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Nelle puntate precedenti:
La vittoria per l’incredibile esibizione di Linda alla gara di pompini non ha portato la felicità che la ragazza confidava di conquistare: sì, ora i suoi compagni non la vedono più come una verginella sfigata, e l’invidia che provano le sue compagne ha sollazzato il suo ego più di quanto avesse osato sperasse, ma il messaggio di Tommaso ha mostrato le vere, nefaste conseguenze della sua decisione di non rispettare i patti stretti con il ragazzo. Ora Linda è stata abbandonata da quello che avrebbe dovuto essere stato il suo futuro ragazzo, disgustato dalla sua incapacità di mantenere la parola data, e al tempo stesso Tommaso è distrutto dal comportamento irresponsabile della ragazza a cui aveva promesso il proprio amore.
Il piano di Francesca di impedire alla nerd di sconfiggerla nella gara di pompini sembra aver avuto il suo esito sperato, ma forse la cosa potrebbe avere conseguenze che la ragazza non ha affatto immaginato.

Capitolo 15

      Erano seduti sul divano, dove lui, su quella che Tommaso avrebbe definito una “dolce insistenza” di Tania, le aveva confessato della visione del filmato di Linda alla gara del giorno prima. Il ragazzo aveva aggiunto che la loro amante gli aveva assicurato che non si sarebbe mai e poi mai presentata davvero a quella sciocchezza, e lui l’aveva creduta. Tania aveva annuito, rispondendo che nemmeno lei, nonostante tutto, si sarebbe aspettata davvero che una ragazza avveduta come Linda sarebbe davvero andata ad una manifestazione simile. Una vera schifezza, l’aveva definita.
“Ti avevamo mentito”, aveva ammesso Tommaso, rivolgendo uno sguardo colpevole a Tania. “Ti avevamo fatto credere che lei volesse imparare a praticare dell’ottimo sesso orale per quella stupida gara, quando credevo non volesse parteciparci affatto. Mi spiace.”
Lei aveva alzato le spalle, con un mezzo sorriso. “Ma guarda che anch’io pensavo non ci sarebbe andata. Mi piaceva insegnarle a fare pompini e vederla farteli, e facevo finta che fosse per permetterle di vincere la gara. Era divertente.” L’aveva abbracciato, posando la testa su una spalla. “Ci ha traditi entrambi. Credevo di insegnarle a farli per te, non per un tipo che nemmeno conosciamo, davanti a tutti. Non voglio che tutti conoscano i miei segreti. Che stronza…”
Era rimasta in silenzio qualche secondo, poi aveva continuato dicendo che Linda era troppo giovane per loro, che era passata dall’essere una verginella sfigata ad una donna fatta e finita in grado di dare piacere ad un uomo come poche al mondo. Quella capacità, aveva spiegato Tania, doveva averle dato alla testa, gonfiando come un pallone aerostatico un ego che fino a pochi giorni prima era stato un palloncino sgonfio. “E poi, se ti ha mentito sulla gara, in futuro su cosa potrebbe ingannarci? Farsi mettere incinta da qualche stronzo e poi dire che è tuo figlio?” Aveva scosso la testa. “Dobbiamo lasciarla fuori dal nostro letto e dalla nostra vita.”
Lui non aveva risposto. Si sentiva male dal pomeriggio precedente, da quando l’aveva vista nel video, inchinarsi davanti a tutti dopo essersi pulita la bocca dalla sborra di quello stronzo dal brutto muso… Cazzo, quanto provava un senso di vuoto dentro di sé… E ogni volta che un’ondata di dolore sembrava giungere alla massima intensità, ecco che la sua memoria sembrava sbobinare il venerdì pomeriggio precedente quando, a casa di Linda, avevano fatto sesso, con lui che l’amava come forse non aveva mai amato nessun’altra ragazza in vita sua, venerando la sua femminilità e la sua anima. Sentiva ancora nella sua bocca il sapore dell’ambrosia che scaturiva copiosa dal suo bocciolo di rosa quando succhiava il suo clitoride e quello delle sue labbra quando, dopo che aveva illuminato la sua giornata con un orgasmo, saliva fino al suo viso, la baciava, e si complimentava con lei per come veniva. Era stata la sua dea, quel giorno, e al suono dei suoi singulti di piacere gli angeli del paradiso avevano accordato le loro arpe.
