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La biblioteca

By 13 Gennaio 2012Febbraio 9th, 2020No Comments

I tacchi a spillo mitragliavano l’antico pavimento di marmo, mentre Clara, con la sua figura imponente, si dirigeva col suo solito passo spedito verso il suo ufficio.
Superò la porta del salone di lettura e vide Giorgio che ‘immancabilmente!- ciondolava al banco di Sara, cazzeggiando e ridendo invece che lavorare.
Anche Sara non stava lavorando, ma almeno era al suo posto!
‘Buongiorno!’ li salutò dolcemente, facendoli comunque sobbalzare.
Quei due li tollerava, soprattutto lui! Pigro, indolente, scansafatiche: un trentenne laureato in filosofia ed un fisico ‘da intellettuale’: non tanto alto, scarno, con i capelli lunghi disordinati e la immancabile barba incolta.
Glie lo avevano appioppato perché era cugino del vicesindaco, ma non lo sopportava proprio! Era anche un curioso, un impiccione e dio sa quante volte lo aveva visto sparire nella parte non aperta al pubblico, a curiosare ed a farsi i cazzi suoi!
Per temperamento, aveva cercato di prenderlo con le buone, anche cercando di ascoltarlo, discutere, stimolandolo in ogni modo, ma non c’era stato verso.
Trattava tutti i sottoposti garbatamente ‘anche le altre due addette, tra cui la sua cara amica Erica, che aveva avuto da poco il suo primo bimbo- ma in fondo era lei il capo della baracca ed aveva l’intera responsabilità della biblioteca.
Sospirò: anche Sara era indolente: una belloccia, anche lei appena oltre i trent’anni, superficiale, svogliata e attenta sempre e solo alla moda, al suo look; molto diversa da lei che era la coordinatrice ed una bella donna bionda, alta circa uno e settanta e un pochino sovrappeso, ma comunque con un fisico burroso che attirava volentieri gli sguardi maschili, anche in virtù del suo bel culo ma soprattutto dei suoi seni, una invidiatissima ed ammiratissima sesta misura.
Sì, la imbarazzava un pochino il suo seno, ma per il resto il suo aspetto, il suo bel viso armonioso, le sue labbra piene, il modo gentile, affabile con quale amava rapportarsi col prossimo la facevano sentire’ accettata, anche se a volte qualche immancabile fregatura arriva, spesso da chi meno se l’aspettava! Ma così &egrave la vita ‘
Aveva l’impressione, nonostante la sua voglia di familiarizzare e di porsi all’identico livello degli altri, lì dentro, che loro preferissero tuttavia far’ comunella tra di loro, in un continuo pissi-pissi, bau-bau che, appena lei appariva, si zittiva immediatamente!
Anche Luisa (anche lei come gli altri a cavallo dei trent’anni: una ragazza magrolina, con pochissimo seno, due occhioni sgranati sul mondo ma timida con gli sconosciuti) la considerava ‘il capo’ e perfino Erica le dava l’idea, a volte, di nasconderle delle cose’
Sorrise: aveva dovuto fare un po’ di moine (lui forse avrebbe voluto anche qualcosa di più, ma lei lo aveva gentilmente rimesso al suo posto!) all’assessore, per essere nominata coordinatrice della biblioteca, ma era stato per una buona, ottima causa!
L’assessore, anzi, aveva anche vagamente ventilato una promozione a responsabile dei servizi bibliotecari del comune e la prospettiva era suggestiva, ma comunque se la cosa fosse accaduta bene, altrimenti non ci avrebbe certo perso il sonno!
Anche Mirko, suo marito, non aveva tutta questa smania carrierista che sembrava aver contagiato tutti.
Dopo tanti anni di matrimonio, si chiedeva quale magica scintilla le avesse fatto sposare quell’uomo tranquillo; un bell’uomo appena più alto di lei, ma con la sua stessa paciosità, in pubblico.
Come marito, nel segreto del loro talamo nuziale, non era esattamente un fulmine di guerra ‘sorrise tra sé-, ma le volte che lo facevano la faceva venire anche due-tre volte, perché lui la masturbava e la leccava per ore; oppure, perché mentre la leccava, le metteva il dildo col quale un giorno era inaspettatamente arrivato.
Era grosso, quel coso, ma poi ci aveva preso confidenza ed ormai era diventato un loro abituale compagno di giochi.
Poi, da qualche tempo, mentre facevano l’amore Mirko le diceva delle cose, cose sconce’ la immaginava con una altro, a farci di tutto, donandogli perfino il buchino’
Le prime volte avrebbe voluto dirgli di smettere, di tacere, di non dirle quelle così così’ sporche, ma a poco a poco era subentrata prima una certa abitudine e poi anche una vaga eccitazione, a questi incredibili e fantasiosissimi racconti.
In un periodo di crisi familiare, era arrivata anche perfino a vagheggiare sull’idea di trovarsi un amante, ma il tempo, le mille cose da fare, la pigrizia, la paura di dover riorganizzare la propria vita, con tutti i sotterfugi e la paura di perdere il padre di suo figlio’
E poi, il tipo d’uomo a cui lei pensava era uno che ‘ne era convinta!- volesse anche approfittare del suo buchino, nel suo apprezzato sedere e francamente non si sentiva per nulla attratta dalla prospettiva!!
Mirko ci aveva provato un paio di volte, ma non era stato per nulla piacevole e così lo aveva convinto a rinunciare.

Oggi era un po’ preoccupata; un suo conoscente del comune, chiacchierando, era arrivato a confidarle della sua brutta situazione personale, con una figlia gravemente malata e bisognosa di un costoso intervento (risolutivo!) in America.
Lei era veramente dispiaciuta per la triste storia ed avrebbe sinceramente voluto aiutarlo, ma indubbiamente le finanze sue e di Mirko non gli permettevano assolutamente un gesto del genere, per quanto bello.
Però, dopo un paio di mesi, il conoscente l’aveva incontrata casualmente ed alla sua cortese domanda di come stesse la figlia, lui era scoppiato a piangere aggiungendo, a quanto aveva già raccontato, drammatici dettagli e facendole facilmente intuire che le condizioni si stavano rapidamente aggravando.
Lei, commossa dalla disperazione dell’uomo, le aveva ingenuamente chiesto se potesse in qualche modo aiutarlo e lui aveva esitato; prima le aveva detto di no, ma poi si era lasciato sfuggire, mormorandolo appena, che forse un modo c’era.
A questo punto, il lato da buona samaritana di Clara aveva preso il sopravvento ed aveva insistito fino a sapere che, in effetti, ci sarebbe stata una maniera per aiutarlo: avrebbe potuto far risultare come acquistati dei libri intonsi che invece il comune aveva avuto come lascito testamentario.
Il conoscente le aveva logicamente proposto di fare a metà, ma lei aveva sdegnosamente rifiutato di intascare un solo euro! Se, contravvenendo a tutte le sue regole etiche, si fosse prestata a questo gesto, lo avrebbe fatto unicamente per salvare la bambina!
L’uomo la abbracciò, singhiozzando di riconoscenza’ anche se abbracciando lei aveva avuto la sensazione che lui ne avesse approfittato, per un attimo, di’ palparle il culo.
Non era un gesto lecito, lo sapeva, ma in fondo si trattava solo di fare un paio di firme!
Una volta nel suo ufficio, si tolse il morbido cappotto, si sedette alla scrivania ed accese il computer.
Guardò subito la posta, ma non c’era l’email del suo conoscente.
Si accorse che si stava agitando e si impose di calmarsi, controllando la respirazione e decise di concentrarsi sul lavoro.
Dopo una mezz’ora, ancora niente email’ Non resisteva: richiamò sul computer l’indirizzo email del suo conoscente e gli scrisse, con come oggetto un semplice ‘E allora?’: ‘Non &egrave arrivato ancora nulla! Dai, sono un po’ agitata, una cosa così non l’ho mai fatta! Manda alla svelta, così ci togliamo il pensiero!’
Dopo neanche cinque minuti, un suo messaggio: finalmente!
Aprì il messaggio ‘Re: E allora?’, ma vide subito che non c’erano allegati; delusa, lesse il breve messaggio: ‘Stai calma, testa fredda; adesso ho gente in ufficio e non posso mandarti quei documenti: non voglio correre stupidi rischi di essere sorpresi. Aspetta e rilassati’ e grazie ancora, sei una persona speciale!’
Sorrise, ma stavolta amaramente; rispose: ‘Va beh, ma qst attesa mi fa impazzire!’
Decise di ridurre al centro dello schermo l’area di lavoro, in modo da poter controllare sullo sfondo la posta, appena fosse arrivata l’email del suo conoscente, con gli allegati’
Si concentrò su dei noiosi consuntivi ed alla fine notò l’arrivo di una nuova email, la risposta alla sua, con una riga di ‘Re’ davanti all’oggetto, ormai: ‘Tra cinque minuti ti mando una email formale con gli allegati: li stampi, li firmi, li scannerizzi e me li rimandi per email. Ciao P.S.: non fare casini che se mi inguai scoprirai quanto so essere CATTIVO!’
Un brivido l’attraversò: da poco aveva saputo, tramite indiscrezioni di altri, che tipo non cristallino fosse il suo conoscente e sulle brutte frequentazioni che aveva fuori dal lavoro’
Era stata ‘tanto per cambiare!- fregata ancora una volta, ma fatta questa cosa, mai più!
Anche per levarsi dalla vita il tipo, decisamente non voleva fare casini: a che pro? Fatta quella cosa, addio!
Alla fine, arrivò l’email con gli allegati e lei li stampò, maledicendo la stampante per la sua lentezza; alla fine estrasse i fogli con l’elenco dei titoli e l’autorizzazione all’acquisto ed ebbe un fitta al ventre: l’agitazione a volte le faceva questi scherzi e doveva correre in bagno!
Firmò rapidamente i documenti e voleva scannerarli, ma la sua pancia pretendeva sollievo immediato, per cui sfrecciò fuori dall’ufficio, fino al bagno per i dipendenti!

