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187 – Dorella, sua figlia, il dottore, suo figlio e….

By 27 Novembre 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Sono sposata da ben diciannove anni e domani ne compio trentanove. Ho un marito che ormai fa il sesso in modo banale e stanco. Io che da tempo fingo per fargli piacere, ma il suo pisello ormai non mi da più gioia. A vent’anni c’è passione, desiderio reciproco e vicendevole voglia di prendersi e donarsi. Poi arrivano i bambini, le preoccupazioni grandi e piccole, la routine, l’abitudine, i mal di capo improvvisi e così la vera essenza di una unione tra due esseri che si amano follemente, ovvero il sesso, si attenua e poco per volta muore. Muore soffocata da piccoli segreti, da verità nascoste, da qualche lieve tradimento anche solo mentale, dove si immagina un lui o una lei che sappia trattare il tuo corpo e che ti faccia godere. Parlano tutti dell’amore e lo dipingono sempre romantico, delicato, del tipo trottolino amoroso dududadada, e si dimenticano invece che la vera unica molla che fa muovere il mondo è il sesso. I matrimoni e le unioni più solide si liquefanno come neve al sole appena viene a mancare l’amore fisico o anche solo se esso si riduce di intensità e persino di frequenza. Per una donna, le cose non cambiano, anche noi, tutte pure caste e verginelle, abbiamo bisogno di quella cosa, ed essa deve essere rigida, dura, resistente e possibilmente di dimensioni accettabili. Anche su questo ci sarebbe da aprire un dibattito, ma per il momento vorrei sorvolare su questo annoso argomento.
Dicevo domani faccio trentanove anni e quindi oggi, almeno per rispettare me stessa vado dal parrucchiere. Lui si chiama Rocco, ma si fa chiamare Davìd, ha i capelli tinti biondi chiarissimi ed è palesemente gay. Però pettina bene ed è molto ben visto dalle donne vip. Un pochino a questo genere di donne ci appartengo pure io, non sono una snob che se la tira, ma per merito di mio marito sono economicamente benestante e pure nullafacente.
Era di sabato pomeriggio verso le quindici quando entrai da Davìd e conoscendo già la strada, mi avviai nel salottino di attesa e subito rimasi di stucco nel vedere un bell’uomo seduto in fondo intento a leggere il ‘Corriere della Sera’. Mi sedetti su una poltroncina ‘casualmente’ proprio di fronte a lui, accavallai le gambe e tentai di mostrargliene una bella porzione. Lo vidi che distrattamente abbassava il quotidiano e mi esaminava sfacciatamente dalla testa ai piedi. Proprio un gran bel maschio, all’incirca quarantenne, capelli scuri leggermente ondulati, con, sparso qua e là, qualche filo d’argento, viso regolare con una lieve traccia di barba incolta, occhi scuri e bella bocca carnosa, il naso era di media grandezza ben proporzionato con tutto l’insieme. Era vestito con un abito grigio chiaro indossato sopra a delle scarpe nere legate, di tipo particolarmente elegante e classico. La camicia era bianca con i polsini chiusi con dei gemelli d’oro. Il colletto con le punte arrotondate ospitava tra di esse una cravatta blue a pois grigi. L’uomo, così da seduto, mi parve essere alto almeno un metro e ottantacinque, magro ma non troppo, decisamente un tipo molto interessante. Il giornale venne piegato a metà ed il suo viso ricomparve, cambiai posizione alle gambe facendogli vedere la parte in ombra tra le mie cosce. Lui estrasse un biglietto da visita dal taschino della giacca, poi dalla tasca interna fece comparire una elegante penna biro e la usò per scarabocchiare qualcosa sul bigliettino da visita. Nel mentre Davìd fece alzare dalla poltrona la bella signora che fino a poco prima stava pettinando, le diede un ultimo tocco ai capelli usando le sole mani e cinguettando la salutò. Era una piacevole donna sulla quarantina anch’essa; rossa naturale, capelli lunghi mossi; incastonati nel suo morbido visino vi erano due splendidi occhi di color azzurro cielo. Il nasino era del tipo all’insù, coperto di efelidi e la bocca fin troppo carnosa probabilmente modificata ed inspessita da un abile chirurgo estetico. Il corpo era abbastanza opulento ed il seno procace era notevolmente esposto. Sotto al corto vestito rosso che la fasciava anche troppo, uscivano due belle gambe, con le cosce ben tornite ed i polpacci affusolati e lisci. Il tutto era sostenuto da un paio di scarpe scollate e chiuse con un cinturino sul collo del piede. Anche le scarpe erano di colore rosso Ferrari con un tacco almeno da dodici. Lui, l’uomo affascinante, mostrò a lei e di riflesso pure a me un sorriso smagliante a trentadue denti, tutti e trentadue bianchissimi e ben allineati.
Wow che esemplare di maschio che accompagnava quella fortunatissima femmina.
Si mosse con movimenti elastici, quasi felini, raccolse una giacchetta di seta nera dall’appendiabiti e con estrema galanteria la porse alla donna facendogliela indossare.
Le sorrise ancora, poi mentre lei gli girava le spalle salutando il maitre coiffeur, lui mi passò accanto e lasciò cadere a terra il bigliettino bianco. Ebbi l’istinto di chiamarlo e dirgli che gli era caduto qualcosa, poi mi rinsavii e raccolsi il cartoncino. Professor Palmieri Roberto, Medico specialista in ginecologia ed ostetricia. Diagnosi precoce di malattie sessualmente trasmesse. Medicina naturale e omeopatia. Scritto a penna, sotto al numero di telefono dello Studio il suo numero privato di cellulare 0333”’
Lo seguii con lo sguardo mentre teneva la porta aperta alla sua compagna e si girava a infilzarmi con un ultimo penetrante sguardo molto significativo.
Avevo fatto colpo, cavoli, mio marito non mi cagava più, ma in fondo poi non ero così da buttare! Poi con tutto il rispetto per Massimo, il mio maritino, ma questo dottore era un figo della Madonna!!! Potevo andare da lui a farmi visitare, era parecchio che non mi controllavo, meglio prevenire che curare; che diamine!!! Udii solo allora la voce gaia di Davìd che mi chiamava.

‘Arrivo Davìd, arrivo subito, ero un po’ soprapensiero’.’

La vocina sottile da checca che molto probabilmente s’era fatto tagliare gli ammennicoli, mi disse ridacchiando un po’:

‘Me ne sono accorto, scommetto che pensava a quel figo del marito della Contessa Ludmilla Veneziani Mannoni’..’

‘La Contessa è quella signora che è uscita poco fa?’

‘Si caraaa, proprio lei, darei tutto quello che ho per un paio di notti con quel maschione!!!’

Feci la sostenuta e gli risposi..

‘Beh, si un discreto uomo, ma niente di speciale insomma”

‘Signora Dorellaaaa.. io sono andato al loro castello e l’ho visto in piscina mentre nuotava e poi, Mariaaaa, l’ho visto uscire con il costuminoo bello imbottitooooo’. Sapesse signora miaaaa’..’

‘Va beh Davìd, ho capito, ti piace il marito della Contessa, ma adesso pensa ai miei capelli per favore, domani è il mio compleanno e ci tengo ad essere ben pettinata.’

‘Si, si, mi scusi signora, mi faccia vedere”’

Mentre il parrucchiere mi esaminava i capelli la mia mente pensava invece al professor Palmieri. Ci mancava la storia del costumino imbottito per farmi andare ancora di più in difficoltà psicologica.
Uscii dal parrucchiere che erano le diciotto, mezzora dopo ero a casa, mia figlia, se ne stava sdraiata sul letto in camera sua con le cuffiette e la musica che sentivo anch’io anche senza le cuffiette. Dovetti avvicinarmi a lei e farmi vedere; allora, finalmente staccò dalle orecchie le cuffie e mi guardò.

‘Mami, che figa che sei!!!’

‘Ma non sei capace di usare altri termini???’

‘Ma cos’ho detto!!! Lo dicono tutti persino la nostra insegnante a scuola!!!’

‘Pure la scuola è ormai degradata ed i professori si sono fatti prendere dal deterioramento generale!!!’

‘Va beh, comunque sei bellissima!!!’

‘Grazie Susy, sei un angelo, almeno tu mi vedi, scommetto che tuo padre non se ne accorgerà nemmeno!!!’

‘Ma no vedrai che se ne accorgerà!!’

‘Scommettiamo? Se se ne accorge i piatti li lavo io se invece non se ne avvede li lavi tu!!’

‘Va bene, accetto la scommessa”

La creatura era fiduciosa sulle capacità di osservazione di suo padre, mentre io lo ero molto meno. Susanna, appena diciassettenne, era ancora abbastanza ingenua e non sapeva naturalmente giudicare gli uomini, specie quelli come mio marito, che davano sempre o quasi sempre la priorità alla carriera ed al lavoro.

