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L’ Estate – Capitolo 4 – Colazione con dessert

By 12 Maggio 2020No Comments

La mattina Sara si alzò piuttosto tardi,ancora confusa da ciò che era accaduto il giorno precedente. Si sentiva calda e preda di un’eccitazione mattutina di grande intensità. Nel silenzio che ammantava la tenda ,ancora sdraiata sul lettino,allargò le gambe quel tanto che bastava e scese con la mano a sfiorare le mutandine. Massaggiò le labbra della fighetta, ora più accentuate, sentendo il cotone degli slip bagnarsi sempre più. Con l’altra mano abbassò di un poco il bordo del reggiseno e si mise a stuzzicare un capezzolo, sempre più turgido e sensibile. Infilò poi le dita nello slip e prese a stuzzicare il clitoride con maggior foga. Cercò di limitare i gemiti procurati dall’intenso piacere che si stava dando, mentre iniziava a palparsi il seno. Infilò poi due dita nella fighetta penetrandosi con decisione. Le dita scivolavano dentro e fuori mischiandosi ai suoi umori. Intenta a scoparsi con le dita non si accorse dei movimenti nella tenda e ,nel giro di un brevissimo attimo, vide la tendina divisoria aprirsi e far capolino il padre che,prima di buttar dentro la testa, la chiamò.
In un lampo la giovane si ricompose , si coprì con il lenzuolo e si caricò sul fianco,ancora rossa in volto per l’eccitazione.
“Si papi,sono sveglia” disse con un filo di voce.
“Bene” le disse il padre osservandolo con sguardo interrogativo. “Raggiungici appena puoi, siamo dai vicini a fare colazione”.
Sara annuì, sollevata dallo scampato pericolo ma preoccupata dal fatto che il padre avesse potuto notare qualcosa.
Appena uscito il padre, Sara si alzò,ancora scossa dall’eccitazione che non accennava ad andarsene e ,dopo essersi cambiata le mutandine, si vestì in fretta,fece un veloce giro ai bagni e tornò alla tenda.
Mamma, papà e Christian erano davvero nella piazzola di fronte, dai vicini, a fare colazione assieme a loro.
”Eccoti, pigrona” la apostrofò papà , seduto a un grande tavolone di plastica assieme ai suoi nuovi amici. “Ti sei svegliata tardi stamattina.”
Si avvicinò, salutò mamma e papà che,alzandosi, la presentò alle due coppie dei vicini i quali le strinsero amichevolmente la mano.
I due coniugi maschi notarono subito le grazie della figlia del vicino. La magliettina resa tesa dal seno, gli shorts azzurri aderentissimi, le labbra rosse e carnose… e durante la colazione soprattutto uno dei due si dimostrò particolarmente interessato alla giovane. La vicinanza di una ragazza come Sara lo aveva ringalluzzito e ,mentre discuteva con papà , a intervalli quasi regolari girava le lanciava qualche fugace occhiata.
Sara, dopo le vicende del pomeriggio del giorno precedente, aveva ora cominciato a notare maggiormente gli sguardi degli uomini,cosa che fino a poche settimane prima non l’aveva quasi mai neanche sfiorata.
Così,improvvisamente e quasi istintivamente, forse in parte ancora preda dell’eccitazione del mattino, o forse per trovare qualche risposta alle sue impellenti e nuove domande, si rivolse a sua mamma per chiederle se avesse visto il suo reggiseno nero poichè non lo trovava più e quello che aveva le era un po’ stretto. Nel dirlo accentuò il petto tirando indietro le spalle e mettendo ben in evidenza le due rotonde tette strette nella magliettina aderente. Aveva usato appositamente un tono di voce più alto del normale, era sicura che così avrebbero udito anche i due uomini, che ascoltavano papà il quale, come era solito fare , era partito in quarta a parlare di politica bombardando i due di dati e statistiche.
Mentre mamma,senza sospettare nulla, le diceva che non sapeva dove potesse essere, Sara notò uno che uno dei due uomini aveva subito voltato lo sguardo verso di lei, osservandole il petto.
Sara fece un bel respiro e rincarò la dose:” Ma mamma, lo avevo messo insieme alla roba da lavare. Gli shorts che ho su invece dopo l’ultimo lavaggio si sono sbaditi leggermente”. E subito si alzò in piedi, girandosi in modo che l’uomo potesse dare un deciso sguardo a quel culetto delizioso incastonato in un paio di shorts corti e stretti che esponevano le piccole chiappe ai voluttuosi sguardi altrui.
