Skip to main content
Racconti 69Racconti EroticiTrio

LAURETTA cap. 8 Un trio coinvolgente

By 4 Novembre 2019Aprile 22nd, 2020No Comments

Li precedetti su per le scale aprendo la porta della camera. Gianni entrò deponendo delicatamente il suo fardello seduto sul bordo del letto, ma subito Lauretta si lasciò andare all’indietro distesa. Rimanemmo in piedi lunghi momenti, muti e incantati davanti alla bellezza che aveva stregato prima me poi il mio compagno. Lei vedendosi così intensamente osservata distese le braccia all’indietro e aprì le gambe provocandoci con ingenua malizia.

Distesa sulla schiena, il rilievo dei piccoli seni era quasi scomparso ma rimaneva la lieve protuberanza delle aureole rosa con in mezzo i capezzoli eretti. Sarebbe sembrato un ragazzo non fosse per il rilievo del pube, che ingentilito da un ciuffetto di peli biondi e radi, lasciava intravvedere la sua fichina, una ferita dai bordi arrotondati. Appena al di sotto, l’ano rosa dalle adorabili increspature e la mirabile curva delle natiche talmente compatte da conservare la loro forma pur premute sul letto, anche le ascelle erano decorate da una lieve peluria bionda.

L’avevo vista ignuda decine di volte ma non mi ero ancora saziata dalle forme di quel corpo liscio e perfetto, le gambe penzoloni, i piedi che sfioravano il tappeto, il suo atteggiamento di resa incondizionata e le cosce aperte erano una esplicita richiesta non solo a farla godere ma anche a godere di lei e con lei. Il membro di Gianni pulsava di eccitazione davanti a quella bellezza esposta; Lauretta chiuse gli occhi quando puntando le braccia ai due lati delle sue spalle lui si chinò sul suo viso.

Ricominciai ad accarezzarmi appena le loro bocche si sfiorarono, Lauretta socchiuse le labbra permettendo alla lingua di Gianni di muoversi da un angolo all’altro della sua bocca, immaginai quella lingua fare la stessa cosa nel taglio della sua giovane fica e dovetti sospendere la mia masturbazione altrimenti sarei subito venuta. Vedevo il membro pesare sopra il sesso della ragazza, non per penetrarla perché non era soltanto il glande ma era l’itera asta quella che muovendo adagio le reni, lui strusciava lungo la fica della porcella. Lei la sentì e sollevando il bacino lo mosse languidamente cercando quel contatto che adesso, lungi dallo spaventarla la eccitava oltre ogni dire.

Le loro bocche si fusero, chiuse gli occhi assaporando il languore di quel bacio durante il quale, le bocche si muovevano accarezzandosi con le labbra, giocando con le lingue, vidi le giovani mani sotto il petto del mio maschio muoversi cercando i capezzoli che sapevo sensibili, pizzicarli . . . Fu il mio uomo a sospirare nella bocca della fanciulla, poi quelle mani scesero sotto il ventre di lui chiudendosi attorno al suo membro, spingendolo per metterlo verticale, lui la agevolò sollevando il bacino, ma appena sentì sotto il glande la morbidezza delle carni che cominciavano ad aprirsi, si bloccò e sollevò il viso interrogandola con gli occhi.

“Si. . . si . . .” implorò la ragazza infoiata sfidandolo a penetrarla. Gianni si scosse, le avrebbe fatto male e poi era troppo presto! Si raddrizzò e balzando all’indietro immerse il viso in fondo al ventre dell’adorabile porcella. Lauretta emise un piccolo grido e puntando le cosce sulle sue spalle sollevò alto il bacino; subito due mani forti furono sotto il suo sedere mantenendolo sollevato mentre lui banchettava con la sua passera.