Dopo dieci minuti, più rilassata, era di ritorno; la porta del suo ufficio era socchiusa e lei rammentò di averla solo distrattamente tirata dietro, per l’urgenza che aveva!
Entrò e’ restò di sale!
Dietro la sua scrivania c’era Giorgio, che stava evidentemente curiosando nel SUO computer!
Ed in mano aveva un qualcosa’ una di quelle chiavette usb!
‘Cosa fai qui dentro? Cosa stai curiosando?’ chiese, cercando di non far trasparire l’irritazione e simulando un sorriso. L’irritazione si trasformò in panico schietto, ricordando in un lampo cosa ci fosse sulla scrivania’ e sullo schermo!!!
‘Calmina, Clara ” fu la sua sfrontata risposta, rilassatissimo: ‘Chiudi la porta, vieni qui, siedi da brava che parliamo’.’
Paralizzata dal terrore, tacque, ma restò in piedi, impalata.
‘Sai Clara’ -continuò lui con tono rilassato- ‘ son venuto a chiederti una cosa, ma poi c’era la porta aperta e sono entrato e”
In un attimo, la direttrice capì e le crollò il mondo addosso: curiosando aveva letto lo scambio di email ed i documenti! Si era inguaiata ed anche il suo conoscente lo era’ con tutte le rappresaglie che questo avrebbe potuto scatenare! Si sentì gelare il sangue ed ebbe bisogno di sedersi, sulla poltroncina per gli ospiti davanti alla scrivania’
Giorgio continuò, sarcastico ed implacabile: ‘Sai, Clara: mi &egrave caduto l’occhio sui fogli che sono scrivania e mi sono accorto che &egrave l’elenco dei libri del lascito Russo, che ricordavo a memoria per averlo stilato personalmente’ però ho notato che era un incomprensibile ordine di acquisto. Ma le ce li avevano regalati!
Poi, sul pc, ho letto lo scambio di messaggi tra te ed il tuo complice; non era pensata m
ale, ma la tua imprudenza ti ha fottuta’ ha fottuto te ed il tuo amico del comune.
Immagino che lui non la prenderà per nulla bene, se son vere la metà delle voci che girano su di lui!’
Clara a quel punto era agghiacciata: era in balia di quello’ stronzo di Giorgio e, se pur pensò di aggredirlo per sfilargli dalla tasca dei jeans attillati la chiavetta usb dove aveva probabilmente registrato le email compromettenti, valutò poi però che non sarebbe assolutamente riuscita a sopraffarlo e quindi era totalmente in sua balia.
Riflettendo rapidamente, aveva considerato che, se lui non era sfrecciato via con la chiavetta, voleva farle una proposta in cambio della chiavetta, in cambio del suo silenzio.
Lui la guardava, con una vena di derisione nello sguardo.
Clara, disperata, tentò di scoprire il prezzo che lui dava al suo silenzio. ‘E’ quanto vuoi per… dimenticare tutto?’
Si rendeva, con terrore, conto che la faccenda fosse saltata avrebbe dovuto dare di tasca propria tutta la cifra a quel maledetto del suo conoscente’ ma insieme ad imbarazzanti spiegazioni, a fronte delle quali non osava neanche immaginare come avrebbe reagito!
Giorgio si stravaccò nella poltrona, dietro la scrivania e sorrise sornione: ‘Vedi Clara’ io non voglio soldi: a differenza di te, non sono avido’
Lei si rese conto che ogni spiegazione non sarebbe stata creduta dal collega, e giudiziosamente tacque.
Da quando sono arrivato qui, ho dovuto subire le tue piccole prepotenze da capetto, camuffate dalla tua aria da ‘vogliamoci bene’ e non sono il solo ad avere questa netta impressione: anche Sara ti trova insopportabile!
Oggi mi hai fornito su un piatto d’argento l’occasione per vendicarmi, per cui da adesso farai senza esitazioni tutto quello che ti dirò io’ -sorrise, blando- ‘ hai capito, TROIA?’
La staffilata dell’epiteto, urlato in fondo ad una frase garbata, fece sgorgare lacrime di disperazione dagli occhi di Clara, che non poté che annuire, annichilita dal disprezzo che Giorgio, nonostante la pazienza e la tolleranza che gli aveva sempre dimostrato, evidentemente provava per lei.
‘Bene” cominciò di nuovo tollerante Giorgio, ma poi si sedette meglio sulla poltrona e fissò il computer, mentre un perfido sorrisetto gli si disegnava sulle labbra: ‘Vieni qui, baldracca: il tuo amichetto ti manda un messaggio d’amore!’ disse, ridendo.
Clara girò attorno alla scrivania e lesse il messaggio in replica all’ultimo scambiato: ‘Cazzo aspetti a mandare i documenti firmati, pezzo di troia? Vuoi farmi DAVVERO incazzare????’
Tutto il suo mondo le stava crollando addosso! digitò freneticamente la risposta: ‘Scusa! Avevo gente qui, ma già firmati! Adesso scannerizzo e invio, dammi 5 min!!!’
Giorgio, con un sorriso divertito, aveva già cominciato a scannerare i fogli ed in tre soli minuti Clara era riuscita ad inviarli al suo’ complice.
‘Bene, vaccona: adesso non &egrave più un processo alle intenzioni: adesso avete davvero commesso un reato penale che, oltre al licenziamento in tronco, prevede anche la galera per te e per lui’ Immagini quanto si arrabbierebbe, se finisse nei guai per la tua stupidità, vero?’
Per un attimo, la mente di Clara visualizzò qualcuno che la stuprava e le sparava nelle gambe, la sua casa in fiamme, suo figlio di cinque anni in pericolo, suo marito massacrato di botte’
Annuì mestamente.
‘Allora, baldraccona, comincia con l’inginocchiarti qui e’ datti da fare!’
Con gli occhi pieni di lacrime, Clara fece le era stato ordinato: per quanto sgradevole fosse Giorgio, in fondo un pompino non lo avrebbe certo uccisa, tentò di consolarsi.
Come aprì i jeans di Giorgio, notò che il perfido collega aveva una notevole dotazione: abbassando gli slip, un imponente cazzo turgido, bitorzoluto di grosse vene in rilievo, saltò fuori e lei rimase qualche secondo come ipnotizzata, in contemplazione di quella’ esagerazione! Era ancora ben più grosso del dildo!
La presa di Giorgio sui suoi capelli la distolse dalla contemplazione e cominciò subito a dedicarsi a quel trionfo di carne dura.
Sentì pigolare il cellulare dell’uomo e lo vide contorcersi per recuperarlo dalla tasca; poi capì che stava leggendo il messaggino (‘Da Sara: dv 6 finito?’) e vide che rispondeva sorridendo perfidamente, ma ovviamente non poté leggerlo (‘Sn nell’uff dll troia: vieni anke tu, cn makkina dgt!!! T dvertirai! ;-)‘); lui le tirò dolorosamente i capelli e le spiegò man mano come procedere: perciò si dedicò a quel palo di carne, cominciando a leccare quella maestosa dotazione partendo dallo scroto che conteneva i grossi testicoli e poi su, lungo la potente asta, fino alla cappella congestionata, grossa come una prugna.
La presa dell’uomo sui capelli la indusse ad aprire la bocca ed ad accogliere la cappella e poi a lasciarla entrare sempre più in profondità, fino in gola.
In quella, sentì la porta che si apriva e la voce di Sara che chiedeva: ‘Giorgio! Ma cosa ci fai li dietro? Ma sei scemo? Dai alzati, che se arriva la bagascia ti fa sentire una merda coi suoi soliti modini gentili da mammina’
Giorgio rise, con vero divertimento: ‘Dai, Sara, scattami una foto qui dietro” Clara vide il lampo di un flash e vergognandosi cercò di staccarsi, ma la presa ferrea la costringeva a rimanere in posizione, con l’uccello profondamente piantato in gola.
‘Dai, adesso vieni qui, che c’&egrave una sorpresa” disse l’uomo, beffardo.
Sentì i passi di Sara che avanzava fino a vederla: ‘Ohhhh!’ Esclamò ‘ma’ come hai fatto?’
Giorgio ghignò: ‘Piccolo segreto, dai’
Scatta, dai, fai un bel servizio fotografico sulle abilità nascoste della nostra amata coordinatrice!’ suggerì, sarcastico.
La donna ridacchiò e subito dopo Clara venne bersagliata dalle flashate della compatta.
Dopo un pochino, si informò divertita: ‘Ma’ &egrave brava, con la bocca, questa culona?’
‘Ah, guarda: sembra nata con un cazzo in bocca! Mi spiace solo che tu non abbia il pisello per fartela provare!’ rise, sguaiato.
‘Però pensavo’ -rifletté Sara, perfidamente- ‘ magari &egrave brava anche con le signore”
Giorgio la interrogò: ‘Signora Clara, sei brava a leccare le fiche?’
Lei rabbrividì dal disgusto e negò con la testa: non aveva mai neanche pensato di fare una cosa tanto degradante’ E a Sara, poi!!!
L’uomo commentò: ‘Uhm’. Dice di no’ Ma son sicuro che vuole imparare! Anche perché la signora ha ben presente cosa succede se mi contraria’ Vero bagasciona?’
Clara capì che era in trappola: abbassò la testa in segno di sottomissione, piangendo copiosamente.
Sara si rialzò la minigonna fino a sopra i fianchi, abbassò collant e perizoma fino alle caviglie e si sedette sull’orlo della scrivania, mostrando una micetta accuratamente depilata.
Giorgio, sempre tenendola per i capelli, le sfilò il membro d’ingola, si alzò e la portò fino davanti al pube della giovane donna, che sostituì la presa ai capelli del giovane con la sua e le fece sprofondare la faccia nella sua umida intimità.
Giorgio prese la digitale e scattò qualche foto di Clara impegnata anche con una donna, poi contemplò un istante l’imponente culo di Clara, piegata a novanta gradi ed infine prese la sua decisione: le alzò la gonna del tailleur grigio gessato -proprio quel giorno, aveva deciso per quel tailleur con camicetta, anziché i soliti pantaloni con maglione!- fino alla vita, faticando per superare gli imponenti fianchi; poi gli abbassò il collant e gli anonimi slip bianchi di cotone fino a sotto le natiche e contemplò per qualche momento lo spettacolo offerto dalle chiappone di Clara, sottolineate dai collant e slip abbasati; poi prese dalla scrivania un paio di forbici e, con due tagli netti, la privò delle mutandine.
Adesso il sesso voluminoso di Clara era davanti a lui, accucciato, che cominciò a toccarla e la sondò con un dito, stupendosi, ma solo fino ad un certo punto!, di trovarla umida di eccitazione.
Le allargò le piccole labbra sporgenti con pollice ed indice ed in mezzo puntò la sua congestionata cappella.
Poi, con un movimento inesorabile, la penetrò, facendola sussultare.
Clara si sentì invadere dal notevole uccello dello sgradevole collaboratore: ogni spinta che lui le dava, la portavano ad affondare la faccia nel sesso di Sara, la quale manifestava il gradimento a quel trattamento con un fiotto continuo di oscenità appena mormorate dal quale, però, la coordinatrice ebbe idea di quanto fosse disprezzata anche dalla giovane donna.
Giorgio nel frattempo le rimestava la vagina col suo gran randello e Clara sentiva, con un disperato stupore!, montare di sé la potente onda del piacere; ormai anche lei si muoveva, andava incontro all’uccello che la violava, lo cercava, lo voleva e contraeva i muscoli vaginali per trattenerlo dentro di sé.
Sentì il ritmo dell’uomo accelerare e le parve che il cazzo che la riempiva così’ divinamente (dio, che vergogna!) si ingrandisse ancora, finché non lo sentì immobilizzarsi dentro di sé, mentre si scaricava con potenti, numerosi fiotti di sperma che le allagarono l’utero, mentre anche il suo corpo e la sua mente vennero sconvolti dal piacere e si aggrappò ai fianchi di Sara per poterla meglio penetrare con la lingua e le labbra.
Come Giorgio estrasse il suo arnese gocciolante, Sara la scacciò, allontanandola con la mano spinta sulla fronte.
Clara rimase quasi delusa dall’iniziativa, persa com’era in quel delirio erotico, ma la donna le ordinò di sdraiarsi in terra e lei eseguì, ansiosamente preoccupata dagli eventuali sviluppi.
La ragazza, allora, le si accoccolò sul viso, offrendole nuovamente il suo sesso socchiuso e luccicante di ciprigno e saliva.
Mentre Clara ricominciava l’appassionato cunnilinguus, non si accorse quasi che le avevano scoperto i seni e liberati dal solido reggiseno; sentiva delle dita che continuavano a torturare dolcemente il suo sesso ed altre che invece, giocherellavano coi suoi seni e capezzoli, alternando dolci carezze a crudeli pizzicotti.
Sara si era spostata, adesso e la sua bocca era contro il buchino posteriore; senza neanche soffermarsi a pensarci, lo leccò con passione e spinse la lingua per penetrarla anche da quella parte.
Un angolo della sua mente registrava distrattamente il rumore degli scatti della digitale, ma non le fregava più nulla: stava godendo ancora e ancora e non avrebbe voluto mai più smettere!
Sentì Sara muoversi in modo diverso, sopra la sua faccia e poi la sentì abbandonarsi, premendole l’osso pubico sul naso: anche la giovane donna aveva conquistato la sua fettina di paradiso!
Passarono forse trenta secondi, poi il tono sgradevole della voce di Sara, la riscosse: ‘Adesso, vaccona, stai con la bocca bene aperta; guai a te se la chiudi!’
Clara, senza capire eseguì e dopo pochi istanti sentì l’acre getto dell’urina di Sara colpirle il palato, mentre dallo spiragli di pochi centimetri che adesso separava il suo viso dal pube della giovane, le arrivavano negli occhi le flashate dei ripetuti, frenetici scatti di Giorgio.
Tentò di girare il capo per evitare l’acre getto, ma Sara le impose di restare immobile e con la bocca spalancata!
Ne aveva inghiottito per sbaglio una piccola parte ed il suo corpo aveva reagito con un conato, ma quando ebbe la bocca piena, riuscì ad immaginarsi con il liquido dorato che le colava dagli angoli della bocca, che colando le bagnava il collo, gli abiti, i capelli’ Come avrebbe fatto a tornare presentabile? Vincendo lo schifo, ingoiò. Chiusa nel suo ufficio, pianse tutta la mattina; dopo lo’ stupro che aveva subito da Giorgio e dalla sua degna complice Sara, loro l’avevano ancora oltraggiata, sottolineando quanto la cosa sembrava avesse eccitato anche lei.
Mentre negava con ostinata decisione, si rese invece conto che’ sì, in effetti non ricordava di aver mai provato così tanto piacere!
Ma negò, negò ostinatamente anche l’evidenza più smaccata, tra gli sghignazzi dei due!
Giorgio non le permise di andare in bagno per ripulirsi e risistemarsi, né le permise neanche di nettarsi con un fazzolettino: doveva tenere il suo sperma dentro!
Sara scomparve qualche minuto, ma poi tornò con il cavetto col quale collegò la macchina fotografica al computer ed infine la obbligò a vedere la lunghissima sequenza fotografica; Clara aveva rivisto Giorgio trionfalmente seduto alla sua scrivania, con un sorriso soddisfatto, poi lei, accoccolata tra le sue cosce magre, che lo leccava e spampinava con apparente entusiasmo; ed ancora gli scatti fatti quando aveva il viso sprofondato nelle più recondite pieghe di Sara e poi il suo sedere, prima coperto dalla gonna, poi mostrato nudo ed infine il randello di Giorgio che le entra dentro, che arriva fino in fondo, mentre lei tiene il sesso della giovane aperto con le due mani, per affondarci meglio la bocca’ Non ricordava neanche di averlo fatto!
E poi ancora lei, sdraiata sulla schiena, con le cosce spalancate, le labbrine socchiuse ed un grumo di sperma che le cola fuori’ ed il suo seno nudo e Sara prima seduta sul suo viso, poi sollevata, col flash che evidenzia lo zampillo che dal meato della ragazza le arriva nella bocca spalancata.
Una sequenza assolutamente oscena! Ancora più oscena di quelle (poche) che aveva visto con Mirko (negli ultimissimi tempi, quando lui le raccontava come la immaginava penetrata da membri colossali; ‘eccoti accontentato, amore mio’, pensò con amara ironia), per aumentare la loro’ temperatura prima di fare l’amore.
Le avevano caricato la sequenza sul suo computer e la riguardò, con disperazione una volta’ poi un’altra ed un’altra ancora’ e si sorprese a toccarsi, a sentirsi il sesso ancora impiastricciato dallo sperma di Giorgio e’ era ancora allargato e due dita le entravano facilmente’ fino in fondo’ ed anche tre! Fino alla radice!
Ma cosa stava facendo?
Si rimproverò e tolse la mano: le dita erano luccicanti delle secrezioni di entrambi e lei, per non armeggiare laboriosamente con la borsetta per recuperare un fazzoletto’ le nettò succhiandole. Si stupì del sapore per nulla spiacevole.
Durante la visione, i due avevano pesantemente commentato la sua prestazione e quando arrivarono a dire che era davvero brava ‘sia pure a fare la troia!- aveva avuto un piccolissimo moto di orgoglio e l’ombra di un sorriso aveva sfiorato le sue labbra.
Il suo piccolo, placido, rassicurante mondo quella mattina era stato sconvolto, definitivamente mandato a gambe all’aria; quel bastardo del comune che l’aveva ingannata, portandola a fare un atto illegale (solo adesso se ne rendeva completamente conto!) e che era stato lo strumento di ricatto per farla sottostare alle oscene richieste di Giorgio’ e Sara.
I due, prima di lasciarla con la sua disperazione, le fecero notare che se non avesse obbedito immediatamente a qualunque loro richiesta, le foto avrebbero cominciato a finire sul server del comune -con suo nome, cognome e funzione!- e poi magari nelle email dei suoi conoscenti, la cui lista era stata estratta da Giorgio e salvata sulla chiavetta usb.
Era in trappola!
Unica ‘piccola!- consolazione: prima di uscire, Giorgio le aveva brevemente mormorato che ‘quell’altra faccenda’ sarebbe restata rigorosamente tra loro due; stranamente, Clara lo sentì sincero e gli credette.
Come i due la lasciarono prigioniera dei suoi foschi pensieri, cercò di prima di studiare una via d’uscita a quella folle situazione, ma non trovandola decise di concentrarsi sul lavoro.
Esaminando un documento, l’occhio le cadde sulla data’ Si fermò un attimo, fissandola ‘senza vederla!-, ma mentre la sua mente faceva partire una catena di associazioni mentali che alla fine le fecero urlare: ‘Noooooooo!!!’
Con Mirko avevano accarezzato per lungo tempo l’idea di dare un fratellino al loro bimbo’ o magari una sorellina.
Così, da tre mesi lei aveva sospeso la pillola anticoncezionale e’ oddio! Era proprio nei giorni fecondi!!! E Giorgio le era abbondantemente venuto dentro!!!
Pregò che non fosse successo niente, che non fosse rimasta fecondata e pianse, pianse ancora per la disperazione!