L’uomo guardava di sottecchi e quasi non sentiva più quello che il papà di Sara le stava dicendo. Era come rapito da quella ragazza, i codini che le davano un’aria così innocente , quelle chiappette e quelle tettine da favola a due passi da lui.
Pensò che le avrebbe volentieri sfondato quel sederino che con tanta malizia gli
stava mostrando. Si aggiustò i pantaloncini, sentiva il cazzo crescergli inesorabilmente negli slip.
Sara buttò un occhiata furtiva dalle parti dell’uomo,cercando con gli occhi i suoi pantaloncini,curiosissima di vedere se anche in quell’occasione il suo corpicino aveva fatto ancora lo stesso effetto. Subito si pentì del suo gesto ( “ ma che fai?” Si disse tra sé e sé) e,arrossendo violentemente,si risedette a parlare con mamma e l’argomento venne fatto cadere. Ebbe però la conferma che quegli sguardi, quelle occhiate, le davano un piacere immenso , e tutto questo si scontrava con la sua innata timidezza. Che razza di pensieri aveva? Situazioni che fino a poco tempo prima l’avrebbero messa in tremendo imbarazzo ora invece l’attiravano, la incuriosivano come mai era successo. Il tempo della colazione si esaurì , Sara salutò distrattamente il gruppo della colazione e si ritirò in tenda a leggere qualcosa.
Mezz’oretta dopo i suoi tornarono e,preso tutto l’occorrente per la spiaggia, le dissero che sarebbero andati in spiaggia. Sara decise che li avrebbe raggiunti dopo, aveva voglia di stare un po’ tranquilla in tenda.
Poco più tardi il sole delle 2 cominciò a farsi sentire, stare all’interno della tenda divenne insostenibile e dunque decise che forse avrebbe fatto bene a fare un salto in bagno, non aveva ancora voglia di andare in spiaggia, avrebbe solo fatto una doccia rinfrescante.
Prese l’accappatoio e la borsetta e si avviò verso le docce. Fatti pochi passi si trovò a passare di fianco alla prima roulotte dei vicini dove tutto sembrava immerso nella quiete , alle 2 del pomeriggio la gente generalmente tendeva a prendersi qualche oretta di riposo. Lambendo la seconda roulotte però sentì un forte rumore,come se a terra fosse caduto un grosso barattolo di latta. Che fosse entrato qualche ladro? Pensò.Aveva visto moglie e marito dirigersi verso il mare assieme ai suoi perciò era sicura che non ci fosse nessuno. In fondo nei campeggi i furti non erano così rari, loro stessi l’anno scorso ne erano stati vittime.
Curiosa e un po’ spaventata Sara si avvicinò alla finestrella che dava sul lato dove non passava mai nessuno, a ridosso di uno stretto passaggio. Se all’interno avesse visto qualcuno avrebbe subito chiamato papà col cellulare. Si mise di lato alla finestrella e lentamente sporse un po’ la testa, quel tanto che bastava per permetterle di vedere l’interno riducendo al minimo la possibilità di essere vista. La scena che le si parò davanti agli occhi per poco non la fece gridare per lo stupore. Vide uno dei due uomini di prima, quello che le lanciava occhiate di sottecchi, seduto su una seggiola, gli slip da bagno abbassati, intento a farsi una sega. Teneva in mano un cazzo grosso come Sara non ne aveva mai visti, e lentamente muoveva la mano su e giù lungo tutta l’asta. Sara era come impietrita, il primo istinto fu quello di scappare a gambe levate ma qualcosa più forte di lei la tratteneva lì, inchiodata ad osservare quello spettacolo. L’uomo continuava ,convinto di essere solo, del tutto ignaro del fatto che qualcuno lo stesse osservando. Sara lo vide ogni tanto fermarsi e massaggiarsi i testicoli, gonfi e grossi, mentre il cazzo rimaneva eretto in tutta la sua grandezza, la cappella lucida e ben in vista. Sara prima d’ora non aveva mai visto dal vivo un uomo masturbarsi , e continuò a guardare, cercando di non pensare al fatto che la cosa cominciava a piacerle.