Adesso la fanciulla sospirava poggiando sul letto unicamente la nuca mentre il rimanente del corpo nelle mani del mio uomo era scosso da fremiti, guardava smarrita quel viso muoversi al vertice del suo ventre. Ne vedeva solamente la fronte e gli occhi puntati nei suoi occhi mentre il naso, la bocca, la lingua nel suo sesso facevano sentire il lavorio che le procurava quei fremiti.

Sentivo il rumore bagnato di quei baci ma Lauretta oltre ai baci, sentiva il calore della saliva che Gianni emetteva per rendere la giovane vulva liscia al movimento della sua lingua colare fra le sue natiche, era la saliva che Gianni emetteva per rendere la giovane vulva liscia sotto la sua lingua in mancanza della manifestazione naturale dell’eccitazione della ragazza. Ma era eccitata Lauretta, e godeva la cara porcella, godeva con piccoli lamenti muovendo in modo disordinato il corpo scosso da brividi, le mani ad accarezzarsi le tettine poi quelle mani scesero a premere la testa di lui fra le proprie cosce, sospirò lungamente, emise ancora qualche gemito e venne!

Con un lungo lamento Lauretta si abbandonò. adesso tremava tutta, durò poco, allontanò quasi con brutalità la testa del mio uomo che non aveva percepito l’orgasmo della fanciulla e continuava a “mangiarla”di baci e a leccarla. A questo punto intervenni spingendolo da parte e salii a fianco della fanciulla accarezzando il capo biondo, baciando il suo viso, coccolandola finché lei si calmò smettendo di tremare.

Gianni fortemente eccitato non staccava gli occhi dalle tenere cosce aperte sul giovane sesso luccicante della saliva che colando aveva formato un alone bagnato sul lenzuolo sottostante. Lessi negli occhi del mio uomo il rammarico per non aver accettato l’invito della ragazza quando gli aveva chiesto di penetrarla; capii che adesso ne era fortemente tentato, e l’avrebbe sicuramente fatto se non fossi intervenuta.

Rotolai distesa sul dorso a fianco della ragazza e sollevai le gambe aprendole, “vieni amore” dissi rivolgendomi a lui e per rendere più esplicito il mio invito portai entrambe le mani ad aprirmi le labbra della vulva. Lui esitò, ancora incantato dal giovane corpo, poi si posizionò fra le mie gambe con il membro che non oscillava minimamente tanto era teso.

Si chinò sul mio viso “siete delle belle troie sapete?” disse, ricevetti la sua lingua succhiandola con voluttà poi aprii larga la bocca, lui la esploròavidamente poi le mie mani sulle sue natiche lo attirarono. Entrò in me senza che ne io ne lui ne guidassimo il membro; da subito mosse le reni scopandomi senza riguardo, con rabbia, il cazzo come un ariete urtò più volte la bocca del mio utero facendomi male, gridai allarmando la ragazza che si volse verso di noi preoccupata.

“Mi fai male, mi fai male!” supplicai, furono pochi i colpi del suo cazzo, ma furono tremendi, Gianni se ne rese conto e si scusò sommessamente. Lui è così, quando è allupato non si rende conto di quanto possa essere devastante un membro che urta l’utero, ogni volta è come se volesse sfondarmi, per questo amo che mi scopi il culo, se ben lubrificato il membro può entrare per tutta la sua lunghezza e amo l’urtare anche violento dei suoi fianchi contro le mie natiche.

Divenne dolcissimo, si sollevò sulle braccia e prese a scorrere lentamente gustando insieme a me la carezza che facevo al suo pene, ora me lo dava scivolando dolcemente in quella che amo chiamare il fodero del suo cazzo. La vista del godimento della giovane porcella aveva acuito il mio desiderio, la mia eccitazione era al massimo. Rivolsi al mio uomo uno sguardo di gratitudine; Lauretta ci stava guardando, aveva cominciato ad accarezzarsi, con una gamba sollevata alta, le dita a percorrere la fichina bagnata di saliva. . . E’ straordinaria la capacità di ricupero che hanno le giovanissime, era nuovamente pronta al piacere!

