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Viaggio all’inferno – 10

By 22 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

University of California – Campus studentesco – Coffee house – 7 dicembre 2011 – ore 8:46 a.m.

‘Dai, tranquillo, lo sai che poi gli passa!’ Francis era al telefono con Julie, sua sorella.
‘Speriamo, possibile che non pensi ad altro che a rimproverarmi? Gli chiedo, forse, un centesimo? Non mi pare, no? E allora che vuole?!’ le disse seccato, parlando del padre ‘come se lui e mamma fossero sul lastrico, poi! Certe volte è davvero ipocrita!’ continuò a sfogarsi.
‘E’ vero ma lo sai com’è fatto, no?’ cercò di consolarlo lei.
‘Beh, è fatto male!’ disse lui in modo un po’ infantile.
‘E dai, non ti rovinare la giornata, lo chiamo e ci parlo, vedo di calmare le acque…’ lui fece una smorfia come risposta.
‘Come sta Chris?’ gli chiese la ragazza. Lo faceva spesso, non l’aveva mai dimenticato.
‘Bene…’ rispose laconico il ragazzo. Odiava mentire a Julie.
‘Quante ragazze ha al momento?’ gli chiese con un minimo di acidità nella voce. Suo fratello rise:
‘Qualcuna…’ le disse.
‘Immagino…’ rispose lei divertita ‘…beh salutamelo, digli che aspetto ancora che venga a trovarmi, me l’ha promesso!’ Francis sorrise.
‘Non vedo l’ora che sia Natale, voglio tornare a casa, qui siamo sotto zero!’ Julie frequentava l’ultimo anno a Yale in Connecticut ‘Sono stufa di tutta questa neve, rivoglio Los Angeles!!’ suo fratello rise:
‘Quando finisci le lezioni?’ le chiese. Moriva dalla voglia di rivederla.
‘Il 15 è l’ultimo giorno, ma non parto prima del 17 perché devo parlare con un professore. Tu quando rientri?’
‘Finisco il 16… ma se papà ha intenzione di assillarmi per tutte le feste, giuro che passo il Natale da solo, in campus!’ la sorella tornò a consolarlo, assicurandogli che non sarebbe successo. Si salutarono e Francis riprese a bere il suo caffè.
‘Salve, prof!’ il bel viso di Cody entrò nel suo campo visivo. Francis gli sorrise.
‘Signor O’Malley! Come va?’ il loro rapporto era decisamente migliorato.
‘Me la cavo!’ scrollò le spalle il giovane.
‘Spero di vederla in classe più tardi. E’ pronto per la presentazione?’
‘Prontissimo. Io e Stewart abbiamo fatto le due per finirla! Può già darci una A sulla fiducia!’ scherzò il ragazzo. Francis rise.
‘Sembra molto sicuro di se! Allora quando avrà finito si aspetti qualche domandina… interessante!’ Cody fece una faccia esasperata:
‘Oooh, andiamo prof, sembra che si diverta ad umiliarmi!’ gli disse ridendo.
‘Beh, comunque ci vediamo dopo, ora scappo!’
Umiliarlo. Già. Francis sorrise alla devastante ironia di quelle parole.

University of California – Campus universitario – Appartamento di Chris Donovan e Jesse Daniels – 7 Dicembre 2011 – ore 5:18 p.m.

I gemiti disperati della checca erano attutiti dal piede che Alex gli premeva sulla bocca. Nell’appartamento risuonavano le sue risate e quelle di Cody. I due ragazzi stavano passando un piacevole pomeriggio a casa di Chris e Jesse che sarebbero rientrati dopo un paio d’ore, insieme a Mark. Quale migliore occasione per usare un po’ lo schiavo. Era sdraiato sul pavimento e gli avevano legato le caviglie alle cosce e ai polsi, dietro la schiena, bloccandolo a gambe spalancate, in completa balia dei loro capricci. Cody era in bilico, con un piede solo, sul suo basso ventre. Lo schiavo portava le solite mutande di latice e montarci sopra era uno spasso. Cody ballonzolò, divertito per qualche secondo, poi perse l’equilibrio e scese ridacchiando.
‘Vuoi che smetta, schiavo?’ chiese il biondo, conoscendo già la risposta che avrebbe ottenuto:
‘No Padron Cody, pestali più forte, ti prego…’ gli disse con gli occhi lucidi e la voce disperata, mentre leccava il piede ad Alex. Cody rise e guardò Alex allargando le braccia:
‘Beh, se proprio insisti! Hahaha!!’ alzò la gamba e pestò ripetutamente e con gusto le palle a quel frocio patetico. Nuovi lamenti che nascondevano la parola ‘grazie’ ripetuta ad libitum. Che ridere!

