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Mi sveglio. É notte. E lei è qui accanto a me. Ho una sete incredibile e fa un caldo bestiale. Posso solo immaginare che caldo troveremo andando giù in salento. Dalla porta che dà sul balcone entra una debole luce. Sarà la luce dei lampioni per strada, o magari ci sarà la luna piena. Poco importa. Quello che mi importa è che sia sufficiente per poter ammirare Jay. Nuda, di fianco a me, rannicchiata. É rimasta nella stessa posizione in cui ci siamo addormentati. Mi dà le spalle. I capelli le si sono sollevati, arruffati, poggiati sul cuscino. La luce che entra dal balcone disegna una curva fantastica lungo il suo corpo. Il suo culo perfetto è una provocazione fortissima. Resto in silenzio, a guardarla qualche minuto. Ancora non riesco a credere che sia vero: una ragazza così bella e così maliziosa, così brava a letto e così vogliosa di esplorare il sesso in tutte le sue forme. E una coppia così disposta ad accettare una terza persona. Mi ritrovo col cazzo durissimo. Decido che è il momento di alzarsi per bere. “Dove vai?”, mi sussurra Jay. É sveglia. Sorrido. “A bere”, le dico. “Ne porti un po’ anche a me?”, mi chiede. Non rispondo. Vado in cucina, bevo un sorso d’acqua. Afferro una bottiglietta d’acqua. Ne ho sempre almeno un paio in frigo. La porto a Jay. Mi avvicino a lei e poso la bottiglietta sul suo fianco. Lei sussulta. Poi afferra la bottiglietta, si disseta. Mi ringrazia. Mi stendo di nuovo dietro di lei. Il cazzo mi esplode. Sono pronto a scoparla nuovamente, e il desiderio di sentirmi dentro di lei è fortissimo. Lei sente la mia erezione premere contro le natiche. Dondola i fianchi. “Sempre pronto, eh?”, mi stuzzica. Le metto una mano sul fianco, mi avvicino al suo orecchio. “Sei irresistibile. Puoi mica biasimarmi?”, le sussurro. Sorride. Poi afferra la mia mano e la porta sul seno, come poche ore fa. “Dormiamo, Alex. Tu domani dovrai guidare. Prometto che una volta arrivati, sarò tua senza alcun limite”, mi dice. Le do un bacio sulla nuca. E mi riaddormento.

Mi sveglio con una sensazione di morbidezza che strofina sulle mie labbra. E un profumo. E soprattutto, un sapore. Un buon sapore. Apro gli occhi. Jay è seduta su di me. Le sue gambe ai lati della mia testa, la sua figa sulle mie labbra. Sta strofinando le labbra e il clitoride sulle mie labbra appena socchiuse. Si regge contro il muro con le mani. Alzo lo sguardo. Vedo le sue tette danzare poco più in alto della mia testa. La visione è paradisiaca. E poi incontro il suo sorriso, interrotto di tanto in tanto dai suoi soliti morsi al labbro inferiore. É un marchio di fabbrica, quel morso. Apro la bocca, prendo le labbra della sua figa, le succhio un po’ e poi le mordicchio. Jay geme lentamente, chiudendo gli occhi e mordendosi il labbro inferiore con forza. “Visto che mordi il labbro che io vorrei mordere…”, le dico, e mordicchio ancora. Lei ride. “Posso essere la tua colazione? Mi sono svegliata fradicia e con una voglia matta di sentirmi piena di te”, mi dice, con un filo di voce. “Puoi accomodarti più giù, allora”, le dico, prendendo il cazzo già duro in mano. “No. Quello quando saremo arrivati. Ora però…voglio questo”, mi risponde, abbassando il bacino sulla mia faccia e premendo la sua figa sulla mia bocca. Non posso fare a meno di affondare la lingua tra le sue labbra. E iniziare a leccare e a scoparla con la lingua. Le metto le mani sulle natiche, sollevandola leggermente, per poter leccare anche il buchino posteriore. Spingo con la lingua, mentre Jay geme sempre di più. Poi torno tra le labbra della figa, le assaporo. Ha ragione, è fradicia. Fradicia e buonissima. Continuo fin su. Prendo il clitoride tra le labbra, lo succhio forte, lo lecco. La lingua si muove velocemente, dando dei colpetti ben decisi su quel bottoncino gonfio e duro. E Jay apprezza. I suoi movimenti si fanno più lenti, preme il bacino sempre più forte. Alzo lo sguardo. Si sta stringendo la tetta destra, con forza. La vedo pizzicare il capezzolo, tirarlo. É eccitante, vederla così. E tutto d’un tratto, senza preavviso, sento le sue gambe scattare, la sua voce intonare una dolce melodia che parla di piacere, di godimento, i suoi gemiti che diventano urla. Gode, stringendo con forza la mia testa tra le sue gambe e accasciandosi col seno sul muro.
