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È un agosto udinese assolutamente uggioso, con piogge e giornate di cielo coperto e io sono stufa; ho le ferie prima di ferragosto ma per motivi di turnazione al centro commerciale dove lavoro praticamente mi hanno già spedita a casa, dove, mi aggiro come una leonessa in gabbia.

 

Oggi non piove e il cielo sembra promettere bene, scelgo di andare alla piscina comunale, almeno se ricomincia a piovere sono vicina a casa, prendo le mie poche cose e mi avvio; sono nello spogliatoio dove mi cambio e mi metto un costume intero stile olimpionico, l’aria non è caldissima e non mi va di raffreddarmi con questo sole velato, ma ho bisogno di svagarmi e per questo la piscina comunale va benissimo, Udine è una città dove ci si incontra spesso tra amici se sai i luoghi da frequentare.

 

Come mi accomodo sul lettino infatti incontro Marco e Raffaella, appena tornati da un viaggio alle Maldive e iniziamo a chiacchierare delle loro ferie e del viaggio che hanno fatto, banalità su banalità Marco al solito mi prende in giro per il tempo, come se fosse colpa mia di tutte queste nuvole, mentre loro, sono stati benissimo e si sono abbronzati completamente e bene.

 

Già io sono ancora un latticino in confronto a loro e l’abbronzatura presa tra giugno e luglio sta già perdendo il suo smalto, maledetto tempo incerto.

 

Per pranzo decido di tornare a casa, provo a invitare Marco e  Raffaella ma diniegano l’invito dicendo che devono rientrare e disfare le valigie, ve bene è una scusa ma non mi importa, il cielo si sta riannuvolando così mi alzo, mi cambio nello spogliatotio e mi avvio verso casa dove mi aspetta una caprese mozzarella e pomodoro, così da ricordarmi il sole, almeno spero.

 

A casa rapida doccia e mentre sono sotto l’acqua sento il telefono che suona, ovviamente non posso rispondere e lo lascio squillare, se vuole mi richiama, tanto sicuramente sarà uno scocciatore, gli amici mi chiamano sul telefonino, quindi mi accingo a mangiare la mia caprese mentre fuori inizia a piovere, il telefono ancora.

 

Claudia una dolce amica di Rapallo mi sta chiamando da questa mattina, mi chiede con il suo solito modo conciso e diretto se A sono in ferie; B se ho voglia di andare con lei e i suoi amici, che non conosco, in Corsica a Porto Vecchio località “La chiappa”; C ho due minuti per rispondere affermativamente. Come al solito con lei non posso dire di no, sono la sua schiavetta virtuale, almeno a parole.

 

Comunque decido per il sì, dopotutto sono stufa di questa pioggia e ho ferie fino a tutto ferragosto, inoltre voglio dare un passo decisamente diverso alla mia vita monotona fatta di ore alla cassa di un supermercato e ore passate in ufficio contabilità e ore di chat per sfogarmi dal grigiore.

Chiedo cosa devo portarmi e ricevo come risposta: poco o nulla il resto lo compriamo sul posto, ci sono spelndidi negozietti e il costume non ti servirà!

 

Vado su internet e guardo orari degli aerei e prenotazioni, abbiamo deciso di incontrarci la, lei parte domani e io pure così ho davvero il tempo per prepararmi e magari ripensarci, ma no meglio non pensarci, c’è un volo domani da Venezia per Ajaccio, devo considerare anche il treno fino a Mestre e poi l’autobus per l’aereoporto, per fortuna viaggio leggera, prenoto i biglietti e poi a preparare il bagaglio, mi ha detto di portare poco ma quel poco deve pure stupire, così metto in una valigia minima oltre ai soliti trucchi, bagno schiuma e shampoo, anche due pareo molto leggeri, minishorts davvero minimi e un micro bikini regalo di una vecchia fiamma che ho avuto pochissime occasioni di indossare, maglie, un vestitino sexy per le serate e sandali e ciabatte e … oddio sto portandomi via l’armadio, meglio smettere e distrarmi.

 

Accendo la solita chat sperando di trovarvi Claudia ma nulla, trovo solo un tipo, nickname duro_duro91 che mi da filo da torcere; ma sì oggi ci sono anche per te, dimmi dai quanto è duro, vuoi farmelo vedere? Ma non ho cam tesoro, figurati se ti do il cellulare, a è perché sono un uomo? Sì certo e pure gay pensa te. Niente anche in chat mi va male e questo insiste ancora, deve avere proprio più voglia di me, gli dico che sì sono un transessuale operato, prima ero donna e ora uomo, ti eccita la cosa? Oddio sì, ma questo si eccita anche di fronte ad un tortellino? Che devo fare.

 

La notte la passo masturbandomi e rigirandomi sul letto, è difficile dormire, sono eccitata all’idea del viaggio eppoi io e Claudia anche se ci conosciamo da anni di chat ci siamo viste pochissime volte data la distanza tra le nostre due città e poi so che lei è un peperino senza freni, mentre io sono piena di scrupoli, praticamente il suo opposto, devo sempre essere stimolata per frequentare persone e nuovi luoghi. Domani sarò uno straccio ma pazienza.

La sveglia alle 6 suona implacabile, mi butto sotto la doccia con gli occhi chiusi, sembro una sonnambula moribonda e devo svegliarmi lo stesso, mamma mia che comatosa per fortuna l’acqua fredda in questi casi aiuta. Caffè in preparazione, mi trucco leggera poi tazzina, sì zucchero mezzo cucchiaino, mordo una brioche di cartone, perizoma bene questo bianco leggero traforato sul davanti, per fortuna sono stata dall’estetista all’inizio della settimana nella speranza del sole, bene reggiseno… per ora nulla poi si vedrà, altro morso al cartone e un sorso di caffè, oddio che mi metto?

 

Minigonna rosa a balze, mi lascia le gambe scoperte e sì ci vanno bene i sandaletti oro o argento? Argento hanno più tacco; top, camicia, no, sì rosa pure la magliettina a bretelle leggere con lo scollo quadrato e la scollatura profonda sulla schiena. Il reggiseno? Un problema quello con le stringhe in silicone potrebbe andare bene ma non mi piace, non lo metto ma la mia quarta da pere mosce grida un po’ di vendetta, decido di metterlo in valigia per ora, che gridi pure. Occhiali da sole fashion e cappello di paglia con nastrino, ridicola ma lo porto non si sa mai.

 

Sono in stazione, molti mi guardano, hanno gli ombrelli e pioviggina, li capisco sono proprio fuori luogo così agghindata ma ho la valigia che spiega il motivo della mia mise; fa fresco però cavolo ma quando arriva il treno per Mestre, sono ridicola tra tutta questa gente incappottata in agosto, ridicoli loro è agosto cazzo!

 

Treno da pendolari ma sono seduta almeno, accavallo le gambe mi guardano, prendo una rivista e leggo, loro guardano e io leggo, faccio la gnorri in realtà mi sto non dico bagnando ma compiacendo sì, ora fa caldino e loro sudano io sto bene con il mio vestitino estivissimo, uno mi guarda nella scollatura, che guardi, anzi, se avessi più libertà di manovra ti farei vedere anche di più ma la maglietta non me lo permette è abbastanza aderente; oddio si vedranno i capezzoli li sento che iniziano a tirare, sensazione stupenda farsi ammirare ma mi imbarazza non sono un’esibizionista spinta.

 

Stazione di Mestre, piove, ma no diluvia, ombrello chiudibile dal cinese e poi autobus per l’aereoporto, check in, come shampoo e bagnoschiuma non posso portarli, a già sono liquidi maledizione, va bene li lascio qui posso vero? Viaggerò più leggera se non altro, dieci chili di bagaglio mi sembrano già tanti.

 

Aereo, finalmente gente vestita in modo estivo, le assistenti di volo mi sono sempre piaciute con quel loro fare professionale anche mentre sorridono, ti rassicurano io ho volato poche volte in vita mia e mai da sola, sì è la mia prima volta sola soletta e non so perché ma me la sto facendo sotto. Cintura, motori al massimo e via si vola, il momento del distacco è sempre emozionante e mi sento tutta eccitata ora sì che inizia davvero la vacanza ora ci credo davvero, ora ho paura, ma che sto facendo io che vado sola in un paese straniero incontro a gente che non conosco, sospirone e mi rilasso, l’assistente di volo, un’altra, mi sorride e mi chiede se ho bisogno di qualche cosa. Sì un’abbraccio e tante coccole ma so che non posso chiedertelo, più tardi forse, diciamo mai ora solo un bicchiere d’acqua grazie.

 

Vado in bagno, sono un lago nel perizoma che non contiene nulla, il salvaslip per perizomi è troppo grande per questo modello, lo cambio comunque ma prima mi masturbo, ho sempre bisogno di farlo nei momenti di eccitazione, mi calma e mi aiuta ad affrontare la situazione quindi appena posso ne approfitto. Ora sono calma, cambio il salvaslip e decido che prima di arrivare tornerò qui, voglio fare una sorpresa alla Claudia per quando arrivo.

Bene sono quasi arrivata, tra dieci minuti si atterra e tra poco daranno il segnale di allacciare le cinture, devo sbrigarmi al bagno ma è chiuso c’è qualcuno dentro già da dieci minuti, gli assistenti di volo stanno chiamando per assicurarsi che tutto vada bene e finalmente la persona esce trafelata e scusandosi tanto, è un signore anziano, sicuramente avrà fatto casino con i comandi del bagno non sempre intuitivi, comunque ora non posso più alzarmi, il segnale di cinture allacciate è acceso e come faccio ora a sfilarmi il perizomino, il tipo accanto a me è sveglio ha sonnecchiato per tutto il volo ed ora mi guarda, ma che cazzo hai da guardare non hai mai vista una donna arrapata ed eccitata in vita tua?

 

Il tipo si rimette a guardare il finestrino quando l’aereo si avvicina a terra dal mare, bella vista non c’è che dire e splende il sole ma io ho da fare, l’agente segreto Lù-00,5 deve fare una cosa segretissima che solo lei può fare, sfilarsi il perizoma davanti a circa 140 passeggeri senza farsene accorgere da anima viva, merda con questa cintura è un casino muoversi e il tipo accanto a me si gira di continuo, mi chiede pure se voglio guardare, no grazie ho da fare devo grattarmi, va bè non glielo dico ma il mio sguardo di diniego la dice lunga sul non rompermi.

 

Mi guardo intorno tutti stanno guardando dai finestrini, bene è il momento, mi infilo le dita sotto la minigonna, santa Mary Quant, e le infilo sotto l’elastico del ridottissimo perizoma, sguardo intenso intorno a me e poi via in un istante è a terra tra i piedi, nessuno mi ha vista almeno spero, scalcio gli slip sotto la poltroncina sperando di non scalciare tanto forte da farlo finire tra i piedi di chi mi sta seduto dietro, sai le risate. Sospiro e aspetto che l’aereo tocchi terra.

 

Saluti, sorrisi idioti a persone sconosciute, formalità di dogana e poi accomi, Ajaccio sono tua, ma la Claudia dove sta? Eccola!

 

Claudia è uno schianto abbronzatissima, bionda, capelli alle spalle liscissimi, velo di trucco e miniabito con scollo sotto il seno il tutto ben ondeggiante, a piedi zoccoli aperti con zeppa e tacco; mi guarda e mi sorride prima di abbracciarmi strettamente poi mi bacia con passione, il tutto ovviamente come nel suo stile in mezzo alla gente del salone dell’aereoporto, ma lei è così se ne frega altamente di chi le sta intorno se non è di suo interesse; mi chiama zoccolaccia poi mi prende il bagaglio e mi accompagna fuori stringendomi al fianco ma solo per passarmi una mano sul sedere prima di farla scivolare lungo il fianco e prendere la mia mano.

 

Fuori ci aspettano in auto due ragazzi, me li presenta sono Fabio e Carlo, sono arrivati con lei da Rapallo e ora stanno al campeggo con lei, il viaggio è lungo e mi metto comoda davanti al posto d’onore, lei dietro con uno dei due fustacchioni, l’altro Carlo, guida.

 

Il viaggio è lungo ma piacevole, soliti convenevoli anche se io non sto nella pelle, mi giro sul sedile a guardare Claudia e ovviamente Fabio che pure è un bel figo; Claudia non perde tempo e inizia a giocare come suo solito, tira su le gambe per far scivolare indietro il già molto mini abito e allarga ritmicamente le ginicchia con fare annoiato ma io so che lo fa per farmi notare che non c’è soluzione di continuità nell’abbronzatura tra le sue splendide gambe, ma io lo sapevo già, so che lei è sta nuda più che può e so che viene qui in Corsica per starsene nuda e darsi da fare con la fauna locale e non, così le sorrido e le dico: “anche io come te”.

 

Lei sorride sorniona e poi mi dice che non crede proprio che io sia come lei, io rido e lei invece si abbraccia Fabio appoggiandosi tutta a lui e allungando le gambe una sullo schienale di guida e una sul mio mentre fabio ridendo infila un braccio nello scollo del vestito ma no si ferma al seno e io vedo la mano che spunta da sotto e finisce sulla sua fighetta. Cazzo penso mentre faccio una faccia assurda, Claudia è sempre la stessa porca all’inverosimile con gli amici, lo sguardo ammiccante verso di me e poi trasognata mentre Fabio le infila un dito dentro la sua micetta, quindi mi dice che li ha addestrati proprio bene i suoi amici e che se è vero che anche io sono come lei allora è meglio che mi dia da fare fin da subito perché Carlo ha un palo niente male tra le gambe.

 

Io e Carlo ci guardiamo e facciamo un sorriso di circostanza, più deciso il suo però, io guardo più giù e vedo un deciso rigonfiamento nel suo costume a pantaloncino, sì decisamente sembra ben fornito, bene iniziamo proprio bene ma a me va anche meglio, ho una fame decisamente arretrata e con la Claudia mi lascio sempre andare a fare cose che non farei altrimenti, così tocco il petto di Carlo e faccio scivolare la mano sulla maglietta attillata e poi giù fino al palo che si rivela per un cazzo davvero formidabile al tatto.

 

Intanto Claudia si è rialzata e chiede i fermare l’auto, ma come penso, proprio ora; c’è un self service e poi mi devono parlare.

