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Innocue Perversioni

By 3 Settembre 2011Febbraio 9th, 2020No Comments

Ma siccome non è di questo che voglio parlarvi, premetto dicendovi che sono completamente autonoma già da diversi anni, con casa, lavoro, indipendenza economica e tutte le conseguenze belle e brutte che tale condizione comporta. Sono single; il che ha avuto una funzione determinante nello scatenare definitivamente la mia auto-erotistica libidine, da troppo tempo evidentemente repressa.

È da quando ero molto più giovanetta che apprezzo il mio corpo, nel senso che imparai a conoscerlo da molto presto scoprendo da sola che i miei pertugi non servivano solo ed esclusivamente per le funzioni fisiologiche. Scoprii gli effetti che davano ai miei sensi le varie …toccatine, palpamenti, introduzioni varie ecc. ecc.! La cosa che però mi ha più sorpreso negli ultimi anni è stato scoprire l’intenso senso di libidine che riuscivo a provare eccitando gli altri, uomini o donne che fossero, anzi, quando tuttora ci riesco con una donna la cosa mi è addirittura più appagante, basta che siano sconosciuti proprio come voi che state leggendo.

Tutto capitò per caso. Erano già tre mesi che avevo troncato con il ultimo ragazzo e, ovviamente, mi trovavo sempre più spesso a dover fare i conti con “…quei calori…” che vorresti spegnere con una sana ed intensa scopata ma non puoi; e fu così che in un anonimo pomeriggio casalingo, navigando in rete, incappai accidentalmente (…non è vero, …ci andai di proposito…) in un sito pornografico lesbo. Iniziai ad ispezionare i vari link attraverso le preview che ritenevo più eccitanti. In realtà lo erano tutti, ma mi sorpresi a scegliere quelli in cui comparivano ragazze con gonnellini o shorts cortissimi attraverso i quali si intravedevano le loro fighette, rigorosamente depilate, senza intimo o con dell’intimo estremamente ridotto. Vedere tutte quelle fighe sconvolse i miei sensi e la mia curiosità; più ne ispezionavo e più ne volevo vedere. Risultato: mi ritrovai bagnata fradicia gocciolante tra le gambe con i miei umori vaginali che oltre ad aver inzuppato gli slip (…da strizzare…) mi avevano disegnato dei rivoli lucidi che scorrevano lungo le cosce fino alle caviglie e senza essermene neanche accorta. Quella scoperta fu una rivelazione. Alla sola visione di quello che mi era accaduto ebbi un orgasmo devastante come non ricordo di averne mai avuti …e senza nemmeno fiorami con un dito!!!!

Avevo avuto un travolgente orgasmo solo guardando quelle foto, immaginandomi di essere al posto di quelle fighette depilate in abbigliamenti …vedo non vedo…!!! Non appena realizzai il senso di tutto questo mi fiondai a rovistare nel mio guardaroba per cercare qualche abitino che potesse aiutarmi nel progetto che avevo immediatamente prefigurato nella mia mente. Sarei uscita di casa con minigonna e tanga piegandomi qua e là per mettere in mostra le mie intimità in strada e godere del risultato. Al solo pensiero un calore improvviso mi avvolse e pervase. Ma, mio malgrado, non riuscii a trovare tra i miei vestiti nulla che corrispondesse agli standard che avevo elaborato, né, del resto, mi risultò che avessi in quel periodo tra la mia biancheria intima tanga o perizoma. Quindi??? Che fare?? Ero determinata a realizzare il mio disegno. Dovevo assolutamente provare quindi: infilo sotto la camicia che già avevo addosso un gonnellino lungo fin sopra il ginocchio, scarpe, un giacchino sulle spalle ed esco.

Non metto le mutandine, lasciando la mia pelosissima pussy alla mercé degli spifferi che si infilavano tra le gambe da sotto il largo gonnellino. Ricordo distintamente ancora oggi la sensazione che provai e gli intenti che avevo in mente di perseguire; mi eccitarono tremendamente tanto che iniziai a sentire un certo sciacquio tra le gambe mentre camminavo per strada. Fu pazzesco. Mi resi presto conto che dovevo controllarmi. Non dovevo pensare alla situazione nella quale mi ero volontariamente messa sennò rischiavo di ritrovarmi le gambe allagate fin dentro le scarpe dai miei umori che non avrebbero incontrato neppure la seppur tenue barriera offerta dalle mutandine che volutamente non avevo indossato. Ma neanche a dirlo …un altro irrefrenabile orgasmo mi aggredì lì, per strada. Mi dovetti fermare tra la gente sul marciapiede ad attendere che quella interminabile serie di brividi e di sensazioni finisse di attraversare tutto il mio corpo. La gente, ignara del mio squassante orgasmo mi passava accanto, mi urtava, forse qualcuno si chiese se non mi fosse venuto un colpo. …un colpo sì. Un colpo mi era venuto …tra le gambe però. Cercai immediatamente di limitare i danni e mi infilai in un bar, chiesi la chiave del bagno e corsi ad asciugarmi. Mi guardai allo specchio. Ero tutta accaldata e rossa in viso. Lo sguardo mi cadde nell’apertura della giacca e rammentai solo in quel momento che le mie grosse bianche tette, attraversate da numerose venature violacee, avevano liberamente scorrazzato per tutto il tempo tra la scollatura e la trasparenza della camicia. Mi ricomposi alla bell’è meglio e feci ritorno a casa dicendomi <<...per oggi può bastare...>>.

Ricordo perfettamente che non appena rincasai scappai in bagno per lavarmi di dosso quella sensazione di “appiccicoso” che ancora sentivo lungo le cosce e soprattutto tra le gambe, con il mio pelame pubico tutto imprastriacciato dalla frettolosa e maldestra pulizia che mi ero concessa nel bagno del bar. Nel calarmi la gonna davanti allo specchio e vedendomi la figa completamente coperta di pelo nero ed irto (…in quel periodo, visto il perdurare dell’astinenza sessuale, non curavo molto l’orticello…) mi tornarono alla mente come un flash le fighette depilate e curate nel pelo che avevano innescato la mia reazione. Presto fatto. Non potendo andare a quell’ora da una estetista, mi arrangiai da sola nell’operazione “depilazione”. Rispolverai l’occorrente ed eliminai tutto il pelame superfluo lasciandone solo un piccolo e ben curato ciuffetto sul monte di venere, aiutandomi, per radere la parte bassa della patata ed il solco tra le chiappe, con la webcam del PC.

(?????) Come ho fatto? Semplice. Ho piazzato il portatile in bagno, puntato la webcam sulle parti interessate e, regolato adeguatamente lo zoom, ho sfruttato il monitor per vedere con precisione dove intervenire e verificare il risultato finale che fu eccellente, tant’è, che ancora oggi, in situazioni di emergenza, uso lo stesso metodo (…provate anche voi se pensate che sia una mia fantasia e fatemi sapere poi cosa ne pensate…).

Già dal giorno successivo, dopo aver dedicato il mattino al lavoro, mi riservai il pomeriggio per rinnovare il guardaroba ed il mio “parco mutandine” in funzione delle emozioni che da lì in poi mi sarei regalata.

Mi vesto più o meno come il pomeriggio precedente, rigorosamente senza intimo -né reggiseno, né mutandine- e raggiungo un centro commerciale dove non ero mai stata prima, sufficientemente distante da dove abito e dove lavoro. Nella consapevolezza di avere la patata ulteriormente alla mercé degli elementi, faccio la prima tappa in un negozio di abbigliamento dove non tardo a trovare delle minigonne corrispondenti per lunghezza agli obiettivi che mi ero imposta. Ovviamente già eccitata nell’immaginare il risultato che avrei ottenuto, decido di provarne qualcuna. Mi spoglio, passo una mano sulla patata asciugandola dagli umori che mi avevano già inumidito la figa, ed inizio col provarne una cortissima a balze. È perfetta, mi arriva appena poco sotto l’attaccatura delle cosche al pube; inizio a muovermi nel camerino davanti allo specchio e sento montare l’eccitazione. Mi sento nuovamente la figa bagnata; mi chino leggermente in avanti e subito il mio rotondo culetto si affaccia fuori dall’orlo della mini. Appoggio un piede su una piccola panca, mi chino ancora; inizio a provare gli effetti dei miei movimenti, accavallo le gambe, le apro, le allargo e mi intravedo la figa. È una sensazione ancor più travolgente di come l’avevo immaginata. Mi sento porca all’ennesima potenza. Seduta su quello sgabello a gambe spalancate affondo senza ritegno due dita nella figa ed inizio a scoparmi godendomi la scena davanti allo specchio. Inconsapevolmente, automaticamente, con due dita dell’altra mano mi sego e massaggio freneticamente il clito …ed arriva l’orgasmo. Sono costretta a soffocare tutte le grida che avrei voluto liberare. La testa mi scoppia; un infinito brivido mi corre lungo la schiena. Aspetto ancora un po’ nel camerino che i miei istinti si plachino, poi soddisfatta mi ricompongo e ovviamente acquisto la mini provata, altre simili ad altri capi ancora.

Mi sento decisamente meglio; quell’incredibile orgasmo mi ha appagata, penso dirigendomi verso un negozietto di intimo che, dagli articoli esposti in vetrina, promette di soddisfare le mie esigenze. Faccio rifornimento di una vasta gamma di slip, perizoma, tanga e brasiliane, rigorosamente micro o trasparenti. Esco. Mi mancano da acquistare ancora le scarpe e in quel preciso istante mi balza un …lampo di libidine improvviso. Entro in un bagno. Via il gonnellino lungo, mi infilo un paio di slip bianchi di tulle, praticamente trasparenti, come se non li portassi, lasciano vedere in trasparenza tutta la figa con il rigonfiamento del mio clitoride che emerge da quella esile stoffa. Indosso la mini provata poco prima e con il nuovo abbigliamento mi metto alla ricerca di un negozio di scarpe. È esattamente come pensavo. Passeggiando tra le vetrine del centro commerciale sento addosso gli sguardi della gente. Da gran puttana quale mi sento in quel momento mi volto di scatto a destra, a sinistra, cambio direzione improvvisamente e puntualmente sorprendo gli sguardi concentrati sul mio culo o sulle mie tette. È strabiliante. Sono ancora di nuovo umidiccia e tutta arrapata e maiala più che mai entro in un negozio che scelgo non per un preciso articolo che abbia potuto attirare la mia attenzione, ma per una commessa in particolare. Biondina, esile, bel culo e grosse tette. Minigonna grigia su un paio di leggins in rete nera ed una leggera camicetta anch’essa nera.

<<...Ciao...>> cerco di attirare la sua attenzione. <<...Ciao...>> mi risponde sorridendo e mi accorgo subito che ci studiamo reciprocamente. I suoi occhietti vispi, come del resto immagino anche i miei, sembrano avere uno scintillio osservandomi dal basso verso l’alto. Scelgo delle scarpe e mentre mi accingo a provarle mi si avvicina e molto spigliata si offre di aiutarmi a provarle. Tutto procedeva secondo il mio perverso piano. Mi siedo con naturalezza sulla poltroncina di prova, inizio le manovre ed interviene lei accosciandosi proprio di fronte a me <<...lascia fare. Ti aiuto io...>>. Mentre armeggia con il piede dal quale sfila e rinfila la scarpa, allargo “distrattamente” le gambe mostrandole il panorama. Si blocca fissandomi tra le cosce. Alza lo sguardo verso di me. Le sorrido. Torna a concentrarsi sotto la mia mini. Appoggia un ginocchio a terra ed allarga l’altra coscia, la mini le sale quel tanto che basta per lasciarmi intravedere la sua fighetta tra le maglie della rete dei leggins e mi sorride. Come se nulla fosse mi allunga una mano tra le gambe e mi tasta la patata <<...sei bagnata cara lo sai?...>> – <<...certo che lo so!...>> – <<...se vuoi potrei asciugartela io...>> – <<...e cosa credi sia venuta a fare altrimenti?... - ...dimmi solo dove e quando...>> la incalzo immediatamente <<...qui e adesso...>> mi fa lei mentre mi trascina per mano in uno stanzino nel retro-casse. Chiude a chiave, mi sdraia su un tavolo e senza una parola mi solleva le gambe, sposta le mutandine e mi affonda la lingua nella figa. Lancio un grido di piacere ma vengo subito richiamata <<...non puoi gridare...>> – <<...hai già dimenticato dove siamo?...>> si rifionda nella figa e continua a leccarmi, mi tira le grandi labbra ormai gonfie come due salvagente fin quasi a volerle strappare, affonda la sua lingua dentro le mie carni, la sento saettare nella mia figa allagata, esce, si accanisce sul clito, lo strizza, lo succhia, gli fa un pompino, se lo fa scivolare ripetutamente tra le sue labbra bollenti, lo lascia e mi ripassa con la lingua tra le labbra e dentro la figa. Mi infila alcune dita, non so quante siano e si dedica a leccarmi il buchetto del culo.  Sono ormai fuori di me, inconsciamente le afferro la testa e la spingo verso il mio bacino, mi dimeno, spingo i fianchi in avanti e le godo in bocca soffocando un rantolo di piacere per non tradire la tresca che si era innescata con quella sconosciuta. Mi succhia tutta la patata dagli umori che avevo emesso lasciandomi perfettamente asciutta la figa da quella goduta e, senza dirmi nulla, mi scansa, si abbassa i leggins fin sotto le ginocchia e prende il mio posto sul tavolo a novanta, piazzandomi in faccia il suo piccolo culetto all’insù semi coperto dalla mini. Mi fermo una frazione di secondo ad ammirarle la figa perfettamente depilata e totalmente bagnata quasi avesse già avuto un orgasmo ed il suo culo letteralmente aperto, quando vengo improvvisamente destata dalla sua imperativa voce <<...che cazzo aspetti zoccola...>> – <<...muoviti, fammi godere...>>. Mi bagno due dita di saliva e gliele ficco dritte in culo. Ha un sussulto in avanti ma un istante dopo si riporta indietro lasciandosi infilare totalmente dalle mie dita. Mi abbasso ed inizio a leccare tutti i suoi sapori che le erano già colati via dalla figa. Un attimo dopo le sono dentro con la lingua a cercare ed a giocare con ogni lembo di carne mobile della sua incredibile fregna. La porca si abbassa spingendo verso di me il suo apparato goditorio con le dite sempre ben piantate in culo a stantuffarle l’ano. Il suo odore delicato ed il suo sapore dolciastro, mi inebriano. Le ravano la figa con la lingua mentre con l’altra mano le raggiungo il clitoride e lo schiaccio. Geme, si spinge indietro mentre ondeggia il bacino come volesse indicarmi i movimenti da compiere. La assecondo, sfilo le dita dal buco del culo, la faccio girare supina sul tavolo e le spalanco le gambe a fregna aperta. Mi rituffo a lingua estesa e me la lecco tutta quanta dal buchetto del culo al clito, dal clito al buchetto, a salire e a scendere e ad ogni tappa infilo nei suoi buchetti la lingua fin dove arriva. Adesso è lei ad afferrarmi la testa ed a spingerla tra le sue gambe. Sigillo le labbra attorno alla figa di quella gran porcellina ed aspetto che goda. La sento tremare ed appena il dolciastro liquido della sua figa mi cola in bocca, riprendo a saettare con la lingua e la ripulisco ben bene.