Quando riesce a riprendersi, si butta sul letto, di fianco a me. Prende fiato, mentre si gira a guardarmi. Allunga una mano e mi accarezza, sorridendomi. Passa un dito sulle mie labbra. Le sento bagnate, piene dei suoi umori, che lei raccoglie con il dito. Poi lo lecca, assaporando i suoi stessi umori. E un istante dopo è seduta sul letto. Mi dà uno schiaffetto sulla gamba e si alza. “Su, pelandrone, abbiamo un viaggio che ci aspetta. E non voglio attendere oltre”, mi dice mentre inizia a correre verso il bagno. “Anche perchè…ti ho fatto una certa promessa e non vedo l’ora”, aggiunge, girandosi un attimo e fissando la mia erezione. Poi sparisce in bagno per qualche minuto. Ne approfitto per finire di mettere le ultime cose nella mia valigia e per chiudere casa. “Hai fretta di partire, vedo”, mi chiede Jay, mentre abbasso la tapparella in cucina. “Si. Non vedo l’ora di scoparti, Ja…”. Mi interrompo guardandola. Indossa un vestito molto corto e stretto, bianco, con una cintura larga nera che le fascia la vita, le spalle nude e dei sandali ai piedi. Mi avvicino, le metto la mano sotto il mento per sollevarle la testa, la bacio. “Prima tappa, cappellaio. Con questo vestito ci starebbe bene un bel cappello di paglia. No, forse seconda tappa, prima abbiamo da fare”, le sussurro. Lei mi guarda maliziosamente, come per farmi intendere che farà di tutto per rendermi l’attesa sempre più difficile. Mi dirigo verso il bagno per prepararmi. “Brava, comunque. Vedo che inizi a lasciare il reggiseno in valigia”, le dico, prima di chiudere la porta del bagno dietro di me.
Mi preparo, finiamo di chiudere casa e scendiamo. Porto io le valigie, anche quella di Jay. Mi avvicino alla macchina e la apro. “Uhm, bella macchina. Sarà anche comoda”, commenta Jay avvicinandosi alla mia classe A. Mi giro ad incontrare il suo sguardo, che diventa sempre più malizioso. “Me lo dirai quando la proveremo”, le rispondo. “Oh…quindi vuoi farlo anche in macchina. Bene, interessante prospettiva”, ribatte lei, aprendo la portiera ed entrando in macchina, mentre io metto le valigie nel portabagagli. Entro in macchina anche io, metto in moto e partiamo. “Se ti da fastidio la musica, dillo pure. Non ho moltissima scelta a disposizione, non mi ero preparato a viaggiare in dolce compagnia. Vanno bene un po’ di Nickelback?”, dico rivolto a Jay. Lei mi fa di si con la testa. Noto che mi fissa, come se volesse saltarmi addosso, come se mi stesse mangiando con gli occhi. “Cosa?”, le chiedo. “Tu. Bermuda, scarpe leggere, una camicia larga…sei affascinante anche così. Anzi, lo sei forse anche di più, rispetto a quando vesti elegante. Sbrigati ad arrivare, abbiamo da fare noi due”, mi risponde. Mi parcheggio. Mi giro a guardarla. “Ho detto sbrigati, non fermati”, mi dice, ridendo. “Caffè?”, rispondo io, uscendo dalla macchina. Ho parcheggiato di fronte al bar di un mio amico. Qui, come giù in salento, Jay sarà nelle mie zone, nelle zone che conosco. Nelle zone in cui potrò sorprenderla in continuazione. Entriamo nel bar e Angelo mi saluta da dietro al bancone. “Hey Alex, pensavo fossi già giù dalle tue parti!”, mi dice. Resto fermo sulla porta a tenerla aperta per fare entrare Jay. “Ciao Angelo, come va? Stiamo partendo proprio ora, a dire il vero. Ho fatto qualche giorno di trasferta in più”, gli rispondo. Vedere