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Morgan e Jasmine ……la prima marachella.

Il nostro amarci fu tanto improvviso quanto travolgente, ancora oggi a distanza di oltre 20 anni la freschezza del nostro rapporto stupisce più noi di chi ci vive accanto, perché per gli amici ,oggi come allora era solo questione di aspettare il momento giusto, quello in cui saremmo usciti insieme,forse non mano nella mano, ma usciti insieme si, non era in discussione che sarebbe successo, e successe per nostra fortuna, le nostre anime si fusero senza preavviso al calor bianco della passione e fu subito amore, tanto travolgente e sconvolgente per noi da condurci insieme a visitare aspetti del nostro essere che neanche sapevamo di avere.
Agli occhi di tutti, la coppia più diversa e per questo più equilibrata, lei alta e sinuosa con un fisico sportivo ed io ,che ho poco da invidiare a Calimero,più basso, ciarliero e sfacciato,quello che tiene sempre la mano sinistra sul suo culo invece che alla sua vita quando passeggiamo, perché non ci arrivavo comunque alla vita e allora è inutile passeggiare faticando a tenere su il braccio.

Crediamo sia cominciata così,con questa mano sul culo, questa nostra vita parallela, quello che invece in “pochi” sanno o potevano prevedere, era che il nostro amore avrebbe ben presto preso la strada poco frequentata dai più, del sesso non convenzionale,dall’esibizionismo allo scambio di coppia,dai privè alle gangbang,alla bisessualità di entrambi,la ricerca del gioco mai banale,le mie voglie esposte senza filtri, i suoi continui e ancora oggi ben presenti “Si ,ma niente bassa macelleria,a me basti tu e se deve essere un gioco deve essere un bel gioco” , e subito dopo i nostri occhi si accendono di passione ,la fantasia crea il presupposto e ci ritroviamo sfiniti e appagati con i compagni del momento dopo aver goduto felici di aver osato godere.

Dopo tutta questa filippica su di noi volevamo inserire alcuni episodi della nostra vita godereccia sperando che non vi annoi e ci faccia conoscere nuovi amici.

Servizio finito..

J: Se mi dai un attimo mi cambio e arrivo.

Il suo sorriso mi “ammazza”di gioia,ci siamo messi insieme giovedì scorso e non riesco più a stare senza lei,mi manca il fiato a non sentirla vicino a me,non avevo mai fatto caso alle sue gambe,sono bellissime,lunghe ,forti e slanciate,sembrano vivere di vita propria, e sopra di loro c’è quel culo che imbarazza per quanto è ben fatto,ma il suo capolavoro è la schiena, mi perdo nel guardarla mentre si cambia, si infila il top,i jeans e poi le Superga sportive,piccoli gesti a coprire un bel corpo ,peccato però per la mancanza di un paio di scarpe con i tacchi come dio comanda.

J: Che fai guardi dalla fessura della porta? Guarda che puoi entrare, tanto mi hai già vista nuda , anche se solo alla luce della luna.

M: Ma la porta qui non la chiudete?

J: Veramente non ci ho mai pensato e poi siamo 4 gatti al ristorante e qui ci cambiamo solo io e la lavapiatti.

M: Sarete anche solo 4 gatti, ma gli altri sono gatti affamati e penso che abbiano dato già più di un’occhiata a questa bella topolina.

J: Che scemo, non dirmi che sei geloso, non ci credo, ho sempre pensato che oltre che presuntuoso fossi di larghe vedute.

M: Non sono geloso, sono pratico e poi sono un uomo e so come ragioniamo, quindi o tu sei un’esibizionista o sei ingenua.

J: Esibizionista proprio no e poi che ti frega ora ci sei tu.

M: Si ma non mi convinci,andiamo al pub così davanti ad un metro di tequila vedo di conoscerti un po’ meglio.

Nel cortile del ristorante seduti ad un tavolino due ragazzi si intrattengono con un anziano e distinto signore, Jasmine li saluta e passa avanti quando il distinto signore la chiama e lei si ferma.

“Jasmine, non ci presenti il tuo cavaliere?”

La voce arriva dal tavolo e non so se interpretarla come una battuta o un ordine,la sua voce è ferma, matura, di una persona che sa cosa vuole e non accetta repliche alle proprie pretese,perché non era educazione, ma una pretesa quella di conoscermi facendo così tornare Jasmine sui suoi passi.