Massimo arrivò a casa puntuale come sempre. Non ne comprendevo nemmeno io il motivo, ma questo suo essere sempre così preciso mi dava enormemente fastidio. Il mio uomo era la rappresentazione vivente e concreta della noia. Mi baciò sulla guancia e se ne andò nel suo studio. Già, l’avvocato aveva sempre un sacco di lavoro da portare avanti e la sua abitazione era in fondo un prolungamento, una appendice del suo studio in centro. Devo ammettere che con quel lavoro lui mi permetteva di vivere con un ricco budget mensile ed io ero legata a lui anche o forse soprattutto, per questo piccolo ed insignificante motivo.
Comunque, come volevasi dimostrare, non si accorse del mio nuovo look e non se ne avvide nemmeno quando si sedette a tavola per cenare. Lui cenava sempre immerso nei suoi pensieri, nelle sue cause, nei ricorsi da fare, nelle lettere di diffida o solleciti di pagamento da inviare a qualcuno, magari ad un povero Cristo che faticava ad arrivare alla fine del mese.
Guardai mia figlia e lei mi sorrise amaramente; era incazzatissima per il fatto di dovere lavare i piatti e per aver perso la scommessa. Con l’ultimo boccone ancora in bocca, mio marito si alzò da tavola, si pulì le labbra ed il mento con il tovagliolo, lo gettò sul tavolo e si congedò con la solita frase’

‘Vado di là a sbrigare qualche pratica”’

Fantastico il matrimonio; il nostro, del matrimonio parlo, era stato bellissimo e di fuoco per i primi due, forse tre anni, poi la carriera di Massimo aveva preso il sopravvento ed io ero passata in secondo piano. Nata Susanna ero ancora scesa di uno scalino ed ora altre cose erano entrate a far parte della sfera di interessi di mio marito. Mentre se ne stava andando gli dissi’

‘Comunque ho poi cambiato look”.’

Si voltò con quello sguardo da ebete che aveva di solito quando si sentiva in torto e dalla sua bocca uscì come sempre in questi casi, una banalissima scusa che ormai conoscevo a memoria da molto tempo’.

‘Oh scusami, sei sempre così bella che non mi accorgo nemmeno quando ti acconci in modo diverso. Comunque bella, si sei proprio carina con quella nuova pettinatura”

Dopo avermi dato lo zuccherino, si voltò per andare a ritirarsi nei suoi ‘appartamenti privati’.

‘Ricordati che domani sera abbiamo prenotato la cena al ristorante’..’

‘Ristorante???’

‘Già, ristorante’..’

A toglierlo dall’empasse ci pensò Susanna’

‘Pà, domani è il compleanno della mamma’..’

‘Ah, beh, si, si certo, me lo ricordavo’..’

Fece altri due passi e si chiuse nel suo studio. Chissà se il professor Palmieri si ricordava del compleanno della moglie. Mah, in fondo gli uomini sono tutti uguali. Quella sera mi feci la doccia e mi coricai, dopo pochi minuti, miracolosamente, arrivò anche Massimo. All’improvviso ero comparsa alla sua vista, la mia figura eterea, praticamente incorporea, si era materializzata ed era lì in carne ed ossa, pronta a soggiacere ai suoi desideri ed alle sue voglie, ad affrontare le schermaglie amorose ed anche la battaglia finale. Ci furono le schermaglie e durante la battaglia finale, nella mia mente, immaginai il mio bel professore che si sfilava il costumino e mi mostrava l’imbottitura che esso conteneva. Lo vidi, quasi reale, bello duro, grosso, lungo e pronto per me, percepii il suo ingresso nella mia vagina, lo sentii toccarmi a fondo, accarezzai i suoi muscoli e graffiai la sua schiena, lo strinsi forte a me e ad un certo punto, ebbi l’orgasmo. Un vero orgasmo, reale, intenso, incredibilmente appagante. Massimo alla fine mi disse che quella sera, gli ero particolarmente piaciuta, anche se gli avevo procurato alcuni graffi sulla schiena. Anche a me era piaciuto molto essere posseduta dal ‘mio’ ‘.Roberto Palmieri.

Trascorse un mese durante il quale pensai spesso al professore, ma poi non ebbi mai il coraggio ne di prenotare una visita presso il suo studio ne di chiamarlo al telefono. Mi pareva sconveniente essere proprio io, una donna, a tentare di provarci con un uomo.
Tornai da Davìd un sabato, sperai di incontrare il bel bruno ed invece lui non c’era.
Quando mi sedetti sulla poltrona sotto le sapienti mani del parrucchiere, lui si allontanò scusandosi e poi dopo pochi attimi ritornò. Teneva in mano una busta bianca, sigillata.
Davìd me la porse e mi sussurrò all’orecchio:

‘E’ per lei da parte del marito della contessa Ludmilla”’

Lo ringraziai, infilai la lettera nella borsetta e gli dissi’

‘Mah! Chissà cosa vuole!! Questi uomini non sanno più cosa fare per abbordare una donna!!!’

Dentro di me un sobbollire lento ed un desiderio irrefrenabile di aprire quella busta e leggerne il contenuto.
La tortura durò più di un’ora e quindi, dimostrando una calma olimpica, sorridente e gioviale, uscii dal negozio ed entrai finalmente in macchina. Febbrilmente lacerai l’involucro e spiegai i fogli che conteneva. Con una calligrafia di difficile interpretazione, la lettera iniziava così:

‘Gentile signora, non conosco il suo nome, ma lei mi ha colpito profondamente.’

Proseguiva poi con’..

‘La sua bellezza statuaria, i suoi occhi, la sua bocca e tutto l’insieme mi hanno fatto sognare. La prego di non pensare a me come ad un uomo che vuole solo un’avventura.
Le spiego in breve la mia persona. Come avrà certamente capito, io sono un uomo sposato.
Ludmilla e io abbiamo molte cose in comune e viviamo benissimo assieme. Abbiamo anche tre figli, un maschio e due femmine ed economicamente stiamo molto bene. A me manca però una donna che sappia comprendere alcune mi esigenze e che con me le condivida e le viva appieno. Non voglio dilungarmi oltre, se lei vorrà, io venerdì pomeriggio mi farò trovare al ‘Caffè Culturale’ . L’aspetto per le sedici, se non potesse esserci per quel giorno, sia gentile, mi dia un colpo di telefono e mi dica quando sarà disponibile ad incontrarmi.
Con affetto, Roberto’

Rimasi con in mano la lettera e gli occhi persi nel vuoto. Un tizio, fermo con le quattro frecce, affiancato alla mia vettura, mi faceva dei segni per chiedermi se me ne stavo andando.
Posai la missiva e infilai la chiave nel quadro. Mi fermai ad un semaforo rosso all’ultimo istante utile, giusto prima che un tram sferragliando sui binari mi tagliasse la strada. Tentai di concentrarmi sulla guida ed infine arrivai sotto casa. Azionai il cancello automatico ed entrai. Avevo ancora la lettera in mano quando Susanna, sentendomi arrivare, mi venne ad aprire la porta di casa.

‘Cos’è? Una bolletta?’

‘Ah, no, no, è la convocazione per una cena di beneficienza.’

Arrivò a casa anche Massimo e cenammo, con me che avevo il cervello connesso da tutt’altra parte. Guardammo la tv fin verso mezzanotte passata, poi, una volta a letto, ci fu la solita scopata del sabato. Questa volta fu ancor meglio di quella famosa dei graffi sulla schiena. In effetti quei due fogli di carta mi avevano mandata in visibilio. Mi sentivo desiderata e questo desiderio arrivava per di più da un uomo aitante e bellissimo. Mentre mio marito dormiva, approfittai d’essere nuda e me ne andai in bagno, aprii l’acqua della vasca idromassaggio ci aggiunsi della schiuma da bagno e mi ci infilai dentro. Rimasi in paradiso per una mezzora buona, poi mi asciugai e mi guardai allo specchio. La prima cosa che saltava all’occhio erano le tette, voluminose ma anche sode il giusto. Non erano più come quelle di mia figlia, ma nonostante il peso rimanevano ancora ben alte e prepotenti. La pelle era tesa e non avevo smagliature. Il mio punto debole, o meglio dire, quello che io ritenevo essere il mio punto debole era il sedere. Io me lo vedevo troppo grosso, importante diciamo, non era di certo un culetto, era al contrario un culone, non grasso e cellulitico, ma pieno, persin troppo pieno.

Pensai al vicino di casa, l’uomo che aveva acquistato la villa di fianco alla nostra. Era anziano, forse attorno agli ottanta, ma nonostante l’età, lo vedevo ogni volta che uscivo e che gli passavo davanti, lui dalla finestra mi osservava e io lo sorprendevo sempre a guardarmi con molta attenzione il culo.

Dicevo di me, le cosce sono ben tornite e le gambe, nel complesso, lunghe e ben fatte. Sono una bruna dalle caratteristiche mediterranee, capelli lunghi scuri pettinati sempre in modo differente, a volte sciolti, a volte raccolti in uno chignon, altre ancora pettinati seguendo la fantasia di monsieur Davìd. Occhi castani scuri, nasino dritto e piccolino, bocca sensuale e vermiglia. Quando ancor giovane andavo all’università, nei corridoi, mentre passavo, sentivo spesso la parola ‘pompino’. Da una mia compagna seppi poi che, appunto per la forma delle mia labbra, i maschietti mi chiamavano ‘bocca da pompino’.
Non si sbagliavano poi tanto, io amavo ed ancora oggi amo fare i pompini. E’ bello, mi fa sentire padrona della situazione. Mi piace impugnare il cazzo e lavorarlo con la lingua, succhiarlo a con le labbra a ventosa, leccarlo lungo tutta l’asta, per poi succhiarlo fino a riuscire ad estrarre quegli zampilli caldi che in fondo sono il segno tangibile d’essere stata veramente una brava pompinara. Ecco questa cosa mi da una grande, grandissima soddisfazione.