la sua espressione alla vista di Jay è impagabile. Angelo è un caro amico, ma mi ha visto in dolce compagnia rarissime volte. “Stiamo? Signorina, piacere, Angelo, mi presento da solo tanto Alex le belle donne non me le presenta mai”, dice lui rivolto a Jay. Lo guardo con aria di rimprovero, come se fossi geloso. In realtà mi sto divertendo un mondo. Con lui, ma soprattutto con Jay. Jay gli porge una mano. “Piacere mio, Jay. Viene spesso con delle belle donne?”, chiede lei. Ecco. Ora voglio proprio vedere come risponderà. Intanto è arrossito. Io sono al bancone delle brioche, mi prendo un cornetto ed inizio a mangiarlo. Guardo Angelo. “A dire il vero, non lo vedevo con una donna da più di un anno. Ma devo essere onesto. Mai nessuna bella come te”, dice lui. Ruffiano. Gli faccio l’occhiolino. Lui ride guardandomi. Incontro lo sguardo di Jay. Credo si stia vergognando un po’. É la prima volta che le vedo quell’espressione sul volto e non so decifrarla. Finisco di mangiare il cornetto e prendo un caffè insieme a Jay, che nel frattempo continua a chiacchierare con Angelo, che non si sta facendo scappare l’occasione per buttare l’occhio sul seno di Jay. Devo ammettere che quel vestito che ha addosso risalta tantissimo il suo seno. E sono contento che non indossi reggiseno. Pur essendo il vestito leggermente rigido, si capisce perfettamente quanto siano belle quelle tette. Mi accorgo che qualcosa inizia a gonfiarsi nei pantaloni e cerco di distrarmi. “Angelo, dai, fatti pagare che andiamo, non voglio arrivare tardi che altrimenti farà un caldo allucinante”, gli dico. “Vai Alex, oggi offro io. Per una volta in cui mi porti una donna, fatti offrire la colazione”, mi risponde. Gli sorrido. Prendo Jay per mano ed usciamo. La accompagno alla macchina, entriamo e partiamo. “Ti sei divertito, vero?”, commenta subito Jay. “Perchè lo pensi?”, le chiedo. “Mi guardava le tette di continuo. E mi ha riempito di complimenti. E a te la cosa piaceva”, mi risponde. Sorrido, senza commentare. Lei mi mette una mano sui pantaloni. La muove, andando verso il mio cazzo, che ora è libero di gonfiarsi senza doversi nascondere. Jay afferra il mio cazzo in mano, lo stringe. “Appunto. Come mai ti piaceva?”, chiede lei. “Perchè pensavo che lui ti stava spogliando e scopando con gli occhi, ma io lo faccio sul serio”, le rispondo. Mi giro per un attimo a guardarla. Ha un’espressione soddisfatta. “Proprio come Ay. La stessa risposta che avrebbe dato lui”, commenta. “Avevi un’espressione strana nel bar. Cosa pensavi?”, le chiedo. “Pensavo che mi hai sorpresa. E che mi è piaciuto molto quello che hai fatto. Pensavo che ti sei comportato come se fossi la tua donna”, mi dice. “Lo sei. In questo momento lo sei”, le rispondo. Lei fa una pausa. Respira profondamente. “E pensavo che ho voglia di succhiartelo.”, aggiunge, continuando a stringere il mio cazzo tra le mani. Nel frattempo imbocchiamo l’autostrada. Il doppio beep sonoro del telepass accompagna il nostro passaggio. “Telepass, eh? Peccato”, commenta Jay. “Perchè peccato?”, le chiedo. “Perchè pensavo di farti pagare il casello con qualcosa di tuo nella mia bocca”, mi risponde. Deglutisco a fatica. “Non avevi detto che bisogna attendere l’arrivo?”, le dico. “Si, vero, ma questo non significa che non ti provocherò durante il viaggio”, risponde lei.
