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095 – Elizabeth la giovane svedese racconta le sue avventure incestuose

By 6 Dicembre 2013Febbraio 9th, 2020No Comments

La mia storia inizia dai tempi in cui ero giovanissima ragazza, piena di sogni e con il desiderio infinito di farmi una famiglia mia. Vivevo con mio papà, mia mamma, con i due miei fratelli maschi e il fratello di mio papà, scapolo impenitente, che risiedeva da sempre con noi.
La mia vita cambiò radicalmente il giorno stesso in cui conobbi un ragazzo carino e dolce e che ben presto divenne il mio inseparabile marito.
Prima di questo importante avvenimento, a partire dai miei diciotto anni, fino ai ventuno, la mia esistenza fu rappresentata da un modo di vivere diverso da quello di quasi tutte le altre famiglie che conoscevo. I miei genitori, entrambi svedesi, erano ad esempio, dei nudisti convinti. Non solo in villaggi appositi ma anche in casa. Tutti noi, quando arrivavamo a casa, eravamo abituati per prima cosa a spogliarci completamente e girare per casa in costume adamitico. Le femmine indossavano le mutandine solo durante il periodo mestruale. Libertà sessuale assoluta dunque, nessun tabù ne con noi figli ne tanto meno con lo zio, con il quale condividevano gusti e preferenze. Mio padre si chiama Oscar, lo zio è Hugo, mentre alla mamma è stato dato il nome di Julia . Io, che sono la più giovane mi chiamo Elizabeth e i miei fratelli, che allora avevano rispettivamente ventuno e ventitre anni si chiamano Alexander e Lucas.
Mio padre per motivi di lavoro, si trasferì in Italia poco dopo il matrimonio con la mamma.
Pensate ad una giovane coppia, che improvvisamente, si vede proiettata in una nazione sconosciuta e per di più in una regione assolutamente poco evoluta. La Sicilia è certamente una regione bellissima, il mare, il caldo e anche la passione che i giovani e i meno giovani si portano dentro come un vero e proprio patrimonio genetico rappresentano un paradiso, una atmosfera fantastica e intimamente da tutti desiderata.
Io e i miei fratelli siamo nati in Italia e quindi italiani a tutti gli effetti, ma dentro, restiamo svedesi, siamo freddi, distaccati e devo dire che a confronto degli usi e costumi italiani siamo anche parecchio progrediti. Non ho mai capito se in Svezia le cose vadano meglio, con i loro principi di estrema libertà oppure si vada meglio in Italia, dove determinati valori morali appartengono ancora alla maggioranza della popolazione. Fatto sta che oggi a quarant’anni suonati, dopo aver assorbito ampiamente gli usi e i costumi del mio popolo, di quello italiano parlo, credo che molti dei principi svedesi vadano in qualche modo riveduti e corretti.
Torniamo ora ai miei diciotto anni. Dopo aver trascorso prima la mia infanzia e poi la mia adolescenza condividendo con l’intera famiglia tutti i particolari anatomici miei e loro, iniziai a conoscere un po’ più da vicino anche il mondo esterno. Devo dire che nel periodo che ho appena citato, ho passato almeno un mese all’anno in un campo nudista nei pressi di Marinello di Tindari e che sono talmente abituata a vedere piselli al vento, che a volte non comprendo, quando escono notizie scandalistiche sui giornali di gossip, dove ad esempio questa o quella attrice mostra incautamente il seno, cosa ci sia poi di così proibito e insano. Il problema di cui vorrei parlare è però un altro. A casa mia, quando io ero ancora fisicamente facente parte della famiglia, si praticava come se nulla fosse l’incesto. Forse e dico forse, si pratica ancora adesso, ma io, sposandomi, ho scelto altre strade, probabilmente più consone al paese ed alla realtà in cui vivo e quindi, di ciò che accade all’interno del mio ex nucleo famigliare, da molto tempo ,non ho più notizie aggiornate. Mio padre e mia madre, prima di coinvolgermi nelle loro lussuriose sedute di sesso, attesero che io raggiungessi la maggiore età e poi si dedicarono anima e specialmente corpo a recuperare il tempo perduto, impartendomi delle lezioni molto intense e accelerate. Devo dire che il vederli completamente nudi era normale ma osservarli in azione fu tutt’altra cosa.
La prima volta, avvenne quando avevo diciotto anni e tre giorni, mio padre mi fece sedere in braccio a lui, naturalmente nudi e cosa che non aveva mai fatto, me lo fece toccare. Fu una esperienza molto particolare, di cazzi anche eretti, specie nei campi nudisti ne avevo visti a bizzeffe, ma sentirlo diventare duro nella propria mano non mi era mai successo.
