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Forzata!

By 22 Maggio 2013Dicembre 16th, 2019No Comments

‘Ciao Serena… come mai da queste parti?’
Avevo riconosciuto la voce, anche se dentro di me speravo di sbagliarmi, che non fosse lui…
Mi giri e lo vidi: era davvero lui, Alessandro, il viscido nuovo ragazzo della mia ottima amica Elisa… Quanto mi era odioso!!!
‘Oh… ciao Ale… (riuscii a fargli un sorriso e lui ha gongolato) mah, un giretto per negozi… Come mai senza Eli?’
‘Sai, lei lavora… Comunque stavo giusto per chiamarti…’
Trasalii: ‘Chiamarmi? A me??? E perché?’
Fece uno dei suoi sorrisetti untuosi: ‘Devo mostrarti una cosa…’
‘Una cosa… cosa?’
‘Dai, vieni fino alla mia macchina -e fece un segno dietro di sé- e te la mostro…’
‘Ma io, veramente… ma cosa mi devi far vedere, poi?’
‘Vedrai… ma &egrave importante! Dai, vieni!’
Il suo tono improvvisamente serio, urgente e poi la mia curiosità… capitolai, pur sbuffando.
‘va beh… ma solo cinque minuti, ok?’
Ero seccata, contrariata, ma curiosa, nonostante non mi andasse Ale.
Arrivammo alla macchina e salimmo… poi li prese il suo cellulare, che aveva già da prima, in tasca.
Mi stavo incazzando! ‘Allora???’
Lui fece un sorrisetto untuoso e quando finì di tocchignare il cellu, me lo allungò: ‘Guarda qui’
Allungai il collo, controvoglia: ‘Cosa?’
Poi vidi il video e trasalii: quella ero io, indubbiamente, riconoscibilissimamente io! Un paio d’anni prima, mi ero preso una cotta mostruosa per il mio principale di allora ed un giorno decise di riprenderci col -mio!- cellulare mentre gli facevo un pompino… A rivederlo dopo anni, lo vedevo grasso, vecchio, ma allora era il miglior uomo del mondo… E adesso quel filmato era sul cellu di quel viscido di Ale!!!
‘E questo, come come cazzo lo hai avuto????’
Lui ghignò: ‘Un mesetto fa l’hai portato dal tecnico, a fartelo sistemare… Ogni tanto gli do una mano anch’io e mi &egrave capitato di lavorarci io e quindi l’ho rubato dal tuo pc quando l’ho sistemato….’
L’avrei strangolato e solo in quel momento mi resi conto che stavamo andando, che non eravamo più nel parcheggio!
Avrei voluto chiedergli dove stavamo andando, ma la voglia di ferirlo col sarcasmo era troppo forte! ‘Così hai potuto farti i seghini, eh???’
Mi guardò un attimo, con un sorrisetto odioso ed aria sognante: ‘Non puoi capire quanti…’
Lo odiavo!!! ‘Cazzo ridi??? Comunque posso capire: sei un pippaiolo… e non capisco proprio cosa Eli ci trovi in te!’
Il suo viso diventò serio in un attimo: ‘E tu una troia! -poi fece un lampo di sorriso- Ma sai in quanti se ne faranno quando lo pubblico in rete?’
Venni assalita da un attacco di nausea, davvero spaventata: ‘Cosa????? Non oseresti mai!!!!’
Lui continuò, mellifluo: ‘Non sei lusingata che mi ci sono segato?? vuoi sapere quante volte ho sborrato?’
‘No, mi fai schifo!!!!’
‘Se non vuoi saperlo allora vuol dire che vuoi che lo pubblico…’
Se non avessimo rischiato di andare a sbattere, lo avrei strozzato! ‘Dai, dimmelo… Tanto so che &egrave così che esprimi la tua supposta virilità…’
‘Oltre cento…’ ‘Te lo sarai consumato!’ ‘… ma vedi… mi &egrave rimasta una curiosità…’
Gettai lo sguardo fuori dal finestrino e mi resi conto che stava svoltando per entrare in un piazzale, al limite di un boschetto con un fitto sottobosco, un posto che non mi piaceva e che sapevo frequentato da guardoni… Per giunta, si era infilato in una piccola radura, appena oltre il primo velo di arbusti del bosco, nascosti da chi arrivasse sul piazzale.
Volevo dirgli di riportarmi indietro, ma avevo un’altra, ben più impellente, urgenza: ‘Adesso che me lo hai detto, però nn lo pubblicherai…’ Sperai…
‘E non ti fa piacere che sborro per te?’
‘Non mi frega niente…’
‘Ma dovrebbe fregartene… comunque, visto che fai la stronza ora voglio chiederti una cosa… devo togliermi una curiosità…’
Che coglione… va beh, sto al giochino da ragazzino: ‘Avanti, sentiamo…
E poi perché mi hai portata qui??? E’ un postaccio… Beh?’
Lui fa una faccia che crede furbetta: ‘Voglio sapere che intimo porti’
Ma che fesso! ‘Tutto qui? un peri color pesca d pizzo. Adesso andiamo via, dai!’
‘Mostramelo’
‘Ma non ci penso neanche!!!’
‘Allora vuoi che mostro io il video a tutti?’
Risi di gusto: ‘Ahahahahhahah…’
Mi chiese aggressivo: ‘Allora: che ridi?’
Decisi di spiegargli come gira il mondo: ‘Tanto, con tutti i video che ci sono in giro… Chi pensi che mi riconoscerà???’
Fermò la macchina nella piccola radura, si girò a guardarmi con un’espressione cattiva: ‘Lo mando su Facebook, mica solo su Youporn… a tutti i tuoi contatti, che ho copiato dal tuo pc… compresi i tuoi genitori!’
Mi sentii gelare. Parlava sul serio, il bastardo!
‘Dai, piantala, non fare lo stronzo…’
‘Sei tu che fai la stronza!’
La situazione stava diventando sgradevole e pericolosa; decisi di darci un taglio: ‘Dai, vuoi vedere il mio peri? Eccotelo, così la facciamo finita!!!!’
Mi inarcai sul sedile, mi slacciai i jeans e me li abbassai un pochino.
‘E cosi che vedo? Voglio vederlo in tutte le sue parti!’
‘Cio&egrave??? Cosa vuoi che faccia, ancora???’
‘Voglio vedertelo indossato… da dietro… a pecora!’
Avevo capito al volo: voleva guardarmi il culetto… (come dargli torto? A venticinque anni sono davvero un bel bocconcino! Piccolina ma snella, bel culetto ed anche un bel seno della terza, bello sodo!)… Però volevo creare difficoltà, sperando che si stufasse: ‘E quindi…??? Ah!!!
Ma qui come facciamo???’
E lui, paziente come se parlasse ad un bambino piccolo: ‘Togli i jeans e ti metti a pecora, con la faccia girata verso il finestrino…’
‘Ah!!! Ma non mi piace qui… C’&egrave sempre qualcuno…’
‘Non mi interessa!’
‘Sei uno stronzo!’
Lui non reagì all’insulto ed io non potei fare altro che far scendere i jeans fino alle caviglie: prima si dichiarava soddisfatto, prima lasciavamo quel postaccio!