L’uomo continuò,aumentando il ritmo e accompagnando i gesti con qualche sospiro di piacere. Sara si disse che forse l’uomo stava pensando alla scena di prima, quando aveva messo bene in mostra il suo culetto. Questo pensiero le diede dei brividi mai provati prima, pensò che forse anche altri che l’avevano osservata sul bus o per strada poi a casa le avessero dedicato quel gesto….sentì le mutandine inumidirsi e,seppur sconvolta da tutto quello, continuò a osservare l’uomo che intanto si segava sempre più veloce. Dopo pochi minuti l’uomo si alzò e si diresse vicino a un tavolino proprio di fianco alla seggiola. Riprese a segarsi con ancora maggior vigore. Sara era ormai curiosissima di vedere cosa sarebbe successo, la vista di quel grosso cazzo l’aveva come magnetizzata, non riusciva a distogliere lo sguardo. Ogni tanto si guardava in giro per assicurarsi che nessuno la stesse osservando poi vide l’uomo appoggiare l’asta sul tavolino tenendola quasi in posizione orizzontale.Ora Sara ne poteva vedere meglio la grossezza e la lunghezza.
Lo vide aumentare il ritmo della mano e sporgere un po’ avanti la pancia finchè, accompagnato da un sospiro di piacere, vide i primi copiosi schizzi di sborra uscire violentemente dalla cappella e ricadere sul tavolino nero. Era densa e bianca come il latte e coprì buona parte del piccolo tavolino. Dopo i primi abbondanti schizzi ne seguirono altri meno intensi. Sara non aveva mai visto tanta sborra tutta insieme e il ribrezzo che pensava di provare si trasformò velocemente in un piacere profondo, avrebbe voluto vederne ancora e arrossì violentemente per questo pensiero. L’uomo continuò ancora per qualche secondo, dalla cappella uscivano ancora gocce dense e bianchissime. Sara osservò con curiosità il tavolino,interamente ricoperto di sperma e si meravigliò di quanta ne potesse uscire, niente di paragonabile a quella che le era capitato di vedere col suo ragazzo. Amava far venire il suo ragazzo e vederlo sborrare, anche se faceva fatica a confessarlo anche a sé stessa,ma, forse per una questione di pudore, i loro atti erano spesso frettolosi e privi di fantasia, a lui interessava solo sbrigarsi a raggiungere il piacere e lei non aveva mai avuto il coraggio di prendere l’iniziativa allo scopo di provare qualcosa di diverso. Erano insieme ormai da due anni,era stato il suo unico fidanzato,escludendo qualche brevissimo flirt precedente, e la loro intesa sessuale si limitava alle solite cose, atti ordinari, nessun tipo di novità.
L’uomo si massaggiò ancora il cazzo per qualche secondo, ne spremeva la cappella allo scopo di farne uscire anche le ultime gocce e Sara notò  che stava perdendo quella durezza che aveva ammirato fino a poco prima.
Diede ancora una fugace occhiata al tavolino ,ricoperto di sborra bianca e densa, e,rossa in volto,eccitata e conscia di avere le mutandine umide, fuggì in direzione delle toilette. Cercò di calmarsi facendo una doccia. Sotto il rilassante getto di acqua tiepida ebbe modo di pensare a quello che era successo prima nella tenda di Roberto e ora nella roulotte del vicino. Rivide le scene come al ralenty, Roberto che si massaggiava i pantaloni e il vicino che sborrava copiosamente sul tavolino. Senza quasi accorgersi sentì la sua mano destra scivolare tra le cosce, mentre quella sinistra cominciava voluttuosamente a massaggiare un seno. Percepì tutta l’umidità della sua fighetta che lentamente si bagnava sempre più. Si toccò a lungo, il dito medio che le accarezzava il clitoride. Aumentò d’intensità allargando un poco le gambe e raggiunse in poco tempo un violento orgasmo,proprio quando col pensiero tornò a quei primi copiosi getti di sborra che ricadevano in lunghi schizzi sul tavolino.
Uscì dalla doccia pervasa da un misto di vergogna accompagnato da un fortissimo desiderio di trasgressione. Confusa, decise di raggiungere i suoi in spiaggia. Trascorse così un pomeriggio rilassante fatto di bagni e lunghe sessioni sul lettino a prendere il sole,cercando, per un breve pomeriggio, di isolarsi da quei pensieri e da quelle situazioni che parevano ormai perseguitarla.

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