Mentre velocemente ci ricomponiamo le prendo una mano e la passo sulla mia micetta di nuovo allagata, quando è tutta nella sua mano ci infila un dito, mi titilla rapidamente il clito, estrae il dito e se lo lecca strizzandomi un occhio <<...andiamo porca. Basta così...>>. Usciamo da quello stanzino e ci dirigiamo verso le casse dove mi impacchetta le scarpe. Pago e la saluto <<...allora ciao e grazie...>> – <<...ma grazie a te cara! Torna pure a trovarci quando vuoi...>>. Solo dopo essere uscita dal negozio realizzo in tutta la mia eccitazione quello che ero stata capace di fare. …e sono di nuovo bagnata zuppa tra le gambe con il brodo di figa che inizia a farsi strada lungo le cosce.

Qualche giorno fa, come da un po’ di tempo a questa parte faccio ogni volta che mi sento prudere, mi sono preparata per andarmene in giro con la passera all’aria con la solita mini corta fino all’attaccatura delle cosce che ad ogni movimento mette in mostra le mie bianche chiappe scoperte, in quell’occasione attraversate solo dallo spago del micro tanga che avevo messo giusto per non uscire completamente maiala, ed una leggera camicetta rigorosamente senza reggiseno. Con la patata semi scoperta dal mio rinnovato micro abbigliamento è superfluo dire che uscire in quelle condizioni aveva scatenato in me una serie di sensazioni e brividi che come risultato immediato raggiunsi il primo orgasmo del pomeriggio sul seggiolino del pullman che avevo preso per andare in centro.

La figa a diretto contatto della seduta, il clitoride gonfio ed esposto che con gli scossoni provocati dall’autobus nel traffico sfrega contro la sottile stoffa del tanga e soprattutto l’estrema eccitazione di trovarmi lì alla mercé di tutti con le mie forme quasi scoperte dalla striminzita mini che avevo messo, mi fecero trasalire in un indescrivibile, succulento e lunghissimo orgasmo che mi sono goduta nell’intimità del mio silenzio, ad occhi chiusi, la testa appoggiata al finestrino e mordendomi le labbra. Arrivata a destinazione, mi soffermai con soddisfazione a rimirare la trasparente pozzetta di umori che avevo lasciato sul seggiolino e che mi aveva inevitabilmente bagnato mutandine e chiappe. 

 

Arrapata più che mai dall’ultima impresa appena realizzata, mi sono ritrovata a passeggiare tra le bancarelle di un mercatino etnico dove, interessata dai curiosi articoli in vendita, ho passato gran parte del tempo fino a sera. Ormai senza più preoccuparmi degli effetti che la cortissima mini provocava nella massa di persone tra la quale mi muovevo e strusciavo e dove mani furtive mi palpeggiavano il culo e le tette, ne sentii improvvisamente una che più insistentemente delle altre mi serrava il culo e con le dita si faceva strada tra le chiappe iniziando a spingere direttamente sul buchetto. Neanche il tempo di voltarmi per vedere chi fosse che mi sento trascinare una mano su quella che individuo subito come una muscolosa coscia lungo la quale distinguo chiaramente la sagoma di un enorme cazzo. Mentre insisto per girarmi e guardare in faccia il proprietario, un’altra anonima mano si piazza con forza tra le mie gambe, stringendomi la figa. Ho per un attimo paura. Mi divincolo, mi giro e mi trovo di fronte due bei muscolosi ragazzoni di colore con un sorriso tutto dire stampato in faccia.

 

Mi tranquillizzo e… bèh, non c’è ovviamente spazio alle spiegazioni. Sorrido anch’io, incuriosita soprattutto dal divertimento che avrei potuto trarre da quella inattesa situazione. Uno dei due mi prende e mi stringe a sé facendomi sentire sulla pancia la sua “dotazione” mentre l’altro alle mie spalle mi struscia sul culo la sua durissima mazza. Vengo aggredita da un calore indescrivibile e nella mia testa iniziano a scorrere immagini di me che tengo testa ai due africani. È inutile. Ancora una volta non riesco a controllare la mia eccitazione e mi ritrovo mano nella mano con i due che senza la mia benché minima esitazione mi conducono in un’abitazione adiacente alla piazza dov’era il mercatino, in quella che credo sia la loro casa.

 

Appena dentro e chiusa la porta alle nostre spalle mi butto in ginocchio davanti ai maschi ed inizio a massaggiare quelle due lunghe mazze che potevo ancora solo immaginare sotto i larghi pantaloni. Un attimo dopo mi ritrovo davanti agli occhi due meraviglie della natura. Due uccelli enormi, neri, lunghi e larghi come non ne avevo mai visti. Li contemplo un po’ accarezzandomeli delicatamente poi decisa afferro il più grosso dei due: la cappella è davvero mostruosa, enorme, cerco di prenderla in bocca, mi rendo conto che faccio fatica, non riesco proprio ad accoglierla. Decido di inondare di saliva quell’enorme mazza ed inizio a segarla con una mano e contemporaneamente mi giro verso l’altro cazzo, più stretto dell’altro, ma più o meno con uguali dimensioni. Mi avvicino alla cappella che con un po’ di fatica riesco a cacciarmi in bocca insieme a buona parte dell’asta, e riesco anche a muoverci attorno la lingua. È fatta. Inizio un succulento pompino su quel poderoso cazzo mentre senza perdere il ritmo continuo a segare l’altro che nel frattempo è diventato, se possibile, ancora più duro e più grosso di prima. Ho la bocca piena della cappella, del cazzo e dell’enorme quantità di saliva che utilizzo per far scivolare quella massa di carne tra le mie labbra. Inizia anche lui a spingere e dei conati di vomito che cerco di controllare mi vengono su ogni volta che mi affonda il cazzo giù per la gola. Sento le lacrime che iniziano a solcare il mio volto e la saliva che mi cola dai lati della bocca. Mentre spompino il cazzo che stringo tra le labbra continuo imperterrita a segare l’altro; spompino e sego quei cazzi enormi fino a quando il più grosso scivola via dalla mia mano e lo perdo di vista. Poco dopo mi sento afferrare per i fianchi da due mani che mi sollevano come una piuma e senza staccarmi dal pompino, come un pollo infilzato, mi ritrovo con il culo a novanta. Immagino cosa mi sta per accedere. Il cordino del tanga che mi passa sul buco del culo viene strappato via e come se mi avessero tolto un tappo dalla figa inizio a colare come una fontana. Costantemente impegnata a sbocchinare quel cazzo dal quale non mi stacco neanche per le manovre che mi sta facendo l’altro, sento il suo duro paletto di carne che senza incontrare particolare resistenza si fa strada nella mia figa strabagnata. Nell’estrema dilatazione che in quel momento avverto in mezzo alle gambe mi limito ad emettere un prolungato mugugno e senza abbandonare il cazzone che ancora sto imperterrita succhiando, mi lascio sfondare la figa da quella mazza equina che inizia a scorrermi dentro.

 

La situazione è diventata davvero estrema anche per me. Non capisco più nulla. In un attimo mi ritrovo completamente nuda con la bocca e la figa svuotate da quegli splendidi cazzi che mi stavo godendo; mani possenti mi prendono per le chiappe e mi tengono sollevata con le gambe in aria, abbracciata al collo di quello con il cazzo più grosso che mi infila di nuovo e sollevandomi su e giù mi fa scorrere sulla sua mazza spaccandomi in due dalla figa. Non esagero, ma ogni volta che mi lascia cadere di peso sul cazzo sento la cappella che mi devasta l’utero ed è un godimento continuo; sono fuori di me; godo e continuo a godere, le tette mi ballano e sbattono in faccia allo stallone che mi sta scopando; mi lascio fare tutto senza sapere che il “…tutto deve ancora venire…”.

 

Inspiegabilmente infatti smette di impalarmi e mi lascia piantata e riempita da quella mazza che mi sta sfondando anche l’utero. Sono un lago di sudore; colo umori dalla fregna come fossi un rubinetto aperto; cerco di approfittare di questa inattesa pausa per riprendere fiato; ma sento la mano dell’altro ragazzo che mi massaggia quello che resta della figa invasa dall’altro cazzo; mi massaggia e con la mano bagnata della mia stessa sborra inizia a lubrificarmi il buchetto del culo. Mi irrigidisco di scatto e terrorizzata metto una mano davanti al mio culo pensando che <<...questo qui mi vuole inculare...>>. Ma lui, invece, molto gentilmente mi chiede di cosa mi preoccupi visto che il mio buchetto è già bello che aperto. In effetti la posizione che ho avrebbe potuto favorire un’eventuale apertura. Mi tasto con le dita e noto che effettivamente è morbido ed accogliente. Sposto la mano e immediatamente sento la cappella di quel durissimo cazzo che inizia a farsi strada nel mio retto. Sono abituata ad infilarmi in culo dei dildo anche piuttosto grossi …ma questo è diverso; ho già il cazzo di un cavallo nella figa che mi sta togliendo il fiato; quest’altro mi spacca il culo come una mela …ma senza aver finito di realizzare tali miei timori, quello inizia a spingermi il cazzo su per il culo fin dove arriva, cioè fino alle palle dato che sento il suo bacino sulle mie chiappe. Resto senza fiato con gli occhi sgranati; completamente impotente a qualsiasi reazione avessi voluto attuare. L’eccitazione riparte a mille. Adesso sono io a muovere il bacino imponendo ai maschi di fare il loro dovere. Non aspettavano altro i porci. Dopo qualche maldestra spinta si sincronizzano. Uno mi entra nella figa e l’altro mi esce dal buco del culo e viceversa. Mi sento veramente sconquassata ma ne voglio ancora e ancora. Li incito a spaccarmi con i loro cazzi e mi accontentano subito. Non più sincronizzati alternativamente ma contemporaneamente uno davanti e l’altro dietro, sferrano violenti colpi che mi portano quasi a perdere i sensi. Ogni volta che mi ficcano quei cazzi dentro simultaneamente sento la figa sciogliersi in un nuovo fiume di non so più che cosa possa essere a questo punto: se sono solo umori; sborra oppure è il piscio che perdo per le pressioni interne che quelle enormi mazze stanno esercitando dentro le mie carni.

 

Quello che mi sta inculando perde improvvisamente il ritmo, si agita, ansima urla e mi affonda violentemente il cazzo in culo …mi sta riempiendo di sborra come un pasticcino. Quello che mi sta scopando la figa, quello con il cazzo più grosso, è ancora tranquillo, sembra che ne abbia ancora per molto. Mi divincolo finalmente da quella presa e non appena poggio i piedi a terra sento le gambe che mi cedono, tremo tutta, avverto solo ora gli effetti di quella favolosa scopata. Individuo un divano. Afferro il cazzo che mi sono appena tolta dalla fregna, non potendolo prendere in bocca, gli do una rapida slinguazzata ripulendolo dalle mie ripetute godute gustandomi il sapore della mia figa. Con quel devastante cazzo in mano mi avvicino al divano e mi ci butto sopra a novanta. …se non ancora si è capito devo e voglio prendere quel cazzo da cavallo nel culo.

 

Dopo la precedente ripassata e la sborrata che avevo ancora dentro potevo farcela. Mi allargo le chiappe con le mani e dilato quanto più posso il buchetto del culo e subito un fiotto di sborra cola via. L’africano intende immediatamente, consapevole delle sue mostruose dimensioni appoggia piano la cappella grande quasi come una mela in corrispondenza del buco e inizia a spingere. Farmi entrare in culo l’inizio della sua mazza è veramente doloroso ma so che una volta dentro poi sarà tutto godimento. Stringo i denti, mi allargo quanto più posso aiutandomi con le mani, cerco di allargare l’ano spingendo in fuori e finalmente di colpo entra. Un dolore lancinante mi fredda la schiena e lancio un lungo ed acuto urlo. Sono quasi certa di essermi lacerata il buco del culo. Attendiamo un attimo che il dolore si stabilizzi e sono ancora io a spingere indietro i fianchi ad incitare il cavallo a pompare. Spinge delicatamente e delicatamente mi sento il culo allargarsi, dilatarsi e finalmente arrendersi all’incedere di quella mazza disumana. Non so per quanto della sua lunghezza me la ficchi nel culo; posso solo dire che in quel momento ne volevo sempre di più e per una frazione di secondo ho anche desiderato di provare ad accogliere nel di dietro anche l’altro cazzo. Follia. Mi consolai subito dopo quando mi ritrovai l’altra mazza in bocca e ripresi un nuovo impegnativo pompino godendomi fino in fondo, fin che posso quei cazzoni neri. Il mandingo che mi sta inculando ha aumentato le bordate. Il porco ogni volta che viene in avanti, spinge sempre più dentro il cazzo slargandomi all’inverosimile l’ano e mi costringe ad ingoiare sempre più cazzo dell’altro. Finalmente sta godendo. Urla con il cazzo ben spinto nel mio culo dove riesco a sentire ogni fiotto di sborra che mi riversa dentro. Riprendere a pomparmi violento, una, due, tre quattro volte. Si svuota. Esce con il cazzo già un po’ floscio e dal mio buco si riversa un fiume di sborra che si deposita in una pozza bianca sul divano. Sento il buco del mio culetto letteralmente aperto tanto che mi sembra di sentire una corrente d’aria che vi si infila dentro. Non me ne curo perché anche l’altro cioccolatino mi sta venendo in bocca. Ovviamente ingoio tutto, me lo succhio per bene.

 

Sono stanca morta, confusa, non so quanti orgasmi ho avuto. Le gambe mi tremano, a stento mi reggo in piedi. Cerco i miei esigui vestitini. Li guardo ammirata; un po’ me li stringo e li ringrazio. È anche grazie a loro se ho vissuto quest’altra intensa e devastante goduta. Mi rivesto e così come mi trovo, con la mia sborra che ancora mi cola figa e quella che perdo ancora dal mio dilatato buco del culo esco da quella casa e torno alla mia.

 

Ho lasciato ai ragazzi il mio tanga …tanto me l’avevano sbrindellato.

Mi sveglio veramente tardi e nonostante questo rimango ancora un po’ nel letto attorcigliata nelle lenzuola. Non ho proprio voglia di alzarmi. Devo ancora smaltire i postumi del sabato notte passato in disco e altri locali con Nancy e Lory, due mie amiche con le quali ho un “…particolare…” affiatamento. La giornata è proprio bellissima e si prospetta anche molto calda: ideale per andarsene al mare o al fresco della montagna ma non ho voglia di fare né l’una né l’altra. Oggi vorrei solo poltrire in casa, riposarmi, dedicarmi a me e non sentire o vedere nessuno. Mi alzo svogliatamente e ancora assonnata come primo obiettivo infilo la porta del bagno e mi perdo in una liberatoria e fragorosa pisciatona. Mi lavo la patata, il viso e i denti. Va già meglio; ci sono quasi. Raggiungo la cucina e mi preparo un ricco caffè che decisamente mi riporta in vita. Accendo una sigaretta e me ne esco sul balcone dimenticando che, dopo essermi fatta il bidet non ho indossato né le mutandine né gli shorts del pigiamino, per cui sono vestita della sola t-shirt con la quale ho dormito e che mi arriva appena a coprire le chiappe. In assoluta e sincera buonafede sono lì a gustarmi la sigaretta che mi sento chiamare <<...ciao Sara! A casa oggi?...>> è Camilla, la mia vicina di casa, separata ormai da diversi anni. Abita ad un piano sotto al mio ed abbiamo i balconi adiacenti. È decisamente una bella donna sui cinquanta, mora, fisico asciutto e pure simpatica. Ha due figlie entrambe sposate per cui vive sola. La saluto cordialmente e ci scambiamo le solite battute, promettendoci che uno di questi giorni avremmo preso un caffè insieme. Rientro in casa e solo mentre riassetto il letto passando e ripassando davanti allo specchio mi rendo conto del mio abbigliamento <<...oh cavolo!!!...>> esclamo <<...che figura di m....a che ho fatto!!!...>> pensando al panorama che avevo inconsapevolmente offerto a Camilla. Dalla sua posizione aveva sicuramente avuto modo di vedermi figa, culo, gambe e tutto il resto! <<...beh, ormai è fatta...>> e continuo nelle mie faccende ripensando alla scena che, tuttavia, non mi lascia indifferente e come prevedibile, inizio a scaldarmi ed a fantasticare una bella lesbicata con la mia vicina. Mi riaffaccio un attimo per vedere se è ancora sul balcone ma non c’è più e un po’ delusa rientro in casa. Improvvisamente, come un flash, ricordo di dover ancora collaudare alcuni dildo acquistati on-line dei quali mi ero completamente dimenticata perché quando 5 o 6 giorni fa arrivò il corriere a consegnarli, fui costretta a lasciare il pacco giù in garage perché ospitavo già da qualche giorno mia madre a casa mia, per cui, onde evitare imbarazzanti domande…

 

Metto un paio di shorts, scendo di corsa, recupero il pacco e iper-eccitata ritorno in casa dove inizio a scartare freneticamente l’imballo. Dentro ci sono i 4 giocattoli che avevo scelto dopo un’accurata ricerca in funzione delle mie esigenze da porcona quale via via che passa il tempo mi scopro di essere.