Ma tutto questo era finito. Si erano dichiarati il loro amore e lui aveva sperato di passare il resto della sua vita con Linda al suo fianco. E invece lei aveva deciso di gettare tutto all’aria andando a spompinare uno stronzo qualsiasi in una squallida gara di sesso orale. Stava per lasciare Tania per una che faceva sesso di fronte a chiunque solo per essere considerata la più troia del suo istituto scolastico? Ma quanto era stato idiota?
Poi il telefono aveva squillato e lo schermo si era illuminato, mostrando un messaggio proprio dalla ragazza che aveva condiviso il letto con lui e Tania per due settimane. Tommaso lo aveva letto, senza farlo vedere a Tania, che in quell’istante aveva ricevuto anche lei una comunicazione testuale.
“È lei” aveva detto la ragazza, “dice che le manchiamo. Che stronza.”
Tommaso non aveva aperto bocca. Il suo messaggio invece riportava una frase simile, ma finiva con “Ti amo.” Gli si era stretto il petto come se fosse stato colto da un lungo, straziante infarto.
Tania l’aveva guardato per qualche lungo secondo. “Scrivile che non vogliamo più vederla perché non ci fidiamo più di lei.”
Lui aveva tentennato, continuando a fissare il telefono. Quel “Ti amo” era dolore allo stato puro. Si sentiva soffocare. Avrebbe voluto morire. Aveva posto il dito su quel messaggio, ma non per accarezzarlo: quando il menu a tendina era comparso, aveva premuto la parola “cancella”, come se questo avesse potuto far sparire due settimane della sua vita.
“Ti meriti di meglio, Tommaso” aveva aggiunto Tania, poi aveva iniziato a baciarlo sul collo e fatto scivolare una mano sul suo corpo, fermandosi sul suo cavallo. Aveva iniziato ad accarezzarlo tra le gambe.
Il ragazzo, all’inizio, aveva sussultato a quel contatto, ma poi aveva avvertito il suo cazzo apprezzare quelle attenzioni. Era dalla sera precedente che si era dimostrato scostante e poco propenso a dialogare con Tania e, quella mattina, quando lei aveva cercato di fare l’amore con lui, l’aveva scacciata scortesemente. Ma lei non si era offesa, non aveva fatto una scenata, urlando o minacciando che sarebbe tornata da sua madre: lo aveva pregato di sedersi accanto a lei sul divano e parlare.
Tania, dopotutto, era una ragazza migliore di quanto l’avesse considerata negli ultimi tempi. Forse la dava troppo per scontata, la riteneva solo una trombamica, ma era un anno che convivevano perché, in fondo, era una persona dolce e, nonostante sembrasse sempre volesse celarlo dietro la maschera della ninfomane, un po’ si amavano.
Tommaso si era voltato verso di lei, le aveva appoggiato una mano sulla nuca e baciata con passione. Le loro lingue si erano cercate, mosse l’una sull’altra, contorcendosi, donandogli una sensazione di benessere che sembrava un bicchiere d’acqua fresca dopo una giornata di arsura.
La ragazza si era staccata da lui dopo quasi un minuto passato a limonare. “Dai, scrivile che non la vogliamo più vedere” gli aveva suggerito, poi era scesa tra le sue gambe, gli aveva abbassato la zip dei pantaloni, abbassato le mutande e preso in mano il cazzo in erezione. Con un movimento del polso l’aveva scappellato, mettendo a nudo il glande violaceo dal desiderio di essere finalmente amato. Le labbra della ragazza si erano appoggiate sul meato, prima suggendo la goccia di precoito che vi era scaturita, poi iniziando a leccarlo con movimenti lenti e leggeri, quasi come se fosse il suo fiato a sfiorare la mucosa.