‘Sto aspettando…’
‘Un attimo!!! Cazzo, ma sei nato al primodolore???’
‘Dai… mostrami sto culo da troia!’
Ingoiai l’insulto e mentre mi inginocchiavo sul sedile esclamai: ‘Eccolo!!!’
‘Wow che bel culo che hai…’
‘Contento??? Posso rivestirmi???’
Sentii la sua mano che me lo accarezzava e che me lo palpava con inaspettata delicatezza; non era male, ma Ale era uno stronzo! ‘Cazzo fai?????????’
‘Voglio toccarlo…non posso?’
‘No, non voglio!’
MI guardò con occhi cattivi e abbassò la voce per sibilarmi: ‘Senti: o fai quello che dico oppure pubblico il video… ok?’
Oddio, il video! ‘E va beh, dai… Toccalo!’
‘No nn mi basta più… voglio odorarlo ora’
‘Sei un bastardo… Fai quello che vuoi… ma alla svelta, che mi viene tardi!!!’
Lui sprofondò il viso tra le mie chiappine e iniziò a leccarmi… Mmhhh…. non male… ma LUI non mi piace e poi mi sta obbligando!
Riaprii gli occhi che avevo socchiuso e… ‘Aspetta, no! Andiamo via!!! C’&egrave gente, che ci guarda!!! Piantala, dai! Andiamo via, non voglio!!!!
‘No no… restiamo! Sposta il perizoma…che cosi non posso leccarti la fica!’
‘No, dai, andiamo via!!!! Si avvicinano!!!!’
Con la sua mano aperta che mi premeva con forza sulle reni, mi sentivo intrappolata ed in quella sentii il ronzio del mio finestrino che si abbassava.
‘Ma che cazzo fai?? andiamo via!!!’ Cominciavo ad essere agitata.
E lui, serafico: ‘Se andiamo via pubblico tutto… a te la scelta!’
Cominciai a piangere: ‘Ma non voglio…’ Poi però decisi di assecondarlo, in modo da poter andare via da quel posto orribile al più presto; allungai una mano e mi scostai il peri.
Sentii subito il suo alito caldo e poi la sua lingua che mi sfiorava appena le labbrine e poi la sua lingua che si faceva strada tra di loro e che mi affondava dentro con un guizzo… Uhhhmmmm… Bastardo!… ma bravo, però….
Oddio! Due uomini si stavano avvicinando alla macchina!
Lui staccò la bocca dalla mia fichetta: ‘Togliti il reggiseno: mostra le tette ai tuoi amici!’
Ero disperata: ‘Ma non ce l’ho…. ho solo la polo…’
‘Toglila’
Avrei voluto muovermi, ma i jeans attorno alle caviglie mi impacciavano…
Singhiozzando chiesi. ‘Devo proprio???’
E lui, inflessibile: ‘A te la scelta…altrimenti le vedranno da Youporn’
Piangendo, mi tolsi la polo… ‘Contento???’
‘Adesso chiedi ai nostri amici di toccarle’
‘Tu sei PAZZO!!!’
I due però avevano sentito e si avvicinarono al finestrino, ghignando.
‘Mi hai quasi scocciato… Fallo!’
Non volevo…
‘FALLO!’
Cedetti… ‘Per… per favore… vorreste…. uhm… toccarmi i seni???’ mormorai, piangendo dalla vergogna.
Il più anziano dei due ghignò, mostrando denti macchiati di nicotina: ‘Ma solo se possiamo schiaffeggiarti la faccia con il cazzo!’
‘Ma questi sono pazzi!! Andiamo via, dai!’
‘Io non mi muovo… O fai quello che dicono o scendi ed io vado a casa a pubblicare il video…’
Tentai di richiudere il finestrino, ma Ale lo teneva aperto col comando dalla sua parte.
‘Ti preeeeego… qualunque cosa… ma non QUESTO!’ Ero disperata!
‘Allora scendi… su, sbrigati!’
Capitolai, travolta dal pensiero della mia vita distrutta da quel cazzo di filmato, con i miei che sarebbero morti dalla vergogna, le occhiate, le battute, gli approcci volgari dei colleghi: ‘Va… va bene… Come volete…’
‘Dai, puttana: digli quello che dovono fare… anzi, pregali!’
Cercavo di dissuaderlo, di uscire da quella situazione da incubo, mentre sentii uno dei guardoni fare uno strano fischio modulato, una sorta di segnale: ‘No, dai…’
Ma lui era inflessibile! ‘Su, sbrigati!’
Cedetti: ‘Vi… vi prego… schiaffeggiatemi coi vostri…. membri… mentre mi toccate i seni…’
Il vecchio decise di prendermi in giro: ‘Cos’hai detto? Che dobbiamo fare? Ripeti, non abbiamo sentito bene!’
‘Quello… quello che avete detto prima… quello che volete…’
Ale fu implacabile: ‘Dillo bene…’ mentre notai che altri tre, tra cui due neri altissimi, uscivano dalla vegetazione: ormai ero in loro balia, visto che Ale si stava evidentemente divertendo molto ad umiliarmi.
Mi feci forza: ‘Toccatemi i seni mentre mi schiaffeggiate coi vostri membri eretti…’
‘Dillo bene, ho detto!’
‘Non va bene cosi, Ale?’ Lui intanto mi stava pizzicando il bottoncino e mi sfuggì un sospiro di gradimento.
Riprovai: ‘Palpatemi le tette e sbattetemi i vostri cazzi duri sulla faccia…
Va bene cosi, Ale?’
‘Sì… ora precisa cosa sei…’
‘E cosa sono???’
Sadicamente, mi chiese: ‘Cosa ti senti di essere, ora?’
‘Una… puttana?’
Mentre facevo questa -stupida- domanda, lui mi succhiò le labbrine e contemporaneamente mi infilò di colpo due dita dentro; il bastardo mi stava facendo eccitare da impazzire, con le sue mani e la bocca e quella turpe situazione!
‘Diglielo!’
‘Sono una puttana…’
‘La puttana di chi?’
‘La tua…’
‘No… sei la puttana di tutti, anche di tutti loro! Riprova!’
‘Sono la vostra puttana… fatemelo, vi prego… sbattetemi i vostri cazzi duri sulla faccia, mente mi palpate le tette!’ Mi sentivo sprofondare ma, stranamente, anche eccitata… ‘Vi prego, fatelo!’
I due, che avevano già estratto i membri, si avvicinarono fino ad appoggiarmeli sulle guance, mentre io, tenuta spinta con la testa fuori dalla potente spinta del massiccio ragazzo della mia amica, non potevo sottrarmi.
Il vecchio, a cui puzzava, fu il primo a colpirmi la guancia ridendo ed io istintivamente cercai di sottrarmi a quella umiliazione, mentre anche gli altri tre se li tiravano fuori… Sgranai gli occhi: uno degli africani aveva un cazzo mostruoso, lungo ben oltre un palmo e la sua grossa mano faceva fatica a circondarlo, mentre si masturbava.
Ormai me li appoggiavano sulle labbra e provavano a spingermeli in bocca, ma non volevo che quegli affari puzzolenti mi ci entrassero, per cui tenevo le labbra serrate e cercavo di distogliere la testa.