 

Wow!! Stupendi! …un vibratore maxi giant lover (38×9 cm di circ.), un fallo-dildo skin cock (28×19 cm di circonf. -mostruso-) e due vibratori real emotions (22×13 cm di cironf. a velocità variabile con telecomando wireless) ah …la tecnologia! Il tutto per 130 €uro comprese le spese di spedizione.

 

Faccio una rapida ricognizione dei prodotti, li scarto, metto le batterie nei vibro e mi assicuro che funzionino: è tutto perfetto. Manco solo io, quindi torno in bagno, mi spoglio, con il tubo della doccia mi faccio un bel clistere di acqua tiepida e mi libero tutto l’intestino. Prendo un tubetto di gel e mi lubrifico, ne metto una noce su due dita ed ancora seduta sul water mi massaggio il buchetto con delicati movimenti circolari; distendo i muscoli del mio ingordo forellino che ben presto si dilata; senza alcuna fatica infilo le due dita; mi alzo dal water e mi accovaccio seduta sui talloni sul pavimento distendendo al massimo il buco del culo, ficco dentro il terzo dito, poi il quarto ed infine con tutta la mano a cuneo mi penetro fino al polso ed inizio a pomparmi il retto; allargo le dita, le attorciglio, chiudo la mano a pugno e la sfilo fino a dilatarmi il finale del retto, rimetto le dita a cuneo e di nuovo dentro fino al polso, riprendo a grattarmi, ad ispezionarmi e stuzzicarmi le pareti interne del mio tenero culetto ed è così che un improvviso orgasmo mi sorprende lì così come mi trovo, con la mano a cinque dita aperte che mi premono sulle pareti del retto; non riesco a controllarlo; mi vorrei masturbare la fica, grattarmi il clitoride oppure infilarmi un paio di dita dell’altra mano nella fregna ….ma non faccio in tempo a far nulla di tutto questo. Godo a fiotti come una fontana; fiotti di liquido denso, per consistenza e colore simile ad un’orzata, mi sgorgano a pressione dalla figa e resto così; in totale silenzio, la mano destra ficcata nel culo, la sinistra appoggiata a terra, seduta con il culo sui talloni, le gambe aperte ed un filo di umori che dalla figa cola fino a terra. Raccolgo quanto lentamente sta ancora colando via dalla patata e mi massaggio le tette; spalmo quella profumata lozione di mia produzione sui capezzoli che rispondono alle mie attenzioni ergendosi splendidamente in su, turgidi come il mio clitoride. Me li avvicino alla bocca, me li titillo con la lingua e li passo e li ripasso tra le labbra, alternativamente me li succhio e li ripulisco della gustosa cremina che vi ho appena deposto. Che bello.

 

Ma sono sempre lì con la mano destra infilzata nel di dietro che devo tirare fuori. Recupero uno specchietto, lo posiziono sotto di me ed inizio lentamente a sfilarmi la mano dal culo. Quello che riesco a vedere è uno spettacolo che mi rimette decisamente in tiro la fica. Il mio buchetto è bello che aperto; vedo la sua rotonda circonferenza slargata in tutto il suo splendore dalla dilatazione che gli avevo imposto con la mano. Sembra un piccolo pozzo senza fondo. Mi rialzo. Quello che sento protendersi in mezzo alle chiappe è la consistenza del piccolo prolasso che si estende dall’ano; mi innesca una nuova indescrivibile lunga serie di brividi che partendo dal mio culetto rotto corrono lungo tutta la schiena. Non resisto. Stringo forte tra le chiappe quella parte di retto espulsa dell’ano e mi tuffo con entrambe le mani a torturarmi la fregna. Ancora in piedi mi infilo due dita nella figa e come una forsennata inizio a scoparmi, con l’altra mano vado all’assalto del clitoride inturgidito e proteso come un piccolo cazzo; lo stringo, lo sego, lo schiaccio, lo maltratto, vorrei prendermelo in bocca, le dita che mi corrono freneticamente dentro e fuori trascinano con loro le grandi labbra ormai ridotte a due inermi lembi di carne penzoloni dai quali iniziano a schizzare rivoli di una fluida e bianca crema …ed è con quest’ultima visione negli occhi che godo di nuovo. Le gambe si piegano, mi cedono, mi appoggio con la schiena alla porta socchiusa del bagno e con un lieve rantolo che man mano cresce di intensità non concedo nessuna tregua alla figa fino a quando esplodo in un nuovo devastante orgasmo accompagnato stavolta dalle mie grida di piacere. Non mi sorreggo più neanche appoggiata alla porta; mi butto in ginocchio sul pavimento a gambe larghe e aspetto che l’ultimo fremito mi scuota. È finita. Sono sudata, stanca, distrutta ma soddisfatta. Mi guardo le mani e le trovo allagate di umori; dei miei umori appena goduti. Me le avvicino al viso e con inusitata ingordigia inizio a leccarle. Il mio sapore è denso, dolciastro e aspro allo stesso tempo; ci sento sopra ed assaporo tutto il mio pregnante odore. Raccolgo dalla figa altra sborra e avidamente la lecco dalle mani. Ripeto questo rito finchè non c’è ne più, fino a che non mi sono del tutto asciugata la patata.

 

Sono appena le due del pomeriggio e mi sento già disfatta senza aver neanche provato nessuno dei miei giocattoli. Vabbè. Pazienza. Vorrà dire che inventerò qualcosa in serata. E così come sono, tutta appiccicata, mi butto sul letto a pancia in giù cercando di far passare quanta più aria tra le mie bianche chiappe per rinfrescarmi un po’ il buco del culo che sento ancora aperto e bollente.

Nonostante il caldo sono riuscita a dormire fino alle 5 di pomeriggio e considerando come ho passato la notte di sabato e la mattina di oggi, il riposino mi ci voleva proprio. Mi alzo decisamente arzilla, riposata ed eccitata. Non ne avrei bisogno, ma una rapida occhiata allo specchio che restituisce la mia siluette con i capezzoli irti ed il clitoride ben esposto, conferma la mia tesi. Dormendo nuda, gli ultimi strusciamenti sul letto producono in me tali risultati. Ormai mi è normale. Dura invece è farmi passare questo intrigante stato. Non mi dilungo oltre. Vado in bagno e mi concedo una doccia rinfrescante durante la quale nell’acqua che mi scorre sulla pelle mi lascio andare in una innocua pisciatina che dalla patata mi scorre libera e calda lungo le cosce per poi scivolarmi per le gambe. Mi piace da morire farla sotto la doccia. A dire il vero mi piacerebbe fare pissing con qualcuna delle mie amiche …ma almeno per adesso la faccenda è tabù; non sono ancora pronta per chiedere tanto a qualcuna di esse; vorrei, ma al limite potrei provare “…un auto-pissing…”, ma questa è un’altra storia.

Finita la doccia mi rilasso ancora un poco sul divano rimirando i dildo che non avevo ancora provato accidenti! Come al solito basta un soffio alla mia fantasia che subito elaboro un piano da estrema maiala per provarli e godermeli. Decido di uscire di casa con uno dei miei mini abbigliamenti e con due vibratori, in funzione, infilati tra le gambe. Presto fatto. Vado in camera e tiro fuori dall’armadio una mini nera ed una camicia bianca. Dai cassetti tiro fuori un paio di coulottine di raso nero ed un reggiseno di pizzo bianco, che indosso prima di tutto. Prendo i due vibratori “real emotions” e me ne infilo subito uno direttamente nella figa (…che ovviamente è già allagata di umori…) e che subito dopo, ben lubrificato dai miei stessi succhi, mi ficco su per il buchetto del culo che nel frattempo ha ripreso in parte la sua originale elasticità; l’altro lo faccio semplicemente scivolare nella passera. Con i due paletti ficcati nei miei pertugi ma ancora tenuti spenti, infilo le coulotte e li assicuro lì dove li ho messi, senza correre il rischio che scivolino via mentre passeggio per strada. Al sol pensiero vengo avvolta da sensazioni indicibili. Metto la camicia, la mini, un paio di sandali alla schiava e sono pronta. Non mi resta che accendere gli strumenti che ho dentro ed uscire …mi godo ancora qualche frazione di secondo nell’incognita di quello che proverò. Prendo i telecomandi e li faccio partire simultaneamente. Oh mio Dio!!! È pazzesco, stupendo, magnifico, mi vibra tutto il bacino dall’interno ehhhhh cazzo!!!! Godo! Godo come una porca, come una maiala, una troia vogliosa, una ninfomane di orgasmi propri. In pochi secondi me ne parte uno plurimo, incontrollabile, indefinibile, mi bagno all’inverosimile. Sembra che mi sia pisciata addosso. Mi devo cambiare. Spengo i maledetti cosi senza toglierli e mi limito a cambiarmi le mutandine e ad asciugarmi un po’ dalla mia sborra che è colata lungo le cosce e provo a ripartire. Stavolta accendo prima quello che ho nel culo. Mi concentro per riassumere il controllo della situazione, per abituarmi a quell’intima vibrazione e dopo un po’ accendo anche l’altro, …quello che ho piantato nella figa. Lo faccio partire al minimo. Aspetto di vedere il risultato, penso di riuscire a controllare la cosa. Aumento di poco la velocità di entrambi e in un leggero ma intenso tremolio denunciato solo da un lieve ronzio, apro la porta per avventurarmi in strada dove so già che morirò di orgasmi ma, mentre sto chiudendo la porta sento aprirsi l’ascensore alle mie spalle, mi giro e <<...oh cara, stai uscendo, ero salita per un caffè...>> era Camilla! Cazzo! …e adesso????

Resto letteralmente paralizzata. Sicuramente rossa paonazza in viso. Cerco velocemente di recuperare il controllo. Il maledetto controllo. Ma perché nella vita bisogna sempre controllarsi e non invece liberarsi e mostrarsi al mondo per quello che si è??? …mi chiedo! Ma tant’è, …mi mostro felicemente meravigliata e tra convenevoli vari la invito ad entrare. …altrimenti sai che maleducata… <<...Camilla! ...ma che sorpresa! ...ma dai entra ti prego! ...ma che piacere! Esco un'altra volta, tanto era solo per fare un giro...>>

E tutto questo mentre avevo ben due vibratori accessi che ronzavano ben bene nelle mie intimità. Raccontare del mio grado orgasmico in quel momento sarebbe impossibile. Un vibratore piantato in figa ed uno in culo; il ronzio degli stessi che da lì a breve mi avrebbe sicuramente tradita e la fantasia di lesbicarmi Camilla… avevano fatto di me una macchina da sesso al limite dell’esplosione, ovviamente sempre con la topa bagnata.

Preparo il caffè e in attesa che esca cerco di intrattenere la mia ospite con cordialità e soprattutto non pensando alle conseguenze di quello che sarebbe potuto accadere di lì a breve. Uno sputtanamento assicurato. Già immaginavo le comari del palazzo <<...ma ci pensante?? La Sara, sempre tanto gentile e carina, tanto una brava ragazza... e invece girava con due vibratori tra le gambe... ma pensa...>>

Camilla, ho notato, nonostante il caldo piuttosto intenso indossa delle maliziose calze bianche a rete molto larga, scarpe con tacco basso, gonna leggermente sotto il ginocchio con un’ampia apertura che lascia intravedere gran parte della coscia fasciata dalla calza a rete ed una casta camicetta bianca sotto la quale, non so perché, ma qualcosa mi dice che le sue tette svolazzino libere. Mha.

E comunque, come avevo ampiamente previsto, durante una breve pausa tra i discorsi che stiamo facendo Camilla mi chiede <<...ma non senti anche tu questo ronzio??...>> <<...cosa sarà??...>> ed io <<...sì, in effetti lo avverto anch'io. È molto insistente, ma non so proprio cosa possa essere! Forse qualche insetto?....>> le faccio io cercando inutilmente di dissimulare. Inutilmente perché mentre mi faceva notare del “…fastidioso…” ronzio, ho visto chiaramente che con lo sguardo sembrava avesse individuato l’origine del rumore tra le mie gambe. Il caffè è salito. Mi alzo per versarlo e avvicinandomi al piano cucina volto le spalle alla mia ospite, la cui presenza, nella situazione nella quale mi trovo e temendo lo sputtanamento, inizia a darmi fastidio più che piacere. Sperando che la cosa si risolva in fretta verso il caffè nelle tazze quando mi sento cingere delicatamente per i fianchi… resto immobile, terrorizzata, i vibratori che mi vibrano imperterriti nelle viscere, il continuo ronzio che in quel momento mi sembra sia diventata una mandria di bufali in corsa, una miriade di pensieri mi attraversano la mente in frazioni di secondo. Avverto il suo respiro sul collo, le sue tette appoggiate alla mia schiena e sento una sua mano che scorrendo all’esterno delle mie cosce arriva ad esplorarmi in mezzo alle gambe dove quindi trova i vibratori in piena azione. Mi giro piuttosto rotta lasciando che la cosa risultasse assolutamente evidente. Ma lei, Camilla, senza dirmi una sola parola mi allarga le gambe, solleva leggermente il mio gonnellino, sposta le mutandine liberando il vibro che avevo piantato nel di dietro e me lo sfila dal culo. Lo annusa, lo guarda, se lo passa sulle labbra socchiuse e se lo caccia in bocca. Resto esterrefatta a bocca aperta e meravigliata. Piacevolmente meravigliata dall’atteggiamento di Camilla. Torna giù tra le mie intimità, mi sfila dalla fica anche l’altro dildo, scosta un lembo della sua gonna rivelandosi in autoreggenti e senza intimo e si ficca il vibratore intriso e ancora bagnato dei miei umori nella figa. Io ancora a bocca aperta e senza parole ma arrapata come non mai lì, a gambe aperte davanti a lei che sempre senza dire una parola si abbassa in ginocchio, mi sfila le mutandine intrise zuppe e mi fa sentire le sue labbra, calde, che iniziano a baciarmi l’interno cosce. La sento salire verso la zona inguinale dove con la punta della lingua si limita a percorre la sola linea esterna della mia passera infuocata. Il desiderio monta in me a dismisura. Ho il clitoride talmente eretto che inizia a farmi male per quanto mi tira. Vorrei godere adesso. Subito. Immediatamente. E vorrei farlo tra le sue labbra ma si tira indietro. Mi fa girare. Ha il mio culetto all’altezza del suo viso, le sue mani mi allargano delicatamente le chiappe e la sua lingua vi scorre in mezzo, dall’alto verso il basso. Si ferma sull’ano. Dio che brividi. Non ho il tempo di assimilarli che mi sento invadere il buchetto dalla ruvidità della sua linguetta sapiente ed esperta. Me lo riempie tanto di saliva che mi sembra che mi goccioli. Mi fa girare di nuovo. Mi sfila il gonnellino. Mi prende una gamba e me la alza su di una sedia. Ho la figa spalancata davanti al suo viso, ad un pelo dalle sue labbra. Le sue mani esperte riprendono a carezzarmi le cosce ed a stringermi le chiappe. Resto inerme e sopraffatta dal suo trattamento. Prende a massaggiarmi l’ano e vi infila presto due dita. Ho un sussulto. Ma lei è lì che mi controlla con una vigorosa leccata sulla figa spalancata davanti ai suoi occhi. Ritrae la lingua e mi pianta il pollice della stessa mano con la quale mi sta ravando il buchetto del culo nella figa. Credo di svenire in quel preciso istante. …ma non è che l’inizio. Dalla figa mi colano fiumi di umori, invadono la sua mano, scorrono lungo il suo avambraccio. Finalmente decide di dedicarsi al mio clitoride esteso e duro come un cazzo da spompinare, lo afferra decisa con i denti. Mi fa quasi male ma è un attimo perché subito dopo se lo lascia sfilare tra le labbra e sììììì, eccolo, me lo sega con la bocca e me lo sbocchina. Si fa scivolare ripetutamente il mio clito tra le labbra. Mi succhia tutta. Succhia ogni angolo della mia figa riesca a raggiungere con la lingua. Sento arrivare l’orgasmo, sembra che mi parta dal deretano dove sono infisse e lavorano indefesse le dita di Camilla che a forbice con il pollice ficcato nella mia fighetta, mi strofina e stringe tutto il perineo. Con l’altra mano mi sta trastullando le tette, mi stringe i capezzoli, me li tira, quasi me li strappa, mi lecca la figa, mi sbocchina il clito tra le sue labbra, mi stantuffa il buchetto del culo con le dita. Un fascio di brividi mi assale, inizio a miagolare come una gatta in calore. Camilla accompagna l’arrivo del mio travolgente orgasmo mugulando ed accelerando ogni manovra stia facendo in quell’istante su di me ed esplodo. Esplodo come un vulcano nella bocca di Camilla. Le riverso a fiotti il mio aspro e dolciastro succo in bocca, gridando, mugolando come una cagna, mi contorco e mi piegandomi verso di lei, le afferro la testa tra le mie mani, la guardo negli occhi. Dei rivoletti della mia calda sborra le colano dai lati della bocca dove affondo la mia, afferro quelle sue labbra rosse violacee e mi succhio dalla sua bocca ogni goccia del mio nettare che la porca ha succhiato dalla mia figa.