Tommaso aveva chiuso gli occhi, il respiro mozzato dall’improvvisa sensazione di piacere che era risalita dal suo inguine, la testa che sprofondava nel cuscino del divano.
La bocca di Tania era scesa fino a inghiottire tutto il glande, bagnandolo di saliva e muovendo con delicatezza la punta della lingua sul frenulo, ma solo per qualche secondo. Poi aveva spinto la testa all’indietro e la cappella, luccicante, era stata accarezzata dall’aria più fresca della sala. Lei gli aveva sorriso, aveva afferrato incrociando le braccia il fondo della maglietta e con un movimento lento se l’era levata, restando a petto nudo: le sue grosse tette sembravano fissare il ragazzo attraverso i capezzoli turgidi. “Che ne dici di scrivere il messaggio, poi appoggiare il telefono e divertirti un po’ con queste?” gli aveva chiesto, sollevando alternativamente le due maestose mammelle. Quindi aveva afferrato di nuovo il cazzo e iniziato a succhiarlo e mordicchiarlo alla base.
Il fiato di Tommaso continuava ad essere corto, come se avesse appena salito di corsa le scale, le testa leggera. Non poteva smettere di fissare il suo cazzo ergersi davanti ai capelli castani di Tania, quasi scalpitando perché la ragazza vi facesse fuoriuscire tutto lo sperma che in quelle ventiquattro ore si era depositato nelle sue palle. Considerando le ultime settimane, era difficile che avessero il tempo anche solo di depositarsene una minima quantità, finendo sempre sui corpi della ragazza tra le sue gambe o di…
Come se un’improvvisa forza avesse preso possesso della sua volontà, la sua attenzione si trovò rivolta sul telefono che, dimenticato, era stretto nella sua mano. La chat con la giovane bionda… la giovane, inaffidabile bionda, si corresse, lo fissava dal piccolo schermo, ricordandogli il venerdì appena passato e le emozioni che li avevano travolti tra le coperte del letto da bambina, sotto lo sguardo imbarazzato del coniglio di peluche. Sentì di nuovo quel dolore al petto aumentargli più i ricordi si susseguivano nella sua mente.
Doveva davvero lasciare Linda?
Improvvisamente aveva smesso di percepire il lavoro di Tania alla base del suo cazzo. Lanciando un’occhiata nella sua direzione, l’aveva trovata ancora tra le sue gambe, che lo fissava a sua volta. Si teneva le tette, discostando una dall’altra. In mezzo, come se fosse stato preso d’attacco da entrambi i lati, il suo uccello svettava, ma quasi timido di fronte a tanta magnificenza femminile.
– Volevo farti un pompino, – aveva confessato Tania, muovendo leggermente le testa verso sinistra, lasciando apparire oltre i capelli un tratto di collo ed un orecchio, – ma ho pensato che ci fosse qualcosa che gradiresti anche di più. Non negarlo, so che ami le mie spagnolette. – aveva aggiunto con un sorriso complice. Poi, chiusi gli occhi, proseguiva, come se avesse ammesso di amare il cioccolato: – Adoro muovere le mie grosse tette attorno al tuo cazzo in tiro, quel magnifico pezzo di maschio che mi dà tanti orgasmi. Mhmm… mi piace com’è caldo tra i miei seni, sentirli che si scaldano grazie all’eccitazione che ti provoco, il duro della tua virilità immobile mentre ci impasto attorno le mie bambine morbide… – Aveva inclinato lentamente la testa all’indietro, mostrando la gola e mordendosi il labbro inferiore. Sembrava prossima al parossismo, e la voce che era uscita dalla sua bocca non poteva che dare quell’impressione. – Ti confesso, Tom, che spesso, quando sono a letto da sola, mentre tu sei al lavoro, faccio scivolare con due dita dentro di me e darmi piacere pensando all’emozione che provo quando il tuo cazzo è tra le mie tette… La mia figa diventa una fontana, e non posso che gemere ed urlare il tuo nome a lungo… – Si era stretta tra le spalle e si mosse che se un lungo, lento brivido le camminasse lungo la schiena. – Ti prego, Tom, fammi di nuovo vivere quell’emozione magnifica… – aveva aperto gli occhi, fissandolo. Sembravano scintillare mentre si passava la lingua tra le labbra. – Scrivi quel messaggio, – lo aveva pregato con voce flautata, – e poi dammi il tuo splendido cazzo.