Dopo un’oretta, un lieve bussare la distrasse dal lavoro nel quale si era disperatamente gettata per non pensare: ‘Avanti!’
La porta venne aperta e lei si rilassò: era la sua collega ‘ma soprattutto amica!- Erica, che entrò con la sua andatura morbida, anche se con solo l’ombra del suo abituale sorriso.
‘Senti Cla, volevo’ ma cos’hai?’ le chiese.
‘Uhm’ ma no, nulla’ &egrave che’ ma sì: ho dormito male e non sono troppo serena’ anche qui ‘fece un gesto vago verso il pc- ci son scocciature continue” bofonchiò, sperando di disinnescare la pericolosa curiosità dell’amica: cosa avrebbe potuto dirle, in realtà? Ci doveva pensare e quello, quindi, non era il momento.
Erica le fece un sorriso, ma un sorriso strano, che coinvolgeva le labbra ma non gli occhi: ‘Beh, sì’ hai un’aria stanca, in effetti’ -Clara annuì, lieta che l’amica si fosse fatta bastare le sue scuse messe insieme all’istante- ‘in effetti, dopo la mattinata faticosa che hai avuto”
Clara sussultò: ‘Scusa, non capisco: cosa intendi?’ Disse seccamente, con un tono che tradiva il suo allarme.
‘Beh, dai’ Aspetta, ti faccio vedere una cosa’.’
Le mostrò il telefonino e Clara già pregustava una nuova foto del bimbo di Erica, nato da pochi mesi: posò sorridendo lo sguardo sul display e rimase pietrificata: vide se stessa, riconoscibilissima!, mentre spompinava il grosso cazzo di un non riconoscibile sconosciuto, Giorgio.
Guardò l’amica (amica???) a bocca aperta, con gli occhi sbarrati per la sorpresa.
Questa fece un sorrisetto: ‘Sai: Giorgio ha caricato sul mio cellulare, ed anche su quello di Luisa!, questa foto ed un paio d’altre: clicca qui e guardale!’ le ingiunse.
Clara fece come le era stato detto e vide con orrore le altre due foto: in una, riconoscibilissima!, era fotografata mentre veniva impalata dal grosso arnese di Giorgio, mentre la terza era una dove riceveva in bocca lo zampillo biondo di Sara.
Abbassò il capo, stroncata, e spiò il volto di Erica: ‘E’ e allora?’ disse soltanto.
‘E allora, cara la mia pornocoordinatrice’ -disse con sadico divertimento- Giorgio ti manda a dire che dovrai fare tutto ciò che noi quattro ti diremo di fare’ Noi ed eventualmente altri che ti mostrassero una di queste tre foto, se decideremo di passarle ad altri!
Ti &egrave chiaro il concetto?’
Clara annuì mestamente.
‘Bene ‘sorrise cattiva- comincio a darti i compiti a casa: da domani basta con quei cazzo di pantaloni: dovrai d’ora innanzi indossare sempre gonne’ gonne corte ‘più corte sono, meglio &egrave!- ma comunque sempre abbondantemente sopra al ginocchio!
Basta anche a reggiseno e slippini!
Sotto a magliette o canotte o camicie e gonne, dovrai essere nuda.
Inoltre, da oggi tu non darai più ordini: noi faremo quello che vorremo e se magari usciamo prima, arriviamo dopo o non veniamo del tutto e ci cercano, tu ci coprirai.
Tutto chiaro, vacca?’
Lei annuì, mestamente, scoprendo con infinito sconforto quanto fosse disprezzata anche da una persona che credeva sinceramente amica.
Detto ciò, Erica la fissò, con occhi gelidi: ‘Adesso me ne vado fuori, per i cazzi miei…. Ma Sara ha detto che sei brava a leccare la fica e… boh, prima o poi, ti voglio provare!’
Mestamente, la vide girare sui tacchi ed andarsene via, arrogantemente sculettante.