Intanto Ale, da bastardo, mi sta masturbando la fichina come un pazzo; mi rendo conto di aver divaricato al massimo le ginocchia, per favorire al massimo le sue manovre.
Mi sfugge un gemito.
‘Ti piace troia???
‘No… dai… ti prego…’
Mi afferrò saldamente i capelli, tirandomeli e facendomi alzare la testa, mentre con l’altra mano, mi infilava un terzo dito della fichetta: ‘Sicura?’
‘Non voglio….’ ma mentre lo dicevo, mi rendevo conto che non ne ero davvero poi così sicura.
‘Ohhhhhhhhhh…’
Ale mi stava masturbando come un pazzo, nessuno mi aveva mai masturbata così… Mentre mi scappò quel gemito, un cazzo riuscì ad entrarmi in bocca… Lo sentii puzzolente, ma succhiai.
L’uomo, il vecchio, mi afferrò per le orecchie, come fossero due manici e cominciò a… scoparmi in bocca, spingendomelo dentro fino in fondo, arrivandomi con i coglioni pelosi contro il mento ed i folti peli pubici a solleticarmi il naso.
Capii che stava per godere, per venirmi in bocca… Non volevo, ma la sua presa ferrea mi impedì di sottrarmi e me la sentii arrivare fino in gola, uno schizzo dopo l’altro…
Ale nel frattempo mi aveva lasciato i capelli ed intuii che si era spostato, per godersi meglio la scena: ‘Ti piace troia??’
‘Mmpppfff!!!! Mmmppphhh!!!!’ Con l’affare del vecchio piantato fino in gola, mentre si stava scaricando, cosa potevo dire?
‘Che hai fatto??? hai bevuto la sborra di un vecchio che manco conosci?’ Mi chiese il bastardo con finta perplessità.
Mi sentivo morire, dalla vergogna…. di sentirmi così eccitata da quella assurda, inaspettata situazione.
Annuii, piangendo.
‘E ti &egrave piaciuta?’
Stavo istintivamente per annuire, ma mi resi appena in tempo conto che sarebbe stata una capitolazione totale e che avrei perso ogni briciola di rispetto che lui potesse ancora sentire per me.
‘Allora rispondi: ti &egrave piaciuta la sborra del vecchio??’
‘N… no…’
‘Quante sborrate avevi ingoiato, fino ad oggi??’
‘Uh…. alcune… Ma sempre del mio fidanzato! Non di gente trovata in giro!!!’ esclamai, con la voce gravida di indignazione.
Lui allungò la mano, mi afferrò nuovamente per i capelli e mi obbligò a sporgere di nuovo la testa fuori dal finestrino. Subito un altro uomo me lo appoggiò sulle labbra; provai a resitere, stando con le labbra serrate, ma l’uomo con una mano mi teneva bloccata per la nuca, mentre con l’altra mi serrò le narici, obbligandomi ad aprire la bocca, che invase subito col suo membro.
Mentre ero impegnata nel pompino -lo ammetto: cominciava ad eccitarmi la situazione e questo lo stavo spompinando con una certa voglia- notai che qualcuno uscì dalla mia visuale, passando davanti al muso dell’auto e dopo meno di un minuto, sentii lo schiocco della portiera che si apriva.
Cercai di sbirciare alle mie spalle, per capire cosa stava succedendo, e vidi che Ale teneva la porta aperta per dar modo ai due africani di poter allungare le braccia fino a potermi palpare il culetto.
Mi sfilai un attimo il membro dalla bocca, per chiedere, furibonda: ‘Ma cosa fai, adesso??? mmppfff!!!’ anche se subito la mia bocca venne nuovamente occupata da un cazzo duro.
‘Visto che ti piace tanto ora ti lascio a loro…io ti scopo dopo il culo…’ disse il bastardo, con tono indifferente, mentre scendeva per lasciare il sedile di guida libero per uno degli africani, col viso nerissimo spaccato dal bianco di uno splendido sorriso.
Intrappolata nell’auto, bloccata dalla mano potente che mi teneva per la nuca per potermi sprofondare il cazzo fino in gola, impacciata dai jeans che avevo abbassato alle caviglie, pressata dalla potente pressione sulle reni della manona dell’africano, mugolai la mia contrarietà, cercando inutilmente di divincolarmi.
Ale, col distacco di uno scienziato che fa un esperimento, mi chiese: ‘Lo vuoi con o senza preservativo?’
Mi liberai il tempo per poter urlare: ‘Non lo voglio!!!!!!’
‘Hai solo questa scelta’
‘No, dai, t prego!!!’
‘Scegli’
‘Non vogliooooooo!!!’
Speravo inutilmente ancora che ale non mi lasciasse in balia degli uomini
‘Allora regà: vi dò nome e cognome ed indirizzo suo…poi vi dico dove troverete il suo video porno fatto e mi raccomando… dovete cercarla!’
‘No, dai!! Aspetta!!! Farò tutto!!!’
‘Allora dì al negro che deve fare… e se o senza preservativo…’
Capivo che ormai, in mezzo a quegli uomini infoiati, non avevo scampo! Mi venne un pensiero, raggelante!’
‘Che… se lo metta…’
‘Ok…vai pure senza, amico…’
‘Nooooooooooooooooo!!!!!!!!!!
‘Dai amico, fottitela per bene!’
‘No dai! Ho anche sospeso la pillola!!!’ cercavo di divincolarmi, di fuggire.
‘Meglio…quindi devi sborrare dentro ok? Anzi… diglielo te!’
‘Ale…. ti prego… Sono anche in periodo fecondo… Non puoi farmi questo!!!!!!!’
Sento le ninfe dilatate al massimo dal membro del nero, che entra dentro piano piano…. ma &egrave lunghissimo!
‘Ohhhhhhhhhhhhhhhhhhh………………….!!!’ Il mio corpo reagisce, accogliendo ed apprezzando quella grandiosa penetrazione, mentre la mia mente urla disperatamente il suo rifiuto.
‘Ok, buono a sapersi… allora: siamo in sei e le sborriamo tutti dentro la fica… Ok?’
‘Noooooooooooooooooo……….’ Sento la spinta possente del nero che mi penetra, mi colma, mi dilata, mi allunga la vagina, mi invade e possiede completamente!
Sono come una bambolina impazzita, schiava dell’enorme piacere che provo e ormai non mi nego più ai cazzi che mi vogliono entrare in bocca, per farsi succhiare, aspirare, leccare, che cercano di entrarmi tutti, fino in gola.
Scopro un piacere malsano, enorme, ad essere usata da quegli sconosciuti e mi piaceeeee!!!!
Gli uomini restano indifferenti all’orgasmo che mi ha travolta, lasciandomi stremata e senza fiato, con la pelle fremente come quella di una cavalla dopo una lunga galoppata…. loro continuano, imperterriti e fanno subito risalire il mio piacere, senza darmi respiro, pausa.
Percepisco appena il nero che si svuota dentro di me, artigliandomi i fianchi e tirandomi contro il suo addome compatto e poi, dopo i roventi getti dentro la mia vagina, puntati sul mio collo dell’utero, prender fiato un attimo, prima di lasciare il posto ad un altro, che subito farcisce la mia fica spalancata con il suo cazzo!
