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Le terre di Medryl – 3 la Reliquia

By 25 Febbraio 2021One Comment

Questo breve racconto di fantasia é ambientato nel continente fantastico di Medryl. Spero ve ne faranno seguito altri, a descrivere le vicende dei personaggi che lo abitano.

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Non servì molto per allestire quel piccolo campo per la notte, in una radura della grande foresta che si estende oltre confini della piana di Lidres, sulla quale domina l’omonima cittadella. Un fuocherello crepitante dentro un cerchio di pietre, la terra spazzata da rami e pietre e tre giacigli già sistemati, pronti per offrire riposo ai tre avventurieri.

“Nithea, mi perdonerete se prendo congedo un momento, sapete anche gli eroi devono sottostare alla natura” annunció Shirel, abbozzando un inchino che fece allargare un ampio sorriso sul volto della giovane sacerdotessa, seduta vicino al fuoco, il simbolo sacro di Keleria legato al suo polso che sfavillava in quella luce tremolante.

Nel voltarsi il ragazzo non mancò di lanciare un’occhiata piuttosto eloquente a Vin, suo amico di lunga data, compagno di mille avventure e terzo componente di quel gruppetto ben assortito di avventurieri. “Meglio… Ecco, vada anche io a controllare non si perda” fu la risposta che ottenne, mentre in due si allontanavano tra i cespugli.

Dopo svariati metri Shirel si voltò alcune volte indietro, come a controllare di non essere seguito, prima di parlare a bassa voce “Vin, ti prego, dimmi che anche tu non riesci a smettere di fissarle le tette, perché davvero, credo di star impazzendo. Oggi penso di aver rischiato di farmi ammazzare almeno tre volte da quei maledetti hobgoblin perché continuavo a guardarle”.

“Beh, in effetti non passano inosservate…”

“Non passano inosservate? Vin, sono enormi, e sono li in bella vista. Cavolo, non lo aveva un vestito meno scollato da mettere?” continuò Shirel, allontanandosi ancora un po’ dall’accampamento improvvisato.

“Non credo sarebbe servito a molto, il resto del vestito é praticamente trasparente” fu il commento dell’amico.

“Esatto, proprio quello che intendevo! Chi é che si mette un vestito del genere per andare a combattere? E come fa a non morire congelata in inverno?”

“Sai Shi, secondo me ti preoccupi troppo. È una sacerdotessa della Dea della bellezza e della passione, credo abbia un qualche fascino magico, o roba simile. Ti ricordi quella sacerdotessa del fuoco che quando era agitata faceva bruciare spontaneamente le cose vicine a lei? Sarà una cosa simile”.

“Si che me la ricordo. Forse sei tu che non ricordi che soffriva di attacchi di panico ricorrenti e per poco non ci restavamo secchi quando quel capanno ha preso fuoco con noi dentro”.

I due si fermarono dietro ad un grosso albero, le luci del fuoco davanti a loro, velate dalla vegetazione.

“Quello che dico, ormai il più é fatto, abbiamo recuperato la Reliquia del Venerabile Dremen, domani la porteremo in città e verremo pagati” continuò Vin, aprendosi la cintura ed i pantaloni, imitato dall’amico.

“Si, domattina sveglia all’alba, di corsa alla cittadella, e a mai più rivederci. Sangue di troll! Davvero, non vedo l’ora sia tutto finito. E hai visto al campo degli hobgoblin? Quando li colpiva con quel suo strano fulmine magico? Ridevano. Erano felici. Vin, il fulmine gli strappava la carne dalle ossa e loro erano felici. Mi da i brividi, preferirei farmi mangiare un pezzo alla volta da un orsogufo che morire per una magia simile”.

Entrambi gli amici snudarono i membri, il suono dei due fiotti di urina alla base del tronco che si mescolava a tutti gli altri rumori della sera.

“Shi, te l’ho detto, dobbiamo solo farci una bella dormita su, vedrai che in un batter d’occhio sarà domani. E poi sei tu che hai accettato di unirti a lei per questa missione”.

“Ho accettato perché tu hai speso tutti i nostri soldi, ci hanno ucciso i cavalli e non avevamo altro modo di raccogliere un po’ d’oro. E si, ammetto che quando l’ho vista nell’ufficio del magistrato ho pensato che con una fica simile in gruppo la missione sarebbe stata più divertente. Ma ho cambiato idea. C’è qualcosa di strano”. Shirel aveva un fisico asciutto ed i capelli di un biondo paglierino, con gli occhi verdi e la pelle tipica di quell’etnia mista molto diffusa sulla costa a Sud. Vin dal canto suo era tipicamente Tymediano, capelli ed occhi scuri, una barba piuttosto rada ed un fisico forte e robusto.

