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l'intimo di Elisa

 

 

Solenero:

 

Come se fosse tutto saputo e ci fosse un tacito accordo…

Senti suonare il campanello… non rispondi al citofono, apri e basta…

Salgo le scale e vedo la tua porta socchiusa… la apro ed entro…

La senti chiudersi dietro me…

Ti vedo di spalle, completamente nuda, solo una luce leggera ad illuminarti, quella del tardo pomeriggio…

Indossi solo quelle meravigliose scarpe rosse, con un tacco alto, che slanciano la tua sagoma e ti rendono ancora più desiderabile.

Sul tavolo accanto a te solo due foulard in seta.

So già cosa devo fare…

Mi avvicino a te e delicatamente ti bendo, senti solo il mio respiro dietro di te…

Tu non dici una parola…

Mi muovo indietro di due passi… e ti vedo incrociare i polsi dietro la schiena, all’altezza del tuo bel culo che non riesco a perdere di vista.

Mi avvicino di nuovo e ti lego i polsi… continui a non pronunciar parola.

Che immagine intrigante e maliziosa…

Tu, li, nuda, tutta per me, legata e con solo un paio di scarpe rosse…

Sai già cosa fare… ti chini sul tavolo…

Vedo le tue gambe lunghe… le tue mani legate… e il tuo busto che si appoggia… viso e seno… sulla superficie fredda.

Ti lascio così qualche istante… ti guardo… ti lascio aspettare ciò che sta per accadere…

Mi inginocchio dietro di te… ho il viso a pochi centimetri dal sesso profumato… che sa di donna, di femmina… vogliosa.

Vedo il tuo forellino… stretto a margherita… allettante…

Passo la lingua umida per lubrificarlo… e poi provo a penetrarlo con la punta irrigidita della lingua.

Che bello sentirti respirare fremente…

La tua figa gronda… è pronta per essere posseduta… come te del resto.

Ti prendo dai fianchi… da solo il mio cazzo si poggia tra le tue grandi labbra… e muovendomi su e giù si strofina bagnandosi di te, dei tuoi umori…

Poi arriva il momento tanto atteso… inizia a farsi strada dentro di te…

Lo senti aprirti le carni… riempirti centimetro dopo centimetro…

Sono tutto dentro di te… ti fa un po’ male, ma so che ti piace questo dolore.

Lentamente il dolore diventa estremo piacere, il godere di una donna che si sente piena e posseduta completamente.

Ti muovi col bacino per sentirlo meglio… quasi ad invitarmi a scoparti.

E così è… inizio un movimento completo… per tutta la lunghezza della mia asta… godi… godi… godi…

Me ne accorgo… e mi sfilo completamente da te… voglio guardare la cavità vuota che lentamente si stringe…

Ma non passa molto prima che con un colpo deciso io sia nuovamente e completamente dentro la tua figa ormai quasi gocciolante…

Presa forte per i fianchi… sempre chinata sul tavolo ti lasci, ti abbandoni alla mia irruenza…

Vado avanti così per minuti… ti sento gemere sempre più forte…

Mi accorgo che la presa della tua carne umida si fa sempre più stretta… mi accorgo che stai per venire.

Mi sfilo, ti prendo e ti rigiro sul tavolo… voglio vedere il volto di una vera donna che gode… che raggiunge un profondo orgasmo.

Finisco ciò che stavo facendo prima… ti scopo sempre più forte… tu vieni… sento le tue emozioni, sei affannata…

Mi dici: “sborra dentro di me”… e così sto facendo…

Ti accorgi delle contrazioni del mio cazzo e senti il mio seme scaldarti dentro… ogni pulsazione è un fiotto che rimane in te…

Ti stringo a me e ti bacio… il nostro primo bacio.

Siamo ancora l’uno dentro l’altra… e così rimaniamo per lunghi attimi.

Quando esco insieme a me esce anche un misto dei tuoi umori e del mio sperma… che gocciola sul pavimento.

Ne raccogli un po’ dal tuo corpo con due dita e me lo fai assaggiare.

Sempre bendata rimani li… mentre senti i miei passi allontanarsi e la porta chiudersi…

Non hai visto il mio volto… ma ora mi conosci molto bene…

 

 

 

 

 

M***i:

 

Ti ho immaginata in studio da me…io ti facevo un servizio fotografico…tu indossavi un tubino nero stretch a fascia, calze autoreggenti e vertiginose decolletè takko 12…una sciarpina di seta nera con cui ti muovevi x me….mentre ti fotografo ti desidero…mi ecciti da morire…mi avvicino…tu leggi la mia eccitazione….e mi provochi….ti strusci a me….nn ce la faccio appoggio la makkina…ti accarezzo ti sfilo l’abito…se davanti a me..nuda completamente….kn sl le autoreggenti…ti abbraccio e ti alzo sul tavolo …le tue gambe abbracciano il mio korpo…ti voglio…komincio a leccare il tuo peccato grondante di umori…scendiamo aterra in un 69 meraviglioso…..sentimi pulsare e onfiarmi dentrola tua bokka….ma voglio entrare dentro di te…mi sali sopra entra…voglio vedere il tuo korpo sopra il mio ke si muove…il tuo viso androgino il tuo piacere voglio godere dentro di te il mio seme bollente skizzare nelle tue viscere……

***

mi immagino io e te in una spiaggia a formentera il tuo korpo nudo al sole, il tuo seno sodo e all’insù la tua pelle liscia, la tua passerina ben depilata, il tuo culetto piccolo sodo e tondo, il tuo profumo…mi eccita…e non eccita solo me,…anke gli altri uomini ti mangiano kn gli okki…e questo mi eccita ankora di più…sapere ke altri ti desiderano…tu li provochi kn mosse e sguardi seducenti,…..dio quanto ti voglio…andiamo in acqua….è bello sentire i nostri corpi nudi a contatto ke si abbracciano…voglio entrare dentro di te…senti km sn duro?

mentre ti sto skrivendo sai ke sto facendo?!?!?! (-:

mi accovaccio e tu entri sopra di me…siamo in acqua..nessuno ci vede…cosa stiamo facendo….è bello farlo csì in acqua…il tuo seno preme contro il mio petto e le tue gambe bellissime e tornite abbracciano la mia skiena…

nn fermarti mari….godi e sentimi dentro di te…..voglio venire dentro di te….scaldarti il ventre kl mio seme…ti fa godere vero???dimmi ke vuoi ke ti venga dentro…per farti impazzire mentre sei sopra di meinfilo un ditino malizioso nel tuo bukettino…nn resisti più…l’acqua attorno al tuo korpo, le mie braccia ke ti stringono, le mie dita e il mio cazzo dentro di te ti fanno impazzire…e l’eccitazione ke tutti ci possano vedere, ancke se siamo abbastanza coperti…ti fa esplodere in un orgasmo favoloso……….e anke io…esplodo…dentro di te…tt il mio seme caldo ke ti skizza nel ventre…..

***

…ti eccita se ti immaginassi tu…in una camera d’albergo…vestita sl in intimo…apro la porta, sn io…ti allungo la mazzetta di denrao ke avevamo konkordato, 300 €……..mi sorridi…il tuo korpo bellissimo mi fa eccitare subito…ti voglio mari…i tuoi okki e il tuo viso androgino mi fanno impazzire…….

indossi un bustino, un microperizoma, takki autoreggenti e guepiere…cominci a spogliarmi li in piedi…me lo tiri fuori e me lo sukki avidamente infilandomi un dito nell’ano, poi due (adoro la stimolazione anale, anke se non sn gay perkè non mi attraggono gli uomini…)mi stimoli la prostata….voglio venire….voglio skizzare tt in bokka a te………….appena estrai le dita…..skizzo…tt il mio seme nella tua gola…ma ti voglio ankora e sn subito pronto per te….ti abatto al muro, ti alzo una gamba,ti sfilo sl le mutandine dalla guepiere….e comincio a leccarti tt…la fica…le mie dita ti tokkano la mia lingua si muove sapiente………passo all’ano e kontemporaneamente kambio buketti…

ti skopo kn la lingua mentre le mie dita ti sfiorano delicate il clito……poi sempre alzandoti la gamba, mi alzo anke io….e komincio a prenderti..entro sentro di te…la senti la mia mazza calda e dura detro le tue viscere…ti arriva fino all’intestino, kn un po’ di dolore ma tanto piacere…ti alzo tt al muro e ti sbatto…lo senti fino in fondo……ti voglio tutta mari….sentimi dentro…ti giro…..ora voglio il tuo culetto….kn tt la mazza lubrificata dai tuoi umori…entro ke è un piacere…tu gemi….prima piano…poi quando sn tt dentro kn passione….komincio a sbatterti km una sgualdrina….kn tt la mia foga…tu urli e ti bagni km una cagnetta…..sto per venire mari…ti kiedo se mi vuoi in fica o in culo…mi dici in culo……..esplodo…tt il mio seme ti cola dentro…..ti scalda la pancia e le viscere……ma voglio di più…..voglio ke mi fai una sfilata…kl mio seme ke ti cola tra le cosce…mi sideo sul letto…nudo, il cazzo mi torna subito duro a cvedere il tuo korpo mervaiglioso e perfetto, slanciato su quei takki fantastici e le tue calze autoreggenti….mi sfili davanti e mi ammiri mentre mi masturbo….. x te, x la tua bellezza e x il nostro piacere……..prima di venire ti kiedo di kinarti sul mio viso…..e mentre lo fai un’ altra ondata di seme ti skizza in viso………

mentre ti sto rakkontando queste cs…..mi sto masturbando………pensando a te…e a quanto mi ecciti…………

***

mmm mi sto facendo una sega guardando la tua foto pensando di skoparti attakkata a quella ringhiera di fuori kn tt ke ci possono vedere…skoparti a 90 mentre tu muguli io ti kiamo puttanella mia…ti sculaccio e ti infilo 2 3 dita nell’anno…ti piace vero…mm fammi godere ti voglio godere nel ventre skizzarti tt dentro riempirti kl mio seme…

 

 

 

 

Antonyqueens:

 

Come seconda cosa volevo ringraziarti per la splendida foto che mi hai inviato, sei di una sensualità impeccabile, hai delle splendide gambe per non parlare del tuo fondo schiena ed anche il collo mi fa impazzire…ti riempirei completamente di saliva tra baci e morsetti.

Se hai desiderio di sapere cosa stai provocando in me continua a leggere il racconto altrimenti chiudilo pure qua, perché il mio desidero è raccontarti come ti sto scrivendo e cosa sto facendo in questo momento:

Sono seduto a una scrivania con la tua foto in sottofondo, da quando l’ho aperta circa mezz’ora fa non sono più riuscito a staccargli gli occhi di dosso. Ho dovuto abbassare i pantaloni perchè il mio pene era talmente eretto (che nemmeno quando scopo con mia moglie succede un erezione di questo genere) sentivo quasi dolore per come la cappella sbatteva sul bottone del jeans. Solo al pensiero che leggerai questa mail l’eccitazione mi sta salendo fino in cima all’ ultimo capello.

Ti confesso che ogni tot di battute devo fermarmi e con la mano destra prendere in mano il mio cazzo e stringerlo, è piu forte di me non riesco a frenare questo desiderio di sentirti qui.  Tra i miei boxer bianchi si intravedere la punta rossastra del pene da quanto si stanno bagnando. Dio se ti avessi qui ora… ti desidererei proprio come sei nella foto in reggiseno e mutandine, qui seduta sopra di me girata anche tu verso il PC in questa penombra illuminati solo dalla luce dello schermo acceso. Il mio respiro caldo tra i tuoi capelli raccolti che fanno intravedere quelle splendide orecchie dove sussurrerei il desiderio di averti giocando con la lingua e le labbra discendendo giù sul collo cercando di procurarti dei brividi, e di riflesso sentirli arrivare alla mia cappella eretta che si struscia avidamente sulle tue mutandine umidificandole parecchio, visto che in questo momento vedo uscire delle gocce dai boxer.

Ora le mie labbra dal collo scivolano aiutate dalla lingua a baciare ogni parte della tua schiena, le mie mani cercano avide i tuoi seni, e la voglia di, prima sfiorare e poi stringere con forza i tuoi capezzoli ormai eretti diventa sempre più grande. Mi piacerebbe molto sentire i tuoi spasmi, i versetti che fai mentre ti provoco piacere. Ti sollevo le braccia e ti bacio e lecco, partendo dal mignolo della tua mano procedendo verso l’interno del braccio, sfilando sotto l’ ascella e su tutto il fianco. A questo punto ti faccio sedere sulla scrivania davanti a me, con un colpo di gambe mi allontano con la sedia e comincio a leccarti le dita dei piedi una ad una, con la speranza che tu mi spalanchi le gambe davanti ed inizi a toccartela, dapprima da sopra la mutandina e poi spostandola con un dito e mostrandola ai miei occhi pieni di desiderio di vedere se è bella gonfia e bagnata di desiderio.

La voglia di salire ed assaporare le caviglie ed avvicinarmi al calore della tua figa aumenta sempre di più, ma mi piace attendere e soprattutto farti attendere, quindi resto con le labbra a perlustrare bene quelle zone, solo le dita delle mie mani iniziano a salire ed accarezzarti l’ interno coscia calda, e scoprire che hai  la pelle d’oca procurata dai brividi che ormai ti attraversano tutto il corpo. A questo punto mi sento preso con vigore la testa dalle tue mani e mi dici: ora bastaaa fammi sentire quanto sei porco…

 

 

LupoEzechiele:

 

Ormai sono certo che Xilia vive nella mia stessa città.

Me l’ha confermato, anche se indirettamente, lei stessa.

Darei qualunque cosa per incontrarla. Le sue parole, sia quelle pubbliche che quelle private, mi hanno incantato. Non posso pensare alle parole eros, sesso e perfino amore senza pensare a lei e a quello che fa e che scrive. E a quello che le farei io!

Così le ho dato un appuntamento… “Se ho ragione – cioè se ho indovinato la città – vieni a incontrarmi. Ti aspetto all’angolo tra via Indipendenza e via Monte domani alle 18. Io avrò in mano il libro di cui t’ho parlato: L’arte di amare di Fromm.”

La sera dopo ero lì già mezz’ora prima. Mi guardavo intorno. Chi sarà Marinella, in arte Xilia?

Una di queste ragazze che non rinunciano alla minigonna neanche con questo freddo? Cha camminano spedite sotto il portico degnandomi solo di una rapidissima occhiata poco cordiale? Forse è questa qui, ho pensato, dall’aria sbarazzina con i capelli stile Valentina di Crepax, un gonnellino a palloncino e le calze rosso mattone, e lei sa che non passano inosservate. Come mi piacerebbe infilarle una mano sotto la gonna e tastarle l’inguine e affondare le dita nella sua figa e nel suo bel culo…

 O magari è questa commessa dietro la vetrina, che quando si china per sistemare le scatole non può non accorgersi che sta facendo vedere le mutandine viola a tutti i passanti. Fosse lei le affonderei la faccia tra le cosce e gliela leccherei fino a farla impazzire!

O forse è quest’altra, che spazza il suo rettangolo di marciapiede davanti al bar. Ha un décolleté davvero invidiabile e pare andarne proprio fiera! Come ci starebbe bene il mio cazzo lì in mezzo, pronto a schizzarle dritto in bocca. Potrei andare da lei e sussurrarle “Come sei brava a scopare…”. Se è lei magari non mi molla un ceffone!…

C’è una ragazza che ogni tanto mi guarda da una delle finestre al primo piano del palazzo che ho di fronte. Mi illumino: tutto combacerebbe! So che azienda è quella e calza davvero a pennello con le informazioni che ho di Marinella/Xilia.

Ha un bel viso. Le sorrido e lei si fa subito indietro.

Poi torna, fa finta per un po’ di avere altro da fare, poi mi getta uno sguardo veloce.

Le sorrido di nuovo.

Le scappa una risatina e sparisce di nuovo.

Sono le 18 in punto.

Ci siamo.

Dal portone sotto la finestra esce la ragazza del sorriso. Ha un bel corpo, lo si capisce malgrado i vestiti pesanti. Si muove elegante su un paio di tacchi alti…

Dài, voltati verso di me. Guardami, sono io.

Io sono paralizzato dall’attesa. Non riesco a muovere un solo muscolo tanta è l’emozione…

Poi accade tutto in un attimo. Una deficiente mi urta. Mi cade il libro. Me lo raccoglie e me lo porge chiedendomi scusa. Io neanche le rispondo. Mi riprendo il mio libro e ritorno a guardare il portone, ma lei non c’è più.

Probabilmente si è girata a guardarmi mentre il libro non era tra le mie mani e ha creduto che non fossi io.

La cerco con lo sguardo. Corro dove lei stava prima, guardo da una parte, guardo dall’altra. Niente di niente. Sparita.

Torno a casa. Deluso.

Le scrivo: “Perché sei andata via subito? Ero proprio io quello dall’altra parte della strada, solo che una deficiente che chissà dove cazzo stava andando mi ha fatto cadere il libro proprio mentre tu uscivi! E io che non vedevo l’ora di stringerti la mano, di guardarti negli occhi, di toccarti dal vero, di baciarti sulle guance… e poi chissà, come sarebbe andata a finire! Ti prego riproviamoci domani stesso posto stessa ora! LupoEzechiele”.

Mi risponde poco dopo: “Mi dispiace, lupetto mio, ma certe occasioni le concedo per principio solo una volta. Accontentati di avermi almeno visto. E anche toccata, a dire il vero, anche se un po’ bruscamente, ma non l’avevo fatto apposta. C’est la vie. La deficiente”.

 

Andrea:

 

Tante, tantissime mail arrivate, quasi impossibile rispondere a tutte; qualcuna è più interessante delle altre, qualcuna intrigante, altre, purtroppo, volgari. E nello slancio di provare le fantasie che voi mi proponete, con l’idea di farvi sognare diventando in un’occasione l’oggetto reale e concreto delle vostre fantasie, cerco di spingermi sempre un tassello più in là.