Dovrei protestare, rifiutarmi, eccepire, sfilarmi, scappare…. ma resto, incatenata dal piacere incredibile e mai prima neanche immaginato che provo!
Con un angolo della mente, percepisco la musichetta di un cellulare e sentii (distaccata, come se non mi fregasse nulla, come se fossi -ed ero!- unicamente concentrata su quei cazzi che mi aravano!) la voce di Alessandro che rispondeva e cerco di concentrarmsi per ascoltare.
‘Ah, ciao amore… No, sono in giro… Sto facendo delle commissioni… Uhmm… Ah, sì, va bene, Elisa… Sì, d’accordo… Ah, senti… No, dicevo, senti… sì, beh… Sai Serena, la tua amica?… Ahahahaaha, sì lei… Quella che si dà tante arie come se ce l’avesse solo lei…Eheheheheh… Beh, qualcosa mi dice che prenda cazzi alla grande!… No, non intendevo il vecchio, quello del filmato… sì, altri… Ahahahahahaha… No, non UN cazzo, più cazzi, insieme!… Davvero???… No, dico: davvero vorresti vederla in azione?… Beh, per una serie di cose, potrei fartela vedere, farcita di cazzi… Ahahahahahha…. No, no! Non in foto o video…. Sì, dal vivo!… Sai quella fantasia che avevamo fatto, sulla stronza?… Beh, l’ho realizzata!… Giuro!!!!… Sì, tipi trovati per caso… Ahahahahhah… Pensa che prima mi ha supplicato di non farle venire dentro, con le solite balle che non prende la pillola, che &egrave in periodo fecondo… Ma non lo so!… ma chissenefrega! Anzi, le farebbe bene!… Ahahahahah!… beh, ho chiesto a tutti di… Sì, &egrave un grugnito, che hai sentito: &egrave uno che le ha appena sborrato in fica!… Glie lo avevo chiesto esplicitamente, a tutti!… Sì, dai, vieni anche tu a guardare!… Beh, hai presente il macchione al poggio?… Ecco, sì esatto, lì!… Va bene, allora ti aspetto!… sì amore mio… Sì, lo so… Lo immaginavo… No, no: adesso si gode la faccenda un casino, la troia! Avevi ragione tu!… Uh?…. Vladimir???… Ahahahahahahahha, sì &egrave un’idea eccellente!… Sì, anche a me aveva detto che se la voleva fare…. ed anche i suoi amici… Ahahahahahahahaha!… Sì, sì: lo chiamo subito… Sei un’adorabile porcellina… Sì, scatto qualche foto, tranquilla: te ne mando una subito!… Sì, anch’io ti amo, monella!’
Oddio, la mia amica Elisa che mi avrebbe vista in quella situazione!!! Che vergogna!!!
Però poi, in fondo… che razza di amica era? E poi, comunque, sarei stata in sua balia, rischiando di essere sputtanata da lei… ma, forse, non lo era giàaaaahhhh…
Mi ripresi dal travolgente orgasmo che mi aveva squassata, come se tornassi a galla dopo essere caduta in un lago tiepido, protettivo, piacevole: mi resi vagamente conto che il mio corpo stava fluttuando senza peso, ma poi capiiì che quattro uomini mi avevano presa dallo scomodo abitacolo dell’auto e mi stavano portando verso una coperta stesa in terra, più in là.
Mi posarono senza eccessivi riguardi e contemplai la distesa di preservativi cotti dal sole e di fazzolettini variamente sporchi, variamente appallottolati e variamente sfatti dalla pioggia che costellavano il luogo.
Qualcuno si appoggiò le mie caviglie sulle spalle e poi -piegandomi in due come un coltellino da tasca- mi spinse dentro il cazzo, nella fica sciaguattante di sborra dei precedenti: un altro giro, un altro carico! Ormai ero solo una cosa, una bambolina nelle loro mani, che giravano, spostavano, usavano liberamente per dar sfogo ai loro coglioni pieni.
Stranamente, dopo i primi momenti, avevo smesso di rifiutarmi, di ribellarmi, di reagire… Anzi: adesso provavo quasi uno strano senso di… piacere, ad essere usata da quel gruppo di uomini; ero come stata spinta nel pozzo dell’umiliazione, della sottomissione, dell’abuso, del… della troiaggine -dai!- ed io, adesso che ero entrata in quel torbido pozzo, mi ci trovavo inaspettatamente bene ed anzi: ero entrata in quel torbido ambito ed ora avevo una perversa voglia di esplorarlo tutto, di lasciarmi spingere fin sul fondo, fino a provare ogni umiliazione, ogni perversione, ogni depravazione fino a scoprire, raggiungere e -magari!- superare i miei stessi limiti…
Mi era resa conto che Elisa, la mia migliore amica, di cui pensavp di essere ricambiata nell’affetto e nella solidarietà, in realtà voleva sottomettermi ed aveva -probabilmente- organizzato tutto col suo sgradevole compagno e che, per giunta!, entro poco sarebbe arrivata lì, a verificare di persona la mia degradazione, il mio imputtanamento…
E non provavo disgusto o rabbia, no: provavo una sorta di… ubriacatura, una specie di ansia di scoprire fino a che punto volevano sospingermi, giù per la discesa, sempre più ripida!, della depravazione.
Mi rese conto che Ale aveva finito di telefonare e si era avvicinato a me: aspettò pazientemente che il proprietario del cazzo che stavo succhiando (il più vecchio della male assortita compagnia) si dichiarasse soddisfatto e poi mi spinse il suo uccello tutto dentro, fino in gola.
Spinta da un torbido piacere, mi impegnai a fargli il migliore dei pompini.
‘Vedi, troia… -che sferzata ai sensi, a sentirmi chiamare così!- ‘gli altri ti sborreranno nella fica e quindi potresti anche rimanerci… non voglio correre il rischio di essere io a ingravidarti, perciò fammi un bel pompino, così ti sborrerò in faccia, come ad una vera troia…’
Mi immaginai col viso ricoperto di bianche colature vischiose, dal forte afrore di maschio e sentii l’onda del piacere incresparsi dentro di me.
Mi impegnai allo spasimo, come se ne andasse della mia vita, in quel pompino, mentre sentivo la fica rimescolata da un ennesimo cazzo, che scivolava dentro e fuori quasi fosse una corrente d’aria, lubrificato dallo sperma che i suoi predecessori avevano scaricato dentro di me.
Poi sentii il glande di Ale vibrarmi in gola, sussultare, e capii che il combinato tra l’aspirazione ed i massaggi che facevo al suo cazzo con la lingua, lo stavano portando rapidamente al piacere, a scaricarsi… Sapevo del suo progetto di insozzarmi il viso, ma volevo berlo, volevo…. come gratificarlo, ringraziarlo di avermi fatto capire così tanto di me stessa, in quel pomeriggio e gli artigliai le natiche, per tenermelo in gola.
Ma lui, al momento giusto, si sradicò dalle mie fauci e mi appoggiò la cappella congestionata all’attaccatura del naso, tra gli occhi; un ultimo sussulto e poi il suo meato fece partire dei potenti getti, che lui dirigeva, come se annaffiasse l’orto con una manichetta.