Dopo poco, i loro passi tornarono ad indirizzarsi verso la luce del fuoco e l’ accampamento, anche se qualcosa li costrinse a fermarsi prima di superare i numerosi cespugli che li separavano dalla piccola radura.

“Shi, lo senti?” sussurrò Vin all’amico, che alzò lo sguardo davanti a sé, tendendo l’orecchio per un attimo, prima di spalancare gli occhi, riconoscendo quella serie di rumori.

Gemiti, sospiri, mormorii femminili difficili da equivocare, così come la direzione da cui provenivano. Il ragazzo biondo fece cenno all’amico di stare in silenzio e di seguirlo, deviando dal percorso che stavano seguendo per girare attorno allo spiazzo naturale, cercando di avere una vista da un punto diverso da quello da cui erano andati via. Il susseguirsi di quei suoni continuava, stranamente chiaro ed udibile, quasi cristallino nelle loro orecchie, facendosi strada attraverso il crepitio del fuoco e gli altri rumori della foresta notturna.

Quei passi silenziosi comunque li condussero dal lato quasi opposto della radura, le radici nodose di un albero avvinte ad una grossa pietra che gli permettevano di sbirciare senza essere notati.

Così come i suoni, anche la scena che si stava consumando era piuttosto inequivocabile. Dalla loro posizione potevano vedere Nithea morbidamente seduta sul suo giaciglio, la schiena appoggiata ad un grosso ramo che i due al loro arrivo si erano cavallerescamente offerti di sistemarle, per sedere più comoda. Una spalla del leggerissimo vestito era sfilata, ed uno dei grossi seni era ora nudo, quasi fosse traboccato fuori alla prima occasione, per via del proprio peso e della scarsa resistenza della scollatura abbassata a quel modo. Il fuoco lanciava un susseguirsi di riflessi tremolanti sui riccioli castani della sacerdotessa, confondendosi con il rossore delle sue gote, mentre dalle labbra leggermente schiuse continuava quel susseguirsi di piacevoli esclamazioni.

Dalla loro posizione, i due non erano in grado di vederla frontalmente, ma la gonna del vestito sollevata a scoprire una gamba ben tornita e la posizione delle sue mani lasciavano poco spazio all’immaginazione circa quanto stesse accadendo. Come se i suoi continui lamenti di piacere non fossero stati sufficienti a fogare ogni dubbio.

“Aspetta, ma quella non é…” mormorò sottovoce Vin all’amico, indicando una vecchia scatola di legno dall’aria polverosa e consumata, aperta accanto alla gamba di lei. A tratti era possibile vedere che la ragazza aveva qualcosa in mano, un oggetto dalla forma vagamente allungata, nonostante la posizione non permettesse di vedere molto, se non che il suo movimento era abbinato a quello delle mani.

“La reliquia…Vin…ma cosa diavolo…” sussurrò di rimando Shirel, quasi a fare per alzarsi, e prontamente bloccato da una mano dell’amico “Shi fermo. È lei la sacerdotessa. Magari é così che si usa, che ne sappiamo noi” gli rispose, continuando a guardare la scena.

“Sangue di troll, Vin! Se si chiama Reliquia del Venerabile Dremen, vuol dire che é fatta con il Venerabile Dremen. È un pezzo di una persona! E lei lo sta usando per…” Shirel deglutì a fatica, inspirando dal naso “Vin, sto male. Questa é matta. E non intendo strana come quella druida sempre stordita di erba pipa, o inquietante come quella tizia muta che tagliava le orecchie dei nemici morti. Questa é proprio matta da legare. Credo concordiamo sul fatto che l’unica cosa da fare sia darle una botta in testa, recuperare la reliquia e filarcela. E sperare che il fantasma di questo Venerabile Dremen non venga a cercarci infuriato perché lei ha deciso che i suoi amabili resti fossero più divertenti di una di quelle carote che le ho visto nella borsa. Dovevo saperlo, chi diavolo si porta tutte quelle carote in battaglia?”

Nithea non pareva per nulla intenzionata a fermarsi, anzi, la sua voce si permeava sempre più di lussuria e piacere, quei gemiti che arrivavano alle orecchie dei due come una dolce melodia, provocando ad entrambi una incontenibile erezione. Il petto della ragazza si alzava ed abbassava quasi in affanno, mentre continuava a darsi piacere, spiata dai due.