Sono rimasta colpita da una mail di Andrea, sospesa, come diceva l’oggetto della mail, anche se inizialmente ho rifiutato l’offerta: quella di posare per lui, nuda, per foto e per disegni. Normalmente queste fantasie hanno sempre un retroscena più… come dire… sessuale! E quindi, no grazie.

Però le mail sono andate avanti e Andrea si è dimostrato una persona interessante e quindi ho accettato, almeno, di incontrarlo per parlarne a voce. Decidiamo dove (in una piccola città di provincia), quando (pochi giorni dopo), stuzzico la fantasia chiedendo come vestirmi; mi viene risposto che potevo vestirmi come volevo, ma che si vedesse il corpo, insomma niente maglioni larghi stile Bridget Jones, ma non sono decisamente il tipo. Unica nota, una rosa rossa attaccata alla borsa, per farmi riconoscere. 

Ed eccoci nella piazza del paese. La rosa in bella vista permette ad Andrea di riconoscermi subito ed avvicinarsi. Mi stringe la mano; un uomo nulla di speciale, ma sorride spesso. Seduti al bar, prendendo un caffè con calma, mi spiega cosa vuol fare, uno studio sulla luce, su linee leggere per accennare il corpo, senza disegnarlo davvero, come se il corpo diventasse una linea sola, leggera, erotica, aria. 

Ok, mi hai convinto Andrea. Accetto e ci vedremo fra qualche giorno in una casa che ti presta un tuo amico, e speriamo che tu sia quello che dici di essere. Il mio corpo dedicato ad occhi ed obiettivo. Non è la prima volta che mi espongo ad una macchina fotografica, ma è la novità il farlo come oggetto di studio.

Mi preparo per l’occasione, poco trucco, intimo nero (reggiseno a balconcino e perizoma minimal), calze autoreggenti, stivali con tacchi alti ma non troppo, tacchi 8, una gonna rossa larga alla base, un maglietta blu con dei fiori rossi e sopra un cappotto. Sono pronta, salgo in macchina e vado. E confesso che mi sentivo emozionata, ed anche eccitata; emozioni miste non a paura ma sicuramente a timore.

La strada che porta alla casa è asfaltata da poco; ai lati l’asfalto si sgretola sul prato. E’ ancora mattina presto e c’è nebbia, che trasforma il sole quasi in una luna più calda del normale. Quasi romantico.

Quando arrivo davanti alla casa vedo Andrea seduto su di una sedia, sigaretta in mano, tranquillo, sotto un albero solitario, rosso dell’autunno. C’è un profondo silenzio, dopo che ho spento il motore della macchina. 

Andrea mi raggiunge in jeans e maglietta e una felpa aperta sul davanti; ripeto che non è male. Mi squadra, piegando leggermente la testa. “abbigliamento interessante. Colorata. Mi piace”. Ed entriamo. Mi offre un caffè che rifiuto, preferisco mettermi subito al “lavoro” per allentare la tensione che sento. Andiamo in una stanza vuota, muro bianco, un paio di faretti molto artigianali, una sedia e una bella macchina fotografica poggiata su di un tavolino.

Lo guardo, mi chiedo dove posso spogliarmi per cominciare. Mi risponde che c’è tempo, che cominceremo con i vestiti addosso, giusto senza il cappotto che appoggio sulla sedia.

“Allora, io sto qui davanti. Scatterò fotografie, mi sposterò, ballerò un po’ una danza strana. Tu fai lo stesso, ti metto un po’ di musica. Cosa ti piace?” Scegliamo insieme la musica e partiamo.

Io lo guardo. “Non guardarmi. Non guardare l’obiettivo. Muoviti come se io non ci fossi”. Resto impalata. Forse è una cosa seria. Spegne la musica. “Ti piace ballare?” Si, mi piace. “Balla!”

Riparte la musica, cerco di farmi entrare dentro quel Jazz morbido e caldo. Tolgo gli stivali. Sento la macchina fare scatti, mentre mi piego. E tolgo anche le calze, perché preferisco ballare con i piedi nudi. E sento altre foto. Da destra, da sinistra, non sto facendo uno strip, sto solo togliendo le calze. Senza alcuna intenzione sexy. Ma mi piace sentirmi fotografata la gamba nuda dalla coscia in giù.

Adesso ci sono. Lo vedo sorridere con la coda dell’occhio. Ci sono, ci siamo.

Mi rifermo, chiudo gli occhi, lo sento vicino, sento la macchina vicina. E comincio a muovermi al ritmo della musica, lentamente. E sento anche lui che si muove. Apro  gli occhi e l’ho davanti, li chiudo e li riapro e sta sulla mia destra, di lato. Metto la mano fra i capelli e mi muovo. Adesso voglio essere sexy e lo so che lo sono. So di esserlo e di poterlo essere. Lo rivedo sorridere con la coda dell’occhio. Finisce la canzone, ne comincia un’altra. E un’altra. Sono ancora vestita e non ho idea di quante foto avrò fatto. Tolgo la maglietta, alla fine sono qui per questo. “Perfetto” sento. Mi metto la maglietta sul viso, mi copro. “Mi piace”. Continuo a muovermi, sento che sposta le luci, le accende, chiude la persiana, è tutto più scuro senza essere buio. La macchina scatta. “muoviti lentamente, con meno luce le foto vengono più mosse”. Così mi muovo lentamente mentre tolgo la gonna, e sorrido, mi sento libera. “Non ti fermare, continua”. E ballo, adesso sono in intimo, mi piego, ballo, mi muovo, a scatti e poi lentamente, e poi uno scatto. Riapre le persiane, accende più luci mentre mi tolgo il reggiseno, questo non se lo vuole perdere, lo vuole vedere bene, anche lui è eccitato, e anche io. Mi piace questo gioco. Scatta fotografie, avvicinandosi ed allontanandosi. Ma tanto con lo zoom non saprò mai cosa sta fotografando. Mi metto di schiena, poggio le mani al muro. È sotto di me, sotto le mie braccia, mi fotografa da sotto, fotografa verso il viso, non verso il bacino. Si risposta e io senza spostarmi troppo porto le mani sul perizoma e lo abbasso, lentamente. La macchina impazzisce. Mi lego il perizoma sulla mano, faccio un nodo, la mano sembra fasciata. E intanto gli scatti fotografici, ma dal lato. Non mi sta fotografando le mie parti più intime. Sta fotografando il mio corpo. I miei movimenti. La mia eccitazione. Sono bagnata. I liquidi scendono sulle mie gambe. E lui fotografa i liquidi, forse. Senza toccarmi ma entrandomi dentro.

Adoro questo momento. Comincio a toccarmi, l’eccitazione è troppa. Mi piego a terra, mi inginocchio, mentre la mia mano, fasciata del perizoma, aumenta la stimolazione sul mio clitoride e dentro di me. Inarco la schiena, alzo il viso verso l’alto, ed arriva l’orgasmo, con la mano stretta fra le cosce. Apro gli occhi, Andrea è sopra di me, a fotografare il mio viso. La sua erezione è ben visibile, coperta dal jeans, a pochi centimetri dalla mia bocca. 

La musica si spegne. Si ferma la macchina fotografica. Andrea si allontana.

“Bellissimo”.

Quanto è passato? Guardo l’orologio alla parete, due ore. Sono nuda. Lui è vestito, come prima. Jeans e maglietta, sudato. Soddisfatto.

Per oggi basta. I disegni li facciamo un’altra volta. Ora studio le foto. Ti aspetto in cucina per un caffè.

Mi rivesto. Solo la gonna e la maglietta. Calze e reggiseno li lascio dentro quella stanza. Magari li riprendo la prossima volta, forse. Magari no. Non mi interessa. 

In cucina lascio ad Andrea il perizoma. Ringrazia, lo annusa, e lo mette sul tavolo.

Dopo il caffè riparto verso la mia città, lasciando quella piccola eccitante realtà di provincia. Il sole è più alto e decisamente più caldo. E’ tornato ad essere il sole.

La strada d’asfalto è liscia come un velluto. Mi ricorda me stessa. Solida, dritta e sinuosa. Con i bordi che si sgretolano nel prato, la mia realtà che si sgretola nella libertà delle mie fantasie.

 

Era passata una settimana dal pomeriggio passato in quella casa in campagna, una settimana passata a pensare a quello che era successo e soprattutto a quello che non era successo.

All’impressione di avere quella macchina fotografica puntata sopra il mio viso al momento dell’orgasmo, sentirmi così nuda in un momento in cui avevo quasi dimenticato di essere davanti ad un obiettivo. Forse la naturalezza, forse la musica jazz in sottofondo, forse il trasporto che il mio corpo mi aveva concesso avevano inciso così tanto da farmi dimenticare dove ero.

Ma dovevo anche ammettere che Andrea si era comportato come aveva promesso. O quasi. Aveva detto che non avrebbe fotografato direttamente il viso. Ma sapevo che questo non era vero, avendo visto dentro lo zoom della sua macchina fotografica, e dietro lo zoom i suoi occhi. Ma sapevo anche, o credevo di sapere, che forse, avendo a pochi centimetri da me anche la sua eccitazione, che quelle foto scattate sopra di me erano sue, non per il suo studio, ma per i suoi occhi. E forse anche perché non mi stupiva affatto pensarlo in bagno a masturbarsi subito dopo che avevo lasciato quella villa.

Adesso era passata una settimana ed io gli avrei aperto la porta di casa per farmi disegnare. In un momento in cui ero sola, ovviamente, e in cui non rischiavamo di essere interrotti. Ma uno sconosciuto sarebbe entrato dentro casa mia, per disegnarmi nuda, per vedermi nuda. Forse anche più nuda che in altre situazioni, considerando che avrebbe avuto davanti ai suoi occhi non soltanto il mio corpo ma anche tutta la mia privacy, un qualcosa che non ho mai concesso ai lettori di milù. Avrei mostrato dal vivo a qualcuno l’eterno sorriso che ho dentro. E forse questa era la cosa più eccezionale in assoluto di tutto quello che stava succedendo.

Nonostante si stia avvicinando l’inverno il tempo quest’anno è molto clemente e quindi dentro casa mi permetto ancora un abbigliamento quasi estivo. Infradito ai piedi e pantaloncini corti, ma sopra una felpetta leggera, rossa e bianca, con dei puntini bianchi, per l’esattezza, con il cappuccio. E’ una specie di protezione, blanda, nei confronti di quello che sta per succedere.

Mentre aspetto che Andrea arrivi sto seduta in cucina, nella mia cucina, con un caffè macchiato con la panna. Cerco di combattere la paura con il piacere, quell’ombra di buio che ho dentro con il candore della panna.

Passano pochi minuti da quando ho finito di berlo, la tazzina sta ancora sul tavolo, senza piattino, sola ma ricca ancora di aromi, che il citofono suona. E’ Andrea, lo so senza chiedere, e quindi alzo la cornetta e dico il piano mentre apro il portone. Accosto la porta e vado a togliere la tazzina mentre lui sale.

Sento la porta aprirsi e chiudersi. Gentile come la settimana prima Andrea chiede se può entrare e io mi affaccio dalla cucina per farlo accomodare e gli chiedo se vuole un caffè. Accetta e mentre lo preparo mi chiede dove ci metteremo, e mi guarda, tira fuori la macchina fotografica e mi fa una foto. Questa la sento ancora più intima di quelle della settimana prima, ma non protesto. Non voglio protestare.

“In camera mia, dove ho il letto, almeno posso stare comoda”.

“C’è un tavolo?”. “Si”. “Ok”.

Poche parole, mentre beve il caffè mi guarda. So di piacergli. Ha un grosso zaino, dal quale spuntano un blocco di fogli e un astuccio. Indossa un paio di jeans, scarpe da ginnastica, una felpa e una sciarpa al collo. Una cosa è sicura, Andrea mette i colori a caso, ma insieme anziché cozzare stanno bene… forse perché li indossa con naturalezza.

Ci spostiamo in camera mia, mi metto sul letto, senza scarpe. Andrea tira fuori il blocco da disegno, tre matite e quattro-cinque gomme, quasi fosse Piperita Patty che si prepara ad un compito a scuola.

“Oggi cominciamo direttamente senza vestiti”.

Mi alzo, senza parlare, vado in bagno. Non mi va di spogliarmi a freddo, così, davanti a lui. Mi spoglio, per un attimo penso di mettermi un asciugamano attorno, ma poi lascio stare. E rientro nuda in camera, Andrea mi guarda, accenna un sorriso, di piacere, di soddisfazione, e io mi rimetto sul letto, a gambe incrociate, sapendo di esporre già tantissimo ai suoi occhi, ma sapendo anche di non esporre nulla che quest’uomo non abbia già visto.

La luce è morbida, attraverso le tende, e arriva sul letto. Mi sento a disagio ed a mio agio contemporaneamente. O forse sarebbe più esatto dire che al timore avvertito aggiungevo la follia derivante dall’eccitazione.

Mi guarda, gira attorno al letto, mi guarda da diverse angolazioni.

“Poggiati al muro, là, dove arriva la luce del sole, ginocchia al petto, braccia poggiate sul letto. Lascia le ginocchia libere, poggia la fronte sulle ginocchia”.

Mi sistemo come mi ha detto, si avvicina, mi mette le mani addosso, una cosa che l’altra volta non aveva fatto. Ho un primo impulso a ritrarmi, ma non lo faccio. E poi la delicatezza del contatto, privo di malizia, sposta il mio corpo nella posizione che voleva. Alla fine sono nuda, ma il seno è coperto dalle ginocchia e l’inguine dai piedi. Si vede tutto, ma non si vede nulla. Alzo, la testa, lo guardo, sorrido, anche in segno di sfida e poi poggio la fronte sulle ginocchia. In questo modo non vedo altro che dentro me stessa e chiudo gli occhi in segno di estrema fiducia. Sento la sua mano accarezzarmi il collo, e il mio corpo ha un brivido, perché so che in quella carezza la malizia non è affatto poca, anche se limitata ad una parte del corpo che, seppur sensibile come il collo, è spesso scoperta agli altri.

Resto immobile, i muscoli sono abbastanza rilassati in questa posizione. Lui sento che disegna, cancella, disegna, come una settimana prima sentivo gli scatti fotografici, ora sento i segni di matita. E il tempo passa lentamente e mi permette di pensare alla situazione, nuda, sul mio letto, davanti a qualcuno che è poco più di uno sconosciuto. E mentre il tempo passa io aspetto pensando a lui e pensando che quasi quasi al fine di tutto, me lo scoperà anche. Forse. Vedremo.

“Ok, il primo lo abbiamo fatto”. Alzo la testa appena appena. “Puoi muoverti, come ti pare, rilassarti. Sono  quaranta minuti che sei immobile. Complimenti”. Allungo le gambe e torno ad espormi, anche se mi sento più coperta di quando avevo la testa abbassata. Mi alzo, nuda, in vista, e mi avvicino al tavolo. E vedo il disegno.

C’è il mio corpo, o meglio, le mie ginocchia, le mie gambe e le mie spalle. La mia testa è una macchia scura. Le mie braccia appena accennate nella loro metamorfosi in ali che mi circondano, senza spiegarsi al vento. Tutta la figura è inserita in altre linee, geometriche, precise, con una forma piramidale. E’ una pigna. Mi ha disegnato come angelo, seduto, malinconico, triste, all’interno di una pigna. Non colgo il senso. Neanche lui, gli è venuta così. Mi piace. È bello. Almeno questo, al contrario delle foto, l’ho visto. E mi ci ritrovo.

Mi alzo e vado a prendermi un bicchiere d’acqua e torno con un bicchiere d’acqua anche per Andrea. Mi ringrazia e mi guarda. Non so se mi ringrazia per l’acqua o per la mia nudità. Sicuramente la mia nudità non lo lascia indifferente.

Mi rimetto sul letto e lui mi da nuove indicazioni. La più classica delle posizioni. Sdraiata. Su di un fianco. La testa poggiata su di una mano. L’altro braccio morbido su di un fianco. Le gambe leggermente incrociate a livello delle caviglie. Si avvicina al mio viso, sposta una ciocca di capelli davanti ad un occhio e si risiede. E stavolta lo guardo mentre disegna. Lo guardo puntare il suo sguardo su di un punto, disegnare qualcosa, fermarsi tante volte, cancellare, ridisegnare. Per tempi anche lunghi sembra non guardarmi.

E’ incredibile però che mentre mi guarda, mentre mi fissa, o più precisamente fissa un punto solo del mio corpo, io mi senta non nuda ma spogliata. E guardata dentro la mia nudità. L’intensità con cui guarda la conosco. Appartiene anche a me, appartiene più alle donne che agli uomini in realtà. Ma solitamente quando guardo qualcuno in quel modo indosso occhiali da sole che mi proteggono, i miei occhi guardano senza essere visti. E anche se mi puntassero una macchina fotografica a pochi centimetri dal viso vedrebbero solo le lenti degli occhiali e non i miei occhi. Mentre io cerco la profondità ed il significato di ogni gesto.

Andrea sta facendo questo con me. Ma i suoi occhi sono scoperti, e quasi dolorosi sul mio corpo. Mi sento quasi imbarazzata, più di molte altre volte anche quando la mia nudità era più esposta ed è stata più violata. Anche quando decine di mani erano su di me ero più coperta e protetta, perché dentro di me ero io. In questo momento dentro di me eravamo in due, io e Andrea, e mi stava letteralmente scopando con un matita.

E dopo un po’, dopo un lungo tempo, che il polso che reggeva la testa mi stava quasi facendo male per la posizione, eccolo che si ferma, posa la matita, gira il foglio e mi guarda.

“Ne facciamo un ultimo? Ce la fai?”. Si. Ce la faccio. Certo. Chiedo la posizione. Mi si avvicina. Mi fa sdraiare sul letto, le gambe poggiate allo schienale. Una mano finisce dietro la testa, una finisce sull’addome, poco sotto l’ombelico, le dita aperte. Le gambe anche, aperte, poco ma aperte. Dall’alto si vedrebbe ogni cosa. Anche in questo caso mi fa una carezza, sulla guancia, sorride, mi chiude gli occhi. Mi ribello, li riapro, e lui ride. Ok. “Cercherò di metterci poco”.