Alla fine, mentre mi diffidava dall’anche solo tentare di ripulirmi!, realizzai che il primo getto mi aveva insozzato la fronte, arrivando ai capelli e gli altri il naso, un’orbita e le guance.
Lo schizzo nell’occhio bruciava e quindi lo tenevo chiuso, ma sentivo che dalla fronte il suo sperma stava colando anche oltre l’altro sopracciglio e quindi mi trovai ad occhi chiusi, a subire gli eventi.
La mia mente aveva percepito l’arrivo di altre persone ed un breve dialogo, ma non lo avevo ascoltato, persa com’ero in una bolla di soddisfatta umiliazione.
Dopo pochissimo, sentii un altro maschio che si scaricava nella mia vagina e subito dopo la brusca introduzione di un altro randello, che mi diede subito dei colpi violenti, mentre qualcuno ridacchiava e commentava in una lingua sconosciuta, forse dell’est.
Dopo quattro o cinque colpi, il cazzo brutale e fradicio di secrezioni uscì e mi fu appoggiato al buchetto, al culo, inarcandomi ancora all’indietro; venni solidamente afferrata per i polpacci da diverse mani e poi, di colpo, la vampa del dolore mi fece urlare… o meglio: avrei urlato se non mi avessero messo un altro cazzo, puzzolente per pessima igiene!, fino in gola.
Nelle mie orbite, le lacrime si mescolarono alla sborrata di Ale, mentre il mio inculatore mi stantuffava senza pietà, ad un ritmo forsennato.
Dopo l’esplosione iniziale del dolore, lo sentii diminuire, man mano che sensazioni piacevoli prendevano il loro posto ed alla fine non sentivo più che una sorta di ricordo del dolore orrendo che avevo provato, ma anche tanto inaspettato piacere.
Poi, sentii la voce di Elisa, la mia amica… Ero in quell’indefinibile abisso di lussuria, con un cazzo piantato nel culo, sentendo l’asta risalire freneticamente dentro di me fino a che i coglioni pelosi del mio… castigatore, spazzolavano le labbra perfettamente depilate della mia fica, ormai tumefatta dallo smodato utilizzo fatto fino a quel momento e fradice di umori, della sborra che mi hanno riversata dentro e del mio ciprigno, che la avrebbe allagata già da solo, per la forte eccitazione che quella inaspettata, assurda, incredibile situazione mi scatenava dentro!
Con gli occhi serrati per non sentirli bruciare a causa dello sperma di Ale, intuiì dei passi che si avvicinavano al mio grottesco giaciglio, sullo strato di foglie sfatte e di schifezze assortite che mi circondavano e, annusando l’aria come un animale in trappola in cerca di una via di fuga, avvertii una fragranza che conosco… il profumo di Elisa, che riconosco perché fin da piccola usa sempre quello e la mia mente mi porta, ogni volta, a piccoli flashback, dove mi rivedo affannata in qualche profumeria a comprarglielo per il suo compleanno, che rischio di dimenticare sistematicamente.
Quell’aroma conosciuto mi riportò con la mente indietro, a prima di quello che ero diventata in quell’inimmaginabile pomeriggio; in quel preciso istante, la razionalità che avevo smarrito ritornò a farsi strada nella mia mente e finalmente mi ‘vidi’, mi visualizzai per quello che potevo apparire agli occhi di tutti loro (quanti diavolo sono???)
e sopratutto agli occhi della mia antica amica Elisa: una troia!
Una troia nuda, in un piazzale di fianco alla provinciale, usata ed abusata da cazzi di cui conoscevo nemmeno i proprietari (se li incontrassi per strada, non saprei riconoscerli!), con le sembianze deformate da sperma sconosciuto e sudore.
Ebbi un fremito di paura, pensando alla sua reazione (non poi granché: il pensiero che fosse stato tutto predisposto tra lei ed il suo ragazzo per farmi fottere, per trasformarmi in una troia sottomessa a qualunque cazzo voglia godere il mio corpo, passivamente consenziente ad ogni turpitudine) ed al suo giudizio, che per me &egrave sempre stato così importante…
Percepii che si era accovacciata accanto a me ed improvvisamente sentii la sua lingua sul viso, a bagnarsi nella pozzanghera di sperma che mi copriva un occhio; questo gesto -una svolta inaspettata più di una nevicata d’agosto!- ebbe il potere di ravvivare ancora il fuoco della mia eccitazione…
Sentii l’impellente desiderio di cercare con la lingua la sua, la desideravo, avevo voglia -più di ogni altra cosa!- di suggellare un patto nuovo, assolutamente perverso!, tra di noi…
Quando stavo finalmente per incrociarla, per incrociare il suo sapore con il mio, improvviso mi arrivò un forte schiaffo sul viso, che mi lasciò stordita ed incredula, più per la imprevedibilità del gesto e per lo stupore dell’evolversi degli eventi, che per la indubbia violenza con la quale mi era stato dato.
Ed improvvisa ed imperiosa -come mai prima di allora!- sentii la sua voce: ‘Sei una troia!!!! Lo sperma che hai sul viso &egrave di Ale, l’ho riconosciuto!!!
Come ti sei permessa di godere del mio ragazzo??? Che merda di amica sei???’
Le sue parole furono per me una doccia gelata e dimenticando tutto (dall’inganno iniziale alla violenza subita, ai cazzi che continuavano a martellarmi le viscere ed ad irritarmi ogni apertura, lo sperma che colava sulla mia pelle stillando dai miei buchi allagati, le risate sguaiata della gente intorno a me, mentre guardano il corpo della troia dentro alla quale si erano appena svuotati o che si accingevano a farlo) riuscii solo a mormorare, contrita: ‘Scusami…’
Elisa non si lasciò sfuggire l’occasione inaspettatamente propizia e, seraficamente gelida, affermò: Credo proprio che tu ti sia meritata una punizione… Non credi, Serena?’
Una voce che non conoscevo uscì di getto dalla mia bocca, articolando soltanto un: ‘Sì…. Padrona!’, che sanciva definitivamente la mia resa incondizionata…
Aprii gli occhi, per poter cogliere la sua espressione dopo questa capitolazione, ma lo sperma mi offuscava la vista, oltre a farmi bruciare gli occhi come il fuoco; però, dalla sua postura, mi resi conto che era trionfante, che sembrava Higgs quando son riusciti a dimostrare la sua teoria del bosone…
Mi resi anche conto che tutti mi stavano filmando coi cellulari (dio, che sputtanamento perpetuo!) e stupidamente -lo pensai nell’istante successivo!- sorrisi, come se fossi soddisfatta… ‘Avanti baldracca! Adesso inginocchiati, allarga bene le ginocchia, appoggia le spalle in terra ed allargati al massimo le chiappe, ché voglio farti inculare per bene!!!’
La voce di Elisa mi sferzava; mi sferzava la mente, il cuore dove fino a pochi minuti prima la custodivo e mi sferzava i sensi!