“Shi, calmati, aspettiamo che finisca, torniamo, due chiacchiere e poi a dormire. E domattina chiudiamo questa storia”

“Dovrei tornare lì a chiacchierare come se nulla fosse mentre me la immagino che fa quelle cose al Venerabile Dremen?”

“Shi, non abbiamo scelta. Niente oro? niente cavalli? Ricordi?”.

“Vin te lo giuro, se ne usciamo vivi, basta avventure con tipe strane. Mai più, basta, ho chiuso. Solo tu, io, la tua spada e i miei pugnali “.

“Shhhh.. Vieni torniamo indietro, dobbiamo tornare dall’altra parte della radura”

Il tono dei gemiti della sacerdotessa era variato, più veloce ed acuto, e nessuno dei due era un grado di trattenersi dal cercare di sbirciare attraverso le fronde, mentre lentamente e con la massima attenzione cercavano di tornare sul percorso che avevano preso prima. Impresa faticosissima, dato che quei suoni osceni parevano monopolizzare la loro attenzione, scivolando nelle loro orecchie e rifiutandosi di lasciare la mente dei due.

Un lungo mugolio, come se Nithea si stesse mordendo il labbro per trattenersi, prima di lasciarsi andare ad una serie più forte di gemiti, quasi liberatori, segno inequivocabile che la sua opera era giunta al culmine, il piacere libero di divampare, mentre i suoi movimenti si facevano più lenti, la voce meno squillante, i respiri via via più lenti, per riportare aria nei suoi polmoni. Dalla posizione che avevano raggiunto ne Vim ne Shirel erano in grado di vederla, ma si allontanarono comunque di qualche altro passo, verso la foresta. Dietro di loro un piccolo schiocco, come di una scatola di legno che veniva chiusa.

“Va bene Shi, ora respira, fai un bel sorriso e torniamo lì” sussurrò l’amico, prima di alzarsi dalla vegetazione e riprendere la via che li aveva portati poco prima ed espletare i loro bisogni impellenti, l’altro ragazzo dietro di lui.

Nithera sorrise ad entrambi, una volta giunti alla radura, le gote ancora arrossate, il vestito malamente ricomposto “Finalmente, Credevo davvero vi foste smarriti”

“Si, in realtà abbiamo avuto un problema con… ” cominciò a rispondere il Tymediano, vedendo la ragazza alzarsi in piedi.

“Perdonatemi, ho iniziato senza di voi, non ho resistito” lo interrompette lei, un passo nella loro direzione, sorriso enigmatico in volto ed uno sfarfallio quasi impercettibile nell’aria.

“Iniziato cosa?” non riuscì a non chiedere Shirel, affiancandosi all’amico.

“A ringraziare Keleria per averci protetti e guidati in questa nostra fruttuosa missione, no?” quasi animato di vita propria, il leggero vestito della sacerdotessa scivolò giù dalle spalle, ricadendo ai suoi piedi e venendo prontamente scavalcato, mettendo in bella mostra la sua figura piena e formosa, la pelle chiara e leggermente abbronzata, il pube velato da una fine peluria scura “Dobbiamo festeggiare la Dea come le si conviene”.

Shirel poté giurare che nella sua mente si fosse formato distintamente il pensiero “Dopo che c’è stata la reliquia, io, lì, il cazzo non ce lo infilo nemmeno morto” ma che altrettanto rapidamente era svanito come una nuvola di fumo. L’aria sfarfalló ancora, mentre il ragazzo strizzava gli occhi, i suoni attorno che si facevano ovattati, l’eco dei gemiti sentiti primi che tornava quasi pressante, mentre Nithera si avvicinava a loro due.

Sbattendo alcune volte le palpebre Shirel ritrovò un poco di lucidità, abbassando lo sguardo, non potendo fare a meno di notare che i propri pantaloni, come quelli di Vin, erano stati slacciati e calati fino a terra, la sacerdotessa inginocchiata tra loro due, le mani sulle loro virilità durissime, masturbandole lentamente . Perfino in balia di quel bizzarro e piacevole stordimento che gli faceva sentire la testa leggera, Shirel poteva percepire che il più piccolo tocco da parte di Nithera gli causava brividi di piacere lungo la schiena, risalendo dalla base della asta durissima, al punto che un una situazione normale probabilmente sarebbe stato quasi doloroso.

Se mai aveva pensato di opporsi in qualche modo a quello che stava accadendo, quell’inebriante influsso che permeava l’aria attorno a lei aveva spazzato via qualsivoglia idea di resistenza.