Allungai il braccio, bastò perché lei fosse con il viso sopra il mio, amo godere avendo la bocca occupata, dovetti solo socchiuderla e ricevetti la lingua della porcella e mentre mi baciava una sua mano andava da uno all’altro dei miei seni, era diventata esperta in carezze Lauretta, i miei capezzoli già tesi vennero sapientemente titillati e dolcemente pizzicati, Gianni si era del tutto sollevato, le ginocchia aperte ai due lati del mio bacino, aveva aumentato l’andatura del membro in una fica i cui umori lo lubrificavano abbondantemente, vidi che allungava il braccio, sapevo che la sua mano stava cercando il sedere della fanciulla che si mosse girandosi in parte per agevolare le carezze di quella mano, l’esplorazione di quelle dita.

La testa bionda si spostò sopra il mio petto, sentii l’alito caldo e i sospiri della porcella che lambiva i miei seni e la sua bocca che giocava con i miei capezzoli. Ci sapeva fare, ne colpiva le punte facendole vibrare a colpi di lingua, una cosa irresistibile; non potei impedirmi di lamentarmi, prima sommessamente poi più forte, Gianni comprese e aumentò l’andatura della scopata, ma fu quando passata una mano sotto di me, prima stuzzicò poi affondò il dito nel mio ano facendolo andare in sincronia con il membro, che il mio piacere si fece prepotente, l’orgasmo montò, montò.

Penso di aver già detto che amo godere con la bocca piena; l’ideale sarebbe stato il membro di un altro uomo, ma in mancanza. . . venni gemendo nella bocca di Lauretta, muovendo di qua e di la il bacino per sentirlo tutto il cazzo che mi stava frugando. Il mio uomo fu stupendo, accompagnò il mio piacere muovendo il dito nel mio culo finché il mio godimento ebbe termine e lentamente mi calmai. Gianni attese che gli spasimi attorno al suo membro si furono chetati prima di ritirarsi, e anche in questo fu meraviglioso ed è una delle ragioni per le quali lo amo.

Appena potei mi sfilai di sotto a lui e mi sedettì sul letto. Gianni ginocchioni si mosse verso la ragazza che volse verso di lui il viso; non si rifiutò quando senza preamboli lui offrì il cazzo grondante dei miei umori alla sua bocca, lei gli venne incontro aperta e pronta, lo ricevette chiudendo le labbra poco oltre la cappella, sentì il sapore della mia eccitazione e del mio piacere. Allora prese a leccarlo con la cura che hanno le certe bambine che leccano le gocce che colano lungo il cono di un gelato, con quella cura lo nettò interamente degli umori di cui era pregno, poi lo riprese in bocca e iniziò a succhiarlo.

Vidi le sue guance incavarsi, le sue labbra andare avanti e indietro per quanto le fu possibile, le sue mani muoversi, scivolare lungo la verga che la sua saliva aveva bagnato, giocare con le sue palle poi impugnare il cazzo e far andare le pelle in sincronia con la sua bocca divenuta avida. Gianni cominciò a sospirare rumorosamente, spiazzato per non essere lui a condurre il gioco ma una ragazza pressoché implume che stava diventando padrona del suo godimento. . . 

Riuscì a fatica a sottrarsi sollevandosi in ginocchio, guardava la porcella con aria ebete, il suo membro gocciolante era teso allo spasimo. Lei gli fu contro, lo rovesciò sul dorso venendole sopra, la bocca a coprire la sua, la lingua a violare le sue labbra di maschio, costringendole ad aprirsi, le mani in movimento lungo il suo corpo quindi scendere al ventre e chiudersi sul membro per trascinarne la pelle in una lenta masturbazione.

