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La trasformazione di Alessia

By 20 Gennaio 2016Dicembre 16th, 2019No Comments

Alessia &egrave una bella donna di 33 anni, sposata con Michele e con il quale ha un ottimo rapporto. Ale lavora presso uno studio di marketing, un lavoro che le piace molto, che le da molte soddisfazioni e che la fa stare costantemente a contatto con molta gente.
Sia Alessia che Michele sono due persone molto dinamiche e molto competitive, tanto da fare spesso qualche scommessa innocente con in palio regali, cene, faccende domestiche ecc.
Una sera Michele le lanciò una scommessa e chi avesse vinto avrebbe deciso come si sarebbe dovuto vestire l’altro per un mese intero. Alessia era un po’ perplessa, ma il suo essere competitiva non poteva che spingerla ad accettare la scommessa del marito; Ale perse e passò tutto il resto della serata a pensare a cosa le sarebbe potuto accadere il giorno dopo’si sentiva intimorita al pensiero di cosa potesse combinarle il marito, ma allo stesso tempo la cosa cominciava ad eccitarla.
Il mattino seguente, dopo aver fatto colazione, Michele la portò in camera da letto e la fece sedere; mentre lui frugava nell’armadio alla ricerca degli abiti che voleva che lei indossasse, Alessia cominciava a sentire il cuore batterle sempre più forte. Dopo un paio di minuti ecco il risultato: una gonna blu lunga fino al ginocchio, molto aderente, la relativa giacchetta, una camicetta bianca ed un paio di scarpe col tacco a spillo. Alessia si sentì sollevata, alla fine dei conti non era niente di che. Si preparò e raggiunse Michele che la stava aspettando in ingresso di fronte allo specchio.
‘prima di uscire devo controllare che tu abbia messo ciò che ti ho preparato’
Alessia rimase un po’ perplessa dal tono deciso con cui suo marito aveva pronunciato quelle parole, ma alla fine pensò facesse parte del gioco e decise di assecondarlo senza fare domande.
Con molta fermezza Michele le allargò un po’ la gonna e successivamente scostò la giacca del vestito.
‘non ti avevo preparato nessun intimo’per quanto bello possa essere hai disobbedito’togliti immediatamente mutandine e reggiseno..alla tua punizione ci penseremo questa sera’
‘Punizione? Che punizione? Questo &egrave matto! E perché dovrei togliere l’intimo?’ furono questi i primi pensieri che attraversarono la sua mente’ma non fece in tempo a finire quei pensieri che Michele iniziò a spogliarla e ad intimarle di togliersi quello che aveva in eccesso.
Avrebbe voluto prendere a sberle il marito, ma non ne fu in grado. Si limitò ad eseguire quell’ordine.
La giornata al lavoro fu molto strana’si sentiva nuda ed osservata da tutti, come se tutte le persone che incrociava sapessero che sotto era nuda.
Tornata a casa si regalò un bagno caldo per rilassarsi e scacciare via dalla mente gli occhi di tutti i colleghi. Il tempo passò senza che lei se ne accorgesse; quando uscì dal bagno sentì la televisione accesa: suo marito era tornato a casa.
‘mi vesto e preparo subito da cena amore!’
Nessuna risposta’
Entrò in camera e sul letto c’era un pacco con un biglietto appoggiato sopra. Un regalo!! Sentì di avere il marito migliore del mondo e le scappò un sorriso mentre apriva il biglietto. Lesse ciò che Michele aveva scritto e rimase interdetta ‘questo &egrave tutto quello che indosserai in casa quando saremo solo io e te’. Un misto di curiosità ed eccitazione cominciò a pervaderla. Aprì la il pacco e ci trovò una scatola con all’interno un paio di scarpe nere stupende, ma con un tacco a spillo vertiginoso.
Rimase per un paio di minuti immobile, con il biglietto in mano e gli occhi sbarrati a fissare le scarpe. Non sapeva se andare da suo marito a fare una scenata o se eseguire quanto richiesto. Ancora una volta si stupì ad eseguire l’ordine come un automa.
Dopo essersi messa le scarpe raggiunse Michele in salotto tenendo la testa bassa. Lui la guardò di sfuggita più per controllare che non indossasse altro e con fare distaccato le disse ‘era ora’ti sei persa? Vai a preparare la cena che ho fame’. Alessia rimase di sasso’non l’aveva mai trattata così’ancora una volta non ebbe la forza di reagire ed andò in cucina. Poco dopo Michele la raggiunse, le si mise dietro, le prese le mani e gliele fece appoggiare sul piano della cucina, la prese per i fianchi e le fece fare un passo indietro, dopodiché si tolse i pantaloni estraendo il cazzo duro come il marmo. La penetrò con forza, sempre tirandola a sé per i fianchi per farglielo sentire tutto dentro. Dopo pochi minuti lo tirò fuori, giusto pochi istanti prima di venire, e le schizzò il suo liquido sul sedere; si ricompose e se ne andò senza dire una parola, lasciando Alessia da sola.
Lei si sentì usata, sporca, ma quella situazione cominciava a farla eccitare sempre di più.
