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068 – Barbara la mia dirimpettaia (Ma quanto è troia???!!!) 1a parte

By 6 Settembre 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

Quando rientrai a casa erano le ventitre, finalmente era terminata la mia giornata di lavoro, mi affacciai silenziosamente in camera mia e udii il respiro regolare di mia moglie che dormiva pacificamente. In cucina mi munii di una lattina di Coca Cola fresca e finalmente entrai in salone, mi spogliai rimanendo in slip e mi buttai esausto sulla mia poltrona, accesi quindi la tv e iniziai a fare un po’ di zapping qua e là sui vari canali. Tenni il volume molto basso per non svegliare la mia dolce metà, poi, comparve, su un canale Mediaset, un vecchio film western, era il genere che io amavo di più e che in presenza di mia moglie non era mai possibile vedere. Dato il caldo soffocante di quella estate, le finestre erano aperte, mia moglie ed io abitavamo al terzo piano di un elegante condominio nel centro storico della città e purtroppo, ogni tanto una macchina passava nella stretta strada sottostante disturbando alquanto il sonno di quelle persone che andavano a letto con le galline. Sullo schermo, l’eroe, difensore della giustizia, da solo contro tutti, riusciva nell’impresa di schivare tutti i proiettili e di non sbagliare mai nemmeno un colpo. Così uno dopo l’altro, i cattivi caddero giù come mosche e alla fine, lui rinfoderò la sua scintillante pistola a tamburo, si spolverò gli abiti e rimontando sul cavallo se ne andò. Comparvero i titoli di coda e subito la pubblicità inondò lo schermo. Spensi il televisore e per prendere un poco d’aria fresca uscii dalla porta-finestra e mi affacciai dal balcone. Ormai era giunta la mezzanotte e nella casa di fronte tutte le finestre erano buie, guardai giù in strada e la vidi deserta. Stavo per decidermi ad andare anche io a dormire, quando un taxi svoltò l’angolo cento metri più indietro e si fermò proprio in corrispondenza del portone della casa di fronte. Una donna, scese dall’auto pubblica e salutò l’autista, poi estrasse dalla borsetta un mazzo di chiavi, che io sentii tintinnare, e poi il grosso portone di noce massiccio, tutto intarsiato si aprì e lei fuggevolmente fu inondata da una luce gialla e quindi scomparve all’interno. Mentalmente feci il ‘toto alloggio’ e pensai che fosse l’inquilina del quarto e ultimo piano. Dopo un minuto, al secondo piano si accese una luce molto chiara e forte, devo premettere, che i piani della casa dove abitavo io, erano un po’ sopraelevati in confronto ai piani della casa di fronte. Alla finestra non vi erano tende, la donna entrò nell’ingresso molto piccolo che si immetteva senza porta alcuna dentro un saloncino arredato con gusto. Lei gettò la borsetta su un divano alla sua destra e si liberò di un gilet di lino grigio chiaro al quale fece fare la stessa fine della borsetta. Sotto a quel gilet indossava una camiciola di maglina rosso porpora con scollatura morbida direi un po’ cadente e nella parte inferiore una gonna appena sotto il ginocchio dello stesso colore del corpetto. Mi nascosi nell’ombra per evitare di essere visto, quando lei, aprì la finestra spalancandola completamente.
Si avvicinò poi alla parete di sinistra, sopra ad un tavolino ovale stile Luigi XV, vi era appoggiato un telefono e a fianco una segreteria telefonica, la donna premette un pulsante e una dopo l’altra le telefonate ricevute durante il giorno si udirono chiaramente anche dalla mia postazione.
Devo dire che le case del centro storico erano attraversate da strade a senso unico molto strette e che non era difficile interessarsi dei fatti altrui con la massima tranquillità. La gonna scese giù dalle gambe e lei la scalciò in direzione del divano, anche la maglietta fece lo stesso percorso e lei rimase in mutandine e reggiseno. Intanto si udiva solo più un rumore di fondo che proveniva dalla segreteria telefonica ancora accesa, ma priva di altri messaggi. Uscì per un attimo dalla mia visuale e subito un’altra finestra si illuminò, era la finestra del bagno, situata, dalla mia prospettiva, alla sinistra di quella del salotto, sotto a alla finestra si vedeva il water, poi a fianco il bidet e ancora a fianco un lavabo con uno specchio gigante, di fronte a quest’ultimo un mobiletto con moti cassetti e alcuni piani contenenti spazzole varie e tutto l’occorrente per il trucco e per la pulizia personale, di fronte al water un box doccia con vetri temperati trasparenti.
La ragazza, si abbassò le mutandine, ed io, ebbi la visione di una striscia di peli scuri che si tuffava fra le sue gambe magre; si sedette sul water e la vidi annusare le mutandine, poi aprì il coperchio di un cesto di vimini e le gettò all’interno. Senza quasi sollevarsi in piedi si sedette sul bidet e contemporaneamente premette il pulsante dello sciacquone. La sua mano destra fra le gambe ed io udivo il cic ciac dell’acqua scagliata contro la sua intimità, poi si sollevò e girandosi di spalle prese un piccolo asciugamani e provvide ad asciugarsi la sua feritoia finalmente pulita. Vidi il magnifico culetto e sentii dentro ai miei slip gonfiarsi il cazzo e in pochi secondi fu duro come il marmo. Approfittai della struttura in mattoni a vista del mio balcone e lo estrassi toccandomelo lentamente.
Ora lei era in piedi e le sue mani si incontrarono dietro all’altezza dell’elastico del reggiseno e lo sganciarono, anche questo ultimo indumento fu inserito nel cesto della biancheria sporca.
Nuda come l’aveva fatta mamma uscì dal bagno e ricomparve nel salotto, io ero basito, non mi spiegavo come quella donna facesse tutto questo con la massima naturalezza, senza pensare al fatto che qualcuno nella casa di fronte la potesse vedere in quella tenuta adamitica.
Il massimo avvenne quando lei, si sedette sul tappeto in terra appoggiando la schiena contro la parete di fronte e me, le gambe sollevate e i piedi incrociati. La figa, si la figa, assolutamente depilata fra le cosce, era lì in piena luce, bellissima, lei ci passò sopra una mano distrattamente, poi si sporse un poco in avanti e premette ancora il pulsante della segreteria. Aveva il seno non molto grande ma era molto ben fatto e di sicuro il chirurgo non era intervenuto a creare o modificare artificialmente tanta bellezza.
Poteva avere circa ventisei, ventisette anni, capelli corti bruni, molto alta, credo attorno al metro e settantacinque, il viso, dai lineamenti morbidi e sensuali incastonava al suo interno, gli occhi scuri come la pece, di forma orientaleggiante e il nasino alla francese, il tutto formava un mix molto, molto gradevole alla vista. Il resto l’ho già descritto e devo dire che era tutto all’altezza della situazione. Parlava al telefono e sorrideva, oppure si inalberava e di conseguenza, pure il mio durissimo cazzo si inalberava assieme a lei. Una mano delicata si posò sulla mia spalla e al mio fianco comparve mia moglie’.. Patrizia, questo è il suo nome, è un altro tipo, più piccolina, un metro e sessanta,visino con le lentiggini sul naso e sulle guance, occhi castani e bocca da baciare, porta i capelli a caschetto con la frangetta che le copre la fronte. La mia dolce mogliettina porta una terza misura di reggiseno e lei ci tiene a specificare ‘coppa c’ , in pratica quasi una quarta. Ventre piatto e fighetta non depilata, con un lato b di notevole fattura.