Obbedii, ma mi sembrava… fuoriluogo farlo in silenzio: ‘Sì, Padrona… come preferisce…’
Un potente sculaccione improvviso mi mozzò il respiro, più per la sorpresa che per il dolore, peraltro non trascurabile.
‘Pezzo di cacca! Ogni volta che ti faccio fare qualcosa, devi ringraziarmi e dirmi quanto sei contenta che ti do la possibilità di farlo!’
Mi aspettavo insulti come troia, pompinara, culorotto, ma quel ‘pezzo di cacca’ mi sembrò particolarmente umiliante, come se non fossi… degna di epiteti più miratamente sessuali.
‘Gr… grazie Padrona per… per aver offerto il mio… culo ai… ai signori qui presenti; sono davvero felice che Lei mi metta a loro disposizione e… e spero di essere all’altezza delle Sue e delle loro attese…’
Con le mani che mi divaricavano al massimo le chiappe, sentivo il mio buchetto sporgere in fuori, come due labbra che chiedano un bacio, ed una sensazione come di… fresco -un refolo d’aria sulle mucose-, mi faceva capire quanto fosse aperto, offerto, pronto ad accogliere i cazzi del gruppetto che, ormai, assommava ad una dozzina di persone.
Lo stupore che inizialmente li aveva quasi bloccati alle mie spalle sparì di colpo, sostituito da una ‘feroce’ lotta per stabilire chi mi dovesse il primo ad incularmi.
Lo avevo ancora vagamente dolorante, indolenzito, dalla ‘primavolta’ che avevo subito pochi minuti prima ed avevo paura che mi facessero male -molto male!-, ma ero anche assurdamente eccitata dall’idea di essere usata… anzi: venire usata, come un oggetto la cui unica utilità era quella di dare piacere.
Sarei stata sodomizzata (anzi: inculata!!!), una pratica per me umiliante e che avevo sempre rifiutato (ed Elisa lo sapeva bene!) perché la consideravo ‘sporca’ oltre che dolorosa; io che ero sempre stata ossessionata dall’igiene -tanto da depilarmi con estrema cura il pube!- e che adesso giacevo su un tappeto di fazzolettini sporchi e preservativi usati, con la fica che colava dello sperma di sconosciuti ed altra sborra che mi si stava ormai essicando sul viso, circondata da uomini sconosciuti e sicuramente non reduci da recentissime abluzioni, a fare cose ‘sporche’, tra cui quella più estrema: rimestarmi il… (come lo chiamava, quel mio sfrontato compagno alle medie? Ah, si!)… il ‘magazzino del cacao’…
Ma in quel momento avevo voglia di farlo… di subirlo da quella gente. Sentivo che, in fondo, aveva ragione Elisa: dovevo essere punita!
Facevo fatica a riconoscere come miei questi pensieri in quel momento, ma soprattutto ero assurdamente eccitata dal non conoscere nemmeno le fattezze del volto o del corpo di chi avrebbe abusato, di lì a poco, del mio buchetto, fino ad allora un tesoro custodito gelosamente…
Mentre il brusio alle mie spalle aumentava, venne sovrastato ed interrotto dalla voce nitida di Elisa: ‘Prima di iniziare, allargatelo per bene da sola quel buco di merda con questo: non vorrai mica farci perdere tutto il pomeriggio, vero?’
Dicendo questo mi mise in mano un dildo di notevoli dimensioni e capii che avrei dovuto infilarmelo da sola, per il loro sollazzo e per la mia maggiore umiliazione.
Dalla mia scomoda posizione -avevo tentato di tirarmi un pochino su, ma Elisa mi aveva schiacciato le spalle al suolo col piede calzato da zoccoletti col tacco a spillo ‘resta così, che sei perfetta…’- mi appoggiai la cappella di gomma alla rosetta del culo -benedicendo il fatto che il percorso fosse stato appena aperto, poco prima- e poi cominciai con fatica a cercare di farlo entrare, di spingerlo dentro.
Mi sentivo allargata, forzata, con gli occhi umidi dal dolore, ma volevo resistere, volevo farlo entrare tutto, volevo dare quella prova di massima sottomissione, dimostrare a lei, ad Ale ed a tutti loro quanto fossi piegata ai voleri di Elisa…
Poi lei -la mia Padrona!- appoggiò di nuovo lo zoccoletto sulle mie spalle, tenendomi inchiodata al lurido terreno e non capivo… li sentivo tutti ridacchiare, come se stesse per avvenire qualcosa di divertente; gettai un’occhiata all’indietro e vedi Vladimir che si era avvicinato, che aveva alzato il piede calzato da pesanti scarponi e… Odddioooooooooooo!!!
Urlai per il dolore e piansi, mentre tutti loro scoppiavano a ridere, dopo aver visto il balcanico cacciare in un colpo dentro il mio culo il dildo con una pedata! Elisa manovrò il dildo, mi rimestò le viscere e infine lo estrasse, di colpo, strappandomi ancora un gemito.
Poi lo osservò: ero abbastanza pulita -per fortuna!-, ma il cazzo finto era pur sempre coperto delle tracce della sborrata del mio primo inculatore.
Fece un’espressione schifata, ma poi, con indifferenza, lo pulì usando i miei capelli, tra i grandi sghignazzi dei presenti: ‘Adesso &egrave pronta… Divertitevi!’
L’umiliazione, la postura, la brutale indifferenza con la quale usavano il mio culo martoriandolo, mi stava inaspettatamente eccitando, come mi eccitava il piede che Elisa mi aveva messo in bocca, ordinandomi di succhiarglielo ‘per bene’.
Con l’occhio della mente, mi visualizzai, come se fossi uno spettatore estraneo a contemplare la scena, guardando una tranquilla (quasi) trentacinquenne essere usata senza pietà dal gruppo, dimostrando involontariamente una certa partecipazione ed un certo piacere nel sottoporsi a quelle degradanti pratiche, lei che aveva avuto, fino a quel giorno!, una vita sessuale ‘normale’ e poco attiva, anche se da sempre il suo corpo burroso l’aveva costretta ad imparare l’arte del ‘no, grazie!’
Una tipica ragazza mediterranea con capelli ed occhi scuri….carnagione predisposta all’abbronzatura, seno non abbondante ma sodo con due capezzoli sensibilissimi e culetto da far girare molti uomini per strada, per la sua caratteristica di essere “pieno” ai limiti dell’abbondanza.
Vesto semplicemente, anche troppo castigato forse, per via di una rigida educazione impostami dal severo collegio di suore salesiane in cui avevo fatto le scuole dell’obbligo…
Gli unici vezzi che mi concedo sono il tenermi accuratamente depilata -vezzo dovuto ad una esperienza che mi aveva molto segnata, in gioventù: ero stata esclusa dalla cerchia di amicizie di una mia compagna di collegio, quando aveva notato che cominciavo ad avere i primi timidi peluzzi!- ed indossare scarpe e stivali rigorosamente con il tacco, che mi aiutano a slanciare verso l’alto la mia figura e il culo, che tutti dicono assolutamente bello.
E adesso, invece, consciamente in balia della mia amica…. uhm… Padrona Elisa! -che si stava disvelando molto più perversa di quanto avrei mai potuto immaginare!- a fare cose che fino al giorno prima non avrei mai neanche osato pensare di fare.