Andai a letto che erano le tre, mi addormentai di sasso e non sognai nulla, nemmeno il mio eroe Roberto. Mi alzai la domenica mattina e non trovai mio marito vicino a me. La sua vita, non certamente da epicureo, mi faceva venire rabbia. Mai un passo fuori posto, la serietà in persona, elettroencefalogramma piatto. Piatto solo per le cose che non lo interessavano, per quelle che invece soddisfacevano il suo ego la lancetta si agitava molto energicamente.
Infatti, non se n’era andato improvvisamente, che ne so, a comprarmi un mazzo di fiori o dei pasticcini per mangiarceli assieme a mezzogiorno. No, era nel suo studio, in pigiama nel suo cazzo di studio!! Magari anche il professor Palmieri era nel suo studio. Forse stava visitando qualche bella e giovane biondina, forse al posto della specula stava usando quell’attrezzo che teneva nascosto nei pantaloni. Beata lei. Entrai in camera di Susanna e mi avvicinai a lei mentre ancora dormiva come un sasso. Le sfiorai una spalla e lei si lamentò, le carezzai il viso e lei quasi scacciò la mia mano come se fosse una mosca fastidiosa. La chiamai a voce e lei finalmente aprì gli occhi. Mi guardò e realizzò chi ero, poi si girò dall’altra parte e tentò di continuare a dormire. La chiamai ancora e fu allora che mi disse con voce suadente’.

‘Che c’è mamma, cavoli sto dormendo!!!!’

‘Sono le dodici e mezza, se poi ti alzi e magari ti vieni a sedere a tavola”

Buttò le coperte di lato e nuda come l’avevo fatta io, si mise seduta sul letto.
Poi si alzò in piedi e brontolando se ne andò in bagno incavolatissima. Avrebbe compiuto diciotto anni da lì a due giorni la mia bambina. Era proprio bella, il corpo come il mio, ma proporzionalmente molto ridotto e minuto. Un sacco di belle curve tutte al loro posto e un folto boschetto nero, nero. Quelle tette poi, sembravano finte, talmente erano sode e dure. La vidi mentre camminava tornando dal bagno e notai che le mammelle manco vibravano. La gioventù indiscutibilmente aveva i suoi lati positivi. Una volta, un anno prima, le avevo chiesto se era ancora vergine e lei si era inalberata alquanto dicendomi che lo era eccome. Aggiungendo poi: Mica sono una che la da a tutti!!!
Da quel momento non avevo mai più affrontato l’argomento. Pensando a questo qualche giorno dopo, quando lei era ormai maggiorenne a tutti gli effetti, le domandai se non riteneva opportuno farsi fare una bella visita ginecologica. Stranamente la trovai accondiscendente e mi disse che forse sarebbe stato il giusto momento. Presi la palla al balzo e telefonai in Studio dal professor Palmieri. .
La segretaria mi fissò un appuntamento per il giovedì pomeriggio alle sedici e trenta.
Per giustificare la prenotazione proprio presso quel ginecologo dissi a Susy che era un mio conoscente.

‘Susy, che fai ci vai da sola o’ preferisci che ti accompagno?’

‘Ma, quasi quasi visto che è la prima volta, preferirei che ci fossi anche tu”

Così, la ‘dovetti’ accompagnare. Cosa non si fa per i figli!!! Così il giovedì dopopranzo, mi preparai come se dovessi andare ad un pranzo di gala, indossando un vestito rosso scuro, corto e scollato. Mi truccai in modo delicato e quando fui soddisfatta del risultato ottenuto, dissi a Susanna d’essere pronta.

Arrivammo a destinazione ed individuammo il numero civico. Si trattava di un palazzo d’epoca, entrammo nell’androne ed in fondo sulla sinistra superammo una porta a vetri e salimmo al secondo piano usando un vecchio ascensore; esso aveva ancora le porte a chiusura manuale e la cabina in legno scuro con un grande specchio sulla parete di fronte. Con uno scossone il montacarichi si fermò e, dopo aver aperto e richiuso le porte, ci trovammo di fronte ad una porta a vetri opachi, dietro alla quale si vedeva una forte luce al neon. Suonammo il campanello ed attendemmo lo scatto della serratura elettrica.
Una signorina ci fece accomodare in un salottino privato, arredato in modo classico ed al tempo stesso molto elegante. Al centro della ampia stanza un tavolino con sopra alcune riviste scientifiche ed diversi rotocalchi non troppo recenti. Le pareti erano ricoperte da tappezzerie damascate con uno sfondo di color verde marcio e disegni di arabeschi giallo ocra. Appesi ai muri alcuni quadri con delle stampe di Parigi in bianco e nero raffiguranti la Tour Eiffel, Notre Dame e le Champs Elysées. Ci sedemmo su delle poltrone rivestite in pelle testa di moro, molto comode ed ampie. Sopra al pavimento in parquet era posato un enorme tappeto persiano originale, anche piuttosto vissuto. Il salotto era illuminato da un grande lampadario a gocce che con le loro sfaccettature lanciavano multicolori fasci di luce sulle pareti circostanti. Era un ambiente accogliente che dava un senso di calore e di riservatezza assoluta. Io avevo iniziato da pochi secondi a documentarmi sulle funzionalità del fegato, che la segretaria entrò e ci disse che il professore ci stava aspettando.
Entrammo nello studio e lui, l’uomo dei miei sogni, seduto dietro alla sua scrivania, senza nemmeno alzare lo sguardo ci disse di accomodarci che entro un attimo sarebbe stato a nostra completa disposizione. Ci sedemmo e lui smise di occuparsi del computer e finalmente il suo sguardo cadde su di noi. Mi vide, lì seduta davanti a lui con le gambe accavallate e sul viso stampato il mio miglior sorriso. ‘

‘Eeemmm, signoraa’ buongiorno, si è fatta accompagnare da sua figlia?’

‘No, veramente la.. paziente è mia figlia e io sono solo l’accompagnatrice”

‘Ah, mi scusi, credevo di dover visitare lei’.’

Interpretai quelle parole come se avesse voluto dirmi: Speravo di visitare lei’.’
Pensare che Susanna era bellissima ma lui guardava me. Anche quando chiedeva quali erano i problemi che avevano portato mia figlia ad andare da lui, guardava intensamente negli occhi me. Per la verità, di me, non guardava solo gli occhi, più di una volta lo sorpresi a scrutare le mie cosce ampiamente scoperte.

‘Quindi si tratta di una visita di controllo”

Susanna stanca di non essere per niente considerata’

‘Si dottore, ho compiuto diciotto anni da pochi giorni e fino ad oggi non sono mai andata da un ginecologo”

Finalmente lui la degnò di un po’ di considerazione e le disse’

‘D’accordo si accomodi dietro al paravento, si spogli e poi si sdrai supina sul lettino”

‘Mi devo svestire’. completamente??’

‘Si, così diamo uno sguardo anche al seno per vedere che sia tutto apposto’.’

Susanna era nervosa, conoscevo molto bene le sue reazioni ed il suo modo di fare quando si trovava in imbarazzo”

‘Tranquilla amore, è tutto normale, se ti deve visitare ti devi spogliare’.’

Mi rispose quasi risentita’

‘Si, si, ok, lo so!!’

Il dottor Palmieri, appena Susanna fu dietro il paravento, mi sussurrò’

‘Ha ricevuto la mia lettera?’

‘Si, l’ho ricevuta, è un caso che mia figlia avesse intenzione di farsi visitare e allora le ho evitato di venire domani all’appuntamento al bar’.’

Poi porgendomi un blocchetto di post-it mi disse..

‘Mi scriva qui il suo numero di cellulare, la prego’.’

In quel momento la mia creatura uscì nudissima da dietro il paravento e, coprendosi castamente il pube con una mano, si avvicinò al letto, salì sullo gabellino e quindi si sdraiò supina sul lettino.
L’aria condizionata teneva la temperatura ambientale abbastanza bassa e notai che i capezzoli di Susy erano durissimi e molto sporgenti. Io scrissi velocemente il mio numero di telefono e rimisi il blocchetto sul lato opposto della scrivania. Chiesi poi’

‘Posso???’

‘Si signora, venga pure’..’

‘Signorina, metta le gambe sopra a questi due cavalletti per favore’..’

Sempre più imbarazzata Susy aprì le gambe ed espose tutta la sua intimità al professore.

‘Devo chiederle se ha già avuto rapporti sessuali. Se le da fastidio la presenza della mamma io le chiederò di allontanarsi’.’

‘No, la lasci pure, io comunque sono vergine, non ho mai avuto rapporti sessuali fino ad ora”

Vidi il professore esaminare le grandi labbra di Susanna, poi gliele aprì ed esaminò le piccole labbra. Usando un flacone di gel si bagnò il guanto della mano destra e le introdusse un dito all’interno. Chiese poi a Susy di tossire e disse:

‘La parte esterna è esente da infiammazioni, l’imene è abbastanza spesso ed è integro.
Non ci sono perdite di urina’

Gli vidi scappucciare il clitoride, e ci disse che era particolarmente sviluppato. Guardò il meato urinario, quindi con un tamponcino prelevò delle secrezioni interne, le esaminò e mi sembrò che ne fosse particolarmente soddisfatto.

‘Ok fin qui tutto apposto, diamo una sguardo al perineo e all’ano”

Poi ancora’

‘Non utilizzerò lo speculum vaginale per non rischiare di lacerare l’imene, le farò una visita rettale.’

Si cambiò i guanti e cosparse l’ano esternamente di gel lubrificante, poi fece la stessa cosa con le dita ed introdusse nello stretto passaggio un dito. Premette poi sull’addome in diversi punti e alla fine si disse soddisfatto’

‘Bene, bene, tutto apposto. Mi spiace per la visita rettale, a volte è un po’ fastidiosa, ma nelle donne vergini è la migliore soluzione. Ora può mettere giù le gambe. Diamo ora un occhiata al seno.’

