Skip to main content
Racconti CuckoldRacconti EroticiRacconti sull'AutoerotismoTradimentoVoyeur

Tempi travagliati – Capitolo 2 – Dubbi, perplessità e conoscenze

By 7 Ottobre 2021No Comments

I due colleghi scambiavano commenti sempre più salaci su quanto vedevano e sollecitavano mie considerazioni; ebbi per un attimo la sensazione che fosse tutta una trappola: che sapessero benissimo che “quella troia” fosse mia moglie e che mi obbligassero a commentare per potermi poi sputtanare e prendere per il culo.
Una macchinazione del genere era ovviamente impossibile e mi impegnai, comunque, a non far capire ai due che conoscevo (e quanto bene!!!) la donna, aumentando anzi ancor più la pesantezza delle volgarità con le quali commentavamo l’inaspettato spettacolo.
Goran ebbe l’idea di tirar fuori il suo smartphone e provare a scattare fotografie (poi tentò registrare anche un breve filmato) dell’imprevisto spettacolino, nonostante la distanza ed il disturbo creato dagli alberi, annunciando divertito che l’avrebbe condiviso coi suoi “compaesani” ed anche io ed Ahmed che nel frattempo aveva anche tirato fuori il suo notevole cazzo ed aveva cominciato a masturbarsi e… e lo fa anche Goran e io che rischio di passare per timidino, per giorni e giorni di prese in giro, magari con altri colleghi?? Nonostante la mia dotazione meno imponente dei due colleghi anche io, con la mia mano…) estraemmo gli smartphone e lo imitammo; provai un torbido, perverso, profondo piacere a sapere che le foto di mia moglie, mentre fa la troia con due grossi cazzi, sarebbero state condivise con gli amici dei miei colleghi e metre ci stavamo segando davanti alla sua troiaggine.
Alla fine, i tre sul letto si dichiararono soddisfatti e potei perciò incitare i miei due colleghi a tornare al lavoro.
Però, pur mentre lavoravamo e scambiavamo gli ultimi lazzi a commento dello show, riflettevo, riflettevo furiosamente su ciò che avevo visto –ero stra-certissimo che si trattasse di Cate, avevo anche riconosciuto la farfalla tatuata sulla spalla sinistra!- e… e mi trovai inaspettatamente eccitato.
Scacciai i pensieri su ciò che avevo visto (ed invitai i colleghi a fare lo stesso) perché sapevo che essere distratti da altro è il modo migliore per farsi male, sul lavoro.
Ma poi, alla fine della giornata, decisi di prendermi un po’ di tempo per riflettere sulla faccenda.
Mentre scorrevo gli scatti e i filmatini registrati sullo smartphone (diversi scadenti, ma qualcuno buono, nitido, dove mia moglie Cate si vedeva e riconosceva bene!), passai in rassegna tutte le emozioni che avevo provato ed identificai sorpresa, eccitazione, entusiasmo e solo qualche misera briciola di gelosia, sepolta dal cumulo delle altre sensazioni.
Mi ritrovai inaspettatamente eccitato, intendo tremendamente eccitato! Non ricordavo di aver mai visto il mio cazzo così congestionato da parecchio tempo e resistetti a fatica alla voglia di masturbarmi ancora ed arrivare ad una sborrata liberatoria.
Valutai quale fosse il comportamento più appropriato da tenere, nei confronti di Cate; certo, potevo sbatterle in faccia le lampanti prove del suo tradimento, di quanto fosse troia (…e sentii l’inguine contrarsi: al semplice pensiero delle immagini e del come la raffiguravano), ma…
Ma non avrebbe potuto –ovviamente!- negare, smentire e quindi sarebbe partita al contrattacco: conoscendola, sapevo che avrebbe trovato il modo di sbattermi in faccia che lei faceva quello che le pareva e che, comunque –evidentemente!- lo faceva nell’orario di lavoro, la cosa era correlata al suo lavoro, al posto così interessante che aveva trovato «…per sfamare nostra… MIA figlia e TE, se non lo hai ancora capito!» ed avrebbe trovato la maniera di ferirmi, ferirmi irrimediabilmente.
Ho sempre pensato che il “tradimento” non sia una questione di cazzi e fiche, ma un discorso che riguardi soprattutto il sentimento, l’amore verso l’altra persona.
Non mi sono mai sentito “infedele”, le rare volte che mi è capitato di andare con un’altra, perché sapevo –e spesso lo sapeva anche la tipa del momento!- che era una questione di pelle, di mucose e che non riguardava il sentimento, i progetti, la… storia mia con Cate.
La nascita di Alessandra, poi, aveva portato la situazione in un piano ancora diverso: da una parte, rafforzava il nostro rapporto e gli forniva una motivazione: il crescere ed educare la nostra cucciola, donandole un ambiente sereno e positivo; d’altra parte, la sua nascita rendeva il nostro rapporto più… delicato: nel caso fossimo arrivati ad una rottura, non saremmo più stati due adulti che si dicono addio e amen, ma avremmo anche avuto la responsabilità di peggiorare l’ambiente psicologico ed emotivo di nostra figlia.
No: era meglio, molto meglio!, che mi reingoiassi quel pochino di orgoglio che ancora mi era rimasto e che facessi finta di nulla.