La ragazza muoveva le mani abbastanza velocemente, ma senza imprimervi troppa forza e decisione, un tocco quasi delicato, che snudava e ricopriva ritmicamente il glande gonfio dei due. Il sorriso ammiccante ed i grandi occhi con cui li fissava dal basso erano quasi ipnotici, assieme allo sfavillio metallico del simbolo di Keleira legato al suo polso sinistro.

Shirel sentì un forte gemito venire dall’amico, voltandosi nella sua direzione, la robusta mano di Vin che gli aveva afferrato la spalla, come a volersi sorreggere per non perdere l’equilibrio, la testa rivolta in alto e la bocca leggermente aperta. Quando il ragazzo abbassò di nuovo lo sguardo trovò subito l’origine di quella reazione dell’amico, il membro del Tymediano che svaniva a più riprese tra le labbra di lei, apparentemente senza sforzo. Una dimostrazione di talento comunque di non poco conto, dato che seppur non virilmente asinino, Vin era tutto sommato piuttosto dotato. Pur di solito piuttosto riservato, e tendenzialmente composto anche in simili situazioni, anche lui pareva ora perso in quell’estasi, la testa che dondola a lentamente, la voce che non faceva nulla per nascondere l’intenso piacere che le labbra della sacerdotessa gli stavano dando.

Shirel non era certo nuovo alla sensazione di essere pervaso dal potere del patrono di un sacerdote. Aveva combattuto assieme ai preti di Orzun, che rendevano i loro alleati impervi alle comuni ferite. Era stato al fianco dei sacerdoti di Velikea, sperimentando la precisione letale che potevano donare. Così come il bruciante fervore di Rhatma, o la tetra tenacia di Larameth.

Ma mai aveva provato qualcosa di simile. Un piacere pervasivo e profondo, come se tutti i muscoli del suo corpo si fossero rilassati e stesse fluttuando, aggrappandosi alle stimolazioni che lei gli dava, per non essere portato via da quel piacevole flusso.

La sua mente stava divagando di nuovo, ma un forte tremito lo riportò alla radura, tutto per un attimo di nuovo nitido e definito, prima di sfumare ancora, pervaso da un nuovo piacere, tanto forte da annebbiargli la vista. Il suoi occhi misero a fuoco l’amico che si stava stendendo accanto a terra, la sacerdotessa che adesso aveva spostato le sue attenzioni su di lui, il membro che spariva tra i grossi seni di lei, tenuti ben schiacciati tra le mani, quelle due masse burrose che trascinavano ritmicamente la pelle a scoprirgli e celargli di nuovo il glande, lucido di secrezione prespermatica.

Come Vin poco prima, nemmeno Shirel riuscì a contenere un serie di mugolii che lasciavano ben poco spazio all’immaginazione circa quanto stesse provando.

Nithera alzò lo sguardo ad incontrare il suo, un nuovo sorriso che trasudava lussuria, mente il membro di lui le stava a pochi centimetri dalle labbra, prima di finire inghiottito di nuovo dai grossi seni di lei. Shirel si sforzó di non perdersi in quegli occhi quasi ipnotici, chiudendo i propri con grande fatica.

Li riaprì quasi di getto, ancora una volta dopo un tempo indefinito, quando sentì le proprie ginocchia  nude urtare il terreno erboso della radura, come se vi fosse ti caduto sopra di peso.

Davanti a lui la scena era cambiata, c’erano ben vista i fianchi larghi ed sedere pieno di Nithea, a cavalcioni sull’amico, di cui ora non vedeva il viso, a causa della sua posizione e della sacerdotessa piegata su di lui, i loro gemiti osceni che riempivano l’aria.

Quasi in trance Shirel si piegò in avanti, insinuando il volto tra le natiche della ragazza, piegandosi in basso ed allungando la lingua sul suo perineo, risalendo lentamente verso l’alto. Nessun imbarazzo o preoccupazione gli passò per la testa, per il fatto che con quel movimento la lingua avesse sfiorato anche il membro dell’amico. L’unica cosa a cui pensava era l’afrore inebriante di lei che gli riempiva le narici, mentre con la lingua saliva ancora sino a raggiungere l’ano, le natiche tenute divaricate con le mani, mente percorreva in piccoli circoli la superficie rugosa dell’orifizio. Quasi gli sembrò che fosse l’intero mondo a ruotargli attorno, invece che la sua lingua a muoversi in circolo.

Un nuovo moto d’impazienza, mentre allontanava la bocca, inspirando come se fino a quel momento avesse trattenuto il respiro, costringendosi in una posizione piuttosto scomoda, con le gambe piegate, per poter guidare il proprio membro all’ano di lei, senza disturbare l’altra penetrazione già in corso, al suo sesso.