Due kilometri dopo l’entrata in autostrada entro nella stazione di servizio. “Ho dimenticato di fare rifornimento prima di entrare in autostrada. Conviene farlo subito”, le dico. Mi fermo vicino alla pompa del distributore ed esco, dopo averle lanciato un’occhiataccia. La osservo un attimo. Quel vestito così corto le lascia tutte le gambe completamente scoperte. É uno schianto. Mi viene un’idea. Faccio finta di essere impacciato con la pompa del distributore. Mi si avvicina subito un benzinaio. É alto, snello. Biondo. Sembra tranquillo. “Serve una mano?”, chiede. “Credo di aver fatto. É questo per il pieno, giusto?”, rispondo io. “Si. Poi paghi a me”, mi dice. “Ok. E se voglio lavare il parabrezza?”, aggiungo. “Lascia dai, faccio io”, è la sua risposta. Abboccato, in pieno! Ora devo solo gustarmi la scena. Metto la pompa nel bocchettone e sollevo la linguetta di stop. Mi allontano il tanto che basta per poter vedere le gambe di Jay e per vedere il tizio prendere l’attrezzo e iniziare a lavare il parabrezza. Lava dal lato del guidatore, e già noto che la sua testa è rivolta verso Jay. Poi passa al lato del passeggero. E lava. Lava. E continua a lavare. Vedo la sua espressione. Ha la bocca spalancata. Fissa Jay. La linguetta della pompa scatta. Rimetto a posto il tubo e chiudo il bocchettone. Il benzinaio mi raggiunge, mi fa pagare. Mi rimetto in auto e riparto. Noto che Jay ha le gambe divaricate. “Lo hai fatto apposta?”, mi chiede. “Cosa?”. Faccio il finto tonto. “A chiedergli di lavare il parabrezza”, risponde lei. “E tu lo hai fatto apposta?”, ribatto. “Cosa?”. Ora è lei a stuzzicare. “Ad allargare le gambe per farlo guardare”, rispondo io. “Guardare cosa?”, incalza Jay. Mi giro di scatto. Ha la sua solita espressione maliziosa. Le metto una mano sulle gambe, la faccio risalire, la sposto sull’interno coscia e… Non porta le mutandine! “Qualcuno ha appena dato uno sguardo tra le gambe della tua donna”, commenta Jay. Non riesco a rispondere nulla. Le mie dita le accarezzano la figa mentre continuo a guidare. Faccio una fatica immane a restare concentrato. “E anche il benzinaio voleva quello che voleva il barista. Stando a quello che mi dicevi prima, dovrai farti valere almeno per conto di due persone”, mi stuzzica lei. “Jay, se provochi così, per quando arriverà Ay ti avrò consumata del tutto”, le rispondo, affondando due dita nella sua figa già fradicia. Geme. Prende il cellulare dalla sua borsa. Capisco che sta chiamando Ay. “Ciao amore. Si, siamo partiti. Senti, lo so che sei impegnato e che non dovrei dirtelo, ma lo faccio per stuzzicare anche Alex. Siamo appena stati a fare rifornimento. E il benzinaio ha lavato il vetro della macchina. Ed io ho addosso il vestito bianco, quello corto. Si. Si, ho allargato le gambe. E non indosso intimo. Si, ha visto, non c’è dubbio. Ed ora Alex ha due dita dentro di me…oooh…”, si interrompe, allontana un attimo il cellulare dal viso. Si gira verso di me. “Quando le spingi a fondo così è stupendo”, mi dice. Poi torna a parlare con Ay. “Si. Si ti sento. Scusami è che…sto già per venire. Volevo solo dirti che va tutto bene, comunque, che siamo….ooooh…uhm…che siamo partiti e che…si, dici? Ok, lo farò. Senti, ci sentiamo quando arriviamo, ok? Ciao”. Chiude la chiamata, gettando il cellulare in borsa. Si abbassa sul sedile, quasi stendendosi. Mette le gambe sul cruscotto, divaricandole. Le mie dita possono spingere ancora di più. La sua figa gronda umori. Mi giro a guardarla, e lei si abbassa il vestito, scoprendosi le tette. Mi fissa