Però la sera, quando alla fine tornò (ad un’ora davvero tarda: Ale l’avevo già messa a dormire nel suo lettino!), percepì che “c’era qualcosa” dal mio atteggiamento.
Subito non disse nulla, ma poi indagò, sinceramente premurosa.
Mi sembrava di essere IO la moglie, a dire «Ma no, non c’è nulla, dai…» e lei a insistere e io prima, «Ma niente! Non c’è nulla!!!» finché non ammisi: «Beh, sai… Prima di tutti questi casini eravamo una famiglia… diremo così… normale! Cioè: io che lavoravo e tu che stavi a casa con Ale…
Adesso mi trovo spiazzato, a stare a casa sperando di trovare qualche giornata da fare, ogni tanto… mentre invece tu hai un buon lavoro, solido, redditizio e conosci gente, giri, viaggi…»
Mi trovai a fare la faccia triste ed a sporgere il labbro inferiore, come i bambini tristi, ma volevo vedere cosa (e come) mi avrebbe risposto!
Cate mi avviluppò e mi sommerse di un manto di tenerezza, di affetto, di amore: fu molto convincente a dirmi che io ero la cosa più importante della sua vita, dopo la Ale e che io ero l’unico amore della sua vita…
Dal divano, spostammo il chiarimento al nostro letto e devo dire che fu molto convincente, anche se probabilmente era stanca per il pomeriggio… movimentato; in effetti la trovai meno eccitata, meno lubrificata di quanto di solito la trovassi.
Finito di fare l’amore (non di scopare! Avevamo proprio fatto l’amore!), dopo le abluzioni, lei si addormentò quasi subito ed io mi regalai qualche minuto di riflessione, con gli occhi aperti verso il soffitto nella stanza buia.
Le sue parole erano state convincenti, ma non era importantissimo, che lo fossero: quasi qualunque donna fedifraga sarebbe riuscita a dire qualcosa del genere.
Quello che invece mi aveva rassicurato, era stata la risposta del suo corpo: molte donne avrebbero inventato ottimi motivi per… mandarmi in bianco o, al limite, darmi un “contentino”: un pompino svogliato, una veloce sega; lei invece, nonostante fosse stanca per ciò che -a sua insaputa!- le avevo visto fare, si era impegnata per soddisfarmi, per non… instillarmi dubbi ed avevo avuto la netta sensazione che, nonostante fosse affaticata, piacesse e gratificasse anche lei.
Non mi era –tecnicamente!- fedele… ma almeno cercava di non far incrinare il nostro rapporto, combattendo efficacemente i miei “primi” dubbi, non sapendo che io l’avessi vista e quale    impatto aveva avuto la cosa su di me.