Mi basta poco per riprendermi. È un sogno che si realizza lesbicare con la mia appetitosa vicina. Non posso rimandare oltre. La devo assaggiare. Devo sentire il suo sapore. Voglio bere i suoi umori. Prendo Camilla per mano e me la trascino in camera da letto. Sempre senza che una sola parola fosse mai detta, le sbottono la camicetta e scopro le sue superbe tette. Non tradiscono affatto la sua età anzi, sono quasi invidiosa della loro rotondità che catturo nel palmo delle mie mani. Sono ancora sode ed invitanti. Assaporo delicatamente la turgidità dei suoi piccoli capezzoli mentre le slaccio la gonna che lascio subito cadere a terra. Le accarezzo i fianchi. Mi abbasso, percorro con il viso il suo corpo e scendendo lo sfioro con le mie labbra, sfioro il suo seno, la sua pancia e il suo pube. Le do un leggero ed intrigante colpo di lingua sulle labbra della sua vogliosa e umida bocca vaginale. Trema Camilla. Trema come se da tanto tempo non sentisse sulla sua pelle un calore umano che la facesse vibrare… e io, mi prometto, la farò sciogliere sotto di me, la farò impazzire di piacere.

 

La faccio sdraiare supina sul mio letto e a pancia in su me la accarezzo tutta, la studio, la guardo quasi fosse una surreale visione. È davvero bella. Sulla sua pelle abbronzata risaltano in tutto il loro bianco candore le linee tracciate da un piccolo e sgambatissimo bikini. Mi metto anch’io sul letto in ginocchio di fianco a lei e leggera, con un dito, seguo le delicate forme del suo corpo e intuisco chiaramente dai peletti sulla sua pelle che si increspano al mio passaggio, i brividi che le sto provocando. Sospira e ritrae qualcosa in gola come se avesse dell’acquolina in bocca. Mi sposto e mi siedo delicatamente sul suo ventre. Le labbra del mio sesso umido a contatto con la sua pelle calda è qualcosa di stravolgente per i miei sensi quando mi struscio con la patata aperta sulla sua pancia. I suoi occhi scrutano ogni mio movimento e il suo crescente desiderio attende solo che io la prenda e la faccia godere. Sento una sua mano sulla mia schiena mentre con le mie catturo i suoi bianchi seni e con i pollici inizio a titillarle i capezzoli. Mi chino verso di loro e li succhio alternativamente, li bagno e li stringo tra le dita: un po’ li tiro fino a farle comparire sul viso una smorfia di dolore. Ansima. I suoi occhi sembra mi implorino. Ancora una volta cambio posizione e scivolo giù tra le sue gambe. Mi trovo faccia a faccia con la sua figa: il pelo nerissimo, ispido, duro come crini di cavallo ma ben curato ed ordinato in una forma che le disegna una piccola V sul monte di Venere con il vertice a forma di freccia come ad indicare il centro del suo piacere. Le sollevo le gambe e con le mani allungate sulle sue natiche le allargo le grandi labbra con i pollici, le scopro quel paradisiaco miscuglio di rosea carne che forma una delicata ostrica …quella che sarà tra un attimo il pasto per le mie voglie …è ancora bagnata dai succhi dell’orgasmo che le ha dato il vibratore …chiudo gli occhi e mi abbandono ad asciugare quella bollente caverna. Seguo con la lingua tutto il profilo esterno della figa bagnata di Camilla che non fa altro che inarcare i fianchi verso il mio viso …anela la mia bocca …vorrebbe essere posseduta dalla mia lingua …l’accontento. In un attimo le sono dentro con quanta più riesco a mandarne giù. Lavoro sul suo sesso di bocca e lingua: succhio e penetro, penetro e succhio. Cerco di raggiungerle le tette ma mi afferra il polso, se lo avvicina alla bocca ed inizia a succhiarmi le dita, le bagna di saliva le lecca torna a succhiarle mugulando di piacere come una maiala, mentre io sono concentrata a succhiarle il clitoride e ad infilarle delicatamente due dita nella figa, scivolano dentro con estrema facilità, la stantuffo un po’ e con mia grande gioia me le ritrovo presto impiastricciate dei suoi densi umori, carpiti dal fondo del suo profumato sesso: sollevo la testa dalle sue cosce, mi avvicino alla sua bocca con la mia, porto le dita piene del suoi succhi vicino alle nostre labbra e la invito a leccarle, insieme, le nostre lingue si toccano, si intrecciano, detergiamo le mie dita e finiamo per sorprenderci in uno strepitoso, intenso, passionale bacio in seguito al quale perdiamo la cognizione del tempo e la misura della libidine. Ci ritroviamo con le mani e con le dita a rovistarci ognuna la figa dell’altra, le tette dell’una schiacciate contro quelle dell’altra, le mani dell’una che cercano il culo dell’altra a gustarsi la tenera carne delle nostre bianchissime chiappe. …le bianche chiappe: Camilla si stacca da quella nostra presa, si gira, si mette a novanta porgendomi il suo stupendo deretano con i suoi buchetti ad un soffio dal mio viso …in meno di un secondo sono già su di loro a bagnarli, succhiarli e leccarli con la mia insaziabile lingua. Camilla spinge dietro il bacino verso di me e sussurrando mi incita a penetrarle l’ano. È sufficientemente umido e visibilmente dilatato, vi avvicino due dita, è tenero, spingo un po’ e non avverto nessuna resistenza …li infilo dentro, sento Camilla gemere e contorcersi e spingersi ancora indietro, infilo un terzo dito e la cosa si ripete, si dondola e spinge infilzandosi sulle mie lunghe dita …azzardo allora a ficcarle il quarto e anche questo le entra con straordinaria facilità. A questo punto mi sorge un dubbio <<...vuoi vedere che questa porca vuole che le ficchi in culo tutta la mano!?!?!?...>> …così faccio, sfilo le dita, le metto a cuneo con il pollice e su dentro d’un sol colpo, …vedo la mia mano sparire letteralmente nel buco del culo della mia 50enne vicina di casa che si accascia con la testa sul letto ed ansima con il fiato corto, il suo stupendo culo all’insù e con il mio avambraccio penetrato nelle sue carni. Si contorce, spinge indietro e tira in avanti impalandosi lungo il mio braccio. Una frenetica libidine si impossessa delle mie facoltà e fuori controllo inizio a massaggiarle la figa zuppa di umori e …bhe, …se riesce ad accogliere il mio braccio nel retto …non vedo che difficoltà possa avere a prenderne un altro nella figa. E così con un po’ di timore di farle male inizio a sondare con l’altra mia mano messa anche lei a cuneo le sue pareti vaginali e spingi spingi mi ritrovo con entrambe le mani ficcate ben oltre i polsi nella fica e nel culo di Camilla che urla. Urla senza ritegno scopandosi sulle mie braccia e gode, vibra, trema, degli intensi tremiti la scuotono tutta mentre gode come una cavalla e mi stringe con i suoi buchi impedendomi ulteriori movimenti fino a quando sfinita si accascia madida di sudore sul letto con le chiappe ancora allargate dalle mie braccia conficcate dentro il suo corpo. Resto così anch’io ancora per qualche tempo. Non perché non sapessi cosa fare in quel momento. Realizzo che forse ho trovato una porca godereccia più porca di me dalla quale ho solo da imparare. Libero i buchi e mi ci fiondo dentro ancora una volta con la lingua ad asciugarle sia la figa che il buco del culo. Lei resta coricata a pancia in giù godendosi ogni mia attenzione sul suo apparato godereccio.

Inizia a parlarmi e stranamente, mi rendo conto solo ora che durante tutte le operazioni per raggiungere i rispettivi amplessi plurimi, non c’eravamo scambiate una sola parola, evidentemente animate da una intesa sessuale perfetta. Mi confida che sinceramente sperava che la cosa potesse evolvere come in realtà è andata. Anche se non immaginava un tale mio livello di troiaggine <<...addirittura uscire con due vibratori ficcati...>> <<...è terribilmente arrapante... - ...da vera porca lussuriosa...>>. La lascio parlare, mi interessa l’argomento e sono curiosa di sapere ancora cosa pensa di me e continua confidandomi mentre mi stringe sulle sue tette e mi accarezza i capelli, che è letteralmente andata in visibilio stamattina quando dal balcone si è goduta le mie nude grazie fantasticando tutto il giorno su di me <<...se ti interessa mi sono anche sparata un ditalino non appena sono rientrata in casa stamattina... - ...ed avevo te negli occhi mentre godevo...>> ridacchio soddisfattissima …è proprio ciò che mi sono di prefissata di fare con la mia “…nuova vita…” ricordate? Arrapare il prossimo. E questa conferma da parte di Camilla mi fa improvvisamente “…gocciolare…” la figa. Lei continua a parlare sulla meraviglia di quando ha capito cosa mi vibrava tra le gambe …io invece ero già pronta sopra di lei a 69 a tapparle la bocca spingendole contro la mia fregna allagata di umori e a fiondarmi nella sua con la lingua ed a piantarle direttamente tre dita nel suo tenero ed accogliete culo. Me la lecco e me la succhio ininterrottamente, senza concederle un attimo di tregua fino a che non mi gode e mi inonda la bocca della sua sborrina. Io invece non sono ancora venuta. La maiala ha smesso di prendersi cura della mia passera per godersi appieno il suo orgasmo ed è per questo che me la voglio fottere. Sì. Me la fotto. Mi giro di scatto e incrocio le gambe con le sue. Mi avvicino con il mio clitoride in tiro e inizio a strusciarmi sulla sua figa. Ancora un po’ confusa capisce al volo il gioco e mi asseconda. Prendiamo ritmo e ci strusciamo fregna contro fregna, sempre più velocemente. Mi sento il clito che sbatte e scivola sulla sua figa e scoppio urlando di piacere e spingendomi ancora più forte tra le gambe di Camilla e vengo. Godo tremando come una foglia sulla sua figa. E ancora una volta è lei a meravigliarsi di cosa mi capita quando godo. Semplicemente sborro. A fiotti, a fiumi, ed a volte schizzo proprio come farebbe un cazzo. Mi stacco a lei e i nostri sessi sono inzuppati dei nostri, ma soprattutto dei miei umori. Ancora a 69 ci lecchiamo, ci asciughiamo e baciamo le rispettive fighe come se ci stessimo baciando in bocca, con le lingue che giocano freneticamente con le grandi e piccole labbra. Ed è stupendo, delirante.

È notte inoltrata quando finiamo di goderci. Camilla si riveste per tornare a casa sua. Vorrei fermarla. Invitarla a dormire da me, almeno per questa notte. Ma non trovo il coraggio. Trova però il tempo di fumare una sigaretta insieme. Infilo una maglietta, la stessa del mattino ed andiamo sul balcone. Non fumo mai in casa. <<...vorrei trovarmi sul balcone di casa mia e guardarti da sotto, come stamattina...>> mi confida abbracciandomi <<...è stata una visione che in una frazione di secondo ha riacceso in me voglie che solo in gioventù provavo... - ...grazie piccola...>> il discorso continua più o meno sugli esiti della serata e alla fine, incontrando le mie perplessità alle quali tuttavia non dà risposte, mi propone di prestarle uno dei vibratori che aveva sfilato dai miei pertugi. Glieli porgo entrambi. Ne prende uno a caso e bada bene di prendere il telecomando dell’altro. Cioè, lei ha preso un vibratore che avrebbe potuto funzionare solo con il telecomando che lasciava nelle mie mani ed io avrei tenuto l’altro che avrebbe potuto funzionare solo con il telecomando che restava nelle sue mani. Mhà …non capisco ma mi adeguo. Mi lascia il suo numero di cellulare ed io le do il mio. Nel salutarci non resisto. Non vorrei lasciarla andare via e mentre ci abbracciamo per salutarci le infilo furtiva una mano sotto la gonna, le raggiungo la figa, ci infilo un dito per leccarmelo nella speranza di trattenerla ancora e magari ricominciare …invece lei porca più che mai, mi ferma la mano, se porta in bocca e si succhia il dito con il suo sapore. Mi guarda negli occhi. Mi stringe la testa a sé, ci baciamo come due amanti, mi ammonisce di <<...non scappare via  troppo presto...>> e se ne va.

Da sola, sdraiata sul divano, traccio il bilancio di questa incredibile domenica. …cazzo! Per fortuna che doveva essere una giornata di tutto riposo senza vedere e sentire nessuno. Sono sfinita.

