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LA QUARANTENA DEL LOCKDOWN

A volte nella vita si propongono delle situazioni inaspettate, che portano a delle svolte che cambiano i rapporti con i propri parenti. Mi chiamo Luigi, ho quarantacinque anni e da diverso tempo non ho una compagnia. Il mio lavoro mi ha sempre portato a viaggiare in lungo ed in largo per il mondo, togliendomi il tempo per formare una famiglia. Vivendo nel nord Italia, in una villetta nella periferia di Milano, sono dovuto stare recluso in casa per via del Corona virus che si è abbattuto sulle nostre vite come uno tzunami stravolgendo tutta la quotidianità. Per fortuna, ho potuto continuare lavorare tramite internet, anche se questo ha significato rinunciare a viaggiare per l’azienda per la quale lavoro e non potendo verificare di persona le merci che acquistiamo per rivenderle.

Essendo un uomo single, due volte a settimana veniva una a casa mia una signora che faceva le pulizie, lavava e stirava, insomma, mi sistemava la villetta e lo faceva molto bene, a volte, mi brontolava per come ero disordinato e spreciso. Poi, grazie al lockdown, la signora, di nome Giulia, non poteva venire e così rimasi da solo nei meandri del mio disordine. Nonostante ciò, anche Giulia si avvaleva del computer e mi dava ordini per pulire, lavare, stirare e, addirittura, cucinare. Insomma, anche da remoto ero sotto gli ordini della mia governante.

Una sera ricevetti una chiamata da mia cugina, Rebecca, che vive in Toscana, sulle colline del chianti, dove possiede un agriturismo con un bel pò di ettari di terra. Dal momento che sua figlia Irene si trovava a Milano per frequentare l’università, mi chiese se la potevo ospitare fin tanto lei non avesse ripreso a lavorare e pagarsi nuovamente l’affitto. Non poteva scendere in Toscana, quindi era bloccata in Lombardia ed il ristorante nel quale lavorava aveva chiuso per il lockdown.

Ho sempre subito uno strano fascino nei confronti di mia cugina. Alta sul metro e settanta, capelli biondi ricci che le scendono fin sotto le spalle, occhi verdi, snella e slanciata, un collo lungo, un seno di terza misura ed un fondoschiena ovale, con due cosce rotonde e vellutate Rebecca è quella classica donna che ha una bellezza provocante e misteriosa alla quale pochi uomini le sanno resistere. Non sposata, vive con con un compagno che l’aiuta nell’agriturismo e con il quale ho sempre avuto degli ottimi rapporti.

Rebecca sa che ho sempre avuto un debole per lei, ma le ho sempre tenute nascoste per il nostro grado di parentela. Solo una volta, quando eravamo adolescenti, io la baciai a tradimento sulle labbra carnose. Per tutta risposta, mi mollò uno schiaffo sulla guancia che, a ripensarci, sento ancora il dolore. Ma ne valse la pena. All’età di vent’anni rimase in cinta di un ragazzo che amava, ma si lasciarono dopo che Irene compì tre anni rimanendo comunque in buoni rapporti.

Accolsi di buon grado la proposta di Rebecca e nel giro di pochi giorni Irene venne a casa mia. Una ragazza molto solare, sbarazzina, allegra. Con i sui ventitré anni si portò con sè la sua forza giovanile e la simpatia di una ragazza piena di vita. Alta come sua madre, sul metro settanta, capelli biondi che vanno sul rossiccio, ondulati quasi ricci, occhi ceruli, una pelle fresca che va sul rosa, un corpo magro e slanciato, collo lungo e sottile, seno di seconda misura con i capezzoli appuntiti, un ventre piatto e snello, un sedere sporgente verso l’alto, sodo e rotondo e due cosce belle morbide e rotonde, in carne. Insomma, era la versione giovanile e rivisitata di Rebecca.

Con tutto il suo carico di valige e zaini, pensavo che si stesse trasferendo a casa mia, piuttosto che starci per un periodo. Comunque, la sistemai in una stanza che di solito la davo per gli ospiti che ogni tanto ospitavo, amici più che altro. In quella camera si sistemò alla perfezione, avendo a disposizione un letto matrimoniale, una scrivania e diversi armadi dove mettere vestiti e libri.