Cody si sedette sulla poltrona vicino ad Alex e dette un lungo sorso alla sua birra. I lamenti dello schiavo pian piano si sostituirono ad affettuose moine, mentre leccava, affamato i loro piedi. Riprese in mano il joystick della console. Avevano messo in pausa il gioco per torturare la checca. Era ora di riprendere.
‘Alex, posso farti una domanda?’ disse Cody.
‘Quello che vuoi, amico!’
‘Ricordi il mio compagno di stanza? Stewart?’ Alex aggrottò la fronte.
‘Il tizio che ti fa da tutor?’
‘Esatto! Beh, a quanto pare non gli dispiacerebbe affatto essere al posto del nostro amico, in questo momento’ gli disse indicando la checca con un cenno del viso. Sentì il frocetto smettere il suo lavoro mentre Alex ridacchiava e metteva di nuovo in pausa il gioco.
‘Perché hai smesso?’ disse Cody colpendogli la faccia ‘Lecca!!’ lo schiavo riprese.
‘E come lo sai?’ gli chiese Alex
‘Beh, era un po’ che avevo l’impressione che mi guardasse i piedi, poi un paio di settimane fa l’ho visto ciucciare un paio di calzini luridi che mi ero appena tolto, dopo l’allenamento mentre credeva che fossi sotto la doccia.’
‘Hehehe!! Che sfigato del cazzo!’ commentò Alex.
‘Gia! Solo che non so cosa fare con lui…’ disse Cody.
‘Stai scherzando, amico? Devi prendere in mano la situazione, hai il dovere di schiavizzarlo! Vorresti fargli perdere tutte le gioie della vita da checca?!’ risero i ragazzi.
‘Guardalo, quant’è felice! Ha il cazzetto duro nonostante tu l’abbia preso a calci nelle palle finora! Hahaha!!!’ Cody notò, divertito, l’erezione dello sfigato.
‘Hai ragione sarebbe un crimine, hahaha!!’ dette il cinque ad Alex. Poi gli vennero dei dubbi:
‘Come faccio, però? Se poi si ribella e va a lamentarsi dal comitato studentesco? E comunque se voglio passare Fisica ho bisogno di lui!’ Cody sembrava quasi agitato e Alex rise.
‘Woah, woah, calmati matricola! Credevo che Connor ti avesse preso in simpatia ultimamente!’
‘Beh, diciamo che non è lo stronzo che pensavo…’ disse vago, poi sorrise ‘…stamattina mi ha dato una A+, è uno in gamba, però con Stewe è tutto molto più facile!’ Alex sorrise. Un sorriso strano, come se gli nascondesse qualcosa.
‘Hehe! Si, beh, ci credo!’ gli disse poi e Cody pensò di esserselo immaginato.
‘Come avete fatto voi a renderlo così?’ indicò di nuovo lo schiavo.
‘Beh, devi fare le cose con calma amico, a piccoli passi. Innanzitutto devi fargli ammettere quello che è! Devi farlo arrendere di fronte all’evidenza, così hai qualcosa da usare contro di lui, per portarlo al passo successivo.’ Cody ascoltava interessato l’amico.
‘In genere quelli come lui sono froci fino alla punta dei capelli, anche se ancora non lo sanno e se c’è una cosa a cui i froci non sanno resistere sono… beh, quelli come noi’ gli disse semplicemente.
‘Questa troietta ha accettato un sopruso dopo l’altro solo perché era innamorata cotta di Chris. Haha! Avrai notato come Chris ha sempre quei modi gentili con lui, no?’ Cody si fermò a riflettere su quello che Alex aveva detto. In effetti, anche se in modo decisamente grottesco, Chris era, in qualche modo, gentile con lui, anche se poi lo umiliava anche peggio degli altri. Annuì.
‘Beh, la checca non resiste al nostro amico e ogni volta che gli parla, ogni volta che gli sorrise, ogni volta che lo carezza, non fa che farlo innamorare ancora di più, legandolo sempre più a sé. Avanti diglielo, checca?’
‘E’ vero padron Cody. Padron Chris è molto astuto, sa che farei qualunque cosa per lui. Mi ha spiegato cosa sono e per quale motivo sono al mondo e, passo dopo passo, mi ha regalato questa vita meravigliosa…’ Cody ed Alex ridacchiavano ‘…è come se fossi in paradiso, qui! Ho la grande fortuna di poter servire i miei padroni che hanno dato un senso alla mia esistenza da inferiore. Amo tutto questo, non potrei più vivere senza!!’
Tra le risa Alex disse:
‘Hahaha!! La bocca della verità! Hehe!!’ il bel moro alzò un piede e calpestò, impietoso, l’erezione della checca che gemette di nuovo.
‘Grazie padrone…’ gli disse con la voce fina. Risero.
‘Non ho parole! Schiavo sei uno spasso!! Hahaha!!’ Cody disse e Alex continuò a spiegargli tra una risata e l’altra.
‘Vedi matricola, è un po’ come quella ciucciacazzi della tua amica, com’è che si chiama? Tanya?’
‘Tammy!’ corresse Cody.
‘Fa lo stesso…’ disse non curante ‘se ho ben capito te lo succhia a comando, giusto?’
‘Hahaha! Si esatto! Tra l’altro, da quand’è tornata con la coda fra le gambe, è così contenta che si fa fare veramente di tutto, senza alcun cazzo di ritegno! Mai goduto tanto, amico! E’ dieci volte più porca di prima, il che è tutto dire!!’
‘Hahaha!! Buon per te, amico! E come hai fatto a controllarla così?’ Cody pensò un attimo.
‘Beh, mi sono accorto che aveva una cotta per me e…’ Alex gli sorrise.
‘Bingo, amico! hehe!!’ Cody sorrise. Che sciocco che era, sapeva come fare, l’aveva già fatto. Sorrise a se stesso.
‘Gentilezza! Capito.’ disse.
‘Hahaha! Già, amico, ma vedi, questo è solo il primo passo!’
‘Ok’ gli disse Cody ‘sono tutt’orecchi!’ accomodandosi meglio sulla poltrona per quella che sarebbe stata la lezione più interessante della sua vita.

University of California – Campus studentesco – Dormitorio maschile F – Stanza 12G – 09 Dicembre 2011 – ore 4:17 p.m.

