Skip to main content

La natura femminile è qualcosa di meraviglioso seppur complessa. Oserei dire unica nel su genere. Abbiamo lottato per i nostri diritti. C’è gli siamo presi. Oggi ci mostriamo orgogliose di noi stesse. Possiamo far coincidere la vita professionale con la vita privata. Siamo moglie e madri. Portiamo avanti valori e sani principi. Succede che possiamo inciampare e se non si ha la forza necessaria per rialzarsi si precipita in baratro profondo. Li mettiamo a nudo la parte peggiore di noi. Sappiamo essere spiedate, perfide, violente e ci trasformiamo nelle peggiori troie possibile.
Come era possibile che stesse succedendo proprio a me? Io, Martina C. donna affermata di 37 anni, madre di due figli e moglie del comandante Ludovico S. stavo perdendo il controllo della mia vita. Mi sentivo come una nave alla deriva, in balia della corrente. Una nave che rischia di affondare da un momento all’altro e totalmente incapace di afferrare il timone e ristabilire la rotta per trassi in salvo.
Rischiavo veramente di affondare e portare con me tutto quello che avevo costruito e tutti coloro che mi circondano.
Tremavo all’idea di perdere tutto e pure non riuscivo a cambiare rotta. Gli scogli erano l’unico orizzonte che vedevo.
Quella sera sarebbe rientrato mio marito. Stavo preparando la cena, ma quella volta non c’era amore né gioia nel farlo. Di solito cucinavo il piatto preferito di mio marito. Avremmo cenato tutti insieme. Poi una volta messi a letto i bimbi ci saremo dedicati a noi come sempre succedeva al suo rientro. Ludovico è un comandante da nave da crociera. Bell’uomo di 45 anni. Non ho mai dato retta alle voci che circolano sui comandanti delle navi. Che quando sono fuori se la spassano con le turiste. Mio marito non mi ha mai dato quell’impressione, anche se la cosa non la escludevo al cento per cento. Spesso le mie amiche invidiose facevano delle affermazioni per farmi innervosire, ma sapevo come tenerle a bada. Ludovico è un uomo focoso. Sa soddisfare i miei desideri e io non gli ho fatto mai mancare niente. E così sarebbe stato pure quella volta. Quel pensiero mi fece tremare. E se si accorgesse di qualcosa? Proprio io, salda nei mie principi sono venuta meno. Come avevo potuto cedere alla tentazione di un altro uomo e proprio poche ore prima che rientrasse mio marito. Mi tremavano le gambe e nonostante mi fossi lavata sentivo ancora l’odore di quel uomo su di me. Sentivo le mutande bagnarsi mentre cercavo di scacciare quei pensieri. Volevo dimenticare, cancellare e rifiutare ciò che era accaduto. Più ci provavo e più mi eccitavo. Era un misto di paura ed eccitazione. Andai in bagno e mi masturbai. Ad occhi chiusi rivivevo ciò che era successo qualche ora prima.