J: Buonasera, ciao ragazzi,siamo un po’ di fretta, il servizio stasera è stato lungo e gli amici ci aspettano già da un po’.

M: Possono aspettare ancora un momento ,fammi conoscere i tuoi amici.

Jasmine sorride,ma lo fa di malavoglia, ritorniamo sui nostri passi e lei fa le presentazioni: Carlo e Paolo sono due fratelli lavorano da anni al ristorante, entrambi in sala anche se Carlo aiuta in cucina di tanto in tanto,il signore distinto invece è un cliente assiduo del locale,lo chiamano Il Conte.
L’atmosfera al tavolo è ambigua ,ancora mi chiedo come faccia Jasmine a lavorare in questo locale per la gente che la circonda, i due fratelli sembrano i lacchè del più anziano,i miei pensieri vengono interrotti dal saluto che mi indirizza quest’ultimo, mi porge la mano per una stretta che mi infastidisce ,la sento viscida per quanto la sua mano sia morbida , la sua è una mano stanca e vissuta, curata ma stanca ,con l’indice e il medio segnati dalla nicotina di chissà quante sigarette fumate negli anni.

Il Conte: E così sei amico della nostra bella chef,non vorrai mica portarcela via?

Me lo chiede stringendomi la mano e guardandomi fisso con i suoi occhi cerulei, sostengo lo sguardo dell’uomo,passa da li un pezzo del mio rapporto con Jasmine,i due al tavolo sorridono e non capisco, ma mi adeguo al momento e mi comporto a modo.
Non li mando a quel paese come vorrei tanto fare, ci fermiamo al tavolo e intrattengo un minimo di conversazione,Il Conte riempie un bicchiere per me, sembra dimenticarsi di Jasmine che rimane in piedi,quasi in soggezione.

Il Conte: Sai noi ci siamo affezionati e ci dispiacerebbe se qualcuno ce la portasse via,abbiamo molti progetti e non ne abbiamo ancora concretizzati alcuno.

M: Non si preoccupi, non sarò io a portarla via da qui,d’altronde lei non mi appartiene come non appartiene a nessuno se non a se stessa e se non ha ancora realizzato alcun progetto con Lei vorrà dire che non è ancora il momento o non le interessa o forse non è sufficientemente intrigata dallo stesso.

Il Conte si apre in una risata sarcastica, incassa la presunzione che gli mostro e ci saluta.

Il Conte : Mi fa piacere sapere che Jasmine abbia trovato qualcuno valido,almeno così mi sembri, buona serata.

Mi alzo, saluto il Conte, e ce ne andiamo,voltiamo le spalle al tavolo, prima di uscire dalla loro vista appoggio la mia mano sinistra sul culo di Jasmine so che ci guardano,lascio il solo dito medio disteso sulla sua natica come saluto ai tre avventori e ci dirigiamo al pub.

M: Adesso non mi dire che non sei esibizionista o peggio negami che in quel ristorante non c’è aria di ruffianeria,così so già con chi ho a che fare e decido se continuare con te.

J: Be diciamo che l’ambiente è un po’ particolare e io sono al centro di molti dei loro discorsi.

M: E la porta che non ha serratura?

J: Quella l’ho tolta io dopo un po’, loro non mi avranno e io mi diverto a lasciare che possano immaginare il contrario.
Vieni con me ti porto a vedere una cosa.

Rientriamo al ristorante, sono ormai le due di notte e Jasmine, mi porta in una saletta che da sul pass della cucina, al centro della piccola sala un tavolone in legno massiccio, alla parete una credenza per i bicchieri del servizio da barolo e nell’angolo opposto sotto una lampada a muro una sedia.

M: Cos’è una sala per le riunioni spiritiche?

J: No è il contorno ad uno dei progetti del Conte. Il tavolo è suo,l’ha donato al locale perché da lui non avrebbe avuto un degno utilizzo.

M: Sarebbe?