Stewart Oakfield era convinto che prima o poi sarebbe uscito di testa. Era l’esperienza più dura che avesse mai fatto: condividere la camera col ragazzo più sexy della terra, vederlo seminudo ogni santo giorno e dover far finta di essere…. etero. Inutile nascondersi dietro un dito, Stewart non lo era. Era gay, c’avevano pensato gli addominali e il sorriso di Cody a spazzare via qualsiasi dubbio gli fosse rimasto. Ma non poteva farci niente, di uscire allo scoperto neanche a parlarne, non era minimamente pronto. Così passava le giornate ad andargli dietro come un cagnolino e rinchiudendosi nel bagno a segarsi di brutto pensando al suo bel viso e ai suoi piedi.
Stavano guardando un video che la professoressa di studi sociali gli aveva assegnato. Stewart era seduto sul pavimento, appoggiato al fondo del letto, mentre Cody era comodo su una poltrona accanto a lui. Il documentario era un polpettone russo di una noia mortale e, comunque, Stewart aveva smesso di seguirlo quando Cody aveva incrociato le gambe sul poggiapiedi davanti a lui. Quant’erano belli quei piedi, ormai li aveva osservati e sognati così tante volte. Erano diventati una fissa bella e buona, non riusciva a concentrarsi a lungo se non pensava a quella meraviglia.
‘Che palle questo coso!’ commentò Cody sbuffando. Stewart trasalì, si schiarì la voce e rispose:
‘Coraggio manca soltanto un’altra mezzora…’
‘Ancora?!’ disse il biondo, esasperato. Stewart gli sorrise. Cody sbuffò di nuovo e si alzò per andare al bagno. Quando tornò si buttò a sedere in poltrona, appoggiando una gamba al bracciolo e Stewart si ritrovò il suo piede nudo a venti centimetri dalla faccia.
Al ragazzo salirono di colpo le pulsazioni. Non sapeva che cosa fare e cominciò a sudare freddo. Avrebbe dovuto spostarsi, magari sdraiarsi sul letto per allontanarsi, era la cosa che avrebbe fatto una persona normale! Me come poteva muoversi da lì. Ce l’aveva così vicino. Cominciò, disperato, a cercare invano delle imperfezioni, qualcosa che glielo rendesse meno appetibile. Niente, era del tutto inutile. Quella pelle chiara, le unghie ben curate, le dita lunghe… e poi quell’odore maschio gli stava invadendo il cervello… perché, perché ne era così fatalmente attratto?
Era una battaglia che aveva combattuto e miseramente perso centinaia di volte con i suoi cugini. Perché, al di là della loro arroganza, lui si era sottoposto a qualunque tipo di degradazione immaginabile pur di avere accesso ai loro piedi. Ogni volta che raccoglieva il coraggio di mandarli a quel paese e smettere di stare al loro gioco, bastava che gli dicessero qualcosa del tipo ‘sei proprio sicuro, LECCAPIEDI?!’ e la sua baldanza spariva all’istante, mentre s’inginocchiava a baciare, leccare e adorare tra le loro risa. Tutto passava in secondo piano. Ora il destino lo stava di nuovo mettendo alla prova duramente. Avrebbe perso tutto quello che aveva costruito negli ultimi mesi. Una vita normale da universitario. Per non parlare del rapporto con Cody. Ma per quanto tutte queste valide ragioni gli affollassero la mente, il giovane non poteva resistere, era troppo… troppo invitante… mentre il respiro gli s’ingrossava la testa si muoveva lentamente e come un insetto attirato dalla luce, le sue labbra non baciarono quel piede perfetto.
Un unico bacio dato ad occhi chiusi, con la stessa passione di quella notte, l’estate prima, sul piede di Bryan, quando l’incubo era cominciato.
Aprì gli occhi per trovare quelli di Cody che lo guardavano interrogativi. Si allontanò di colpo, scioccato per esserci ricascato come un idiota.
‘Mi dispiace amico, scusami, sono uno scemo, io non… scusami… scusami… scusami…’ gli disse con voce tremolante nascondendosi la faccia tra le mani, disperato ‘…se vuoi cambiare compagno di stanza lo capisco… anzi, domani mattina vado io dal comitato studentesco e chiedo…’ parlava come una macchinetta e Cody lo interruppe:
‘Woah, woah, woah! Calmati, amico! Mi hai solo baciato un piede, non mi sei mica saltato addosso, no?!’ Stewart si mordeva il pollice nervosamente ‘Tranquillo!’ continuò il bell’atleta e Stewart si calmò appena. Cody gli sorrideva in maniera rassicurante e dopo qualche secondo gli disse.
‘E così sei un feticista, huh? Beh, che vuoi che sia! Non è la fine del mondo, amico!’ Stewart alzò gli occhi e lo guardò come se venisse da un altro pianeta. Di tutte le reazioni possibili, questa era quella che non aveva preso in considerazione.
‘Parli sul serio?’ gli disse allibito.
‘Sicuro, amico! A me non importa, non ho certo dei pregiudizi!’ era così diverso dai suoi cugini. Stewart non sapeva cosa dire.
‘Cody, io non so come scusarmi, non avrei mai dovuto….’
‘Rilassati, amico! Te l’ho già detto, è tutto a posto! Non ti farò rapporto!’ lo guardava con un’aria serena, poi gli venne un sorrisetto sul viso ‘Anzi, lo sai che ti dico?’ Stewart pendeva dalle sue labbra ‘Sono bloccato qui fino alla fine di questa palla…’ gli disse indicando lo schermo ‘…ti piacerebbe sdraiarti qui e baciarmeli per la prossima mezzora?’ gli sorrideva benevolo e a Stewart veniva quasi da piangere.
‘Ooh… Cody, sarebbe un sogno che si realizza…’ gli disse in adorazione di quel ragazzo. A Cody scappò da ridere.
‘Hahaha!!! Addirittura?’ gli disse con un sorrisetto ‘Beh, mettiti all’opera allora, dai!’ A Stewart non sembrava vero. Si sdraiò di fronte a lui e i piedi di Cody gli coprirono la faccia. Stewart cominciò a baciarli felice come mai lo era stato prima.

Mezzora dopo.