Una piccola pressione del bacino fu tutto quello che gli servì perché quel forellino si dischiudesse al suo membro, accogliendolo dentro di sé, una penetrazione sorprendentemente agevole nonostante lui potesse percepire l’orifizio come decisamente stretto.

Da lì in poi, forme, colori, sensazioni, ogni cosa attorno a lui perse definitvanente di senso. L’unico impulso vagamente cosciente che aveva era quello di afferrare le carni morbide della sacerdotessa con le mani, per non perdere l’equilibrio, mentre i movimenti suoi, di lei e dell’amico ora si intrecciavano, quasi un unico corpo pervaso da continue contrazioni e spasmi di piacere, una massa di carne completamente in balia delle sensazioni e degli istinti più primitivi.

C’era di tanto in tanto un lampo di lucidità nella mente di Shirel, in cui gli pareva di riuscire a separare i propri gemiti di piacere da quelli di Vin o di Nithea, che tra l’altro non era in grado di dire già quante volte avesse raggiunto il picco del proprio piacere, continuando però senza dare loro tregua. Questi barlumi di coscienza iniziarono a farsi più frequenti, i colori attorno a lui meno assurdi, come se pian piano l’ influsso della sacerdotessa andasse leggermente ad affievolirsi, ma senza lasciarlo mai davvero libero. Dentro di lui il piacere ribolliva come una creatura feroce che cerca di liberarsi dalle catene, tanto più forte e furente tanto più sente il giogo farsi fragile e pronto a spezzarsi.

Ed infine, non ci fu più modo di con tenerlo, una fitta in tutto il corpo, mentre tutto sfuma a nuovamente, per un istante, il piacere riversato dentro di lei a più riprese, una sensazione di incredibile beatitudine, prima di crollare di peso a terra, una marionetta dai fili tagliati che a fine spettacolo chiude gli occhi esausta.

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Il passo dei due cavalli era lento, seguendo il sentiero ben battuto nella foresta, Shirel che faceva strada con Vin che lo seguiva pochi passi più indietro. Ben fissati alle cinture, due sacchetti dall’aria pesante, probabilmente pieni delle monete fruttate da una lauta ricompensa.

Il sentiero che i due stavano percorrendo costeggiava un fiumiciattolo, poco più che un rigagnolo d’acqua, ma che tracciava un percorso ben chiaro nella foresta. Era primo pomeriggio, quando raggiunsero una figura che camminava nella loro stessa direzione. Shirel rallentó il passo del cavallo per affiancarsi, senza comunque fermarsi.

La figura si voltò verso di loro, il sorriso di chi è genuinamente felice di incontrare qualcuno. “Lieto giorno! Sono due giorni interi che cammino sola nella foresta, é un sollievo vedere finalmente una faccia umana”.

Si trattava di una ragazza approssimativamente della loro età, decisamente magra, tanto che le guance parevano quasi scavate, mettendo in risalto gli zigomi affilati. I capelli erano lunghi e grigi, raccolti da una serie di lacci di cuoio intrecciati di pietre e piccola ossa. Un trucco molto scuro le solcava orizzontalmente gli occhi, di una curiosa sfumatura ambrata, orecchie e labbra adornate da numerosi Piercing ed anelli metallici. Indossava vesti da viaggiatrice di una taglia troppo grande per lei ed una robusta borsa a tracolla.

“Posso chiedere dove andate? Io sono diretta alle Terre Contese, ma la strada è lunga. Se foste interessati, ho alcune… informazioni interessanti, ed una mano mi farebbe comodo, potrebbe esserci un bel tesoro di mezzo… Mi parete gente che sa il fatto suo” continuo lei, seguitando a camminare vicino al cavallo di Shirel.

Vin si schiarì la gola pronto a parlare, salvo essere preceduto dall’amico, che con un leggero sprono al cavallo si portò davanti a lei, prima di fermarsi. “Mia signora, conosciamo le Terre Contese come le nostre tasche, il mio amico Vin viene da lì. E non diremmo mai di no ad un’avventura. Shirel, per servirvi” disse, allungando una mano per aiutarla a salire in sella.

“Nicya, molto lieta. Grazie mille… Vi assicuro non ve ne pentirete” rispose la ragazza con un sorriso, allungando la mano ad afferrare saldamente quella di lui.

Per commenti, critiche, role play o per aiutarmi a scrivere il prossimo racconto potete scrivermi a Fun_fun_123@mail.com

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