Ispezionò visivamente le mammelle e poi effettuò una accurata palpazione, infine ci tranquillizzò’.

‘Sua figlia è sana come un pesce, tutto apposto, è pronta per affrontare la sua vita sessuale. Si rivesta pure signorina”

Il professore si sedette al suo posto dietro la scrivania, staccò il bigliettino con il mio numero di cellulare e se lo mise nella tasca del camice, poi sottovoce mi disse…

‘Grazie’.’

Risposi sussurrandogli’..

‘Di nulla professore’..’

‘Mi chiami Roberto la prego’.’

‘Allora, grazie’ Roberto..’

‘Mi sarebbe piaciuto visitare lei, magari’.. a casa mia’.’

‘Lei è sposato vero??’

‘Si io sono sposato e da quanto ho saputo, lo è anche lei ”

‘Già’.’

‘Quando la posso chiamare??’

‘Al mattino dalle nove alle dodici o al pomeriggio dalle quindici alle diciannove’.’

In quel momento comparve da dietro al paravento Susanna’

‘Va bene’ eeemmm’ venga signorina si accomodi, stavo dicendo alla mamma che va tutto bene’..’

Susanna sorrideva felice, era contenta di aver superato il suo primo esame ginecologico.

‘Le consiglierei di farsi rivedere da me o anche da un altro ginecologo entro sei mesi per un’altra visita di controllo. Nel caso in cui lei nel frattempo avesse dei rapporti sessuali la prossima volta le farò una visita vaginale.’

Tirai fuori la borsetta, ne estrassi il portafogli e gli chiesi:

‘Quanto le devo dottore?’

‘Non si preoccupi, la prima visita è gratuita, mi pagherà poi dalla seconda in poi”

Mi parve strano questo discorso, ma lo ringraziai e quindi ci congedammo. Che stretta di mano forte e decisa che aveva!!!

Per la strada parlammo a lungo con Susanna ed io le chiesi che impressione avesse avuto da questa esperienza nuova. Lei mi rispose che all’inizio era molto disturbata nell’esporsi così nuda e cruda davanti ad un uomo. Poi le era sembrato tutto molto professionale e poco alla volta si era parecchio rilassata.

Il giorno seguente alle nove e trenta, squillò il mio cellulare’.

‘Buongiorno signora Dorella’ è così che si chiama vero???’

‘Si Roberto, il mio nome è Dorella’.’

‘Se lei vuole possiamo anche darci del tu’.’

‘Va bene, ok diamoci pure del tu. Ma solo in privato, non davanti a mia figlia’.’

‘Si certo, non si preoccupi’ Scusa….. non ti preoccupare’..’

Non sapendo cosa dire gli feci la domanda più stupida e banale che potevo fare’

‘Roberto, perché hai voluto il mio numero di cellulare??

‘Non te lo immagini? Perché mi hai colpito, perché sei una bellissima donna e con te potremmo passare momenti meravigliosi’ Lo potremmo se tu’ volessi”

‘Siamo entrambi sposati non dimentichiamolo”

‘Con mia moglie non c’è feeling, io amo determinate cose che lei invece non condivide e così’.’

‘Spiegati meglio, non capisco”

‘Io sono un uomo che non ama per niente tutto ciò che è convenzionale, ciò che è ripetitività ed abitudine’.’

‘Stai parlando di sesso???’

‘Si di quello parlavo”

‘Continuo a capire poco di quello che mi stai dicendo’.’

‘Il mio mestiere fa si che io non sia molto eccitato dalle donne nude. Dalle vagine esposte, io amo essere il padrone della situazione. Amo giocare in modo sottile al sesso, amo mettere un pochino di pepe nella solita minestra. Non ti incuriosisce la cosa??’

‘Per la verità si, il tuo discorso mi stuzzica parecchio”

‘Dorella, incontriamoci, vieni a casa mia, la settimana prossima mia moglie è ad un convegno in Francia, mio figlio la seguirà e le ragazze sono a Londra per un corso di inglese. Ti prego vediamoci’.’

‘Non so se posso fare ‘sta cosa’ Ho un marito e c’è anche Susanna’..’

‘Non sei libera di uscire al pomeriggio e tornare la sera prima delle diciannove??’

‘Si credo che lo potrei fare’.’

‘Ok, Lunedì, io ho ambulatorio in ospedale dalle quattordici alle ventidue, martedì sono in Studio, diciamo mercoledì pomeriggio alle sedici?’

‘Ok, vada per mercoledì alle sedici’.’

‘Ok, segnati l’indirizzo di casa mia”’

Scrissi l’indirizzo e ci salutammo. Una telefonata interessante. Sesso, ma senza noia, diverso dal solito. Chissà cosa mi riservava quell’incontro carico di mistero e di fascino selvaggio??

Mercoledì ore 16

Suono il campanello della sua villa, in effetti pare un castello, ha anche una bella torre. La grande casa è isolata dalle altre abitazioni, attorno solo prati all’inglese, che paiono tagliati filo per filo. Alberi e siepi distribuiti qua e là decorano il verde donandogli alcune note di colore. Poi aiuole di rose, di tutti i colori e di tutte le specie. Una scalinata a gradoni che porta all’ingresso dell’abitazione. La villa è costituita dal solo piano terreno, essa è molto ampia, con vetrate immense che si affacciano sul prato digradante e tutt’attorno delimitata da inferriate grigie e arzigogolate. A fianco una nota di antico: la torre esagonale in mattoni a vista.
Vedo la porta di casa appena dischiusa, la spingo ed entro. Dal fondo del corridoio lui compare e mi invita ad entrare. Mi stringe la mano e poi mi guida in un salone di almeno cento metri quadri. Arredamento di soli mobili preziosi ed antichi. Tappeti ovunque sui quali sono posati divani e poltrone tutti rigorosamente in pelle nera. Alla parete un televisore tipo schermo cinematografico con sotto un certo numero di elettrodomestici tecnologizzati.
Mi fa accomodare su una poltrona, io mi siedo e capisco dal suo sguardo un po’ di delusione dovuta al fatto che ho scelto di indossare, al posto della solita gonna dei pantaloni attillati neri. Leggo nei suoi occhi un qualcosa di diverso, è sempre gentile ma in lui percepisco, specie dal tono della voce, qualcosa di meno affabile e sicuramente più autoritario.
Mi offre un drink e si siede di fronte a me, mi chiede se mi piace la sua casa e io gli rispondo che è bellissima. Poi, si alza dalla sua seduta e mi prende il bicchiere dalle mani, lo posa sul tavolino e mi fa sollevare in piedi’..

‘Dorella, vieni con me, ti faccio vedere la parte posteriore della casa.’

Lo seguo ed entriamo in un vestibolo in fondo al quale un’ampia porta finestra lascia vedere la piscina. ‘..

‘Vuoi fare un bagno?’

‘Ma, veramente non ho il costume’.’

‘Siediti su questa sedia’.’

E’ una sedia in legno con la spalliera molto alta. Mi siedo e lui si mette dietro di me, sento le sue mani accarezzarmi il collo, poi le sue abili dita slacciano il nodo del fermacapelli in seta. I miei lunghi capelli cadono morbidi sulle mie spalle. Il suo tocco delicato sulla pelle mi provoca brividi intensi. Vedo che lui butta il foulard in terra poi lo sento che afferra i miei capelli vicino alla nuca e li fa scorrere fra le dita fino alla punta in una sensuale carezza.

‘Che fantastici capelli che hai Dori’ Posso chiamarti Dori?’

Con dentro lo stomaco le farfalline svolazzanti gli rispondo’.

‘Si, per me va bene ciò che sta bene a te’.’

‘Mi piacerebbe che i tuoi capelli carezzassero il mio corpo’.’