 

Nonostante non riuscissi ancora a spiegarmi il perché Camilla avesse insistito a portarsi via un vibratore tenendo con sé il telecomando dell’altro, pensavo che quella inusuale ed inaspettata domenica fosse passata senza alcun ulteriore coinvolgimento. Infatti, nelle due settimane successive, non ebbi alcuna occasione di incontrare la mia vicina. Avevo quindi “catalogato” gli eventi di quella giornata come una delle mie esperienze che avrei voluto vivere tra tutte le altre, difficilmente ripetibile. Niente di più sbagliato! Ieri pomeriggio ero a casa con la mia amica Nancy perché saremmo dovute uscire insieme per andare a fare shopping in centro quando, mentre ero in camera a vestirmi, mi arriva un SMS di Camilla <<...ciao porcellina, prendi il vibratore, infilalo dove vuoi tra le gambe ed esci sul balcone. Io sono già fuori sul mio...>>. Un’infinità di pensieri, accompagnati da un immediato ed intenso senso di libidine che mi si accese tra le gambe e mi raggiunse il cervello in un attimo, mi passarono per la testa <<...hai capito la maiala della mia vicina; che gran porcona...>>.  Avendo capito all’istante le sue intenzioni di coinvolgermi in una seratina tutta giochetti, pensai a sua insaputa di prepararle io una serata davvero piccante e per giunta “a tre”. Chiamai Nancy, peraltro già dettagliatamente a conoscenza della mia avventura con la vicina, e la informai velocemente di tutto quello che avevo elaborato. Oltre ad essere mia amica e dichiaratamente lesbica, Nancy è anche una gran porcellina che quando si tratta di giocherellare su un letto non si tira mai indietro. Gran leccatrice di fica (provata più volte anche con Lory, l’altra nostra amica) è un tipetto tutto pepe: alta più o meno 1,70, seno piccolo da seconda scarsa con il piercing, due piccoli inserti circolari, su entrambi i capezzoli, vita stretta, culo stratosferico da pura passione, un piccolo scorpione tatuato sul pube sempre maniacalmente depilato ed altri tre piercing sulla vagina; uno a forma di anello aperto con i finali a pallini sul clitoride e due anellini chiusi sulle grandi labbra. Un ultimo piercing, anche lui a forma di anellino con un piccolo pendente a forma di mezzaluna con brillantino (mio regalo) gli impreziosisce l’ombelico. Nuda com’ero, infilo una tuta da ginnastica, prendo dal comodino il vibratore e me lo infilo nella patata. Non serve bagnarlo perché sono già allagata …come sempre in questi casi, ed esco sul balcone. Mi affaccio verso casa di Camilla e la trovo, come aveva promesso, sul suo balcone. Riesco appena a notare che ha in mano il telecomando del vibro che in quel momento era ficcato nella mia passera che in una frazione millesimale di secondo me lo sento vibrare dentro alla massima potenza. Quasi a volermi fare uno sfregio, Camilla aveva fatto partire il vibratore dal suo balcone senza il benché minimo preavviso facendomi sussultare, piegare sulle ginocchia e facendomi lanciare un allarmato <<...oh mio Dioooo...>> al quale Nancy che aspettava mie disposizioni nascosta in casa, fece un balzo sulla sedia temendo un mio malore. Dopo averla tranquillizzata con un cenno, con gli occhi rivoltati dall’assurda libidine che quel vibratore mi stava dando e sul quale non avevo nessun controllo, trovai la condizione per rivolgermi a Camilla e, tentando di dissimulare l’orgasmo che avevo raggiunto, la invitai a salire da me con un imperativo <<...subito, per favore... >>. La gran porcona allarga un soddisfatto sorriso sul suo viso e senza spegnere quel coso, rientra e poco dopo è in casa da me. Ovviamente non sospetta che ci sia anche Nancy che è chiusa nascosta in bagno pronta ad intervenire. Le faccio trovare la porta socchiusa e me a gambe larghe sul divano con il vibratore che ancora conficcato nella figa spalancata, vibra alla sua massima velocità facendomi tremare come foglie al vento le grandi labbra dalle quali zampillano goccioline dei miei incontrollati umori vaginali. Mi vede e trasale. Chiude la porta alle sue spalle. Lascia cadere a terra il suo abitino svelandosi completamente nuda con i capezzoli ritti e la frega lucida. Mi sfila il vibratore dalla figa e senza spegnerlo o modificarne la velocità se lo infila nel culo per tuffarsi a bocca aperta a succhiarmi tra le gambe.

 

La sua lingua che si fa strada nella figa e che mi lecca e mi succhia, le sue labbra che mi stringono e mi tirano alternativamente le grandi e piccole labbra insieme al clitoride impazzito, mi devastano i sensi. Lascio cadere la testa all’indietro tenendomi con le mani le gambe ben larghe e godo ancora in un lungo ed incontrollato gemito. Mi sento letteralmente sciogliere nella sua calda bocca che continua imperterrita a succhiare, succhia e succhia ancora e ad ogni depressione che il suo succhiare provoca sulla fica, un fascio di indescrivibili brividi mi corre lungo la schiena. Senza lasciarmi il tempo di prendere nessuna iniziativa si alza, mi fa distendere sul divano e con il vibratore ancora in azione nel suo candido culone, mi si mette sopra a 69 ed iniziamo a leccarci a vicenda. La sua fregna è un lago di aspri umori profumati di un profumo pregnante che non fa altro che eccitarmi oltre ogni misura. Le ho avvolto la figa con le mie labbra, con la lingua le scavo dentro fin dove arrivo e mentre prendo a stantuffarle il buco del culo con il vibratore, la sento lasciarsi cadere di peso su di me, quasi rassegnata, inizia ad emettere un costante sommesso lamento. Non mi fermo. Sento il calore del suo fiato che soffia caldo tra le mie cosce. Con il bacino si inarca in alto e si riabbassa assecondando per qualche secondo i movimenti della mia lingua nella sua figa e mi allaga la bocca con un fiotto caldo, poi un altro e un altro ancora. Non mi stacco. Bevo ed asciugo tutti suoi caldi umori, le sfilo il vibratore dal culo e mi dedico anche al suo forellino aperto dal quale mi levo solo quando piano piano si richiude sotto i colpi della mia linguetta. Restiamo sedute vicine, abbracciate strette strette testa contro testa, madide di sudore. In questo scenario immagino la condizione di Nancy: da bravo “soldatino” qual è, è ancora chiusa in bagno ad attendere un mio cenno per intervenire. So che come minimo si è già concessa il suo orgasmo guardandoci e masturbandosi con qualche occasionale attrezzo trovato in bagno.

 

Prendo Camilla per mano, la conduco in camera, la spingo dolcemente sul letto e giocando con i suoi capezzoli le propongo di lasciarsi bendare gli occhi. Accetta. Ed accetta anche le condizioni che le impongo rassicurandola che vivrà esperienze mai avute prima. Le avvolgo attorno al capo una sciarpa scura, mi assicuro che non veda assolutamente nulla e con altre due sciarpe di seta le lego i polsi alle caviglie. Stupenda. Camilla in quella posizione a gambe allargate, il candore abbagliante delle sue tette e dei suoi fianchi che risaltano sul resto del corpo abbronzatissimo …è lì, sottomessa ed indifesa sul mio letto. Mi giro e trovo Nancy ultra arrapata che in silenzio ed in piedi davanti a quello spettacolo si masturba freneticamente con due dita nella figa. Mi metto seduta a gambe larghe sul puff decisa a godermi quello che pregusto già come uno spettacolo indimenticabile, con un cenno invito Nancy ad assaggiare Camilla che non deve ancora assolutamente avvertire la sua presenza e mi metto comoda.

 

Lo so che mi ripeto con questa frase nei miei racconti …ma vedere, e soprattutto sentire le slinguate che solo Nancy è capace di dare ad una figa è qualcosa di così travolgente che ho preso inconsciamente a masturbarmi il clitoride con un tale impeto che ho avuto un altro orgasmo sul puff e che mio malgrado ho dovuto soffocare in bocca per non tradirmi con Camilla.

 

Quando riacquisto la proprietà dei miei sensi vedo Camilla con la pelle imperlata di sudore contorcersi nel tentativo di liberarsi le mani dai legacci ed ansimare con il fiato corto sotto i colpi della lingua di Nancy che le saetta dentro e fuori da tutti i buchi e con le mani le massaggia le tette, le stringe e le tira i capezzoli. Nancy, da parte sua, è già da un po’ che ondeggia e sventola il suo culetto all’insù verso di me invitandomi a partecipare leccandole la figa. Lo faccio. È inevitabile. Mi appoggio delicatamente sul letto ed inizio a succhiare la sua fighetta bagnata giocando con tutta la ferramenta che si è fatta impiantare sulla fregna. Allargo le sue dure chiappette e badando di non trascurare un solo centimetro di quello splendido solco, le struscio la lingua lungo tutto il canale andando su e giù soffermandomi ad ogni passaggio sui suoi buchetti. Camilla probabilmente a giudicare dal modo di contorcersi unito al suo ansimare e dal modo di lamentarsi deve trovarsi in qualche livello di estasi; Nancy sempre in silenzio, senza lasciarsi scappare un solo sussurro, esprime il suo godimento spingendo il bacino contro il mio viso fin quasi a soffocarmi; non capisco cosa voglia ancora, le sono con la lingua dappertutto, nella figa, nel culo e cerco di affondarla quanto più posso. Mi stacco da lei un attimo e scorgo una sua mano che afferra una chiappa e la tira da un lato slargando il buco del suo piccolo e rotondo culetto che si dilata a dismisura; mi tuffo a lingua dritta in quello spettacolare orifizio e lo insalivo fino a che non ne cominci a colare via; metto le dita della mia mano destra a cuneo, mentre con la sinistra le sposto l’altra chiappa e inizio a penetrarle l’ano che ingloba senza battere ciglio la mia mano fino fin oltre il polso. Smette improvvisamente di leccare la figa a Camilla; alza la testa; si inarca sulla mia mano e si lascia andare in un grido liberatorio; si mette in piedi sul letto con la mia mano piantata nel suo culo; si porta le mani sulla figa e si concentra solo su di essa mentre io cerco di non perderle l’ano, continuo a scoparle il culo con la mano; si avvicina come può con il bacino sul viso di Camilla, che a questo punto ha realizzato la sua presenza, e sempre menandosi come una forsennata la libera dal bendaggio e le spinge la figa in bocca. Camilla come se nulla fosse, a bocca aperta accoglie tutto quello che Nancy le riversa sulla lingua. La mia amica gode e urla, urla talmente tanto che devo uscire con la mano dal suo culetto e correre a tapparle bocca con un bacio lingua a lingua durante il quale ad occhi sgranati continua ad urlare distruggendosi la figa ed a gocciolare i suoi umori sulle labbra avide di Camilla. Cerco in qualche modo di tenere l’impeto di Nancy sotto controllo ma non ci riesco perché sento arrivare come un treno un altro orgasmo al quale mi abbandono urlando a mia volta nella bocca della mia amica alla quale ero ancora avvinghiata. Un attimo dopo ci ritroviamo entrambe adagiate, ammucchiate sopra Camilla che ancora con i polsi legati alle caviglie attendeva spiegazioni. In breve la rendiamo edotta del piano che Nancy ed io avevamo ordito ai suoi danni e la liberiamo. Per nulla incazzata recupera il vibratore, se lo pianta nella figa e lo avvia, mentre il ronzio del vibratore si impossessa del silenzio calato in camera da letto ci fa mettere a novanta e bagnate come siamo, non fatica a punirci ficcandoci le sue piccole mani nelle fighe. Dopo le prime delicate spinte, inizia ad infliggerci colpi sempre più sostenuti e profondi. Nancy mai doma, continuava a spingere sempre più dietro il culo con l’intento di farsi sfondare da braccio di Camilla; io sentivo le sue lunghe dita che mi giocherellavano sul tronco dell’utero togliendomi il fiato; Camilla vibrava all’unisono con il vibratore che le massaggiava la figa. Non so quando possa essere durato tutto questo. Ricordo solo che una dopo l’altra godemmo; io per prima, poi Camilla ed infine, gridando come sempre Nancy. Concludemmo quella serie di godute leccandoci a vicenda, mettendoci a cerchio; Camilla leccava la figa di Nancy; Nancy la mia ed io asciugavo la patata di Camilla …e tutto questo era capitato per un orgasmo che Camilla voleva farmi godere a distanza.

 

Quella notte, sfinite, dormimmo tutte insieme a casa mia, nello stesso letto, strusciando i nostri corpi nudi l’uno con l’altro, trovandoci spesso teneramente abbracciate.

 

Al mattino ci guardiamo, senza dirci nulla scoppiamo in una risata liberatoria; andiamo in bagno per una doccia collettiva, qualche carezza, qualche bacio e niente di più. Abbiamo la giornata davanti e tanti impegni. A colazione ci promettiamo di ritrovarci ancora e, perché no, coinvolgere anche Lory.

Sì lo so. È tardi. Ma stamattina sono giustificata, come del resto lo ero ieri ed anche l’altro ieri ed il giorno prima ancora. Ho l’influenza, bhè l’ho avuta, perché adesso va già meglio; …eh sì. Sono stata due giorni malissimo con febbre alta ed altro; un giorno così così ma un po’ meglio, ed oggi mi sento decisamente meglio. Solo che devo osservare ancora altri due giorni di convalescenza: almeno è quello che mi ha raccomandato la dottoressa. In questi giorni di malattia oggi è l’unico in cui ho trovato realmente un po’ di tregua, non dall’influenza: da mia madre, da Lory, da Nancy ed anche da Camilla. Sono state tutte qui, alternandosi ovviamente, a farmi compagnia ed a coccolarmi occupandosi di me. Oggi invece sono completamente sola. Mamma è da mio fratello fuori città e ci resta per due/tre giorni, anche se ha già chiamato per sentire come sto, Camilla mi ha detto che oggi sarebbe andata da una delle figlie, mentre Lory e Nancy sono occupate con  i rispettivi lavori. Posso godermi questa giornata con assoluta tranquillità. Quindi, mi alzo svogliatamente e inizio questa pigra giornata: vado in bagno, mi lavo patata, culetto, ascelle, piedi, viso e denti e d’obbligo vado in cucina per prepararmi un caffè e mentre aspetto che salga, accendo la TV ed inizio a vedere se danno qualcosa di interessante. Niente che mi interessi. Piatta totale. Nuovi film da vedere non ne ho e sfiga delle sfighe, il PC è in riparazione. Uffa!! La giornata si preannuncia pesante. Vabbè, prendo il caffè e dopo quattro giorni senza, prendo una sigaretta e la fumo sul balcone; mi affaccio verso casa di Camilla ma, haimè, è tutto sbarrato. Rientro. Mi guardo un attorno e cavolo! Che palle! Che faccio?!?!

 

Svogliatamente vado in camera a cambiarmi il pigiama, tolgo quello che indosso davanti allo specchio e completamente nuda noto un certo rinfoltimento di peli sul pube, controllo le ascelle e penso che, tanto per far qualcosa, potrei depilarmi. Mi organizzo e procedo. Prima depilo le ascelle e quando sono perfettamente rasate passo al pube. Mi siedo sul bordo della vasca da bagno, piazzo uno specchio sul fondo della stessa, apro l’acqua, mi inumidisco tutta la zona inguinale, la insapono ed inizio a passare il rasoio. Decido di togliere via tutto. Anche il ciuffetto che avevo lasciato e curato in cima alla “mia spacca” di poco sopra l’attaccatura del clito per intenderci. Allargo le mie bianche chiappette e passo con il rasoio anche lì in mezzo. Mi risciacquo e verifico il risultato <<...però...>> mi dico soddisfatta del lavoro …mi soffermo un po’ a guardarmi: guardo la mia fighetta tutta depilata ancora imperlata dalle goccioline di acqua e guardo il mio buchetto che catalizza le mie attenzioni. Lo vedo riflesso sullo specchio, lo slargo un pochino con le dita, poi lo allargo un po’ di più ed infine inizio ad infilarci un dito, poi un’altro ed un altro ancora. Ok. Ho capito cosa farò oggi. Mi sollevo, raggiungo il water con il tubo della doccia, me lo infilo nel buchetto apro l’acqua tiepida e via …mi lascio invadere da tanta quanta ne riesco a contenere e poi via. Una, due, tre più volte fin quanto non sono completamente libera e pulita!