Passò del tempo (ne aveva perso la nozione), quando la porta si aprì e si ritrovò davanti Giorgio.
‘Dai vaccona: tirati sul la gonna ché ho di nuovo voglia di fotterti e sborrarti nella fica…’ mi disse, con divertito disprezzo.
Si alzò passiva e rassegnata, come un condannato che va al patibolo, ma subito si riscosse: ‘No, ti prego! Non venirmi dentro un’altra volta! Sono nel periodo fecondo ed ho sospeso la pillola… Sai, con Mirko vorremmo un altro figlio…’ si spiegò, quasi vergognandosi.
‘Uhm… ma io voglio fotterti!’
Clara pensò rapidamente, disperata: ‘Beh… potresti magari… uscire, quando ci sei…’ disse, speranzosa.
‘Uhmmm… Intanto levati quella cazzo di gonna… ed i collant!’
Lei si precipitò ad accontentarlo.
Quando ebbe il collant in mano, stava per posarlo sulla scrivania, ma uno schiocco di dita di Giorgio richiamò la sua attenzione e con stupore gli porse l’indumento che la sua mano tesa esigeva.
Stava con le natiche appoggiate alla scrivania, con le mani intrecciate davanti al pube nudo, in un istintivo gesto di pudore e non capì perché l’uomo avesse preso dal cassetto delle forbici ed ora stesse tagliando in due il collant, separando le due gambe.
Giorgio la afferrò per un braccio e la fece girare, faccia verso la scrivania; poi le legò rapidamente un polso con una calza e facendola piegare bocconi sul piano della scrivania, fissò l’altra estremità del legaccio ad una zampa.
Ripeté l’operazione con l’altro polso e Clara in un attimo si trovò bloccata.
Poi dal cassetto estrasse un rotolo di nastro adesivo da pacchi e le fissò le caviglie alle altre due zampe del mobile.
Per completare l’opera, tagliò un pezzo di nastro e la imbavaglio.
Clara era terrorizzata: cosa sarebbe successo, adesso?
Sentì la voce beffarda: ‘Visto che non vuoi che ti venga nella fica e che a me piace sborrare dentro, si cambia musica: ti apro il culo visto che… -intanto glie lo stava ispezionando e poi ghignò, soddisfatto- ‘ &egrave ancora nuovonuovo…’
Clara spalancò gli occhi dal terrore, ma sentì subito due dita di Giorgia che le entravano nella fica (molto bagnata, inspiegabilmente!) e la rovistava per qualche secondo; poi, bagnate col suo ciprigno, le vennero spinte nel buchino; prima una e dopo averla masturbata un po’, anche l’altra, provocandole una fitta di dolore bruciante.
Pensava terrorizzata allo smisurato dolore che avrebbe sentito, quando la grossa cappella le avrebbe violato lo sfintere, ma sentì Giorgio che le consigliava -quasi con dolcezza!- di rilassarsi e collaborare accogliendolo perché facendo così avrebbe sentito meno male.
Dopo un po’ le dita le vennero tolte e si sentì ancora inumidire lo sfintere contratto da saliva che le dita rapidamente spalmarono.
Poi sentì le mani dell’uomo divaricarle le chiappe e qualcosa di duro, caldo… -la mostruosa cappella!- che si appoggiava e cominciava a spingere ed a cominciare a forzarla…a ritrarsi.. a spingere ancora, guadagnando qualche millimetro e poi ritrarsi e poi… DOLORE!!!!!!!!
Le parve di essere trafitta da una sbarra incandescente e urlò… o almeno: avrebbe urlato con tutto il fiato che aveva in gola se non fosse stata imbavagliata! Non aveva osato sperarlo, ma dopo un minuto la violenta fiammata del dolore si spense e restò soltanto un dolore sordo, di sottofondo che, comunque, andava scemando fino ad essere solo una sensazione di fastidio col procedere della sodomizzazione.
Anzì: appena prima che Giorgio, afferrandola solidamente per i fianchi, le facesse esplodere nel retto il suo piacere, sì stupì nel notare che la cosa era, a livello puramente fisico, quasi piacevole.
Però si sentiva violata, umiliata, sentiva che la sua volontà il suo poter scegliere come comportarsi, come muoversi era stata annullata’ forse per sempre!
Per quell’insulto al suo essere persona, quando l’uomo le sfilò dallo sfintere il suo membro ormai svuotato, stava piangendo.
Giorgio lo notò e le parlo, con tono beffardo: ‘Beh, culona? Perché piangi? Mi avevi detto di non sborrarti nel ficone ed io l’ho fatto’ non sei contenta?’
Clara lo guardava, piangendo senza singhiozzi, senza muovere un muscolo.
Giorgio la afferrò per i capelli e la guardò fissa negli occhi: ‘Anzi! Adesso ti levo il bavaglio e come l’ho fatto voglio che tu mi ringrazi per non averti sborrato nella fica e di averti aperto così bene il culo, in modo che potrai farci venire dentro, d’ora innanzi, tutti i maschi che vorranno farlo.
Se non mi dirai così, e con il tono giusto di chi DAVVERO ringrazia!, ti tapperò di nuovo la bocca e poi ti offrirò, così legata ed imbavagliata, ai primi maschi che trovo in giro’ e loro magari decideranno di allagarti la fica, anziché il culo’
Hai capito???’
Lei si sentiva la morte nel cuore, ma se avesse rifiutato’
Annuì e subito il filosofo le strappò via lo scotch dalla bocca.
Fece un profondo respiro e poi: ‘Ti ringrazio di cuore di’ essere stato così premuroso da avermi voluta’ anche aprire dietro, in modo che d’ora in avanti io possa ospitare lì gli’ amici che vorranno depositare il loro’ piacere dentro di me’
‘Uhmm’ potevi fare meglio, ma per questa volta, passi’ concesse sarcastico, prima di tagliarle con un colpo di forbici la calza che le bloccava un braccio e di andarsene, permettendole di liberarsi e ricomporsi.