Riflettei amaramente sulla mia vita: ero stata da poco licenziata e con la crisi di adesso, difficilmente avrei potuto trovare a breve un nuovo lavoro, specialmente se fossi stata etichettata come TROIA, nel piccolo e bigotto paese in cui vivo, dopo tutto quello che mi stava facendo fare… per fortuna in città, non al paesello!
Però questo non mi frenava e continuavo a percorrere la strada della perversione, della sottomissione, del rischio, sempre più probabile!, di uno sputtanamento totale!
Mi rendevo conto di quanto le foto che mi avevano scattato fossero pericolose, sopratutto se qualcuno le avesse messe in rete; Matias, il mio foruncoloso e sgradevole fratellastro appena diciottenne, sfigatello e sicuramente vergine -avuto da mio padre dalla nuova compagna- era un appassionato visitatore di siti pornografici in rete e l’idea che lui si masturbasse vedendomi in quei frangenti, mi sconvolgeva.
Non potevo neanche far conto su un compagno, un fidanzato, un amico-intimo: era solo perché la mia rigida educazione sessuale, costringeva rapidamente alla rinuncia gli uomini che decidessero di… ronzarmi attorno, anche se in realtà -me ne rendevo nitidamente conto solo in quel momento- la mia era solo… paura, paura di superare la soglia della lussuria, lussuria che ora mi stava travolgendo, come un’ondata di piena che mi stava trascinando via dal mio abituale mondo e dalle mie certezze, lontano…!
Mi trovai ad essere inculata da tutti i presenti, uno dopo l’altro escluso Alessandro e, ovviamente, Elisa, che però faceva con rigido vigore la regista di tutta la situazione.
Le ondate di piacere mi travolgevano -nonostante il bruciore sempre più feroce che mi mordeva lo sfintere e l’umiliazione di vedere i miei capelli usati dai maschi per ripulirsi, dopo avermi sborrato nel culo- ma stranamente ormai non facevo neanche più caso a chi lo stesse facendo, chi con una certa delicatezza e chi con modi anche brutali, solo volevo che non si fermassero, che continuassero ancora ed ancora…
Come quando smette di grandinare, mi colpì il silenzio, la stasi dopo l’azione ed il mio sfintere devastato pulsava voglioso e mi bruciava torturato, ma basta: niente più cazzi a scavarmelo, ad allargarmelo, a riversarci dentro e sulle chiappine, la schiena, le reni le loro abbondatissime sborrate; loro si erano sfogati, erano soddisfatti, svuotati ed io… io ero diventata una bambola di carne, un corpo da trafiggere, da umiliare, da usare.
Elisa mandò via i guardoni e poi mi fece salire sul furgone di Sasha, un amico di Vladimir, con anche i loro tre amici ed Elisa stessa, dopo che aveva parlottato ridacchiando con Ale.
Evidentemente il mio calvario, la mia umiliazione era appena all’inizio, ma non avevo idea di cosa stesse per succedere. ‘Ci siamo tutti?’ Elisa gettò un’occhiata nel furgone e vide Vladimir, Sasha al volante, i loro due altri amici e me, nuda e lurida, in un angolo.
‘Bene, allora andiamo.
Troia, fammi un po’ vedere i tuoi abiti!’ Mi disse, tendendo la mano, imperiosa.
Pur con gli scossoni del furgone che stava procedendo veloce, le porsi i jeans, la polo e -ad un suo gesto di sollecito- anche l’intimo, il perizoma ed il reggiseno.
Lei osservò i due capi di delicato pizzo e poi li strappò deliberatamente: ‘Oh, che peccato…. si sono strappati… Va beh, vorrà dire che ne comprerai degli altri…’
Poi esaminò i jeans: ‘Bassa qualità!’ sentenziò e li gettò dal finestrino, mentre io, con gli occhi sbarrati, assistevo attonita.
‘Carina questa polo… -sorrisi scioccamente, al suo apprezzamento- ‘però me la devi imprestare per fare una cosa…. Me la impresti?????’
Ovviamente annuii.
Lei, sorridendo, trafficò un poco per alzarsi da seduta la gonna fino alla vita e poi per far scendere il peri a metà coscia; poi piegò la mia polo in quattro e ci si sedette sopra: ‘sai, mi scappa proprio tanto di fare pipi, ma non voglio che perdiamo tempo a fermarci…’ e sotto il mio sguardo attonito, capii che stava pisciando sulla mia maglietta, con il tessuto jersey che da giallo chiaro si scuriva, imbibendosi.
Alla fine sospirò, soddisfatta, prese la polo con due dita e, dopo essersela usata per asciugarsi al meglio, stava per farla cadere fuori dal finestrino, ma si fermò di colpo:
‘Adesso andremo al Pinguino, così ti potrai rivestire in modo consono: non mi piaceva la roba che avevi…
Hai tutta la faccia sporca, aspetto che ti pulisco!’ E cominciò a levarmi le incrostazioni di sperma secco dalla faccia e dal corpo usando la polo inzuppata ed io sentivo il forte odore di orina dell’indumento, che mi si stava trasferendo addosso.
Alla fine, si valutò soddisfatta della sua opera e gettò la polo fuori.
‘Certo però che mica potrai entrare lì nel centro commerciale ‘vestita’ così…’ disse, scatenando una risata generale.
‘Vladi, sii gentile: impresta alla troia la tua camicia!’
Vladimir, ghignando, con un colpo solo aprì gli automatici che chiudevano la sua camicia di jeans e se la sfilò, restando con una canotta azzurra, e me la porse.
La indossai e, pur larga, mi copriva decentemente, arrivandomi fino a metà coscia.
Elisa sembrava accettabilmente soddisfatta del risultato, ma… ‘Sì, però sei tutta in disordine, spettinata… Sasha, fermati a quel distributore, che portiamo la troia nei cessi a darsi una riordinata!’
In effetti, lungo la superstrada, vedemmo avvicinarsi una stazione di servizio, con un piccolo autogrill e diverse auto e camion parcheggiati.
Parcheggiammo proprio davanti ai servizi ed Elisa, tenendomi per i capelli, mi portò dentro.
‘Sei tutta spettinata… aspetta, che ti pettino io!’
Non ebbi neanche il tempo di protestare, che i grossi denti del suo pettine già percorrevano i miei capelli, tirando senza pietà quando trovavano una ciocca incollata dallo sperma secco.
Quando lei si dichiarò soddisfatta, io avevo pianto tutte le mie lacrime per il brutale trattamento.
Poi Elisa mi sciacquò sommariamente il viso e stavamo per uscire dalla parte femminile dei servizi, quando le dissi che dovevo pare pipi.
Lei rifletté un attimo, forse pensando a cos’era più umiliante per me, ma poi con un sorriso crudele mi fece uscire dal bagno delle signore e mi fece entrare in quella degli uomini.
‘Se devi pisciare, usa un pisciatoio!’
‘Ma come faccio???’
‘E’ semplice! Ti tiri su quella cazzo di camicia, ti metti di culo verso il pisciatoio, ti pieghi in avanti, t allarghi la fica con due dita e poi pisci, senza far uscire neanche una goccia o ti faccio asciugare il pavimento con la lingua!!!
