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Buio. Tutto buio. Tutto tace. Dove sono. Ecco una luce. Li in fondo. Vado verso di essa. Più accelero più la luce si allontana. Ci sono delle voci. Cerco di capire da dove provengono. Ora sono più chiare. Non ci credo. Sento una fitta allo stomaco.
Martina, puttana. Martina sei solo un troia. Le voci erano sempre più forti. Schifosa, puttana. Martina sei solo una troia. Mi tappo le orecchie e inizio a piangere. Corro verso la luce. Finalmente raggiungo l’uscita. Dove sono ora. Mare solo mare intorno a me. Sono su di una scialuppa. Ecco una nave all’orizzonte. Si avvicina lentamente. Non credo ai miei occhi. Sul ponte c’è Ludovico che si bacia con un’altra donna. Lo chiamo, grido il suo nome. Non mi sente. Grido piu forte. Sento i piedi bagnati. Sta entrando acqua nella scialuppa. Oh no, affonda. Grido con tutto il fiato che ho in corpo.

Martina svegliati. Amore sono qui. Apro gli occhi e vedo Ludovico che sta sopra di me mi sta scuotendo. Calma amore. E passato. Hai fatto un incubo. Mi stringo a lui e piango. Dopo essermi calmata mi alzo e vado in bagno. Ludovico vuole seguirmi, ma lo tranquillizzo. Cambio il letto amore. A quelle parole mi accorgo di essere bagnata. Mi ero pisciata sotto. Tremavo di paura. Quel sogno così veritiero mi faceva ancora tremare. Puttana risuonava nella mia testa. E infondo era anche vero. Mai mi sarei immaginata una situazione simile. Cosa mi stava succedendo. Trascorso un periodo infinito in bagno tornai a letto. Non dissi nulla e Ludovico si limitò ad abbracciarmi.
La mattina seguente mi svegliai abbastanza tardi. Ero frastornata. Sentivo mio marito parlare con i bambini. Andai i cucina. Trovai una bella atmosfera. Sorrisi a mio marito e lui annuì. Ci eravamo capiti al volo. Su bambini disse. A vestirsi che andiamo dalla nonna. Poi questa sera andiamo tutti a mangiare la pizza.
Dopo poco ero sola in casa. Mi preparai un buon caffè e sedetti sul divano. Volevo rilassarmi un po’ e dimenticare la brutta notte trascorsa. Suonano alla porta. Pensai a mio marito e i bambini. Sicura che avessero dimenticato qualcosa. Aprì la porta e un senso di sconforto mi colse all’improvviso. Giacomo cosa vuoi? Vedere come stai. Ho visto uscire tuo marito e i tuoi figli senza di te. Così mi sono preoccupato.
Come vedi, sto bene, buona giornata. Non così in fretta cara. Non mi offri un caffè. Si infilò in casa e si sedette al tavolo. Mi guardava senza dire nulla. Da sotto la vestaglia si intravedeva la mia camicia da notte. Bella lingerie. Mi coprì il più possibile. Andai verso la cucina e preparai la moca. Ero di spalle ma sentivo i suoi occhi addosso. Perché mi fai questo? Cosa vuoi da me dissi con voce strozzata. E Maria? Perché fai questo a tua moglie? Non nominare mia moglie. Lei non è una puttana viziata come te. E ora muoviti con quel caffè. Versai il caffè nelle tazzine e mi voltai per andare verso la tavola. Restai dí ghiaccio. Aveva tirato fuori il suo cazzo e se lo stava menando davanti a me.
Dai puttanella, vieni a svuotarmi le palle.
No. Non volevo eppure le mie gambe si muovevano verso di lui. Posai le tazzine sulla tavola. Ero lì davanti a lui e osservavo il suo cazzo. Mi tolsi la vestaglia e mi inginocchiai davanti a lui. Sarei voluta scappare via, invece persi quel cazzo in mano e lo massaggiai lentamente. Con la lingua scesi sullo scroto e gli leccai le palle gonfie. Poi una alla volta le presi bocca. Sei proprio un gran troia mi disse Giacomo ed era vero. Provavo piacere nel farlo godere. In quell’istante non mi interessava chi fosse. Lui allungò le mani e mi afferrò il seno da sopra la camicia da notte. Mi massaggiava le tette in modo rozzo e forte. Mi faceva mugolare dal dolore. Ti piace essere munta mi disse. Mi afferrò per i capelli. Si alzò in piedi. Io lo guardavo dal basso. Mi puntò il cazzo sulle labbra e spinse. Io aprì la bocca più che potevo. Giacomo iniziò a spingere forte. Era lui a dettare il ritmo. Mi stava scopando la bocca e io ero completamente a sua disposizione. Mi arrivava fino in gola provocandomi spasmi di vomito. Sotto ero un lago. Sentivo la fica bagnata. Volevo godere pure io. Senti Giacomo mugolare. Sto per venire. Dopo poco mi riempì la bocca di sperma. Giacomo prese a strusciarmi il sua cazzo su tutta la faccia. Poi tirò su i calzoni, bevve il caffè e si avvio verso la porta. Arrivato sull’ uscio si girò verso di me e disse. Grazie per il caffè ed uscì. Restai per un po’ in ginocchio con la faccia imbrattata dei suoi umori. Ero combattuta. Mi sentivo delusa da me stessa e allo stesso tempo euforica. L’unica cosa certa che stavo facendo un gioco pericoloso. Le cose da fare erano solamente due. Affondare o mettersi in salvo.

Giggio_30

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