Tommaso non aveva sentito le ultime parole di Tania perché il rimbombo del suo cuore nelle sue orecchie copriva qualsiasi cosa. Era troppo eccitato per qualsiasi cosa e, nonostante una voce appena percepibile dentro di sé gli sconsigliasse di farlo, aveva infine risposto a Linda.
Non fu nulla di profondo, nulla che avrebbe potuto comparire in un libro sugli abbandoni di un partner, o che avrebbe fatto commuovere un’anima emotiva. Fu un semplice: “Non vogliamo più vederti. Sai perché.”
Inviò il messaggio e poi lasciò cadere il telefono sul divano. Tommaso non scorse i due segni di spunta diventare blu perché le due grosse tette di Tania avevano inglobato il suo cazzo, così come la sua mente, e una sensazione di morbidezza meravigliosa provenne da tutta l’asta e dalla cappella. Il ragazzo chiuse gli occhi, assaporando il calore che i seni della ragazza trasmettevano al suo organo… Altrochè il suo cazzo che scaldava lei, caso mai era il contrario.
La sentiva comprimere le bocce attorno a lui, fino a farsi soffocare in quelle due mammelle esagerate, quindi muoverne una verso l’alto e l’altra in direzione contraria, per poi fare il contrario. Adorava quelle due tette, e per quanto le venerasse non avrebbe mai potuto ringraziarle abbastanza per le spagnolette che gli donavano. Sentiva il cuore di Tania muovere la massa grassa del seno destro e ripercuotersi nel suo cazzo: ragazzi, quanto amava quella sensazione…
Aprì gli occhi, incontrando quelli di Tania che lo fissavano. Lei sembrava felice ed eccitata. Probabilmente, ipotizzò, muovere su e giù quei seni così grossi doveva anche essere piacevole di suo… Lo avrebbe fatto più spesso durante il sesso, si promise, se lei lo apprezzava così tanto.
– Mi piace zangolarti il cazzo con le mie tette, maschione. – sussurrò lei, sorridendo. Smise di muoverle, le tenne appoggiare sull’inguine di Tommaso, quindi iniziò a muovere tutto il corpo su e giù, lentamente, muovendosi sulle gambe. – Vienimi addosso, Tom. Copri le tette della tua puttana con la tua sborra… mi piace vederle colare del tuo piacere.
Il ragazzo non riuscì a trattenersi ancora a lungo. Adorava farsi spagnolettare per lunghi minuti, ma era troppo eccitato e aveva bisogno, un bisogno psicologico, di godere grazie a Tania. Sarebbe stato come tradire Linda, dimostrare che poteva fare a meno di lei, e che da quel momento non avrebbe più fatto parte della sua vita.
Vide la sua cappella fare capolino tra le tette della mora un altro paio di volte, poi fu come se nelle sue palle fosse stata abbattuta una chiusa: appoggiò una mano sulla testa della sua amica, chiuse gli occhi quasi con forza e un attimo dopo sentì risalire attraverso l’asta del suo cazzo un profondo senso di piacere e pace, come se, attorcigliate alle code degli spermatozoi, ci fosse stato qualsiasi pensiero delle ultime ore. – Sì, Tania, sì… – sibilò.
Lasciò che il senso di benessere invadesse ogni suo muscolo, ogni sua fibra, per essere, qualche attimo dopo, sostituito da una sensazione di soddisfacente stanchezza. Tommaso si lasciò sfuggire un profondo sospiro di piacere, e quando riempì di nuovo i polmoni percepì l’odore speziato della sua sborra. – Grazie, Tania. – disse, aprendo gli occhi e trovandosi davanti la ragazza che si fissava le tette, contemplando il disastro che l’orgasmo aveva lasciato sul suo seno.