E sbrigati, che se mi fai incazzare, ti lego inginocchiata davanti ad un pisciatoio, così tutti quelli che entrano possono scegliere se pisciarti addosso o direttamente in bocca…. per non sporcare il pavimento….’ concluse con pesante sarcasmo.
Guardai inorridita il pavimento piastrellato, ricoperta di una disgustosa poltiglia di urina schizzata ‘con la tipica ‘precisione’ maschile nella minzione- e la polvere ed il fango portati dentro da innumerevoli suole: la sua minaccia era davvero terrificante!
E poi, mi visualizzai lì, incatenata in ginocchio, a sentirmi scorrere addosso ed in gola i getti bollenti degli uomini… Dentro la mia mente il profondo disgusto ‘ai limiti della nausea- si trovava a coabitare con una torbida, inaspettata, violenta eccitazione…
Avrei voluto rinunciare, scappare da quel bagno maschile, ma la mia vescica sembrava voler scoppiare da un momento all’altro e quindi, pensando con terrore che spuntasse magari qualche camionista grasso e sudato mentre ero in quell’imbarazzantissima situazione, mi sbrigai a liberarmi.
Avevo appena iniziato, quando successe la catastrofe!
Dalla porta entrò Matias, il mio fratellastro.
Dio, no! Non lui, conciata così, con solo una camicia di jeans addosso, con Elisa che mi dominava, in un autogrill, a pisciare in una ‘conchiglia’ della parte maschile dei cessi!!!
Lui si bloccò sulla porta, interdetto e ci salutò con la sua abituale timidezza. Elisa ricambiò il saluto, ma poi fece un sorriso maligno: ‘Vieni, Matti, vieni dentro!’
Mio fratello entrò con espressione ansiosa e vergognosa: timido, sempre a disagio con gli altri, era visibilmente scioccato dal trovare una donna a mingere ‘dagli uomini’ e ‘per giunta!- la sua sorellastra, sempre così seria e inappuntabile, ora seminuda e dominata dalla sua amica Elisa!
Vidi Elisa fare un sorriso maligno ad entrambi e poi rivolgersi a me: ‘Beh, la stavi facendo, no? -con un unico gesto improvviso, mi aprì completamente la camicia, mostrando agli occhi strabuzzati di Matias che sotto ero completamente nuda- …Allora dai, falla tutta!
Poi prese mio fratello sotto braccio e quasi lo trascinò davanti a me: ‘Allora Matti, mai vista la tua sorellona nuda, che piscia???’
Io mi sentivo morire dalla vergogna, ma stranamente sentivo la fichina bollente, come se quella degradante situazione mi arroventasse i sensi…
Il fatto di essere -per la prima volta!- nuda davanti a mio fratello, ad essere osservata da lui (Elisa gli stava alle spalle e tenendolo per la nuca lo obbligava a guardare) mentre ero in quel momento di assoluta intimità mi sconvolgeva, ma mi sforzai per ri-ottenere l’agognato zampillo dorato.
Dopo un paio di brevi getti, finalmente ricominciai la tanto desiderata minzione ed osai alzare lo sguardo: davanti a me mio fratello mi guardava, rapito e… abbassai lo sguardo, lasciandolo scivolare sulla sua figura ossuta fino all’inguine…. e lì lo fermai!
I suoi jeans erano -comprensibilmente- tesi sulla patta, ma le dimensioni di quello che vi era racchiuso erano… incredibili!!!
Elisa probabilmente incrociò il mio sguardo e colse l’evidente stupore sul mio viso; allora allungò da dietro la mano e verificò -stupendosi anche lei!- la consistenza e quantità del pacco di Matti; gli afferrò l’archipendolo della zip e gli aprì la patta.
Poi, proseguendo il rapido movimento, gli slacciò il bottone e gli abbassò i boxer, liberando l’incredibile randello del mio fratellino!!!!
A vederlo così smilzo, magrino, col fisico da segaiolo sfigato, tutto si sarebbe potuto immaginare, meno che celasse una tale meraviglia della natura!!!!
Una cappella grossa come il mio pugno, in cima ad un’asta più grande del mio polso, lunga non meno di venticinque, ventisei centimetri!!!
Rimasi folgorata da quell’imprevedibile ed inaspettata visione e fu più forte di me: portai la mano alla mia fichina e cominciai a giocherellarci -sentendola aperta e slabbrata per i cazzi che ne avevano approfittato fino a mezz’ora prima!-, immaginando il cazzo di quel maschio (non era più mio fratello, ma solo un maschio megadotato!!!) che mi apriva, mi penetrava, mi colmava completamente e poi scaricava i suoi grossi coglioni dentro di me, in una sborrata che immaginavo di dimensioni bibliche!
Anche Elisa non osò credere alla sua mano e sbirciò da sopra la sua spalla quel trionfo della natura, contemplandolo e poi leccandosi rapidamente le labbra, come pregustandolo.
Poi notò che mi stavo toccando e mi chiese, subdolamente: ‘Ti piace???’, spingendo in avanti Matias ed impugnandogli l’asta, fino a fare arrivare il suo mostruoso glande all’altezza della mia bocca, ma distante una trentina di centimetri.
‘Ti piace, troia????’ Ripeté, feroce!
Annuii, vergognandomi da impazzire, ma mentre l’eccitazione mi andava a mille!
‘Non ho capito… ti piace, troia????’
Mormorai un ‘Sì…’, ma poi vidi il suo sguardo cattivo e ripetei, più forte: ‘Sì, mi piace… Signora!’
Lei fece un sorriso trionfante. Ormai mi ero completamente sputtanata davanti al mio fratellastro e la mia anima, la mia volontà era come morbida creta tra le sue dita!
Matias, pur con un’erezione mostruosa, provava molta vergogna e cercò di divincolarsi, ma Elisa lo teneva per il cazzo e col l’altra mano lo spingeva alle reni.
‘Dai troia… dagli un bacetto… solo un bacetto qui, sulla testolina…’ Suggerì lei, mellifluamente.
Io non volevo… ma ero tentata… ero eccitata all’inverosimile allungai il collo, ma non ci arrivavo.
Mi piegai ancora, per tentare di arrivarci, ma non bastava ancora; Elisa, vista la mia difficoltà, lo sospinse in avanti di pochi centimetri, sempre tenendolo impugnato in direzione della mia bocca ed io stirai al massimo il collo, feci uscire tutta la lingua allo spasimo e riuscii a sfiorarlo, a cogliere con la punta, la gocciolina luccicante che era comparsa sul meato…
Lei lo fece avvicinare ancora di poco ed io finalmente cominciai a cingere la metà di quella cappella con le labbra.
Sentii la mano di Elisa spingermi per la nuca ad imboccarne di più, ma subito dopo, mentre ero completamente sbilanciata, fece indietreggiare Matias e, perdendo l’equilibrio, mi trovai -frustrata- inginocchiata sul pavimento lurido, maleodorante di schizzi d’orina e di altre immonde secrezioni, col la sua grossa cappella a riempirmi la bocca, in una situazione di estrema volgarità, manco fossi una puttana da venti euro sulla provinciale!

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