La supplente di matematica
Capitolo 5
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Rimango solo, di nuovo in compagnia dei compiti da terminare e del computer. Per quanto avessi poca voglia di riprendere il mio lavoro di studente prima dell’arrivo di Daniele, ora la voglia è scomparsa completamente. Rigiro il portatile verso di me.
Sbuffo, mentre il mio sguardo cade sulle foto della mia nuova insegnante. «”Dovresti scoparti Sandra”, certo, come no: la metti facile, Daniele. Tu sorridi e la donna davanti a te apre le gambe o piega le ginocchia, ma con me non funziona così bene…»
Sandra sorride nelle foto, in varie ambientazioni all’esterno e all’interno di edifici. Uno dev’essere un teatro, un altro un museo di arte moderna, e quell’altro una spiaggia.
Chissà se pensa mai a sua sorella, a che fine abbia fatto. A chi le ha fatto fare quella fine…
Com’era Anna prima della gara di pompini? Frequentavamo entrambi la N. Sandrini, ma quando si è svolta la gara io ero in prima, e come tutti quelli non invitati, ignaro su cosa stesse accadendo nei boschi di Carega. Lei doveva essere nella quinta di qualche indirizzo di studi che non provo nemmeno ad indovinare; poteva essere anche una che passava le giornate sui libri, sognando un lavoro con una buona paga e molta soddisfazione, ma dopo lo scandalo lei, come tante altre, ha abbandonato gli studi e si è trovata con la vita rovinata.
Sandra cosa ne pensa a riguardo? A sentire mio fratello sembra che tutte abbiano nei suoi confronti solo voglia di strappargli le mutande, ma sono pronto a giurare che la mia supplente vorrebbe strappargli qualcos’altro, e forse non solo gli occhi.
E, ciò nonostante, le foto di Sandra non fanno altro che accrescere in me un appetito nelle mutande. «Questa figa si vendica con me perché sono suo fratello…» Al pensiero di come ero stato trattato nella mattina, l’idea di scoparla cresce sempre più, sottometterla e poi farle davvero ingoiare la mia sborra.
Le parole “una figa come Francesca” di Daniele risuonano nella mia mente, facendomi nascere un’idea. Apro un’altra scheda di Brave con le immagini di Internet salvate, la mia scorta di immagini erotiche per le seghe, e clicco sull’album con i migliori scatti della dea. Ne trovo uno del set del calendario sexy: Francesca è seduta ad un tavolino di un bar, completamente nuda, una gamba sopra l’altra a nascondere la figa, per quanto un accenno di ciuffo dimostri quanto un po’ di pelo ben curato possa essere ancora più erotico, e un braccio sollevato per sostenere una flûte di spumante mette bene in vista il grandioso seno.
Passo diversi secondi a contemplare la dea, i miei occhi che non sanno se fermarsi sulle grosse tette o sul ciuffo di pelo. Devo costringere la mia volontà a non infilarmi una mano nelle mutande e a lasciarla appoggiata sul mouse. Scarico l’immagine e scopro di non sapere come proseguire…Ho un simil Photoshop gratuito che ho lanciato un paio di volte e non saprei nemmeno come iniziare a modificare quella foto. Come potrei fare, quindi? Schiocco le dita al ricordo di messaggio su Telegram.
Un altro movimento del mouse e il programma è a pieno schermo. Il mio amico Giacomo, che si definisce, con molta fantasia, un hacker, ha una passione per le IA. Tra i tanti messaggi che mi manda a riguardo, uno si sta per dimostrare utile: questa, in particolare, sostituisce il volto di un ritratto con quello di un altro. Clicco sul link nel messaggio e la lancio. Ha un’interfaccia a prova di babbuino, non mi richiede che un paio di foto.
Carico la foto di Francesca come base e quella che scarico dall’album di Sandra come modello per il volto. Vedere quelle due immagini, una nuda e bellissima, l’altra meravigliosa e vestita, e l’idea di cosa sto per fare, mi eccita più di quanto vorrei ammettere: il senso di sbagliato mi percorre la schiena come un lento, caldo brivido che si scarica nel mio inguine. Clicco sul pulsante “Swap face” mordendomi le labbra.
Un ovale azzurro ed uno rosa si rincorrono sullo schermo, si scambiano di posto, scivolano uno sotto l’altro, ingannandosi a vicenda e riappacificandosi, mentre l’immagine di Francesca resta fissa, il calice resta sospeso, le gambe accavallate e quelle due angurie sospese nei miei sogni più…
Sgrano gli occhi, non è più la dea: è la troia quella seduta al tavolino del bar! Resto a bocca aperta per dei lunghi secondi prima di ricordarmi di respirare. «Porca puttana… che pezzo di figa!» sussurro con il primo fiato che esalo.
Un senso di eccitazione mi invade, uno stordimento piacevole e allo stesso tempo inquietante, un bisogno di sfogare il mio appetito sessuale su quel bocconcino. Una parte della mia mente cerca di ricordarmi che quello che ho davanti è una schiera di puntini colorati basati su numeri binari e modificati da un megacomputer da qualche parte in America o in qualche paradiso fiscale in culo al mondo, ma per quanto alzi la voce non riesce a sovrastare il desiderio che sta riempiendo la mia mente.
Sandra, nuda, perfetta, in un atteggiamento rilassato, le gambe incrociate…
…come questa mattina! «Porca puttana!» Le mie mani, animate di vita propria, stanno sbottonando e abbassando la zip dei miei jeans, e mi rendo conto che Sandra era nella stessa posizione che ha assunto durante la mia interrogazione. La mano destra afferra il cazzo, ormai gonfio di desiderio, e lo fa uscire dalle mutande. Sono pieno di desiderio e vendetta, e la rabbia inizia a mischiarsi alla mia eccitazione.