per un istante. “Ay suggeriva di provocarti così. A lui piace da matti”, mi spiega Jay. E come dargli torto! “Bene, allora resterai così fino al casello”, le dico. Mi concentro sulla strada. Con le dita ancora nella figa di Jay, accelero. Inizio a sorpassare dei tir, rallentando in maniera strategica proprio quando il finestrino dell’auto è di fianco a quello del tir. Jay inizia a ridere, tra un gemito e l’altro, sentendo i tir dare continui colpi di clacson. Ne sorpasso quattro. “Stavi quasi per venire o sbaglio? I tir ti distraggono?”, le chiedo. “Un po’, ma mi piace. Sa di proibito. Sa di provocatorio”, risponde lei. “Voglio sentirti venire”, le dico. Lei non risponde. Mi giro a guardarla per un attimo. Si sta stringendo le tette con le mani, si pizzica i capezzoli di tanto in tanto. Mi avvicino al quinto tir, e affondo il terzo dito nella figa di Jay. Lei solleva il bacino. Geme. La sento iniziare a tremare. Viene. Proprio mentre mi accosto al tir. Il clacson suonato dal camionista accompagna l’orgasmo di Jay. Il secondo, da quando siamo svegli. Il secondo di quella che oggi dovrà essere una lunga serie. Finisco il sorpasso. Jay toglie le gambe dal cruscotto. Prende le mie dita e le lecca. Poi sono io a portare le dita alla bocca. Le lecco anche io, sentendo il sapore di quegli umori. É inebriante. E gli umori sono molto densi.
Continuiamo il viaggio, iniziando a parlare di quello che abbiamo intenzione di fare in questi giorni. Jay mi chiede un po’ di informazioni sul posto, che io le do molto volentieri. Cerchiamo di individuare alcune cose che vogliamo fare sicuramente, o che almeno ci piacerebbe fare. Per tutto il tempo, Jay non perde occasione per stuzzicarmi, farmi battutine o toccarmi il cazzo da sopra i bermuda. É rimasta con le tette in bella mostra e ogni sorpasso è l’occasione giusta per provocarla ed invitarla a lasciarsi ammirare. Non facciamo soste. Non riesco a rallentare, non riesco a pensare nemmeno che potrei dovermi fermare, nemmeno per fare pipì. Ci stuzzichiamo per tutto il tragitto tra carezze, palpate e discorsi provocatori. E a pochi kilometri dall’arrivo spiego a Jay come ci organizzeremo. “Ho casa in paese e una piccola casa in campagna, a pochi metri dal mare. In realtà le case sono dei miei. E loro vanno a vivere in campagna in estate, quindi lasciano casa in paese vuota. Ho già scritto ai miei che sarei arrivato con qualche giorno di ritardo”, le dico. “Sarà il caso di avvisarli del nostro arrivo?”, chiede lei. La guardo, con uno sguardo interrogativo. “Nostro?”. Lei ride. “Dai, hai capito a cosa mi riferisco”, mi dice, dandomi una pacca sulla gamba. “No. A cosa?”, continuo io, facendo il finto tonto. “Non vorrai mica che i tuoi ti si presentino a casa mentre tu ed io siamo nel letto?”, mi dice lei, diretta. Rido anche io. “Perchè, per le scale non ti va bene? Oh, oppure sul tavolo in cucina. O in sala…”, le dico, alludendo ai posti in cui vorrei scoparla. Mi dà un’altra pacca sulla gamba. Compongo il numero di telefono e chiamo i miei, col vivavoce. Risponde mia madre. “Hey! Finalmente ti fai sentire. Ma alla fine che fai? Scendi o non vieni per niente?”, chiede. “Ciao mamma. Tranquilla è tutto ok. In realtà sto già a pochi kilometri da casa. Però puoi immaginare, mi sono già organizzato con Valentino e Daniele per uscire. Passo da casa, mi cambio e li raggiungo per pranzo. Tanto poi passo a salutarvi con calma”, le dico, per farle capire che non deve disturbarmi. “Su, dai, che non ti vediamo da tanto. Cinque minuti per salutarci li