Era stato sin troppo facile, pensò Cody. Nel giro di venti secondi era successo tutto ed ora Stewart era proprio dove Cody lo voleva. Oltretutto gli aveva rigirato le cose in modo che si sentisse in debito con lui, per il gran favore che gli stava facendo. Alex era un genio, senza alcun dubbio. Dopo neanche cinque minuti erano arrivate le suppliche di poterglieli leccare e Cody non era stato capace di non ridere.
I titoli di coda del documentario stavano scorrendo. Cody spense la TV.
‘La palla è finita, Stew’ il ragazzo lo guardò con disappunto mentre gli passava la lingua in mezzo alle dita. Cody alzò un piede e si guardò la pianta.
‘Wow, amico! Ti sei leccato tutto lo sporco, non credo di averli mai avuti così puliti!’ poi aggiunse con un sorriso strafottente.
‘Beh, amico, mi dispiace ma devo cominciare a prepararmi…’ si alzò in piedi e lo guardò in terra come il verme che era. Stew era chiaramente triste di dover smettere ‘…grazie del servizietto, hehe!!’ gli disse.
‘Stai scherzando amico?! Sono io a doverti ringraziare, sei stato anche troppo gentile, cazzo!’ Cody sorrise.
‘Si, beh, nessun problema, amico!’ poi si voltò. ‘Senza forzare la mano…’ si disse.
‘Cody!’ prevedibile. Si voltò di nuovo.
‘Cosa?’
‘Io… beh sarei onorato se tu… beh, se mi permettessi di rifarlo… ogni tanto…’ da manuale, ma non era ancora il momento dell’affondo, doveva esporsi di più.
‘Cristo, ti piace così tanto, amico?’ gli chiese divertito. L’altro annuì.
‘Sarei disposto a fare qualunque cosa pur di poter assaporare…’ non finì la frase tanto era preso dall’eccitazione. Cody ridacchiò:
‘E sentiamo, ogni quanto vorresti farmelo? Non starai parlando di tutti i giorni amico, che schifo!?’ gli disse con divertita curiosità.
‘Oooohhh Cody… quello sarebbe davvero un sogno…’ Cody incrociò le braccia e lo guardò con un sorrisetto per qualche secondo. Poi l’altro abbassò lo sguardo imbarazzato.
‘Mi dispiace amico, penserai che sono uno svitato.’
‘Hehe!! Beh, sai com’è, non mi capita tutti i giorni di trovare uno che vuole farmi da… LECCAPIEDI! Hehehe!!’ gli disse divertito, fingendo di pensare alla cosa. Dopo qualche secondo gli disse.
‘ma in fondo tu mi hai aiutato con lo studio, quindi, perché no?’ Stewart lo guardò con la gratitudine che gli sprizzava dagli occhi.
‘Davvero? Dici sul serio?’ gli disse eccitato come un bambino.
‘Sicuro amico, puoi leccarmi i piedi quando vuoi!’ gli disse Cody con un sorrisetto.
‘Cody…’ gli disse con gli occhi lucidi ‘questa è la cosa più bella che qualcuno abbia mai fatto per me…’ gli disse dal cuore.
‘Hahaha!! Che infanzia triste che devi aver avuto! Hahaha!’ Cody rispose infilandosi un paio di calze e scuotendo la testa. Stava per andare in bagno a prepararsi, poi gli venne un’idea.
‘Hey, senti un po’! Hai mai leccato delle scarpe?!’ gli chiese come se fosse una cosa che faceva abitualmente. Stewart sorrise un po’ mestamente ma scosse la testa.
‘Tieni! Comincia da queste!’ gli disse mentre giele lanciava ‘voglio mettermele per uscire, ma sono un po’ sporche!’ il ragazzo afferrò le scarpe ma esitò guardando Cody.
‘C’è qualche problema?’ gli chiese il biondo.
‘Beh, ecco, le scarpe non sono…’ gli disse un po’ a disagio.
‘Oops, scusami amico, ma ho pensato: piedi, scarpe, che differenza vuoi che faccia?’ gli disse scrollando le spalle ‘vedi, per me è uguale, io non leccherò mai nessuna delle due cose, è vomitevole, cazzo! Ma con te… beh, credevo di farti un favore, ma se è un problema…’ gli disse con l’aria un po’ ferita. Stewart si affrettò a rassicurarlo.
‘No, no, no, no, Cody, assolutamente, non è un problema, anzi, lo faccio con gran piacere, guarda!’ tirò fuori la lingua e dette una lunga e languida leccata alla suola, percorrendola dal tallone alla punta. Arrivato alla fine, tirò dentro la lingua nera ed ingoiò:
‘Buonissima, grazie!’ gli disse. Cody sorrise.
‘Bene, sono davvero contento che ti piaccia, amico. Ce la fai in dieci minuti?’ gli disse sorridendogli. Anche Stew sorrideva:
‘Saranno perfette, Cody, vedrai!’ e ricominciò a lavorare.
‘Hehehe! Non ho dubbi, amico. Non ho dubbi.’

Downtown Los Angeles – Traffico cittadino – Automobile di Jesse Daniels – Domenica 8 Gennaio 2012 – ore 8:12 a.m.

‘Non c’è niente da fare amico, Julie è sempre una pompinara da paura!’ Chris disse al suo amico fraterno che stava guidando. Jesse rise. Stavano rientrando in campus dopo aver passato le vacanze di Natale a casa.
‘Hahaha!! Dovevi vederla, era tutta preoccupata perché non voleva tradire il suo nuovo ragazzo. Poi mi ha dato un’annusatina al pacco e…’ con una mano e la bocca simulò una fellatio.
‘Oh Chris, mi ero dimenticata di quanto fosse buonooooo, hahaha!!!’ imitò la ragazza con una vocina stridula. I due se la risero di gusto.
‘Che lurida di una troia!’ commentò Jesse.
‘Puoi dirlo forte, amico! Non la smetteva più di succhiarmelo, sembrava assatanata! Haha!!’ risero ‘E a te come è andata con Jody?’ avevano fatto un patto prima delle vacanze: rivedere le loro vecchie ragazze dei tempi del liceo e schiacciarsele. Jesse sorrise sfacciato e l’altro incuriosito:
‘Te la sei fatta?’
‘Hahaha! Eccome! Davanti e dietro! Hahaha!’ l’altro scoppiò in una grassa risata congratulandosi.
‘E come hai fatto?’
‘Beh, le ho detto che ancora l’amavo…’ altre risate.
‘Avresti dovuto vedere la scena, amico! Noi due in camera sua e quel rompicazzo del suo vecchio a guardare la partita in salotto! Per non farsi sentire quel tegame si è infilata le mie mutande in bocca! Uno spettacolo! Hahaha!!’
‘Certo che è incredibile amico!’ disse Chris ‘Quasi quattro anni che non le vediamo e queste cagnette fanno ancora tutto quello che gli diciamo…’
‘Già, una vera pacchia, huh? hahaha!!’ disse Jesse mentre si apprestava a parcheggiare davanti al loro appartamento. Scesero di macchina e Jesse andò al portabagagli. Lo aprì e trovò il viso di Francis a sorridergli, mezzo sepolto dai loro bagagli. Si sbottonò i jeans e tirò fuori l’uccello:
‘Muoviti, non la tengo più!’ gli disse afferrandolo per i capelli e infilandoglielo in bocca. Poi sorrise al suo amico.
‘Non avevo mai pisciato nel portabagagli, hahaha!! E’ comodo!!! hahaha!!!’
‘Hahaha!! Dai sbrigati, che devo farla anch’io!’
Quando anche Chris si fu liberato, con un gran sorriso disse alla checca:
‘Scarica la macchina’ e lui e Jesse salirono in casa.