Restata sola, Clara cominciò a riflettere sulla sua situazione; era evidentemente in trappola per colpa’ per colpa della sua dabbenaggine, per essersi fatta impietosire dalle fandonie di quell’imbroglione del suo conoscente che, solo adesso!, aveva scoperto essere un vero tipaccio, con inquietanti frequentazioni.
Giorgio le aveva fatto chiaramente intravvedere le conseguenze ‘penali e sociali!- del suo ‘bel gesto’ e chi le avrebbe creduto, se lei avesse spiegato che non voleva ricavare alcunché dalla faccenda, se non la soddisfazione di aver aiutato una persona in gravi difficoltà?
E poi, difficoltà assolutamente inventate, quindi senza un riscontro reale! La sua posizione era assolutamente indifendibile!
E poi’ il ricatto sessuale, le’ immagini!!!
Disgustose, che avrebbero distrutto la sua rispettabilità e credibilità se solo fossero diventate di pubblico dominio!
Quello che le faceva più male, però, era l’aver scoperto che i suoi collaboratori, che lei trattava in modo cordiale, da pari a pari e per i quali provava ‘pur in diverse gradazioni- un sincero affetto, in realtà avessero finto una simpatia che, adesso che avevano gettato le maschere!, invece celava solo rabbia, livore, disprezzo!
In quella orrida giornata, aveva fatto esperienze che mai aveva mai immaginato in vita sua: era stata obbligata a lasciarsi penetrare, era stata legata, sodomizzata, fotografata, costretta a dare piacere ad altre donne’
No, non era possibile! Allungò la mano e verificò con un dito ciò che già sapeva, che già aveva fatto irruzione nella sua mente lasciandola senza fiato: a ripensare alle orribili sevizie a cui era stata sottoposta’ si stava ECCITANDO!

Quando dio volle, al giornata di Clara terminò e lei tornò a casa.
Aveva avuto modo di riflettere su tutta la faccenda ed era giunta alla facile decisione che Mirko non avrebbe dovuto sapere nulla di quella folle giornata: né la scorrettezza’ -va beh: il REATO!- che aveva commesso, né la catena di avvenimenti che quella sua stupidaggine aveva innescato.
E per quanto fosse delusa, amareggiata e rattristata dall’aver scoperto quali sentimenti davvero i suoi compagni nutrissero nei suoi confronti, anche questo doveva ovviamente essere taciuto: il venir meno di un solo mattoncino, avrebbe fatto crollare tutta la diga che lei aveva dovuto costruire per evitare di rivelare a suo marito gli imbarazzanti accadimenti.
Che poi’ imbarazzanti, certo! Ma anche in una certa torbida maniera’ attraenti, ecco!
Le venne in mente come un fotogramma della giornata: si vedeva, come se fosse una terza persona!, immobilizzata sulla scrivania e sodomizzata dallo spietato Giorgio; ma non era un’immagine dell’inizio della violenza, quando la fitta di dolore l’aveva travolta e sconvolta, no: era riferita a poco prima che l’uomo, il collega le si scaricasse nel retto e lei’ lei era prossima al piacere!
E poi un altro fotogramma: lei col viso sprofondato nella natura di Sara, leccandola e’ com’era dolce il sapore del suo frutto’ anzi: della sua fica! Ormai ‘rifletté- doveva abituarsi a certi termini, anche se il solo pensarli la imbarazzava profondamente!
Si trovò a domandarsi cosa si provava ad essere baciate lì da una donna; essendo donna doveva per forza capire come e dove ‘colpire’, con che intensità e ritmo.
Provò un inaspettato brivido di piacere.

Quella sera, quando andarono a letto, Mirko le fece capire che ne avrebbe voluto voglia, ma lei si sottrasse ai suoi ‘doveri coniugali’ con una scusa: al di là dell’irritazione delle delicate mucose e della logica stanchezza, era terrorizzata che suo marito notasse qualcosa, sentendosi ancora molto più aperta del solito.
Così si scambiarono il bacino della buonanotte, ma poi Clara si trovò irrequieta e mentre sentiva il respiro di Mirko farsi sempre più regolare ed infine vibrare in un accettabile ronfare, lei no, era’ irrequieta.
Faceva finta di non sapere, di non capire cosa le stesse succedendo, ma poi decise che aveva voglia di fare pipi e dopo poco, seduta sulla tavoletta del sanitario’ non resistette e si toccò, come non faceva da anni!
Il piacere era acquattato, come una belva che attende il momento giusto per saltar fuori e la travolse quasi subito, lasciandola col fiatone.
Infine, riuscì a prender sonno.