Lei gli sorrise, quindi afferrò il cazzo e appoggiò le labbra alla cappella, passando la lingua sulla mucosa per ripulire il seme rimasto sul sesso e provocando una scarica di piacere al ragazzo. Non che lui avesse sospettato che non l’avesse fatto apposta: lei era a conoscenza del fatto che, per qualche attimo dopo l’eiaculazione, il glande fosse fortemente recettivo al piacere, e non si faceva problemi a dimostrarlo ogni volta che ne aveva la possibilità.
Soddisfatta del suo lavoro di pulizia della cappella, si staccò da Tommaso e, sollevato un seno fino al viso, iniziò a nettare pure quello, non mancando di continuare a sorridere con lo sguardo al suo uomo.
– Togliti le mutande. – le ordinò lui.
Lei non ebbe bisogno di farselo ripetere. Si alzò in piedi e, senza togliere la mano dal seno e continuando a leccarsi, usò quella libera per sbottonarsi i pantaloncini color cachi e abbassare l’elastico delle mutandine in pizzo bagnate abbastanza da farle scivolare lungo le gambe per gravità.
Come preannunciava l’intimo, Tania si era eccitata a tal punto da colare. Tommaso si spinse in avanti, sedendosi sul bordo del divano, appoggiò le mani sulle chiappe della ragazza e si pose con il volto davanti al sesso di Tania. Le due piccole labbra ricordavano un libro aperto a metà, elegantemente adagiate sulle grandi, partendo appena sotto la tana del clitoride e ricongiungendosi sul fondo della figa. Erano rosse e leggermente discostate l’una dall’altra, mostrando l’imbocco dell’utero. Questo si aprì appena, facendo sgorgare una goccia di desiderio e liberando nell’aria un aroma fruttato, dolce, che contrastava con quello forte e volgare del seme di Tommaso. Prima che quella goccia di ambrosia si disperdesse nella colata che si era formata fino a perineo della ragazza, lui aprì la bocca, appoggiò la lingua sulla base del sesso di Tania e la sollevò, intercettando quel desiderio liquido.
Sentì il corpo della ragazza tremare come avesse ricevuto una scarica elettrica e un profondo sospiro di piacere. Una mano si posò sulla testa di Tommaso. – La storia della spagnoletta come cosa che amo più del sesso era una mezza balla, adesso che ci penso… – confessò, senza fiato.
Tommaso la afferrò per i fianchi, la sollevò e la gettò sul divano. – E allora facciamola diventare una balla del tutto.
Tania sorrideva a trentadue denti mentre sobbalzava sui cuscini e vedeva Tommaso far scomparire la sua testa tra le gambe.
Lui fu ricompensato dai gemiti di lei e dalla dolcezza della sua ambrosia che colava copiosa.
Riuscì a stento a mangiare un panino prima di correre al lavoro.

***

Pato, il coniglietto di peluche che, dalla scrivania della cameretta di Linda, aveva osservato sconcertato la sua dolce padroncina venire posseduta da un uomo, avvinghiata a lui mentre la faceva ansimare di piacere e urlare nel parossismo dell’orgasmo, ora era amareggiato. Riflessa nei suoi occhi neri di plastica, spostato sulla mensola insieme ai suoi amici di pezza che erano stati mandati in vacanza in uno scatolone per un pomeriggio, ora Linda bagnava di nuovo il letto, ma non con il liquido che sgorgava dal suo bocciolo di rosa quanto piuttosto con amare lacrime che scivolavano dalle sue gote.
Il viso, che fino a qualche ora prima era luminoso come una mattinata estiva, quel pomeriggio aveva perso ogni segno di felicità. Sembrava che quelle due settimane di puro piacere e amore non solo non fossero mai esistite, ma fossero state un sogno beffardo che, al risveglio, avesse reso ancora peggiore l’incubo che la ragazza viveva ogni giorno. Il volto di Linda era infossato in un cuscino del letto per soffocare i singhiozzi del suo pianto perché sua madre non sentisse. Non voleva che scoprisse che tutta la sua felicità era esplosa come una bolla di sapone perché aveva notato che anche lei sembrava rallegrarsi nel vedere la figlia, costantemente depressa, aver trovato la gioia.