Non sento più il contatto delle sue mani sulla pelle delle spalle, ma da lì a poco vedo la sua camicia a quadroni azzurri raggiungere il mio foulard adagiandosi sopra. Con una mano mi sfiora la spalla destra e poi lo vedo davanti a me. Il torace depilato e liscio come la seta, i pettorali ben sviluppati e la tartaruga degli addominali abbastanza evidente ma nemmeno troppo accentuata.
Nella mia testa un mulinello di immagine lascive. Vedo come in un flash il suo corpo ed il mio frementi e nudi avvinghiati nel delirio della passione. Sento calore dalle parti del mio basso ventre che si espande a tutta me stessa. Si inginocchia davanti a me e con delicatezza mi slaccia i pantaloni facendo scendere la zip laterale, poi li afferra sui fianchi e li tira deciso verso se stesso. Io sollevo il bacino e lo aiuto a sfilarmeli. Ammira il mio inguine protetto dal piccolo perizoma candido. Anche i pantaloni vanno ad ammonticchiarsi sul resto del vestiario. Ha le mani lunghe e le sue dita sono morbide e affusolate. I bottoncini della mia camicetta si aprono come d’incanto, poi lui passa nuovamente dietro di me e abbassa la camicetta facendola passare dietro la spalliera della sedia e lasciandomela infilata solo per le maniche con i polsini ancora abbottonati. Mi sento prigioniera, non riesco a muovere le braccia e nemmeno ad alzarmi. Lui si trasferisce nuovamente davanti a me, mi sorride maliziosamente e mi guarda il seno appena coperto dal mio reggiseno bianco. Mi sento in affanno come se avessi corso la maratona di New York. Mi terrorizza l’idea di non potermi muovere e di essere completamente alla sua mercé ma nel contempo questa, per me nuovissima situazione, mi fa sentire eccitata ed elettrizzata. Sotto al sole che picchia le sue dita continuano ad esplorarmi, lo fanno lentamente, molto lentamente, centimetro dopo centimetro lui percorre con i polpastrelli tutta la parte scoperta di me. Sento delle piccole scariche elettriche attraversare il mio corpo ed esse si vanno ad accumulare nel mio basso ventre, provocandomi una sensazione di umidità estrema nelle mie mutandine.
Si accovaccia davanti a me e mi passa la lingua all’interno di una coscia, dal ginocchio all’inguine, poi ripete il tragitto sulla coscia opposta, dall’inguine al ginocchio. Passa dietro e mi libera finalmente le braccia. C’è in tutto ciò che fa un intimità religiosa infinita ed una delicatezza senza confronti. Mi fa alzare in piedi, mentre lui si abbassa i pantaloni e rimane in mutande. Sono bianche anch’esse e sono piene di vitale durezza. Si avvicina a me, mi sfiora con le punte delle dita nell’incavo dei fianchi quindi continua fino a raggiungere l’attaccatura delle cosce. Vibro ad occhi chiusi come un diapason e mi sento ulteriormente sciogliere.
Ancora dietro di me, lo sento contro, poi le sue dita aprono il gancetto del reggiseno, me lo sfilano e lo gettano via. I capezzoli durissimi dimostrano la mia esponenziale eccitazione. Mi sposta la fluente chioma e poi sento le sue labbra posarsi sulle mie spalle, quindi proseguire fin dietro l’orecchio, mi succhia il lobo e poi scende ancora sotto la nuca, quindi le sue mani si posano a coppa sopra le mie turgide mammelle. Sono annientata dalle sue capacità amatorie, per lui in quel momento farei qualsiasi cosa. Mi stringe a se e sento chiaramente la sua potente erezione premere contro la mia schiena. Con il pollice e l’indice della mano destra inizia a trastullarsi con un capezzolo, me lo stringe e lo lascia libero, se lo arrotola fra le dita, lo tira in avanti, sarei pronta alla penetrazione, vorrei che lui mi prendesse adesso, subito, immediatamente. No, lui non ci pesa nemmeno, stringe ancora con forza il capezzolo tra le dita e io lancio un piccolo breve urlo. Una mano si infila sotto le mie mutandine e mi accarezza con voluttà le natiche, le dita scivolano nel canale e proseguono ancora vellicandomi il buchetto posteriore, quindi si insinuano fra le labbra della mia vagina ormai allagata.

‘Sei caldissima e bagnatissima’..’

‘Siiii’.’

‘Vorresti che sprofondassi dentro di te???’

‘Oh siiiii’..’

Un piede si infila fra le mie caviglie e poi la gamba si insinua fra le mie. Me le fa allargare fino a penetrare con due dita dentro alla mia piccola e umida caverna di carne bollente.
Non mi stantuffa dentro ma con movimenti circolari me la massaggia all’interno.
Nonostante lui indossi ancora gli slip io sento il suo pene, ormai granitico, scivolare contro il mio sedere, fra il canale delle natiche, da sotto a sopra, da sopra a sotto, da sotto a sopra’
Sfila le dita dalla mia figa ed infila la stessa mano sotto le mutandine dal davanti impossessandosi del mio monte di Venere. Meraviglioso sentire le dita lavorarmi il clitoride, ma altrettanto fantastico ed erotico vedere la sua mano tuffarsi dentro il mio perizoma scomparendovi quasi del tutto all’interno. Sento il cic-ciac che producono le labbra della mia vagina così sollecitate. Mi scappuccia il clitoride ed il contatto del polpastrello sul mio piccolo glande mi provoca una scossa che si propaga dai lombi al cervello e ritorna al mittente. E’ un maestro lui e capisce che potrebbe darmi fastidio lo sfregamento sul clitoride senza la dovuta lubrificazione ed allora, va a nutrire le sue dita di umori viscidi e sdrucciolevoli infilandoli all’interno della figa, poi riparte vellicando gradevolmente ancora il mio punto più sensibile.
Mi masturba con movimenti ora lenti ed ora veloci. Con l’altra mano inizia nuovamente a stringere e rotolare un capezzolo tra le dita. Lo sento dolorante, ma al tempo stesso, da quel dolore ricevo un piacere estremo. Poi smette di colpo, mi gira attorno si mette di fronte a me, si abbassa appena gli slip, e vedo spuntare la sua cappella da sopra la scritta ‘Coveri’. La cappella non è gigantesca, piuttosto sottile, a forma di cuneo, ma è gonfia e paonazza. Abbassa ancora le mutande e vedo in tutto il suo splendore una magnifica asta, molto lunga e dura, che si erge parallela al suo ventre, essa, confrontata alla cappella, è veramente molto larga in special modo alla base. Mi accorgo solo allora di avere la bocca assolutamente disidratata. Si prende il suo bellissimo scettro in mano e tira giù la pelle che ne ricopre il glande. Inizia a masturbarsi e vedo una goccia di liquido madreperlaceo uscirgli dal meato e colare sul frenulo scivolando lentamente verso il basso.
Si sposta e prende una larga scaletta di soli tre scalini, che stava appoggiata al muro.

‘Sali sul primo scalino’.’

‘Ma, perché?’

Ora ha perso la sua gentilezza, con impazienza mi dice’

‘Ti ho detto saliii !!!’

Ormai sono lì e voglio stare al suo gioco. Salgo e lo guardo in faccia, lui invece’..

‘Non così, girati’..’

Mi giro e lui finalmente mi abbassa le mutandine, io sollevo un piede per volta e finalmente sono completamente nuda.
Lo sento contro di me, percepisco il suo palo fra le mie chiappe, poi ancora una mano sul seno, l’altro però, quello con il capezzolo non martoriato dalle sue feroci dita. Con l’altra mano mi afferra i peli del pube e me li tira’.

‘Ahiaaaa’..’

‘Zitta’..’

‘Ma mi hai fatto male!!!’

La mano si sposta dal pube e mi colpisce sulle natiche, una, due, tre volte, poi ancora”

‘Ti ho detto di stare zitta!!!’

Poi afferrandomi nuovamente i peli pubici’..

‘E la prossima volta ti devi depilare perfettamente chiaro???’

‘Va bene’.’

‘Apri le gambe adesso’.’

Giro la testa per guardare e lui mi dice’.

‘Ti piace eh il mio cazzo???’

‘Si, mi piace un casino’.’

Intuisco che se lo abbassa e sento che me lo fa scivolare fra le gambe e che si infila tra le labbra della mia vagina. Allungo una mano sul pube e trovo la sua cappella che fuoriesce gonfia e congestionata. Mi struscia il cazzo facendomelo scivolare fra le labbra, avanti e indietro, avanti e indietro, poi quando credo d’essere pronta per venire, lui smette all’improvviso.

‘Nooooo, noooo ti pregooo nooooo’..’

Si allontana un attimo e torna con un cuscino super imbottito, lo appoggia sul manico superiore della scala e mi dice’

‘Stai zitta e appoggia l’addome sul cuscino’.’

Quindi mi prende le gambe e come un fuscello mi solleva. Avevo visto sul Kamasutra una posizione analoga che si chiamava ‘posizione della carriola’. Lo sento penetrare dentro di me, e finalmente quella grossa, turgida e rovente asta sprofonda nella mia vagina allagata fradicia. La scaletta si muove in avanti ad ogni colpo, lui continua ad immergersi fino alle palle dentro la mia figa. Poi mi lascia una sola gamba che io appoggio per terra, quindi con la mano libera e mi percuote le natiche che iniziano a dolermi fortemente.

‘Toh, toh,toh,toh,toh,toh,”’

‘Aah,aah,aah,aah,aah,aah”

Smette di sculacciarmi e mi afferra per i capelli tirandomeli come se fossero le redini di un cavallo. Mi bruciano i glutei e mi fa pure male il cuoio capelluto, ma il piacere che provo è di molto superiore al dolore.

‘Vieni, vieni, troiaaaaa, troiaaaa, troiaaaa, voglio sentirti godereeee, vieniiiii vieniii, ti ho detto vieniiiiiii’.’

L’orgasmo più stellare della mia vita arrivò e fu una tempesta che mi percorse tutto il corpo dalla punta dei piedi alla cima dei capelli, potente devastante e intensamente violento. Sentivo il suo cazzo colpirmi in fondo ed andare a toccare un punto che mi mandava in visibilio.

‘Ti amooooo Robertoooo, ti amooooo, ti amooo, vengo, vengooo, vengooo, sei grandeee, vengo si vengo vengo vengo”.’

Sentii gli spruzzi caldi inondarmi la vagina mentre ormai come un pupazzo disarticolato continuavo a muovermi come una ossessa.

‘Ti riempio di sborraaaa, sborroooo, sborrooooo, porcaaaa, porcaaaaa, che maiala che seiiiiii””

Ancora mi appioppò diverse, sonore e forti sculacciate sulle chiappe, le sentii bruciare e le lacrime inondarono il mio viso cadendo sul cuscino. Poi tutto si placò, lui mi appoggiò delicatamente i piedi in terra ed io riuscii ad alzarmi in piedi.

Improvvisamente trasformato ed addolcito mi carezzò il viso e mi chiese semplicemente se questo modo di far l’amore era di mio gradimento.

‘Si Roberto, si lo è certamente. Sei stato grande. Mi bruciano solo un po’ le chiappe però!!’

Si mise a ridere, poi mi consolò dicendomi’.