University of California – Campus studentesco – Dormitorio maschile F – Stanza 12G – 08 Gennaio 2012 – ore 10:20 a.m.

Stewart era rientrato con un volo mattutino per trovare Cody a letto con una bruna e una rossa. Le due dormivano beate, i loro bei corpi nudi avvinghiati ai muscoli dell’atleta.
‘Cody!’ bisbigliò Stew toccandogli la pancia ‘Cody!’ provò più forte. Il suo compagno di stanza aprì gli occhi pian piano, cercando di metterlo a fuoco. Gli sorrise.
‘Ciao Stewe!’ gli disse piano. Si stiracchio e guardò le due ragazze.
‘Che nottata, amico!’ gli disse, furbetto. Poi si tirò sù lentamente, per non svegliarle e si alzò in piedi davanti a Stew. Era completamente nudo e Stew non riusciva a contenere quella visione. Era un dio. Ora che lo vedeva nella sua interezza non aveva dubbi. Aveva un cazzo che era l’ottava meraviglia del mondo e Stew sentì le ginocchia indebolirsi. Per qualche motivo non gli sembrava giusto stare in piedi di fronte a lui.
‘Passato buone vacanze?’ gli disse per tenere la mente occupata mentre l’altro si stiracchiava.
‘Fantastiche! Sono stato alle Hawaii con Tammy…. mai divertito tanto, hehe!!’ gli disse con un sorrisetto strafottente ‘e tu?’ Stewart sorrise un po’ imbarazzato.
‘Tutto ok… anche se non vedevo l’ora di tornare…’ gli disse vago guardando a terra.
‘Ti sono mancati, eh?’ gli disse Cody sorridendogli e Stew gli disse:
‘Non sai quanto amico! Dal momento in cui ci siamo separati non ho pensato ad altro!’ gli disse sinceramente. Cody gli sorrideva, poi scrollò le spalle.
‘Beh, che aspetti, allora? Non vuoi baciarli?’ gli disse sempre tenendo la voce bassa.
‘Più di qualsiasi cosa Cody, ma ci sono loro…’ indicò le ragazze.
‘Nah, hanno il sonno pesante, non ti preoccupare!’ Stew ingoiò.
‘Sicuro?’
‘Tranquillo! Dai ora giù a quattro zampe e salutami come si deve!’ gli disse a mo’ di battuta ma con una certa autorità nella voce. Stewart gli sorrise:
‘Sei il migliore, Cody!’ e si accucciò a baciargli i piedi. Quanto gli erano mancati. Quell’odore maschio e violento era come l’ossigeno per lui. Li baciò ripetutamente e ci strusciò sù la faccia, inebriandosi di lui. Dopo un minuto o poco più:
‘Adesso non ho tempo di farteli leccare, però ho una sorpresa per te! Vieni nel bagno!’ gli disse e Stewart lo seguì. L’atleta accostò la porta e gli indicò un borsone da palestra.
‘Quello è il mio regalo di Natale, anche se in ritardo, hehe!!’ Stewart s’inginocchiò e aprì la zip.
‘Tah-dah!’ gli disse Cody. Dentro c’erano diverse paia di scarpe da ginnastica, da calcetto, da tennis… Sporche non le descriveva bene, dopotutto erano scarpe, era normale che fossero sporche. Queste erano luride. Luride! Stewart guardò il suo compagno di stanza con l’orrore negli occhi.
‘Cody, io non…’ provò a dire.
‘Ah, tranquillo amico, non c’è bisogno che mi ringrazi, in fondo mi diverte quello che fai!’ gli disse Cody con un sorriso tagliandogli ogni via di replica.
‘Senti non ti dispiace rimanere chiuso nel bagno per un po’, vero? Voglio farmi un altro giro con quelle due!’ gli disse in confidenza, come si fa con un amico. Stewart scosse la testa ‘no… certo… figurati…’
‘Ottimo! Tu datti da fare, mi raccomando!’ gli disse allegro indicando il borsone ‘Scommetto che non vedi l’ora, hehe!!’ chiuse la porta.
Stewart prese dalla sacca una scarpa da calcetto completamente ricoperta di fango. Ingoiò, poi cominciò a leccare.

Quaranta minuti dopo.

A Stewart faceva malissimo la lingua ma era fiero di sé stesso. Si era ingoiato tutto il fango incrostato su quella scarpa che ora splendeva come fosse nuova. I tacchetti, la pelle nera, il simbolo della Nike sulla linguetta, tutto luccicava della sua saliva. La colonna sonora erano stati i gemiti delle due troiette che Cody si era scopato e che ora lo stavano salutando alla porta. Che stallone che era il suo compagno di stanza, le aveva fatte venire entrambe prima di sborrargli in faccia. Pur di non farle entrare in bagno a sciacquarsi gli aveva fatto spalmare il suo regalino su tutto il viso, rifilando alle due oche giulive qualche idiozia sul fatto che lo sperma fosse meglio di una crema idratante.
‘Chiamaci!’ una di loro disse mentre Cody chiudeva la porta. Il biondo entrò in bagno e gli sorrise. Indossava i boxer.
‘Come andiamo qui?’ gli disse e Stewart gli mostrò la scarpa su cui aveva lavorato.
‘Wow! Ottimo lavoro, lustrascarpe! Hehe! Sai una cosa, secondo me hai una carriera, amico! Se con la fisica non funziona puoi buttarti su questo! Haha!!’ la buttò là ridendo. Anche Stewart rise e gliela porse. Cody sembrava divertirsi ma una nota di disgusto gli attraverso la faccia.
‘No amico, non la tocco tutta bavosa, mi spiace!’ Stewart abbassò la scarpa.
‘Scusa, è vero, immagino ti faccia schifo…’ gli disse guardandolo dal basso della sua posizione.
‘Ci puoi scommettere, ma tranquillo! Quand’è asciutta è perfetta, hehe!!’ la posò in un angolo e Cody gli appoggiò una mano sulla testa.
‘Bravo! Adesso fai l’altra in metà tempo!’ aggiunse l’atleta con quel sorrisetto perfetto. Stewart lo guardò inebetito, poi gli sorrise ed annuì:
‘Si, Cody, subito!’