puoi trovare. Passi da casa, ti cambi, vieni qui e poi vai dai tuoi amici”, mi dice lei. Jay è divertita. Inizia a ridere e con la mano inizia a toccarmi il cazzo da sopra i bermuda. Si morde il labbro. “Mamma, con calma. Non farmi fare le corse, e poi ho fame, non ho mangiato nulla e arrivo da una trasferta…”, protesto io. Nel frattempo Jay sbottona i miei bermuda, tira fuori il mio cazzo. Inizia a segarlo. É durissimo. “Alex, no, senti, tuo padre ed io vogliamo vederti. Tanto poi si sa che in questi giorni sarai sempre con gli amici. Prima di iniziare ad ubriacarti puoi venire a salutarci?”, insiste mia madre. Jay, sempre più divertita, si piega verso di me. Si stende e prende il mio cazzo in bocca. Lo scappella, spingendo con le labbra. Trattengo il fiato. “Ora mi farai anche passare per l’ubriacone”, protesto, mettendo una mano nei capelli di Jay per tenerle la testa sollevata. Se si dovesse spingere il mio cazzo in gola, temo di gemere mentre sono al telefono con mia madre. “Non ho detto questo, ma quando inizi ad uscire poi non ci consideri più. Dai, ora chiamo io Daniele e lo avviso che farai mezz’ora di ritardo”, continua mia madre. “No, mamma, per favore! Non cominciare, ti prego”, le rispondo. Jay prende la mia mano. La toglie da sopra la sua testa e ne approfitta per spingersi il mio cazzo in gola. Mi mordo le labbra per trattenere il gemito. Poi Jay inizia a succhiare, ad andare su e giù con la testa sul mio cazzo, a farmi un pompino spettacolare. “E allora che ti costa, scusa? Perchè stai facendo così?”, mi chiede mia madre. “Mamma….”, è l’unica cosa che riesco a dire. Sento la voce di mio padre in lontananza. Poi mia madre riprende a parlare, mentre Jay succhia sempre più forte. “Stai scendendo con una ragazza, vero?”, dice mia madre. La sua domanda mi gela il sangue. Non avevo considerato questa opzione, e tenendo conto dell’espansività di mia madre, tutto questo potrebbe diventare un problema. “No, mamma, non è questo, però se inizi ad essere insistente come al solito”, inizio a dire io. “Ciao signora, piacere.”, esordisce Jay. La guardo. Sono con la bocca spalancata. Vedo una piazzola di sosta sulla statale e mi fermo, quasi inchiodando. Senza far uscire la voce, mimo a Jay un labiale che dice un “Che cazzo fai?”. Jay alza le spalle, ridendo, e continuando a segarmi. Poi riprende il cazzo in bocca. “Allora avevo ragione…”, commenta mia madre. “Mamma….”, rispondo io. “Me la farai conoscere?”, chiede lei. “Non lo so. Intanto sei partita col piede sbagliato. Vedremo. E non mi aspettare, per ora. Vado direttamente a pranzo”, le rispondo, seccato. Jay, nel frattempo, ha iniziato a dondolare i fianchi. “Ok, ok, ho capito. Come vuoi tu, ma se vorrai farmela conoscere ne sarò contenta”, mi dice mia madre. La saluto ed attacco la chiamata. Jay scoppia a ridere. “Hai finito?”, le dico. “Non mi divertivo così da tanto”, è la sua risposta. “Avremo modo di parlarne. Questo è un problema. Mia madre è una rompi assurda. Però tu ti sei guadagnata una buona dose di sculacciate. Andremo in spiaggia che tu avrai il culo rosso”, le dico. Lei mi guarda. “Uhmmm, sembra interessante”, è il suo commento. “E stiamo per andare a lavare la macchina. Odio tutti gli insetti morti sulla carrozzeria. Quando parcheggio, tu vai dietro, ti raggiungerò”, le dico. Lei riprende a succhiarmi il cazzo, senza obiettare. In pochi minuti siamo arrivati. L’autolavaggio è appena fuori dal paese e per fortuna, a quest’ora, la zona è semideserta. Mi avvicino lentamente, assicurandomi che nessuno