 

Mentre i boys fanno un po’ di spesa la Claudia mi guarda negli occhi e seriamente mi dice che se voglio, se la seguo in ogni cosa, questa estate me la ricorderò, io le dico che sicuramente sarà così ma che la frase è un po’ sibillina perché potrei ricordarmela sia nel bene che nel male.

 

No nessun male se io non vorrò e se sarò sua complice, ma per esserlo devo fare esattamente come lei dice e mi divertirò moltissimo, a bruciapelo mi chiede se prendo sempre la pillola, certo rispondo, bene mi fa e ora vediamo se è vero che sei come me e chinandosi in avanti mi infila le mani sotto la minigonna trovandomi bagnata e nuda.

 

Ottimo hai fatto il viaggio così? Le dico che il mio perizoma è finito sotto un sedile dell’aereo, le racconto come me lo sono sfilato davanti a 140 persone che però guardavano fuori, mi dice peccato e se ero con lei mi avrebbe obbligata a farmi notare, so che ne sarebbe capace perciò non replico, quindi mi dice che chiaramente che se voglio davvero essere come lei deve essere come lei in tutto e per tutto.

 

Mi chiede di sfilarmi la minigonna e io lo faccio pur se con una punta di imbarazzo, poi la prende e la butta sul lunotto dell’auto, Carlo e Fabio stanno salendo proprio in quel momento e notano il gesto di Claudia salutandolo con un evviva, poi dicono che devono fare benzina quindi si avvicinanno alla pompa, Carlo da vero stronzo chiede al tipo di lavargli il vetro e quello non se lo fa ripetere, io sono lì con solo la maglietta e la mia fighetta seppur depilata si vede benissimo e lui ovviamente indugia a lungo nel pulire un vetro che è già ben pulito.

 

Fabio e claudia limonano sul sedile posteriore e io mi sento in imbarazzo mentre il tipo indugia con lo sguardo tra le mie gambe, allora decido che è il caso di giocare e inizio ad aprirle e chiuderle nello stesso gioco interpretato prima da claudia per me, ma io non ho più la gonna quindi è inutile ma lo faccio lo stesso. Carlo rientra e si è tolto la maglia, ora è a petto nudo, mi guarda mi stampa un bacio con schiocco sulle labbra, io rispondo volentieri al suo bacio, accende il motore e ripartiamo.

 

Ripartono anche i giochi, dietro Claudia sta facendo un pompino a Fabio che pure quanto ad arnese è messo bene e io decido che è il caso di darmi da fare se voglio davvero stare al gioco di Claudia se no tanto vale che me ne ritorno a Udine, quindi prendo in mano l’arnese sempre dritto di Carlo, sia pure attraverso la stoffa del pantalone, stringo la punta e senso Carlo che mugola di piacere, sì il gioco ora mi piace davvero e continuo a stringere e a muovere la mano lungo l’asta, sono eccitata.

 

Mentre gioco con l’asta di Carlo guardo dietro la Claudia che si sta facendo montare da Fabio, ha sollevato il vestito e si è fatta infilare tutto il ragguardevole arnese nella figa suduta su Fabio si muove al ritmo dell’auto, mi guarda e mi sorride, stringe gli occhi e mugola di piacere mentre Fabio la riempie di parole oscene, io guardo e mi bagno, mi tocco e tocco Carlo fino a farlo venire, ora la stoffa del suo costume è tutt impiastricciata di sperma, ho la mano piena di sperma, la porto sotto il naso e ne respiro l’odore poi mi lecco la mano come fosse un gelato mentre anche io finalmente raggiungo l’orgasmo.

 

Claudia ancora cavalca Fabio, mi sorride e mi dice che sono proprio una zoccolaccia poi sempre ridendo come una scema si denuda completamente e io la imito togliendomi la maglia, Carlo mi guarda e mi dice qualche cosa che non sento ho le orecchie che mi ronzano per l’ennesimo orgasmo, sto ancora masturbandomi e non mi accorgo che l’auto si è fermata.

 

Scendiamo tutti e ci appartiamo dietro una macchia di cespugli, la zona è fantastica, si vede un mare blu e il cielo è terso, il sole scalda e io sono completamente persa e nuda in mezzo ad una strada della Corsica, se mi abbandonassero qui sai che ridere. Invece no non mi abbandonano anzi mi prendono tra Carlo e Fabio in un abbraccio caloroso in cui sento i loro cazzi premere sulla mia pelle mentre Claudia mi dice che ora vedrà se è vero come le dico sempre che sono ben aperta anche dietro.

 

Io sono aperta ma soprattutto sono persa nel vortice di sesso che mi ha avviluppata, salgo sulle gambe di Fabio e mi infilo il suo cazzo nella figa calda e grondante, mentre percepisco Claudia che fa un pompino a Carlo prima che egli stesso si accucci dietro di me; ho capito mi vogliono prendere in doppia, per me è la prima volta ma voglio provare, se non ora quando?

 

Claudia fa da palafreniere accompagnando la punta del bel cazzo di Carlo tra le mie calde cosce, mentre intanto Fabio mi sta montando alla grande, io giro la testa e guardo Claudia indaffarata, la chiamo le si gira e iniziamo un gioco di lingue degno della migliore pellicola porno, poi sento la cappella calda e umida presentarsi al mio buchino posteriore, io cerco di spingere il mio culo all’indietro per facilitare la penetrazione e penetrazione fu.

 

Cazzo Carlo non guarda in faccia a nessuno, urlo dal dolore e lui se la ride chiamandomi puttana, ma cazzo così a fredo un cazzo in culo e sarei anche puttana? Claudia ride come una scema e mi dice che millanto crediti, chen on è vero che sono aperta dietro, merda e mica sto sempre seduta in auto con piantato un cazzo nel culo come lei, troia!

 

Ora i cazzi però sono due e io sento il calore dei corpi di Fabio e Carlo e me li godo mentre dopo un attimo d’attesa il mio culo si è adattato all’oggetto estraneo di Carlo e inizia la goduria, mi penetrano alternativamente, lentamente, facendomi sentire tutta la lunghezza delle loro aste di carne, io non capisco nulla, godo estatica a occhi chiusi e bocca semiaperta.

 

Poi guardo Claudia che a gambe spalancate si sta masturbando di fronte a noi, io voglio leccarle la figa ma non ci arrivo e così lei continua sola fino a quando gode e mi da le sue dita da leccare.

 

E godo anche io come una fontana mi sento le gambe liquide dei miei umori, gli unici che ancora non godono sono proprio Fabio e Carlo, mi chiedo se li ha conosciuti in qualche night club per signore, questi sono venuti prima in auto e ora mi montano senza cedimenti da dieci minuti a tutta forza, che goduria, Claudia sei il top in queste cose, ma eccoli li sento, iniziano a mugolare più forte, si agitano ora il loro ritmo è scomposto, ognuno per se e io per tutti e due, li sento dentro di me, godono come ossessi scaricandomi il loro sperma dentro senza pietà.

 

Sospiriamo per riprenderci, poi si sfilano piano da me, Carlo mi chiede anche suca per l’inculata ma era stata Cluadia e chiedergli di fare così, stronza, si rivestono ed entrano in auto sedendosi davanti, Claudia mi prende per mano chiedendomi se mi è piaciuto, simpatica, certo che mi è piaciuto e da matti, rientriamo in auto dietro e mi stendo sul sedile, claudia viene su di me nella posizione del 69 e si gode lo sperma che scende dai miei due forellini, io la sua figa oscenamente sporca del suo miele impiastricciato. Il viaggio può riprendere.

 

Appena arrivati in città Carlo e Fabio ci avvisano di che dobbiamo rivestirci, io che ci stavo prendendo gusto a stare nuda e con Claudia sopra chiedo il perché di tale pratica ridendo, ma vengo seriamente ripresa sul fatto che fuori dal villaggio per naturisti non si può andare in giro nudi e che qui ono molto severi, solo dove si può si fa e basta. Quindi ci alziamo nostro malgrado dalla posizione di 69 e recuperati i nostri vestiti li indossiamo di malavoglia.

 

In effetti anche vicino all’ingresso del villaggio tutti indossano vestiti, noi ci fermiamo alla sbarra per registrarci e dare i nostri documenti, che ci vengono ritirati per fotocopiarli e ci danno dei braccialetti di riconoscimento in plastica, da ora in poi siamo riconoscibili solo con questi, guai a perderli.

 

Registrati ci dirigiamo verso il nostro bungalow dove posiamo le valige, disfiamo i letti e ci facciamo una doccia, poi sentiamo l’urlo. Carlo e Fabio sono nel retro del grosso bungalow dove in un giardinetto campeggia una Iacuzzi da esterno. Cazzo urlo anche io e mi tuffo in quella meraviglia, questa vacanza penso sta iniziando a dare davvero i suoi frutti e che frutti.

 

E’ l’una del pomeriggio e andiamo a prendere da mangiare nel locale supermercato, qui tutto sembra una città, è come una città c’è di tutto, negozi, ristoranti, bar, night club e supermercati, ufficio postale e gendarmerie dove tra l’altro è l’unico posto dove non vedo gente nuda in giro. In effetti siamo tutti nudi ed è naturale esserlo in mezzo ad altra gente nuda, solo chi lavora nei negozi non è genericamente nudo, forse è richiesto dalle leggi locali penso ma non me ne curo più che tanto. Torniamo a casa e mangiamo leggero.

 

In spiaggia la sensazione di libertà è ancora più spinta se possibile, tutti nudi, chi gioca a racchettoni, chi con i bambini al seguito costruisce castelli di sabbia, chi prende il sole o fa il bagno e chi amoreggia. Cavoli qui nessuno si formalizza se ci si bacia pesantemente e ci si tocca altrettanto pesantemente.

 

In realtà mi dicono che amoreggiare un poco è tollerato ma meglio non insistere, non prima del tramonto, dopo si fa quel che va di fare ma prima è meglio non farlo o comunque stare attenti perché la gendarmerie è molto attenta e sanziona pesantemente. Così prendiamo il sole, a me serve sicuramente, sembro bianca accanto a Fabio e Carlo e Claudia che invece già sfoggiano abbronzature integrali da fare invidia.

 

Il pomeriggio quando oramai eravamo tutti e quattro cotti incontriamo altri amici di Claudia, una coppia gay Marco e Antonio e Jean e Ivana, tutti rigorosamente belli, mi sentivo in imbarazzo, non mi giudico male ma qui si vedevano i soldi anche se tutti nudi come eravamo non potevamo certo sfoggiare abiti firmati.

 

Abiti no, ma atteggiamenti e un certo savoir faire tipico della gente chen on ha bisogno di chiedersi se domani sarà ancora in grado di unire il pranzo con la cena, questo sì, io mi stavo chiedendo già quanto mi sarebbe costata questa vacanza fuori misura e me lo stavo chiedendo solo ora che ci ero entrata dentro, povera scema.

 

Lo dissi a Claudia che mi rispose di non preoccuparmi per questo e che comunque un metodo per ripagarsi la vacanza si trova sempre, io le ribattei che come lava piatti valgo poco e che anche a darla via non so quanto potevo fare; Claudia mi ha sempre data l’impressione di non essere l’ingenua sporcacciona che cerca di essere ma invece di essere ben introdotta in certi ambienti e anche questa volta me ne ha data la riprova, mi ha risposto in un modo che non dava troppo agio a interpretazioni, mi rispose che se era con la figa che volevo ripagarmi la vacanza ci avrebbe pensato lei e che la cosa era abbastanza normale in questo villaggio.

 

Io ero un po’ preoccupata, sapevo che Claudia guadagnava bene col suo lavoro ma i night costano e quindi mi chiedevo se ciò che andava dicendo non fosse vero e che lei stessa si ripagava facilmente delle spese prostituendosi; il termine mi venne in mente per caso ma era il termine giusto, spiegava anche le vantate millanterie di Claudia riguardo alle sue mirabolanti performance sessuali, se si ripagava la vacanza così era normale allora avere tutte quelle esperienze da raccontare.

Marco e Antonio dopo un po’ ci invitano per la sera in un locale per soli uomini, io sulle prime pensavo che si rivolgessero ai maschi della compagnia, ma Carlo e Fabio subito reclinarono l’invito adducendo scuse sul fatto che eran ostanchi del viaggio, e ci credo, ma loro si erano rivolti proprio a me e Claudia e Ivana, volevano delle donne da portare con loro per quella sera.

 

Ci dissero che il locale quella sera era aperto anche alle signore se queste erano disposte a giocare, io non capivo, immaginavo molti giochi a sfondo sessuale, non ero così tarda a capire il senso delle loro frasi, delle loro allusioni, ma non capivo che se ne facessero di donne in un locale per soli uomini gay. Comunque al solito Claudia accetto anche per me e io non ebbi nulla da ribattere, dopotutto la cosa mi stava intrigando, Solo Antonio, quello che mi era parso più allusivo tra i due ad un certo punto disse che dovevamo essere pronte ad ogni evenienza e che se qualcuna voleva tirarsi indietro e a me parve che questa frase era rivolta più che altro a me che ero nuova del gruppo, dovevo dirlo ora.

 

Claudia e Ivana accettarano senza riserve e io pure accettai abbastanza tranquillamente.

 

Così Carlo, Fabio e Jean decisero di godersi la vasca idromassaggio sul retro del nostro bungalow e dissero che ci avrebbero aspettato anche se fossimo arrivate molto tardi, perché comunque erano curiosi di sapere cosa avremmo combinato in quel locale.

 

La sera arrivò col tramonto del sole e noi tutti ci avviammo ai rispettivi alloggi per prepararci, per quella sera per noi donne niente nude look, ma abiti sexy con discrezione, dopotutto andavamo in un locale per soli uomini e gay per giunta; io misi un poco di fondotinta anche per cercare di mascherare la pelle che iniziava a essere rossa dal sole, così dopo una doccia mi truccai non troppo pesantemente ma nemmeno troppo leggera, misi sulla pelle nuda un vestito in lino azzurro e andai a recuperare i sandali che avevo portato da Udine e vidi lo spettacolo.

 

Claudia e Ivana stavano limonando alla grande, nude sul divano, mi misi a ridere, io avevo preso la cosa toppo sul serio e mi ero preparata in mezz’ora di tutto punto mentre loro stavano limonando, mi sentii proprio una stupida e lo dissi.