University of California – Campus studentesco – Dormitorio femminile B – Stanza 23C – 19 Febbraio 2012 – ore 5:30 p.m.

Tammy Basher era sdraiata sul letto con la testa penzoloni, come al solito, a farsi scopare la gola. Le palle odorose di Cody le sbattevano, fiere, sul naso mentre il ragazzo affondava con gran foga il cazzo in quel buco che era ormai diventato di sua esclusiva proprietà. Come rimanevano soli in una stanza lei s’inginocchiava, in effetti, era più il tempo che passava in ginocchio, quand’era con lui, che in piedi. Certe volte, dopo gli allenamenti, veniva a trovarla, con la scusa che il suo dormitorio era più vicino del suo al campo, e il divertimento cominciava. Oggi era uno di quei giorni. Il ragazzo la teneva ben salda per le tette mentre si sollazzava a piacimento riempiendole il gozzo. Ogni tanto le permetteva di respirare e guardava in basso per regalarle un sorriso. Poi ricominciava a chiavarla, senza alcun ritegno. Tammy adorava tutto questo. La lite che avevano avuto, aveva portato la loro relazione su un altro livello. Ora erano entrambi più felici, ora che le maschere e i tabù erano caduti. L’essere sinceri su ciò che entrambi volevano era stato un vero toccasana.
Dopo una ventina di minuti, cominciò ad avvertire i mugolati e capì che il suo amore stava per sfamarla. Come previsto, poco dopo il ragazzo venne copiosamente, gemendo felice e lei poté inghiottire.
Glielo sfilò di bocca e lei si alzò, facendogli posto sul letto. Lui si sdraiò, con un gran sospiro di sollievo. Lei montò sul fondo del letto e si accucciò, accomodando la faccia sul suo pube sudaticcio. Lui le mise una mano sulla testa e cominciò a carezzarla. Era la loro versione delle coccole post-amplesso che le ragazze amano tanto.
‘Amo quest’odore, Cody…’ gli disse languida e lui sorrise.
‘Ma come? Non mi sono ancora lavato e ho sudato di brutto al campo oggi… puzzo come un maiale…’ le disse usando le stesse sue parole di quella che ormai sembrava una vita fa. La ragazza inspirò, affondando il naso tra i suoi peli e rispose dolcemente:
‘Lo so…’ Cody ridacchiò.
‘Hehehe! E pensare che fino a qualche mese fa facevi tutte quelle storie… che stupida di una frigida che eri, hehehe!!’ lei non gli rispose, gli sorrise soltanto.
‘Tra l’altro è perfettamente inutile che mi faccia una doccia prima di giocare con te… Con quanto sbavi, appena finito dovrei farmene un’altra, hehehe!’ scherzò. La ragazza rise, guardandolo negli occhi.
‘mmm… hai ragione, scusami…’ gli disse lasciva ‘…sarà meglio che ti dia una bella ripulita…’ e si mise a leccargli le palle. Lui rise.
‘Hahaha!! Lo sai, sono proprio contento che la vecchia Tam sia morta, questo nuovo modello mi piace MOLTO di più! hehe! Era ora che ti lasciassi andare al piacere, hehe!!’ la ragazza lo guardò mentre gli succhiava un testicolo.
‘Beh, sei stato tu a farmi così… troia’ gli disse. Lui le sorrise, calmo:
‘Ti ho resa felice, Tam.’ non era una domanda ma una pura e semplice affermazione. Lo stato delle cose. Lei lo guardò seriamente.
‘Ringrazio Dio ogni giorno di averti incontrato, lo sai? E ho il terrore che tu ti stufi di me!’ Cody le sorrise, dolce e riprese a carezzarle la testa.
‘Tranquilla Tam, tu continua così e io non vado da nessuna parte…’ Era la cosa più vicina a una dichiarazione romantica che mai avrebbe ottenuto da lui e la ragazza sorrise più che soddisfatta.

Downtown Los Angeles – St. Olive street – 22 Febbraio 2012 – ore 4:37 p.m.