possa vedere nell’abitacolo, che nessuno possa vedere Jay intenta a farmi un pompino coi fiocchi. E cerco di resistere alla sua bocca, che ormai mi regala brividi di piacere da diversi minuti. Entro nell’autolavaggio e fermo l’auto nella giusta posizione. Aziono il freno di stazionamento e Jay si stacca dal mio cazzo. Ride. Esce dalla macchina, senza rialzare il vestito, con il seno ancora in bella mostra, e rientra dalla portiera posteriore. Mi giro a guardarla. Ha un’espressione lasciva ed eccitata. Mi sorride. Mi rimetto il cazzo nei bermuda ed esco dalla macchina. Chiudo i finestrini continuando a guardare Jay in macchina. La vedo mettersi in ginocchio sul sedile posteriore, sollevare il vestito. Il suo bel culo è in bella mostra, le tette che dondolano verso il sedile. Mi guarda. Come se mi chiedesse di far presto. Vado al quadro di controllo, inserisco i soldi necessari per l’autolavaggio. Seleziono il programma completo, quello più lungo. Voglio scoparmela per bene e non voglio attendere oltre. Appena il macchinario entra in funzione, corro verso la macchina ed entro. Trovo Jay ad attendermi. Un ginocchio sul sedile, l’altra gamba poggiata sul fondo dell’auto. Una mano posata sul sedile, a reggersi, e l’altra a tenere su il vestito. Mi guarda. Mi avvicino a lei. Vedo la sua figa lucida. Deve essere un lago. La struttura dell’autolavaggio crea molta penombra e riesco a vedere ben poco. Metto la mano tra le gambe di Jay. La trovo gocciolante. Gli umori sono colati lungo le sue gambe, la figa è zuppa. Le do una sculacciata, forte, sonora, mentre il macchinario dell’autolavaggio copre l’auto di acqua. “Ah”, è la risposta di Jay. Mette anche l’altra mano sul sedile, e una seconda sculacciata le fa arrossire la natica destra. Geme. E io continuo. Una, due, tre sculacciate sulla natica sinistra la fanno iniziare a gemere in maniera più forte. Un’altra sculacciata sulla natica destra costringe Jay a piegarsi ancora di più. Vedo le sue tette premere sul sedile, le gambe sono ben divaricate. Abbasso i bermuda. Le spazzole stanno lavando la carrozzeria, coprendo i finestrini di schiuma. Afferro il cazzo e lo strofino sulle labbra della figa di Jay. Lei geme. “Oh, Alex, ti prego”, sussurra, quasi piagnucolando. Le do un’altra sculacciata. Geme, ed io continuo a stuzzicarla, passandole nuovamente il cazzo sulle labbra, senza penetrarla. Si porta una mano tra le gambe, inizia a toccarsi il clitoride, a massaggiarlo. La prendo. Il cazzo entra facilmente, fino in fondo. É così bagnata che riesco a penetrarla con un solo colpo. Inizia ad urlare di piacere. La scopo, con forza, continuando a sculacciarla. Le sue natiche diventano rosse, ma lei non si lamenta. Anzi, la sento sempre più bagnata. E le sue dita continuano a massaggiare il clitoride sempre più velocemente. Il pompino di prima mi ha fatto eccitare così tanto che il mio cazzo è gonfio e fa quasi male. Lo spingo con forza dentro di lei, facendole sbattere i testicoli addosso, facendola gemere. I miei movimenti provocano un rumore sempre più forte, a causa degli umori abbondanti di Jay. Vado avanti, senza riuscire a venire per quanto il cazzo mi fa male a tenerlo così duro. Sento Jay venire, ma non smetto di scoparla con forza nemmeno durante l’orgasmo. L’autolavaggio si avvia verso la fine. Mi fermo. Mi rivesto. Jay si accascia sul sedile, senza forze. Mi abbasso su di lei, le dò dei baci sulla spalla, sulla nuca, sulla testa. Mi avvicino al suo orecchio. “Non ho finito con te. Dammi il tempo di arrivare a casa”, le