Apro le gambe e muovo la mano verso l’inguine, scappellandomi, il mio sguardo che saetta tra le cosce, le grosse tette e quello splendido viso di carogna.
“Cosa cazzo stai facendo?” ruggisce Sandra quando le metto una mano tra le due mastodontiche bocce. Solleva le mani per prendermi il braccio, sono più veloce e la ribalto sulla cattedra. “Lasciami an-”
“Taci, puttana!” Afferro le sue ginocchia e faccio forza. “Apri queste cazzo di gambe!”
Lei si divincola, ma non serve a nulla. Le cosce della professoressa si aprono. É depilata, a parte un ciuffo di pelo castano sopra il Monte di Venere. Le piaceva accavallare le gambe per farlo vedere ai poveri studenti che, eccitati, avrebbero fatto una pessima figura durante le interrogazioni. La figa, invece, è depilata, rossa, da cui cola un liquido incolore invitante e… “Pierobon! Non-”
La zittisco con una mano sulla bocca. “Taci, ti ho detto!”
Lei emette un rantolo, gli occhi sgranati. Le sue grosse bocce si sollevano e abbassano al ritmo di una respirazione accelerata e breve.
Metto il braccio sinistro tra le sue cosce, così che il gomito e la mano le tengano aperte. Afferro il cazzo con la mano libera, appoggio la punta su quelle due labbra bagnate. La pelle del mio cazzo scivola lungo l’asta, sospinta dalle labbra della figa di Sandra; la mia cappella viene ingoiata dal corpo caldo e pulsante della professoressa. Un gemito di puro apprezzamento sfugge dalle mie narici mentre le mie labbra si muovono ad assumere il più soddisfatto sorriso.
La bocca di Sandra rimane aperta in un’espressione di sbigottimento mentre fissa il mio bacino sbattere contro il suo, e afferro con entrambe le mani le due fantastiche tette. Le mie dita penetrano appena in quei due seni sodi e caldi, dalla pelle liscia e con i grossi capezzoli rigidi. Il suo cuore batte così forte che la tetta sinistra sembra un tamburo.
Chiudo gli occhi, il piacere che quella figa bagnata e torrida imprime alla mia cappella si espande lungo il cazzo e disperde nel mio corpo, mi godo quel profumo di sesso e pelle di donna da sogno, quel calore e quel senso di soddisfazione. Il mio cazzo è stato creato per muoversi con la massima facilità nella fica di Sandra, scivolando nel suo umido sesso, affondando per tutta la sua lunghezza e uscendo fino in fondo alla cappella.
Le gambe della donna si annodano attorno alla mia vita, spingendomi ancora più in fondo nel suo corpo, il movimento che mi imprime è lo stesso del respiro che sento riverberare nelle tette che stringo.
Arriva, lo capisco da quel senso di crampi nei polpacci e il rilassamento di qualcosa appena dietro i coglioni: porca puttana, perché così presto! Voglio ancora essere dentro di lei! “Sei troppo figa, troia!”, è colpa sua che mi eccita troppo. Stringo i denti, il primo schizzo di sborra esce dal meato, seguito subito dagli altri, come colpi di cannone di puro piacere.
Mi abbandono sulla sedia, come se all’improvviso ogni mia briciola di forza sia stata sparata fuori dal mio cazzo, un senso di stanchezza mi cala addosso. Socchiudo gli occhi, ridacchio, espiro, una goccia di sborra cola ancora dalla mia cappella. La falsa Sandra è ancora a gambe incrociate al tavolino del bar, una flûte di spumante in mano, aspettando forse qualcuno che la faccia godere come lei ha fatto godere me.
Le grandi piastrelle di simil cotto sotto il tavolo sono solcate da strisce e gocce di liquido biancastro. Sospiro, sentendo il mio cuore che non ha ancora terminato quella cavalcata.
Accarezzo con un dito il viso fatto di pixel sullo schermo. «Bel casino abbiamo fatto, io e te, troia… Sarà meglio se trovo il mocio». Mi alzo e rimetto al suo posto il mio cazzo bagnato. Faccio un passo verso la cucina, ci ripenso e poi torno indietro: appoggio la mano umida di piacere sul mouse e sposto il puntatore sulla scritta “Save as…”.
«Non preoccuparti, Sandra, faremo un altro giro sulla cattedra se mi tratterai di nuovo come una merda, a scuola», le prometto, mentre clicco su “Save to Google Drive”. «Magari, la prossima volta ti faccio davvero ingoiare la mia sborra».
Continua…
Per contattarmi, critiche, lasciarmi un saluto o richiedere il racconto in PDF, scrivete a william.kasanova@hotmail.com. Il mio profilo Telegram è @williamkasanova
Però! L’ambiente si scalda, vedo!
Tra le altre cose, ho provveduto a caricare il nuovo racconto, dovrebbe arrivare tra un paio di giorni, forse anche qualcuno in più. Ti avviso che è lunghetto, e spero umilmente che ti piaccia!
Almeno nel mio caso, i tempi che passano tra il caricamento nel sito e la pubblicazione sono sui tredici giorni. Poi, non escludo che autori che pubblicano meno compulsivamente possano godere di tempi più ristretti.
Non preoccuparti se é lungo, se è necessario che sia così allora è giusto che sia tale. Sempre meglio di racconti con personaggi che hanno la personalità degli omini Lego e vicende prive di qualsiasi conflitto, o scene di sesso che sembrano rapporti sull’accoppiamento dei lemuri.
Al limite, come faccio anche con altri, lo faccio leggere al sintetizzatore vocale mentre sono in palestra o a camminare.