Mi insegnò per prima cosa come fare una sega, mi ricordo che mi teneva la mano attorno al suo pisellone e con la sua sopra alla mia mi guidava in quel movimento che ora conosco alla perfezione. Mi chiese se una sega non l’avevo mai fatta a nessuno e quando gli risposi di no, lui mi dimostrò realmente cosa succede alla fine. Devo dire che non mi avvisò della sorpresa alla quale stavo andando incontro e così rimasi allibita e vedere tutti quegli zampilli di sperma uscire dalla punta della cappella. Mia madre, seduta di fronte a noi ci guardava compiaciuta e anche lo zio e i miei fratelli erano allegri e sorridenti.
La seconda lezione fu il pompino e via, via tutto il resto. Mi sverginarono tutti e quattro i maschi. Mi sborrarono in bocca, uno per volta, mi insegnarono a ingoiare e mi spiegarono che l’incesto era il migliore sistema per non prendersi delle brutte malattie sessuali.
Mia madre mi disse che non lo dovevo fare con nessun altro perché avrei in qualche modo contaminato il mio corpo e anche quello degli altri componenti della famiglia.
La lezione seguente fu il rapporto anale, il dolorosissimo rapporto anale. Me lo presi in culo spesso e volentieri e poi le lezioni continuarono con la dimostrazione e la relativa applicazione della leccata alla figa della mamma. In quegli anni leccai le palle a tutti, succhiai le tette della mia genitrice, le ficcai le dita dentro la figa e nel culo e mi feci fare le stesse cose da lei. Mi ricordo una volta che a pranzo mio padre mi fece sedere su di lui impalandomi nel culo e mentre mi fotteva mangiavamo gli spaghetti al pomodoro. Quella volta cambiai posto altre tre volte facendomi inculare dai miei fratelli e dallo zio. Successe che la mamma e io, sempre durante una cena stessimo inginocchiate sul freddo pavimento, sotto il tavolo, dispensando succulenti pompini. Non c’era naturalmente da chiedere dove tutto lo sperma dovesse obbligatoriamente finire, senza ombra di dubbio dentro la nostra bocca ingorda. Mio padre le inventava tutte per soddisfare le sue voglie e anche quelle altrui. Devo ammettere che anche io in quegli anni ebbi la mia parte di sesso soddisfacente. Non è che io subissi solamente, anzi, partecipavo attivamente al godimento mio e poi anche a quello altrui. Una volta soddisfai tutti e quattro i maschi in una sola volta, mio padre sdraiato supino io a cavallo di lui con il suo pene piantato nella figa, mio zio inginocchiato dietro, me lo metteva in culo e a cavallo delle mie chiappe davanti allo zio, mio fratello che si faceva largo aprendomi lo sfintere scivolandomi dentro assieme allo zio. Davanti a me con le ginocchia piegate l’altro mio fratello me lo dava in bocca. Fu una esperienza esaltante, avere due cazzi in culo contemporaneamente, più uno in figa e uno in bocca, mi fece godere come mai mi era successo fino ad allora. La cosa più sconvolgente che mi successe fu quando dalla Svezia vennero a farci visita dei cugini, nipoti dei nonni paterni. Non fui consenziente quella volta, specie per le dimensioni esagerate del cazzo di mio cugino Sigfrid. In pratica largo come una lattina della Coca Cola ma il doppio in lunghezza. Quando lo tirò fuori dicendomi che visto il mio bel culetto mi voleva possedere nel mio buchetto più stretto, io fuggii e mi chiusi in camera. Lui, il giorno seguente, mi aspettò al varco mentre uscivo da camera mia e mi fece rientrare spingendomi sul letto. Lui era fisicamente un armadio vivente e non ebbe alcuna difficoltà a maneggiarmi come voleva, mi fece girare e poi mi sculacciò forte fin quando io piansi, ma lui non provò alcuna compassione e non si fermò, appoggiò il suo proiettile da bazooka al mio buco del culo e spinse aprendomi ulteriormente lo sfintere. Sentii un dolore forte, un bruciore intenso e il suo enorme cazzo mi entrò completamente dentro. Credetti di svenire, furono veramente fitte lancinanti. Mi gridò che ero una ‘slampa’ una ‘hora’ ( puttana, troia) e subito appresso mi sborrò nel culo. Mi lasciò piangente sul letto e prima di andarsene mi somministrò ancora un paio di poderosi schiaffi sulle chiappe. Toccai il mio ex buchetto e mi accorsi che mi era rimasto slabbrato, completamente aperto e pure sanguinante. Quel giorno uscii di casa e me ne andai da una mia amica, Loretta, dolcissima Loretta, alla quale raccontai quanto mi era successo e lei mi consolò tenendomi abbracciata a lei e carezzandomi lentamente i capelli. Rimasi a casa sua, senza dare notizie alcuna ai miei genitori, per una settimana. Non lo so, ma forse ero io che inconsapevolmente emanavo una spiccata sensualità, ma in quella settimana Loretta si innamorò di me e io di lei e così ci adoperammo assiduamente a fare sesso lesbico. Lei era una brunetta con un viso simpaticissimo, carina da morire, occhi scuri e capelli tagliati cortissimi. La sua pelle ambrata evidenziava le caratteristiche somatiche mediterranee, insite nella sua regione.