‘Anche tu lo sei stata. Adesso una bella nuotata in piscina ci farà star meglio”

Erano le diciotto e trenta quando uscii dall’acqua e mi asciugai velocemente, mi rivestii e sulla porta lo salutai. Nudo e bello come un Adone, mi strinse a se e mi baciò stringendomi contro il suo corpo. Quando mi staccai vidi che il suo gigantesco pennone era nuovamente pronto per la battaglia. Con molto rammarico, profondamente dispiaciuta lo salutai e gli voltai le spalle andandomene.

Lui mi contattò dopo soli due giorni, scusandosi con me e dicendomi che purtroppo suo figlio era tornato dal viaggio in anticipo e che al momento non si poteva ripetere un’altra nuova esperienza. Fui questa volta io a sorprenderlo proponendogli’..

‘Se vuoi faccio venire con me Susanna, lei magari tiene occupato tuo figlio’.’

‘Dorella, un’idea pazzesca. Si dai, per me va bene, lei e lui sono coetanei, avranno certamente delle cose in comune. Potranno parlare a lungo e scambiarsi le loro esperienze”

‘Secondo me potrebbero scambiarsi anche qualcos’altro”’

‘Cattivella’.. Sono giovanissimi e’.’

‘E cosa? A diciotto anni il sangue nelle vene è particolarmente caliente’..’

‘Dai Dori, organizza tu, poi chiamami, ok???’

‘Ok, ti faccio sapere’.’

‘Un bacio dove tu sai’

‘Ricambio Roby’

‘A presto”

‘Ciao a presto”

Così la settimana seguente, parlai con Susanna dicendole che mi aveva telefonato il professor Palmieri e che mi aveva chiesto se potevamo andare da lui in villa a trascorrere una giornata assieme alla sua famiglia. Spiegai alla mia ‘bambina’ che il professore mi aveva detto di portarci eventualmente il costume visto che lui aveva una bella piscina. Continuai dicendole che ci sarebbe stato anche il figlio del professore e che il giovane era un suo coetaneo.

Lei mi chiese’.

‘Ma è invitato anche papà?’

‘Si certo che è invitato anche tuo padre, c’è anche la moglie del professore quindi’.’

‘Ah, bene, ok. Sai mami, io sono sempre un po’ in allarme quando un uomo invita una donna a casa sua’.’

‘Il professore è una persona seria. Lo hai conosciuto no??’

‘Si, anche a me è sembrata una persona seria”

Telefonai a Roberto e lui mi disse che sua moglie non ci sarebbe stata ne il mercoledì ne il sabato, quindi la sera domandai a mio marito se il mercoledì pomeriggio sarebbe eventualmente stato disponibile a venire con noi”’ La risposta già la conoscevo in partenza, al mercoledì lui aveva sempre una riunione con tutti gli associati del suo Studio ed infatti mi disse di andarci da sole che lui non poteva venire. Da buona ipocrita mi rammaricai del fatto che lui non c’era e gli dissi che se lui voleva io avrei rinunciato volentieri. Anche in questa occasione conoscevo già la sua risposta. Naturalmente mi confermò che non dovevamo rinunciare ad una giornata di sano svago. Bene, obiettivo raggiunto.
Susanna che era presente, insistette ancora con suo padre ma alla fine lui le disse che proprio non poteva venire.
Chiami Roberto e gli spiegai la situazione, lo feci davanti a Susanna dandole chiaramente del lei.

Il mercoledì mattina, mi infilai in bagno e mi spalmai l’inguine di crema depilatoria per le parti delicate, quindi attesi che agisse e poi provvidi a depilarmi divenendo liscia e implume come il culetto di un neonato. Presi lo specchietto e me lo misi fra le gambe, eliminando anche i pochissimi peli rimasti. La mia figa sembrava veramente quella di una bambina.
Usai poi una crema idratante contro gli arrossamenti della pelle e me ne andai in camera mia. Mi vestii con cura, misi un perizoma nero ed il reggiseno ugualmente nero e parecchio scollato. Mi infilai un vestitino leggero a fiorellini, adatto alla stagione estiva, per la verità un pochino ‘vintage’ ma che andava nuovamente di moda. Il solito trucco leggero e alle quattordici e trenta uscimmo. Susy aveva indossato dei jeans attillatissimi che parevano una seconda pelle e una t-shirt bianca accollata ma molto aderente anch’essa. I suoi capezzoli eternamente eretti puntavano sotto l’impalpabile maglietta e non era difficile indovinare in pratica la loro forma e quella del seno intero.
Una volta arrivata nei pressi della villa, finsi di cercarla ed infine ‘la trovai’. Venne ad aprirci il figlio, un ragazzino che assomigliava sputato al padre, più magro ma alto uguale al genitore.
Carinissimo, visino imberbe, jeans e maglietta pure lui. Salutò me e poi i suoi occhi caddero sulla figurina di Susanna, la prese per mano e la invitò a seguirlo in camera sua. In quel momento giunse Roberto che mi tranquillizzò dicendomi che in camera sua aveva tutto ciò che piaceva a lui, dalla musica ai video giochi ed a tanti divertimenti altri. Ammiccando gli chiesi’.

‘E noi che divertimenti abbiamo???’

‘Ci facciamo una bella nuotata in piscina?’

‘Senza il costume???’

‘Non l’hai portato?’

‘No, sarò obbligata a nuotare tutta nuda”

‘Nuoteremo dopo l’amore, prima ci divertiremo diversamente’.’

‘Cos’hai in mente?’

‘Vieni con me’.’

‘Ma spiegami cosa vuoi fare!!’

‘Ti ho detto di venire con me. Fai come ti dico e taci!!’

Vidi in quel momento scomparire il dottor Jekyl e comparire mister Hyde. Lo seguii pedissequamente e lui mi condusse davanti alla porta di una stanza in fondo al corridoio. Di quella camera lui teneva una chiave nascosta in uno scomparto segreto di un ‘secretaire’ che arredava quell’andito. Aprì l’uscio e mi spinse un po’ bruscamente all’interno.
Accese una lampada a stelo che illuminò con luce soffusa tutto l’ambiente. Mi colpì subito il vedere una parete con un grande specchio centrale e per tutta la rimanente superficie nient’altro. Sugli altri muri, vi erano appesi quadri e suppellettili varie, mentre quel lato della stanza era assolutamente spoglio e nudo. Da una scrivania ne trasse un telecomando che subito puntò appunto in direzione di quella parete. Lo specchio si mosse lateralmente scorrendo su delle guide e ai miei occhi comparvero Susanna ed il figlio di Roberto.
Stavano seduti su un piccolo divano e lui accarezzava i capelli alla mia bambina. Lei aveva stampata sul viso un’espressione imbarazzata, timidamente teneva gli occhi bassi e se ne stava lì seduta subendo passivamente quelle tenere ed innocenti avance.

‘Vedi Dori, i due piccioncini stanno iniziando a socializzare. Noi sediamoci qui sul divano e godiamoci lo spettacolo..’

Ubbidiente mi sedetti e subito la sua mano destra si poggiò sul mio ginocchio e con il polpastrello del dito indice iniziò a formare cerchi risalendo pian piano verso le parti intime. Sembrava di guardare un film al cinema. Loro, i due ragazzi, erano gli inconsapevoli attori di un film d’amore. Mi venne spontanea una domanda’

‘Scusa, ma loro non ci vedono???’

‘Questa parete, dalla loro parte corrisponde ad uno specchio. Del tutto uguale a quello che tu hai visto in questa stanza entrando.’

‘Ho come l’impressione che i ragazzi ci possano vedere”

‘No tranquilla, non ci vedono, te lo garantisco io”

‘Sei sicuro??’

‘Ti ho detto di stare tranquilla!! Apri le gambe piuttosto!!!’

‘Dimmi solo più una cosa per favore; come si chiama tuo figlio?’

‘Si chiama Maximilian, io lo chiamo semplicemente Max’

‘Credi che faranno qualcosa??’

Lui non mi rispose e continuò a sfiorarmi l’interno delle cosce; io le aprii per facilitargli il compito e la sua mano giunse finalmente alla meta. Le sue dita mi sfioravano le labbra delle figa senza mai insinuarsi sotto al leggero ed ormai umido tessuto’.

‘Sei già eccitata a quanto sento. Inginocchiati qui davanti a me!!’

‘Cosa vuoi fare?’

‘Taci ed obbedisci, fai ciò che ti dico!!!’

Mi inginocchiai davanti a lui’

‘Brava, adesso aprimi i pantaloni e tiramelo fuori, fai piano, delicatamente’.’

Slacciai la cintura, abbassai la zip e gli calai i calzoni alle caviglie, tentai di abbassare le mutande ma lui mi bloccò’

‘Toglimi le scarpe, poi mi sfili i pantaloni, ti alzi e me li metti ben piegati sulla spalliera della sedia”

‘Mah’.’

Mi prese per i capelli e mi attirò contro il suo inguine, poi mi disse solamente’..

‘Ti ho detto di obbedire, non mi contraddire mai capito???’

‘Ahiaaaa, siii, si capitooo!!!’

Gli slacciai le scarpe gliele sfilai dai piedi e poi presi i calzoni li tirai e glieli tolsi del tutto. Mi sollevai in piedi e li piegai adagiandoli sullo schienale della sedia.

‘Brava, adesso vieni qui, inginocchiati come prima e leccami il cazzo da sopra le mutande”

Stavo per protestare poi cambiai idea ed eseguii i suoi ordini..

‘Bene, bene, leccalo tutto dalla cappella alle palle, tutto per bene’.’