E mentre disegnava e pensavo al primo disegno mi sentivo tranquilla ed effettivamente in grado di volare. Come se quelle ali mi fossero appartenute. Mi sentivo in questa posizione strana libera, con il tempo a disposizione per pensare. Come quando in un prato ci si mette a testa in giù per camminare sulle mani, si vede tutto al contrario, la testa si svuota dei pensieri cattivi perché pone se stessa davanti ad una prospettiva differente. Ecco, in quella prospettiva sentivo la libertà di poter volare, tranquilla, scivolando sopra un segno di matita, sospesa.

 

E sospesa, nel tempo più che in un altrove, ho chiuso gli occhi e ho cercato di rilassare tutti i miei muscoli, in una posizione altrimenti molto scomoda. E ho chiuso gli occhi, assecondando il gesto di Andrea di poco prima, e ho lasciato andare qualsiasi altra cosa, qualsiasi altra sensazione. Ho in qualche modo messo la testa sotto l’acqua, ho escluso tutto il mondo all’esterno. Concentrandomi su una me stessa interna.

Stavo vivendo la profondità del mio piacere dentro di me, del mio corpo, ne cercavo ogni parte, escludendo ogni sua esteriorità. Ho cercato di arrivare in uno spazio che forse potremmo definire la cantina del mio cuore e della mia testa. In una cantina si mettono insieme cose diverse, vini pregiati ed oggetti in disuso. Ho messo nella cantina del mio cuore i vini pregiati, i miei ricordi più belli, in particolare il mio presente con Alina, un ricordo a cui potevo decidere di dissetare il mio animo in ogni istante, accendendomi di calore. Ho messo nella cantina della mia testa i ricordi che non devono scivolare via, ma che sono soggetti ad analisi e non ad istinto; nessun ricordo merita di essere perso, ma alcuni meritano soltanto di esistere per evitare di commettere errori già commessi, anche con la triste consapevolezza di poter limitare qualcosa nella propria vita, perdere qualcosa, ma con la certezza, dall’altra parte, di poter sorridere guardando avanti.

Ero in questi pensieri persa, in questi ricordi compresa, quando ho sentito le mani di Andrea scivolarmi sotto il corpo, toccare la parte bassa della mia schiena, il suo corpo dietro la mia testa. Ho tremato per quella invasione, ma poi ho sentito le mani tirarmi indietro, per mettermi in una posizione più comoda, le gambe abbassate sul letto, sdraiata. L’invasione del gesto derivava dall’interruzione dei pensieri, non dalla violazione del mio corpo. Ho aperto gli occhi e mi sono trovata il viso di Andrea, sopra il mio, al contrario rispetto al mio, sorridente. “Abbiamo finito”. E dandomi una nuova carezza ha poggiato le labbra sulla mia fronte.

Non ho resistito, ho alzato le braccia dietro il suo collo e l’ho tirato a me per baciarlo sul serio. Provando la rara splendida sensazione del contatto profondo tra due labbra inferiori, un bacio più morbido, più intimo, più caldo, più sensuale, più estremo, più forte. Un bacio dolce, vero, privo di amore, certo, ma ricco di una docile tenerezza. Quando mi sono staccata, Andrea sorrideva ancora.

“Wow. Posso fare altro per te?”. Nella sua voce malizia. Ma io stavo bene così, sentivo una bellissima pace. Però ho risposto. “Si. Trovami un massaggiatore, che sono tutta rotta a forza di stare in posa”. Ero tornata in me, quel momento magico era finito in quel wow. Era delicato Andrea, ma aveva deciso di parlare, invece di saltarmi addosso, e farmi provare sul corpo la passione che aveva messo sul foglio.

“Te lo faccio io il massaggio. Anzi, di fatto, quello sarebbe il mio vero lavoro. Disegno e foto sono hobby, purtroppo. Li amo, ma non ci mangio. I massaggi mi piacciono e mi fanno mangiare”. Ho sorriso, indecisa. Indecisa tra un bel massaggio e tra consentire ad Andrea quello che non gli avevo concesso in precedenza, di sfiorarmi ovunque volesse. Non se lo meritava per il comportamento, se lo meritava per il resto. Ho accettato il massaggio.

Andrea ha aperto la sua borsa, ha tirato fuori una boccetta di olio, mi ha fatto sdraiare ed ha cominciato a far scivolare le mani sul mio corpo. Ma non c’era malizia, solo professione, un contatto che so riconoscere, una differenza che è troppo evidente per essere fraintesa. Però le mani scivolavano in una maniera dolce e fantastica sul mio corpo, cavolo è bravo, mi son detta, mentre sentivo la schiena rilassarsi. Qualche movimento che fa mi fa storcere la bocca, per il dolore, e lui mi spiega, e il fastidio diviene lentamente piacere. Ha ricominciato a girarmi intorno, come con la macchina fotografica, mi torna davanti al viso e noto, come già in precedenza, la sua erezione.

Sorrido, lo sfioro con un dito. “All’anima del professionale”. Lui ride, ma va avanti. Però adesso le sue mani sembravano differenti, forse una sensazione mia, un desiderio di volerle sentire differentemente. Mi ha fatto girare ed ha cominciato a massaggiarmi davanti, il collo, il seno, la pancia. La mia nudità non mi spaventava, sapevo di essere stata guardata ben più in profondità attraverso una matita. Le sue dita arrivano a pochi centimetri dal mio sesso, fremo. Mentre massaggia le gambe, ancora, sento le dita avvicinarsi di un niente al mio piacere, ma poi ritrarsi di nuovo, scivolando sull’olio, come io scivolavo tra i pensieri. Se avesse osato, forse sarei venuta in pochissimo tempo.

Ma ad un certo punto si è staccato.

“Finito. Rilassati. Io ti preparo qualcosa di caldo. Metto le mani nella tua cucina”.

Faccio di si con la testa. E aspetto qualche minuto ad occhi chiusi, mentre mi sento leggera. Quando mi alzo per andare in cucina mi accorgo che sono completamente unta di olio e decido di fermarmi prima nel bagno.

Apro l’acqua ed entro sotto una doccia semifredda, per raffreddare il mio corpo, mentre faccio scivolare il sapone sulla pelle, l’odore mi pervade, l’odore dell’olio profumato, l’odore del sapone, l’odore di me, e la mia mano, insaponata, scivola dentro di me. Andrea sta in cucina e io sto nel bagno, a masturbarmi. Sorrido dell’immagine e vengo, di quel piacere nascosto, di quel piacere insoddisfatto, di un piacere che mi riempie.

Lascio passare l’acqua sul mio corpo mentre mi riprendo dal mio orgasmo. Certamente non il migliore, ma intenso, calmo anche se rapido. Esco dalla doccia e mi asciugo velocemente. Ho allungato la mano per prendere un asciugamano, per coprirmi, poi ho pensato che non mi interessava, e l’ho lasciato cadere in terra. E sono andata in cucina, nuda, scalza, con i capelli ancora bagnati.

Andrea mi ha guardata, non ha parlato questa volta, ha allungato una mano sul mio viso, e con due dita è scivolato dalla guancia, al seno, al fianco. Poi mi ha preso una mano.

“non ho trovato il tè, ho preparato una camomilla”.

Sono scoppiata a ridere per il totale parossismo del momento. Andrea si è seduto sulla sedia. Io nuda mi sono messa in braccio a lui. L’ho guardato, gli ho dato un bacio, e poi ho preso la mia camomilla calda, ed ho cominciato a bere.

 

Dopo aver bevuto i primi due sorsi ho guardato nuovamente Andrea, di cui sentivo chiara e forte l’eccitazione premere sulla mia gamba, condizione naturale visto che ero completamente nuda in braccio a lui. Lo scrutavo mentre lo vedevo bere la camomilla, trattenendosi dal fare qualcosa, come fosse in prigione.

“Andrea, posso farti una domanda?”

“mm”

“Perché non mi scopi, come farebbero tutti quanti?”

Andrea si girò di scatto per sputare la camomilla calda in terra piuttosto che sul mio corpo, e scoppiò a ridere, e io con lui. Ma avevo deciso di aspettare una risposta, dovevo sapere cosa lo tratteneva dal saltarmi addosso, dal costringermi a masturbarmi in bagno. Dall’altra parte, quasi per principio, non avrei mai fatto io il primo passo nei confronti di un uomo che sembrava tanto reticente. Non mi piace, non mi piace proprio dover implorare di avere un uomo dentro di me. Dopo qualche secondo, finalmente Andrea raccolse le sue idee e cominciò a parlare.

“Vedi Xilia, tu hai costruito una casa accogliente attraverso le tue parole. Hai costruito una casa accogliente per tutti i desideri dei lettori di Milù. Coloro che possano avere un desiderio aprono la mail e ti scrivono, sperando che tu possa esaudirli, in qualche modo quasi certi che tu lo farai. Questa casa però è finta, è una piccola capanna, un rifugio distante. Noi abbiamo desideri che tu soddisfi, ma che soddisfi senza la nostra partecipazione diretta. E questo è fantastico, perché ci permette di immaginare, ma è anche triste perché noi sappiamo che quei desideri non li realizzeremo mai veramente. Tu incarni la realizzazione delle nostre perversioni, dei nostri sogni inconfessabili, della nostra fantasia. Tu sei quello che ogni uomo vorrebbe, e che forse ha sul serio senza saperlo. Forse se spingessimo le nostre vite al limite, come tu fai con la tua, avremmo le stesse cose, mentre per il momento dobbiamo accontentarci della tua illusione”.

Andrea mi fissava intensamente. Belle parole, belle davvero. Ero diventata una capanna, ma non avevo una risposta alla mia domanda. Alzai un sopracciglio, come per ripetere la domanda, come per invitare ad andare avanti.

“Se ti scopassi, come hai detto tu, ecco… smetteresti di essere immaginazione, smetteresti di essere un sogno irrealizzabile, e cercherei di avere quello che non potrei avere”.

“Andrea, quello che dici non ha alcun senso”.

“Forse. Forse ho solo paura. Penso che se ti muovi appena con il corpo su di me, potrei venirmi dentro i pantaloni. Magari questa è una ragione sufficiente per non scoparti. Voglio evitare questa figuraccia”.

Scoppiammo a ridere tutti e due. Come uomo era una frana, più bravo con le parole che con i fatti. E bravo anche con le mani che durante il massaggio mi avevano fatto provare una vibrazione profonda in tutto il mio corpo. Vibravo per questo ragazzo bambino, ingenuo, spaventato, insicuro. Insomma, un po’ come me che esorcizzavo le paure attraverso i racconti e sfidando me stessa in una realtà che però era anche riuscita a svuotarmi di ogni cosa. Tanto che adesso facevo quasi fatica a riprendermi le mie emozioni, anche se una compagna preziosa aveva dato luce ai miei sentimenti più profondi.

Andrea spezzò nuovamente le mie riflessioni.

“Poi, Xilia, ti avevo promesso disegni e foto, già ti ho baciata e sfiorata. Se vado oltre rischio di dover ricorrere in seguito ad un avvocato”.

Scoppiai a ridere per quel suo tentativo di spezzare la tensione, e cambiai in un secondo la mia decisione. Posai la tazza sul tavolo e poi posai la sua. Mi girai e cominciai a baciarlo sul collo, sul viso, con la passione che un uomo usa nei confronti di una donna. Se dovevamo farlo, a questo punto avevo deciso, l’uomo lo avrei fatto io. Presi le sue mani con le mie e me le portai addosso, volevo essere accarezzata. Mentre cominciavo a spogliarlo, che non era giusto che fossi soltanto io ad essere nuda. La rigidità di Andrea si spense in fretta, e le sue mani cominciarono a cercarmi. Adesso cominciavamo ad essere alla pari. Mentre gli slacciavo i pantaloni e scendevo sul mio pavimento per prenderlo in bocca, e per fargli provare il piacere di rompere un’idea e trasformarla in realtà, con la volontà di convincermi che la realtà è più bella, più ricca e rilascia più emozioni.

Quando tirai fuori il suo cazzo mi piacque, era grande, non immenso, non uno strumento di piacere infernale, ma era bello. Lo presi in bocca, senza aspettare, fino in fondo, e cominciai a diventare, per lui e solo per lui, veramente reale. Qualcosa ben più concreto di un illusione.

Tangibile. Tangibile come il suo scroto nella mia mano, come la sua chiappa sotto le mie unghie che gli strapparono uno sbuffo, come il suo sperma che improvvisamente mi si riversò nella bocca, appagandolo finalmente, e che ingoiai come sempre, perché mi piace e perché so che piace.

Alzai lo sguardo… sì, pareva fosse piaciuto anche lui.

Lasciai che si ritraesse lentamente tra le mie labbra, giochicchiandoci con la lingua per strappargli ancora qualche smorfia sorridente, poi mi alzai per guardarlo negli occhi, da vicino, nell’illusorio tentativo di leggergli dentro.

E mi stupì per l’ennesima volta, facendo ciò che nessuno dopo vuol mai fare: baciandomi. A lungo. Come fosse, come effettivamente fu, l’ultima volta.

 

“—J’y gagne, dit le renard, à cause de la couleur du blé.” 


 

Il Gabbiano:

 

Le hostess fanno entrare gli ultimi arrivati, mostrando loro le poche sedie ancora libere.

“Buongiorno a tutti e benvenuti alla nostra annuale conferenza nazionale. È un piacere vedere in quanti siete accorsi oggi e vi assicuro che verrete ripagati dall’altissima qualità degli interventi! A cominciare dalla dottoressa Marinella N., per poi proseguire con…”.

Stai guardando la platea, davvero gremita come non mai, sei tesa per il tuo intervento, ma anche impaziente di raccontare i grandi risultati del progetto che hai seguito negli ultimi anni.

Solo una cosa ti sta turbando e sono io.

Sono a fianco a te sul palco al tavolo degli speaker, ci siamo presentati pochi minuti prima; non ti è sfuggito che la mia mano abbia stretto la tua per qualche istante in più del normale e che il mio sguardo ti abbia penetrato a lungo.

Ti alzi per fare il tuo intervento, ti accoglie un forte applauso e poi silenzio, le luci si abbassano per far vedere meglio la tua presentazione proiettata sul megaschermo.

Guardi la platea, sai catturarla, per quello che dici, per come lo dici, per quella che sei. Noti con piacere che ti seguono attentissimi, sia gli uomini che le donne; noti anche che lo sguardo di alcuni uomini, ed anche di qualche donna, va oltre l’interesse professionale, guardano la Marinella donna sexy, ammirano le tue belle gambe mentre cammini sul palco, le forme non troppo celate da un tailleur aderente e dalla camicia bianca sbottonata al terzo bottone.

Ma quello che avverti più di tutti è il mio sguardo, lo senti addosso fortissimo, più volte ti giri ed i nostri occhi si incrociano, per qualche istante in più del normale.

 

La conferenza è conclusa, è stata davvero un successo ed hai impiegato almeno un’ora per parlare con tutti coloro che si son voluti complimentare con te, scambiando biglietti da visita e promesse di prossimi incontri.

Finalmente puoi salire al quarto piano dell’hotel che ospita la conferenza per raggiungere la tua stanza e goderti un paio d’ore di sano riposo prima della cena di gala.

“Ciao Marinella! Non vorrai mica andare in stanza dopo un successo simile? Vieni giù al bar con me, fanno un cocktail speciale!”

Non ti aspettavi di incrociarmi anche se in ascensore stavi proprio ripensando al magnetismo dei nostri sguardi.

“Ma veramente io…”

“Dai su non vorrai farmi bere da solo? Pensa che tristezza sarebbe! Sei mia ospite, voglio brindare al tuo successo di oggi”

“Mmmm ok dai hai ragione, bisogna pur festeggiare i successi!”

Il tuo sorriso accende tutto il piano, un’onda di emozione ed eccitazione percorre le mie vene, i miei sensi.

In ascensore sento il tuo buon profumo, osservo da vicino la tua bellezza semplice ma sensuale al tempo stesso.

“Ciao Andrea, questa splendida ragazza non ha mai provato il tuo cocktail speciale! Le ho detto che non se lo dimenticherà, ora sta a te farmi fare bella figura!”

“Sarà un piacere amico mio!”

Il cocktail è super e da come lo assapori con gusto, da come ti mordicchi le labbra e le inumidisci con noncuranza con la tua lingua, capisco che non solo ti piace ma che ti sta stimolando i sensi.

Facciamo il bis, parliamo un pò della giornata ed un pò di noi, ogni tanto le nostre gambe si toccano… per qualche istante di più del normale…

“Allora era speciale?”

“Si davvero carino il tuo amico barista!” mi rispondi maliziosa.

“Mi riferivo al cocktail! Ti avrei offerto anche il terzo ma non volevo pensassi che ti stavo facendo bere per poi sedurti qui in ascensore! Sono un gentiluomo sai!” rispondo con altrettanta malizia.

L’ascensore si apre al quarto piano, usciamo ridendo delle nostre battute, felici della complicità creata in così poco tempo.

Non ci conoscevamo ed invece mi sembra che tu ci sia sempre stata.

I passi risuonano nel corridoio vuoto, attutiti appena dalla moquette bordeaux.

Poi solo i miei, tu sei ferma davanti la tua stanza.

“Allora ci vediamo per la cena di gala!”

“Certo, una doccia calda, vestiti puliti e ti passo a bussare!”

“Ok allora a dopo… grazie per il cocktail e… per avermi fatto stare bene e ridere, ne avevo bisogno!”

“Ciao Marinella… “

Accosti la tessera al lettore accanto alla porta e… Clack… la porta si apre, un passo nel buio, fai per inserire la tessera nella feritoia che accenderà la luce quando…

…hai avvertito la mia presenza sulla porta, ti giri e senti la mia mano prendere la tua e girarti, in un attimo siamo a contatto, ti bacio cercando avidamente le tue labbra.