Che seno fantasticamente voluminoso che aveva, sodo come il marmo, una sesta misura almeno e io, a quel monumentale seno mi ci dedicai con trasporto e con moltissima passione. Lo baciai lungamente e lo leccai coscienziosamente non trascurando nemmeno un millimetro della sua pelle morbida e burrosa. Succhiai avidamente quei capezzoli erti e scuri, lo feci fino allo sfinimento. Lei, sdraiata supina, con una mano fra le cosce mugolava e mi lasciava fare, mi accarezzava lentamente la nuca, mentre la mia bocca suggeva a lungo quelle grosse e grinzose fragoline di bosco. Sotto, aveva un bosco nero nero, foltissimo, intricato e arruffato, le copriva abbondantemente il monte di venere proseguendo verso l’alto con una sottilissima striscia che a sua volta raggiungeva l’ombelico. Quella serica pelliccia si insinuava poi fra le sue gambe ricoprendole interamente la figa e si spargeva abbondantemente anche sulla superficie interna delle cosce. Gliela leccai tutte le sere, bevendo assetata dalla sua umida fonte e ingurgitando golosamente, tutti i liquidi che lei produceva in abbondanza.
Non c’era differenza tra il giorno e la notte, ci divertivamo sempre, mai paghe, mai esauste, ma nemmeno mai violente, tutto avveniva sempre, solo ed esclusivamente, con dolcezza e sentimento. Penso a quante volte con i denti, le presi in bocca il clitoride, che in pratica era un cazzo in miniatura che spuntava per un paio di centimetri alla confluenza delle piccole labbra. Lo mordicchiavo e lei ululava e godeva, poi lo leccavo per lenire il dolce dolore che le avevo inflitto in precedenza. Moltissime volte, a dire il vero quasi sempre, praticammo il sessantanove, lei era molto brava a leccarmela, mi faceva venire senza toccarmi mai con le mani, usava solo la sua espertissima lingua. Il mio clitoride era piccolino, fuoriusciva dal suo glande pochi millimetri e lei però era capacissima a farmelo indurire e far uscire dal prepuzio il suo capino arrossato. La sua lingua mi lambì spesse volte il buco del culo e questo servì ad alleviare il dolore dovuto alla penetrazione di quel bastardo di mio cugino.
Non avrei più voluto andarmene da casa di Loretta, ma le chiamate sul cellulare da parte della mia famiglia continuavano ad arrivare e a rimanere puntualmente inascoltate.
Così la domenica mattina, assolutamente a malincuore, lasciai Loretta, ci salutammo con un abbraccio strettissimo e con un bacio passionale e travolgente. Quando giunsi a casa mia, contrariamente a quanto mi aspettavo, i miei genitori, non mi assalirono e nemmeno mi insultarono, mi dissero anzi, che il cugino maledetto era stato cacciato in malo modo.
E così, dopo la bellissima settimana lesbica ripresi la mia solita vita, fatta di nudità e di sesso incestuoso. Poi arrivò il mio grande amore e da quel momento tutto cambiò. In meglio? Non lo so, molte situazioni mi mancano, ma altre sono entrate a far parte della mia normalissima vita. E’ una soddisfazione, ad esempio, vestirmi al mattino in modo sexy, con della biancheria intima estremamente eccitante ed è altrettanto elettrizzante e coinvolgente, la sera nella nostra camera da letto, con le luci soffuse, togliermi lentamente quella stessa biancheria, farlo davanti al mio amore disteso nudo sul letto e vedere che lui e la sua dura virilità apprezzano notevolmente il mio improvvisato strip-tease”.
Ciao, baci, Elizabeth

Buon sesso a tutti Ombrachecammina
email: alexlaura2620@libero.it

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