‘Cosa stai guardando porcello????’

‘Mi sono affacciato al balcone e poi”..’

‘Te lo ha fatto diventare duro la signorina di fronte???’

‘Si, scusa amore mio, ma io, cioè ho solo guardato e mi è venuto duro’..’

‘Fammi sentire come è diventato il mio bel pisellone!!!’

Così me lo prese in mano e mentre io mi godevo lo spettacolo lei mi accarezzava e sbaciucchiava dappertutto masturbandomi lentamente il pene.

La ragazza, posò la cornetta del telefono sulla forcella e con estrema agilità si alzò, spense la luce e per un attimo l’alloggio cadde nel buio più profondo, poi la luce ricomparve, questa volta, fu la finestra a destra ad illuminarsi ed io vidi che il letto era situato proprio sotto la finestra, lei si inginocchiò sul letto e aprì i battenti, poi si sdraiò sul letto, si coprì con il solo lenzuolo bianco e mentre io godevo sborrando nella bocca di Patrizia, la luce si spense definitivamente”

Vi racconterò ancora la storia di Barbara, questo è il suo nome, lo scoprii prendendo nota dei cognomi e dei relativi piani sui campanelli della casa di fronte, poi consultai su internet le pagine bianche e voilà, riuscii a sapere il suo nome.
Una sera la vidi con un francese e””’

Buon sesso a tutti da Ombrachecammina
e-mail alexlaura2620@libero.it

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