Linda, però, era sicura che non avrebbe più potuto provare quanto aveva vissuto nel breve periodo che aveva passato con Tommaso, quel sentirsi profondamente amata sia come persona che come donna, a livello fisico ed emotivo. Se non fosse stato per lui, la ragazza non avrebbe mai nemmeno creduto si potesse davvero sperimentare le emozioni che venivano mostrate nei film, ma, comprese, il rovescio della medaglia era il dolore che la straziava. Le sembrava le avessero strappato l’anima ed il cuore, e che nulla sarebbe più stato come prima.
E l’ironia, riconosceva in quei momenti in cui il pianto si ritirava appena e le lasciava un briciolo di coscienza mentre la gola doleva e gli occhi le bruciavano, era proprio su quel letto che aveva vissuto il momento migliore della sua esistenza, in cui Tommaso le aveva dimostrato quanto l’amava.
Ma poi la sua stupida, idiota idea di essere amata anche dai suoi compagni vincendo la gara di pompini… Credeva di essere diventata una donna perché aveva fatto sesso, ma in quell’istante comprese che era solo una ragazzina stupida che aveva avuto la sfacciata fortuna di trovare un ragazzo che la venerasse ed una ninfomane che le insegnasse l’arte del sesso, che aveva osato troppo e aveva perso tutto.
Ora cosa le restava, si domandò. Non che fosse difficile capirlo, ammise con dolore. Perso il calore che le scaldava il cuore, rimanevano solo i suoi compagni che sembravano, da un giorno all’altro, avere scoperto di adorarla. O, più esattamente, era quello che aveva creduto lunedì pomeriggio, quando aveva dimostrato a tutti la propria bravura nel succhiare i cazzi: il pubblico, composto dai suoi compagni di scuola, era impazzito, urlando il suo nome, abbracciandola, smanioso di apparire con lei nelle loro storie su Instagram. Era stata felicissima, non si era mai sentita così apprezzata in tutta la sua vita, se non da un unico uomo.
Ma già quella mattina aveva capito che le cose non erano affatto come aveva creduto: i suoi compagni non avevano improvvisamente scoperto che lei era una ragazza intelligente, simpatica e con cui chiacchierare, e magari uscire per bere qualcosa, ma una zoccola che sapeva far provare ad un uomo orgasmi incredibili con la sua bocca. Niente di più. Le ragazze, magari qualcuna, voleva frequentarla per risplendere di riflesso della popolarità di cui Linda aveva iniziato a godere, almeno per il momento, mentre la maggior parte voleva solo carpire i suoi segreti nell’arte del sesso orale così che potessero anche loro sperare di assurgere in una specie di “Olimpo delle pompinare” o, almeno, avere maggiori speranze di tenersi o rimorchiare un ragazzo a cui tenessero particolarmente. E questo senza considerare le tre sue avversarie alla finale della gara, che avrebbero voluto umiliarla o, direttamente, eliminarla fisicamente.
Per i maschi, invece, era diventata una specie di pornostar e, non ci voleva la scienza infusa per immaginarlo, le pornostar avevano una sola ed unica funzione: essere scopate e dare orgasmi senza rompere troppo i coglioni una volta concluso il loro compito. Ora, molti di loro, che prima nemmeno la consideravano, la vedevano non tanto come una ragazza interessante, con una personalità, sogni e timori, ma una serie di buchi in cui infilare il cazzo, uno dei quali capace di fare delle cose che nessun’altra nei paraggi sembrava essere in grado di emulare.