J: Tempo fa dopo una cena con altri amici, il Conte mi ha avvicinata e mi ha detto che si sarebbe ancora fermato e ha chiesto se potevo portargli un piatto di uva e un bicchiere di Nebiolo in saletta.
Avevo finito il servizio,in sala erano andati via tutti e quindi dopo essermi cambiata ho preparato l’uva e il vino e glieli ho portati. Era seduto sotto la lampada, ha preso il calice e mi ha fatto posare il piatto al centro del tavolo. Gli davo le spalle ma sapevo che mi guardava, lo sentivo,ero a disagio ma non volevo essere maleducata,mi sentivo strana e posando il piatto ho fatto cadere qualche acino che è rotolato giù a terra,mi sono chinata per raccoglierlo e ho sentito distintamente i suoi occhi su di me,ero tesa ma nello stesso tempo eccitata,lo stomaco in subbuglio e caldo fra le cosce,mi sentivo di scappare,ma non volevo andarmene e ho prolungato la raccolta di quei due acini mettendomi in mostra,mi sono messa carponi sotto il tavolo facendo in modo che la gonna si tirasse un po’ su e ..insomma mi sono sentita usata e nello stesso tempo padrona del mio corpo, la sera a casa mi sono toccata ripensandoci.

M: e poi?

J: E poi me ne sono andata e l’ho lasciato li a bere il suo nebiolo.

M: Capisci il porco, e tu non saresti esibizionista? Fammi vedere come hai raccolto l’uva.

Mi bacia con un trasporto che mi travolge, mi tocca, si lascia toccare e poi si sposta,si accovaccia e carponi sotto il tavolo in legno fa finta di raccogliere qualche cosa. I jeans si tendono sulle gambe il suo culo si alza come la mia erezione e lei si trasforma,si volta a guardarmi e gli occhi le brillano di una luce che è puro sesso e mi dona un’ attimo di godimento solo a guardarla.

I giorni seguenti sono una tortura pensando a lei e a quella scabrosa situazione, non voglio perderla ma non riesco a togliermi dalla testa quella scena del tavolo e quindi decido di parlarle con franchezza, ho deciso di espormi e le propongo un gioco.

M: Senti per la storia dell’altra sera,volevo chiederti….ecco.. saresti disposta a giocare con me.. diciamo ….in modo diverso…..con me e con il tavolone?

J: Sarebbe?

M: Ecco ,io provo una forte attrazione nei tuoi confronti, vorrei condividere con te le mie passioni e
le situazioni al limite mi fanno andare fuori di testa,ti va di provare?

L’attesa di una sua risposta è breve forse persino troppo e la risposta mi spiazza.

J:Sapevo che non eri a posto,quello che si racconta in giro su di te allora è vero,ma mi va di provare. Se mi fido di te non mi deludere,non te lo perdonerei. E voglio poter smettere quando voglio io,ok.

Alcune sere dopo nello spogliatoio lascio un paio di scarpe con il tacco,semplici ed eleganti,un tacco 6 non troppo vistose ma di effetto, nella scatola lascio anche un nastro colorato e poi aspetto la fine del servizio.

J: Ciao, stasera non se ne andavano più. Nel mio spogliatoio ho trovato queste,tu ne sai qualcosa?

M:Pensavo ti piacesse provare qualche cosa oltre le solite Superga.

J: Si ma non ci sono abituata,passeggiamo così mi alleno a portarle, e invece il nastro?

M:Quello mi serve per il tavolone.

J:Allora sei deciso, e se rimani deluso?

M: Tranquilla vado sul sicuro.

Lasciamo che i discorsi siano semplici,passeggiamo e ci baciamo e ridiamo,guardiamo entrambi nervosamente più volte l’orologio della piazza e poi ad una certa ora ci dirigiamo verso il ristorante,attraversiamo il cortile senza fiatare,lo scatto della serratura rimbomba nella notte e sembra dover svegliare tutti, il senso del proibito si sta impadronendo di noi,e siamo sulle scale che saliamo al primo piano, la saletta è illuminata dalla lampada a muro e il tavolone rimane in penombra,ci baciamo nuovamente,le nostre bocche si incollano, le lingue giocano tra di loro e le sue mani non smettono di torturarmi le braccia.

J: E’ qui, vero?