Cody e Stewart camminavano per le strade di Los Angeles chiacchierando amabilmente. Era una splendida giornata e due giovani amici si godevano un po’ tempo libero dopo le lezioni della mattina. Passarono uno stand di hot-dog e il biondo disse:
‘Io muoio di fame!’ Stewart rise. Il suo amico era sempre affamato, con quanto si allenava era normale.
‘Doppio ketchup!’ disse al venditore ‘Tu prendi niente?’ chiese rivolgendosi a lui.
‘No, grazie’ il biondo pagò e ripresero a camminare. Stewart guardava il suo amico addentare, vorace, il panino e parlare con la bocca piena di stronzate, forse di ragazze, non lo stava ascoltando granché, era come sempre perso nei suoi lineamenti angelici. Portava un paio di Ray-Ban che gli stavano d’incanto e il suo…
‘Cazzo!’ Stewart si destò dal suo sognare ad occhi aperti.
‘Cosa?’
‘Guarda!’ gli disse scocciato Cody, indicandosi una scarpa. Sulla punta di una delle sue Nike grigie c’era una grossa macchia di Ketchup che saltava decisamente all’occhio. Stew si frugò in tasca per cercare un fazzolettino, ma prima che potesse parlare il biondo atleta s’infilò in bocca l’ultimo pezzo del suo spuntino e gli disse:
‘Dai, andiamo nel cesso di quel bar…’ Stew non capì all’istante e scioccamente gli disse:
‘Perché vuoi andare nel…’ Cody si alzò gli occhiali da sole abbagliandolo con i suoi occhi verdi. Scrollò le spalle:
‘Come vuoi amico, se vuoi leccarla qui per strada per me va bene, lo dicevo per te…’ gli disse con un sorriso non curante. Stew ingoiò ed annuì mestamente:
‘Giusto… ok, andiamo…’ Entrarono. Era un posto abbastanza affollato e s’infilarono nella toilette maschile. Si accorsero che era un bagno alla turca. L’odore era davvero fetido, il pavimento era bagnato di urina che la gente aveva calpestato, creando una mistura davvero rivoltante. Cody ridacchiò e salì sul piccolo rettangolo in ceramica al centro della stanzina.
‘Chissà perché li fanno in questo modo?’ Stewart scrollò le spalle, ancora disgustato.
‘Muoviti amico, che aspetti, vuoi passarci il pomeriggio qua dentro?!’ gli disse Cody.
‘No, è che…’ Cody gli mise una mano sulla testa spingendolo verso il basso.
‘Dai lecca, così ce ne andiamo!’ Stew si mise in ginocchio ed avvertì il bagnato sui jeans. Per non sporcarsi le mani evitò di appoggiarle a terra. Si abbassò e cominciò a leccare. Aveva la faccia a dieci centimetri dal buco del cesso e brutti ricordi gli tornarono in mente.
‘Beh, già che ci sono…’ sentì la voce di Cody. Poi una zip che si abbassava e un getto di piscio che cominciò a scendere fiero, infrangendosi sulla ceramica e bagnandogli la faccia di migliaia di schizzi caldi. Stewart non smise di leccare però, doveva finire. Cody si svuotò la vescica inzuppandolo. Appena finito Stew alzò lo sguardo e Cody gli sorrise.
‘ooops, ti ho pisciato in faccia amico…’ gli disse con quello sguardo infantile di chi ha appena combinato una marachella. Stew, non aveva la forza di opporsi a quel viso. Gli sorrise:
‘Tranquillo, nessun problema…’ e cominciò a passarsi la mano sul viso per asciugarsi. Cody sogghignò.
‘Hehehe! Fico!’ disse, poi si guardò la scarpa ‘Hey! Quella che hai leccato è lucidissima!’ Stew sorrise al complimento ma Cody proseguì ‘…non vorrai farmi andare in giro con una scarpa pulita e l’altra sporca, no?’ il sorriso di Stewart si affievolì, mentre gli rispondeva:
‘No Cody, scusa se non ci ho pensato…’ lo sentì ridacchiare mentre si abbassava a leccare gli schizzi di urina sull’altra scarpa.

Downtown Los Angeles – 911 W. Jefferson boulevard – Burger King – 16 Marzo 2012 – ore 1:34 p.m.