Irene ed io abbiamo sempre avuto un rapporto distaccato prima di allora; lei così presa dallo studio e dalle amicizie, solo da poco si era trasferita a Milano, prima, vivendo in Toscana, ci si vedeva al massimo due volte l’anno e non sempre. I primi giorni furbo un pò di studio da parte di entrambi. Lei doveva capire cosa poteva e non poteva fare in casa mia, ed io che non le volevo dare l’impressione di essere molto permissivo. Per la maggior parte del tempo eravamo impegnati chi nello studio e chi nel lavoro, quindi ci si vedeva proprio per la colazione, per i pasti e al massimo la sera o quando dovevamo uscire per fare la spesa.

Per non disturbarmi mentre lavoravo, ascoltava la musica con gli auricolari, ma la sentivo ballare in camera sua. Una di queste volte, non capendo cosa stesse accadendo, la spiai attraverso il buco della serratura: la vidi che stava ballando energicamente a dorso nudo, con solo uno sottile perizoma che le copriva la vagina. La cosa mi eccitò moltissimo, ebbi un erezione nel vederla volteggiare per la stanza praticamente nuda, con il suo piccolo e grazioso seno che ogni tanto sfiorava con le mani. Mi ritirai poco dopo con il cazzo che non stava più nelle mutande e, quindi, preferii masturbarmi piuttosto che farmi vedere in erezione.

A cena si mise un golf e dei pantaloncini corti che le arrivavano alle cosce, calzava dei fantasmini e le infradito, come se fosse al mare, tanto per intenderci. Si ascoltò il telegiornale e l’ennesimo discorso del presidente del consiglio sull’emergenza sanitaria. La si commentò assieme e ne ragionammo su quello che sarebbe accaduto. A fine cena mi aiutò a pulire e sistemare i piatti, poi ci recammo in salotto per vedere un film.

-Che film vuoi vedere?- Le domandai mentre lei stava sul divano con le gambe incrociate vicine al bacino.

-Mi piacciono i film di azione, thriller o anche quelli divertenti che fanno scoppiare dal ridere.-

-Non sei una che segue le serie?-

-Le detesto. Amo vedere film che iniziano e finiscono. Non voglio avere appuntamenti per vedere serie che non hanno mai una fine.-

-Su questo sei come me. Quindi, va bene un film di azione?-

-Perfetto. Sarebbe bello se avessimo anche dei pop-corn e delle birre, per godercelo come al cinema.-

-Per le birre ci sono, i pop-corn le compriamo la prossima volta che andiamo al supermercato.-

-Va bene. Posso chiederti una cosa?-

-Dimmi pure.-

-Mia madre lo sa, quindi non devi fare lo sceriffo, anche perchè ho ventitré anni. Ho della maria, posso fumarla in casa?-

-Perchè no? In fin dei conti anche io la fumavo alla tua età. Anzi, se posso chiedertela…-

-Ma certo, ci facciamo una canna, ci beviamo una birra e ci godiamo il film. La serata prende davvero bene.- Sorridendomi apertamente, si alzò dal divano per recarsi in camere e prendere tutto il necessario. Io cercai un film e mi venne in mente di vedere Basic Istinct.

Glielo proposi e lei accettò, mentre preparava la canna sul tavolino che sta di fronte al divano. Presi le birre e gliele diedi una, lei accese la canna e dopo tre tiri me la passò. Il film iniziò ed io mi misi comodo sulla poltrona accanto al divano.

Ogni tanto la guardavo come prendeva la bottiglia della birra e se la portava alle labbra, appoggiandosela dolcemente; prima di posarla, passava la punta della lingua sul bordo, e poi prendeva a fumare.

-Sei troppo distante per passarti la canna. Vieni qui vicino a me.- Mi disse Irene, appoggiando la mano sulla seduta al suo fianco sinistro.