 

Mi asciugo, scelgo tra le varie creme che ho quella più fluida, prendo due asciugamani, vado in sala lascio lì il materiale. Prendo la videocamera, la collego alla TV e la faccio partire in registrazione. Ok. Vado in cucina e dal frigo prelevo alcune zucchine, cetrioli e melanzane. È inutile dire che scelgo quelli di una certa considerevole misura, in lunghezza e soprattutto in larghezza. Prendo anche il fallo “dildo skin cock” quello di 28×19 cm di circonferenza per capirci e li adagio in ordine crescente di larghezza uno a fianco dell’altro. Per rendere l’idea: il dildo, già di per sé notevole, in rapporto agli ortaggi era il più stretto per circonferenza. Mi posiziono davanti alla telecamera, controllo la visuale sulla TV ed inizio. Comincio dal fallo di silicone: sono ovviamente abbondantemente bagnata: la figa, che già umettava umori durante la fasi di preparazione, ora grondava letteralmente. Mi infilo decisa nella fregna il cazzo di plastica godendo ogni centimetro della sua circonferenza; lo spingo dentro fino a che non vedo scomparire, avvolti, ingoiati dalle grandi labbra tutti i suoi 28 centimetri. Sto già godendo: mentre sento montare l’orgasmo riesco a sfilarlo, rinfilarlo dentro e sfilarlo nuovamente per poi finalmente godere, anzi esplodere. Deposito una pozzetta di umori sul pavimento sotto la figa. Aspetto che le vibrazioni dell’orgasmo mi abbandonino e punto quella che sembra una cappella disegnata sul dildo in corrispondenza del mio buchetto del culo: mi faccio entrare solo la punta, pochi centimetri, poi da quella pozzetta attingo i miei umori e lubrifico quel cazzo di silicone man mano che penetra nel mio retto. È notevole sì. Ma non abbastanza. Nonostante la sua rispettabile larghezza lo accolgo senza difficoltà. Sarà che a causa della noia accumulata nei giorni passati sono riuscita ad infoiarmi come una maiala in calore, ma quel cazzo di plastica non mi soddisfa affatto. Non sento quella pressione che mi aspettavo sul culo, quella sensazione di pienezza che desideravo. Lo sfilo via e delusa e quasi incazzata lo metto da parte. Prendo il primo degli ortaggi che è una zucchina sicuramente ben più larga dell’inutile dildo. Lo lubrifico con la crema che ho a portata di mano e avvicino la sua punta rotonda e larga sull’imboccatura dell’ano. La sensazione è già diversa. È consistente. Lo appoggio a terra e ben puntato nel culo inizio a muovermi su quella rotonda sommità aumentando la spinta verso il basso fino a che non inizia a farsi strada lungo il retto. Guardo la scena in diretta sullo schermo della TV e vedo in primo piano il buco del mio culetto dilatato che ingoia l’ortaggio. Questo si che si sente cazzo. Mi sento il culo semplicemente aperto. Continuo a spingere sulla zucchina fino a che solo il picciolo resta fuori dall’ano: con le chiappe tocco il pavimento tanto che mi sono impalata sull’ortaggio, ci sono seduta sopra, sento distintamente la pressione che esercita in qualche punto indefinito del retto, mi ci dondolo sopra e mi accarezzo la figa. Chiudo gli occhi e mi stringo il clito tra due falangi, recupero gli umori dalle grandi labbra e ci lubrifico il clitoride duro come la zucchina che ho in culo e godo, godo un’altra volta. Non un gemito, non un lamento escono dalla mia bocca. Godo e basta. Mi bagno e basta. Lascio un’altra pozzetta di umori sul pavimento e pian piano mi sollevo. Cerco di togliermi dal culo la zucchina che ha fatto il suo dovere, ma all’uscita sento tirarmi fuori dal culo un pezzo di me, credo di aver espulso un prolasso anale invece è un fiotto di una specie di crema viscida incolore che continua a colarmi dal mio culetto rotto. Corro con lo sguardo a gustarmi la scena dalla Tv: è orgasmicamente stupendo <<...che porcella che sono...>> penso tra me e me pregustando le facce delle mie amiche quando vedranno il video. Ho il buco splendidamente allargato e dal quale colano fili di quella sostanza viscida. Metto da parte la zucchina. Ci sarebbe da infilarmi un cetriolo, più largo e corto della zucchina, ma preferisco prendere direttamente la melanzana. È una melanzana lunga ovviamente. L’ho scelta perché è molto lunga e molto larga, con una protuberanza sulla punta che potrebbe tornare utile. Non so e non ho voglia di misurarla ma nella sua parte iniziale, cioè quella che dovrò infilare per prima, è decisamente molto più larga del corpo della melanzana. Per circonferenza, potrei paragonare quella parte iniziale ad un pompelmo che degrada lungo il resto dell’ortaggio fino al picciolo, con una circonferenza simile a quella della zucchina che avevo appena collaudato.

 

Mentre spalmo la melanzana con la crema mi rendo conto che è mostruosamente grande, largo, duro <<...non ce la farò...>> mi dico, ma sono troppo arrapata: la figa mi cola: il culo continua ad emettere quel viscido sugo e io voglio quella melanzana in culo e basta. Mi lubrifico di crema anche una mano, mi siedo sui talloni e me la infilo dentro senza alcuna difficoltà. La cosa un po’ mi tranquillizza. Ma non ancora convinta mi adagio a terra, tolgo il tappo al flacone della crema, me lo infilo dentro il retto e ne lascio defluire una abbondante quantità. A questo punto mi sono preparata al meglio: non posso fare altro. Come prima con la zucchina, pianto ben ferma sul pavimento la melanzana e a culo aperto, allargandomelo quanto più posso con le mani, seguendo il tutto dalla TV, riesco ad imboccarmi nell’ano la protuberanza e la parte iniziale dell’area più larga. Ok. È ferma. Prendo fiato ed inizio a spingere in giù. Sembra che non avanzi di un millimetro. Mi sforzo, mi allargo, mi dilato le chiappe, con le dita raggiungo i bordi dell’ano e cerco di allargare anche quelli. Ma niente. Non entra. Allora inizio a dondolarmi su e giù. Ogni volta che scendo spingo con più vigore ed un leggero dolore inizia ad intaccarmi le carni. Dei piccoli schizzi di qualcosa mi partono dalla figa ogni volta che spingo sull’ortaggio. Comunque, così facendo, sento di essere sulla strada giusta. E spingi spingi spingo un’ultima volta talmente forte e decisa che la melanzana sparisce nel mio povero buchino. Un dolore atroce, fitto, inaudito mi avverte che qualcosa si è rotto. Il dolore mi blocca. Piango. Mi mordo le labbra. Le mani corrono attorno alla melanzana ficcata nel culo come a voler cercare di contenere il dolore. Riapro gli occhi, guardo la TV e vedo un lago di sangue rosso, vivo, che sgorga copioso dal buco del mio culo, sulle mie mani, sul pavimento. Ciò che della melanzana mi esce dall’ano sono poco più 5 centimetri: tutto il resto, era tutto dentro. Presa dal panico, con le mani sul culo insanguinato, corro in bagno con la melanzana ficcata dentro e giù acqua fredda a volontà. Sono impanicata. Mille pensieri mi passano per la testa, poi un po’ alla volta il sanguinamento si blocca, per fortuna. Mi asciugo, torno davanti alla TV per far uscire da me quel mostro. Inizio a tastarlo. Provo a tirarlo via, scivola, viene fuori senza difficoltà fino a quando non tocca uscire alla sua parte iniziale: quella più larga. Deve venir fuori, non posso certo lasciarmelo ficcato in culo! Inizio a tirarlo, con forza, con entrambe le mani e finalmente viene via. Nel mio sollievo realizzo con stupore che il dolore stavolta è stato molto meno. Anzi, nel punto in cui ha attraversato l’ultimo tratto nella sua massima larghezza, mi è sembrato di provare piacere. Controllo le condizioni del mio buco: mi scappa un sorriso di approvazione misto a soddisfazione. È fantastico. È devastato, arrossato, ancora leggermente insanguinato ma è anche spaventosamente dilatato. Ho espulso la melanzana già da qualche minuto e lui è ancora tutto aperto. Da qui in poi è un attimo. Mi sfrego la mano sulla figa, affondo alcune dita nel culo spalancato, rimetto la melanzana in posizione e ci monto sopra di culo. Una decisa spinta, un brivido freddo sulla pelle ed è di nuovo dentro. Lo sfilo e lo rinfilo di nuovo. Lo rimetto ancora dentro e lo faccio uscire di nuovo con un schiocco. Mi alzo un attimo perché ho bisogno di sgranchire le gambe. Non riesco a più serrare le chiappe perché credo di avere parte del buco del culo in fuori. Perdo costantemente sostanza viscida che adesso ha assunto il colore rossastro del sangue. Mi rimetto giù davanti alla videocamera, mi godo soddisfatta la mia dilatazione, prendo la melanzana e ancora dentro, su per il culo, un’ultima volta, prendo la zucchina ed in preda ad un assoluto oblìo di voglia incontrollabile la spingo nella figa. Urlo. È una sensazione pazzesca. Accenno alcuni piccoli movimenti su quegli ortaggi piantati dentro di me, mi sfrego il clitoride eretto allo spasmo e quello che resta della fregna occupata dalla zucchina e mi regalo l’ultimo sconquassante orgasmo della giornata, rigorosamente registrato.

 

 

Si può descrivere un orgasmo? Si può cristallizzare su un foglio oppure raccontare con le parole la descrizione di una sensazione così personale ed intima? Si riusciranno mai divulgare le personali vibrazioni provate durante un amplesso? Sinceramente credo che sia impossibile. Ognuno ha le sue ed ognuno le vive come meglio sa. Ciò che invece si può descrivere sono le fasi che portano a quella intima rivelazione, sempre nuova e sempre diversamente più o meno intensa da quella precedente o dalla successiva.

È sera, sono sola in casa, seduta sul divano in compagnia della Tv che non guardo né ascolto quando mi perdo in questi pensieri e, come spesso mi accade, una mano è già automaticamente corsa tra le cosce a verificare, anzi, a sincerarsi che lì, tutto sia a posto, che tutto si stia svolgendo secondo la mia fisiologica ed incorreggibile natura: le mie dita distrattamente si assicurano che possano scivolare agevolmente tra le labbra della mia vogliosa patatina. Sì. È tutto ok. È come sempre tutta perfettamente già umida in reattiva simbiosi con i miei pensieri, con le mie voglie. Un leggero e piacevole calore si impadronisce di tutto il mio corpo ed io, come incoraggiata da questa sensazione, mi sollevo dal divano e mi spoglio. Sono da poco rientrata dal lavoro e sono ancora vestita: quasi come se stessi osservando un rituale religioso sbottono la camicetta, la sfilo e la adagio su un angolo del divano: subito dopo ci lascio cadere sopra il reggiseno di pizzo bianco che per tutto il giorno ha contenuto la prepotenza delle mie grandi tette bianche. Posso finalmente tornare a godere della loro vista e di quella dei miei capezzoli che si impongono sulla rotondità violacea delle aureole: mi accarezzo i seni e godo al passaggio delle mie mani, assaporo ad occhi chiusi le sensazioni che mi offrono i capezzoli quando si intrecciano sotto il passaggio delle dita, crescono, si induriscono, sono splendidi. Mi passo una mano sotto ad un seno e lo avvicino alle mie labbra finché non catturo quell’ambita protuberanza: la succhio delicatamente, con la lingua cerchio la sua piccola circonferenza e torno a succhiarlo. Lascio cadere il seno solamente per catturare l’altro e ripetere lo stesso rito. E arrivano i brividi. I maledetti brividi traditori che dalla schiena percorrono ogni cellula dell’organismo per concentrarsi in un unico punto. Sempre quello. Il centro del piacere …la testa. E da lì, come un falco in picchiata, scendono ad accendere il fuoco. Il fuoco che mi costringe a tornare con una mano tra le cosce, correre a spostare il seppur minuto triangolino di stoffa delle mutandine e cercare di placare, almeno per un attimo, il calore del piacere che prepotentemente cresce e si impadronisce dei miei sensi, abbattendo le mie minime e strenue difese. Ed è così che consciamente firmo la mia condanna, perdo il poco controllo che ancora conservavo di me. La voglia invece di placarsi aumenta. A stento mi costringo e riesco a togliere le dita affondate nella figa bagnata dove avevano preso già a sguazzare nei primi umori espulsi. Bagnata come gli slip e l’interno cosce percorsi da due esili rivoletti chiari. Tiro giù la zip della gonna del tailleur che fino ad un’ora prima faceva di me una rispettabile, irreprensibile e morigerata impiegata, e la lascio cadere ai miei piedi: la scavalco e simultaneamente sfilo anche il perizoma: non lo butto via come il resto dei vestiti che ho tolto finora, lo stringo tra le mani, lo avvicino al viso e lo annuso. Mi piace il mio odore. È quello di tutta la giornata: forte, intenso, aspro. Dovrei ancora liberarmi degli autoreggenti ma sono già caduta sul divano. Comoda: il bacino appena fuori dalla seduta, le spalle ed il collo appoggiati allo schienale, la schiena allungata sulla seduta del divano e le gambe larghe, aperte su quello che sarà il campo di battaglia di questa sera.

Chiudo gli occhi, non ho fretta: la voglia è tanta …ma io non voglio avere fretta. Reclino la testa indietro ed inizio ad accarezzarmi. Mi accarezzo ogni parte del corpo che riesco a raggiungere con le mani partendo dal collo, le spalle, scendo sulle tette, mi fermo, le stringo, le avvicino alle labbra e le lecco, le succhio, mi allungo i capezzoli con la bocca dove li sento inturgidirsi ancora. Con una mano percorro delicatamente le forme dei fianchi massaggiandomi la pancia mentre con l’altra sono già a percorrermi il perimetro della figa ed ho un sussulto …è stupenda …bagnata come se avessi già goduto. Appoggio le dita tra le grandi labbra senza penetrarmi e delicatamente le ritraggo. Mi sorprendo ad osservare eccitata un’evanescente, denso, filo di umori che resta appeso tra le dita e la punta del clitoride. Le stesse dita tornano per un attimo a tuffarsi in quella fontanella dove raccolgono altro nettare che spalmo sul capezzoli. Li avvicino alla portata della mia lingua e li lecco ancora, insaporiti dal mio denso e grigiastro nettare; li asciugo e li bagno ancora di umori. Assaggio il mio miele direttamente dai capezzoli. Inebriata ed ingorda, affondo due dita tra le gambe, le ritraggo e le lecco, …e lo rifaccio ancora mentre e con altre due massaggio e maltratto il clitoride. È duro. Eretto e duro. Lo scopro del tutto, scosto via l’attaccatura delle grandi labbra ed inizio a segarlo. Posso farlo. La natura mi ha fatto questo regalo ed io ne approfitto: ne godo. Inizio letteralmente a scoparmi con le dita. Ho alzato le gambe, sono piegate con i piedi appoggiati alla seduta del divano, ed io rannicchiata su me stessa per infilarmi più a fondo possibile. Allungo dentro di me le dita fino a sfiorarmi il collo dell’utero. Sussulto, mi ritraggo, premo sulla quella mia protuberanza interna ed impazzisco!!! Un improvviso e crescente fremito si impossessa del mio corpo: sento come dei crampi alla pancia: le gambe automaticamente si stringono sulle dita che restano compresse dentro la mia figa e serrate sul clitoride. Un leggero giramento di testa ed un grido liberatorio mi scuotono: tremo e mi dimeno: sento un fiume caldo che dalla fregna bollente pulsa ed a fiotti si riversa sulle mie dita, mi impiastriccia le mani, sento lo stesso umido calore che inizia a farsi strada scendendomi in mezzo alle chiappe fino a bagnarmi anche il buchetto: percorsa dagli ultimi fremiti un piede mi scivola dalla seduta e si appoggia pesantemente per terra. Ho il fiato corto, sudata ed in affanno mi lascio cadere lungo il divano: libero le mani dalla stretta delle gambe e posso vederle ancora abbondantemente bagnate: le porto alla bocca, assaporo ancora il mio umore e gusto il mio aspro sapore asciugandole avidamente.