 

Mi vennero vicine e mi presero tra i loro giochi, limondando però mi dissero che questa sera iniziava il gioco vero e proprio, Ivana senza giochi di parole mi disse che la vacanza se la pagavano tutte e tre facendo giochi sessuali con i vari padroni dei locali del villaggio, avrebbero pensato loro a pagare i conti di tutti ma noi dovevamo soddisfarli in ogni richiesta.

 

Io chiesi, provai a chiedere a dire il vero cosa ci dovevamo aspettare da questa serata ma mi dissero che non lo sapevano davvero, poi ripresero a limonarmi, Claudia si infilò sotto il mio vestitino e la sentii mormorare che ero una zoccolaccia che si vestiva da santarellina timida e sotto non metteva nemmeno le mutande, io ribattei che lei nemmeno ci provava a esserlo che lei era una troia e con questo si butto sulla mia figa umida. In quella arrivarono i nostri boys che si goderono la scena imbambolati.

 

Ma perché ai maschi piacciono tanto le donne che amoreggiano tra loro?

 

Comunque erano anche arrivate le dieci di sera e non potevamo davvero indugiare troppo, io mi rifeci il trucco, loro si lavarano, truccarono, e vestirono in modo molto sexy e costoso, Ivana con un vestito intero di lame, e Claudia in un completo Gucci (e cazzo! Dico io) sotto però nessuna di noi portava biancheria intima; un bacio ai nostri maschi da tutte noi e poi via nella notte verso la perdizione.

 

Arriviamo al locale gay eccitate come non mai all’idea della serata trasgressiva, fuori una discreta fila ordinata di soli uomini, noi ci chiediamo che ci stiamo a fare, siamo proprio fuori luogo, poi vediamo i due buttafuori, due grossi gemelli, a me viene pure da ridere mi fanno pensare agli ingressi dei luoghi sacri di storie fantasy che ho letto, qualcosa tra il sacro e il profano e in ogni caso tutto sembra una messa in scena un po’ ridicola, ma i due sono davvero grossi e fanno sul serio il loro lavoro.

 

In quella vediamo Marco e Antonio arrivare abbracciati e sorridenti, ci salutano e ci invitano ad entrare da una porta secondaria che da direttamente nella zona uffici del locale, intuisco che loro sono persone in vista li dentro se possono permettersi questo genere di comportamento, penso alle due guardie gemelle e al loro comportamento deferente alla vista dei nostri amici.

 

Marco ci chiede scherzosamente dove abbiamo lasciato i nostri accompagnatori e Claudia la solita sfacciata dice che stanno facendosi un giro nella Iacuzzi probabilmente con una birra in una mano e il membro nell’altra ma è un momento fugace io mi guardo intorno, ripenso ai gemelli a Marco e Antonio ai loro nomi e mi viene da ridere, così senza pensare a nulla arrivo in una grossa stanza arredata con un certo gusto teatrale fatto di poster alle pareti, foto e premi di non so qualche concorso, divanetti e un grande tavolo con soprau n sontuoso buffet.

 

Antonio ora ci guarda e sorride sornione, poi ci invita a prendere qualche cosa, io e Claudia nonostante l’abbondanza e l’opulenza del buffet non prendiamo nulla, Ivana invece sembra che non mangi da giorni da come si è gettata sulle libagioni.

 

Ora Antonio ci spieg la serata e capisco anche perché noi siamo qui, dobbiamo fare uno spettacolino, io guardo Claudia che sorride sorniona, lei al solito sapeva tutto e me l’aveva nascosto, Ivana non so nemmeno se ha compreso ciò che Antonio ha detto, mangia e beve e ride soddisfatta, poi qualche cosa percepisce perché strabuzza gli occhi ed emette un fischio sommesso.

 

Io sapevo che Claudia era inserita nell’ambiente pubblicitario ma non che arrivasse a esibirsi lei stessa e comunque Ivana è davvero strana ora, non capisce perché è lì, io provo a dirle semplicemente che non le hanno offerto il buffet solo perché è carina, lei mi dice che pensava ad una serata erotica; è davvero volgare questa donna e non mi piace più che tanto, si è bella ma volgare, a me la volgarità piace solo in determinati contesti e mai gratuita e gettata a sproposito come ora sta facendo Ivana, certo la serata sta prendendo una piega strana che non mi piace affatto.

 

E’ claudia al solito a calmare gli animi, ci dice di stare tranquille che la cosa non ci dispiacerà anzi ci sarà da divertirsi, davvero. Ora è Marco a parlare e ci spiega la serata, ci dice che il locale tra mezz’ora terminerà la programmazione pomeridiana di discoteca e bar e inizieranno degli spettacoli un po’ più spinti che andranno avanti fino a notte fonda, io gli chiedo ancora cosa c’entriamo noi con un locale per soli gay e lui di rimando mi dice che ora mi spiega cosa dovremo fare noi tre.

 

Ebbene, inizia Marco a dire, questa sera si esibiranno cinque drag queens che balleranno nella balaustra sopra la discoteca per circa un’ora, poi alla mezzanotte saremmo scese in campo noi insieme ad altri performancers; usò questa parola a posta per non svelare il gioco ma io continuavo a chiermi cosa avremmo dovuto fare, mi andava bene di tutto l’atmosfera a parte lo strano sfogo di Iavana rimaneva rilassata e a me iniziava a intrigare la cosa, solo ardevo dal desiderio di sapere di che morte dovevo morire.

 

Passata mezz’ora in chiacchiere inutili in cui non ci svelarono nulla di che, Marco e Antonio ci condussero in un’altra sala dove si poteva non visti vedere la grande discoteca e il palco rialzato dove un presentatore stava annunciando qualche cosa, Marco schiacciò un tasto e si sentì l’audio proveniente dalla sala, sopra il brusio l’annunciatore vestito di un improbabile smoking di lamè color verde ramarro stava annunciando lo spettacolo delle drag queens che intanto andavano assiepandosi dietro di lui.

 

Belle nei loro costumi a fiori, sembravano scese da un carro del carnevale di Rio, vestite di stoffa coloratissima con sontuose parrucche e dietro delle incredibili ali di farfalla si esibirono in una serie di danze mentre da sotto le persone in delirio fischiavano e schiamazzavano ma per lo più ballavano a tempo con loro.

 

Ora Claudia ci disse che dovevamo preparci per lo spettacolo che tra poco avremmo intrapreso, io la guardai e le dissi che era una stronza dato che lei aveva saputo sempre tutto ma senza svelarci nulla, lei sorrise e disse che al momento non poteva dire nulla per un gioco tra lei e Marco e Antonio, ma ora ci avrebbe svelato tutto.

 

Dietro al camerino c’erano dei ragazzi transessuali non operati, noi avremmo dovuto semplicemente giocare con loro, non era importante se non ci eravamo mai esibite in un locale, non importava se non sapevamo ballare, l’importante era che ci fossimo comportate con naturalezza e potevamo fare davvero tutto quello che ci andava, i ragazzi in questione erano aperti ad ogni esperienza e noi potevanmo giocare con loro, anzi dovevamo proprio farlo, solo dovevamo farlo davanti ad un pubblico che oramai sfiorava le seicento persone.

 

Dovevamo entrare in scena dopo di loro, vestite di solo colore, ora un disegnatore di body art ci avrebbe colorato il corpo e poi saremmo scese sul palco inferiore subito dopo ai ragazzi che si facevano chiamare gli “She males”, io risi a quel nome. Loro ballavano poi saremmo intervenute noi che avremmo dovuto provare a… irretirli, e tranquille aggiunse Claudia sorniona, loro ci stanno.

 

Io dissi che ci stavo e incitai Ivana a fare lo stesso, dopotutto quando ci sarebbe capitata di nuovo una cosa del genere, quindi Claudia ci invitò a seguirla in uno stanzino dove ci liberammo dell’abito e dove ci raggiunse l’artista di body art, un figo della madonna, se fosse stato per me mi sarei fermata lì, poi però mi dissero che anche lui era gay, e che cavolo!

 

Io scelsi un tema da Paradiso Terrestre con una Eva che porgeva il pomo, che ovviamente era un mio seno, ad un Adamo mollemente disteso, mentre un serpente era avvolto all’albero che partiva dalla mia fighetta e finiva con le fronde proprio sul mio seno, dietro invece il mio corpo fu tutto pitturato con motivi floreali tra iquali spiccavano animali. Bello!

 

Ivana era una volgarissima diavolessa, e te pareva, con la concessione di due corna finte in testa ed una coda attaccata sopra le natiche, un po’ ridicola ma a lei andava bene così, tutto il corpo era dipinto in rosso fuoco con delle belle sfumature che andavano dal nero al bianco fumo e poi qua e là delle frecce che indicavano, se ce ne fosse bisogno, le sue zone erogene, ai piedi concessi due zoccoli di legno, e mi pareva giusto.

 

Claudia invece da brava fuori di testa si fece dipingere il “completo da perfetta calciatrice”, due palle sui seni, una porta da calcio sul culetto, il numero 10 sulla schiena con tanto di nome, ma dico io che idea scema, e sulla figa un bel fischietto, e non ce la facevo più dal ridere; ma che razza di roba era, ma poi capii che il tema della serata non doveva essere necessariamente solo trasgressivo ma anche ridanciano, quindi stetti al gioco, ora ero decisamente più rilassata.

 

Ma toccava a noi, tra un dipinto e l’altro era passato il tempo, noi non ce n’eravamo accorte ma l’orologio inesorabile segnava la mezzanotte, ora avevo poco da ridere, Lucrezia faceva per la prima volta in vita sua il suo debutto in società come la brava depravata che aveva sempre sognato di essere, e ora vedremo.

 

Andammo di sotto passando per uno stretto corridoio, gli “She males” erano già nella pedana sottostante la balaustra, inondati di luce ballavano improbabili vestiti da uomo, le tette di silicone facevano scoppiare le camicie e i pantaloni erano molto attillati, erano a piedi nudi e si muovevano sinuosi mentre da sopra la balaustra le drag queens continuavano a muoversi sinuose.

 

Marco mi disse di andarci piano, il gioco doveva durare e quindi dovevamo giocare in un crescendo di sensazioni non gettarci subito ma fare uno spettacolo in crescendo, io annuii ma non avevo proprio idea di cosa fare quindi feci andare avanti Claudia.

 

Entrammo sulla pedana in mezzo agli “She males” che continuarono a ballare senza badare a noi, da sotto un boato, un casino incredibile ma le luci inondavano noi e noi non vedevamo loro, per me debuttante questo fu rassicurante perché altrimenti mi sarei bloccata lì senza fare un passo, invece fui incalzata da Ivana da dietro con il tridente mentre Claudia buttandomi le braccia al collo mi fischiò in faccia col fischietto da arbitro, uno vero non quello disegnato, e io mi svegliai di colpo, ero su una pedana nuda se non fosse per il colore sul mio corpo di fronte a quasi ottocento persone e non sapevo nemmeno che ci facevo lì.

 

I ragazzi, chiamiamoli pure così, si agitavano e si dimenavano ma poi la musica cambiò di colpo e divenne meno ossessiva e più da lounge bar, molto sensuale, Claudia si staccò da me e prendendomi per mano mi tirò nel mezzo del palco, lei si avvinghiò ad un ragazzo e io feci lo stesso con un altro, mentre Ivana… non la vedevo più.

 

Ballamo un po’ con loro strusciandoci addosso ai loro corpi, mi faceva strano toccare le loro tette e sentire sotto che avevano un cazzo, qualcuno ben in tiro e ben fornito di ciccia, vidi Ivana piegarsi in due dando il sedere alla folla e prendere i lembi dei pantaloni di un ragazzo davanti a lei, quindi tirò con forza e questi si staccarono lasciandolo solo con la campicia ed il palo dritto e ben in mostra, allora capii che erano vestiti con strisce di velcro uguali a quelle degli spogliarellisti, tiravi e questi si aprivano, divertente.

 

Anche Claudia prese il collo di una camicia e dopo aver slinguazzato il collo del portatore di tale camicia tirò via tutto lasciandolo a petto cioè a seno nudo, io mi lanciai verso quel seno appoggiandoci su le mani poi mi lasciai scivolare fino a terra ma all’altezza della cintura presi il lembo dei pantaloni li tirai giù lasciandolo nudo.

 

Ora ero a terra sdraiata di fronte a questo corpo fatto di carne, e che carne, mi inginocchiai come se fossi in adorazione mentre uno degli “She males” mi prese per i fianchi tirandomi su nella classica posizione a novanta gradi, oddio pensai ora mi inchiappetta, invece no, con le mani presi anche i suoi di pantaloni e tirai, anche questi vennero via, mentre intanto Ivana stava facendo sparire anche la sua di camicia.

 

In quindici minuti avevamo denudato tutti gli She males che ora ballavano nudi ignorandoci, io non so quali erano gli ordini di scuderia per loro ma io mi stavo proprio divertendo, vidi Ivana e Claudia limonare oscenamente tra loro distese sul palco, io mi avvicinai e le feci rotolare via con un calcetto poi con sguardo severo gli indicai col dito che questo non si fa, mi sentivo proprio investita del mio ruolo di Paradiso terrestre.

 

E che Paradiso sentirsi prendere da dietro da uno dei ragazzi, allungai una mano e toccai il suo cazzo, un bel cazzo, pensai che se questi erano shemales dovevano essere davvero interessanti, tette sopra e cazzo sotto; lo tirai per il suo arnese in mezzo alla pista poi mi girai accucciandomi e gli diedi un sonoro bacio sulla punta per poi slinguarlo fino al fondo dello scroto, lui mi sorrise compiaciuto ma poi mi allontanò platealmente e io stetti al suo gioco, dopotutto era uno spettacolo mica la realtà.

 

Nella realtà abbiamo continuato a strusciarci a quei corpi per un tempo indefinito, poi la musica terminò e venne annunciato un nuovo spettacolo così ci fecero uscire tutti dal palco, Nel corridoio c’erano Marco e Antonio che ci fecero i complimenti perché lo spettacolo era andato benissimo, io non capivo nemmeno se si poteva consederare spettacolo ma contenti lor a me andava benissimo, se dovevo ripagarmi la vacanza così per me andava più che bene, certo ero eccitata e su di giri, mi ero divertita ma ora volevo ciò che mi era stato negato su quel palco.