I giorni seguenti, al cantiere, per quanto tenessimo d’occhio le finestre del loft (ed anche tutte le altre, a dir la verità), non ci capitò più di assistere ad altre performances erotiche, ma i miei due compagni si divertirono molto, durante le brevi pause che ogni tanto facevamo, a rievocare e commentare in modo molto salace lo spettacolino del giorno prima.
Io soprattutto ascoltavo, ridendo o facendo brevi commenti, ma mi beavo delle oscenità che loro riversavano su mia moglie ed ero estremamente eccitato dalla situazione.
Quando ero solo, mi trovavo a volte a prendere lo smartphone ed a guardare le foto e le clip che avevo scattato a mia moglie a sua insaputa e trovavo quella visione molto, molto eccitante.
Non sapevo se –e come!- affrontare la questione con lei e mi… vergognavo troppo ad immaginarmi mentre le dicevo che vederla scopare con altri uomini, invece di farmi incazzare, di farmi avvampare di gelosia, mi eccitava invece da morire…
Finì quel lavoro e tornai alla mia routine di casalingo che, a volte, andava a farsi una mezzagiornata di lavoro in nero, giusto per aver qualcosa di proprio-mio in tasca.
Passò un po’ di tempo, poi mi arrivò un messaggio sul cellulare: era un whatsapp di Goran che mi diceva: «Un mio amico ha ritrovato la troiona! Sembra anche a te la stessa vacca?» a commento di uno scatto dove, in effetti Cate era riconoscibilissima, girata inconsapevolmente verso l’obbiettivo, accoccolata sul grembo di un nero colossale che le teneva un braccio attorno al petto e le stringeva una tetta con la manona.
Risposi al messaggio confermando e poi riflettei che Goran (e presumibilmente anche Ahmed) avevano diffuso tra i loro amici gli scatti di quella volta e loro si erano messi in caccia di “quella porcona”, la mia Cate, con risultati evidentemente positivi.
Immaginai schiere di cazzi –di tutti i colori e le dimensioni!- che diventavano duri in onore di mia moglie e poi, dopo un’adeguata manipolazione, zampillavano il loro tributo alla mia porca preferita e… e anch’io mi trovai la mano appiccicosa.

Un paio di giorni dopo, Cate si era presa una giornata per stare con noi, prima di una trasferta che l’avrebbe tenuta lontana per una settimana.
Così avevamo deciso di passare una giornata sulle colline, a far godere alla piccola Ale la bella giornata primaverile.
Eravamo al tavolo di una piccola trattoria con un’eccellente cucina, quando sentii arrivare un messaggio; ormai non spegnevo neanche più il cellulare, la notte. Speravo sempre che mi chiamassero per un lavoro, un qualunque lavoro e quindi, quando squillava, rispondevo subito.
Per questo presi lo smartphone dalla tasca e vidi che mi aveva chiamato Goran, mandandomi un’immagine: immaginai che fosse un altro scatto delle prodezze di mia moglie e, non avendo ancora preso una decisione sul dirle o meno che sapevo, decisi di trascurare il messaggio, lasciando il cellu sul tavolo col display verso in basso.
«Chi ti ha messaggiato?» mi chiese lei, diluendo il tono inquisitorio con un sorriso distratto.
Ops! «Ma niente… è uno col quale a volte lavoro, che ogni tanto mi manda delle cazzate per ridere un po’…
Buone queste fettuccine, non trovi?»
Cercai di distogliere la sua attenzione sottolineando la bontà del cibo e, con mio grande sollievo, accettò di portare l’attenzione sulle vivande.
Dopo le fettuccine, arrivarono anche i secondi, i contorni e, prima dei dessert, decisi di andare un attimo in bagno.
Alla fine del pasto, stavamo per alzarci e allungai la mano per riprendere il cellulare: dovetti muovere in modo strano il braccio per prenderlo…
Mentre, più tardi, Cate era impegnata a cambiare Alessandra appoggiandola sul sedile posteriore della nostra auto, mi allontanai pigramente di qualche passo e, come fui certo di non essere visto da mia moglie, controllai il messaggio di Goran, che in effetti era nel tenore dei soliti: «Un mio compaesano ha ritrovato la troiona, anche se qui non chiava!!!» e l’allegato era un filmato di una decina di secondi, dove si vedeva mia moglie Caterina mentre –probabilmente in un parcheggio sotterraneo- veniva abbracciata e frugata sotto la gonna del tailleur dal tizio col quale si baciava appassionatamente.
Sentii l’erezione tendere prepotente i pantaloni, ma me la feci passare rapidamente: non volevo ovviamente che mia moglie mi sorprendesse in quelle condizioni.

Il giorno dopo doveva vedersi col suo capo in aeroporto e, per semplificarle le cose, la accompagnai.
Nell’atrio dell’aerostazione, Cate mi presentò Stefano, il suo capo: un uomo alto, massiccio, con l’aria cordiale ed una potente stretta di mano; mi risultò subito gradevole ed intuii, tra Stefano e mia moglie una certa innaturalità nello studiato cameratismo tra colleghi, cercando di coprire ai miei occhi un rapporto più approfondito.
Finalmente potevo dare un nome all’uomo che si stava facendo fare il soffocone da Cate nel loft, mentre l’altro la inculava e poi che la stava frugando nel parcheggio.
Mentre guidavo verso casa, dopo aver assistito al decollo del loro aereo, riflettei che Stefano aveva davvero un fisico imponente… dappertutto!

11
1

Leave a Reply