sussurro. Lei allunga la mano da sopra la testa, mi accarezza. La sento col fiatone, incapace di parlare. Esco dalla macchina appena l’autolavaggio è terminato. Metto in moto e in meno di 15 minuti siamo a casa. Parcheggio. Jay si è ricomposta alla meglio sul sedile posteriore. Scendo dall’auto, prendo le valigie e le porto in casa. Mi giro e mi ritrovo Jay già sulla porta di casa. La tiro dentro, chiudo la porta dietro di noi e la spingo contro il muro, girandola. Le sue tette premono contro il muro. La tiro di nuovo verso di me, il poco che basta per abbassare il vestito e scoprirle le tette. Jay non oppone resistere, ma geme, mordendosi il labbro inferiore. Divarica le gambe senza che io glielo chieda e inarca la schiena. Metto una mano tra le sue gambe. É ancora più bagnata di prima. Abbasso i miei bermuda e la penetro di nuovo, spingendola contro il muro. Lei riprende a toccarsi, e questa volta le metto una mano tra i capelli, tirandoli verso di me, facendole inarcare la schiena ancora di più. Ora che abbiamo l’appoggio del muro, le mie spinte sono molto forti. Non mi curo del pericolo di farle del male. É troppo bagnata per poterle fare del male, e i suoi gemiti mi fanno capire che le mie spinte stanno per farla venire di nuovo. La sculaccio, forte. Lei urla. “Aaaah, Alex, si ti prego, non ti fermare..”, inizia a dirmi. Le spingo il pollice tra le natiche, penetrandole il culo. E inizio a sentire che il mio orgasmo è vicino. Cerco di resistere ancora, ma sentire la figa di Jay che si contrae in preda ad un nuovo orgasmo è la goccia che fa traboccare il vaso. Esco da lei e la faccio girare e inginocchiare. Lei resta con una mano tra le gambe, l’altra afferra il seno e lo solleva, facendomi capire di volere il mio sperma sul seno. Non me lo faccio ripetere. Prendo il mio cazzo in mano e dirigo gli schizzi, che le inondano il seno, riempiendolo di sperma caldo. Poi Jay prende la cappella in bocca, la succhia, forte, ingoiando le ultime gocce. Si alza, guardandomi negli occhi, e si fionda su di me, abbracciandomi e baciandomi forte. “Oh Alex, sei fantastico. Sono così contenta di essere qui con te, noi due da soli…”, mi dice, continuando a baciarmi. Poi si stacca. Mi guarda e scoppia a ridere. “Ti ho sporcato tutto…”, mi dice. Non ho forze per risponderle. Rido anche io, insieme a lei. Questa donna mi farà impazzire!!
Mi tolgo la camicia, restando a petto nudo. “Uhm, così mi fai venire voglia di farti venire con me sotto la doccia”, mi dice Jay, mentre io prendo le valigie. La guardo. Sta raccogliendo il mio sperma dalle sue tette. Lo raccoglie con le dita e lo lecca. “Non è detto che non lo faccia. Venire sotto la doccia con te. Però questa volta toccherà al culo”, le dico, minaccioso. Lei solleva le spalle, si incammina per le scale davanti a me, capendo che dovremo salire dal fatto che io ho già un piede sul primo gradino. Inizia a salire, sculettandomi davanti. Porta una mano su un fianco e si gira. “Questo?”, mi dice. Le fisso il culo. É arrossato, invitante, sodo e così dannatamente bello. Lei continua a salire, e io inizio a fare i gradini con entrambe le valigie in mano. Quando sono in cima alla scala, dopo essermi goduto la vista di quel culo danzante per tutti e 23 i gradini, posso solo vedere Jay entrare in bagno, girarsi, salutarmi con la mano e chiudere a chiave la porta dietro di se. Sbuffo. Sento l’acqua della doccia. Ok, credo sia meglio far arieggiare casa e portare le valigie in stanza da letto.

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