Le mutande si bagnarono ben presto della mia saliva e divennero trasparenti, vedevo la forma del cazzo ed indovinavo addirittura le piccole arterie che lo solcavano. ..

‘Toglimi le mutande e valle a mettere sulla sedia”

Lui sollevò il sedere e io gli sfilai lo slip.

‘Brava, adesso prendi quel sacchetto che c’è sul tavolo’.’

Era un sacchetto di plastica contenente delle piccole pietruzze. Glielo portai e lui sogghignando mi disse’.

‘La mia troietta sta imparando. Ti piace obbedire???’

‘Si, si, mi piace, mi piace’.’

‘Prendi adesso quel giornale sul tavolo e vieni qui. Apri il giornale qui davanti ai miei piedi, poggialo sul tappeto’..’

Lui aprì il sacchetto e ne rovesciò il contenuto sul giornale’.

‘Spogliati adesso’..’

‘Tutta’. nuda???’

‘Si nuda, ti voglio nuda’..’

Mi sfilai il vestito e lo gettai sulla sedia’..

‘Vai a prendere quel vestito, piegalo per bene e mettilo in ordine sulla sedia’.’

Obbedii poi ritornai da lui’

‘Inginocchiati di nuovo davanti a me”

‘Ma ci sono le pietre’.’

‘Appunto, inginocchiati sulle pietre’..’

‘No questo non lo faccio, non lo faccio!!!’

Si alzò in piedi, mi prese per i capelli e mi spinse verso il basso, caddi con le ginocchia sulle pietre che mi penetrarono dolorosamente nella pelle’

‘Cazzo!!! Devi obbedire, hai capito??? La prossima volta ti prendo a schiaffi!!!’

Le lacrime mi colarono sulle gote e piansi maledicendo il giorno che l’avevo incontrato.

‘Adesso succhiami il cazzo, voglio che mi fai un bel pompino. Fammi vedere come sei brava a fare la zoccola succhia minchia!!!’

Con le ginocchia doloranti iniziai a spompinargli il membro’

‘Ummhhh, ci sai fare, bravaaa, lo sapevo che eri una grande zoccola!!! Succhia la cappella, succhiala per bene, adesso vai giù, giù, ingoiamelo tutto, tuttoo!!!!!’

Il suo cazzo era di pietra, lo sentivo sbattermi in fondo alla gola e lui continuava a spingermi il capo sempre più in basso. Con quello di mio marito riuscivo ad arrivare fin contro ai peli, ma questo era un’altra cosa. Quando ormai credetti di soffocare, lui mi lasciò e mi disse di mettermi a pecorina. Mi fece girare con il viso dalla parte del finto specchio e mi ordinò di guardare. Susanna era semivestita con i jeans abbassati, le sue mutandine erano esposte in bella mostra sul tappeto ai suoi piedi e la mano destra di Max era infilata fra le sue cosce. La mia ragazzina pareva iniziare a ‘socializzare’ e ad addentrarsi in un mondo che fin’ora le era completamente sconosciuto.

‘Ti piace guardare???’

Non gli risposi e lui incalzò’.

‘Ti ho chiesto se ti piace guardare!! Rispondi!!!’

‘Si, si, mi piace guardare’.’

Sentii il suo pene appoggiarsi all’atrio della mia vagina e penetrarvi per pochi centimetri. Smisi di guardare e rimasi con il capo chino in attesa che il suo siluro entrasse finalmente in me, poi lo supplicai ‘.

‘Mettimelo dentro, ti prego, mettimelo dentroooo’..’

Mi prese ancora per i capelli e mi fece sollevare il capo’.

‘Devi guardare, guarda cosa fa tua figlia, la verginella, non smettere mai di guardare”

‘Si ma ficcamelo nella figa, prendimiii, scopamiiii”.’

‘Ce l’hai dentro, non ti piace??’

‘Tutto, lo voglio tutto dentro, tuttoooooo’..’

‘Calmati troia, calmati, sei affamata di cazzo vero???’

‘Si voglio il cazzo, siiiii’.’

‘Dimmelo che vuoi il mio cazzo’.’

‘Siii, voglio il cazzoooo’.’

Mi sculacciò inaspettatamente le chiappe e mi disse’.

‘Devi dirmi che vuoi il mio cazzo!!! Il mio capitooo!!!’

‘Siii, siii, capitooo, capitooo. Voglio il tuo cazzo’ il tuo cazzoneee, sbattimi dentro il tuo bel cazzoneeeeee!!!!’

‘Brava, brava’ così, mi piaci quando sei troiaaa. Toh prenditelo tutto.. tuttoooo’.’

Cominciò a trapanarmi la figa con colpi violenti che mi facevano ballonzolare fortemente le tette.

Ancora la sua mano si strinse a pugno attorno ai miei capelli e nuovamente mi tirò verso di lui. Usava i miei capelli come se fossero delle redini e intanto mi galoppava facendomi arrivare il suo grosso palo forse fin dentro l’utero..

‘Hop, hop, hop, hop, hop. Ti piace come ti cavalco??? Guarda tua figlia che se la fa leccare da mio figlio. Ha preso dalla madre è una gran troia pure lei!!!’

‘Aaaah siii siamo due troieeee, continuaaa, sbatti’miii’ sba’ttiiiii’miiiiiii”’

‘Guardali, guarda cosa fanno adesso’ guardaaa!!!!!’

Sollevai il viso e vidi Max in piedi con i calzoni e le mutande calate e il membro fuori. Mi parve impossibile che da un ragazzino così mingherlino potesse spuntare fuori un cazzo come quello’

‘Ma che cazzone ha tuo figlio????’

‘Fortunata la tua Susanna, guarda come sta imparando a leccare il cazzo, maiala, è una maialaaaa succhia cazzi!!!! Toh, toh, toh, prenditelo tuttoooo. Godiii, godiii voglio sentirti godereeee!!!’

Il suo pene che mi scassava la figa, il fatto d’essere messa in quella posizione e le scene che vedevano coinvolti mia figlia e il figlio di Roberto, mi facevano impazzire.

‘Godooo, godooo, dammeloo, dammelooo, ancoraaaa, sfondami la figaaa, sfon’da’melaaaaa’..’

‘Ti apro in due baldracca’ ti aproooooo’. Guarda come ciuccia la tua bambinaaa, è una pompinara nataaa’.. Ti sborro dentroooo, ti sborro dentroooo”’

‘Vengooo, vengooo, vengooo, siiiii sborrami dentroooo, allagami la figaaaaaa”.’

Venni nel mentre la mia fanciulla si prendeva, per la prima volta nella sua vita, una bella schizzata di sborra in faccia.
Roberto mi inondò la vagina e mi sculacciò forte continuando ad affondare la sua possente nerchia dentro di me’

Con il cortese ‘Dottor Jekill’ non si rischiava mai di annoiarsi. Non esistevano mai pause, tempi morti, nemmeno un istante con lui era perduto o sprecato. Mi fece sedere di fianco a lui e mi ordinò di seguire ciò che stava succedendo nella camera a fianco, mentre la sua bocca si posava sul mio capezzolo destro. Gli dissi di smetterla che non ce la facevo più, ma lui non ne volle sapere’

‘Rilassati, goditi lo spettacolo, guarda tua figlia con il viso pieno di sperma e lascia fare a me”

Non riuscii a seguire le evoluzioni della giovane coppia. Le labbra di Roberto posate alternativamente sui miei capezzoli, mi fece salire nuovamente il desiderio, lui scivolò lentamente passandomi la lingua sul ventre fin quando posò le sue ginocchia sulle pietre. Gli chiesi:

‘Perché lo fai???’

‘Il dolore ed il piacere camminano di pari passo. Apri le gambe adesso, voglio leccartela. ‘

‘Ma sono sporca, non ti fa schifo il tuo sperma???’

‘E’ roba mia, perché mai dovrebbe farmi schifo. Spalanca le cosce adesso’.’

Cominciò a leccarmela, ogni tanto si sollevava e mi guardava negli occhi. Aveva il viso intriso di umori miei misti allo sperma che mi era colato fuori dalla vagina. Ora mia figlia e il suo giovane ragazzino erano completamente nudi.
Roberto mi leccò ancora un po’, poi si fermò e mi chiese’

‘Hai di nuovo voglia?’

‘Si, si Roby, si sei grande, quando sto con te ho sempre costantemente una voglia pazzesca!!’

‘Ti piacerebbe giocare con i nostri figli???’

‘Sei matto???’

‘Perché dici questo? Scommetto che a loro piacerebbe’ Non vorresti prenderti il cazzone di Max? Non ti attira il suo fisico giovane e inesperto?? Pensa a quante cose potresti insegnare ad un ragazzino come lui. Le stesse cose che potrei insegnare io alla tua bella fanciulla”

‘No, no, non se ne parla proprio’.’

‘Dai vieni con me, su, coraggio, vieni’..’

‘No Roby, non mi va, non voglio’.’

‘Non costringermi a farti obbedire con la forza”

‘Senti, è una cosa contro natura, è incesto, non posso, non posso”’

Mi afferrò per un braccio e mi tirò verso di lui, trascinandomi in direzione della porta. Tentai di opporre resistenza ma contro la sua forza non riuscii a lottare. Mi trovai nuda come un verme, in mezzo al corridoio, assieme a lui altrettanto nudo. Abbassò la maniglia e mi scaraventò dentro la stanza. Caddi praticamente sul divano a pancia in giu. Susanna sbigottita tentò di coprirsi le pudenda e il giovane Max si voltò nascondendo la sua virilità alla mia vista.