“No aspetta…” provi a dirmi; ti stacchi, mi guardi, il cuore ti batte a mille, sensazioni contrastanti di emozione, eccitazione, turbamento, paura si muovono vorticosamente in te. Mi conosci appena, certo dai primi sguardi sul palco hai avvertito qualcosa di unico e ti sei sorpresa in vari momenti a pensare che sapore avessero le mie labbra, come fosse fatto il mio corpo… tutto il mio corpo.

Ora che hai assaggiato le mie labbra senti che ne vuoi ancora, il desiderio che avverti in me stimola il tuo, la sensazione di languore che ti sta pervadendo la conosci bene.

Mi avvicino di nuovo, ti bacio con ancor maggior foga; stavolta non ti stacchi, le nostre labbra lasciano spazio al duellare delle lingue, che si avvolgono come in una danza. Le mie mani ti stringono forte a me, senti forte la mia dura eccitazione e sapere che è tutta per te ti eccita da impazzire.

Le mie mani sulle tue cosce, risalgono la gonna, la sollevano, trovano la pelle nuda tra l’elastico delle autoreggenti e la tua bontà.

Le tue mani sulla mia schiena, sotto la camicia, a pelle.

Ti spingo fino sul letto, ti tolgo la gonna, senti la mia bocca sul tuo perizoma, è bagnato, cazzo se sei eccitata! Lecco il tessuto, poi l’interno coscia, capisco che la mia bocca la vuoi tra le cosce ma ancora no… sento la tua mano nei capelli, vuoi guidarmi sulla tua fica. Scosto il perizoma e la vista della tua fica depilata e zuppa è davvero arrapante. Percorro tutta la fessura con la lingua, apro le labbra con le dita e spingo dentro la lingua, la muovo dentro di te, avvolgo il clitoride, lo prendo tra le labbra, lo succhio, poi di nuovo tutta la bocca sulla tua bontà, penetrata dalla mia lingua dura, mentre con la mano accompagni il su e giù della mia testa.

“Ohhhh siiiiiii leccamiii siii ohhh siiii” poi ti sottrai al mio lavoro di bocca, mi fai stendere e mi monti sopra iniziando a succhiarmelo mentre mi spingi ancora in bocca la tua fica grondante di piacere.

“Oh cazzo come succhi, siiii continua a sbocchinarmi! Che gran pompinara che sei!”

La mia bocca lecca vorace, la vista arrapante del tuo bel culetto mi manda in estasi, allargo le chiappe con le mani e faccio scorrere in mezzo la lingua, soffermandomi sul tuo buchino stretto. Il tuo pompino è fantastico e non resisto ad aumentare la dose di erotismo spingendo lentamente e completamente un dito nel tuo culetto, mentre lecco la tua fica con sempre più foga!

“Ora voglio scoparti, ti voglio scopare di brutto!”

“Oh sii dai fottimi, dai ti eccito così a pecora? Dai sbattimi da dietro, lo adoro!”

Ho il cazzo di marmo per come mi ecciti, te lo faccio sentire tutto! Te lo spingo nella tua fica zuppa e ti sbatto di forza! Il rumore del mio addome che sbatte sulle tue chiappe è fantastico! Non resisto alla visione del tuo culo ed il mio pollice lo penetra mentre ti scopo! La doppia stimolazione deve piacerti dall’espressione di piacere del tuo viso!

“Togli quel dito! Voglio qualcosa di più grosso in culo!”

Oh che porca che sei! Mi metto in piedi sopra di te, fletto le ginocchia e ti inculo con tutto il peso del corpo! Adoro il momento in cui sento la mia cappella farsi strada nell’ano, dilatarlo e poi venir risucchiata dentro!

“Ohhh siiii cazzo che male… Mmmhhh siii continua cazzo dai sbattimi, inculami dai siii!”

Ti sbatto di brutto, è uno spettacolo vedere il mio cazzo sparire tra le tue chiappe, godo a sfilarlo per vedere quanto ti ho aperta, poi lo rimetto tutto dentro di colpo, mentre ti sgrilletto la fica con una mano e stringo una tetta con l’altra.

Arrivi all’orgasmo urlando, godi di brutto con la mia mazza dentro, ti senti al tempo stesso femmina e zoccola a scopare così selvaggiamente con un semi-sconosciuto ma non hai alcuna intenzione di smettere!

Sento che anche il mio orgasmo sta arrivando, ti faccio girare, tu apri la bocca vogliosa, me lo sego davanti il tuo viso inondandoti di infiniti caldi getti di sborra, in viso, in bocca, sulle tette… poi me lo prendi in bocca per godere delle ultime gocce.

Siamo entrambi col fiatone per il gran sesso fatto, ti bacio con passione, le nostre lingue si scambiano tutti i nostri sapori che si fondono in qualcosa di eroticamente sublime.

“Ed ora chi ha la forza di andare alla cena di gala?” mi fai tu con un sorriso dolce ma malizioso.

“La cena di gala la facciamo qui noi due” e mi tuffo ancora su di te, non ancora sazio di te.

Ho smosso mari e monti per poter parlare a questa conferenza con il solo desiderio di sederti a fianco e conoscerti.

È da quando ti vidi alla stessa conferenza due anni prima che non pensavo che a te.

Ed ora sarai mia tutta la notte!

 

 

Lovely Sam:

 

In ufficio un pomeriggio banale in una giornata uggiosa, entri dalla porta e vieni a sederti di fronte a me.

Rimango esterrefatto, estasiato.

I tuoi occhi scuri e profondi mi guardano in un modo che mi eccita, faccio fatica a chiederti in cosa posso aiutarti e se gradisci un caffè.

Mi rispondi che lo prendi amaro… il caffè, mi alzo e mi avvio alla macchinetta nella stanza a fianco e tu noti tutta la mia eccitazione.

Quando torno sei completamente nuda con solo le scarpe, che avevo notato subito appena entrata, tacco vertiginoso, caviglia bellissima e piedini piccoli!!!!!

 Appoggio i caffè, mi tolgo la maglietta e ti bacio sul collo, ti sento ansimare, sento la tua eccitazione crescere, la tua voglia di essere presa aumentare.

T’inginocchi, mi togli i pantaloni e me lo prendi in bocca, sei fantastica, con la lingua lo assapori tutto fino alle palle… una dea!!! Ti prendo per i capelli facendoti aumentare il ritmo, ti piace sentirlo in bocca e si vede!!! le tue mani che stavano esplorando il mio petto, si spostano sulle natiche che stringi e tiri verso di te in sintonia perfetta con il movimento della tua testa, ti stai scopando la bocca!!!!

Ora ti sollevo, ti faccio sdraiare su una scrivania, ti ammiro un attimo, che bellissime tette, il tuo corpo ha forme armoniche e la mia eccitazione aumenta.

Ti bacio le tette, ti mordicchio i capezzoli e intanto la mia mano s’insinua tra le gambe. Il tuo sesso è fradicio, sento il tuo bacino muoversi invitandomi a entrare con le mie dita, ma non voglio, non ancora, voglio farti “impazzire” ancora un po’!!! Ti stuzzico il clitoride, e ti allargo un po’ le grandi labbra con le dita ma non entro!!!

Mi abbasso, ti tolgo le scarpe e inizio a baciarti i piedi, assaporo le dita e ti sento irrigidirti per poi rilassarti e ansimare, piano piano risalgo, con molta calma, ti guardo negli occhi, voglio vedere il tuo sguardo, voglio vedere la tua eccitazione!!

Arrivo alla figa, completamente liscia e la assaporo, uhmm… che buona, insinuo piano la mia lingua dentro, con piccoli movimenti mi faccio strada aprendola.

Mi spingi la testa contro il tuo sesso, vorresti farmi entrare con tutta la testa, i nostri occhi s’incrociano e in quel momento le tue parole “mettimelo dentro” suonano come un ordine!!!

Non mi faccio pregare e in un attimo sono dentro di te!!! Scandisco colpi molto forti, ti sto scopando con violenza e tu ti curvi con la schiena a ogni colpo buttando la testa indietro lasciando penzolare i tuoi lunghi capelli!!!

Ti sollevi, mi guardi, appoggi un piede sul mio petto e mi spingi sulla sedia, mi sali sopra e mi cavalchi, io assecondo i tuoi movimenti e ogni volta che scendi verso il mio cazzo, ti do un colpo secco, il tuo godere è estasi per me!!!

Ora però voglio il tuo culo!!!!

Ti metto a 90°… wow che culo fantastico!!!!

È bagnatissimo dei tuoi umori, punto il mio cazzo, un attimo di resistenza poi è tutto dentro!!! ti scopo, forte, quasi a volerti fare male, è il tuo godere che mi incita.

Ti sento esplodere, con le mani sento le tue coscie bagnarsi all’inverosimile e vengo anch’io!!! Ti riempio il culo di sperma!!!

Stremati, ci scambiamo il primo bacio, le nostre labbra non si erano ancora sfiorate!!!

Poi ti rivesti, prendi il caffè, lo bevi, ti giri verso di me e mi ringrazi per il caffè e te ne vai, cosi come sei apparsa, svanisci!!!

 

 

 

Lo Scienziato:

 

Eccoti Xilia, anzi eccoti Marinella…

Indossi dei leggins, senza mutandine, una maglioncino aderente, senza reggiseno, tacchi alti, ti metti un cappotto ed esci….

Cerchi e ti fermi nel bar più fatiscente che trovi, è quasi abbandonato, di quelli dove, quando un cliente apre la porta per uscire, si sente l’odore caldo dei rutti di birra che ti riscalda le narici… ci entri, controlli: c’è abbastanza gente, nessuna donna, come potrebbero esserci, in questo locale che hai scelto?…..

Chiedi di andare in bagno. Il barista ti da la chiave e ti indica l’unico bagno che c’è, apri ed entri, ma non ti chiudi dentro, per lasciare la possibilità a qualcuno di entrare per errore, sei molto eccitata, ti siedi sul wc, lasci che le gocce piscio di quegli ubriaconi con poca mira ti sporchino le cosce, pisci e ti rimetti i leggins senza pulirti le ultime gocce di piscio che rimangono sempre lì gocciolanti…….

Hai il desiderio di masturbarti lì dentro, ma cerchi di resistere, e resisti, per forza, esci dal bagno, ti siedi su uno degli sgabelli alti davanti al bancone, così i leggins fanno il loro lavoro… Ordini una birra, te la danno… ti lasci guardare, provochi, sai che questi uomini ci proveranno e tu li lascerai fare, punti il più pancione, il più lercio… lo guardi e cerchi di fargli capire qualcosa che se non capirà il suo cervello sicuramente capirà il suo pisello… scendi dallo sgabello e…. lo sfiori, decidi di lasciare che accada quel che io voglio accada, per non deludere me, e forse neanche te stessa… Ti siedi sulle sue gambe, ne annusi il fetore, gli sorridi…

E tutto va come deve andare.

Grazie.

 

 

Giorgio:

 

La discoteca si sta svuotando, ormai stanno ballando solo i più sballati ed io ti ho guardato tutta la sera mentre attiravi qualsiasi essere umano di sesso maschile presente nel locale… ho visto tutta la sera come ti piace essere guardata, toccata; onestamente tutto questo mi manda in bestia… ti voglio per me.

Quando esageri col bere la situazione non migliora, quando esageri con l’abbigliamento neanche.

Ormai l’effetto dell’alcool si sta dissipando e tu osservi stupita la mia espressione torva.

“Andiamo” ti dico e tu rispondi candidamente “d’accordo”.

Il parcheggio è deserto e tu ti sei forse resa conto della situazione, quindi mi apostrofi dicendo: “che muso lungo… tanto valeva che venissi con il mio fidanzato”.

Al solo sentirlo nominare vado in bestia, ti prendo per un braccio: “certo lui si diverte a vederti fare la troietta in giro” al che tu rispondi sorridendo “perché tu non hai apprezzato? “No che diavolo… peró ti desidero troppo… oramai l’erezione è palese, tu l’hai notata e continui a sorridere.

È troppo: “inginocchiati” ti dico, tu “sissignore… cosa credi di fare?”. Obbedisci ed io mi spingo oltre: “i pantaloni”, tu non fai una piega e liberi il mio cazzo che si trova a pochi centimetri dal tuo volto.

Mi blocco… a che gioco stai giocando? Con le mani spingo delicatamente la tua testa verso la mia erezione e tu circondi con le labbra il glande; inizi a succhiare e mentre ti muovi continui a rivolgermi uno sguardo sfrontato.

Inizi a muoverti più rapidamente mentre qualche ragazzino ubriaco passa senza accorgersi di ció che sta accadendo, cerco di spingere la tua testa più affondo possibile forse per abbattere la dura maschera che i tuoi occhi hanno costruito… ti piace succhiarmelo questo mi vuoi comunicare e sai quanto io l’abbia desiderato, prosegui gustandoti l’asta ed assaporandola anche con la lingua; io d’altra parte sento che non resisto più sto per venire e la mia faccia è tutto un programma… sento lo sperma che arriva nella tua bocca e tu non batti ciglio… ingoi tutto come se nulla fosse…poi rimetti il mio cazzo nelle mutande e chiudi i pantaloni.

Ti avvii verso la macchina ed io ti seguo; saliamo, avvio il motore, partiamo.

Durante il viaggio non una parola, non uno sguardo.

Siamo sotto casa tua e quindi spengo il motore, tu prepari le chiavi poi ti volti verso di me, un bacio sulla guancia ed un’occhiata che non dimenticherò… estremamente dolce ma inafferrabile come la tua persona.

Scendi dalla macchina ed entri in casa. 

Io rimango da solo con i miei pensieri… è quasi mattina, non posso andare avanti così… metto in moto e mi avvio verso casa.

 

 

Carla:

 

Mi sono (fortunatamente ) imbattuta in te dopo aver letto molto su Milù….dopo aver riso per alcune storie e dopo aver chiuso il pc in malo modo all’ennesima storia scritta con le k (tipo fika…ke kulo etc) ti ho trovata….ed è stato lì, sul mio letto viola che ti ho divorata la prima volta….la sapienza dell’andamento, il peso perfetto di ogni parola…è così che un testo bianco su sfondo nero si è trasformato in immagini, io la protagonista dei tuoi scritti….nei casi più vicini alle mie esperienze reali i miei luoghi sono diventati le tue ambientazioni….quando mi eccito leggendo inizio sempre con il passarmi le dita sulle labbra….poi mi sono stesa, ho poggiato il pc caldo sul ventre…mentre una mano scendeva tra le parole l’altra andava a stimolare la parte più bisognosa di attenzioni in quel momento…e lì, tra le mie gambe nude, le tue parole sono diventate umore, calore, piacere….la prima volta che ti ho letta sono venuta solo accarezzando le grandi labbra…ma devo dire che dalla seconda in poi….quel languore che conosciamo bene mi ha portata verso altre soddisfazioni…:)…se dovessi scegliere della parole direi che i tuoi racconti mi hannno dato ispirazione, respirazione, sussulti…

Devo confessarti che leggere i tuoi ordini mi ha fatto lo stesso effetto….così mentre ti scrivo stringo le gambe e aspetto con ansia il momento in cui queste dita non serviranno più per digitare lettere….:) Ordinami di fare delle cose….non sono originale in questo caso ma…io ci sto….:)

 

Epilogo:

 

Da quando ti ho dato l’ok per pubblicare quello che ti ho scritto, non è passato giorno senza che io andassi a cercare la nuova pubblicazione….poi….eccola…

 

 

Ho tolto i jeans, slacciato la camicia e il maglioncino….ho aperto il “mio” capitolo….leggendo le mie parole, ripensando a quando te le ho scritte….ho iniziato ad accarezzarmi la coscia….poi il basso ventre….poi la mano è scesa ad accarezzare gli slip….gambe serrate, muovevo il culo quasi a scopare la mia stessa mano.
E così, questa volta sulle mie parole, sono venuta di nuovo…

 

 

Ale:

 

Cosa c’è di più bello del dormire assieme?
Ed è proprio così che inizia..

Io a sinistra, tu a destra, sotto solo al lenzuolo, in una di quelle nottate tiepide di metà settembre.
Le mie braccia piegate, a tenere le mani sotto la nuca, lo sguardo puntato sul soffitto e la pelle che profuma ancora della doccia fatta subito prima di coricarmi, poche ore prima, misto al mio profumo. Il viso profuma ancora del dopo barba. Addosso, io solo un paio di boxer, tu mutandine e canottiera.

Mi passo una mano fra i capelli. Ti svegli. Ti volti verso di me. Sorridi, mi guardi. La vedo. Da sotto il lenzuolo. La tua gamba destra che si piega e si avvicina a me. La sento. La tua pelle liscia che accarezza la mia, risalendo dal ginocchio fino al bordo inferiore dei miei boxer. Ti guardo. Il tuo sorriso diventa malizioso. Capisco.

Abbandono la mia posizione. Mi volto verso di te. Il mio braccio destro ti passa nell’incavo del collo e ti stringe a me. La mia mano sinistra si posa sulla tua coscia, l’accarezza, la stringe un poco. Ti bacio. Le nostre lingue che si sfiorano, si toccano, si accarezzano e si incrociano nella lussuria di un bacio durante il quale il tuo bacino si avvicina al mio, fino a toccarlo.

Ti faccio un cenno col capo. Capisci. Sciogliamo l’abbraccio. Mi dai le spalle. Ti metti seduta sul bordo del letto. Ti sfili la canottiera. Mi dai appena uno scorcio dei tuoi seni. Ti stendi prona. Mi inginocchio accanto a te. Ti accarezzo lungo la schiena: le spalle, le scapole, i fianchi. Arrivato alle mutandine te le sfilo con calma.

Ti faccio allargare le gambe. Ti massaggio: Faccio pressione, la giusta pressione, nel giusto modo, nei posti giusti. Ti massaggio le spalle, la schiena lungo la colonna, prima in alto, poi scendendo gradualmente. Tutti i muscoli si rilassano, ad uno ad uno. Ti immergi sempre più in un piacevole torpore. Le mie mani sulla tua pelle rimangono, mentre procedo a massaggiarti, l’unica cosa di cui sei cosciente. Arrivato al fondoschiena lo sfioro. Mi chino. Ti mordo il collo. Ti bacio poco più sotto. Continuo a baciarti la pelle. Continuo a scendere. Mi rialzo.