 

Andammo nella stanza del buffet e ora mangiai e bevvi di gusto, poi ci lasciarono sole, fu Claudia a parlare e ci disse che la notte per lei era appena iniziata, erano le due di mattina, raccolsi il mio abito da una sedia e feci per infilarmelo ma Ivana mi fermò, rise, mi baciò in bocca poi da diavolessa tentatrice ci prese per le mani a me e Claudia e ci tirò via da lì.

 

Uscimmo in strada, io ribadii che eravamo nude e loro risero, no che non lo siamo non vedi che tu hai tanta erba addosso e io pure un prato e palloni da calcio che mi coprono? Giusto che scema e siamo pure in un villaggio per naturisti, ma i nostri vestiti? Non ti preoccupare disse Ivana ci penseranno loro a restituirceli dai andiamo che voglio divertirmi, sono eccitatissima e ci tirò per le vie della cittadina.

La cittadina o meglio il mega villaggio era quasi deserto a quell’ora e chi si attardava era uscito da qualche locale come noi, c’erano coppiette che si baciavano o che camminavano, qualcuna nuda ma per lo più con i vestiti della festa, qualche uomo solo e gruppi di uomini soli che ubriachi erano su di giri e schiamazzavano nella notte tirandosi dietro gli strali di chi invece voleva riposare.

 

Ivana ci tirò verso un gruppo di questi ragazzi che stavano camminando cantando e rincorrendosi, erano palesemente alticci e a me non andavano molto a genio, però pensai, che se erano davvero alticci non erano nemmeno troppo pericolosi; tutti e cinque vestivano costumi da bagno e notai che erano umidi, probabilmente avevano fatto un bagno così mi ritrovai anche a pensare che era buffo vedere persone con il costume da bagno in piena notte dentro un villaggio per naturisti, forse non erano di qui, ma no, non poteva essere non li avrebbero fatti passare al cancello, forse era una forma di contrappasso alle nudità del giorno, vuoi vedere che qui la trasgressione è vestirsi? Scema!

 

Ingenuamente mi stavo sbagliando ancora, ma in quella Claudia mi strappò ai miei pensieri oziosi, eravamo oramai a due passi dai ragazzi e lei fischiò nel fischetto da arbitro poi gridò “palla!” e quelli di rimando “passa!” poi si girarono e credo che ebbero una specie di visione, tre fanciulle vestite di solo colore che nella notte avanzavano incedendo con passi di danza verso di loro, no decisamente non credevano ai loro occhi.

 

Noi ridevamo stupidamente senza un motivo, loro gridavano e ridevano e Ivana li inforcava col suo tridente da diavolessa invasata, correndo nuda dietro ognuno di loro e cercando di infilzarli nel sedere, uno voleva baciarmi ma non riusciva a prendere la mira, erano decisamente alticci poi arrivarono i gendarmi, qualcuno scocciato per i nostri schiamazzi aveva avvisata la gendarmerie.

 

Questi non ci fecero multe ne ci portarono in prigione, semplicemente ci chiesero di andarcene così zitti e mogi tutti e otto ci avviammo verso il mare dove, una volta arrivati, riprendemmo i nostri giochi sotto l’occhio più assonnato che vigile dei due gendarmi che, visto che non facevamo nulla di pericoloso se ne andarono.

 

In quella Ivana decise che sarebbe stato bello riprendere il gioco che facevamo sulla pedana del night club e si attaccò ai pantaloncini da mare del ragazzo più vicino a lei, solo che quei pantaloncini non avevano strisce di velcro e non si volevano abbassare, così presi io l’iniziativa canzonandola e preso il laccio dei pantaloncini di uno dei ragazzi lo tirari sciogliendoli e dicendo a Ivana “ecco vedi è così che si tolgono diavolessa imbranata”, lei mi corse dietro insidiandomi con il forcone e io mi misi col sedere in posa per farmi infilzare, tutti ridevano, il ragazzo a cui avevo sciolto il costume ora l’aveva ai piedi, provò a venire verso di noi ma inciampò e cadde di faccia sulla sabbia, noi ridevamo come sceme.

 

Claudia però non aveva voglia di ridere e basta, presi per gli slip due ragazzi fischiò ancora nel fischetto e poi gridò “rigore! Non si portano abiti in questo posto, via subito tutto” e quelli, forse meno alticci degli altri capirono l’antifona e si denudarono, al che Claudia prese in mano i loro cazzi ancora a riposo e tirandoseli a se baciò in bocca prima uno e poi l’altro ragazzo, sancendo con quell’azione la fine dei giochi innocenti e l’inizio di un fine serata davvero intrigante.

 

Buttò con una spinta uno dei ragazzi supino sulla sabbia, poi si piegò sui fianchi in modo da lambire con la bocca il cazzo del ragazzo sdraiato e offrendo al contempo il suo sedere all’altro ragazzo che ora vi strusciava il suo di cazzo che stava visivamente invigorendosi.

 

Io avevo aiutato il ragazzo caduto in terrà a rialzarsi e a pulirsi la faccia dalla sabbia, e ora abbracciati guardavamo la scena, mi avvicinai a Claudia per vedere meglio e vidi il cazzo che andava su e giù nel solco tra le natiche della mia amica, mi piaceva guardare e anche al ragazzo accanto a me la scena piaceva tanto che aveva iniziato a passarmi una mano tra le mie di natiche, io presi il suo cazzo in mano e mi godei il suo invigorirsi tra le dita della mano, più lo manipolavo passandomelo tra le dita o strusciandoci su il palmo e più diventava duro, fantastico.

 

Intanto Claudia con le labbra aveva fatto indurire anche il cazzo del ragazzo disteso a terra e ora si stava esibendo in un fantastico pompino ingoiando l’asta per intero anche perché in quella posizione spesso vi cadeva sopra spinta dall’altro ragazzo che ora cercava di infilare il suo arnese nel sedere di Claudia.

 

Io pensai che così non poteva riuscirci, non era abbastanza lubrificato, quindi glielo presi con la mano libera scanzandolo e chinatami sul sedere di Claudia ci feci colare su della saliva, poi sempre con in mano il cazzo del ragazzo lo usai per inzaccherarlo di saliva che continuavo a sputare; lo passai più volte nel solco tra le natiche usandolo come un pennello per spostare la saliva sul forellino di Claudia e nel coltempo sporcare anche la punta di lui della stessa saliva, poi a mo di palafreniere, lo puntai sul forellino anale e lo aiutai a spingere.

 

Claudia quasi cadde in avanti ma si aiutò con le mani e spinse il sedere all’indietro, la troiaccia lo voleva eccome e io la stavo aiutando nell’inculata, tanto che mi ero dimenticata dell’altro ragazzo che stavo segando prima; lui ovviamente non si era dimenticato di me e ora alle mie spalle armeggiava col suo di cazzo sulla mia figa che sinceramente non aveva bisogno di lubrificazione.

 

Il cazzo del primo ragazzo entrò piano ma senza fermarsi nel culo di Claudia che emise un gemito e iniziò a piegarsi sulle ginocchia, io l’aiutai nella discesa e lei si diresse sul cazzo del ragazzo sdraiato che ora svettava in su e vi si impalò in una splendida doppia penetrazione, tutti e tre gemettero di goduria, io stavo decisamente colando di piacere e il terzo ragazzo mi stava puntando il suo cazzo sulla figa, ma io volevo fare un’altra cosa, volevo farmela leccare dal ragazzo sdraiato, così mi staccai a malincuore e mi misi a cavalcioni della faccia del ragazzo a terra, il quale, non iniziò affatto a leccarmi preso com’era dalla scopata con Claudia, così io presi e dimenarmi sulla sua faccia e finalmente capì cosa doveva fare.

 

Iniziai a baciare Claudia che rispondeva mugolando ai miei baci, quindi feci cenno al terzo ragazzo che si stava segando di avvicinarsi e preso il suo cazzo con le mani lo spinsi tra le nostre labbra in un doppio pompino che gradì moltissimo; ci venne sulle labbra a tutte e due, poi io mi girai verso di lui mentre Claudia mi leccava la faccia e sorridendo gli dissi semplicemente che se voleva poteva fare anche a me quello che stavano facendo a Claudia e in quella alzai un poco il sedere per fargli capire che anche io avrei gradito lo stesso strattamento, poi ripresi a leccare e baciare Claudia godendomi il sapore della sua saliva e dello sperma.

 

Ero in un vortice incredibile di passione, ovunque allungassi le mani sentivo carne da palpare e stropicciare sotto le dita, le mie gambe tremavano di passione e avevo orgasmi uno dopo l’altro che mi facevano muovere di movimenti involontari il bacino e sentivo brividi sulla schiena e colavo umori e sperma di cui ero piena nel sedere e nella bocca, dove unita alla saliva di Claudia che continuava  baciarmi mi godevo quelle sensazioni. Anche lei si godeva la doppia penetrazione, avevo sentito distintamente i suoi orgasmi, ogni volta che veniva la sentivo sussultare e si fermava un attimo dal baciarmi per godersi il momento, io godevo dei suoi orgasmi.

 

Claudia mi piaceva molto, era bella, disinibita e aveva un lavoro che le permetteva di torgliersi tutti gli sfizzi che voleva, al contrario di me, fino a quel momento la sua vita era decisamente più eccitante della mia, cassiera di un grande supermercato.

 

Stavamo godendo alla grande, poi avvenne che Ivana di cui francamente mi ero dimenticata, ci si buttò addosso ridendo e facendoci cadere, io mi feci male ad una gamba, Claudia gridò perché in quella le si sfilò il cazzo che aveva nello sfintere, merda, ma questa pensai è proprio scema e me la ritrovai sopra.

 

Mi sorrise con fare idiota, mi farfugliò qualche cosa e poi iniziò a baciarmi, io ci stavo in fondo non mi dispiaceva certo data la situazione e nonostante il dolore alla gamba, poi la vidi strabuzzare gli occhi e girarsi, Claudia con fare decisamente incazzato le stava puntando il forcone di plastica sul suo culo e voleva infilarglielo dentro, così ridendo ci alzammo tutti e cominciammo a canzonarla in un forma di esorcismo dal diavolo che si era impossessato di lei.

 

Lei rideva, poi io mi accucciai su di lei, la baciai in bocca e le dissi che ora erano proprio cazzi suoi, lei rise e di rimando mi disse “sì e cinque tutti interi”, e no cara Ivana, so cazzi tuoi ma metaforici, ora vedrai. La tenemmo ferma, uno dei ragazzi si infilò sotto di lei nella posizione del sessantanove e iniziò a torturale la figa, smettendo quando iniziava a mugolare di piacere mentre io e Claudia preso possesso del suo sedere le staccammo la coda posticcia e iniziammo a titillare il suo forellino con la punta della coda, volevamo infilargliela dentro, era tutta la sera che volevo farlo.

 

Così sputammo sul suo culo, lo leccammo insieme a Claudia e poi piano mentre io le aprivo le natiche iniziammo a spingere la punta dentro, questa era a punta semplice per fortuna e non come una freccia, quindi entrò facilmente, cinque, poi dieci centimetri e infine non so forse un palmo di mano, quindi cominciammo a tirarla in fuori, e poi ancora dentro e così avanti mentre Ivana si stava dimenando dal piacere e noi in ginocchio sulla sabbia ricevemmo le stesse attenzioni ai nostri culi dai ragazzi, io alzai il mio il più possibile e mi feci inculare e credo anche Claudia, ma tanto non stavo più capendo nulla di ciò che succedeva.

 

Stavo godendo di nuovo alla grande, giocavo con la coda di plastica nel culo di Ivana mentre mi godevo la mia di inculata, vedevo il ragazzo sotto Ivana che le leccava la figa e io piano leccavo sia lui che la figa di Ivana, poi baciavo Claudia che mi succhiava la lingua umida di tanti umori diversi, altri ragazzi si segavano su di noi, credo che in quel momento avevo i capelli pieni si sperma.

 

Arrivammo così all’alba, distrutti ci abbandonammo una sugli altri e ci addormentammo, il colore si era impiastricciato tutto e in parte trasferito sui corpi dei ragazzi, io mi svegliai al rumore dei villeggianti che arrivavano alla spiaggia, aprii gli occhi e vidi che avevo appoggiata la guancia su un cazzo ora molle, sorrisi e lo baciai, poi lo morsi delicatamente e tentai di alzarmi ma avevo la testa di Ivana sulle mie anche, che palle, volevo lavarmi e fare pipì.

 

Mi alzai facendo svegliare anche gli altri, poi corsi verso il mare per un bagno passando attraverso i villeggianti che si stavano accomodando sui loro asciugamani, mi chiesi che ore fossero ma non mi chiesi cosa pensassero di me, mi sorpresi del fatto che non me ne importava nulla, dopotutto tanti passavano la notte in spiaggia dopo i bagordi serali e notturni e tutti lì eravamo nudi. Fui raggiunta dagli altri della compagnia e ci tuffammo tutti nel mare freddo.

Dopo il bagno ristoratore io, Claudia e Ivana salutammo i ragazzi con la promessa, vana, di rivederci, poi ci dirigemmo al nostro bungalow dove avremmo dovuto trovare gli uomini dopo il loro festino notturno, io immaginai di trovarli ancora a dormire, anche io ero stanca e il colore che mi ricopriva si era mezzo sciolto e impastato, in due parole facevo schifo, guardai le altre ragazze e anche loro non erano messe meglio di me.

 

Raggiungemmo il bungalow ed entrammo, su una sedia c’erano i nostri vestiti freschi di tintoria, carino, ma dei ragazzi della sera prima nemmeno l’ombra; vado a farmi una doccia e poi in vasca idromassaggio, voglio ripulirmi da questa schifezza e mi faccio aiutare dalle ragazze, anzi ci puliamo tutte a vicenda fino a togliere tutti i residui di colore dai nostri corpi che ora sono belli lisci e un po’ arrossati dallo scrub, poi Ivana dice che va a dormire e io vado in vasca idromassaggio per rilassarmi e pensare.