Adesso sarebbe stata l’ambito trofeo di qualsiasi maschio che non avesse abbastanza cervello per capire che anche lei desiderava rispetto e, forse, un ragazzo capace di darle piacere. Magari non al livello di Tommaso, perché Linda immaginava, come le aveva confidato più volte Tania, che lui fosse uno dei migliori a letto, ma che non si preoccupasse solo del proprio, di piacere. Che non volesse scoparla sotto un cespuglio in un giardino e poi andarsene…
Doveva essere lei a fare la prima mossa, comprese. Trovare un ragazzo con cui fidanzarsi, che la proteggesse dagli altri anche solo per il fatto che stessero insieme, che facesse passare la voglia agli altri di avvicinarla e cercare di convincerla di fare sesso con lui. Ma chi?
Linda si asciugò gli occhi, ormai gonfi, e mi mise seduta sul letto. Tirò su con il naso, poi prese un fazzoletto e se lo soffiò: il rumore che produsse le sembrò una perfetta pernacchia alla sua incapacità di tenere qualcosa di meraviglioso che il destino le aveva donato. Perché era così stupida?
Chi avrebbe dovuto prendere come nuovo partner? Certo, ora a momenti i suoi compagni facevano la fila per riuscire a portarsela a letto, ma quale sarebbe stato migliore per lei? Uno che avesse un minimo di autorità, che quando parlava gli altri lo ascoltassero e, per quanto controvoglia, facessero quanto detto. Magari anche un po’ bello, e questo non avrebbe guastato, ma non era comunque la cosa essenziale.
Si lasciò sfuggire un sospiro, che sibilò nel suo naso producendo un rumore fastidioso ed una sensazione simile da una raspa nella gola irritata, al pensiero che le sarebbe piaciuto essere la compagna di Daniele. Il bel Daniele. Aveva un viso gentile e dei modi da uomo che sapeva mettere a loro posto gli altri con un gesto della mano, poi, quella stessa mano, un attimo dopo si posava sul volto di Linda e le trasmetteva tutto il calore umano che necessitava per far sbocciare un sorriso sul suo volto. Sarebbe stata felicissima a stringere tra le braccia in corpo di Daniele, lui che la possedeva sussurrandole parole dolci e scivolava dentro di lei fino a riempirla del suo seme caldo.
Strinse gli occhi e le labbra, mentre un’ondata di desiderio quasi più doloroso della malinconia che gravava su di lei come un cielo plumbeo si infrangeva contro la sua anima. Sarebbe stato un sostituto passabile di Tommaso? Scosse la testa. Aveva avuto due uomini, e una donna, in realtà, contando anche Tania, in vita sua, e possedeva un’esigua quantità di esperienza con cui poter comprendere il comportamento di un possibile partner, soprattutto a letto.
In fondo, immaginò che nessun uomo si lamentasse di essere pessimo un amante a letto, anche se poi possedeva le capacità amatorie di un barboncino arrapato che adocchiasse una bella gambe tornita. A parte Tommaso: lui lo aveva fatto, all’inizio, quando Tania ne aveva decantato le qualità di scopatore, per poi dimostrare l’esatto contrario.
Ma Daniele era circondato dalle donne, e i suoi unici punti di forza erano un bel corpo femminile, come proprio Tommaso le aveva fatto scoprire, e la sua capacità di spompinatrice. Forse non abbastanza per uno come lui che poteva scegliere delle gran belle fighe. Tipo quella stronza di Francesca.
“Lurida troia!” le aveva gridato in faccia quella mattina, scagliandola contro il muro dei gabinetti. “Non avvicinarti a Daniele” le aveva imposto, pronta a farle del male fisico. Linda non ebbe difficoltà a capire che la mora era innamorata quanto lei, forse ancora di più, del ragazzo. Anzi, pensandoci, durante la sua esibizione alla gara, la domenica precedente, Francesca aveva avuto la fortuna di succhiare proprio l’uccello di Daniele… La bionda non aveva voluto informarsi riguardo a come si era comportata, ma a quanto pareva aveva battuto Alessandra, Michela e Luisa senza troppi problemi. Beh, pensò con una certa invidia, le bocce di Francesca di certo avevano aiutato, anche celate da una maglietta.