-D’accordo, faccio fatica a passartela ogni volta.-

-La canna è condivisione, due portano male.- Mi ripose.

Il film proseguiva ed erano arrivati i momenti erotici.

-Certo che è un film molto ambiguo.- Esordì Irene.

-In che senso ambiguo?-

-Nel senso che avrebbero voluto farne un porno, ma non potevano per la censura. Non credi che nelle scene i due attori abbiano fatto sesso realmente?-

-Sicuramente a Douglas si sarà indurito mentre era sopra alla Basinger.-

-Penso che ne abbiano approfittato e abbiano fatto sesso proprio mentre li riprendevano.-

-Non credo, le scene durano troppo poco perchè ci sia una rapporto completo.-

-Magari le hanno tagliate.-

-Può essere come dici, ma non credo. Sono due professionisti.-

-Anche nel porno ci sono professionisti.-

-Può essere che abbiano continuato dietro le quinte, nei camerini, magari nel privato dei loro appartamenti.-

-Si, ma questo loro ardore è fin troppo veritiero. Sicuramente una penetrazione c’è stata per davvero.-

Senza che me ne accorgessi mi toccai il cazzo attraverso i pantaloni. Irene mi vide e rise.

-Certo che questo film mette molta carica erotica anche tra noi.-

-Che intendi?-

-Che ti ho visto mentre ti toccavi il cazzo. Sei eccitato, vero?-

-Irene, cosa dici? Sono tuo zio…-

-Ed io la tua nipotina, funzionerebbe per un film porno.-

-Ma non siamo in un film porno. Tua madre è mia cugina, insomma…-

-Mia madre non c’è, ed io sono qui a due palmi da te. Abbiamo entrambi bisogno di sfogarci sessualmente, altrimenti perchè avresti messo questo film?-

-É un film d’azione..-

-Balle, ce ne sono di film d’azione, ma hai messo proprio questo per sedurmi.-

-Io non voglio sedurti…-

-Vuoi che faccia la prima mossa per sentirti meno in colpa, vero?-

-Non è vero niente. Mi sa che la maria ti sta montando la testa. Fai dei discorsi ridicoli.-

-Quando ero in stanza ho sentito degli strani rumori provenire dalla porta, per caso mi stavi spiando?-

Nel pieno del mio imbarazzo, mi feci rosso.

-Ho preso in pieno. Colpito e affondato.- Irene rise di gusto, si portò la bottiglia alla bocca e s’introdusse il cono dentro, come per mimare un pompino.

Avevo il cazzo ben duro e lei che mi caricava sempre di più con quel gesto.

-Ora basta Irene…- Le urlai contro, ma la presi per le spalle e la portai verso di me, togliendole la bottiglia dalle mani e posandola sul tavolino. Le misi la testa fra le mie gambe e mi sbottonai i pantaloni, tirandomi fuori il cazzo.

-Ora succhiamelo tutto.- Le ordinai.

-Si zio, te lo succhio con dovizia.-

Irene prese a leccarmi la cappella con la punta della lingua, facendola ruotare sopra, con la mano sinistra mi accarezzò il cazzo, giungendo fino alle palle, incastrate ancora tra le cosce ed il divano. Le spinsi la testa contro il cazzo, afferrandole i capelli morbidi. Irene prese a farmi un soffocone, ingoiando tutto il cazzo, e poi prese a ad andare su e giù con la testa, bagnandomi con la saliva.

Le tirai sulla schiena il golf e lei se lo tolse prendendo un po’ di fiato, mi fece ammirare il seno e poi si rituffò tra le mie cosce riprendendo a spompinarmi.

Con il cazzo in mano, si tirò su, a toccare i capezzoli con la cappella, mi guardava dritta negli occhi, quei suoi occhi ceruli e goduriosi.

-Adesso tocca a te a leccarmela, zio.-

Si sdraiò sul divano e si levò i pantaloncini ed il perizoma divaricando le gambe verso l’alto. La sua vagina era ben rasata, rosa e socculente. Mi immersi tra le sue cosce e gliela presi a leccare. Il suo profumo era un nettare che mi inebriava fortemente. La vagina così polposa, carnosa, il clitoride ben dritto era il bersaglio della mia lingua.

