Ancora nuda, si avvicinò all’ampia finestra scostando la tenda. Non si preoccupò qualcuno potesse vederla, il bisogno di uscire almeno con lo sguardo da quella casa era troppo forte. Si sforzò di non pensare a quanto accaduto nei pochi minuti precedenti.
Tirato un profondo respiro, che gli fece gonfiare e sgonfiare il bel seno dai capezzoli scuri, passò le punte delle dita lungo il basso ventre, fino ad accarezzare la rada striscia di peli sul monte di Venere. Scivolò poi sulle labbra rimaste asciutte, massaggiandosi con delicatezza, nel tentativo di alleviare quel fastidio che le restava attaccato addosso ogni volta.
Lo sguardo era perso nel vuoto, senza soffermarsi su niente in particolare dello scarno panorama. Voleva solo che gli occhi gli donassero l’illusione di essere fuori da quella casa.
Sullo sfondo di campi ed una sola abitazione, tutto appariva immobile, favorendo la volontà di estraniarsi della donna. La sua attenzione venne però catturata da qualcosa in primo piano che si mosse rompendo l’immobilità.
Nell’unica abitazione visibile, dietro un’altra grande finestra, c’era un uomo, adesso immobile, il volto rivolto verso di lei.
La donna si aspettava di vederlo andar via di scatto, invece restò lì, immobile a fissarla. Per un attimo fu lei a pensare di richiudere la finestra, ma voleva che quell’orizzonte restasse aperto, che quelle quattro mura non tornassero a chiudersi soffocandola.
L’uomo e la donna si guardavano, distanti sì, ma non abbastanza da celare la voglia di lui di riempirsi gli occhi della nudità di lei.
***
Pochi istanti, ed entrambi furono certi che nessuno dei due avesse intenzione di andar via. L’uomo sapeva che la donna sarebbe rimasta lì, facendogli dono della sua nudità. La donna sapeva che l’uomo desiderava dissetarsi della visione del suo corpo, fino all’ultima goccia che lei gli avrebbe concesso.
Un altro movimento giunse a rompere la stasi, l’attenzione della donna aveva ormai abbandonato l’orizzonte lontano. Nonostante la distanza fu facile per lei capire cosa stesse facendo l’uomo.
Lo sguardo era fisso per non perdersi niente del suo corpo, ma la mano dell’uomo invece si muoveva, massaggiando la propria virilità, in un erotico connubio di vista e tatto che si amplificavano e alimentavano a vicenda.
La donna non fu affatto infastidita dal gesto dell’uomo. Anzi, contribuì ad alimentare la sua volontà di proiettarsi al di fuori di quella abitazione.
Le dita della donna accarezzarono di nuovo le proprie labbra per penetrare poi tra queste e uscirne umide, così da potersi accarezzare in maniera più piacevole i capezzoli.
L’uomo non poteva vedere i capezzoli della donna diventare più turgidi, ma il gesto era chiaro, e la sua fantasia ne venne alimentata. Le carezze divennero più decise e il piacere di quella visione adamitica sempre più caloroso.
La donna si leccò con sensualità le dita, per poi scendere di nuovo lungo il monte di venere prima di disegnare il bordo rugoso delle labbra. Fu un attimo e le dita esplorarono la sua intimità con decisione.
Per quanto la distanza tra le due finestre privasse entrambi dei dettagli, entrambi erano sicuri di cosa stesse facendo l’altro.
La tenda si scostò ancora un po’, e la donna poté vedere i pantaloni dell’uomo sbottonati, ed il membro che faceva bella mostra di sé stretto nella mano dell’uomo che si muoveva in maniera sempre più vigorosa.
***
Il piacere arrivò veloce e spicciolo per entrambi. L’uomo sparì subito dietro la tenda, chiusa con un gesto sbrigativo. La donna restò dov’era, prese un paio di profondi respiri godendosi il superficiale piacere che era riuscita a darsi, stimolata dal pensiero del desiderio di quello sconosciuto.
«Bello il panorama» la voce alle sue spalle anticipò due mani che le si posarono sui fianchi e un bacio umido sul collo.
«Anche io quando esco dalla doccia a volte mi fermo a guardare il panorama, ancora nudo. Tanto l’unica casa è quella, ma credo sia disabitata, non ho mai visto neanche una finestra aperta.»
La donna appoggiò una mano al vetro, annuendo in maniera distratta. Questi non notò l’alone che le dita lasciarono sul vetro.
«Io ora devo andare, tu trattieniti pure tutto il tempo che vuoi. Poi ti chiamo io appena mi libero. La giornata si prospetta lunga e pesante.»
Un mugugno fu la sola risposta che l’uomo ottene, mentre con gesti ripetuti mille volte si annodava la cravatta.
«Non sai come vorrei restare ancora qui con te…»
Le mani dell’uomo tornarono sui fianchi della donna, questa volta non si poggiarono solo ma ne disegnarono la curva sinuosa con lussuria.
«Un peccato debba lavorare!»
Una mano scivolò rapida tra le gambe della donna. Questa riuscì a trattenere un brivido puntando lo sguardo verso la tenda oltre la quale era sparito l’altro uomo. Si chiese se stesse ancora osservando senza essere visto.
«Già, un vero peccato! Sei ancora bagnata, ti deve essere davvero piaciuto.»
«Sì…» rispose la donna, tenendo sempre lo sguardo verso la tenda.
«Ma purtroppo niente bis tesoro. Perdonami ma devo proprio andare.»
L’uomo diede un bacio rapido e appiccicoso sul collo della donna e si avviò verso la porta.
«A più tardi cara!»
FINE
Grazie mille, Rebis, sono felice che ti stia piacendo. La scrittura è una cosa che mi permette di staccare un…
Racconto pazzesco..vero o di fantasia? Di dove sei?
Wow, stupenda..dov’è ambientato? Se ti andasse di approfondire grossgiulio@yahoo.com
Ciao! È un po' che seguo i tuoi racconti. Ho seguito anche la serie precedente. Ho spesso ammirato la tua…
grazie! puoi guardare il mio blog se vuoi leggere altro