Ti massaggio la gamba sinistra, partendo dalla caviglia. Anche stavolta i muscoli si rilassano sempre più. Arrivo al ginocchio. Procedo. Massaggio la coscia fino a sfiorarti nuovamente il fondoschiena. Torno verso il basso. Massaggio una seconda volta la coscia, concentrandomi sull’interno. Risalgo fino a sfiorarti l’inguine.

Scendo di nuovo. Stavolta la gamba destra. La caviglia. Il polpaccio. Il ginocchio. La coscia. Arrivo a sfiorarti il sedere. Poi giù ancora. L’interno coscia. Arrivo a sfiorarti l’inguine.
Più risalgo la gamba, più la tua eccitazione si fa evidente. Finisco di massaggiarti. Le grandi labbra sono lucide, umide. Piano piano si separano, come i petali d’un fiore che sboccia.
Le mie mani si posano sul tuo sedere. Lo massaggiano un poco. Scivolano verso l’alto. Ti prendono i fianchi. Ti fanno pressione. Ti invitano a girarti. Capisci.

Sei stesa. Sei supina. Hai le gambe aperte. Hai me fra le tue gambe. Sono in ginocchio. Hai me che mi stendo. Il mio corpo aderisce al tuo. Il mio membro ancora “a riposo” aderisce al tuo fiore. Ti bacio. Ancora lussuria. Profonda. Travolgente. La mia mano ti carezza la guancia.

Il bacio finisce. Scendo con le labbra. Mi fermo sui seni. A turno. Li bacio. Ne succhio i capezzoli. Li mordicchio. Li stringo intanto con ambo le mani. Scendo ancora. Ti bacio il ventre. Ti bacio lungo la linea che dall’ombelico porta al monte di venere. Al tuo monte di Venere coperto di morbidi e curati peli. Ti bacio ogni punto lungo quella linea. Arrivo al monte di Venere. Scendo ancora. Scendo rapido. Scendo fino al buchino del tuo fiore. Già umido. Già dischiuso. Lo sfioro con la lingua. Lo assaporo. Vi infilo la punta tesa della mia lingua. Spingo sulle pareti. Continuo. Poco più di un minuto. Risalgo. Stuzzicando con la punta della lingua fra le piccole labbra. Risalgo. Arrivo al clitoride. Ormai è una perlina rosa. Tonda. Liscia. Lucida. Bagnata. Vi ruoto attorno con le labbra. Lo stuzzico. Ansimi. Vi passo sopra. Lo stimolo. Ansimi. Lo succhio. Lo mordicchio. Ansimi ancora.

L’indice della mano destra si avvicina al tuo fiore. Lo infilo. Lentamente. Non smetto di compiere quei movimenti con la bocca. Infilo un secondo dito. Comincio con le dita a fare avanti e indietro. Non smetto con la bocca. Mi metti la mano sulla nuca. Mi spingi il viso ad affondare nelle tue intimità. Inspiro quel tuo profumo afrodisiaco. Divino.

Le tue gambe tremano. Sempre più forte. I muscoli si irrigidiscono. Sfilo le dita. Abbasso il viso. Apro le labbra. La lingua fuoriesce. Bevo i tuoi umori. Mi sporco il viso.

Mi prendi il viso. È ancora bagnato di te. Con ambo le mani mi tiri su. Mi fai stendere. Mi sfili i boxer. È ancora giù. Ti chini. Lo prendi con le labbra. Alla base. Cominci a succhiare. Comincia subito a crescere. Lo senti divenire sempre più grande fra le tue labbra.
Fai su e giù con la testa. Ansimo. Con la mano mi massaggi i testicoli. Inarco un poco la schiena. Ansimo. Continui qualche minuto. Continuo ad ansimare. Sempre più forte. Sto per venire. Inarco maggiormente la schiena. Ti metto la mano sulla nuca. Non faccio pressione. Non ti tengo lì a forza. Sposti le labbra sulla punta. La tua lingua mi stuzzica il prepuzio. Lì ho qualche spasmo. Uno. Due. Al terzo. È al terzo che il primo fiotto esce. Caldo. Denso. Pesante. Abbondante. Mi sfugge un mugolio. Fa quasi male. Altri due fiotti del tutto simili. La bocca è piena. Continui a succhiare fino a che non è tornato a riposo. Allontani il viso. Deglutisci. Ti stendi su di me. Mi abbracci. Mi baci. Sento il mio sapore che ancora ti satura la bocca e la lingua. Senti il tuo sapore che ancora mi pervade. Di scatto ti muovi. Mi fai girare. Ora sono io sopra.

Poggio il palmo destro sul monte di venere. Il pollice va a massaggiare il clitoride. Ansimi. Ti guardo. Ti sento. Lì mi rinvigorisco. Lo appoggio fra le labbra. Lo sfrego. Lo bagno di te. Lo infilo fra il pollice e il clitoride. Lo appoggio sul buchino e spingo un poco. Allontano il bacino. Allento la pressione. Di colpo spingo. Entra tutto. Il mio bacino sbatte contro il tuo. Un tuo gridolino. Le tue unghie sulla schiena. Mi graffi. Comincio a fare avanti e indietro. Scorre. Scivola. I tuoi umori colano. Dal fiore bagnano il buchino dietro. Ansimi. Ansimo.
Mi fermo. Ti faccio girare. Ti metto carponi. Lo infilo nuovamente. Torno a fare avanti e indietro. Me lo chiedi. Mi implori quasi. Accetto. Ti appoggio il palmo della mano sul didietro. L’indice si allunga e si infila dentro. I movimenti del bacino si fanno più intensi. Più veloci. Ad un tratto rallentano. Lo sfilo. Lascio solo la punta appoggiata. Con un colpo deciso lo infilo ancora tutto. Ricomincio. Accelero. Continuo ancora minuti e minuti. Tu vieni. Ancora e ancora.  Mi fermo. Lo sfilo. Ti stendi supina. Ti salgo sopra a cavalcioni. Porti le mani ai seni. Accogli il mio membro fra di essi. Cominci a muoverli. Su e giù. Dopo poco tempo. Di nuovo piccoli spasmi. Uno. Due. Tre. Quattro. Ecco il quinto. Quasi violento. Muovo il bacino in avanti e poi nuovamente indietro. Eccolo. Schizzi sulle guance. Sulle labbra. Sui capelli. Grosse gocce colano sui seni. Mi alzo. Ti lascio così. Coperta del mio seme. Vado in bagno. Senti l’acqua che scroscia nella vasca. Torno. Ti prendo in braccio. Ti porto in bagno. Ti faccio stendere. La vasca è piena per un quarto. Il livello sale. Ti copre gradualmente tutta. Fino al collo.

 

 

 

Cris:

 

Progetto in collaborazione

 

Era ormai quasi un mese che lavoravamo insieme per via della collaborazione delle nostre società per il progetto di integrazione dei sistemi del cliente. Era un venerdì sera, uno dei tanti passati al lavoro, ma quello oltre a essere l’ultimo prima del go-live del progetto il lunedì fu un venerdì che si rivelò particolarmente interessante…

io sono Cris, giovane dall’aspetto atletico e lei Mari, ragazza molto molto sexy…un paio d’anni più giovane 27/28 anni..più o meno 1,70 di altezza.. splendidi capelli neri, 2 occhi verdi ipnotici.. una 3^ di seno e un lato B che parla da solo….

quel venerdì per fortuna dovevamo fare gli ultimi aggiornamenti della relazione e finire la presentazione…i nostri responsabili tra la scusa dei figli e delle festività natalizie se la erano filata alle 17 lasciandoci soli con le ultime indicazioni… tra me e Mari si era ormai instaurato un buon rapporto sia in ambito lavorativo sia personale…tra una pausa caffè e una pausa pranzo c’erano sempre momenti allegri conditi da battuttine mirate…

Mari aveva capito che provavo una certa attrazione per lei e quel giorno indossava un tacco 10, una gonnellina stretta nera appena sopra le ginocchia e una camicetta bianca che faceva risaltare ancora di più il suo seno… durante la giornata avevo poi notato che sotto la gonna portava un mini perizoma nero/rosso…quel giorno portava gli occhiali e i capelli raccolti in una coda che nell’insieme la faceva apparire una brava maestrina sexy….

erano appena passate le 20.30 e avevamo appena ricevuto l’ultimo ok e questo significava che anche per noi la settimana era finita e che il progetto era finalmente pronto… fu proprio quella mail che fece iniziare le nostre danze… ci fu uno scatto di gioia per entrambi, vuoi per tutte le ore passate al lavoro, vuoi per lo stress accumulato e per la stanchezza ma ci siamo ritrovati abbracciati a festeggiare come se avessimo vinto una finale importante… quell’abbraccio… quel contatto fece liberare i nostri veri istinti…

la incominciai a baciare… dapprima baci leggeri per passare a baci sempre più intensi… le nostre lingue iniziarono poi a danzare insieme… avevo una voglia matta di scoparla…

la girai e mentre la baciavo sul collo le slacciai la camicetta e incominciai ad accarezzarle il seno… le slacciai la gonna e la feci scivolare a terra scoprendo il mini perizona che avevo notato in giornata… la girai di nuovo e la feci sedere sul tavolo… era una magnifica visione… portava delle autoreggenti e insieme al tacco mi eccitava all’ennesima potenza… gli feci scivolare fuori il seno destro dalla coppa e incomincia a baciarlo e leccarlo… piano piano scendevo lasciando sul suo corpo solo baci… arrivai al perizoma e con la lingua scivolai sopra sentendo il tessuto umido… continuai a scendere… le baciai la coscia e la gamba fino ad arrivare al piede… unii sopra la mia testa i piedi e le sfilai il perizoma… con la lingua scesi… polpaccio… parte posteriore del ginocchio e coscia… poi posai la lingua tra i due buchini e incominciai a leccare… con un movimento lento salii e mentre lo facevo spingevo la lingua a fondo aprendo le gambe con le mani… arrivai con la lingua piena di suoi umori fino al clitoride e con le gambe completamente aperte… la sensazione del suo gusto in bocca e l’odore mi fece impazzire… continuai a baciarle la fica e a penetrarla con la lingua… poi lentamente infilai 2 dita e incominciai a muoverle dentro di lei… il suo corpo fremeva e il suo respiro si fece sempre più veloce… staccai un attimo la lingua per posarla sul suo buchino posteriore… incominciai a leccarlo e a penetralo… nel frattempo sentivo le sue cosce muoversi sulle mie spalle e le sue mani spingere la mia testa sempre più a fondo… tornai a leccare il clitoride e a muovere sempre più le mia dita dentro di lei… Mari gemeva sempre più e più sentivo e più la mia lingua si muoveva dentro lei… stava per esplodere e questo mi faceva muovere di più per cercare di prendere ogni suo centimetro di fica… avevo la bocca piena di lei ma volevo di più… e infatti dopo poche leccate venne con un grido di liberazione riempiendomi ancora di più la bocca… continuai a leccare perché volevo tutto…

dopo qualche istante Mari si tirò su e mi baciò avidamente… mi prese le 2 dita che fino a qualche momento fa erano nella sua figa e le leccò… con l’altra mano intanto mi slacciò i pantaloni e tirò fuori il mio cazzo che stava per scoppiare… si tolse il reggiseno e inginocchiandosi fece passare la mia asta in mezzo alla sua 3^ fino a prendere la mia cappella in bocca… ci giocò un pò con la lingua e poi prese in bocca tutto il mio cazzo… con movimenti lenti incominciò a farlo entrare e uscire dalla sua bocca… con la lingua poi percorse tutta l’asta fino alle palle… incominciò a leccarle e con la mano mi segava… staccò la lingua dalle palle e mi leccò il buchino… io non riuscivo più a resistere… presi la sua testa la alzai e gli infilai il cazzo in bocca… lei capì e incominciò a spompinarmi con foga… poco dopo venni e Mari lo prese tutto in bocca senza lasciar cadere nessuna goccia… ingoiò tutto e sospirò esausta… ci guardammo un attimo e capimmo che non era finita…

la feci sedere sul tavolo e la baciai… con la mano gli accarezzai la figa e sentii che era bagnata… lei invece mi prese il cazzo in mano e incominciò a segarmi… ci volle poco per farlo tornare duro e non appena lo sentii glielo sbattei in figa… dopo un piccolo gemito ed un sussulto Mari incominciò a muoversi ed io con lei… stavamo bombando alla grande… con la coda degli occhi vidi che dietro di noi c’erano le finestre che facevano effetto specchio… uscii dalla sua figa e mi sdraiai sul tavolo vicino a lei… la misi sul lato con la faccia rivolta alla finestra… dopo un attimo di smarrimento Mari capì e mi baciò… la mia mano accarezzò la sua gamba e la tirò verso l’alto… ci guardammo negli occhi tramite le finestre e la penetrai di fianco… incominciai a muovermi piano… sentivo il mio cazzo avvolto nella sua figa… vedere i nostri corpi che godevano riflessi su quelle finestre ci eccitava ancora di più… presi la sua mano e con la lingua leccai 2 dita… la portai alla sua bocca e lei fece altrettanto.. .poi con le sue dita incomincia ad accarezzare il clitoride… era completamente mia… il mio cazzo si stava scopando la sua figa… la sua mano guidata dalla mia stava massaggiando il clitoride e la mia lingua stava martoriando i suoi capezzoli… i suoi occhi erano fissi sulla finestra a vedere come stava scopando e questo la faceva impazzire… stava gemendo sempre più… il suo corpo si muoveva sempre più forte… gridava ancora ancora… scopami più forte ancora… più sentivo e più mi muovevo con foga… ci vollero ancora un paio di affondi e poi entrambi ci liberammo con un grido strozzato…

dopo un paio di minuti stesi sul tavolo incominciammo a rivestirci e a ritirare le cose per uscire…

ormai era passato un po’ di tempo e come al solito credemmo che fossimo rimasti soli negli uffici ma quando arrivammo all’ascensore trovammo Sara la ragazza dell’ufficio di fronte che stava uscendo… ci scambiammo le solite frasi di rito ma sia io che Mari capimmo che Sara ci aveva sentito (anzi… come poi scoprimmo qualche giorno dopo… ma questa è un’altra storia…)

l’aria in ascensore era un po’ imbarazzata per tutti ma la discesa fu breve e tutto si risolse con una buonanotte…

all’uscita io e Mari ci incamminammo verso le rispettive auto non prima di esserci salutati con un lungo bacio… io rimasi a fissarla mentre lei muoveva gli ultimi passi verso l’auto e quando si girò sentendosi osservata le dissi… sto solo osservando quello che stasera non ho preso ma che voglio… Mari con un piccolo ghigno mi disse prima di sparire in auto… vedremo (ma anche questa è un’altra storia…)

 

 

MincioPaolo:

 

io comincerei con l invitarti a cena chiaro che ti chiederei di vestirti con una gonnellina corta e decollete molto scollato e sotto ti voglio completamente nuda ti porterei in un ristorante molto tranquillo e appartato e durante la cena mi infilerei sotto il tavolo e ti leccherei la figa fino a farti sobbalzare ti mordicchierei il clitoride e ti infilerei un paio di colpi profondi in figa con la lingua tanto per accenderti e farti venire una voglia di cazzo irrefrenabile ma poi mi fermo e riprendo a mangiare a un certo punto ti faccio scendere a te sotto il tavolo e mi devi sbottonare la cerniera e gia ho il cazzo duro ti permetto di leccarlo come gustare un gelato affondare la tua lingua tra i miei coglioni con molta lentezza nei movimenti e devi cercare di arrivare fino sotto i coglioni allungando la lingua piu che puoi quasi ad arrivarmi a sfiorare il buco del culo a questo punto ti rialzi e riprendi a mangiare

chiaro che cominciamo ad avere caldo e la cena svolge via velocemente e il vino che degustiamo ci avvolge in questo antipasto di desiderio ma tu pensi cosa avra in mente paolo per il dopo cena questo e il tema della tua curiosita che ti tiene in ansia ma nel frattempo avvolta da questo mistero ti fa sentire la tua figa fradicia di umori

usciamo dal ristorante siamo stati bene abbiamo parlato riso scherzato il cibo ottimo il vino eccezionale e cosi via saliamo in macchina e io ti propongo di finire la serata a casa mia e tu annuisci ma fra te e te pensi la solita marpionata appena arrivati a casa ti faccio accomodare sul mio divano e nel sederti non posso fare a meno di sbirciarti in mezzo alle gambe la tua fighetta che trovo deliziosa una fragola da assaporare lentamente e succhiare fino a sentire il tuo liquido in bocca

nel sorseggiare un goccio di ottimo rum comincio a spiegarti e raccontarti che sono un ex giocatore di pallacanestro che ho un sacco di amici neri e di fronte alla tua curiosita ti descrivo anche i loro cazzi enormi su un fisico scultoreo ma la sorpresa e che io in casa ho una stanza buia si hai capito bene la famosa stanza buia e che questi miei amici avendo preparato gia il piano sono li dentro completamente nudi sono in cinque e da gia piu di due ore che stanno aspettando la preda pensa in che stato sono immagina

tu hai un sobbalzo un po per paura un po perche la cosa ti intriga davvero e avvicinandomi a te facendoti alzare per avviarci verso la stanza non posso che adagiarti contro la parete infilarti la lingua in bocca scrutando ogni parte fino a toccarti le tonsille con la mia lingua poi sollevandoti il vestitino ti sfioro con il pollice il clitoride che e duro ma duro come mai non ho sentito nella mia vita e ti infilo due dita in figa sei un lago ho il cazzo che mi arriva in gola te lo faccio sentire da sopra i pantaloni appoggiandomi contro il tuo ventre ti metto le mie enormi mani con delicatezza tra la testa ti guardo fissa negli occhi e ti sussurro sei pronta entriamo tu ormai in trans mi rispondi di sì entriamo dai che sto impazzendo entriamo e tutto buio non si vede piu niente e come se nel giro di 30 secondi fossimo passati in un altra dimensione di vita si sentono solo dei respiri si sente solo ansimare loro si sono accorti che e entrata la preda lo sentono dall odore che emani di figa in calore tu sei ferma impietrita in mezzo alla stanza aspetti che siano loro a trovarti

