…almeno possibile. E poi. La bastoni spesso? Qualche volta quando mi fa incazzare, ma picchio poco, rispondo. Dalle allora una ripassata generale, falle capire che lei è solo una troia, la tua troia, e tu il suo pappa. Per gradi ovviamente. Provarci non costa niente, ragazzo.

Non sono molto convinto ma non mi costa niente, o meglio, se mi butta fuori? In questi mesi però è cambiata e parecchio anche. Micio mi ha fatto vedere come si prende a schiaffi una donna facendole male senza lasciare troppi segni che rovinano la ‘resa’ della puttana. Schiaffi a mano morta sulle orecchie. Rintronano e fanno male, perdi l’ equilibri e ti fischiano le orecchie. Mi dà quella stessa sera una specie di bastone di bambù tutto arrotolato che raccatto e porto a casa. Domani e dopodomani non va a lavorare al grill. Fa un part time di 4 ore per cinque giorni la settimana, dalle dieci e mezza alle due e mezza. Pulizie, e quello che di volta in volta le fanno fare. Guadagna veramente poco.

Col passare del tempo Gina era diventata a letto, se non entusiasta, meno bambola di gomma.
Pochi giorni prima la avevo affrontata: le dico che mi piace ma la voglio meno fredda, sembra di scopare un manichino. Tra le lenzuola mi spiega il perché, era il marito che voleva così e, di fatto cambia, almeno un poco. Non transige però su pompini e sul prenderlo in culo. Non transigo neppure io e si prende sempre più spesso qualche schiaffone.

Questa volta, incitato dal Micio la prendo di petto. Provo lo ‘schiaffo’ a mano morta. Barcolla, cerca di scappare. La scopo e le dico poi di prenderlo in bocca. In un paio di giorni e di botte il primo pompino. Dopo una settimana è a faccia in giù sul letto.

Non ho bisogno di ricevere istruzioni dal Micio per saperglielo ficcare in culo. No, aveva detto lei. Non voglio, è sporco ed ho paura, dicono che fa male da morire. Qualche sberla, piange seduta sul letto, il viso coperto dalle mani. Se continui te ne do tante che te ne ricordi per tutta la via, poi ti lego e te lo rompo sul serio. Per la prima volta parlo senza gridare, anzi a bassa voce, e vedo che la impaurisco di più. Non griderò mai più con una donna. Non hai il coraggio, dice e mi respinge graffiandomi anche, grida…Mi sono incazzato sul serio. Mi viene in mente il vimini portato a casa. Si difende bene ma alla fine ha i polsi legati ed uno straccio in bocca. Dove cazzo è la frusta, il vimini? Non importa, ormai non scappa. La corda, un vecchio spago le tiene i polsi in alto sopra la testa. Eccolo il vimini. Esito perché non ho mai frustato una donna, sberle soltanto, però…però colpisco, lei si inarca e sul culo compare una striscia rossa. Mi fermo quando le strisce sono tante e si incrociano sul culo e sulle cosce e lei persino ha smesso di gridare. Pencola dal tronco che sostiene il tetto e vedo solo adesso che tocca terra appena con le dita dei piedi. Ho ancora più paura di prima, temo che mi denunci ai carabinieri. Smetto? Se vuole denunciarmi, smettere adesso è inutile.
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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora.

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