Mi concedo ancora qualche istante allungata, poi mi alzo per cambiare il copri divano prima che la mia abbondante venuta impregni tutto e lo metto in lavatrice. Mi sfilo a fatica gli autoreggenti ed entro in vasca dove mi abbandono al piacere di una lunga tiepida doccia. Indosso una leggera vestaglietta, accendo una sigaretta, la prima e credo anche l’ultima della giornata, ed esco sul balcone. Poco dopo fa capolino Camilla <<...ciao tesoro! Come stai!?!?...>> <<...ciao cara, sei tornata finalmente. Io bene e tu?...>> <<...sto per mettermi a cena, mi fai compagnia?...>>. Accetto ed un attimo dopo sono a casa sua. Non mi andava proprio di prepararmi da mangiare.

 

Ebbene sì. Dopo aver finalmente scoperto la mia piacevole inclinazione lesbica ed a furia di frequentare sempre molto più assiduamente le mie amiche Nancy e Lory, ho deciso anch’io di farmi un piercing. Sì, perché se finora avete “conosciuto” Nancy, dovete immaginare che anche Lory è amante del sottile piacere del freddo metallo sulla carne …su quella parte di carne. Del resto, non potrebbe essere altrimenti. Lory è apparentemente una “qualunque” ragazza senza alcun evidente particolare che potrebbe far sospettare di lei come una porcellina viziosetta ed esigente sul piano sessuale. Anche lei irreprensibile impiegata in una azienda della città dove viviamo, è stata la prima a farsi impiantare dei piercing sulle grandi labbra della sua pussy. Ricordo ancora il giorno che sorprese Nancy e me quando, sollevandosi la gonna, scoprì davanti ai nostri occhi la sua patatina depilata dalla quale brillavano due cerchietti in metallo che quando si muoveva producevano un lieve tintinnio. Questo accadeva già diversi anni fa. Oggi Lory ha la figa talmente bucata che riesce ad appenderci ben 11 anellini; 10 su sulle grandi labbra ed 1 sul clitoride e la cosa è davvero molto eccitante quando “giochiamo”, …tutto assume un aspetto altamente erotico ricco di innumerevoli varianti. Detto questo, anche se l’idea di farmi bucare la patata da uno sconosciuto davanti al quale avrei dovuto spalancare le gambe e patire poi il dolore dei buchi mi ha sempre accompagnata, non è stato affatto facile autoconvincermi a fare questo passo. Ma, grazie all’insistenza ed alle decantazioni “paradisiache” che Nancy e Lory mi hanno fatto dell’argomento e sulla sensazione di avere tra le gambe degli inserti di metallo e delle evoluzioni che questi possono offrire sull’aspetto sessuale …ecco che mi sono definitivamente convinta. Accompagnata dalle mie amiche dal tatuatore di fiducia di Lory, mi sono fatta forare le grandi labbra ed il clitoride dove ho messo tre cerchietti in oro bianco chiusi da un piccolo brillantino, che per l’occasione mi sono stati regalati da Nancy, Lory e Camilla. Non ho intenzione di entrare nei dettagli dell’impianto anche perché quest’esperienza, in fondo, mi ha lasciato un po’ di timore addosso tant’è che per il dolore avvertito nei giorni seguenti, mi sono imposta un periodo abbastanza lungo di astinenza sessuale, nonostante avessi sempre tra i piedi tutte e tre le artefici di questa mia nuova condizione “…ansiose di vedermi con i piercing sulla patatina…” dicevano loro; invece secondo me erano solo <<...ansiose di giocare con i miei anellini e soprattutto di scoparmi...>> ed è stata la sera del compleanno di Camilla che le mie care amichette mi hanno tirato una bella bastardata della quale non so ancora come vendicarmi.

Il sabato della scorsa settimana, a casa di Camilla per il suo compleanno, tra gli altri amici e parenti della festeggiata c’eravamo anche Nancy, Lory ed io con la differenza che alla fine della festa, quando tutti gli altri erano andati via, noi tre eravamo ancora lì. La padrona di casa, Nancy e Lory, mi indussero a restare per poter dare una mano a Camilla a mettere la casa in ordine, cosa che effettivamente avvenne, tant’è che in poco tempo avevamo messo tutto in ordine. Certo, non avevo immaginato fino a quel momento che il fine di restare solo noi quattro insieme era tutt’altro che mettere in ordine. Rientrate in casa dal balcone dopo aver fumato quella che credevo fosse l’ultima sigaretta della giornata prima di andare a dormire, mi trovai letteralmente accerchiata dalle mie amiche che, simultaneamente iniziarono a spogliarmi. Rassegnata alle loro chiare intenzioni e con un po’ di voglia addosso, le lasciai ovviamente fare iniziando a mia volta a palpare tette, culi e fighe man mano che capitavano a tiro, a baciare labbra ed a slinguazzare bocche a destra e a manca. In tutto questo groviglio nel quale non mi resi subito conto di essere io “l’oggetto” al centro delle attenzioni, mi ritrovai nuda in ginocchio sul letto di Camilla e con i polsi legati dietro la schiena: la cosa lì per lì non mi dispiacque, anzi, mi misi meglio in posa con le gambe larghe aspettandomi da un momento all’altro che una bocca o delle dita si impossessassero della mia figa come al solito già bagnata …ma niente! Nessuna mi calcolava! Erano tutte e tre lì davanti a me che si leccavano a vicenda senza degnarmi di uno sguardo. Nessun problema pensai: faccio per avvicinarmi al gruppetto nonostante la mia scomoda posizione e quelle mi afferrano: una mi benda gli occhi mentre le altre armeggiano attorno al mio corpo senza lasciarmi il tempo di reagire e soprattutto di capire cosa stessero facendo. Dopo qualche minuto mi viene tolta la benda e mi ritrovo immobilizzata in ginocchio per terra sopra un telo di cellophane. Le mani ancora legate dietro la schiena; le ginocchia larghe bloccate da quello che credo sia un manico di scopa legato con delle corde bianche dietro le ginocchia e le caviglie assicurate allo stesso modo da un’altra mazza. <<...che cazzo avete fatto???...>> è la prima cosa che mi esce di bocca! Ed è Lory a rispondermi <<..ti sei negata per ben due mesi senza alcun valido motivo! Adesso sarai nostra! Come noi vorremo! Ti prenderemo fino a consumarti!...>> fu la sua irreale risposta e immediatamente dopo, senza avere il tempo ribattere ed ancora inebetita da quella situazione, venni imbavagliata da Nancy mentre Camilla si godeva la scena grattandosi la figa dai bordi del letto dove ben presto si distesero iniziando a leccarsi le fighe messe a cerchio. Le potevo vedere toccarsi e penetrarsi con le dita e potevo sentirle lamentarsi e miagolare mentre godevano come gatte in calore! Solo allora compresi cosa avevano in mente. Dovevo assistere ai loro giochi senza partecipare e soprattutto senza potermi neanche toccare. La realizzazione di quanto avevano diabolicamente architettato mi scosse a tal punto i sensi che ebbi un lungo ed intenso orgasmo in cui i miei umori defluirono dalla figa su quel telo di plastica che avevano steso sotto di me. Gridai con il bavaglio in bocca e gli occhi chiusi e quando li riaprii, confusa ed accaldata, trovai le mie aguzzine a guardarmi divertite. Vidi Camilla prendere da un cassetto del comodino una lunga e sottile catenina a maglie ed un guinzaglio per cani. Nancy e Lory a gambe larghe offrivano le loro fregne inanellate di cerchietti ai miei occhi ed a Camilla che aggancia la catenina alle fighe delle mie amiche mediante due piccoli moschettoni alle estremità. A questo punto non riesco a credere ai miei occhi: Nancy e Lory sono legate tra loro per la figa. Cioè, sono legate per il piercing che hanno sul clito con una catenella lunga poco più di 40 cm. che ogni volta che accennano a muoversi o a spostarsi sembra che quel lembo di carne voglia strapparsi …ma dalla loro espressione dev’essere tutt’altro che doloroso, anzi, sembra che godano di quella trazione. Ma non è finita. Camilla aggancia il guinzaglio ad un anello posto al centro della catenella e le tira a sé come se fossero due cagnette. Maledizione! Avrei voluto ficcarmi nella figa non so che cosa o almeno toccarmi o solo sfiorarmi …ma non potevo! Imploravo con gli occhi di liberami quelle tre troie che invece mi ridevano semplicemente in faccia. Vidi quella gran porcona di Camilla trascinare con il guinzaglio Nancy e Lory per la figa verso il bagno …alla vista di quella catena che sembrava voler strappare il clitoride a quelle due troie ebbi un nuovo alluvionante orgasmo che denunciai lanciando un lungo, sofferto acuto grido, ma che non scalfì minimamente la pietà di quelle tre che se andarono in bagno lasciandomi lì. Attraverso la porta lasciata volutamente aperta, hanno consentito che le guardassi mentre così legate tra loro, a turno, si riempivano il retto di acqua per pulirsi i culi. Le vidi poi nella vasca da bagno mentre si riempivano di acqua e se la riversavano addosso pisciandosela dal buco del culo! Ero folle di rabbia. Mi dimenavo, cercavo di liberarmi, volevo trovarmi io sola sotto di loro; nelle loro mani; farmi fare tutto quello che avessero voluto; al centro delle loro sfrenate voglie! Persa in questi pensieri le vedo tornare in camera verso di me! Finalmente! …ma passano oltre e tornano sul letto si sdraiano: Nancy e Lory ancora con il clito in trazione dalla catenella con Camilla che soddisfatta sgancia il guinzaglio; adesso sono a gambe larghe l’una di fronte all’altra collegate ancora da quella catena di metallo; vedo Camilla allungarsi sul corpo affusolato di Nancy e piazzarle letteralmente la figa in bocca e contemporaneamente affondare la sua lingua in quella di Lory e giocare con tutto il metallo che ha impiantato sulle grandi labbra mentre con una mano inizia a massaggiare la fregna di Nancy che presa da un inaspettato sussulto appoggia la bocca a ventosa sulla figa di Camilla che lancia a sua volta un gridolino di piacere. È surreale quello che mi sta accadendo. Sono incazzata nera e arrapata come non mai. Sento le labbra della mia figa dure e gonfie, mi fanno quasi male, ho il clitoride talmente eretto che riesco a vedermelo spuntare oltre il bacino. Provo ad abbassarmi verso terra nella speranza di toccare il pavimento e masturbarmi così, ma come provo a muovermi perdo l’equilibrio e cado in una posizione innaturale e scomoda. Quelle dal letto mi vedono, finte incazzate si alzano e vengono verso di me rimproverandomi e coprendomi di appellativi vari che non vorrei ripetere. Nancy e Lory si sono nel frattempo liberate dalla catena. Spero che finalmente liberino anche me o che almeno mi coinvolgano nei loro giochi. Non ce la facevo veramente più …e non per la costrizione che mi avevano imposto quelle stronze …ma perché avevo voglia di essere leccata, di essere toccata, avevo voglia che qualcuna mi ficcasse una mano nella figa o in culo. Aspetto con la schiena appoggiata a terra e con le gambe spalancate da quelle mazze legate sotto le ginocchia e le caviglie: vedo quelle tre vaccone dal basso verso l’alto e in una specie up-skirt mi ritrovo con le tre fighe sopra la testa …stanno ferme lì, così, sopra di me, senza agire e senza parlare …le vedo allargare le gambe mostrandomi le rispettive fregne gonfie, rosse e soprattutto bagnate di saliva e di umori appena goduti …con le mani, in quella posizione, iniziano a masturbarsi sopra di me …le potevo vedere benissimo …le dita che entravano ed uscivano sempre più bagnate da quelle caverne …Nancy è la prima a godere …un attimo prima di venire prende la mano di Camilla, la mette a cucchiaio sotto di sé e ci sborra sopra tutti i suoi umori. Quando ha finito si struscia quella mano bagnata ed unta tra le chiappe ed invita Camilla ad incularla …si piega leggermente in avanti, si allarga il culo e la mano si Camilla viene semplicemente risucchiata dentro …da quella posizione posso vedere la deformazione della figa di Nancy sotto la pressione di quella penetrazione da una prospettiva che non avevo mai neanche immaginato prima …tanto basta a farmi godere ancora una volta, godo e schizzo a pressione dalla figa i miei umori che si infrangono sulle gambe di Lory che con due dita piantate nella fregna si sta scopando in mezzo a quegli anelli che suonano come ad un concerto …si piega verso di me …ansima …grida …con le dita sempre più veloci si violenta figa e clitoride …un ultimo urlo e mi gode in faccia …si contorce …si dimena e gode su di me come una fontanella aperta. Cazzo cazzo cazzo! Come sono incazzata! Cerco di divincolarmi! Mi devo liberare! Ho la fregna in fiamme, gonfia …mi fa male tanto è tesa la pelle delle labbra …e quelle stronze neanche mi cagano. Ma non è finita. Vedo Camilla piegarsi verso di me …protrarre il bacino in avanti mentre ha ancora la mano ficcata fino al polso nel buco del culo di Nancy che miagola e si dimena e sganciarmi una mega pisciata in faccia. Mi sta pisciano addosso e io sono legata come a terra come un salame. Cazzo che rabbia!! <<...guardami adesso amore...>> è Lory che si abbassa piegando ed allargando le gambe sul mio viso e senza aggiungere altro libera anche lei una calda pisciata che indirizza sul mio collo lasciandomi vedere il suo piscio che dalla figa le sgorga sul mio corpo …ed è mentre mi godo quella spettacolare visione che vengo investita dalla copiosa pisciata di Nancy che mi arriva a fiotti corrispondenti ad ogni colpo di mano che Camilla le infligge nell’ano …non capisco più nulla. Sono fradicia di piscia e di umori affondata su quel telo allagato e vaff….. mi lascio andare anche io ad una pisciata interminabile da tanto che ce l’avevo. Vedo Lory fiondarsi davanti alla mia figa a bocca aperta che si lascia inondare dalla mia pioggia …ma sempre senza mai neanche sfiorarmi la figa, o una coscia, una tetta una chiappa NIENTE Maledizione. Solo dopo aver finito di godermi e di pisciarmi addosso mi hanno liberato le gambe da quell’assurda costrizione lasciandomi ancora le mani legate ed il bavaglio sulla bocca e così com’ero mi hanno messo il soprabito sulle spalle e mi hanno accompagnata a casa mia dove appena aperta la porta mi hanno liberato i polsi, spinto dentro e sono filate via a razzo tutte e tre sfottendomi e ridacchiando giù per le scale. Le stronze!

Tuttavia, conoscendole, mi sono incazzatissima ma senza serbare il benché minimo rancore nei loro confronti …del resto a modo mio avevo avuto i miei orgasmi seppure non appaganti come avrei voluto …sono e restano comunque delle stronze …che devono aspettarsi la mia vendetta. 