dopo pochi minuti avverti una presenza vicino a te sembra enorme gigante poi un altra poi un altra ad un certo punto ti senti sfiorare le spalle ti hanno trovata ti hanno individuato adesso le mani ti stanno massaggiando la schiena fino a scendere verso il tuo culetto arrivano verso il culo e la mano si incunea tra culo e figa e il dito medio cerca il tuo solchetto della figa lo trova e ti si infila nella figa fradicia un gemito in un lago di liquido un urletto di piacere attira anche gli altri tre animali che ti cercavano nella stanza adesso sono tutti li intorno a te uno si abbassa da dietro le tue spalle incomincia a leccarti tra i glutei con qualche morso ma non violento poi allarga la lingua e ti lecca il culo a lingua piatta come fosse un rotolo adesso sei piegata e continua a leccarti cosi tra culo e figa ma davanti l altro ti ha messo il suo enorme cazzo in bocca cominci a pompare come una forsennata gli altri tre ti sfiorano i loro cazzi dappertutto il corpo non sei piu in te questo di spalle ti alza facendoti stendere le gambe in avanti uno ti prende per i piedi allargandoti le gambe e in mezzo c e un altro che con la sua enorme cappella te la passa lungo la figa fino poi a perforati con un colpo di reni roba da svenire sei li sdraiata tenuta da due uomini con in mezzo uno che ti ha infilato un cazzo gigantesco tra la figa ti sta chiavando la sua punta ti arriva all utero nel frattempo gli altri due ti hanno infilato il cazzo in bocca ora ti mettono sul pavimento a quattro zampe uno sotto ti sta chiavando lasciando il tuo buco del culo in aria per poco arriva lo squalo cioe il cazzo dell altro che al buio cerca proprio quel buchetto lo trova lo punta e lo spacca hai due cazzi insieme uno in figa e l altro in culo ma ne arriva un altro ce scivola vicino all altro cazzo e con un po di leva riesce a infilarsi nel culo anche lui incredibile quanto sei dilatata gridi di piacere non si sa quanto stai godendo sei come un fiume in piena e loro sentono questo e aumenta il loro istinto animale e ora sono a ruota libera ti stanno chiavando con tutta la loro forza brutalmente in culo in figa e in bocca a turno ma non rimani mai con un buco libero mai nella stessa posizione ti girano e rigirano io credo che tu non sia mai stata chiavata in questo modo forse l hai solo immaginato nelle tue fantasie e fantastico 5 giocatori di basket in una stanza buia ti stanno chiavando all inverosimile

in ginocchio come una cagna in calore ricevi il getto di sperma di tutti la senti in tutti gli angoli del tuo corpo la cosa ti lascia e ti da il tempo per una altro orgasmo violentissimo e stremata ti adagi a terra

sei a terra quasi svenuta ma incredibilmente soddisfatta non senti piu niente loro sono ancora li in piedi davanti a te li hai fatti godere in modo fantastico come ultimo saluto ti pisciano tutte cinque addosso e incredibile senti il loro liquido addosso alla tua pelle dappertutto e la cosa ti da la forza per avere ancora un orgasmo

loro se ne sono andati tu sei atterra sul pavimento fradicia di piscia sborra e tutti i liquidi possibili mi avvicino ti prendo in braccio e ti sussurro ci facciamo una doccia tu con il musino annuisci e andiamo sotto la doccia

usciti dalla doccia belli rilassati stiamo sorseggiando qualcosa ti avvicini mi guardi mi sorridi e mi dici grazie paolo mi hai fatto passare una serata fantastica e stata una sorpresa incredibile ma nel tuo fare vedo un velo di dolcezza non sei solo una zoccola che si fa chiavare da 5 negri hai anche un cuore un anima mi intrighi mi fai scattare una molla nella testa ti bacio e sento il cazzo indurirsi ingrossarsi fino arrivarmi all ombelico stronzetta te ne accorgi mi salti in braccio a cavalcioni con le dita mi sfiori le labbra e mi dici ah gia in mezzo a tutti questi cazzi non ho ancora chiavato con te e mi baci con la tua lingua dappertutto collo orecchie mi mordi hai voglia di giocare ti scosto leggermente ti guardo fisso negli occhi e ti rispondo adesso non ti chiavo ti scopo che e diverso

con le dita ti allargo leggermente le grandi labbra della figa e piano piano ti infilo il mio cazzo duro come il marmo nella figa impazzisci e come se un nuovo fuoco del vesuvio ti prende le viscere cominci a cavalcarmi come montare uno stallone senti il mio cazzo lubrificarti la figa e godi godi come una pazza mi baci mi stringi mi appoggi le tue tettine contro il mio viso te le fai leccare succhiare strizzare e godi godi ti sembra di toccare il cielo con un dito fino che ad un certo punto ti fermi per qualche istante e poi lanci un urlo disumano forte cosi forte e un altro violento orgasmo il più violento tra tutti quello che parte dalle viscere e arriva all anima si stasera ti ho succhiato l’anima non ce la faccio piu mi scosto ti metto in ginocchio davanti a me e ti sborro in bocca non ti lascio neanche una goccia fuori ti faccio ingoiare tutto siamo sfiniti piano piano ti rivesti e quasi l’alba ti chiamo un taxi per farti portare a casa prima di uscire mi guardi e mi dici ti rivedo ed io il mio numero ce l hai quando riesco a liberarmi senz altro ci incontriamo cosi ti preparo una nuova sorpresa ah ah ah ah un bacio a presto

 

 

Alessandro:

 

Dico di te

…Quella sera i nostri rapidi sguardi s’incrociarono più volte, in una danza dove la tua seduzione di femmina mi ammaliava civettante e il mio ego di maschio predatore cercava si sedurti con gli occhi, immaginando il calore del tue ventre e le sensazioni che quello scambio fugace e intenso provocasse in te.

Eri coi tuoi amici, un gruppo di interessanti uomini e donne con un’opinione su tutto, l’opinione giusta ovviamente, ed io ti osservavo, bella, sensuale, accanto a lui.

Non è strano, non è nuovo, appaio un tenebroso solitario dagli occhi con cui trascorrere leggere relazioni di una sera o qualche mese, l’impegno non è molto, l’eccitazione ben più, soprattutto quando la conquista non risulta facile, nel ruolo dell’amante.

Una notte, con me, se il tuo lui non ti cingesse così, se non aveste i progetti che avete, la passeresti, per toglierti lo sfizio, la voglia, per sentirti femmina, per godere e far godere, senza le complicazioni del cuore.

Così il gioco della seduzione ti stuzzica, specie in pubblico, specie coi tuoi amici e il tuo uomo accanto.

Ricambi gli sguardi fingendoti preda ma sei cacciatrice, e qualche tua amica ha capito ricambiando i miei sguardi e sorridendoti.

Non ci vuole molto perché lui senta il fiato di un altro maschio sul tuo corpo nudo, si accorge, si innervosisce, mette in pratica il rituale del maschio che difende la sua femmina e il suo onore.

Ma non è lui a far parte del gioco, e non sono io il suo problema.

È il tuo desiderio di godere, di sedurre e eccitar maschi in ogni situazione, sentirti bella, carnale, desiderata, il fiato sulla nuca, i membri sul corpo.

No, non sono io, non sono gli altri maschi arrapati, non è neanche lui.

Sei tu la regina del ballo.

Tu e tutte le donne che sanno esser femmine.

Mi alzo, dirigo verso il bancone.

Non mollo di un secondo il tuo sguardo.

Lo sai, mi senti addosso.

Sai cosa provo, cosa sento, conosci le mie reazioni, il membro umido, eretto, e ti sciogli.

Ti schiudi morbida, senti gli umori fin dietro e nell’interno coscia.

Sei fantastica, ti piace sedurre, e sapere cosa provochi ti eccita ancor più.

Una scusa banale, il bagno.

Passi dal bancone, mi lanci l’unica occhiata che aspettavo.

Lascio passare qualche minuto sorseggiando il mio whisky. Cliché, lo so.

Una sbirciata al tuo tavolo, son troppo occupati a ridere tra loro, ma qualcuna sa.

Vengo in bagno.

Ti trovo subito, seconda porta.

“hai scordato qualcosa, prima”

Apri.

Mi guardi intensa.

Sono dentro con te.

Ci guardiamo, non emettiamo un fiato, ti spoglio della casacchina azzurro trasparente che indossi, togli i bottoni dalle asole come fossero aghi.

Non disdegni di penetrar il mio petto con le unghie, mentre lo fai.

Sono a mille, lo sai.

Mi getto sul tuo collo e il tuo lobo, ti succhio mentre scosto la criniera.

Soppeso i seni, divini, i capezzoli induriti che saranno presto vittima delle mie labbra, la mia lingua, i miei denti.

Ti bacio, anche se non vuoi.

Mangio le tue labbra, ingoio la tua lingua che fremente si contorce con la mia e gioca col diastema.

Non preoccuparti, ti bacio perché sei la mia dea, anche se fuori di qui non saremo più nulla.

Non resisto molto.

I tuoi seni, così sodi, devono essere miei.

Ti appoggio contro la porta, evito che tu senta freddo.

Mi inginocchio mentre ti mordo i seni, stringo i fianchi, avvicina il tuo ombelico alla mia lingua.

Ti sfilo la gonna.

Il perizoma.

Lo lascio alle ginocchia, per ora.

Estasiato dal tuo pube lindo, sento il tuo sapore e la tua voglia fremente salire.

Coli.

Goccioli sulle mutandine e a terra.

Non resisterai a lungo.

Ti assaporo con la punta della lingua, mentre ti massaggio con le dita e torturo i tuoi glutei per averti più vicino.

Sei una dea, e voglio il tuo dolce nettare, l’ambrosia che stai per donarmi.

Poggio la punta del naso sulle tue labbra, ti penetro un po’ così, per lasciarti aprire e darmi i tuoi umori sul viso.

Con la punta della lingua alterno il piacere che ti dono stuzzicando il clitoride con grandi lappate e leggere rapide guizzanti contorsioni.

Sei fradicia fino all’elastico delle autoreggenti.

Mi tiri su.

Lo sguardo dice una cosa sola: “fottimi”.

Ti spoglio del perizoma, ti voglio vedere nuda con la tua collana di perle, autoreggenti e tacchi vertiginosi.

Ucciderei per averti ogni istante accanto, ma non sei mia, non più di questo, e devo farmelo bastare.

Mi vuoi, non ce la fai più.

La mia contemplazione della tua eleganza non può continuare ora, dovrò rimandarla ai ricordi, ora vuoi solo sentirti piena, aperta e riempita di carne.

Sono qui per questo, non faccio che questo.

Ti piace da dietro, ti piace che possano sentirci e vederci.

Ti appoggio le mani sul muro antistante, dammi la schiena.

Mi libero.

Lo struscio piano sul quel paradiso che hai tra le cosce.

“prendimi”

Entro senza indugi.

Emetti un gridolino.

Mi vuoi forte e rude, ma non vuoi sentirti davvero una facile.

Ti accarezzo e ti domo, ti amo e ti fotto, ti riempio completamente della mia carne e del mio seme grondante dalla punta del mio membro.

Stai godendo, mentre col pollice ti prendo anche il culetto.

Non ti chiedo nulla, so che lo vuoi, vuoi esser presa senza doverti esporre, stai venendo della mia asta nel tuo pertugio fradicio.

Respiri affannosamente, gemi, mi vuoi, non ti frega che sentano, anzi, è anche meglio.

Vieni sul mio cazzo e sul pube, ma per quanto so che vorresti il mio seme nel tuo ventre sappiamo entrambi che non posso, il tuo uomo è in sala, solo lui ha questa velleità.

Ohh, come vorrei riempirti e farti mia, segnarti come la mia donna col mio seme in te, ma non è così che funziona.

Sei morbida, molle sulle gambe, dopo che l’orgasmo ti ha sconquassata.

Ora è più facile farti fare quel che voglio.

Ti prendo dietro, senza complimenti.

Continuo a morderti il collo e trastullarti seni e clitoride, in questa pecorina.

Ti amo, anche se ti violento.

Le mie spinte son necessità, bisogno di fottere e venire nei tuoi intestini, ti riempio così tanto che ti piace sentire la mia carne calda nel culo e lo scroto sbattere.

Vengo copiosamente, tanto seme solo per te.

Restiamo un po’ così, avvinghiati uno all’altra, esausti ma in grado di andar avanti per tutta la notte.

Mi fai uscire.

Ti volti, mi guardi gelida.

Ho capito.

Devi ricomporti e tornare alla tua vita.

Ed io alla mia.

Alla prossima principessa da amare e far godere, che tornerà dal suo re.

Mi ricompongo quel tanto che basta, esco, camicia slacciata, mi lanciano occhiatacce nel bagno delle signore.

In sala la tua amica mi guarda con lo sguardo sornione, di chi sa e vorrebbe.

Forse un’altra volta.

Mi sistemo al bancone.

Eccoti.

“cosa?”

“il tuo fiato sul collo, sono tuo”

Ti aspettano, vai via evitando di farlo insospettire.

Mi guardi ancora, di sfuggita ma ancora, termino la consumazione.

Guardaroba, cappotto.

Auto.

Le immagini si presentano alterne nei pensieri, le strade son pericolose quando il tuo corpo e il tuo desiderio è altrove, a una donna che ti ha conquistato ma non è tua.

Casa, sano e salvo una volta ancora.

“hai scordato qualcosa, prima”

E il ricordo di te in collana, reggicalze e tacchi.

Addio.

 

 

 

Ambra:

 

Marinella.

Appena ti ho vista

mi è venuta una gran voglia

di toccarti il culo,

di aprirtelo piano

e osservare il tuo buchetto

schiudersi.

Mi è sorto il desiderio di conoscere

l’odore della tua figa

e di poterla assaggiare.

Niente può sostituire un buon cazzo,

è vero, ma ora

non desidererei altro che le tue dita

esperte nella mia figa.

Un bacio

sulla bocca. 

E già mi bagno.

Anonimo1987:

 

quando la mattina apro gli occhi, ancora nel dormiveglia, dove tutto sembra così realistico e posso sognare quello che voglio io, mi capita diverse volte di pensare a te.

a te che mi svegli in un modo che adoro, prendendoti cura con le tue labbra e la tua lingua del mio cazzo che ogni mattina ha bisogno di attenzioni, mentre sono incapace di agire intontito dal sonno.

e adoro passare lunghi minuti a stare lì, a pensare alla tua lingua che mi percorre l’asta, prima di farla scomparire all’interno della tua bocca, riempirla di saliva e iniziare a pomparla come tanto desidera, mentre la mia mano non può far altro che simulare il gesto.

e poi pian piano, quando comincio a trovare la forza di reagire, mi piace afferrare le tue gambe, farti girare verso la mia bocca, e ricambiare il gesto, con abbondanti leccate tra le tue gambe, dove sei già ben bagnata… fino a sentirti godere… per fare lo stesso nella tua bocca…

le tue gambe sono così belle che meriterebbero di essere adorate a lungo e poi tese verso l’alto mentre vieni presa con forza…

il tuo visino così dolce mi piace tanto perché sotto le brave ragazze si nasconde sempre tanta perversione… e te rispecchi in pieno tutto ciò… e ti rende ancora più adorabile ed eccitante.

e intanto, il pensiero di te a gambe aperte, con una mano che passa sotto le tue mutandine, questa notte non mi darà tregua…

 

 

Marco:

 

Hai un nome meraviglioso.

Sai Marinella continuo a immaginare il profumo dei tuoi capelli mentre li accarezzo e ti bacio… mentre bacio le tue sopracciglia, i tuoi occhi, e ti sussurro tutte le mie fantasie e i miei progetti… Uno accanto all’altro… la mia mano comincerebbe a scivolare lungo i tuoi fianchi e scendere poi sulle cosce, subito resistenti poi sempre più rilassate dal mio massaggio… Le tue gambe cominciano ad aprirsi e a far spazio alle mie dita che prendono confidenza con la zona più nascosta di te… Mentre ti accarezzo cominci a muoverti e ad essere più affannosa nei tuoi baci, morsicandomi le labbra e chiedendomi di soddisfarti. Il mio indice è sul tuo clitoride, carnoso e facile da trovare e stimolare, subito con un dito poi con due, mentre la mia lingua sta scendendo lentamente per dare una mano. 

Amo sapere di farti godere. 

Complimenti Mari hai un dono… riesci a farmi venire il pisello duro solo scrivendomi… dovresti vederlo…

Ti voglio.

Ti aspetto! 

 

 

Mr.99:

 

sono le 18.45 esci dall’ ufficio… sei in auto

ti chiamo

ciao M dove sei

in auto verso casa

brava, cosa indossi?

una canottierina bianca e una gonna leggera blu…

carina, cosa vedi intorno a te?

sono fuori citta vedo i prati…

bello, adesso accosta…

cosa?

accosta… trova una piazzola uno slargo e accosta

perché?

M accosta o attacco.

ecco ho accostato…

hai accostato…

e adesso?

adesso ti sfili le mutandine

no dai non posso

ti sfili le mutandine. la prossima volta che dici no attacco

le ho sfilate…

inclina un poco il sedile, e allarga le gambe, mettiti comoda

l’ho fatto

adesso accarezzati piano le labbra intorno al clitoride… piano

sììì

ecco devi dire sempre si, devi essere ubbidiente…

TI ODIO!