 

Entro nella vasca e mando avanti la pompa delle bolle, mi siedo sulla panchetta e chiudo gli occhi, vorrei ripensare a questi due giorni, giorni in cui ho fatto cose che io non sono abituata a fare, che mai avrei fatto, ma appena mi siedo nell’acqua tiepida mi assopisco, sono troppo stanca e non mi va di pensare.

 

I miei sensi vengono risvegliati da un corpo che mi accarezza piano, da una voce che chiama il mio nome, una voce suadente e dolce che ha su di me l’effetto contrario, mi culla e piano sto scivolando nel sonno, ma poi un pizzicotto deciso mi fa svegliare di soprassalto è Claudia che ora è davanti a me in piedi nella vasca, nuda e con il viso imbronciato, io la guardo e ridendo faccio “hai”, poi vengo rapita dai suoi seni, dal suo corpo e vorrei toccarlo ma mi ferma e si siede accanto a me, mi abbraccia e mi dice piano all’orecchio che deve parlarmi, ma che non vuole farsi sentire da Ivana che probabilmente dorme nella camera di sopra, camera che ha la finestra proprio sopra la vasca, quindi prende ad accarezzarmi e a darmi teneri bacini, dicendomi che farà in modo che sembriamo solo intente a coccolarci mentre mi parlerà di un futuro insieme e particolare.

 

Io la guardo un po’ stupita, avevo capito che non poteva essere normale quella vita, l’arrivo pieno di coccole e sesso va bene anche se un po’ esagerato per i miei standard ma la festa e il ballo mascherate in quel modo, i vestiti freschi di tintoria, non è cosa normale dalle mie parti se non c’è un dopo, un prosieguo in cui chi da deve, anzi deve ricevere.

 

Claudia tornata vicino a me mi appoggia una gamba tra le mie e con la mano gioca sula mia pancia e sul seno mentre con la bocca mi da mille bacini sul collo e vicino all’orecchio, io mi giro a rispondere a quelle sollecitazioni e una mia mano, quella a favore, inizia a toccarla tra le gambe sott’acqua, poi vicina al mio orecchio inizia a parlare:

 

“Ti prego fammi parlare senza interrompere, ti dirò io quando rispondere è importante però che ti dica prima una cosa, quello che ti dirò è strettamente confidenziale e lo rivelo a te solo perché ti conosco e so che sei una persona seria e un’amica dolce e gentile, una di cui mi fido e che stimo, epperò sappi che appena ti avrò detto ciò che ho da dirti non potrai rifiutare più nulla, la tua vita cambierà totalmente, anzi dovrai cambiare il tuo modo di vivere, il tuo lavoro, i tuoi affetti se ne hai e forse, anzi spero, anche la tua città, in una parola sarai una persona nuova, se accetti questo io continuo, ora puoi ancora lasciar perdere ma dopo esigo che tu non mi dica di no.”

 

Ero spaventata da quelle parole ed era dir poco, non mi aspettavo un discorso del genere in stile mafioso “questa proposta non la puoi rifiutare”, ma soprattutto da un’amica che ora mi diceva di prendere o lasciare al buio pena chissà quale punizione se avessi rifiutato una volta accettato, ero spaventata e glielo dissi, le dissi anche che qualcosa stavo iniziando a percepire, che mi intrigavano certe serate ma che capivo anche, che quella era solo la scorza, la punta  di un iceberg che non conoscevo e di cui, proprio per questo, avevo paura.

 

Claudia mi disse che non dovevo avere paura, che lei erano anni che viveva così e viveva alla grande, e che se per lei il passaggio era avvenuto per gradi, comunque, non dovevo preoccuparmi per le conseguenze delle mie azioni future, solo che chi la stava aiutando a vivere così non voleva problemi, come ad esempio tradimenti nel modo di operare o peggio grane con la legge, perché si ciò che mi stava per proporre non era del tutto legale, potevo pagarci le tasse se volevo ma non potevo rivelare chi mi forniva le mie entrate e in questa si mise a ridere.

 

Comunque, continuò tornando seria, se ero d’accordo ora mi rivelava cosa c’era dietro a tutto questo mistero io feci un cenno d’assenso e in quella mi disse:

 

“Il lavoro è quello della puttana, sì te lo dico così senza mezzi termini, tanto più che l’avrai capito, anzi ora che ricordo te lo dissi in chat tempo fa, ti dissi che mi do a ricchi signori e che questi mi ricambiano con favori personali o soldi o comunque con dei regali, io non chiedo mai nulla, sono loro ad offrire e dopotutto, queste persone mi vengono mandate e sanno già cosa si aspettano da me e cosa io mi aspetto da loro.

Chiaramente ho un’attività di copertura, un ufficio in cui seleziono giovani aspiranti modelle, ma loro non sanno nulla e io non dico nulla a loro, questa attività è solo di copertura appunto e meno si sa meglio è.

Non rivelerò nemmeno a te le mie fonti, questo anche per la tua sicurezza se un domani… ma no meglio non pensare, sono anni che lo faccio e nessuno si è mai lamentato, ora voglio allargare un poco il giro ed ho pensato a te mia cara che conosco da anni e so quanto sei smaniosa di cambiare la tua vita, inutile e piatta fino a qui.

Ora vedi ti ho rivelata la verità sulla mia attività lavorativa, sai da dove provengono i miei soldi e sai anche che non puoi più tirarti indietro, quindi non ti chiederò se ci stai perché il sì me l’hai già dato prima come da accordi, ovvio non ci sarà mai nessun pezzo di carta a sancire il nostro, chiamiamolo contratto, solo questo!”

 

E in quella intensificò il lavoro che la sua mano stava facendo sulla mia fighetta al punto che me ne venni con un rantolo di piacere, mentre anche la mia di mano si intrufolava finalmente nella sua figa; in effetti Claudia per tutto il tempo del suo discorso aveva stretto le gambe, sapevo che era sensibile a qualunque stimolo sessuale e non voleva che qualche cosa influenzasse il suo pensiero mentre mi parlava, mi girai verso di lei e sempre stimolando la sua vagina con le dita la baciai e poi le dissi “Sì che ci sto scema, ad una come te non direi mai di no, basta che non smetterai mai di coccolarmi e farmi tua quando e dove lo vorrai”.

Quella sera stessa la mia vità cambiò radicalmente, non so ancora se in meglio e comunque almeno esteriormente non si sarebbe notato alcun cambiamento ma dentro di me la rivoluzione era in atto. Mi prefiguravo come un’oscena creatura dedita alle più segrete e appaganti pratiche sessuali e per le stesse percepivo anche un lauto guadagno in denaro o cose preziose, in pratica riuscivo a coniugare l’utile con il dilettevole, ma per come tutte le cose della vita, la realtà le rende ben diverse e difficilmente prevedibili.

 

Claudia mi disse di prepararmi bene dentro e fuori, con un sorriso mi fece capire che dovevo fare una lavanda vaginale e un clistere oltre alla solita doccia e inoltre dovevo anche truccarmi in modo leggero, come piace a lei. A Lei!

 

Mi vestii in modo semlice, jeans e una camicetta bianca, ai piedi superga e un semplice perizomino e un reggiseno bianco come intimo, niente di sofisticato, sembravo pronta per uscire e andare al supermercato invece che ad un incontro serale; chiesi il perché di quella mise ma mi fu detto che la persona che dovevamo incontrare aveva gusti particolari, solo questo, gusti particolari.

 

Anche Claudia aveva una tenuta simile alla mia, gonnellina al ginocchio un po’ svasata, una magliettina con disegnata Hallo Kitty sul davanti e delle ballerine ai piedi, io ero preoccupata, ero passata dal gioco al fare sul serio nel giro di pochissime ore, comunque eravamo pronte e attendemmo una vettura che ci avrebbe accompagnate dal “tipo” in questione, Claudia comprendeva la mia tensione da prima volta e mi teneva la mano.

 

La vettura arrivò e io rimasi sbigottita, un caddy elettrico con alla guida uno dei ragazzi della prima sera, oddio pensai, ma qui sembra tutto un giro di persone note che fanno la doppia vita, amici di giorno e magnaccia o picciotti di magnaccia la sera; salimmo sul trabiccolo e ci avviammo in silenzio verso la nostra destinazione, una villa appena fuori del villaggio turistico, Claudia teneva ancora la mia mano e in più aveva appoggiata la testa alla mia spalla dicendomi all’orecchio di stare tranquilla che quella sera avrebbe pensato lei a me.

 

Il Caddy superò la sbarra del villaggio senza che nessuno dicesse nulla e si immise nel traffico cittadino arrivando dopo appena cento metri a destinazione, una bella villa che avevo già notata per la sua architettura il giorno del mio arrivo, bella grande con la facciata in mattoni bianchi e senza l’ombra di un giardino ma con molte piante sul tetto; il proprietario si rivelò per un tipo segaligno e sulla cinquantina di nome Jean; affabile ma ambiguo che ci guardava di sottecchi mai in viso, tanto che avevo pensato fosse un addetto alla sicurezza e non il padrone di casa.

 

Ci portò subito attraverso una scala sul tetto che si rivelò essere uno splendido terrazzo completamente circondato di piante tranne che per una parte che dava sul villaggio turistico, alle prime pensai che fosse disposto così per permettergli di guardare le donne nude al villaggio e magari masturbarsi di nascosto, non ci andai troppo lontano a dire il vero. Fu servito subito champagne e qualche apetizzer, niente ostriche mannaggia, Claudia prese il flute e partecipò al brindisi io feci lo stesso, bevemmo un poco e visto che la cosa sembrava di gradimento allentai la mia pressione oramai al massimo.

 

Complice il vino a stomaco vuoto mi sentivo più tranquilla e osservai Claudia, il suo modo di comportarsi e provai se non a imitarla almeno a comportarmi di conseguenza, non volevo apparire come la scolaretta idiota che ha fatto i compiti a casa, così mi misi seduta composta e mi disposi ad ascoltare la conversazione in italiano del tipo, facendogli credere di essere interessata a ciò che diceva, Claudia faceva lo stesso.

 

Cenammo un’ottimamente a base di pesce e vino, ci furono anche le ostriche e vino, insomma un po’ troppo vino per i miei gusti, se eravamo puttane a pagamento perché tutto quel vino non dovevamo mica essere “addomesticate” per fare il nostro lavoro, poi fu sparecchiato e congedata la già discreta servitù rimanemmo solo noi tre.

 

Jean ci venne vicino con il bicchiere in mano e fece una carezza sul viso a me e a Claudia poi da una tasca dei pantaloni tirò fuori due pacchettini, due petit cadeau, o ma che bello, erano due orecchini con diamantino, uno per ognuna di noi, e pretese che li indossassimo subito, fortuna che avevamo le orecchie bucate.

 

Poi si mise a sedere in mezzo alla terrazza vicino ad un enorme divano di vimini che sembrava un letto a tre piazze per la dimensione e chiamò Claudia e in francese le disse alcune parole che non afferrai subito ma che poi mi spiegò Claudia essere una specie di parola segreta per iniziare le danze.

 

Claudia da uno stipo tirò fuori dei pezzi di corda e mi invitò ad aiutarla, dovevamo legare mani e piedi del tipo alla sedia in modo da immobilizzarlo, poi presa una forbice si mise seduta su una gamba di Jean e iniziò a passare la punta delle forbici prima su una guancia e poi sul collo, Jean sobbalzava ma si vedeva che gli piaceva il trattamento, io mi misi dietro di lui e presi piano la sua testa tra le mani, poi ad un cenno di Claudia gliela immobilizzai mentre lei infilava le forbici sotto la camicia e aprendole iniziò a tagliare il vestito.

 

Mezz’ora di dolce tortura in cui sia io che Claudia passavamo da dolci carezze ad audaci messe in scena in cui immobilizzavamo le parti del corpo di Jean e poi tagliavamo un pezzo di stoffa, fino a quando rimase completamente nudo e legato alla sedia e vidi la prepotente erezione che gli avevamo causato, io a quel punto mi sentii orgogliosa delle mie capacità e presi coraggio delle mie azioni e consapevolezza di ciò che ero in grado di fare ad un uomo se ben guidata e Claudia era un’ottima maestra in questo.

 

Ci sdraiammo sul divano, il tutto si stava svolgendo in un surreale silenzio nella tarda sera ci arrivava alle orecchie solo il rumore della strada sotto di noi; Claudia prese a baciarmi e io a risponderle giocando con la sua lingua, misi le mani sotto la sua gonna e scoprii anche che la zoccolaccia non aveva intimo come mi aveva ordinato di metterlo a me, comunque non me la presi per lo scherzo anzi mi divertì immaginarla senza intimo, lei che praticamente cola quando è eccitata e stava letteralmente liquefacendosi pur indossando solo una gonna.

 

Piano davanti all’uomo legato sulla sedia ci spogliammo a vicenda toccandoci e baciandoci poi nude ci leccammo tra le gambe ma senza esagerare un semplice petting tra innamorate, come in effetti eravamo, consapevoli che la nostra esibizione doveva ancora durare, il tipo stava sbavando dall’emozione e il suo pene era eretto e vibrava di voglia, ma la legatura gli imponeva di non potersi soddisfare come avrebbe voluto e smaniava come ubriaco, io personalmente mi stavo davvero divertendo nel vedere la sofferenza negli occhi di quell’uomo, una sofferenza che francamente non mi sarebbe dispiaciuta provare sul mio stesso corpo.

 

Ad un certo punto Claudia si alzò da sopra di me e prese dal solito mobiletto due fasce che avevano attaccato un pene in gomma, io pensai a due strapon ma non era così, si avvicinò all’uomo legato alla sedia strusciandosi leggermente, poi accovacciatasi davanti a lui con me alle sue spalle iniziò ad allacciare la prima fascia ad una coscia, quindi diede l’altra a me ed io accucciatami a mia volta legai la seconda all’altra coscia, tutte e due le fasce avevano i peni di gomma oscenamente rivolti verso l’alto.

 

Iniziai a strusciare la mia vagina fradicia sulle ginocchia del tipo mentre lo guardavo in viso e vedevo la sua sofferenza, dal pene uscivano delle goccioline, il tipo stava davvero godendo e stava male nel non potersi toccare sentendosi invece stimolato in quel modo, Claudia mi mise le sue mani sotto le braccia accarezzandomi le tette, poi mi invitò a sollevarmi e a farmi più avanti verso il pene di gomma, con una mano mi allargò le labbra della figa e con l’altra indirizzò il pene dentro di me, io guardavo l’uomo sofferente negli occhi mentre mi impalavo godendo a mia volta.