Ero sorpresa e anche shoccata da quella libidine che culminò quando repentinamente, senza lasciare di muovere la mano che impugnava il cazzo, Lauretta venne sopra di lui sedendosi sul suo viso, facendosi subito leggera per oscillare il bacino avanti e indietro offrendogli la fica e anche il buchetto che Gianni non mancò di leccare passando dall’una all’altro più volte prima che. . .

Non riconoscevo più la Lauretta che amavo, per la trasformazione che si stava operando in lei, da ragazza viziosa ma pressoché vergine, a femmina infoiata, poi si lasciò andare in avanti cercando con la bocca il suo cazzo con il solo risultato di sfiorare con le labbra la cappella, tanta era la sproporzione fra i corpi abbracciati, provocando in me delle emozioni contrastanti.

Sembrava un ranocchio che cavalca un rospo, le sue cosce aperte ricordavano quelle di una rana e quelle cosce stringevano accarezzando il viso del mio uomo nei movimenti che facevano per meglio sentirne la bocca famelica, le piccole mani stringevano la verga tirandola con forza per averla a portata di bocca. Gianni fu quasi costretto a sollevare le gambe aperte e anche il bacino finché sentì attorno al glande il calore della bocca della ragazza, allora portò entrambe le mani alla piega delle sue ginocchia per tirarle maggiormente a se.

Ho praticato molte volte il sessantanove sia con uomini che con ragazze, e alcune volte l’ho visto praticare, ma niente era simile a quello che avveniva davanti ai miei occhi, perché era oscenamente erotico vedere Lauretta con la testa sollevata, ricevere il membro che Gianni spingeva oscillando, dondolando sulle reni. Benchè all’inizio le labbra della sua bocca andassero poco oltre il glande, i movimenti del mio uomo lo spingevano ogni svolta sempre più e ogni volta il cazzo entrava maggiormente nella bocca che lei si sforzava di spalancare.

Dall’oscena coppia si levavano i lamenti del piacere della goditrice e i grugniti del maschio arrapato, guardavo affascinata il lento oscillare del mio uomo e lo scivolare del suo membro nella bocca della ragazza, il piacere che riceveva nella fichetta lo trasmetteva all’uomo salivando abbondantemente sul membro che riceveva.

Il piacere di Gianni sollecitato dalla nostra scopata e adesso dalla bocca della ragazza, salì tanto prepotentemente che dopo una serie di esclamazioni rauche si fermò fremendo, Lauretta cercò di sottrarsi al membro che lui era riuscito ad immergere in profondità, cercò di gridare, i suoi occhi si empirono di lacrime, poi tossì e dai lati della sua bocca scesero i rivoli bianchi del godimento del mio uomo che con una serie di rantoli scaricava il suo piacere muovendo adagio le reni, infine liberò la bocca della fanciulla e si distese soffiando come un mantice.

Insieme al cazzo, uscì lo sperma che Lauretta colta di sorpresa non aveva potuto trattenere e che lasciò colare con piccoli colpi di tosse lungo il suo mento e la sua gola. L’abbracciai cercando di consolarla, accarezzandole il viso e deponendo bacetti sulla boccuccia le cui labbra avevano il sapore dello sperma mentre ne lambivo l’interno, ma anche la fanciulla stava godendo perché Gianni pur nel piacere non aveva smesso di leccarla e di mangiarla di baci.

“Lisaaaaa!” supplicò la porcella. Era anche mio desiderio che me la leccasse. Mi alzai in piedi e divaricate le gambe ai due lati della sua testa poggiai le mani contro il muro al di là del letto; le sue mani si chiusero sull’alto delle mie cosce attirandomi mentre lei rovesciato il viso applicò la bocca al mio sesso.

Mossi oscenamente le reni, strusciandomi sulla sua bocca finché Lauretta non trovò la posizione migliore per leccarmi come piaceva a lei e a me; il suo piacere la faceva sospirare e gemere mentre me la baciava e me la leccava trasmettendomi delle vibrazioni irresistibili, la porcella stava godendo e quando il suo orgasmo giunse all’apice applicò la bocca aperta alla mia fica e me la succhiò in modo talmente ingordo da far salire il mio piacere alle stelle, feci scendere le dita a malmenarmi il clitoride e . . . venni nella bocca della porcella che non si sottrasse e mi leccò ancora bevendomi fino alla fine.