M ora puoi entrare dentro con un dito… lentamente

sìì

brava continua cosi per un po’… pensando alla mia voce…

ecco adesso che è bagnato quel dito mettilo in bocca e succhialo bene

sì sì

succhiane due per bene… coprili di saliva… e ora infilateli fra le labbra e toccati come ti piace… voglio ascoltarti

sììì

ecco fammi ascoltare il tuo piacere…

…sììì

voglio ascoltarti venire…

sì sto godendo stronzo…

brava M mi è molto piaciuto, lo rifacciamo…

 

Alessio:

 

Ho qualcosa per te, Marinella, una visione, un’immagine. Stavo riguardando giusto poco tempo fa tutti i tuoi racconti, alla ricerca di qualcosa che mi fosse sfuggito, quando mi è caduta l’attenzione sui metadati dei vari racconti. Vedendo quei numeri a 4, 5, a volte anche sei cifre, ti ho immaginata (nel corpo almeno, grazie a S.) nuda in una grande piscina. Non era però acqua quella in cui nuotavi, ma lo sperma che hai fatto spillare con i tuoi racconti. Immagina tutti gli uomini che hai fatto godere, basta che leggi i numeri, immagina lo sperma che hanno riversato per te, pochi grammi a testa ma, messi tutti insieme, riempire per te qualcosa di così grande, lussuria condensata, ammirazione della tua figura. Ai bordi della piscina, in tua sublime contemplazione si trovavano invece le donne che hai fatto godere, si masturbavano vedendoti gioire felice nel liquido che avevi con tanta premura fatto fuoriuscire, non sarebbe male dire munto, a trovare similitudini. Eri felice, sai? Nella mia visione eri davvero contenta del tuo operato, fiera di quello che eri riuscita a ottenere, giocavi addirittura, come può fare una ragazzina in acqua, solo che quella non era acqua, era tutt’altro.

 

Amante di donna:

 

AMARE SENZA LIMITE 

(scrive xilia82) 

Non ci credevo. Davvero, Questa persona mi incuriosisce, mai mi avevano proposto questa cosa… Talmente strana, intima… É un suo annoso desiderio, ci pensa sempre, afferma. Non ci credo, Ma lo ha scritto, ed ora voglio vedere il bluff… Mi manda una foto… Bel viso, spicca una bocca perfetta, labbra carnose e denti bianchissimi… Rispondo alla sua email con “ok, ma ti avviso: una volta iniziato, non ci si ferma e non si torna indietro .” ed invio. 

Sono un po’ tesa, e se invece accettasse ? Non l’ho mai fatto, anzi nessuno me l’ha mai fatto, sono combattuta tra curiosità e una infondata, atavica vergogna… 

Passano un paio di giorni senza risposta, sono sollevata, ma anche delusa… 

Il ding del Sony vaio mi riporta in ufficio. É lui. Apro la mail sperando sia un… Non lo so, non so cosa mi piacerebbe trovarci scritto. 

“Sono felice ed onorato, Xilia, che mi aiuterai a ripetere ancora una volta il mio desiderio più eccitante e proibito. Dimmi tu quando, scegli “quale giorno” ed io sarò pronto.” segue un numero di cellulare. Ok, se proprio lo vuoi, vorrà dire che dovrai guadagnartelo, caro Amante di Donna. 

Arriva il giorno. Lo chiamo. Ha la voce di chi sa come parlare a un telefono. Ci organizziamo. Quando chiudo la chiamata, mi accorgo che sono eccitata come una ragazzina. Sono sicura che anche lui ha il cazzo duro. E dovrà tenerselo così… 

Ci troviamo al motel. Li odio, ma svolgono egregiamente la loro funzione: sesso senza impegno o rimorso. 

Arriva, bell’uomo, non alto, e noto subito la bocca: è una delle più belle che abbia mai visto, curatissima. I denti spiccano sull’abbronzatura. Lui lo sa, e mi accoglie con un sorriso disarmante. Vorrei baciarlo, vorrei impossessarmi di quella bocca per assaggiarla. Spero non se ne accorga. 

“Sei davvero bellissima. Ed io fortunato”. Lo guardo, sorridendo, lo prendo per la mano dicendogli “andiamo, ruffiano” . Ora ho davvero voglia di farlo. 

Siamo in stanza, si spoglia ma tiene indosso i jeans. Era nei termini del gioco, “ripetere esattamente l’esperienza di 15 anni prima”. Poi inizia piano a spogliarmi, sul letto… Mi alza la gonna, noto che mi guarda gli slip bianchi “perfetto”, mormora… Camiciola, reggiseno, gonna… Ci siamo. Lo guardo in viso, noto ancora le labbra “sei sicuro?” gli dico. Mi guarda, si avvicina, mi bacia sulle labbra “ti faro’ impazzire” mi dice… Con le dita sfila piano gli slip… Il cuore mi batte forte, così non me l’aveva mai vista nessuno… Si ferma, guarda l’assorbente macchiato di rosso e il cordino arricciato tra i miei peli … “che giorno…?” chiede titubante. Con l’indice gli faccio cenno di avvicinarsi, ” il primo, tesoro” gli sussurro all’orecchio “ma ora non ti puoi fermare”. Mi sfila gli slip, afferra il cordino… Nessun uomo era mai arrivato fin li… Lo sfila, piano… Mi sento come se mi togliessero per la prima volta le mutandine… Esposta ed eccitata. Come una reliquia lo posa sul comodino, si inginocchia, mi apre le cosce e… oddio lo sta facendo davvero… Mi sta leccando perfettamente, al centro “dio, sei meravigliosa” dice, ed io impazzisco, spingo, ho voglia di venire, di godere nella sua bocca, gli infilo le dita tra i capelli e tiro, sento il viso attaccato alla figa, voluttuosamente voglio riempirgli la bocca del mio sangue. Sto per venire, e attuo il MIO desiderio… Lo spingo, si poggia con la schiena sul pavimento… Mi alzo, sento il liquido scorrere all’interno delle cosce.. Mi sento porca, strana, eccitata. Lo guardo con un sorriso ” non si torna indietro, tesoro…” mi siedo con la figa sulla sua bocca, questo tipo di dominazione mi e’ sempre piaciuta, ma in queste condizioni sento di impazzire. Mi lecca, fortissimo e finalmente vengo. Nella sua bocca. “Buon compleanno, tesoro”.

 

 

 

 

 

xX:

 

Sono le 7, è il nostro appuntamento, lo so che non cambierebbe qualche minuto più tardi, ma mi sono promesso di essere puntuale e di immaginarti esattamente in questo momento sotto la doccia: seduta con la schiena appoggiata al muro, le gocce d’acqua che colano sulla tua pelle, sui seni sulle gambe piegate, sulle labbra …

Devo masturbarmi per te ora, lo voglio, l’ho chiesto e promesso.

Invece la mia assistente è ancora seduta qui di fronte a me per leggermi una relazione che ha scritto e non sembra comprendere che sto cercando di chiudere la conversazione.

Ho un’idea, infilo le mani in tasca come per rilassarmi, reclinando leggermente la mia posizione sulla sedia, cerco attraverso la stoffa sottile e sento subito la cappella gonfia: è già da un’ora che ti penso e sono eccitato.

La stringo fra le dita e inizio a massaggiarla come riesco, lei – l’assistente – mi parla ma io sto pensando a te e alle tue mani, a come si muoverebbero su di me.

Ora sono molto eccitato, riesco a impugnarmi il cazzo quasi interamente e a far scorrere su e giù la pelle della cappella attraverso la stoffa, anche se di poco, è sufficienza per eccitarmi, il cazzo mi è uscito dall’apertura laterale dei boxer e io lo stringo solo attraverso il sottile tessuto della tasca dei pantaloni.

Chissà se lei si accorge di cosa sto facendo? Non mi importa, anzi mi eccita, la guardo e immagino te, lì davanti sulla sedia, apri le gambe, non indossi biancheria, lentamente inizi a masturbarti guardandomi negli occhi, “fallo, è il nostro appuntamento” dici. Sento quasi il tuo sapore in bocca, vorrei assaggiare i tuoi umori, li immagino abbondanti e piacevolmente dolciastri.

Questo pensiero mi dà la spinta finale, credo sia difficile nascondere il mio respiro e i movimenti della mano, ho abbassato la testa fingendo di riflettere e ho nascosto le gambe e il braccio sotto la scrivania, lei continua a parlare e commentare la relazione che sta leggendo: non ce la faccio a fermarmi, voglio godere. Nella mia fantasia sei seduta sul mio tavolo a gambe aperte i piedi puntati sulla mia sedia, mi tieni per i capelli la faccia affondata fra le tue labbra fradice di piacere, ti stai scopando la mia bocca e ti piace moltissimo e a me altrettanto.

A questo punto non ho più inibizioni, mi sto segando con forza con la mano in tasca, stringo e rilascio il cazzo tirando la cappella, mi sembra impossibile che lei non se ne accorga, forse se ne è accorta ma ne sta godendo anche lei.

Le mie fantasie ora confondono insieme il tuo sapore che sento in bocca con la vista della mia assistente che continua ad accavallare le gambe – puttanella, lo sa che mi sto facendo una sega! Penserà sia per lei, per questo mi offre anche la scollatura sporgendosi in avanti per farmi desiderare quei capezzoli che una volta ho succhiato.

Ecco, vengo… siete una donna sola nella mia testa, sovrappongo le tue fantasie di sconosciuta al suo corpo disponibile.

Sento le contrazioni, tossisco per nascondere l’orgasmo, poi schizzi violenti e caldi mi riempiono la mano, temo quasi mi colino fuori dai pantaloni, stringo con forza la punta del cazzo per impedire che lo sperma bagni ovunque, tengo tutto in mano e continuo a stringere finché non inizio a perdere l’erezione.

Mi calmo, penso di nuovo a te, ai tuoi racconti e alla voglia di sfidare il limite, guardo l’assistente che ha finito (anche lei) e mordicchia la matita in attesa di un’opinione.

Immagino sia tu, ti voglio lanciare la sfida…

Mentre mi complimento per il lavoro mi alzo, sempre con la mano in tasca per impedire che la macchia arrivi ai pantaloni, vado verso di lei, due passi con aria distratta, poi la guardo (sei tu, come ti immagino io).

“Ti sei sporcata tutte le labbra con la matita – dico – hai pezzetti di legno ovunque” e senza lasciarti il tempo di rispondere tiro fuori la mano e passo due dita sul tuo labbro inferiore per pulirlo, lentamente mi soffermo a togliere due pezzettini di legno pizzicandoti leggermente.

Le tue pupille sono dilatate: oh sì, sì che lo hai riconosciuto l’odore sulla mia mano, e forse anche il sapore hai sentito.

Aspetto che passi la lingua sul labbro…

“Grazie” dici.

Sorrido ed esco dall’ufficio, penso che presto assaggerò nuovamente quei capezzoli.

 

 

 

 

Diegotto:

 

Autoreggenti.

 

Sul treno non c’è nessuno nei posti accanto, però ci sono delle persone nelle file precedenti… inoltre siamo vicino alla porta, alla prossima stazione potrebbe salir qualcuno.

Io, al tuo fianco, vedendo le tue autoreggenti impazzisco, mi piaci da morire, mi avvicino, sento il calore della tua pelle, della tua bocca. Mordicchio un tuo labbro, ti sfioro le orecchie, ti bacio il collo, la mano va a cercare di scoprirti la spalla.

Non so bene perché, ma resisto alla tentazione di toccarti le calze. L’altra mano è sul tuo viso, ti accarezza mentre ti bacio.

Mi chiedo se sei spaventata dal possibile arrivo di qualcuno.

Ti chiedo se sia meglio andare alla toilette. Mi rispondi che quelli dei treni ti fanno talmente schifo che ce ne vorrebbe di eccitazione per spingerti ad infilartici!

Capisco cosa vuoi davvero: la paura di essere sorpresi è stimolante…

Ricambi i miei baci e le mie carezze. La tua mano finisce ben presto sul cavallo dei miei pantaloni, vogliosa.

La mia mano ricambia e comincia a sollevarti la gonna… e finisce in mezzo alle tue cosce. Sapendo quanto sei birichina mi meraviglio che oggi indossi l’intimo!

Il mio sesso non può stare rinchiuso in questi pantaloni ancora per tanto tempo… Decido che è ora di osare qualcosa… e te lo sussurro nelle orecchie…

In risposta tu tenti di toglierti le mutandine, ma te lo impedisco. Mi piace tastarle, sentirle umide… Scostarle e infilare un dito… “Ti dispiace?” chiedo ironico.

“Certo che mi dispiace…” rispondi. “Toglimele, dai!…” mi supplichi all’orecchio.

Ah sì? È questo che vuoi? Beh prima di togliertele ti tocco parecchio, ti faccio “soffrire”, sei un lago… Ti metto il dito col quale ti ho masturbato in bocca… Lo ciucci, le guance si ritraggono oscenamente… Ti sfilo le mutandine, le odoro e me le infilo in tasca…

“Prendilo in mano”, ti sussurro… E so già che avrò in qualcosa di più…

Mi slacci i jeans, con il sorriso sulle labbra, mordendoti incantevole il labbro inferiore, da bambina impaziente. Lo tiri fuori, guardandomi negli occhi, contenta di vederlo già pronto. Ti chini, per il qualcosa in più.

Ti accarezzo il viso, i capelli, ma senza premere la testa… Miseria se succhi forte… “Non far troppo rumore… Sei eccitatissima vero?” Ti infilo le mani sotto la maglia, ti tocco la schiena, scendo giù ti accarezzo le natiche…

Ho voglia di entrarti dentro…

Scosti un po’ il bacino dal sedile, per lasciarmi passare.

Miseria, potrebbero scoprirci… però la voglia è troppa. Non è facile, con i pantaloni addosso, ma meglio tenerli su… Ti penetro, tu gemi, forse troppo forte, ti metto una mano sulla bocca… e poi ti bacio. Comincio a muovermi velocemente, manca poco alla prossima stazione, ma con questa eccitazione addosso non credo dureremo tanto…

Trasportata dalla passione mi chiedi di più. “Mettimi un dito dietro… “ sussurri ormai priva di freni inibitori.

“Ah… è così?” Ma io ormai ti voglio penetrare col pene.

Te lo affondo con molto piacere…

Con ampi colpi ti scopo davanti… Certo che non so come facciano a non sentirci, ormai siamo espliciti, sento addirittura lo “sciacquettio” dei nostri due sessi che si uniscono…

Stiamo venendo… Ti sussurro “posso venirti dentro?”

Non mi rispondi neanche. Sei troppo presa. In questo momento potrei farti qualsiasi cosa…

Ti infilo una mano nella maglia e ti tocco le tette, stuzzico il capezzolo… Nel frattempo continuo a masturbarti mettendoti un dito nel buchetto dietro…

Non ce la faccio più, ti spingo sul sedile, mi appoggio su di te, e ti vengo dentro con colpi possenti… Sei caldissima dentro, sei venuta anche tu…

E mentre siamo lì abbracciati, ansimanti, e hai ancora le mie falangi sodomizzatrici infilate in te, alziamo lo sguardo e ci accorgiamo che un gruppetto di ragazzi è sopraggiunto davanti a noi e ci sta guardando. Già da un po’, a quanto pare…

Li guardo sorridendo. Ti mordo il labbro…

Ora però uscendo da te potrebbero vedere le tue intimità… E pare proprio siano interessati a non perdersi lo spettacolo. Si avvicinano sghignazzando…

Sono sicuro che questa cosa ti ecciti… Esco da te, me lo rimetto nei pantaloni… tu ti rimetti a posto la gonna ma i tizi hanno comunque modo di vedertela, bella, ancora gocciolante dei nostri liquidi, rossa… con la sua striscetta. Le mie dita sono ancora dentro…

Abbassi lo sguardo. Ti vergogni, o fingi molto bene.

Uno di loro, ormai accanto a noi, mi fa i complimenti. Poi spavaldo mi chiede se può favorire, chè una come te per un uomo solo è davvero sprecata…

Io qui però mi gioco la carta sangue 25% siculo. Quindi rispondo “no, non puoi favorire”, anche se so che ti dispiace…

Il tipo sbuffa, e se ne va, seguito dai suoi compari.

Tu mi abbracci. Appoggi la testa sulla mia spalla, dolce come solo dopo l’orgasmo riesci ad essere.

Lo so che hai fatto l’occhiolino al tipo… Ma per questa volta farò finta di niente, mia perversa creatura.

 

 

 

Giulia:

 

Marinella, sei diretta verso casa di una bellissima ragazza, Julie.

Lei ti tiene per mano.

Da molti giorni sogni questo momento. Sei eccitata al pensiero di poter finalmente insinuare tra le sue cosce le tue dita, la tua lingua…

Lo desideri da quando l’hai vista in fotografia.

A stento sei riuscita a trattenerti quando vi siete incontrate in stazione e vi siete baciate sulle guance mentre i vostri corpi si sono appoggiati l’uno all’altro in un abbraccio già immediatamente privo d’imbarazzo.

A fatica hai represso la bramosia per tutta la giornata, tentata ogni secondo da ciò che il suo splendido vestitino di flanella lascia intravedere.

Sei talmente sicura di quel che la serata ti promette che nemmeno fai caso alla macchine parcheggiate di fronte alla villa.

Entri nell’enorme atrio e la segui fino in camera, badando ben poco all’ambiente interno del lussuoso edificio: Julie è bellissima e catalizza ogni tua attenzione.

L’atmosfera è quella che immaginavi. La voglia di sesso è palpabile, irresistibile.

Senza alcun preambolo si presenta di fronte a te con una finissima sottoveste che non copre praticamente nulla.

Ti incanti ad ammirare i suoi piccoli seni turgidi, con i capezzoli che tendono il trasparente tessuto, e poi il suo pube, perfettamente rasato. Ne senti quasi il buon profumo…

“Preparati…” ti dice sorridendo.

Ti avvicini a lei, piena di aspettative. Il letto ovale al centro della camera promette una serata davvero speciale. Julie ha anche acceso le candele posizionate un po’ ovunque; ora sono l’unica suadente illuminazione che tinge di colori caldi i vostri corpi.

Vi baciate.

Le tue mani stanno per raggiungere ciò che da tante ore agognano, ma lei si ritrae e senza dare spiegazioni esce dalla stanza.

Ti guardi intorno. Sul letto è posato un incantevole corsetto nero; accanto c’è la rosa più rossa e bella che ti sembra d’aver mai visto.