 

Poi Claudia si impalò a sua volta quindi si girò verso di me e mi baciò in bocca con estrema ingordigia facendo scendere dalla sua bocca un fiume di saliva.

 

Le nostre lingue saettavano e giocavano tra loro in una goduria di saliva mentre il tipo aveva iniziato a sputarci addosso improperi osceni in francese sua lingua madre, a me non importava anzi mi eccitava vederlo così sapendomi artefice della sua perversione, poi iniziò a muovere i piedi facendo salire e scendere le ginocchia così da scoparci a tutte e due attraverso i falli di gomma legati alle sue gambe.

 

Io e Claudia godevamo come due maiale e lui a suo modo di più, ma non era abbastanza, noi non avevamo toccato come da contratto il suo cazzo in nessun modo nemmeno durante la strana svestizione, e lui ad un certo punto disse a Claudia che era il momento così lei tra uno spasimo e l’altro del suo godimento riuscì a slacciare una mano del porco che iniziò a masturbarsi da solo, pensai che fosse pazzo aveva a disposizione due cagne in calore pronte a qualsiasi cosa e lui si segava; ma sì chi se ne frega io avevo a disposizione il corpo di Claudia e quello strano cazzo di gomma che mi penetrava come nessuno membro maschile poteva mai fare e lui davanti che continuando, anzi aumentando se possibile il tenore del suo turpiloquio si stava sparando una sega magistrale.

 

Mi sentivo davvero sporca ed eccitata, eppure era ancora nulla perché ad un certo punto venne inondandoci di sperma, io rimasi allibita nel vedere quanto sperma usciva dalla sua cappella, mai avrei creduto che esistessero davvero persone del genere, inoltre oramai tornata quasi alla realtà del presente mi resi conto che la sega era durata tanto, una durata incredibile anche vista la situazione sicuramente molto erotica. Una eccezionale resistenza, ma perché cazzo non scopa come una persona normale con una resistenza simile a me avrebbe distrutta sicuramente appagandomi.

 

Claudia smontò dalla gamba sulla quale si era impalata e iniziò a leccare tutto quel ben di Dio, io fui costretta da lei a fare lo stesso, non che mi dispiacesse, anzi, ma non avevo raggiunto l’orgasmo e mi dispiaceva smettere, comunque ci impiastricciammo bene del suo sperma e dei nostri umori colati sulle sue gambe poi lo slegammo. Lui si alzò e ci ringraziò, un vero signore pensai ironica, poi ci disse che potevamo rivestirci, tenne per se le mie mutandine e il mio reggiseno e capii finalmente perché avevo dovuto metterli quella sera e così ci congedò.

 

Io guardai Claudia che si stava rivestendo sporca com’era, lei mi disse di sbrigarmi che non ci avrebbe consentito di fare la doccia lì e che per fortuna il villaggio era vicino, mi rivestii anche io e ce ne andammo.

 

Era pazzamente euforica della mia prima volta, sfiorai con le dita prima il mio orecchino poi quello di Claudia che mi sorrise e poi mi disse che quelli non erano nemmeno un acconto ma come aveva detto Jean un piccolo regalo, il resto sarebbe venuto dopo, anzi l’indomani avrei dovuto aprirmi un conto in una banca locale, mi sarebbe servito, quindi abbracciate ci avviammo verso il nostro bungalow e la Iacuzzi nel giardino sul retro dove finalmente ebbi il mio meritato orgasmo.

I dieci giorni di vacanza passarono veloci tra feste e serate dove imparai a mettermi in gioco come donna di vita, così amavo definirmi; Claudia come d’accordo fin dall’inizio mi guidò per mano passo passo in quella che per me almeno apparentemente era una nuova vita, sia chiaro non che fossi una sprovveduta in fatto di sesso, ma una cosa è fidarsi delle persone che ti circondano in quanto conosciute da tempo e una cosa è presentarsi di fronte a perfetti sconosciuti e pretendere anche di comportarsi in maniera normale, come se fosse naturale fare sesso e poi farsi pagare per esso.

 

In realtà divenni bravissima nel riscuotere, come mi spiegò Claudia erano tutte persone molto facoltose per le quali il denaro non era mai un problema e quindi se io li avessi messi a loro agio non avrei mai avuto problemi; infatti mi bastava non forzare mai la mano e insieme al pattuito che non prendevo mai in mano ma sempre caricato sul mio conto bancario, ricevevo dei piccoli extra.

 

Insomma non fu solo una vacanza particolare, ma la dimostrazione che potevo gestirmi la vita se volevo ed ero brava a farlo, Cludia aveva scelto bene con me e non se ne stava affatto pentendo così mi propose di andare subito a Milan con lei.

 

Confesso che ebbi paura, una cosa è partire per una vacanza e un’altra non tornare e prendere un’altra strada; avevo ottimi rapporti con i miei genitore e anche se sio ero ormai “grande” comunque non potevo non spiegargli il motivo della mia partenza ma doveva essere un motivo plausibile, valido, mica potevo dirgli “sapete vostra figlia va a fare la puttana in una grande città”, così concordai con Claudia che mi sarei fatta assumere da lei nella sua agenzia pubblicitaria.

 

Io non avrei saputo cosa fare ma confidavo che sarei stata aiutata inoltre sarei andata ad abitare a casa sua e questo già mi bastava, mi ero invaghita di lei e volevo conoscere tutto della sua vita, sia pubblica che privata, anzi, soprattutto di quest’ultima.

 

Claudia abitava in periferia in una casa di ringhiera, nulla di speciale o forse io mi ero immaginata una cosa diversa ma poi mi resi conto che in realtà era una sistemazione comoda, metropolitana vicina e autobus all’angolo, possibilità di parcheggio a qualsiasi ora e in centro in quindici minuti, inoltre aveva un bel terrazzo in cui era solita prendere il sole, anche se era alla mercé di chiunque passasse nel palazzo dato che lei abitava al secondo piano e sopra del suo appartamento ce n’erano altri tre piani e la scala per andare su passava giusto a lato del suo terrazzo, Claudia mi spiegò che l’aveva preso anche per il terrazzo così posizionato, per lei una manna dato che era molto esibizionista.

 

Dentro l’appartamento era in una posizione classica con ingresso sul soggiorno e un piccolo disimpegno dove si aprivano le porte delle altre stanze, due camere da letto una cucina ed un bagno, il bagno aveva la finestra che si apriva sul terrazzo da cui si accedeva da una camera da letto, quella di Claudia, l’altra sarebbe stata la mia per tutto il periodo che stavo lì; l’accordo finale fu che io le fungevo da cameriera tutto fare e lei mi faceva figurare come segretaria esterna della sua agenzia, pensai che mi stavo pian piano cacciando in un bel pasticcio ma non dissi nulla e accettai.

 

Sapevo che oramai non potevo tirarmi indietro ma forse un margine di trattativa l’avevo ancora, solo che Claudia mi piaceva troppo e mi accorsi piano piano che le stavo dando troppo di me stessa, eppure nonostante la paura di esagerare, di sbagliare, non volevo tornare indietro, l’esperienza che stavo iniziando a vivere mi intrigava troppo.

 

I primi giorni devo dire furono di tutto riposo e divertimento, giravamo i pomeriggi e la sera per Milano, mi faceva conoscere la città, compravamo qualche vestitino per me e finivamo spesso per fare l’amore veloce in qualche angolo buio; mi portò in qualche discoteca di quelle che contano e dove prima o poi avrei conosciuto qualcuno dei miei clienti, però a casa mi faceva fare di tutto, dal pulire e lavare a stirare e fare da mangiare; io lo facevo perché comunque mi faceva stare lì e mi spesava di tutto, così passammo un’altra settimana in cui parlammo del mio futuro e del suo.

 

Claudia non aveva mai avuto persone in casa per lunghi periodi ma diceva che con me era diverso, si stava divertendo diceva, io per lei ero come creta molle da modellare e ci stava anche riuscendo direi.

 

Una sera si fece trovare vestita in modo discinto, non che lei fosse molto abbottonata di solito ma la canottierina che indossava non conteneva quasi i capezzoli della sua seconda misura e la minigonna a balze che a vedere bene non le copriva quasi le labbra della figa, saltellando si girò e potei ammirare tutte le sue guanciotte posteriori, poi mi disse di vestirmi con quello che c’era sul suo letto, una mise uguale alla sua; il problema è che io ho una quarta di seno e la canottiera non riusciva a contenerlo, così ridendo come pazze trovammo una soluzione in un top a fascia che a me sembrava più osceno della canottiera ma almeno li conteneva.

 

Messe così finimmo in una casa dove davano una festa di compleanno per due cinquant’enni gay, non per dire ma Claudia aveva una clientela quanto meno anomala, gay che assumevano donne per le loro feste, non che la cosa mi dispiacesse, anzi potevo almeno stare tranquilla eppoi mi divertivo come una pazza, erano davvero divertenti queste feste dove si ballava, si beveva e si giocava come bambini, ero una escort nel senso del termine, insomma un’accompagnatrice.

 

Ovviamente gay o no finimmo per spogliarci nude, non che ci fosse molta differenza tra noi vestite o nude visto come eravamo agghindate; il gioco consisteva nello spogliarsi a tempo di musica che veniva interrotta all’improvviso, quando la musica si interrompeva dovevi fermarti e non potevi toglierti più l’indumento che era stato richiesto, se non l’avevi tolto pagavi pegno che era invariabilmente bere uno flute di champagne. Hic!

 

La festa finì alle quattro del mattino e ci riaccompagnarono a casa, quella volta dovemmo anche dare un pegno per la nostra partecipazione, io donai le scarpe che furono vendute in un’asta il cui ricavato andava in beneficenza, Claudia diede la minigonna a balze che venne aggiudicata per 1500 euro.

 

La sua canottiera divenne uno strano miniabito tirata all’inverosimile, ma alla fine non copriva nulla e salimmo le scale di casa io scalza e lei nuda mentre ubriaca faceva roteare sopra la testa la canottiera che si era sfilata per gioco, ma comunque almeno aveva le scarpe, sul ballatoio stavano uscendo i primi impiegati e operai pronti ad affrontare la giornata lavorativa, almeno ora l’avrebbero affrontata più allegramente, noi crollammo sul divano un sull’altra e dormimmo tutto il giorno a msaltire la sbornia.

Passarono giorni in cui ci divertivamo, sia pure io con il mio ruolo di schiava in cui tra l’altro mi stavo trovando bene; non facevo cose molto diverse dall’abitudinario, lavare, stirare, cucinare con in più il divertimento delle feste e la goduria di fare l’amore con Claudia, un amore sempre diverso e sempre perverso, un amore che mi coinvolgeva al punto da farmi dimenticare la mia condizione e il motivo per cui ero lì.

 

Venne il momento di tirare le somme e vedere se tutto quel tempo passato era servito a qualche cosa di costruttivo oltre che a farmi divertire, un bel giorno Claudia mi chiese se mi sentivo pronta per affrontare il mio primo cliente, da sola.

 

Io lì per lì non seppi che pensare, avevo paura e mi sentivo lo stomaco ghiacciato, l’avere Claudia sempre intorno era già di per se un grosso aiuto alla mia indole pigra e potevo mettere a tacere le mie paure e i sensi di colpa, ma ora dovevo dare la prova che quanto avevo fatto fino a lì, anzi no, che quanto mi era stato detto quel giorno nella vasca idromassaggio del villaggio in Corsica non era una farsa, che l’aver assentito a fare certe cose non era una mia utopia e che io ero lì per quel motivo, per vendermi e non potevo più tirarmi indietro.

 

Fu Claudia, al solito, a svegliarmi dal torpore mentale in cui ero caduta, mi venne vicina con uno sguardo duro che non le conoscevo e mi disse subito che ora come ora non potevo certo tirarmi indietro, che le avevo data la mia parola e che comunque le persone che avevo conosciuto non sarebbero state per nulla contente se avessero saputo che io non sarei più stata al gioco in cui mi ero impegnata.

 

Le dissi che non sapevo che rispondere ma lei rincarò la dose, mi disse che era un mese che stavo a casa sua gratis, a divertirmi, e che era ora di iniziare a guadagnarmi il pane e pure il companatico, che non potevo certo pensare che la vita fosse tutta lì. Insomma ero ben dentro la trappola che io stessa avevo contribuito a costruire e ora dovevo ballare o accettarne le conseguenze; mi resi conto all’istante che in un mese avevo solo campato di rendita senza fare dei consuntivi, senza pensare al futuro, insomma, mi ero comportata come al solito, Lucrezia quella che vive d’aria.

 

In un istante tornai in me, dopotutto me l’ero scelta quella posizione e comunque dovevo pur dare una risposta e la diedi, dissi che sì quel che avevo detto allora era sempre valido che la mia parola non era fatta d’aria e che accettavo il lavoro. Claudia rispose solo con nu laconico: vedremo!

 

Per un giorno intero Claudia mi spiegò alcuni aspetti del lavoro che non conoscevo, non dovevo ubriacarmi, magari fare finta ma mai andare oltre il primo bicchiere, bere solo a piccoli sorsetti per non far finire subito il bicchiere, insomma dovevo fingere, se fossi stata ubriaca e cotta poi non avrei potuto portare a termine il lavoro, il cliente doveva sempre essere soddisfatto.

 

Non dovevo per nessuna ragione al mondo lamentarmi delle richieste, anche le più strane, se il cliente andava al di là del pattuito allora potevo dissentire, sempre con garbo però ma se lui insisteva dovevo decidere io e comunque tentare sempre una mediazione, il cliente ha sempre ragione e se lui dice che ero io a comportarmi male allora aveva ragione indipendentemente dai fatti.

 

Non dovevo essere schizzinosa se mi proponeva il pissing, il sadomaso invece doveva andare concordato prima, per la droga potevo sicuramente farne a meno ma mai dovevo pensare di sporgere una denuncia, se lui preferisce drogarsi peggio per lui, io non ne sapevo nulla.