Il giorno dopo, quando tornò alla biblioteca, non trovò ancora nessuno dei suoi collaboratori; un po’ lo immaginava: dopo i discorsi del giorno prima, si sarebbe ‘forse!- degnati di apparire quando avrebbero voluto.
Era indispettita, ma si rendeva conto che non poteva neanche protestare, rischiando orrende rappresaglie!
Solo dopo le dieci, Giorgio e Luisa si fecero vivi, entrando nel suo ufficio con due sorrisi maligni: ‘Alzati, vaccona, che andiamo a fare un giro nel parco!’
Il parco a cui aveva alluso Giorgio doveva logicamente essere quello attorno all’antica villa del seicento, che da decine di anni era entrata a far parte del patrimonio comunale, con gli edifici annessi ed il grande parco ricco di alberi secolari, da decenni aperto alla fruizione del pubblico.
Si diressero verso ‘la latteria’ un antico, piccolo edificio i cui restauri erano stati abbandonati anni prima, lasciandolo circondato da palizzate di tavole.
Ovviamente qualche ragazzino o qualche barbone aveva schiodato un paio di tavole, in modo da poter entrare nell’edificio pericolante, ma lei non ci era mai entrata.
In effetti l’edificio era ancora più fatiscente di quanto apparisse da oltre la palizzata ed i vani erano pieni di materiali di recupero e rifiuti.
Giorgio e Sara, però, si muovevano con sicurezza e la pilotarono fino ad una sorta di antica cucina con un grande camino ed una sorta di finestrina, tipo un passavivande, che dava su un ambiente contiguo.
Giorgio le ordinò sgarbatamente di spogliarsi e lei aveva già deciso di eseguire prontamente gli ordini dei suoi aguzzini, per cui si spogliò rapidamente.
L’uomo sembrava quasi deluso dalla sua arrendevolezza, ma non la espresse a parole, ordinandole però di salire su una cassa messa dotto al passavivande mentre la donna afferrava un badile e scompariva dalla stanza; quando fu lì, Giorgio estrasse dalla tasca una gagball, con la quale la imbavagliò e poi le ordinò di infilare ” quel cazzo di culone da vacca nel buco!’
Lei fece come le era stato detto, ma lui pretese che andasse ancora indietro, fino a che la cornice del passavivande fosse quasi contro i polpacci ed i seni le sfioravano le cosce, piegata in due come un libro richiuso.
Sentì da dietro di lei la voce di Sara: ‘Direi che va bene: aspetta che provo!’
Non capiva cosa stava per accaderle, ma dopo pochi minuti si trovò immobilizzata: Sara aveva infilato il manico del badile tra il suo ventre e le cosce e quindi lei non poteva né tornare nella cucina, bloccata com’era dalle estremità del badile che erano contro il muro dell’altra stanza, né lasciarsi cadere di culo nell’altra stanza perché la dimensione del passavivande non le permetteva di passare.
Era terrorizzata: cosa stavano architettando, quei due?
Sentì il tocco relativamente delicato della donna accarezzarle le ninfe e poi due dita entrare dentro di lei: ‘La vaccona &egrave già tutta bagnata: mi sa che si diverte un sacco” annunciò beffarda.
Poi’ poi sentì la linguetta guizzante di Sara lambirle la vulva, entrarle dentro, poi uscire e percorrere le sue pieghe più intime fino al bottoncino che venne scappucciato da due dita e poi indietro, di nuovo fino alla vulva e poi oltre, fino ad inumidirle il buchino dietro.
Clara ormai c’era quasi, travolta dal piacere che solo la sera prima aveva osato immaginare, quando la donna si staccò dal suo sesso ed affermò, freddamente: ‘E’ pronta!’
Lei era eccitata da impazzire! Pronta? Pronta per cosa?
Giorgio l’aveva osservata con distaccato sarcasmo; le pizzicò i capezzoli, prima di sparire a sua volt.
Dopo dieci minuti sentì delle voci, nell’altra stanza: era il suo aguzzino ed un altro uomo; solo dopo un poco ne riconobbe la voce: era un senzacasa che, lurido, si aggrava spesso nel parco, addormentandosi su qualche panchina al sole, ma senza mai dare fastidio a nessuno.
La voce bassa e roca dell’uomo denotava sorpresa e soddisfazione, ma non riusciva a cogliere le parole ed anche Giorgio gli parlava a bassa voce.
Dopo un paio di minuti, li sentì ridere e poi sentì due ruvide mani afferrarla per i fianchi ed un cazzo che le violava la fica in un unico affondo. ‘Allora, vaccona: ti diverti?’
Quanta cattiveria e disprezzo c’era, in quella frase di Sara!
Era lì, davanti a lei, a guardarla col culo incastrato in quel passavivande, con quel gagball che le impediva di emettere qualunque suono che non fosse un mugolio, mentre sussultava sotto le spinte del rigido cazzo del barbone che, dall’altra parte del muro, le squassava la fica facendole ondeggiare i seni pesanti mentre lei, con i polsi legati alle caviglie, sentiva l’uomo che aumentava la forza ed il ritmo delle spinte, ormai prossimo a venire, ad allagarle l’utero col suo lurido sperma, proprio nei suoi giorni fecondi!
Clara piangeva dalla disperazione, immaginando ‘quasi visualizzandoli come in un documentario!- gli spermatozoi del senzacasa che si precipitavano all’assalto dei suoi ovuli indifesi e destinati solo al suo Mirko!
Solo distrattamente, la sua mente registrò la voce di Giorgio che diceva qualcosa, mentre il membro dentro di lei sembrava ingrandirsi ancora e aumentava la frenesia degli affondi ed una parte di lei considerò analiticamente che ormai l’uomo era prossimo al piacere’ un piacere che ‘si vergognava come una ladra!- stava comunque montando anche dentro di lei!
Poi si sentì privata, quasi defraudata di qualcosa di suo, di intimamente suo e se non avesse avuto quell’aggeggio che la imbavagliava, avrebbe aperto la bocca in un moto di deluso stupore, aperta come doveva essere adesso la sua fica, che era stata defraudata dal nodoso cazzo dell’uomo che, sfilandosi all’ultimissimo istante, si stava scaricando sulle sue pallide natiche.
Aveva distintamente percepito i roventi getti dell’uomo che la imbrattavano in successione, dalle reni (limite massimo concessogli dal telaio del passavivande!) fino al buchino, mentre con una sorta di rantolo, lui si abbandonava all’atto conclusivo della penetrazione.
Sentì le mani ruvide, e che ricordava sempre luride!, dell’uomo spalmarle lo sperma sulle natiche e riuscì praticamente a visualizzarle, striate di sozze striature nerastre di sporcizia!
Sara la guardava, con uno sguardo irridente ed un sorriso cattivo: ‘Allora, troione: spero che tu ti sia divertita, perché questa cosina era così, giusto per rompere il ghiaccio”
Detto ciò, le cominciò ad accarezzare i capezzoli, con insperata delicatezza e la cosa, doveva ammetterlo!, la eccitava tremendamente; avrebbe VOLUTO, in quell’istante, affondare il viso nella natura di sara, per suggerle tutti gli umori, ma a parte guardarla implorante non poteva in alcun modo comunicarle questo suo desiderio, questa sua voglia, questa sua’ necessità!
Aveva i capezzoli eretti da farle male e la donna distrattamente ci giocherellava, alternando delicati sfioramenti a strizzate pur eccitanti ed a dolorose pizzicature tra le unghie.
Poi Clara sentì altre voci, oltre la tramezza, insieme a quella di Giorgio: dovevano essere altre due persone ‘no, aveva sentito una terza voce, timida e giovanile!- col tono gutturale e le risate scrosciati degli africani: oddio, noooo!
Lei non era razzista, anzi aveva perfino qualche nero che col quale a volte parlava!, ma no, pensare di farsi penetrare da loro, non voleva!
E invece, immobilizzata ed oscenamente offerta, non poteva sottrarsi a quell’ulteriore oltraggio!
Sentì il primo che le percorreva le ninfe con la punta di una cappella durissima e caldissima e poi due dita sgarbate che le scostavano le labbrine ed il membro che le scivolava facilmente dentro, fino agli ispidi riccioli del pube dell’uomo.
Ma non era vero che i neri son superdotati!, pensò: sì, l’uomo non lo aveva piccolo, ma era un normale cazzo, nulla di eccezionale!
L’uomo raggiunse rapidamente il suo piacere, ma per fortuna anche lui si sfilò e le imbrattò il sedere e le cosce.
Lasciò il posto ad un altro, mentre Clara si rendeva con orrore conto che quell’orrendo trattamento la stava eccitando: se non avesse avuto i polsi legati, si sarebbe toccata, o quantomeno si sarebbe stuzzicata i capezzoli, vista la posizione nella quale era costretta.
‘Ti stai divertendo eh, vaccona!’
Il tono aspro di Sara la distolse, proprio mentre un altro uomo’ Ohhhhhhhh!!! Questo era davvero grosso! La stava allargando, squassando, invadendo, riempiendola tutta!
L’uomo la possedeva con un ritmo potente, costante, sembrava instancabile; dopo un po’ lo sentì irrigidirsi e sfilarsi, ma subito appoggiare la cappella la buchino e’
Si inarcò dal dolore, provò a divincolarsi e gemette, mentre l’uomo, dopo gli ultimi due colpi, le allagava il retto.
Poi si sfilò e la sua fica venne subito occupata da un altro uomo, anche questo ben dotato; capì dalle parole ansimanti che doveva trattarsi del giovane che cominciò a penetrarla, con gli incitamenti amichevoli degli altri due.
Quando sentì anche lui prossimo al piacere, pesò che si sarebbe sfilato, come gli altri, ma’ ma lo sentì spingere, spingere innaturalmente contro il suo culo, come se altri stessero spingendo lui, obbligandolo a rimanerle dentro.
Sentì i suoi schizzi allagarle la vagina e pianse.
Dopo i tre neri, perse il conto: sentiva parlate slave, di ogni parte del paese, o persone che non dicevano neanche una parola, ma la fottevano a fondo in assoluto silenzio.
Guardò con uno sguardo riconoscente Sara, quando le liberò la bocca e manovrò perché potesse baciargliela, infilandole la lingua dentro a tempo coi colpi che gli sconosciuti le davano nella fica o nel culo.
Il concentrarsi sulla fica della collega, l’aiutava a non pensare a quanti uomini le erano venuti dentro, coi loro spermatozoi che ‘lei li ‘vedeva’, come in un folle cartone animato!- si scazzottavano per riuscire ad arrivare all’ovulo che attendeva placido, poco più avanti’
Sara venne con un lungo gemito e, quando riprese fiato, prese il cellulare e chiamò qualcuno.
‘Ciao tesoro’ Hai detto che vuoi provarla’ sì, sciocchina: la vaccona!… Ahahahah’ Beh, adesso &egrave impegnata in’ ehehehe, sì, sai un lavoro che le ha trovato Giorgione’ ma sì, penso che però si possa occupare anche della tua deliziosa micetta’ no, guarda: mi ha appena fatto un servizietto delizioso, la troia’ &egrave qui in latteria’ sì, passa da dietro’ in cucina’ va bene tesoro, ti aspetto, a tra poco!’
Poi la guardò, con occhi cattivi: ‘sai: ho raccontato a Luisa quanto sei brava e mi ha detto che voleva provare. Così tra poco sarà qui a farsi leccare la fica da te: mi raccomando, non farmi fare brutta figura, che le ho detto che sei brava!’
Mentre un altro uomo la colmava, Clara si sentì quasi sfidata da quelle parole; provava una strana ansia di mettersi anche a disposizione della timida Luisa!
Passarono dieci minuti scarsi (ed un paio di uomini, che approfittarono sia della sua fica che del suo culo; ormai aveva raggiunto una strana indifferenza, sul dove venissero) e poi arrivò Luisa.
La guardò con un sorriso crudele e le pizzicò con cattiveria i capezzoli chiari, solo per il gusto di farlo.
Poi guardò Sara: ‘Sì, ma messa così, come si fa?’
Sara fece una risatina, poi le mostrò: salì sulla cassa, si abbassò con indifferenza i pantaloni, poi si voltò e piegandosi in avanti e flettendo le ginocchia, arrivò di nuovo con il sesso a contatto della bocca di Clara.
Luisa guardava affascinata: ‘E’. funziona??’ chiese, con stupore.
Sara allora la incitò a ricominciare a lapparla e lei obbediente, ricominciò a suggere il fiore della giovane.
Luisa guardava affascinata; poi si avvicinò, si flett&egrave sulle ginocchia per poter osservare il lavoro di Clara da attraverso le le cosce dell’altra giovane ed infine non resistette: allungò una mano e cominciò a farsi leccare le dita ed a accarezzare Sara; questa sorrise, le gettò le braccia al collo e l’attirò a sé, baciandola.
Luisa ci mise qualche istante a sbloccarsi, ma alla fine rispose con trasporto, finch&egrave l’altra non si rialzò e la invitò a prendere il suo posto.
Subito si slacciò i jeans e si posizionò per ottenere la sua dose di lappate, mentre le sue mani cercavano il corpo di Sara e cominciarono a giocare coi seni.
Clara valutò che la fichetta stretta di Luisa era già molto bagnata ed aveva un sapore particolarmente dolce, come antico miele.
Dentro di sé provava una strana soddisfazione per aver assaggiato le tre colleghe’
Si rese conto che più nessuno, dall’altra parte della tramezza, la stava penetrando e infatti sentì dopo poco il manico del badile che veniva sfilato, liberandola; poi una potente spinta (il piede calzato di Giorgio?) sul sedere la spinse fuori dal passavivande, liberandola e facendola cadere su un fianco, legata com’era con i polsi alle caviglie.
Sara la liberò dei legacci, la fece mettere in piedi e poi la fece girare, ispezionandola con due dita dalle lunghe ed acuminate unghie: ‘Ce l’hanno allargata bene, la vaccona: &egrave bella larga sia in fica che in culo’ e piena di sborra da tutte le parti’

La giornata, dopo quell’umiliante esordio, passò in qualche maniera; unico riallacciarsi al mattino, fu una incursione di Erica, che fece capolino nel suo ufficio per dirle, con inaspettata cattiveria: ‘Mi hanno detto che stamattina hai fatto felici un po’ di sventurati: barboni, extracomunitari clandestini e quant’altro’ Brava: &egrave davvero bello che tu metta la tua grassa fica ed il tuo culone spanato a disposizione dei meno fortunati” concluse, con una risatina cattiva.