La prendi per il lungo gambo, ne assapori l’odore fresco, e capisci.

Ti spogli e indossi il corsetto.

Sorridi constatando quanto ti renda eccitante. In alto ti sostiene i seni lasciandoli completamente nudi. In basso arriva appena sotto l’elastico in cintura delle tue mutandine, che decidi di togliere, con la ferma volontà di apparire praticamente già pronta “all’uso”.

Ti stendi sulle lenzuola e cerchi la posa con cui vuoi farti trovare. Sei indecisa su quanto indecente vuoi che sia. Ne provi varie. La porta si apre sorprendendoti a gambe aperte, con la rosa – con cui ti sei prima accarezzata dal collo all’inguine, graffiandoti anche un seno con le spine troppo acuminate -appoggiata sul sesso.

È così che rimani, impietrita, mentre altre quattro ragazze entrano dietro Julie una dopo l’altra.

Indossano tutte la stessa candida sottoveste.

Tutte ti guardano. Arrossisci, ma in realtà, com’era prevedibile, ti stai eccitando terribilmente.

Ti alzi istintivamente in piedi, mentre Julie le conduce davanti a te.

“Sei pronta?” ti chiede.

Al suo sorriso avresti voluto rispondere con decisione, invece riesci solo a gemere affermativamente.

Lei ti fa un cenno, come a volerti tranquillizzare, poi con un semplice gesto chiede – o ordina? – a una delle ragazze di inginocchiarsi. La giovane dai capelli corti ubbidisce. Julie le sospinge il capo verso il tuo bassoventre e tu chiudi gli occhi, sentendo la sua lingua insinuarsi tra le tue cosce, cercare la tua fessura, trovarla, percorrerla, raggiungere il clitoride e soffermarcisi.

Avverti il respiro caldo della padrona di casa farsi vicino. Le sue labbra si poggiano sulle tue. Dischiudi la bocca lasciva.

Le due lingue entrano dentro di te contemporaneamente.

Nel trasporto del bacio solo per un attimo i tuoi occhi si aprono. Vedi le altre due ragazze incollate in un secondo bacio saffico. Manca una ragazza, per un attimo la cerchi, poi torni a perderti nelle sensazioni che ti stanno donando e quasi senza rendertene conto ti lasci condurre sul letto.

Le tua mano destra esplora il corpo di Julie, mentre la sinistra accarezza la testa dell’altra, sempre intenta a leccarti e mordicchiarti là sotto, dove l’apice del piacere si fa sempre più vicino. Se adesso si fermasse la supplicheresti disposta a tutto, affinché continuasse.

Improvvisamente ti accorgi che il buio ora vi avvolge. Qualcuno, probabilmente la quinta ragazza, ha spento una dopo l’altra tutte le candele.

La padrona di casa si ritrae lasciandoti a bocca aperta, letteralmente. Anche la ragazza dai capelli corti ti abbandona. Sei sola.

Senti il rumore degli altri corpi che ancora si stanno amando, ma ora nessuno sembra preoccuparsi per te.

I minuti diventano interminabili. Il tuo respiro si fa corto, hai paura ora.

Vorresti avere il coraggio di raggiungere le altre ragazze, ma è ovvio che non ce l’hai.

Senti qualcuno muoversi dietro di te. Improvvisamente una mano aperta ti colpisce su una natica. Il rimbombo della sculacciata e del tuo conseguente urlo di dolore echeggiano nella stanza.

È solo l’inizio.

Senza smettere di percuoterti ti trascinano sul letto. Ti mettono carponi.

I colpi al tuo povero fondoschiena si susseguono implacabili, sempre più forti. Se ci fosse luce potresti vedere la tua pelle farsi sempre più rossa e gonfia. Senti dita stringere le tue carni, unghie graffiare la tua pelle, solcarla impietose. Gridi, quasi disperata. Invano.

E finalmente eccola di nuovo, Julie. La senti appoggiarsi sul tuo corpo.

No, non è lei, il seno che senti premere sulla tua schiena è troppo prosperoso. Riesci a distinguere la consistenza dei grossi capezzoli sotto le tue scapole.

Ti bacia il collo. È una sensazione irresistibile. Lo morde. La tua spina dorsale si inarca voluttuosa tra le sue braccia, strette intorno a te.

È in quel momento che ti accorgi dell’oggetto freddo puntato contro il tuo ano.

Spalanchi gli occhi, spaventata. Si stanno abituando all’oscurità e ora riconosci le sagome delle giovani donne muoversi lascive davanti a te. Cerchi di divincolarti, ma l’abbraccio della ragazza su di te ti impedisce qualsiasi movimento. Ti chiedi se Julie l’abbia scelta proprio per la sua forza.

Il fallo artificiale evidentemente legato in cintura alla tua aguzzina dilata il tuo orifizio e la sua punta ti penetra dentro.

Chiudi le palpebre. Siete circondate da gemiti, fruscii e bisbigli. Sai che ti stanno guardando, che sei tu la causa principale della loro eccitazione.

L’oggetto affonda nelle tue viscere. Non riesci a trattenere l’ennesimo urlo e riaprendo istintivamente gli occhi ti ritrovi davanti Julie. Mentre due ragazze dimenano la testa tra le sue cosce come a volersi litigare il piacere di assaporarle gli umori, lei ti guarda beffarda, con un odioso ghigno che vorresti far scomparire immediatamente, magari sedendoti sulla sua faccia e soffocandola con il tuo sesso. Se solo l’assatanata sodomizzatrice non ti tenesse così inflessibilmente immobilizzata…

“Portatemelo!” ordina la padrona di casa. Le giovani cessano immediatamente di contendersi i suoi orifizi ed una di loro si allontana dietro il tuo campo visivo. Vi rientra porgendo a Julie un secondo fallo artificiale, completo di laccetti per indossarlo nella giusta posizione, smisuratamente più grande del primo, ora dentro di te. Glielo allaccia e poi ritorna a ricongiungersi con le compagne, impegnate in un sessantanove lesbico che con lei diventa una sorta di invitante triangolo orgiastico, in cui ognuna pratica e riceve sesso orale. Di prima qualità, sembrerebbe.

Senti il dolore improvviso e acuto al cuoio capelluto quando Julie ti afferra i capelli e ti solleva la testa per obbligarti ad infilare in bocca il suo enorme organo maschile sintetico.

Ha un sapore dolce, diverso da quelli veri, ma è di proporzioni davvero inverosimili. Ti riempie la bocca divaricandola all’estremo. Provi a succhiare, come normalmente sai fare molto bene, ma con quel mostro in bocca è davvero impraticabile.

Dietro di te l’altra “carnefice” ha sfilato il primo dildo e comincia ad infilarti nello stesso sventurato buchetto quante più dita riesce, cercando con la saliva di lubrificartelo sufficientemente. Il lungo mugugno che stai facendo è ciò in cui le tue grida vengono trasformate dall’ingombrante presenza nella tua cavità orale.

Finalmente entrambe escono dal te, ma il tuo sollievo è solo illusorio. La ragazza alle tue spalle si fa da parte, cedendo il posto alla padrona.

Quando il gigantesco fallo ti penetra nell’ano quasi non ci puoi credere che davvero sia riuscita a farlo passare. Il dolore è intenso e l’urlo, impossibile da trattenere, esplode nella penombra angosciante e disperato.

Come si può godere, sottoposta ad un tale supplizio? Certo, ora le ragazze sono tutte concentrate su di te. Ora le loro dita accarezzano il tuo corpo, dolcemente. Ti baciano. Ora le loro deliziose lingue allietano le tue zone erogene, soffermandosi sui punti strategici del tuo piacere. Li titillano con esperienza, ti strappano un gemito tra le grida…

Sta accadendo. Il dolore si sta tramutando in profondo godimento. Le sollecitazioni sono troppe per riuscire a resistervi e la costrizione a cui sei sottoposta rende tutto ancora più eccitante.

Il tuo orgasmo deflagra potente, incontrollabile, prolungato come mai prima d’ora t’era accaduto.

Ti lascia stordita, incapace di reagire, e loro non si fermano.

Obbligano i tuoi sensi a riattivarsi in fretta. Trasformano nuovamente il male delle penetrazioni in lussuria perversa. Il tuo clitoride gonfio e rovente, ancora tormentato senza sosta, risponde una seconda volta e un nuovo orgasmo fa tremare i tuoi muscoli.

“Basta…” gemi. Chiedi pietà.

Inutilmente.

Perderai il conto di quante volte male e fastidio si alterneranno a voglia e piacere, ma alla fine, quando ormai la notte si farà più chiara preannunciando l’alba, ti ritroverai distesa su questo grande letto, abbracciata alle quattro fanciulle, in un accogliente intrico di braccia e gambe nude, ancora sporca della saliva e degli umori di tutte, esausta, più di quanto tu ricordi d’esser mai stata, e incredibilmente, inaspettatamente, e semplicemente, felice.

 

 

 

 

berglieber:

 

IMPREVISTO

I tuoi brevi messaggi ai quali seguivano i miei forse troppo lunghi, subito cancellati, mi davano l’impressione di mattoni per costruire un muro tra noi. Avevo torto, come magari ne ho nell’intravedere in te una spregiudicatezza un po’ scipita a fare da velo su una morale piuttosto conservatrice e convenzionale, sebbene inconscia. Questo per dire che mi stai piuttosto indifferente, se non antipatica. Ora che tu, contro ogni mia previsione, mi hai chiesto di vederci (e per me vuole dire una sola cosa perché per altro non mi schioderei) mi guarderò bene dal lasciar trasparire queste mie impressioni un po’ per convenienza ed un po’ per il senso di vendetta che si prova illudendosi di umiliare col sesso. Però questa mia prevenzione resta e ferma la carezza che sto per fare sui tuoi capelli lucidi e scuri acconciati in omaggio al nostro incontro. Non frena invece le voglie che la tua richiesta mi ha provocato.

“Girati!” Ti spingo contro il muro con le braccia in alto. Guido il mio pene per quello che mi permette l’impaccio dei nostri abiti nel solco tra i tuoi glutei nervosi. L’hai sentito di certo pure tu venire duro, ma non ti do il tempo di reagire o di parlare.

“Non ti muovere!” In ginocchio dietro di te, ti spoglio dalla vita in giù senza far caso a ciò che ti sfilo. Immobile ed inerte mi lasci fare ed io rimugino, scoprendo il bianco splendore delle tue chiappe, che anche l’indumento più provocante perde il suo potere erotico senza la giusta presentazione mentre anche delle modeste mutandine di cotone possono diventare un richiamo esaltante se esibite, per esempio, con l’atteggiamento della quindicenne finta ingenua che vuol farsi fottere, che so, dallo zio o dal nonno.

“Lasciami stare!” Quasi me lo gridi mentre io, è la mia prima volta, con tentativi poco efficaci cerco d’insalivare nonostante i tuoi dimenamenti il tuo buchino serrato. Ti aspettavi altro forse e magari con tempi più lunghi d’approccio.

“Aspetta!” Ti rassegni, o provi gusto ad accettare la situazione, e dalle inesauribili risorse della tua borsa di donna estrai e mi porgi uno stick di quelli per proteggere le labbra dal sole e non so quale crema prima di assumere una posizione più consona e sottomessa. Uso lo stick come un cazzetto preparatorio all’ingresso di quello di carne vero che porto in tensione al massimo masturbandolo con una mano ben cosparsa di quella crema.

“Spingi che entra!” Io spingo e tu spingi. Il fragolone color naso avvinazzato della cappella che fa da testa d’ariete alla fine entra. Il resto penetra più agevole e veloce. Mi mancano fiato e parole, la mia è una sensazione mista di piacere e dolore, una stretta che stringe il mio membro con un vigore ed una costrizione più forti di quelli d’una vagina.

“Toccami!” Unito a te come un coleottero maschio sul dorso della sua femmina, ti allargo con delicatezza le labbra della tua figa che immagino al tatto come un cieco, sfioro con progressiva intensità il tuo clitoride e la tua vagina si bagna ed in quell’umidore lubrificante del tuo desiderio ti penetro a fondo con una, due ed infine quattro dita. Voglio fare anche mia almeno la soddisfazione dell’orgasmo che sta per venire, che viene con un tuo urlo represso. Ogni tuo spasmo è stato un eccitare il mio cazzo praticamente immobile dentro di te.

Ci stacchiamo, ti guardo cercando nel profondo liquido delle tue pupille scure i segni impressi dal piacere provato. Pure tu mi guardi e ridi. “Sei ridicolo, vestito a metà e col coso che ti pende.” Ridicolo ed arrapante, suppongo…

Nel letto, tu nuda ed io nudo anche se mi vergogno un po’, magari senza ragione, di mostrarmi a te.

“Vieni sopra di me!” Il tuo pube struscia sul mio sesso. Sento la tua fessura umida che vi scorre sopra.

“Fammi godere!” Lo penso, ma tu lo senti ugualmente. Non sono succhiate, né baci a ventosa. Lo afferri con entrambe le mani e soddisfi il mio desiderio di maschio nel modo più ambito con un vigoroso e violento su e giù, caricando i miei testicoli di quella specie di scossa elettrica che si fa sempre più intensa fino all’esplosione finale e oltre. La tua stretta al momento dell’orgasmo sembra voler arrestare l’inarrestabile, ma lo scopo è un altro. Vuoi raccogliere con la tua lingua rosea e puntuta il mio sperma che fai uscire goccia a goccia prima di riprendere il massaggio che dura fino a quando, non resistendo più agli stimoli, ti allento le mani.

 

 

Ci sono altri desideri da esaudire, umori da leccare, scambi di baci e altro ancora. Se tutto si esaurisse qui un secondo incontro sarebbe di routine. Ma, lo scoprirai tu stessa, non lo sarà nemmeno il terzo.

 

 

 

 

Gianni:

 

L’avevo invitata a cena, a Milano, a casa mia.

La mia ragazza era via per lavoro, evento raro e prezioso.

Era la prima volta che osavo tanto, fino a quel momento mi ero limitato a immaginare situazioni come queste, credendo che mai sarebbe potuto succedere davvero.

Io, il bravo ragazzo, perfetto padre di famiglia.

Io, che fino a qualche mese prima non avevo mai letto niente di pornografico. Io, che da sette anni facevo l’amore sempre e solo con la stessa donna. E sempre meno spesso.

Io, che fin da ragazzo avevo un sogno, semplice, credevo. Ma ancora non realizzato. Un sogno che ripetevo spesso sotto la doccia, chiudendo gli occhi all’ultimo secondo, e immaginando che il frutto del mio solitario orgasmo non si disperdesse sulle piastrelle. Mentre mi toccavo, con l’acqua più calda che la mia pelle potesse sopportare, mentre aumentavo il ritmo della mano insieme a quello dei battiti del cuore, mentre mi sollevavo leggermente sulle punte dei piedi prima di sentire il piacere esplodermi tra le dita, immaginavo una bocca di donna che mi attendeva, desiderosa di assaggiare il mio orgasmo.

Nella vita reale non mi era mai successo. Nelle mie dieci (o poco più) storie di sesso, mai avevo avuto una donna disposta a tenerlo in bocca fino all’ultimo, ad accogliere il mio sperma. Forse per questo ogni volta che facevo da solo – e lo facevo molto più spesso, da quando avevo incontrato sul web questa nuova amica – immaginavo sempre lo stesso finale. E dopo il finale immaginavo di baciarle, le ragazze che avevano finalmente bevuto il mio seme. Mi eccitava moltissimo quest’idea, come da ragazzino mi eccitava semplicemente l’idea di fare l’amore.

In quei giorni, da quando avevo iniziato a leggere i racconti di Xilia e a scriverle, la mattina entravo sotto la doccia e non potevo fare a meno di pensare a lei. E al fatto che prima o poi l’avrei invitata a cena da me. Avrei cucinato per lei. E lei avrebbe ricambiato, dopo la cena, ingoiando il mio sperma. A lei piaceva, così sembrava dai racconti.

Ora quella sera era finalmente  arrivata: Xilia aveva accettato – contro ogni previsione – il mio invito e a breve ci saremmo incontrati.

Stavo cucinando, amavo farlo. Un risotto. Lo so cucinare bene, e poi il risotto piace a tutti, speravo di andare sul sicuro. Lo avrei fatto con i gamberi e il limone. E un po’ di porro. Ero eccitato, mentre badavo ai fornelli. Continuavo a pensare a come sarebbe andata la serata. Davvero sarebbe stato come immaginavo? Davvero avremmo fatto sesso? Davvero avrei potuto realizzare il mio sogno erotico? Mentre pensavo a questo, iniziai a toccarmi. Mi abbassai i pantaloni, e mentre mi accarezzavo immaginavo la bocca di lei che lo avvolgeva. Immaginavo un fiume di sperma sgorgare dal mio membro. Non si sarebbe allontanata, lei non lo avrebbe cacciato. L’avrebbe tenuto lì.

La mia mano era più veloce, stavo per venire, ed ebbi un pensiero: Xilia avrebbe certamente assaggiato il mio sperma. Perché io lo avrei messo nel risotto. Quel pensiero folle mi fece impazzire, e anche se scostai subito la mano feci appena in tempo a recuperare un bicchiere dalla tavola prima di venire. Non mi ricordavo di avere mai prodotto tanto liquido, né di avere mai avuto un cazzo tanto duro. Xilia era magica, ancora prima di arrivare mi aveva concesso il più intenso orgasmo della mia vita. Guardai lo sperma nel bicchiere, ci pensai un secondo, poi lo versai nella pentola. Ancora cinque minuti e il riso sarebbe stato pronto. Lo assaggiai. Era cotto. Era buono. Ed era eccitante. Volevo ancora masturbarmi, l’idea di avere assaggiato il mio stesso sperma era incredibilmente eccitante, ma Xilia stava per arrivare. Se me lo avessero detto, che un giorno avrei fatto una cosa del genere, non ci avrei mai creduto. Eppure. L’incontro virtuale con Xilia mi aveva aperto nuove porte. Chissà l’incontro reale cosa avrebbe riservato.

 

Suonò il campanello. Era lei.

 

 

 

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