 

Insomma appresi una serie di regole che lì per lì mi misero una certa ansia, poi Claudia sorridendo aggiunse che alla fine mi sarei sicuramente divertita e che quel che mi aveva appena detto era solo per mettermi al corrente delle regole ma il cliente comunque l’avrei gestito io e che non c’erano mai problemi, dopotutto in questo mese avevo visto come si lavorava no? Sempre feste e divertimento tra gente di gran classe.

 

Per la prima uscita avrei comunque incontrata una persona fidata, un cliente di lunga data di Claudia uno dei primi di cui lei si fidava ciecamente, l’aveva assicurato sulla mercanzia di classe, cioè me, ma gli aveva anche riferito che ero alle prime armi e che quindi avrei potuto essere anche impacciata nei preliminari, insomma mi aveva spianata la strada; che amore di ragazza era Claudia, pensava a tutto.

 

Pensò anche al vestito, una mise da scolaretta con tanto di codine, scarpe college, camiciola binca con un giubbotto scolastico, di quelli con la Y di Yale sopra e una minigonnellina in stoffa scozzese e apertura a portafoglio, ovviamente calze bianche al polpaccio, insomma una roba da film di terza serie, ma a lui piaceva così e dovevo comportarmi in modo da essere convincente come scolaretta, mi diede anche dei quaderni ed una rivista pornografica, dovevo farmela trovare tra le mani di nascosto, era quella la cosa che avrebbe scatenata la sua libido, dovevo farmi beccare con le mani nel sacco. Povera umanità pensai.

 

Uscii di casa con sopra il vestito un lungo cappotto, presi un taxy e mi avventurai da sola verso l’ignoto.

 

Arrivai a destinazione verso le cinque del pomeriggio come pattuito e suonai al citofono dell’appartamento, mentre salivo con l’ascensore al quinto piano pensavo che dopotutto potevo anche farcela, dovevo solo comportarmi in modo naturale e scatenare un poco la mia fantasia, così allentai il cappotto e mi calai nella parte, quella era l’ora in cui le scolarette diligenti andavano a fare i compiti prima della cena.

 

Suonai al campanello e mi aprì direttamente il padrone di casa, in pantofole e veste da camera, una bella pancetta e legegrmente stempiato ma con un viso piacente, alto più di me e con buone maniere mi disse di accomodarmi, io entrai allegra con i quaderni sottobraccio poi lui mi chiese se volevo togliermi il cappotto, feci finta di pensarci su due secondi e me lo sfilai porgendoglielo.

 

Lui mise il cappotto su un attaccapanni nell’ingresso, ricordo che pensai che se volevo filarmela almeno avevo il cappotto a portata di mano, e pensai che in fondo era un tipo dozzinale, nemmeno la stanza per i cappotti degli ospiti, forse viveva senza servitù e non conosceva le buone maniere, comunque entrai con i miei quaderni sotto mano e la rivista celata tra questi.

 

“Allora Lucrezia”, sapeva il mio nome, “come è andata oggi a scuola?”, bene dissi, vuoi vedere i miei compiti e porsi i quaderni con dentro la rivista, lui li prese e disse “Vediamo Lucrezia, vediamo cosa hai fatto e se sei stata brava o hai bisogno di ripetizioni”, aprì il quaderno in cui c’erano dei disegni, io nemmeno li avevo aperti e quindi per me era tutta una sorpres a cui dovevo dare fede e stare al gioco,

 

Davanti a me si dipanavano disegni infantili a cui dovevo dare conto, mi inventai storie di ciliegie sugli alberi, corse al mercato e nonne assalite da lupi cattivi cui il referendum sulla caccia aveva tolto persino la speranza di un cacciatore, insomma diedi fondo a tutto quel che mi passava per la mente in tema di infanzia, cominciavo anche a preoccuparmi per lo stato mentale del mio interlocutore, e intanto giocavo ad accavallare le gambe a mettermi in modo da far vedere le virginali mutande bianche e insomma a fare tutti quei giochi col corpo che Claudia mi aveva assicurato piacevano tanto al tipo.

 

Finalmente quando proprio non sapevo più che invetarmi arrivammo alla rivista porno, una rivista per sole donne, oddio non sapevo nemmeno che c’erano riviste pornografiche per donne, poi mi resi conto che semplicemente c’erano molti modelli nudi in pose improbabili, comunque arrivammo al punto fatidico e lui divenne rosso in volto e mi urlò in faccia “Lucrezia ma questa cos’è? No dico cos’è una rivista pornografica per una bimbetta come te?” io risposi come Claudia mi aveva detto di dire “Ma professore non so, me l’ha data un’amica per farmi vedere, per farmi studiare il maschio, una cosa di studio che pensa, no no io non faccio certe cose”.

 

Mi ero calata nella parte e mi stavo pure divertendo, ma il tipo si alzò e altero mi disse che non dovevo fare certe cose, che quelle cose mi avrebbero portata su una strada pericolosa dove c’erano uomini pronti a tutto per soddisfare le proprie oscene voglie e distruggere la reputazione di ragazze come me; era passato dal bimbetta alla ragazza in un attimo.

 

Io dissi che non sapevo di cosa parlava ma che comunque avrei dovuto sapere qualche cosa sull’argomento per potermi difendere in futuro e lui, ovviamente, rispose che avrebbe pensato a me spiegandomi anche con esempi a cosa sarei andata incontro.

 

Iniziò a palpeggiarmi il seno da sopra la camicetta, poi si alzò e si mise dietro di me e con le mani entrando nella scollatura mi palpeggiava il seno, poi disse che quello era l’inizio di qualche cosa di più serio e che gli uomini di cui lui parlava da lì partivano per fare cose inenarrabili, io chiesi spiegazioni e allora lui continuò l’esplorazione del mio corpo ma sempre in modo professionale, pensai che fosse un dottore per come mi toccava.

 

Mi venne davanti si accucciò di fronte a me e mi toccò dapprima le gambe che io tenevo chiuse, poi forzatami le ginocchia me le aprì e si sporse in avanti verso l’inguine adorando l’aria con forza, io risi e lui si  fece serio “Lucrezia non ridere, io sto facendo queste cose per te, per farti capire cosa può fare un uomo di fronte ad una donna come te”, bene ora sono donna non più ragazza.

 

Intanto l’esplorazione del mio corpo continuava sena sosta, prese una mia gamba e l’accarezzò piano, mi sfilò la scarpa e mi acarezzò tutta partendo dal piede fino alla coscia, io mi stavo eccitando.

 

Poi si alzò e si slacciò la veste da camera rivelando ciò che già sapevo, cioè che era nudo sotto mentre sopra portava una canottiera, orrendo, ma il lavoro è lavoro e feci una faccia inorridita, non che ci volesse tanto a quel punto, ma vidi anche che era ben dotato.

 

“Cosa vedi ora Lucrezia?” – “Un uomo nudo professore” e il gioco delle parti continuò fino a quando anche io dovetti alzarmi e togliermi la gonna e le mutande rimanendo però con calze e camicia, lui intanto sofderava una poderosa erezione, capito il professore?

 

Ora però basta andiamo oltre ad un film già visto, per farvela breve vi dirò che tutta la messinscena durò altri dieci minuti in cui dovetti palpeggiarlo per capire cosa era quella specie di proboscide, usò proprio il termine proboscide e mi spiegava a cosa serviva e cosa ci poteva fare una donna.

 

Finimmo sul letto io nella classica posizione della “pecorina” e lui che mi deflorava per la prima volta, si va bè, dovetti anche gemere in modo virginale, ma che voleva dire gemere in mdo virginale?

 

Comunque fu una scopata memorabile e meno male visto che mi ero sorbita quasi un’ora di manfrina, e non venne nemmeno subito, ma per mia fortuna mi montò a lungo alternando affondi lunghi e cadenzati ad una rincorsa veloce con foga fino all’orgasmo finale suo e mio, sapevo che potevo lasciarmi andare e lo feci, almeno dopo tutte quelle beffe il premio finale mi ci voleva.

 

Ci ricomponemmo e lui divenne serio, mi sorrise e mi disse che ero brava e che mi voleva rivedere e di dire a Claudia che questa volta aveva trovata la ragazza giusta, che ci sapevo fare.

 

Tornai a casa con alcuni dubbi su cosa aveva voluto dire quello strano commiato e pensando che dopotutto fare la puttana quella volta era stato istruttivo e divertente, la gente mi guardava sull’autobus che avevo preso in luogo del taxy e sorrideva al mio indirizzo; avevo lasciato il cappotto aperto e si vedeva la mia mise da improbabile scolaretta, io sorrisi a me stessa e mi sedetti sapendo che l’orlo della gonna sarebbe salito in modo vertiginoso e sconveniente, che pensassero pure quel che volevano io ero una puttana e quindi nel gioco delle parti io mi dovevo comportare come tale.

Tutte le storie dovrebbero avere una fine, ma questa storia iniziata come capriccio di fine estate in un giorno di noia non sembra averne una; è colpa di ogni storia iniziata per caso senza avere una sua struttura programmata. Eppure un finale ci vuole, oramai Lucrezia ha raggiunto il suo obiettivo di cambiare vita, voleva essere una puttana d’alto bordo e c’è quasi riuscita grazie alla sua amica, ma fare la puttana e d’alto bordo persino non è cosa da tutti i giorni, bisogna esserci portate e soprattutto, bisogna avere una bella maschera antigas sotto il naso perché gli odori che si sentono possono dare il mal di stomaco.

 

Politici, ma non solo, anche gente comune come un professionista del ramo calzaturiero, un professore universitario o un avvocato, gente comunque che per noia passa le sue giornate gestendo la propria vita grazie ad altri che come Lucrezia per soldi alleviano la loro sofferenza di vivere; soldi da sperperare ne hanno e permettono ad una nuova categoria di persone, le prostitute, che poi tanto nuove non sono, di farsi una posizione sociale ed è questa la novità di questa nuova era, le prostitute sia pure d’alto bordo sono tornate ad essere parte strutturale della società come lo erano probabilmente nel 1500 della nostra era.

 

E allora to be continued sia pure per poco la nostra storia continua.

 

Dopo giorni in cui ero impegnata con i clienti pomeriggio e sera fino a notte inoltrata, dormendo la mattina e alzandomi solo ben dopo mezzogiorno compresi che era arrivato il momento di tirare i remi in barca per un poco e fare due conti della mia situazione. Col ‘professore’ avevo chiuso dopo tre ‘sedute’ così le chiamavamo per gioco io e Claudia, sedute in cui ero stata anche la bambina cattivella che lo faceva arrapare tanto. Ma poi il gioco l’aveva stufato ed era passato ad altro, io poi ero stufa prima di lui quindi per me fu una liberazione, rimanevano ovviamente gli altri clienti con cui ero stata con cui iniziavo a destreggiarmi per bene; sia chiaro non tutti sono dei pervertiti, anzi, con l’avvocato dovevo semplicemente fare finta di essere la moglie, e questo ha dell’incredibile perché lui stimato professionista non voleva si sapesse nella sua famiglia che era Gay.

 

Non so quanto la cosa potesse durare ma a me non importava, fino a quando avesse pagato mi andava anche di fare la moglie, stavo diventando un po’ assuefatta di questo mondo dell’assurdo e avevo bisogno di svago vero e mi rivolsi a Claudia.

 

Per Claudia ero sempre la sempliciotta di provincia nonché la sua schiavetta tuttofare, ma almeno con lei potevo parlare e non solo, il nostro rapporto era d’amore, posso dirlo con sincerità, lei mi amava e io amavo lei, ora che c’ero dentro capivo che se non ti creavi una mondo corazzato fuori dal lavoro rischiavi grosso di farti coinvolgere e quindi il gioco della padroncina e della schiavetta era una fuga da una realtà che stava bene a tutte e due e quindi ci stavo.

 

Con lei andavo per locali alla moda e frequentavo quelli trasgressivi, come il Toilet Club o il Desirè dove una volta ci presentammo in vera tenuta da mistress e sua schiava.

 

Claudia aveva un completo nero con ai piedi décolleté nere con tacco dodici, calze alla bonne sopra altre calze autoreggenti velatissime, un paio di culotte in plastica lucida e sopra un corpetto a stecche, borchiato e con pizzi ai bordi, ovviamente neri, un cappello in pelle con visiera, occhiali neri e guanti in pizzo al gomito, teneva al guinzaglio me, ballerine calze alla bonne, un gonnellino di tulle e un body allacciato con stringhe sulla schiena, il tutto ovviamente nero e al collo portavo un collare con perla dal quale partiva un guinzaglio per cani, di quelli per intenderci con il cordino che si allunga e si ritrae a molla, potevo allontanarmi solo quando e quanto avesse voluto lei. Il trucco del viso manco a dirlo era coordinato, tutte e due estremamente dark ma io avevo optato per una mise davvero impressionante sembravo Pris, il personaggio interpretato da Daryl Hanna in Blade Runner.

 

Nemmeno a dirlo eravamo l’attrazione del locale, tra zombie e streghe da quattro soldi, macho man da Village People di periferia noi sembravamo vere, in realtà lo eravamo eccome, volevamo divertirci e l’abbiamo fattto per bene; all’ingresso dovetti pagare io tirando fuori i soldi da una sacchetta che tenevo al polso, lei la mia dama non toccava il vile denaro e quindi toccava a me farlo.

 

A dire il vero c’era già chi ci voleva offrire l’ingresso ma la mia signora si sdegnò e messo un tacco sulla mia schiena mi diede una spinta da farmi quasi cadere davanti alla cassa, lì sorridendo come una scema tirai fuori il sacchetto con i soldi e pagai per due, il gioco era iniziato e ci facevano ala maschi arrapati e signore invidiose di noi, io andavo avanti a spinte e lei la mia signora l’artefice di quelle poderose spinte mi seguiva, non so addosso a quanti caddi quella sera, mi divertivo a buttarmi addosso alla gente con la scusa del forte spintone.

 

Entrammo nella sala principale che già in molti si passavano voce su di noi; la mia signora andò trascinandomi dietro, verso il bar, si assise su uno sgabello e io mi accoccolai ai suoi piedi, ringhiando feroce a quanti si avvicinavano o non vedendomi tentavano di passarmi sopra, ma se qualche persona era di gradimento della mia signora lei mi metteva una mano sulla testa e mi grattava dietro l’orecchio e io uggiolavo felice.