Presi la bottiglia dalla quale poco prima beveva; con il collo gliela introdussi nella fica, lentamente, facendola gemere. Le tenevo una mano sotto la schiena, vicino al sedere, e la vedevo mentre godeva mentre le introducevo la bottiglia dentro. Un pò di birra, quel poco che era ancora dentro, le bagnò la vagina, facendola gridare dal piacere che le procurava questa penetrazione.

-Ora mettici il cazzo… Lo voglio dentro, voglio godere.- Ansimò con voce calante, provocatoria, calda.

Le introdussi la cappella e poco alla volta tutto il cazzo mentre lei gemeva, si sfiorava il seno, si toccava i capezzoli.

Iniziai a darle delle piccole botte di bacino, mi distesi su di lei, leccandole i capezzoli turgidi e appuntiti, presi a penetrarla con più foga, e lei che gemeva e urlava, contorcendo la schiena, innarcandola su di me.

Mi prese il volto tra le mani e se lo portò al suo. Ci baciammo intensamente, le nostre lingue si abbracciavano vorticosamente. Le leccai la faccia, il collo, e sospingevo dentro di lei il cazzo che veniva accolto tra gli umori che lo lubrificavano.

-Cavalcami Irene.- Le dissi issandomela contro il mio petto. Mi sdraiai sul divano e lei prese a salirmi a cavalcioni, mi mise la mani sul petto e prese a cavalcarmi dando sempre più forza con il bacino.

Le nostre carni scoppiettavano nell’ardore di quella passione lussuriosa che ci travolse in poco tempo. Le sue espressioni facciali erano rapite nell’amplesso libidinoso, dritta sul mio cazzo, galoppava come fosse su un cavallo, gemendo e godendo. I suoi orgasmi erano preceduti dai tremori della pela, del corpo, io ero sessualmente coinvolto nella sua goduria.

-Adesso montami…-

Si tolse da me mettendosi con il busto contro lo schienale del divano, gambe ben divaricate e sedere bello e sodo che aspettava il mio affondo. Presi la mia bottiglia di birra e le versai sul buco del sedere un po’ di liquido. Lei strinse i glutei gemendo con voce fresca. Girò la testa, mi guardava mentre glielo misi nel sedere, allungò il collo in avanti, socchiuse gli occhi, la presi analmente iniziando a sbatterla dando colpi di reni. Con una mano si toccò la vagina, si penetrò, mi chiese una bottiglia per penetrarsi mentre io la montavo nel sedere.

Si penetrò nella fica, moriva dalla doppia penetrazione, il mio cazzo s’ingrossava,  la mia cappella era piena e stava per esplodere.

-Lo voglio bere…- Disse con voce soffocata dagli orgasmi.

Si girò, mettendosi seduta. Dalla bottiglia versò un po’ di birra sulla cappella, che mi sentii frizzare, mi strofinò il cazzo con la mano e se lo mise in bocca, succhiandomelo tutto, fino alle palle che mi palpeggiava.

Le arrivai in pieno volto, schizzandole la sborra tra gli occhi, il naso e la bocca. Me lo prese a succhiare, questa volta con più dolcezza, passandoselo su tutta la faccia, sotto il mento, sul collo.

Sfinito mi sedetti accanto a lei che si adagiò sul mio petto:

-Abbiamo fatto bene, zio. Ora siamo entrambi rilassati e sereni.-

-Ne avevo voglia, vero, e tu mi hai eccitato moltissimo. Ma rimani sempre mia nipote.-

-E tu rimani sempre mio zio. Ma godiamoci questo lockdown assieme, siamo sempre esseri umani che hanno bisogno di fare anche sesso.-

Da quel momento, Irene venne a dormire in camera mia. Si continuò a comportarci come prima, rispettando i propri impegni, ma la sera si faceva sesso, si fumava la maria e si beveva birra. Il tutto all’insaputa di mia cugina  Rebecca.

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