‘Grazie, arrivederci!’ Francis si voltò per uscire, con il suo pranzo in mano.
‘Connor?!’ il giovane conosceva bene quella voce, gli sembrava solo strano essere chiamato per nome da essa. Si voltò a cercare Jesse e lo trovò seduto ad un tavolino d’angolo insieme ad un altro ragazzo. Gli fece cenno di avvicinarsi e lui obbedì. I due avevano finito di mangiare, gli involucri dei loro panini e i bicchieri di carta delle bibite erano sparsi sul tavolo.
‘Ciao Jesse…’ il ragazzo sorrise.
‘Wow! Cos’è tutta questa confidenza, schiavo?’ Francis deglutì imbarazzatissimo ‘Avanti, fai vedere a mio fratello Ty come mi saluti di solito, haha!!’ Francis guardò l’altro ragazzo che non poteva avere più di quindici anni. Somigliava molto a Jesse, aveva i capelli più chiari, ma la stessa espressione arrogante.
‘Chiedo scusa padrone, non so cosa mi sia preso’ Jesse sorrise:
‘Meglio!’ poi Francis si rivolse all’altro.
‘Piacere Ty…’ gli disse cortese. Il ragazzino gli rivolse un ghigno e gli disse:
‘Piacere mio, frocio del cazzo!’ Jesse ridacchiò e gli dette una pacca sulla spalla.
‘Bravo fratellino, vedo che i miei insegnamenti stanno danno i loro frutti, hehehe!’ Ty sorrise al fratello.
‘Ty è venuto a trovarmi e starà qui un paio di giorni e avrà tutto il tempo di divertirsi con te…’ Jesse informò Francis ‘…ma volevo dargli un assaggio, hehe!’ prese il cartoccio con dentro il pranzo di Francis ‘vediamo un po’ cosa c’è qui…’ tirò fuori l’hamburger e lo scartò. Tolse il coperchio.
‘Ty, non ti sembra che manchi qualcosa?’ il ragazzino ridacchiò, tenendo il gioco al fratello maggiore, che ovviamente prendeva come esempio.
‘Altroché, hehe!’ Jesse tirò su col naso e ci sputò sopra ‘molto meglio, hehe!!’ commentò poi, mentre il fratellino rideva godereccio. ‘Avanti Ty, dai il tuo contributo!’ gli disse allegro.
‘Con piacere, hehe!!’ sputarono dentro quel panino finché sulla fetta di carne non si formò un disgustoso strato di bava e muco.
‘Direi che può bastare, fratellino!’ disse Jesse ritappandolo. Poi prese il cartone della bibita e lo aprì.
‘Oohhh, tsk, tsk, tsk!’ scosse la testa guardando Francis ‘Coca-cola, schiavo? Lo sai che questa roba ti fa male, no?’ gli sorrise, Francis ingoiò e rispose.
‘Perdonami Padron Jesse, non avevano dell’urina da poter acquistare…’ i due ragazzi scoppiarono a ridere.
‘Beh, se vuoi posso aiutarti io!’ gli disse Ty sghignazzando. Jesse rideva e gli porse uno dei loro bicchieri vuoti ‘hehe! Tieni fratellino e non essere tirchio con la checca!!! hehe!’ il giovane fece sparire il bicchiere sotto il tavolino e Francis guardò il ghigno soddisfatto del ragazzino mentre si svuotava la vescica. Jesse osservava la scena con evidente orgoglio. Ty doveva averne un bel po’ perché ci mise diverse decine di secondi prima di finire e quando il bicchiere riemerse era quasi pieno fino all’orlo. Era mezzo litro buono di piscio e Jesse lo tappò ridacchiando e infilando nel tappo la cannuccia.
‘Ecco il tuo pranzo, schiavo! Ingozzati!!’ disse poi a Francis mettendogli davanti il bicchiere e il panino. Il giovane assistente era più che abituato a quel trattamento, tanto che non ci trovava niente di strano. Prese in mano il panino, gli dette un gran morso e masticò quella poltiglia immonda. Il fratellino di Jesse ridacchiava come non mai. Evidentemente sentire i racconti e vederlo all’opera era tutta un’altra cosa. Jesse guardava lo schiavo con la solita aria arrogante, contento che Ty si divertisse, ma non particolarmente interessato a quello che lui stava facendo. In fondo non era certo una novità.
‘Com’è?’ Lo stuzzicò il ragazzino.
‘Buonissimo, grazie di avermelo insaporito!’ rispose zelante Francis facendolo ridere di nuovo. Poi prese il bicchiere e cominciò a bere il liquido caldo. Dopo diversi sorsi:
‘mmmm… Padroncino Ty, il tuo nettare dorato è così dissetante, proprio come quello di Padron Jesse!’
‘Hehehe! Buon sangue non mente, checca! Hehe!’ gli disse Jesse mentre il ragazzo se la rideva.
‘Hahaha!! Nettare dorato? E’ piscio, checca! PISCIO!’ gli disse alzando un po’ la voce. Qualche curioso dai tavoli vicini buttò un’occhiata verso di loro, per poi tornare alla propria conversazione.
‘Haha!! Hai idea del regalo che gli hai fatto fratellino?!’ continuò Jesse ‘Tutto quello che il nostro corpo produce per la checca è sacro!’ Ty non si era mai divertito tanto ‘Gli hai concesso di bere piscio di vero maschio, è ovvio che per lui sia nettare, hahaha!! Gli hai rallegrato la giornata, cazzo! Haha!’ I due risero:
‘Non trovi che Ty sia stavo molto generoso con te, frocetto?’ chiese poi Jesse a Francis.
‘Oh, si, moltissimo!’ rispose sincero ‘Padroncino Ty, ti prego, permettimi di ringraziarti come si deve…’ tirò fuori il portafogli e porse una banconota da cento dollari al ragazzo che strabuzzò gli occhi. Poi scoppiò a ridere prendendo i soldi.
‘Non ci credo, fratello, non ci credo! Hahaha!!’ Jesse ridacchiò:
‘Beh, è il minimo Ty! Ricordati che tu sei qui…’ Jesse alzò una mano fin dove poteva per far capire al fratello la differenza che c’era tra loro ‘…e quelli come lui sono laggiù!’ la mano scese sotto il tavolino indicando il pavimento. Il ragazzino rise di nuovo:
‘Jack e Dan non ci crederanno mai quando glielo racconto! Hahaha!!’ Jesse sghignazzò:
‘Beh, porta anche loro la prossima volta no? Non lo fai altro che felice, haha!!’ e i due si dettero il cinque. Poi Ty guardò la checca con un ghigno degradante.
‘Cazzo, non vedo l’ora di usarlo più tardi! hehe!!’ disse il ragazzino al fratello, guardando Francis e parlando di lui come se neanche fosse lì ‘con cento verdoni a pisciata torno a casa ricco, hahaha!!!’
‘Haha! Te l’ho detto, avrai tutto il tempo, fratellino!’ disse Jesse, poi guardò Francis ‘ora smamma checca, non mi pare il caso che tu stia seduto al tavolo con noi, no?’ Francis raccolse il suo pranzo.
‘No padron Jesse, vi chiedo scusa… grazie per il pranzo padroni, grazie davvero…’ e si alzò.
‘Hahaha!! Ma questo sfigato fa davvero l’insegnante?!’ fu l’ultimo commento di Ty che Francis udì prima di uscire dal fast food.

University of California – Campus universitario – 22 Marzo 2012 – ore 5:20 p.m.

‘…insomma, incomincia a stufarmi, amico…’ Jesse e Chris stavano rincasando dall’allenamento con i borsoni in spalla.
‘…voglio dire fino adesso è stato uno spasso e ancora ogni tanto mi diverto con lui, però…’ Jesse lasciò al frase a metà:
‘Ti sei rotto le palle di averlo fra i piedi!’ concluse Chris per lui.
‘Esatto!’ disse semplicemente Jesse ‘Ormai non abbiamo più niente di nuovo da fargli fare… sono quattro anni che gli pisciamo in bocca e gli facciamo leccare merda, non mi diverte più!’ Chris sorrise:
‘Condivido pienamente, amico. Per me è lo stesso!’ i due si sorrisero e si capirono al volo.
‘E’ uno spasso vedere la matricola, però o anche tuo fratello lo scorso weekend! Hai visto quanto si è divertito?’ Jesse rise.
‘Già, hehe! Quel mocciosetto se l’è goduta alla grande, haha!!’ disse con sincero affetto.
‘E’ perché per loro è una novità, amico. Per noi è diventata solo routine.’ i due concordarono. Qualche secondo di silenzio
‘Che ne facciamo di lui?’ disse poi Jesse. Chris si grattò una guancia:
‘Chiamiamo Mark e Alex, facciamoli venire qui da noi questo weekend, dobbiamo fare due chiacchiere, la cosa riguarda anche loro.’
‘Ok…’ e i due continuarono a camminare verso l’appartamento.

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