 

Ero entrata nel mio ruolo di cagnetta e ci davo dentro, mi divertivo e facevo divertire la padrona che ora stava parlando con due macho man in shorts e canottiera traforta, e mica male i fisici, se i vestiti erano ridicoli ciò che c’era sotto non era niente male e poi, dalla mia posizione potevo ben vedere cosa gli shorts nascondevano.

 

Attillati ed elasticizzati quei pantaloncini non solo non nascondevano nulla ma anzi evidenziavano due arnesi già a buon livello di tiro, io mi strusciavo abbracciandola ad una gamba della mia signora la quale ogni tanto mi dava unagrattatina e mi diceva di stare buona, poi ogni tanto toccavo quelle gambe, ma loro i macho men si scanzavano e rifiutavano il tocco, io non capivo ero così arrapante nel mio ruolo di cagnetta e loro erano abbastanza arrapati.

 

Poi sentii il guinzaglio tirare e allora seguii la signora e i due tipi verso un’altra zona del locale, capii dove eravamo diretti solo alla fine quando entrammo nel bagno delle signore, tutti e quattro. Dentro com’è ovvio c’era altra gente ma la mia signora tirò dritta fino in fondo al locale dove c’era una rientranza, passo dietro e si girò, poi rivolta ai due disse: “allora fatemi vedere di cosa siete capaci” e allora compresi anche io, i due erano gay e la mia signora aveva tirata su una scommessa, voleva vedere se davvero come essi millantavano erano capaci di fare l’amore davanti a noi due, ovviamente il luogo l’aveva scelto lei, Claudia, conoscendola so bene che per queste provocazioni preferiva i luoghi affollati, mettevano soggezione.

 

I due non si fecero soggiogare e iniziarono a baciarsi lingua in bocca, io guardavo ma non mi dava nessuna sensazione mentre la padrona guardava con altri occhi, sapevo che era perversa ma non conoscevo questo suo lato, la vidi decisamente arraparsi quando dal bacio passarono a toccarsi, io mi accoccolai in terra in modo da vedere bene tutta la scena e vidi la padrona che si passava le mani sul corsetto, infilava le mani nella scollatura fino a palparsi i seni e i capezzoli, mentre i due istigati dalla situazione erano davvero bel oltre e già presi dalla foga del momento, gli shorts erano già aperti e i loro cazzi stavano prendendo aria maneggiati con cura dalle loro mani.

 

Fu quando uno dei due si accucciò per fare un pompino al compagno che anche io mi eccitai, mentre la mia signora slacciati gli shorts si stava masturbando dimentica della sua schiava cagna, la medesima cioè io decisi che da brava cagnetta potevo anche fare un po’ come mi pare e tentai di allungare le mani su quello che se ne stava accuciato a spompinare l’amico.

 

Glielo presi in mano e gli sorrisi, lui mi guardò di sottecchi ma non disse no e quindi io iniziai una lenta sega, mi sdragliai completamente in terra e misi la testa tra le sue gambe, lo segavo e gli leccavo la punta della cappella, sentivo che rispondeva ai miei stimoli e glielo presi delicatamentei in bocca, palpeggiavo i coglioni e succhiavo senza muovere nulla, volevo capire se lui avrebbe iniziato a muovere il bacino a quel punto avrei compreso che la cosa era gradita e infatti dopo un po’ prese a scoparmi la bocca, io mi godetti quel membro che entrava in me ed ogni volta che si ritraeva lo succhiavo aspirandolo; non durò molto che mi venne in bocca, poi si tirò su e vidi che era l’amico ad accucciarsi verso di me, prese il membro che avevo appena spompinato nella sua bocca e succhiò lo sperma che ancora ne usciva, io girai la testa e presi il suo in bocca, ero in piena crisi da voluttà, non mi stavo masturbando se non con la mente, giravo la testa e mi trovavo davanti alla bocca un bel cazzo da succhiare, una goduria.

 

Poi i due si rialzarono lasciandomi lì, si tirarono su gli shorts riallacciandoli e pagarono la mia signora, non compresi il senso di quella forma di scommessa, ma forse non lo era non so, non devove capire io, non era il mio ruolo, se ne andarono lasciandoci lì da sole; poi la signora mi chiamò a se tirando il guinzaglio, dovevo finire l’opera che lei stessa aveva iniziato, così la leccai per bene, accanto alle labbra gonfie di voglia, dentro le labbra sfiorando quelle piccole e poi su fino al clito a cui davo dei colpi con la punta della lingua, lei godeva contorcendosi e io godevo a vederla in quello stato, sarà stata anche la mia padrona ma ora era in mio potere e volevo tenercela a lungo, quindi iniziai a leccarle l’ano, poi l’interno cosce alternando colpi di lingua in zone erogene e in zone meno sensibili al solo scopo di far soffrire.

 

Fu Claudia che alla fine tirò il guinzaglio a se e mi fece capire che voleva godere, io affondai i denti sul suo clitoride e leccai con gusto la sua carne poi Claudia, la mia signora, venne con un grido soffocato inondami il volto dalla sua copiosa smegna, io mi passai una mano sul volto sbavando anche il trucco, poi la guardai sorridendo come una brava cagnetta dovrebbe fare quando esaudisce un desiderio della sua padrona.

 

La serata finì che venimmo cacciate dal locale, davamo davvero scandalo noi due e alle lamentele di qualche sciura di ciò che avevamo combinato nel loro bagno, i gestori ci fecero andare via per evitare ulteriore scandalo, inaudito però ce ne andammo ridendo come sceme, poi venne il mio momento di godere e Claudia ribaltati i ruoli si infilò sotto la mia gonna di tulle dove mi fece vedere le stelle con le sue sapienti mani e la sua saettante lingua.

 

I miei dubbi riguardo il mio lavoro rimanevano tutti ma almeno avevo la mia vita, una vita che per anni avevo anelato e mai posseduto veramente ma che ora avevo raggiunto e per la quale ero disposta a lottare per mantenerla.

Dopo tre mesi di quella vita scoprii che avere un conto in banca superiore a 20000 euro dava un euforia insperata e inoltre vedere quelle cifre in così poco tempo mi fece pensare che dopotutto potevo anche lasciarmi andare a qualche spesa, lo dissi a Claudia la quale mi fece però notare che se pur avevo bisogno sicuramente di vestiti di una certa classe era anche vero che dovevo pensare al futuro visto che questa non era una vita sicura al 100% e che comunque prima o poi si smette per stanchezza o per età. Ci pensai un po’ su e decisi di fare un poco di shopping comunque, ma stando attenta a non dilapidare da subito la mia piccola fortuna.

Comprai delle scarpe col tacco e degli stivali, anch’essi con un po’ di tacco, ma molto comodi, lingerie di una certa classe e un paio di vestiti di cui iniziavo a sentire il bisogno dato che il mio guardaroba era datato di almeno tre stagioni, fare la cassiera paga poco, e inoltre troppo ordinario; non si fa la puttana di classe con roba da grandi magazzini, ma alla fine mi resi conto di aver speso quasi 5000 euro, forse un po’ troppo, inoltre pagavo ancora il mutuo della casa di Udine che ero decisa ad acquistare.

Così tornai a chiedere a Claudia come potevo incrementare le entrate o meglio come potevamo, dopotutto anche se lei tra l’agenzia e il “lavoro” guadagnava molto più di me comunque i soldi non bastano mai; alla fine decidemmo che è il tempo che non ci basta; fare due marchette da 500 o 700 euro al giorno quando va bene è un’ottima cosa, più spesso da 200 euro e lei lavora la mattina e a volte anche il pomeriggio, qualcuno deve badare alla casa e allora anche io alle volte devo limitarmi nelle mie “uscite”, insomma ci rendemmo conto che si guadagnava bene solo nei fine settimana quando eravamo chiamate in qualche discoteca per spettacoli o per intrattenimento, per il resto avevamo poco tempo.

Certo che Claudia non poteva ne voleva lasciare l’agenzia che pure le faceva guadagnare delle belle cifre, anzi a dirla tutta a lei le cose andavano bene pure così e non voleva certo cambiare la sua vita per me, però da buona imprenditrice iniziava a fiutare l’affare e io da buona ruffiana le stavo mettendo il naso dritto verso l’affare che avevo in mente, prendere una ragazza da addestrare ai ruoli di casa.

Il problema era sceglierla, con me era stato facile, ci conoscevamo da anni ma ora non potevamo certo ricominciare a “coltivare” un’amicizia da zero, ci sarebbe voluto troppo tempo; pensammo alle amicizie comuni ma convenimmo che due come noi non si potevano trovare nemmeno nelle amicizie di chat, troppa millanteria, così ci buttammo nel mondo delle ragazze alla pari.

Intanto doveva essere una ragazza e non un ragazzo, doveva avere una certa cultura e non essere una zotica, doveva essere bella e insomma cercavamo qualche cosa di introvabile o forse volevamo troppo, alla fine anche la lingua era un problema, io mastico un po’ di inglese e Claudia parla francese, invece di pensare che era una fortuna poter contare su due idiomi anche se parlati e capiti stentatamente pensammo che era pericoloso il non capirsi tutte e tre all’unisono, io dissi allora che potevamo puntare sullo spagnolo più facile, ma alla fine ci iscrivemmo tutte e due ad un corso di inglese da dove uscimmo dopo altri tre mesi in cui lavorammo meno del solito, eravamo più stanche del solito e ne sapevamo quanto prima, insomma poche idee e anche ben confuse.

Ci salvò una ragazza conosciuta al corso di inglese, un’irlandese simpatica ed estroversa, irlandese come poche, capelli rossi, occhi verdi, pelle chiara ed efelidi, un po’ pienotta e sempre sorridente, insomma un caso tipico come dicevamo noi, eppoi parlava anche un italiano comprensibile; la tipa di nome Abaigeal, all’inglese Abigail, per noi da suvbito Abigeato, cercava casa e noi potevamo offrirgliela ma a quel punto si ripresentarono i soliti problemi. Non sapeva praticamente nulla di noi, e noi fino a quel punto avevamo nascosta la nostra storia, sapeva che abitavamo insieme e che cercavamo una donna tutto fare che aiutasse in casa in cambio dell’affitto di una stanza, e basta.

Ora dovevamo dirle che eravamo amanti, e pure puttane di alto bordo e che seppure non ricevevamo mai in casa, doveva capire che quando non c’eravamo era perché stavamo esercitando il mestiere; toccò a me farle capire queste semplici cose, dopotutto ero pur sempre la schiava della mia padrona e dovevo dimostrare di essere all’altezza di saper gestire la situazione che avevo contribuito a creare, quindi un giorno la presi con me e la portai a prendere qualcosa in un bar per parlarle.

Abaigeal, hai un nome per noi italiani quasi impronunciabile ma interessante, ascolta, per noi va bene se a te va la cosa, ci guadagnamo tutti in fondo, tu un tetto e un letto, noi una casa finalmente in ordine e probabilmente a te va anche meglio perché di tempo ne rimane e puoi gestirti la tua vita come meglio credi, lei sgranò gli occhi di fronte a tanta fortuna, ma io continuai; però c’è un problema, tu non sai nulla di noi e noi in verità poco o nulla di te, ma prima che tu dica sì voglio metterti in guardia su me e Claudia, ebbene devi sapere che io e Claudia siamo amanti, sì hai capito bene siamo forse lesbiche almeno cerebralmente, nel senso che facciamo l’amore anche con maschi ma se devo pensare ad un amore penso a Claudia e non ad un uomo, quindi penso di essere lesbica, un po’ confusa ma insomma è un mio problema per ora, ma voglio essere chiara con te, fino in fondo.

Lei mi rispose che era di mentalità aperta e che non era un problema se non tentavanmo di violentarla; era chiaro che era disposta ad ogni cosa per vere quella stanza ma a me non andava bene così rincarai un po’ la dose.

Sì d’accordo ma non posso certo parlare per Claudia la quale è un po’ farfallina, hai presente cosa intendo? Sì? Insomma a lei se una persona piace la vuole, ma non avere paura comunque siamo adulte e non delle pazze da manicomio, insomma un no è un no anche per lei mnetii. A dire il vero più le parlavo e più pensavo che ero io ora che volevo farmi quelle forme morbide.

Lei disse che sì eravamo adulte e che comunque poteva sempre strillare se tentassimo di violentarla, la tipa aveva capito che non era solo di Claudia che doveva aver paura, comunque sia continuai con la seconda fase, quella più difficile.

Abaigeal, comunque non devi proccuparti molto per noi, in realtà a casa ci stiamo poco e la notte credimi dormiamo, anzi crolliamo per la stanchezza. E cosa fate per vivere? Fu lei a fare la domanda fatidica al ché pensai bene di ripondere nel modo più diretto possibile. Facciamo le puttane.

Rimase interdetta, non sapeva se ridere o rimanere seria a soppesare la cosa prima di dire che no non ci stava, invece poco dopo disse sì, per lei andava benissimo la cosa, dopotutto anche a lei era già capitato di doversi vendere per vivere, una volta sola disse, ma una volta di troppo. Bene!

Era fatta, avevamo la nostra ragazza alla pari, e pure bella, tirai un sospiro, pagai il conto e l’accompagnai a casa a prendere le sue cose, nel frattempo avvisai Claudia che era fatta, aveva accettato e senza quasi fare domande; Claudia ne fu entusiasta e quando finalmente arrivammo tutte e due a casa si fece trovare in cucina che preparava una cenetta per tre, salutò Abaigeal, le fece vedere la sua camera, che prima era stata la mia, eppoi, finalmente, mi salutò con un bacio mozzafiato a cui assistette un’Abaigeal abbastanza interdetta.

Prendemmo un aperitivo sulla terrazza a lume di candele parlando di noi e di cosa ci aspettavamo da Abaigeal, la quale con somma gioia scoprì che poteva lavorare anche solo a mezza giornata, così da organizzarsi la propria vita, l’importante era che ci facese trovare la cena pronta, anche all’irlandese se voleva, e la casa pulita, per il resto noi ci saremmo state poco dato il nostro lavoro.

Con l’acquisto di Abaigeal in effetti incrementammo gli introiti, non di molto ma più stabili, potevamo organizzare una settimana di lavoro mattina e sera, dedicarci al fine settimana per noi, insomma ci stavamo riorganizzando la vita. Sembrava che tutto filasse liscio.

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