Infine sciogliemmo l’osceno trio e rimanemmo lunghi minuti a guardarci ansimando, ancora increduli per aver osato tanto, infine con uno sforzo mi alzai. “Ragazzi sono le 12 passate, non avete appetito?” Mi infilai una vestaglia e prima di uscire dissi loro di mettersi qualcosa addosso, scesi e entrata in bagno mi infilai sotto la doccia.

Una volta uscita andai in cucina e feci scaldare quello che avevo preparato il giorno prima, misi in tavola alcuni antipasti e attesi. Poco dopo udii i due scendere, Gianni con addosso una veste da camera mentre Lauretta aveva messo la giacca di un pigiama del mio uomo, che le arrivava a metà coscia ed era . . . una visione incantevole. Entrarono entrambi in bagno e poco dopo udii lo scroscio dell’acqua e le risate dei due sotto la doccia.

Quando uscirono trovarono la tavola apparecchiata e pronta; Lauretta mangiò come un uccellino sebbene con appetito, neanche noi mangiammo molto, frenai Gianni ricordandogli con un’occhiata che per far bene all’amore è meglio trattenersi dal troppo mangiare e sopratutto dal troppo bere. Dopo chiacchierammo amabilmente, non toccando minimamente l’argomento sesso. Lauretta parlò della scuola, dei suoi compagni e quando chiedemmo se qualcuno di questi le piacesse in modo particolare, rispose guardando Gianni, che erano simpatici ma che li giudicava immaturi.

Mi aiutò a sparecchiare e asciugò i piatti che io avevo lavato, a Gianni come in molti uomini non più giovanissimi, dopo il pranzo venne preso da una sonnolenza, che normalmente combatte con qualche attività leggera o una passeggiatina che facciamo insieme. Ma oggi non era consigliabile per lui farsi vedere in giro perché ufficialmente era a valle ad aspettare che il furgone fosse riparato. Gli raccomandai di non prendere freddo e lui salì di sopra dopo averci dato un bacetto sulle guance.

Rimaste sole proposi di andare a fare quattro passi, in quanto sarebbe apparso alquanto singolare agli occhi dei paesani rimanere tappati in casa dal momento che aveva smesso di piovere e il sole si era aperto un varco fra le nuvole. Al momento di vestirci Lauretta propose di “indossare” le nostre palline vaginali, lei le aveva nella borsetta, io andai sopra in camera da letto e facendo in modo di non disturbare Gianni che dormiva coperto da un lenzuolo, aprii il cassetto dei miei “giocattoli” e presi le palline. Al momento di richiudere l’occhio mi cadde sui plug anali; senza pensarci troppo, presi i due che avevamo adoperato di recente e scesi.

Lauretta aveva già messo il suo corpetto-reggiseno e la camicetta e stava per infilare le mutandine. Vedendomi con i plug in mano sorrise; era graziosamente seducente con il culo bello da mangiare, le gambe magre ma non ossute che conducevano lo sguardo alla loro giunzione, dove dalla sua micetta pendeva la codicella bianca delle palline che aveva infilato.

Entrammo insieme in bagno, la feci piegare per ungerle il buchino con in gel che avevo portato insieme ai plug; quindi unsi bene la parte conica del suo plug e lentamente lo spinsi nel suo culetto mentre lei stringeva i denti. Infilai il mio ci rivestimmo e uscimmo nel sole.

Continua

 

schwarzdame@hotmail.it

I commenti che i lettori e le lettrici vorranno inviarmi sono graditi e avranno sempre risposta da parte mia. Naturalmente non risponderò agli apprezzamenti volgari e agli insulti.

 

Leave a Reply