Quella sera, Mirko la cercò; lei, che aveva avuto tutta la giornata per riprendersi dalla mattinata obiettivamente impegnativa, decise di concedersi.
Accolse come una liberazione le dita del marito che danzavano intorno e dentro la sua natura e pregustò il momento in cui, mentre lui stava facendo lentamente scorrere le labbra e la lingua dai seni in giù, attraverso il suo addome, sarebbe arrivato a lambire le sue ninfe, anche se martoriate dagli abusi degli ultimi giorni.
Mirko si rendeva conto che Clara era cambiata, diversa; le labbra della fica erano più gonfie, più umide del solito, anche leggermente socchiuse’ come se’ ma no, impossibile! Eppure’ aveva l’impressione che la sua mogliettina’ no, dai! Ma tant’&egrave’ era nelle condizioni di una fica usata da non troppo tempo e ovviamente, non da lui!
La sua mente riuscì a visualizzarla alle prese con un maschio, un giovane stallone col cazzo grosso, che la stantuffava senza pietà e’ ed ebbe una violentissima erezione!
Riuscì a mordersi la lingua un istante prima di cominciare a fare domande, domande che probabilmente avrebbero creato problemi tra di loro o, quantomeno, distrutto la fantasia che gli stava stimolando i sensi.
Però la sensazione di’ nuovo, di cambiamento, non lo abbandonò e ampliando l’area che normalmente dedicava alle lappate, arrivò fino al buchino della moglie ‘gonfio in modo innaturale!- che reagì dapprima in modo inconsueto: infatti, anziché rinserrarlo irritata come faceva di solito, per qualche istante lo rilassò, tanto che lo sentì quasi schiudersi sotto la pressione del suo dito.
Ma subito dopo, ridiventò serrato, ostile.
Clara si disse che doveva stare attenta: non aveva mai concesso il buchino al marito e doveva ricordarsene, doveva continuare a recitare la parte della moglie timorata e quindi tenerlo rinserrato, nonostante gli inaspettati brividi di piacere le dessero le delicate ispezioni di Mirko.
Il suo piacere, insoddisfatto fin dal mattino, esplose lì a poco, mentre la lingua del marito gli esplorava la vagina, penetrandola a fondo.
Mirko restò piacevolmente sorpreso, dalla reazione del corpo della moglie, che mai aveva reagito con così tanto trasporto alle sue manipolazioni e slinguate.
Le scivolò sopra e dentro, per guadagnarsi infine il proprio piacere e la sentì’ molto accogliente e bagnatissima; anzi, forse anche più larga del solito.
‘Che bella ficona bagnata, che hai, amore mio’ Mi desideravi molto, ti sento così allargata’ dai, confessalo: oggi mi hai tradito, sei andata con un altro”
Clara si sentì morire: era il solito giochino erotico di Mirko od aveva intuito davvero qualcosa?
Decise di stare moderatamente al gioco, come negli ultimi tempi ormai faceva, sentendo quanto il marito si eccitasse: ‘Ma no, dai’ cosa vai a pensare?’
Mirko si aspettava questa risposta: ormai era diventata quasi rituale, quando lui fantasticava sulla sua Clara alle prese con uno stallone sconosciuto e quindi continuò: ‘Ma lo vedo nei tuoi occhi, lo sento dalla tua ficona dilatata, dai tuoi ansimi che qui c’&egrave passato un altro cazzo, non &egrave forse vero?’
A questo punto, lei solitamente negava e lui rincarava la dose, immaginando una futura, ipotetica situazione.
Sentì invece Clara dire: ‘Sìììì’ &egrave vero’. Sono una troia’ mi ha scopata alla grande, me lo ha messo tutto dentro, allargandomela, squassandomela, facendomi godere come una pazzaaahhh!!!!’
Le parole gli rimbalzarono nella mente, poi sfrecciarono verso il cazzo che si inturgidì oltre ogni possibilità e gli fece fiottare il suo piacere immediatamente, schizzando nella fica famelicamente spalancata della moglie. Dopo l’esplosione sincrona del piacere di entrambi, Clara andò per prima in bagno e quando poi Mirko tornò, la trovò già profondamente addormentata.
Peccato ‘pensò-: avrebbe voluto parlare, capire perché, dopo tanti dinieghi benpensantemente scandalizzati, quella sera Clara aveva ceduto, accompagnando le sue fantasie’ anzi: andando ben oltre le sue aspettative!
E poi’ mah’ era stata una sua impressione o il sesso di sua moglie era più’ morbido, come se fosse stato un pezzo di creta molto impastato?
Ed il suo buchino, allora? Approfittò del fatto che Clara dormiva sul fianco per ispezionarlo con un polpastrello leggerissimo: anche da quella parte sembrava meno’ legnosa, ma anche un po’ gonfia, un po” tumefatta?
Clara, la sua dolcissima mogliettina, così tenera e pudica, che arrossisce perfino alle barzellette un po’ pepate’ lei, che va con un altro? Immagine improbabile, quanto eccitante!
Probabilmente c’era una spiegazione fisiologica per i cambiamenti che lui ha avuto l’impressione di cogliere’
Scivolò nel sonno.

L’indomani mattina Clara arrivò alla biblioteca e non si stupì nel trovare solo Erica e Luisa, che risposero con distratta sufficienza al suo saluto.
Si sentiva rattristata dal cambio di atteggiamento nei suoi confronti dei quattro, soprattutto di Erica per la quale aveva (aveva avuto?) sentimenti di sincera amicizia e che lei sembrava ricambiare; invece, evidentemente, era solo una posa, per ingraziarsela!
Manco fosse stata una rompiballe, una persona autoritaria, arrogante, prepotente!
Si gettò mestamente sul lavoro: nonostante tutto ciò che le stava accadendo, la vita continuava come sempre ed anche il lavoro doveva andare avanti’ anche per evitare sgradevoli domande da parte del Comune!
Dopo un’ora entrò nel suo ufficio Luisa; la sua apparenza timida e riservata era stata annullata dal suo sguardo -dal suo nuovo sguardo!- sicuro, quasi arrogante.
‘Mi annoio” esordì ” ma penso che potresti svagarmi un po’ tu, vaccona”
Non sapeva come replicare e farfugliò: ‘E’ come?’
La giovane sembrò irrigidirsi ed il suo tono, da languido, diventò tagliente: ‘Semmai, ‘come, SIGNORA’ per te!’
Clara provò immediatamente vergogna, per essersi rivolta a Luisa in modo’ non consono: ‘Mi perdoni, signora’ non volevo mancarle di rispetto” replicò ad occhi bassi.
‘Vedo che cominci a capire, vaccona! ‘sottolineò la donna- Per cominciare, quando io o qualcun altro di noi entrerà in questo ufficio, tu ti alzerai in piedi, ma senza guardarci in faccia, con aria sottomessa”
Clara aveva eseguito, man mano che la giovane parlava e si stupì nel sentire che il suo corpo reagiva a quelle umiliazioni con una vaga eccitazione: si sentiva inumidire la cosina ed anche i suoi sensibili capezzoli sembrava volessero schizzar fuori, da attraverso il leggero tessuto della camicetta.
‘Anzi’ -proseguì intanto la sua aguzzina- ‘ quando vedrai entrare me, in ogni caso!, dovrai subito inginocchiarti e salutarmi con uno squillante ‘Buongiorno Padrona Luisa!” tenendo la schiena dritta e le mani dietro, in posizione.
Hai capito, stupido essere?’
Clara si sentì trafitta dallo sguardo severo e prontamente si inginocchiò e assunse la posizione richiesta: ‘Sì, padrona Luisa; buongiorno padrona Luisa!’
La padrona sembrò vagamente soddisfatta della sua performance; appoggiò le natiche al bordo della scrivania e poi, con tono discorsivo, prosegui: ‘Sai, stupido essere? Pensavo che adesso ci starebbe proprio bene una bella leccata’ Forza, stupida! Datti da fare!’
Clara si avvicinò sempre inginocchiata al pube di Luisa, le rialzò sui fianchi magri la gonnellina, le abbassò il perizoma e le tuffò la lingua nella spacca, dopo averla contemplata un istante, affascinata.
Si rendeva conto che, man mano che procurava piacere alla sua aguzzina, anche lei stessa stava eccitandosi, tanto che quando la ragazza le artigliò i capelli per bloccarla contro il suo sesso mentre se ne veniva, anche lei era vicinissima al piacere, tanto che per un attimo la sua mano sfiorò il suo sesso, palpitante e inzuppato di umori; poi, per paura di essere rimproverata, decise di rinunciare ma rimase, comunque, in uno stato di grande eccitazione inappagata.