Giacomo, il portiere del condominio era un uomo suoi cinquant’anni. Sempre elegante nell’aspetto meno nel modo di fare. Ci conoscevamo dal oltre dieci anni ed era solito farmi dei complimenti e apprezzamenti. Anche con mio marito era solito scherzare e parlare di calcio. Quando mio marito era fuori, mi chiedeva sempre se avessi avuto bisogno di qualcosa. Lui c’era per tutto e poi strizzava l’occhio e sorrideva. Una donna si sente apprezzata ma la cosa finiva lì. Quel pomeriggio mi recai in portineria per chiedere le chiavi della cantina. Volevo prendere una bottiglia di vino. La preferita di mio marito. Avendo avuto problemi con l’elettricità per via dei topi che avevano mangiato i fili, Giacomo decise di accompagnarmi. Scendendo le scale sentivo i suoi occhi addosso. Sicuro mi fissava il culo. Smettila dissi e lui si mise a ridere. Entrambi sapevano benissimo a cosa alludevamo. Arrivati davanti al box lui apri la porta. Lo ringraziai e gli dissi che ora poteva andare. Avrei restituito la chiave più tardi. Mi avvicinai allo scaffale del vino e mentre cercavo la bottiglia giusta, saltò la corrente. Era buio pesto. Non si vedeva proprio nulla. Mentre cercavo di fare abituare la vista mi sentì afferrare le spalle. Una voce mi tranquillizzò. Era Giacomo. La porto fuori io. Aspetta, devo recuperare il vino prima. Mi allungai per raggiungere lo scaffale in alto e le sue mani scivolarono lentamente sui miei fianchi. Mi irrigidì a quel tatto ma non dissi niente. Cercavo di raggiungere la bottiglia, ma nel frattempo le sue mani andarono sul sedere. Hai proprio un bel culo Martina. Quel apprezzamento mi infastidiva e mi rendeva orgogliosa allo stesso tempo. Nessuno oltre mio marito poteva apprezzare il mio fondoschiena.
Non ti sembra di esagerare esclamai? Ora basta Giacomo. Tolse le mani dal mio sedere e mi avvinghiò lungo la vite. Sentivo premere il suo cazzo duro sul sedere. Si avvicinò al mio orecchio e mi sussurrò. Tuo marito sarà comandante, ma il marinaio si fotte la moglie. Non riuscivo a reagire. Ero bloccata. Non volevo eppure mi stavo bagnando da un momento all’altro. Ero in balia delle onde. Mi girai verso di lui e lo baciai. Mi spogliò in tutta fretta, si abbassò i pantaloni, mi prese in braccio e affondo il suo cazzo nella mia fica ormai bagnatissima. Mi scopò con foga. Ogni colpo mi lasciava frastornata. Volevo gridare dal godimento. Sette, otto, nove colpi e venni come non mai prima. Mi strinsi a lui per godermi a fondo quell’orgasmo. In quel momento lo sentì venire e riempimi tutta. Ero sconvolta. Il tutto era durato 2 minuti al massimo. Mi mise giù e sentivo colare il suo sperma lungo le gambe tremanti. Senza dire niente mi afferrò le spalle e mi spinse giù. Ora pulisci disse. Presi il su cazzo floscio in bocca e iniziai a pulirlo con la lingua e con movimenti lenti avanti e indietro. Ma che brava che sei, disse Giacomo. Non riuscivo a credere che gli stessi facendo un pompino in cantina. In poco tempo il suo cazzo era di nuovo duro. Mi tiro su e mi fece girare su me stessa. Pensai che volesse penetrarmi di dietro, ma erano altre le sue intenzioni.
Mi piegò su uno scaffale passo. Scese con la faccia fra le natiche. Le allargò con le mani e prese a leccare il mio buchino.
Fermati, non voglio, sussurrai. Nessuno oltre mio marito poteva sfondarmi il culo. Mi diede una sberla sul sedere. Abbastanza forte da farmi zittire. Continuò ad infilarmi la lingua nel culo. Ormai non opponevo resistenza. Dopo poco si alzò e puntò il cazzo sul buchino. Sei pronta a prenderlo. Stavo per ribattere quando sentì l’ano cedere alla sua cappella. Rimasi senza fiato per un istante. Dopo un attimo lui iniziò a spingere. Era tutto dentro fino alla base.
Ora ti scopo come si deve disse. Iniziò a pompare. Anche io iniziavo a godere nuovamente. Ormai non potevo più ribellarmi. Mi stava usando a suo piacimento e la cosa mi piaceva. Ormai entrava e usciva dal mio culo come voleva. Questa volta è durato molto di più.
Un ondata calda mi riempì e Giacomo si fermò dentro mi me per un po’. Quando si ritirò sentivo il buco ancora aperto. Mi aveva proprio sfondata. Mi tremavano le gambe. Ci misi un po’ ad alzarmi. Lui era mi in silenzio. Cercavo i miei vestiti al buio.
Cosa mi hai fatto Giacomo. Quello che la tua anima ha sempre desiderato. Ora sei la mia puttana della cantina.

Continua.

Giggio_30

One Comment

Leave a Reply