La domanda le esce a fil di labbra, il suo corpo è teso come una corda,ma gli occhi tradiscono l’emozione.
La giro verso il tavolone,da dietro l’abbraccio,risalgo i suoi fianchi,porto le mani sui seni e la stringo a me,le tolgo gli occhiali e li poso sul tavolone,passo il nastro colorato sulla sua bocca lo faccio scorrere sulle labbra che lo inumidiscono e dopo la bendo.
La luce della lampada a muro gioca con la luce che viene da fuori e la sua ombra sembra viva,come se le donne fossero due, distinte eppure complementari fra loro,ho un erezione pazzesca, e il mio cazzo spinge nei pantaloni,ma il gioco mi prende troppo dal consumare così in fretta questa serata, e mi trattengo dal saltarle addosso.
Inizio ad accarezzarla nuovamente, scendo dal collo alle spalle,giù sui fianchi e risalgo,le sbottono la camicetta , sotto il tessuto i suoi seni sono liberi,li mordo, li succhio, stringo i capezzoli fra i denti fino a farle male, fino a farle dire che basta sta impazzendo,che mi vuole.
Mi cerca con le mani ma la blocco,la distendo sul tavolo e comincio al leccarle l’addome e la pancia,mi fermo al bordo della gonna,si contorce e ansima, la mia momentanea tregua la rende irrequieta.
La prendo per le mani e la faccio alzare,la rivolgo verso la lampada,le tolgo la camicia, la faccio ammirare e lei gonfia il petto ,i suoi seni esposti alla vista, i capezzoli dritti e sporgenti,la pelle sudata, e poi la spingo giù dalle spalle mettendola carponi,le ginocchia e i palmi delle mani appoggiate al pavimento,la sedia sotto la lampada è di fronte a lei e lei sa, vede senza gli occhi,senza la vista acuisce gli altri sensi e intuisce ,sente il gioco ne percepisce il profumo.
Ora la lascio un attimo sola, rimango li a guardarla e intanto mi spoglio,lei si sporge in avanti con la bocca e simula un pompino ,poi ruota su se stessa, conosce ogni angolo di quella saletta e si orienta al buio,si indirizza verso il tavolone carponi ne sfiora una delle gambe,l’accarezza come se fosse vera ,la percorre con la lingua aperta come se stesse percorrendo l’asta turgida di chissà quale uomo, si muove lenta, ora sfiora il pavimento come a cercare qualcosa e schiude le gambe, la gonna le sale fino al culo e il suo intimo affiora,sembra intenta a strofinare il pavimento, spinge in avanti il busto e insieme le braccia , inarca la schiena, e spinge indietro il culo ,i seni appena oscillano.
Non resisto alla scena e le sollevo completamente la gonna,le afferro i fianchi sposto lo slip e inizio a leccarle il solco fra le natiche,scendo con la lingua ad insinuarmi nel suo fiore e poi giù fra le grandi labbra,dietro di me sento muoversi appena la sedia,si sta masturbando, mi metto di lato per non impedire la vista e continuo a leccare avido,e ogni lappata la fa bagnare sempre di più,infilo due dita nella sua figa ed inizio a ruotarle, ho la mano bagnata fino al polso,i suoi gemiti spezzano il respiro che è sempre più affannato,si contorce sotto le mie dita,ora forzo i bordi dell’elastico, voglio toglierle lo slip ma lei mi ferma.

J: Spostalo solo come hai fatto finora e tienilo di lato.

Faccio come dice, da dietro il solco della sua figa è appena coperto da un sottilissimo strato di pelo corvino, ed è imperlato di gocce di umore , la fa luccicare alla luce artificiale della lampada.

J: Ora scopami,fammi tua.

Armeggio impacciato con l’involucro del preservativo, ma lei mi richiama al gioco.

J: Lascia, se siamo arrivati fin qui credo che ci possiamo fidare, ora prendimi amore ti sto aspettando.

La penetro con dolcezza , ma lei da il ritmo e vuole sesso,inizio a spingere sempre più a fondo,il mio pene entra ed esce senza sosta,non riesco a capire da quanto stiamo scopando,la stringo forte dalle spalle ed entro in lei fino alla cervice dell’utero,finché la sento godere, sono al limite ed esco da lei, il pene mi fa male tanto è duro,lei mi aspetta, aspetta che accada e io vengo abbondante sulla sua schiena, gli schizzi le impiastricciano la pelle chiara, e mentre spremo le ultime gocce lei si toglie la benda avanza carponi nell’ombra fino ai piedi della sedia, si mette a sedere sui talloni, intinge un dito nella piccola pozza collosa che è davanti a lei e se lo passa fra i seni,sorride.
Siamo stremati,sudati e stanchi ma mai siamo stati così bene,così liberi di godere.

Ci rivestiamo ed usciamo nella fresca notte di luglio,fatti alcuni metri lungo la strada che porta alla piazza sentiamo chiudersi la porta del ristorante dietro di noi,passo la mano dietro la sua schiena e la appoggio sul culo,tanto alla vita non ci arrivo, basta così se si va a passeggiare.

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