‘Perché vi nascondete, ormai è più di un’ora che vi stiamo osservando”

‘Pà, ma che dici!! Ci state osservando??? Da dove??’

‘Vieni con me ti faccio vedere una cosa”

Mentre i due uscivano dalla stanza spiegai a Susanna come funzionava quel grosso specchio che copriva la parete di fronte.

‘Cioè ci avete visti attraverso quello specchio???’

‘Si, proprio così”

‘Ma avete visto.. tutto?? Proprio tutto tutto????’

‘Si Susy, tutto tutto’..’

Quando padre e figlio rientrarono sul viso di entrambi c’era uno strano sorriso. Il padre venne vicino a me mentre Max si appropinquò vicino a Susanna. Fu il giovane a prendere la parola’.

‘Susy, mio padre e tua madre hanno fatto sesso mentre ci guardavano. Ormai è inutile che ci nascondiamo”

‘Tu sei matto, io voglio andar via da questa casa di pervertiti!!!’

‘Susy, dai retta a Max, anche tua madre ti ha guardata mentre succhiavi il cazzo a mio figlio e mentre ti facevi schizzare la faccia di sborra!! Scommetto che ti è piaciuto fartela leccare e scommetto anche che sei tutta bagnata!!’

‘Lasciatemi andare via, non mi va di fare più niente, vi prego fatemi andare a casa’.’

‘Senti Susanna, ascoltami un attimo, se vuoi andare a casa non ci sono problemi, ma prima però devi darmi cinque minuti, come se ti facessi una visita ginecologica. Cinque soli minuti di orologio, poi se te ne vorrai ancora andare io ti lascerò uscire da qui assieme alla tua mamma.’

‘Perché mi vuoi visitare? E poi così tutto nudo non voglio che mi visiti!!’

‘Roberto, lasciala stare, dai vieni Susy, andiamo a casa’.’

‘Dori, non farmi arrabbiare pure tu, non vuoi più divertirti nemmeno un po’ ?’

‘E’ Susanna che non vuole e io rispetto la sua decisione’

‘Ho un’altra proposta. Facciamo l’amore tu, io e Max. Susy sta solo a guardare. Ok?’

‘Fate quello che volete io non voglio partecipare, anzi adesso mi voglio vestire”

Susy iniziò a rivestirsi mentre Roberto si avvicinò a me, iniziò a toccarmi con quelle sue abilissime mani e anche se tentai di resistergli alla fine dovetti cedere al piacere ed alla lussuria che mi stava divorando. Roberto mi stava davanti e mi torturava i seni stringendo e tirando i miei capezzoli. Sentii contro le mie natiche il pene di Max, misi dietro una mano e glielo afferrai. Per me il cazzo rappresentava la perdizione, vederlo, toccarlo, succhiarlo e prendermelo dentro erano poi solo le giuste conseguenze alla mia eccitazione incontrollabile. Ero in mezzo a loro presa a sandwich fra le chiappe scivolava il membro di Max mentre contro il ventre premeva prepotentemente quello di Roberto.
Quattro mani mi lambivano e carezzavano dappertutto, seni, fianchi, figa e culo erano di loro proprietà esclusiva. Mi sentii illanguidire e percepii pure copiosi umori inondarmi viepiù la vagina. Aprii per un attimo gli occhi e vidi Susanna seduta sul divano, completamente vestita che si teneva da sopra i jeans la mano destra premuta fra le cosce. La mia porcellina si stava eccitando. Se era veramente porcella come me, da lì a poco si sarebbe almeno masturbata.

‘Max, ascolta papà, sdraiati supino sul tuo letto, noi arriviamo subito”

Il ragazzo si andò a coricare a pancia in su sul letto. Notai che il pene del giovane era più grosso e lungo di quello del padre e che invece di restargli dritto quasi contro il ventre, lui ce l’aveva a novanta gradi in confronto all’addome; sembrava un missile pronto sulla rampa di lancio.

‘Vieni Dori, mettiti a cavallo di Max e infilati dentro la figa il suo bel cazzone”

‘E’ troppo giovane, non so se va bene che me lo faccia mettere da lui”

‘Fai come ti dico, obbedisci cazzo!!!!’

Pensai che mister Hyde era ritornato. Quando guidai quel cazzone dentro la mia vagina compresi cosa significasse essere impalata. Roberto mi si infilò dietro e sentii le sue dita lavorare attorno al mio buco del sedere. Mi spalmò della saliva dentro e fuori il buchetto e mi ci appoggiò contro il cazzo. ”

‘No lì non voglio, sono vergine, sono vergineeee!!!!’

‘Beneeee, benissimo, così ti apro per bene il culo!!!’

‘No, no non lo fare, non lo fare’..’

Lo sentii spingere e inspiegabilmente non sentii nessun dolore particolare. Forse era la forma del suo pene, della sua cappella non troppo larga. Sembrava che il suo cazzo fosse fatto apposta per entrare in modo indolore nel culo.

‘Non ti lamenti più adesso eh???’

‘Nooo, nooo, non mi la’men’ toooo piùùùù, nooo, nooo, siiiii, siiii, mi pia’ceeee’. mi piaceeeee”..’

Da sotto Max spingeva la sua grossa alabarda nella mia figa e i due cazzi si muovevano all’unisono dentro di me. Vidi ad un certo punto, Susy di fianco al letto, ci guardava curiosa ed aveva i jeans calati alle caviglie, ci osservava ed intanto con una mano stava provvedendo a masturbarsi furiosamente.
Roberto la incoraggiò a salire sul letto’.

‘Vieni Susanna, vieni anche tu, mettiti a cavallo del viso di Max, lui te la lecca, è più bello che masturbarti da sola’.’

Susanna questa volta obbedì a Roberto e si mise nella posizione che l’uomo le aveva indicato. La sua bocca era vicinissima alla mia e mi lasciai trasportare baciandola a stampo sulla bocca. Sbattuta come un fuscello in mezzo ai due maschi riuscii nonostante tutto a baciare ancora Susy, lei ad un certo punto godendo per il leccaggio di Max spalancò la bocca e io ne approfittai baciandola con la lingua. La mia porcellina rispose allo stesso modo e mi sfiorò con una mano il seno.

‘Belle le nostre due lesbichette’. Brave, baciatevi, limonate fra di voi, siete eccitanti da impazzire!!!’

Si udivano solo mugolii, gemiti, lamenti e rumori di vagine bagnate e cazzi che scivolano dentro agli umori femminili. Roberto mi cavalcò ancora per qualche minuto poi si sfilò e ci disse di cambiare posizione.

‘Mi metto io sotto e sopra si mette Max”

‘No, no, quello di Max nel culo non lo voglio, il suo è veramente troppo grosso’.’

‘Non fare la difficile, ormai il culo ce l’hai aperto’.’

‘Ma perché invece di inculare noi non vi inculate fra di voi eh??? Così provate quello che vuol dire prenderselo in culo!!!’

‘Io non ho problemi, se Max vuole vi faccio vedere come si fa”

‘Babbo, io non ho mai inculato un uomo!!!’

‘Provaci allora, nella vita si deve sperimentare tutto”

Aveva un bel culo il bel Roberto e messo a pecorina sul letto era veramente molto sexy.

Max si posizionò dietro e senza nemmeno lubrificargli il buco tentò di spingerglielo dentro.
Vidi Roberto soffrire e stringere i denti, poi la gigantesca cappella allargò lo sfintere e penetrò all’interno.

‘Vieni Susy, baciamoci come prima dai’.’

‘Io lo faccio spesso con la mia amica Linda’.’

‘Tu fai sesso con Linda? Quella biondina tutta carina e delicata?’

‘Si con lei, in camera mia, quando ci chiudiamo dentro per studiare e”’

‘E fate sesso tra di voi???’

‘Si’.’

‘Maaa’. ve la’ leccate????’

‘Si mami, si dai, siediti li che ti faccio vedere’.’

Sbigottita mi sedetti e in un amen lei fu con il viso tra le mie gambe. Iniziò a lappare e leccare la mia figa e pensai che era molto delicata e anche parecchio brava.
Dietro di lei il duo padre e figlio si erano cambiati i ruoli e adesso era Roby che stava possedendo analmente suo figlio Max. Ad occhi chiusi ed il capo rivolto all’indietro stavo per venire quando Susy smise di colpo ed urlò. Aprii gli occhi e vidi dietro di lei il mio amante autoritario, teneva ben salda per i fianchi la mia bambina e tentava di sodomizzarla. Dietro di lui si aggiunse Max che quasi al volo impalò suo padre. Sentii alcuni urletti di Susanna e poi compresi che il cazzo di Roberto le era entrato nel culo. A mano a mano che lo spingeva dentro lei si lamentava un po’ di più ma ormai era lì bloccata e se lo stava pigliando tutto nel culo. Presi la mia figliola per i capelli e la attirai contro la mia figa. Mugolando lei iniziò a leccarmela nuovamente, poi in rapida successione arrivammo all’orgasmo. Prima fu il baldo giovane a sborrare in culo al padre, quindi toccò a me e poi di seguito Susanna ed infine Roberto.

Quella fu la prima volta che facemmo veramente l’amore di gruppo. Due giorni dopo, di sabato sera, a casa nostra ci incontrammo per una cena noi quattro, più mio marito, la moglie del professore e le due loro giovani figliole’…
Ma questa è una storia che vi racconterò più avanti’..

Buon sesso a tutti da parte di ombrachecammina
e-mail: alexlaura2620@libero.it

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