Dopo pranzo, spuntò Giorgio; Clara, memore della reprimenda di Luisa, assunse subito la posizione ed esclamò ‘Buongiorno, Padron Giorgio!’
Lui sollevò il sopracciglio, perplesso, mentre un crudele sorrisetto cominciava ad aleggiargli sulle labbra.
‘Ciao cesso’ Tirati su, ché ti aspettano in ‘latteria”’
Oh, no! Di nuovo in quella casetta! Di nuovo col culo infilato in quel passavivande! Di nuovo coi sue due orifizi liberamente usati da sconosciuti!
Però seguì docilmente il collega fino alla piccola costruzione fatiscente e senza che lui dicesse nulla si spogliò, salì sulla cassa ed infilò il sedere profondamente nel passavivande, sotto gli sguardi sarcastici di Giorgio che, dopo aver assistito al suo docile posizionamento, passò nel vano attiguo per bloccarla in posizione, stavolta usando un semplice manico di scopa, più sottile del badile.
Poi il prosequio fu come il giorno precedente: venne usata da diversi uomini senza volto; alcuni dotati, altri meno, certi erano delicati, quasi rispettosi, ma qualcuno invece esprimeva il suo disprezzo con colpi brutali, per far male!, od anche sculacciate ed uno, addirittura, un morso cattivo su una delle sue povere natiche offerte.
Li sentiva scaricarsi dentro la sua vagina, dentro il suo retto, o uscendo nel momento topico ed imbrattandola senza riguardi.
Giorgio venne davanti a lei e senza dire una parola glie lo appoggiò, quasi completamente eretto, contro le labbra; lei le schiuse e lo accolse, cominciando a spompinarlo mentre ‘se ne rendeva conto sgomenta!- tutta la situazione faceva ribollire i suoi sensi e la faceva eccitare in modo assolutamente imprevedibile.
Giorgio le scaricò i suoi possenti getti in gola che a lei sembrò ormai normale ingoiare e quando lui infine la liberò dalla scomoda posizione, dichiarando che per oggi non c’erano più ‘clienti’, provò quasi una piccola fitta di dispiacere’

Era tornata nel suo ufficio, ma non riusciva a concentrarsi sul lavoro; la sua mente continuava a ritornare sugli abusi subiti nella parte della giornata’ ed il giorno prima’ e quello ancora precedente’
Provava schifo’ ma soprattutto schifo nei suoi stessi confronti, verso il suo corpo che aveva accettato quelle situazioni, quelle umiliazioni, quelle imposizioni, quelle penetrazioni, quelle pratiche sessuali’ con uomini e donne, assolutamente vergognose e scandalose!
Si rendeva con terrore conto che la Clara cortese, garbata, morigerata, contegnosa veniva scalzata da una nuova, inaspettata, inconfessabile Clara: una vera baccante, che si eccitava a venir sottoposta a quel genere di pratiche’ ed anche ‘ormai- anche solo a ricordarle e pensarle’ sia le azioni che il corollario di umiliazioni ‘anche verbali e’ comportamentali che le accompagnavano.
Si rendeva per esempio conto che se pensava ad Erica non la vedeva più come un’amica con un volto dolce, ma come una padrona con un sesso da portare al piacere al meglio delle sue capacità.
Sentì che, a queste semplici considerazioni, le si stava inumidendo la passerina’ che poi, con tutti i’ cazzi (si stava abituando anche ad usare questi termini espliciti?) che aveva preso, stava diventando una’ ficona!
Portò la mano a controllare ed in effetti era umida, sensibile e soprattutto molto più dilatata di quanto pensasse. Ripensò allo stato di eccitazione frustrata nel quale era dalla mattina, da quando aveva leccato Luisa, senza mai aver potuto raggiungere un orgasmo liberatorio.
Le sue dita continuarono l’ispezione ed arrivarono ad esplorarle anche il’ culo, oscenamente slargato anche lui; mai avrebbe immaginato che, dopo l’orrendo dolore iniziale, potesse saperle donare sensazioni così piacevoli e sconvolgenti.
Le sue dita, autonomamente, tornarono a giocherellare con le sue ninfe e, quando se ne rese conto, era in uno stato di forte eccitazione.
Un’idea le balenò nella mente; un’idea folle, oscena, scandalosa! Cercò di respingerla, cancellarla, contrastarla, ma sentiva che era più forte di lei: lasciò il suo ufficetto, raggiunse il bugigattolo di Erica, che la guardò con vaga irritazione, avendola distolta dalle parole crociate, si inginocchiò nella posizione che le era stata insegnata solo poche ore prima e le disse: ‘Padrona Erica, mi concede l’onore di poterle baciare il sesso?’
In quell’attimo, capì nitidamente che era diventata prigioniera della sua stessa degradazione.

Clara arrivò a casa alla solita ora.
Era turbata, turbata dalle scoperte che aveva fatto su se stessa e sul mondo di umiliazione sul quale si era affacciata’ e dall’inaspettato piacere che aveva scoperto quanto tutto ciò le desse.
Lei, fino a pochi giorni prima, era moderatamente interessata al sesso e sempre con Mirko, suo marito; invece adesso era diventata una famelica baccante, che provava piacere ad essere umiliata, offesa, maltrattata, abusata ed il suo sesso’ fanculo: la sua FICA vogliosa, non era mai sazia!!!
Ripensò al pomeriggio, in cui si era messa ‘volontariamente!- a disposizione di Erica, reprimendo un leggerissimo sorrisetto di gratificazione: la donna, dopo essersi fatta leccare fino all’orgasmo, le aveva imposto un sessantanove e quasi subito era riuscita a far esplodere la sua eccitazione, compressa per tutta la giornata, regalandole un orgasmo a dir poco furioso, che l’aveva lasciata sfinita e tremante.
Poi avevano continuato a darsi piacere (due donne che ricevevano e donavano piacere, senza altro scopo del godere del piacere donato all’altra), fino a quando casualmente era capitata Sara, che si era prontamente unita, ma divertendosi a umiliarla, maltrattarla.
Erano stati due tipi di piacere diverso; con Erica solo due donne giocavano sullo stesso piano e quando si era unita Sara, aveva provato l’ebbrezza dell’umiliazione, del maltrattamento che ‘chi lo avrebbe mai detto, anche soltanto una settimana prima?- le provocava un diverso ma enorme piacere, mentale e fisico.
Poi c’era la vergogna; si vergognava di aver tradito suo marito, di essersi concessa ‘anche se sotto un odioso ricatto!- a’ giochi che lui, forse avrebbe anche sognato di fare e che lei aveva sempre fermamente rifiutato.
Cercò di consolarsi, di diminuire in qualche modo il rimorso: non andava con un altro uomo perché si fosse innamorata di lui, no; semplicemente soggiaceva ad un ricatto’ anche se con tanti (quanti? Boh!) uomini’ e donne’ e provando scandalosamente piacere’
Si rendeva conto che era tuttavia in una posizione indifendibile, nei confronti di Mirco.

Quella sera, dopo aver cenato, rigovernato, messo a dormire il loro bimbo, Mirco le si avvicinò, con la chiara intenzione di fare l’amore.
Pur avendo paura che intuisse qualcosa per le condizioni della sua fichetta e del suo culetto, ormai irrimediabilmente allargato, accettò di buon grado le avances del marito; sentiva che era una sorta di porto per una nave sballottata dalla burrasca, un luogo di gesti e parole noti e quindi rassicuranti.
Mirko quella sera era particolarmente su di giri: aveva addirittura preso il grosso dildo e si divertiva a spingerglielo davanti, mentre continuava a baciarle le ninfe, arrivando anche a vellicarle il clito, ogni tanto.
Si stava godendo il movimento del dildo nella vagina (ben più consistente della dotazione di Mirko, ammise con una punta di vergogna) e sentì che il piacere stava rapidamente montando, si sentiva zuppa di piacere e anche il dildo, nel suo andirivieni, provocava ormai dei suoni deliziosamente liquidi.
Era ormai a pochi istanti dal culmine del piacere quando Mirko, staccandosi appena dalla sua vulva, che martoriava a colpi di lingua, le disse: ‘sei una puttana, amore mio’ la mia splendida, deliziosa puttana”
La parola le sfrecciò attraverso la mente e le arrivò alla fica, eccitandola incredibilmente: ‘Sì!!!!’
Lui la incalzò: ‘Scommetto che oggi hai preso un cazzo, qui’ ‘e le sfiorò le ninfe con un dito- ‘ un cazzo bello grosso!!!’
Ormai il piacere tracimò dentro di lei ed allagò tutto, travolgendole la mente: ‘Tanti, taaaanti, non uno solo!!! Mi hanno scooopata in taaanti’ sìììì’ mettendo’ oomelo in ogni buco, trattandomi come una puttana, la tua puttana, come hai sempre sognato’ una puttanaaaaaaaaahhhhh’
Oddio! Si rese conto che, proprio nel momento del piacere, la domanda del marito l’aveva portata a rispondere con imbarazzante onestà’
Mirko sfilò di colpo il dildo, le si allungò sopra, glie lo infilò frettolosamente e in appena due colpi le si scaricò dentro, eccitatissimo dalla risposta di Clara.

Clara era crollata, esausta, dopo un orgasmo così potente come lui non aveva mai visto e Mirko la guardava, felice ma perplesso: dopo aver finito di fare l’amore, le aveva chiesto se era vero ciò che lei aveva detto, ma lei si era schermita, con una risatina imbarazzata, dicendo che lo aveva detto perché sapeva che lui avrebbe gradito moltissimo.
Mirko aveva confermato; aveva gradito immaginarla alle prese con altri cazzi, magari belli grossi ed addirittura che gli sarebbe piaciuto da impazzire vederla in simili frangenti (anche se il suo sogno inconfessato era vederla con un’altra donna) fino a che la moglie gli ingiunse, irritata, di smetterla di dire ‘queste cazzate!’
Poi si era subito addormentata, ma lui no; lui non riusciva a prender sonno: continuava a farsi rimbalzare nella mente le parole dette da Clara e poi la sensazione di averla sentita più’ allargata ed anche quando era arrivato con la lingua a lambirle il culetto’ sembrava più elastico, più morbido’
E poi: era la prima volta che sentiva sua moglie usare il termine ‘cazzate’! Di solito usava ‘sciocchezze’ o, quando voleva essere un po” sfacciata, ‘cavolate’, ma ‘cazzate mai!
Scivolò nel sonno mentre tutti questi pensieri gli mulinavano in mente.

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