La bionda non aveva dubbi che un uomo non si sarebbe fatto problemi nel farselo succhiare da una donna, bella o brutta, ma sicuramente, se avessero potuto scegliere, riconobbe che avrebbero scelto una come Francesca a lei. Linda, se mai fosse esistito un contatore geiger della bellezza, sapeva che avrebbe fatto ticchettare con violenza l’analizzatore, ma non ebbe fatica ad ammettere che, puntato contro Francesca, la lancetta sarebbe schizzata via perché la figaggine della stronza era, come avrebbe detto il suo professore di fisica, oltre fondo scala.
No: Daniele non sarebbe stata una scelta intelligente, per lo meno prendendo in considerazione chi gli girava attorno. Certo, lui stesso quella mattina l’aveva fermata per parlarle, e forse proprio questo aveva spinto Francesca a metterle le mani addosso, e ciò le faceva capire che lui stesso avrebbe potuto fare il primo passo per mettersi con lei. Sarebbe bastato spingerlo inconsciamente in quella direzione.
Linda non aveva bisogno che le si spiegasse come: bastava indurre in Daniele uno stato di gelosia verso di lei. Non era, dopotutto, il modo migliore per farsi desiderare da un uomo? Le sarebbe bastato mettersi con un altro e farlo felice al punto tale da far comprendere al suo vero bersaglio che, se si fosse messo con lei, avrebbe potuto godere degli stessi piaceri.
Il problema era, quindi, la scelta di un altro ragazzo che facesse sesso con lei, e che poi si vantasse con i suoi amici di quanto stesse bene con Linda. Magari uno che piacesse anche alla ragazza stessa, ovviamente.
Non le ci volle molto per scegliere quale.
Linda si alzò dal letto, si avvicinò al tavolo dove, accanto al monitor del computer, teneva sempre una bottiglia di acqua per poter bere senza dover andare in cucina mentre studiava e inghiottì qualche sorso per riuscire a provare a farsi passare il malessere che le stringeva il petto. Il primo sorso parve non riuscisse a passarle per la gola, ma i successivi li sentì scendere senza problemi e rinfrescare il suo stomaco che sembrava in fiamme.
Si soffiò di nuovo il naso e questa volta il rumore non fu così imbarazzante. Prese il telefonino, lo sbloccò e rimase qualche istante a fissare la rubrica, sentendo il pianto cercare di salirle agli occhi. In cima, nella lista, accanto ad altrettante stelline azzurre, i nomi di Tania e Tommaso. I suoi numeri preferiti per quindici giorni…
Avrebbe dovuto cancellarli, lo sapeva. Ogni volta che li avrebbe visti si sarebbe sentita male, ne era conscia. L’avrebbe fatto, si ripromise. Sarebbe bastato tenere un dito qualche istante su uno dei due nomi e poi premere “elimina” sul menù ed eventualmente confermare la decisione.
Linda rimase diversi secondi in quello stato, fissando le scritte delle persone che aveva più amato per due settimane, lasciando che la sua memoria le causasse del dolore fisico mostrandole le immagini, facendole sentire i suoni, ma soprattutto vivere le emozioni che, in compagnia di Tommaso e Tania, aveva adorato vivere, nuda o vestita, intenta a dare piacere o gemendo mentre lo riceveva…
Poi, con un vero e proprio sforzo, il suo dito si appoggiò sullo schermo. Un attimo dopo lo schermo mostrò una scritta. Linda si chiese per l’ultima volta se dovesse proseguire con la sua intenzione.
Ma non ci fu il tempo per decidere: una voce uscì dall’altoparlante del telefonino. – Ciao, Linda.
Lei sospirò, prendendo il coraggio a due mani e si avvicinò il telefono all’orecchio. – Ciao, Alessio. – rispose, cercando di imprimere alla propria voce una felicità che non si ricordava nemmeno come fosse fatta. – Ti va di vederci, domani pomeriggio? Vorrei parlarti.

CONTINUA…

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