 

Saranno state circa le 10:00 della mattina successiva all’incredibile sabato che le mie “…care amiche…” mi avevano inflitto, quando vengo svegliata da una scampanellata alla porta. Mi alzo e attraverso lo spioncino intravedo la sagoma di Camilla. Apro. Completamente rincoglionita come sono non mi rendo conto di essere vestita delle sole moppine che porto ai piedi …anche perché stanotte appena le stronze mi hanno “…buttata…” in casa, mi sono ficcata sotto la doccia per togliermi di dosso la loro piscia e mi sono subito messa a letto. Camilla entra, chiude la porta dietro di sé, mi abbraccia, mi dà un leggero bacetto da ruffiana e un pizzicotto su una chiappa che mi fa realizzare la mia condizione di “…completamente nuda…” ed esordisce con <<...buongiorno cocca, stai bene?...>> …sarei tentata di risponderle per le rime ma… mentre cerco di infilarmi un pigiama, stappa il termos che ha portato da casa sua dal quale si libera un delizioso profumo di caffè che invade tutta la stanza …al chè, mentre me ne porge una tazzina fumante le rispondo con un contorto <<...uhmpfff sto bene... - ...ma che stronze che siete...>>. Scoppiamo a ridere e mi spiega che avevano organizzato tutto Lory e Nancy e che lei non aveva saputo assolutamente resistere ad una simile “…intrigante…” proposta. <<...ok! Ma adesso mi aiuti ad organizzare una adeguata vendetta per quelle due lì...>> – <<...va bene! Proponi! Cosa possiamo fare?...>> – <<...non lo so! Per adesso mi vesto e mi accompagni a fare un po' di spesa che sono senza più niente in casa! Strada facendo vediamo cosa ci viene in mente...>>.

 

Una rapida toeletta, mi sfilo il pigiama e così come sono, infilo dei leggins neri aderentissimi, metto su una camicetta bianca sopra alla quale indosso un maglioncino nero di lana leggera a tre/quarti (…fino a metà coscia per intenderci…) legato in vita con una cinta, scarpe basse nere ed un giaccone grigio <<...sono pronta! Andiamo?...>> Camilla era lì davanti a me senza aver perso un solo istante della mia vestizione. Allunga una mano tra le mie cosce e con l’acquolina in bocca mi chiede se <<...dobbiamo proprio andare subito?...>>>. La convinco di sì: …è meglio! Passiamo da casa sua, infila un giaccone anche lei ed andiamo a piedi verso il centro commerciale qui vicino. Dopo aver ormai già fatto la mia spesa ci soffermiamo davanti la vetrina di un negozio di prodotti etnici dove campeggiavano una infinita serie di candele aromatiche, di ogni colore, forma e …dimensione!!!!! <<...ecco cosa!!!...>> esclamo verso Camilla <<...cosa...>> mi fa lei senza capire <<...le candele, la cera e tutto il resto...>>. Senza aspettare oltre l’afferro per un braccio e la trascino con me nel negozio dove acquisto alcune candele scegliendole esclusivamente tra quelle esageratamente grandi.

 

Sulla via del ritorno illustro cosa ho in mente a Camilla che, osservando la diabolicità e la perversione di quanto ho elaborato, si rende subito disponibile ad attuare il piano, ancora una volta a casa sua, per non insospettire troppo Nancy e Lory. Sempre per non farle insospettire, decidiamo di rimandare il tutto alla prossima settimana.

 

Nel frattempo, nei giorni a seguire, mi sento ed incontro sia Nancy che Lory alle quali però non lascio ovviamente intendere nessun mio risentimento, facendo anzi credere loro che sarei stata fuori dai miei per qualche giorno. Ignare, raccolsero quindi con molto entusiasmo l’invito di passare un “…freddo pomeriggio autunnale al caldo ed in fantasia…” in compagnia di Camilla a casa sua.

 

Nel primo pomeriggio del fatidico giorno, le due arrivano da Camilla che ben presto si accinge ad eseguire le mie istruzioni: le deve prima coinvolgere in una lesbicata soft; convincerle a farsi bendare e legare mani e piedi (…non impiegherà troppo a convincere le due porcelle…) e fatto questo, chiamarmi e farmi intervenire con uno squillo sul cellulare. L’attesa di quello squillo è stata una vera tortura per me. Da quando le vidi arrivare, brividi di libidine hanno preso ad attraversarmi il corpo facendomi letteralmente sciogliere e benché cercassi di controllarmi, mi ritrovai le mani incontrollabili a frugarmi tra le gambe a giocare con la figa costantemente allagata fino a che decisi di concedermi un ditale per calmarmi. La chiamata arriva e come un falco prendo la busta con tutto l’occorrente già pronto e mi fiondo in casa di Camilla. Lo spettacolo che mi si para davanti va ben oltre le mie aspettative. Nancy e Lory, che ovviamente non mi hanno ancora sentita arrivare, sono bendate, adagiate con la schiena sulla seduta di un piccolo divano messo al centro della stanza con culo e gambe in aria; con i polsi legati alle caviglie a loro volta divaricate con due mazze di scopa in modo da non poter chiudere le gambe. Già quella posizione da sola imponeva alle due di restarsene con tutti i buchetti spalancati alla mia mercé. Afferro Camilla e le sparo un bacio togli-fiato in bocca a lingua attorcigliata per ringraziarla dell’ottimo lavoro che aveva fatto. Ma non basta. Non devono avere la minima possibilità di muoversi. Tra le risatine ed i baci lingua a lingua che si concedevano in attesa di qualche intervento da parte di Camilla, legai con un foulard le loro caviglie interne; con delle catenine ben tese collegai il piercing del labbro sinistro della figa di Nancy con il cerchietto metallico sull’ombelico di Lory ed il labbro destro della figa di Lory con il piercing sull’ombelico di Nancy. Le atre due grandi labbra ancora libere le legai attorno alle cosce destra e sinistra di ognuna in modo da limitare ogni loro tentativo di sottrarsi a quello che di lì a breve avrei loro inflitto. Infilai infine un cuscino dietro il bacino di entrambe in modo da risultare leggermente inarcate in avanti: Camilla, nel frattempo, per confondere i miei movimenti leccava e sditalinava alternativamente l’una e l’altra <<...Ok. Adesso ci siamo. Possiamo cominciare...>>. Nancy e Lory avevano intanto realizzato il loro status di prigioniere e, nonostante la condizione, erano eccitate come due porche e dimenando lievemente i fianchi avevano già trovato un seppur piccolissimo spazio di manovra pur tirandosi così a vicenda le grandi labbra.

 

Mi libero della vestaglia che avevo addosso mostrandomi rivelando il mio abbigliamento costituito da autoreggenti, reggicalze e reggiseno di pizzo di nero. In una frazione di secondo mi ritrovo con Camilla accasciata sul pavimento che con la sua ruvida lingua inizia ad esplorarmi la patata; ho un sussulto; mi abbasso allargando leggermente le gambe per permetterle di leccarmi a dovere la figa già oltremodo bagnata; nella stanza si risuona chiaro lo schioccare della sua lingua tra i miei umori che già mi colavano incontrollati lungo le cosce; Nancy e Lory iniziano a dubitare ed a cercare Camilla ma non dò loro il tempo di andare oltre perché mi butto a lingua tesa nella figa di Lory ed inizio a giocare con la ferraglia che vi ha impiantato e contemporaneamente ficco due dita a forbice nella fregna e nel culo di Nancy ed inizio a penetrarla; gemono e mugulano come due gattine in calore limitando al massimo i loro movimenti temendo di strapparsi le fighette dalla trazione delle catene. Andiamo avanti così per alcuni minuti …almeno fino a quando Camilla non mi regala un lungo ed intenso orgasmo che sono costretta a soffocare in gola per non tradire ancora la mia presenza. Mi stacco dalle due torturate senza farle ancora godere …e non approvano. <<...bene!!!...>> Camilla si alza, fruga nella busta che ho portato da casa e prende due candele; le ungiamo di crema e le infiliamo nei loro culi non prima di averli dilatati con le nostre lingue e bagnati ben bene di saliva. I ceri, rossi, hanno un diametro piuttosto notevole ma nonostante questo, tra i lamenti ed i tentativi delle due di schivare quelle masse che si facevano strada dentro di loro, entrano in quei buchetti dilatati e morbidi come burro senza troppe difficoltà. Le fighe, lucide e tese dalle catene che ne estendono le grandi labbra fin quasi a strapparle se solo facessero un qualsiasi improvviso ed inatteso movimento, sono letteralmente spalancate da mostrare nitidamente l’orifizio frastagliato e circolare delle vagine.

 

Il momento è arrivato; liberiamo Nancy e Lory dai loro bendaggi. Dopo aver ripreso confidenza con l’ambiente, vedendosi così combinate, Nancy inizia splendidamente a sussultare e ad urlare di godimento travolta da un immediato auto-orgasmo che esplode al solo vedersi in quella condizione; un rigagnolo di filamentosi e densi grigiastri umori le gocciola dalla figa sulle tette: Camilla vi si avventa sopra ed inizia a succhiare e raccogliere tutto ciò che Nancy sta godendo: Lory invece grida! Non capiamo se dal dolore o anche lei dal godimento: nel dubbio …le piazzo la mia figa ancora bagnata sulla bocca e immediatamente le si attacca con le labbra a ventosa sbattendomi dentro la lingua con violenza e roteandola come una forsennata. Mi succhia e sbocchina il clitoride; lo avvolge con le labbra; lo stringe tra i denti e di nuovo mi affonda dentro la lingua. Sono in delirio, mi giro verso l’altra coppia e vedo Camilla che nella mia stessa posizione lecca la figa di Nancy che a sua volta ha la testa affondata tra le sue gambe frugandole la fregna con la lingua. Siamo perse tutte e quattro in un interminabile sessantanove che ci porta inevitabilmente, una dopo l’altra, a goderci una tra le labbra dell’altra. Quando mi sollevo con la patata dal viso di Lory la trovo con la faccia completamente impiastricciata. Come al solito, le avevo letteralmente sborrato in faccia e prima Camilla e poi Nancy, si affrettarono a ripulire. Invito Camilla ad accompagnarmi sul balcone a fumare una sigaretta lasciando nella loro posizione, legate e con le candele in culo, Nancy e Lory che, ovviamente non approvando, avevano iniziato ad innervosirsi. Al nostro rientro in casa le trovammo ancora più incazzate ma …vederle così combinate …era qualcosa di sublime. Presi i due vibratori telecomandati e li infilai in quelle fighette allargate e depilate e piene di inserti metallici luccicanti ed ordinai a Camilla di accendere le candele! …Sgomento! Lo potevo leggere sul viso di tutte e tre! <<...accendi ho detto! - Cazzo!!!...>> mi imposi verso Camilla nell’assurdo silenzio che aveva improvvisamente pervaso la stanza. Le mie care amichette avevano capito il meccanismo della mia vendetta ma era troppo tardi …per tutte. Camilla accese le candele che lentamente ma inesorabilmente iniziarono a colare la rossa cera bollente sulle fighe aperte di Nancy e Lory che ad ogni goccia che cadeva lanciavano acute grida di dolore, trattenendosi da movimenti e sussulti per non strapparsi le patatine. Avvio i vibratori che avevo piantato nei loro sessi e mi godo la scena. Le vedo lamentarsi e contorcersi per il dolore della cera bollente sulle loro carni e per il piacere dispensato dai vibratori; le vedo agitarsi nel tentativo di sottrarsi a quella tortura, ma ogni movimento loro facciano, non fanno altro che aumentare il flusso di cera bollente che si riversa nelle loro fighe squassate dai vibratori; le vedo ormai rassegnate; la cera che invade tutto il loro sesso inizia a strabordare ed a scorrere lungo l’addome fino ad arrivare a lambire le loro tette; le vedo volgere il viso a cercarsi ed iniziare a baciarsi; le lingue attorcigliarsi e correre a cercarsi tra sospiri e brividi; le sento ansimare e godere …le lascio così e mi metto seduta a gambe larghe su una sedia di fronte a loro in modo che potessero vedermi chiaramente; cerco Camilla, le avvolgo un foulard attorno al collo a mò di guinzaglio e la tiro verso le mie cosce aperte; sà cosa fare e sà cosa voglio da lei; inizia a leccarmi la figa delicatamente, gioca con le grandi labbra pendule; le lascia scivolare sulla sua lingua e si sofferma a succhiarmi il clitoride, duro, teso ed esteso come un piccolo cazzo; mi godo tutte le sue delicate attenzioni mentre Nancy e Lory continuano a lamentarsi sommessamente, consce di non poter reagire in alcun modo. Camilla è un amore, mi lecca e mi bagna la figa seguendo un suo sconosciuto rituale, non facendo altro che portare la mia voglia, la mia eccitazione al di là di ogni soglia finora raggiunta; sollevo le gambe ed appoggio i talloni sul bordo della sedia sulla quale sono seduta in modo da aprirmi completamente ed offrirle quanta più fregna posso; continua incessantemente così fino a che non le riverso sulle labbra fiotti di umori che fluiscono dalla mia insaziabile patata con la stessa delicatezza che lei usa per leccarmi …e continua a leccarmi fino ad asciugare tutti i miei umori. Ha finito. Vorrebbe rialzarsi e prendere forse l’iniziativa di farsi leccare a sua volta e godere anche lei. Ma non glielo permetto. Benché sia stata mia complice nella vendetta …anche lei deve pagare per quello che ho subito io la scorsa settimana. Tiro ancora il foulard che ha avvolto al collo e la costringo di nuovo davanti alla mia figa, tiro ancora finché non apre la bocca e riprende a leccarmi pensando che ne volessi ancora; le afferro la testa e gliela schiaccio sul mio sesso, non comprende ancora, spalanca la bocca a ventosa sulla mia figa e si accinge ancora a masturbarmi con la sula lingua bollente ed in quello stesso momento inizio a pisciarle in bocca; la chiude, tenta di allontanarsi ma non può: è nelle mie mani. Se ne convince e riapre la bocca …le scarico dentro tutta la vescica …lei beve e sputa …il piscio le schizza dappertutto, le bagna i capelli, il viso, le tette e una volta finito, tra le incitazioni di Nancy e Lory me la bacio e assaggio la mia stessa piscia dalla sua calda e salata bocca mentre mi confida che anche lei ne ha.

 

La blocco. Le impongo di aspettare. Mi dirigo verso i culetti all’aria di Nancy e Lory che avevano ormai la figa totalmente coperta da un cumulo di cera ed il buco del culo devastato da quelle enormi candele da più di un’ora e le sfilo. Stupendo. I buchi restano letteralmente spalancati; sfilo allora anche i vibratori che non avevano mai smesso di funzionare e ciò che resta è il foro della loro forma circolare stampata dalla cera rossa in corrispondenza delle fighe madide di umori. Avvicino la sedia allo schienale del divano e vi faccio salire Camilla che inizia a pisciare sulle due ragazze e dentro tutti quei buchi spalancati fino a riempirli.

 

Alle fine, le libero: hanno difficoltà nei movimenti; sono anchilosate; riescono a malapena a sedersi su quello stesso divano dove le avevo torturate e mentre iniziano a staccarsi la cera dalla figa, dal culo, dalle tette e dalla pancia, davanti alla mia incredulità ed allo sbigottimento di Camilla, si abbandonano ancora – insaziabili – in un sessantanove che concludono poco dopo pisciandosi a loro volta in faccia l’una sull’altra e alla fine, con il più ampio sorriso che avessi mai visto sui loro volti, ci invitano in mezzo a loro sul divano; ci sbaciucchiano e ci ringraziano per le forti emozioni che le avevamo dato e soprattutto per gli infiniti orgasmi che avevano raggiunto.

 

Incredibile. La mia vendetta era stata alla fine fraintesa ed accettata come un gioco. <<...e che cazzo!! Ma siete proprio due vacche!!...>>

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