Dopo aver servito in tavola, aver cenato assieme a Michele ed aver lavato i piatti, raggiunse il marito seduto sul divano e si mise a fianco a lui. Guardarono la tv assieme, abbracciati come sempre, fino a quando lui la scostò e si tolse i pantaloni. Subito Ale, con un gesto che non le era mai sembrato così naturale, prese tra le labbra il cazzo duro del marito, dapprima leccando e baciando la punta, muovendo la mano su e giù, e poi prendendolo tutto in bocca, fino alla base. Si sentiva una troia, ma la cosa non faceva altro che eccitarla. Gli montò sopra, totalmente nuda ma sempre con le scarpe addosso perché la facevano sentire più sensuale ed allo stesso tempo più zoccola. Era seduta sopra di lui, con il cazzo dentro la sua figa che ormai era diventata un lago ed iniziò a muoversi secondo il ritmo dato dal marito che la teneva per i fianchi. Tutta la vergona, tutto l’imbarazzo, tutta l’eccitazione, tutte quelle emozioni provate quel giorno esplosero in un orgasmo tanto forte quanto intenso che la fece tremare tutta. Ancora in preda all’orgasmo, Michele sfilò il cazzo dalla sua figa e buttò Alessia sul divano, le montò sopra, le prese una mano e la appoggiò sul suo membro e si fece masturbare. Poco dopo le venne sul seno e sulla faccia, si alzò e la lasciò nuovamente da sola. Ale si ritrovò di nuovo in un mix di emozioni, soddisfatta per l’orgasmo, felice per aver fatto l’amore, incredula per come era stata lasciata sola, stupita per essersi ritrovata nuovamente eccitata di fronte a tutto ciò. Sentì lo sperma colarle sulle labbra, lo assaggiò con la punta della lingua, infilò due dita nella figa ancora bagnata, le bagnò per bene e le portò alla bocca dove raccolse lo sperma del marito e poi leccò con gusto gli orgasmi di entrambi mischiati assieme.
Si rialzò, andò in bagno a sistemarsi, andò in camera dove trovò Michele già sotto le coperte, tolse le scarpe e le sistemò con cura ai piedi del letto, si infilò nuda al fianco del marito e cercò di prendere sonno pensando a cosa l’avrebbe aspettata il giorno successivo.
I giorni successivi trascorsero con questa nuova routine per Alessia che, giorno dopo giorno, si sentiva sempre a più a suo agio in questa nuova veste, anche perché il rapporto con il marito aveva preso letteralmente fuoco, nonostante Michele la usasse per dar sfogo ai suoi istinti scopandola con foga e passione ma lasciandola sola dopo essere venuto. Questa era una cosa totalmente nuova per lei, ma stranamente il tutto la faceva terribilmente eccitare. Anche quando si recava al lavoro, con abiti che ne mettevano in risalto le forme, gli sguardi dei colleghi non erano più fastidiosi, anzi, le facevano molto piacere, la facevano sentire donna più di quanto non si fosse mai sentita prima, al punto tale che ogni tanto era lei, con fare ‘innocente’, a provare i colleghi mettendosi in maniera tale che le vedessero il seno, come sempre sprovvisto di reggiseno.
Un pomeriggio le arrivò un messaggio di Michele dove le diceva che la sera sarebbero venuti a cena dei colleghi e che, prima di tornare a casa, sarebbe dovuta andare a fare la spesa.
Quando Alessia rientrò a casa, dopo aver messo via la spesa, si diresse in camera dove ad attenderla c’era Michele con un nuovo regalo per lei da indossare quella sera. Prima di darglielo però, la fece spogliare per poi avvicinarsi a lei ancora in piedi; iniziò a toccarla ed accarezzarla su tutto il corpo provocando in lei dei brividi di piacere, poi si staccò e le disse di andare a depilarsi perché per quella sera sarebbe dovuta essere completamente liscia su tutto il corpo.
Una volta depilata e fatta una doccia, andò vestita delle sole scarpe con tacco, a preparare la cena; Michele se ne restò in salotto tutto il tempo.
Quando fu quasi giunta l’ora in cui sarebbero dovuti arrivare i colleghi di Michele, Alessia andò in camera a prepararsi. Aprì il pacco con il regalo del marito e vi trovò dentro un vestito nero, che le copriva in parte la schiena e il seno, con la scollatura che faceva vedere la pelle praticamente fin quasi all’ombelico; lo indossò e solo allora si accorse di quanto fosse corto, non arrivava nemmeno a metà coscia. Le scarpe con tacco erano già pronte ai piedi del letto. Si guardò allo specchio sentendosi tanto zoccola quanto incredibilmente sexy; quel vestito metteva in mostra la tonicità di seno e sedere, per non parlare di quanto le slanciasse le gambe. Michele la raggiunse poco dopo, la baciò, le accarezzò il viso, la stuzzicò baciandola sul collo e poi infilò la mano sotto il vestito iniziando a masturbarla con due dita. Andò avanti per qualche minuto, fino a quando non suonò il campanello e nell’andare ad aprire Michele le sussurrò che voleva che fosse eccitata quella sera. Missione compiuta’era molto eccitata!
La cena trascorse tra una risata e l’altra, con i colleghi del marito che non perdevano occasione per fissarle seno e sedere ogni volta che si alzava dal tavolo. Alessia si sentiva molto provocante con quegli sguardi addosso e non perdeva occasione per guardare in maniera provocante i suoi ospiti mentre suo marito guardava divertito la scena. Per il caff&egrave si spostarono sul divano e fu in quel momento che Ale decise di voler spingersi ancora un po’ oltre. Dopo aver versato il caff&egrave nelle tazzine, andò a posare il vassoio sul tavolino davanti al divano, ma per farlo decise di piegarsi a novanta ripetendo la cosa per entrambi gli ospiti e il marito; ovviamente il tutto lasciando che il vestito salisse fin quasi a scoprire il sedere e facendo ben attenzione che questo fosse rivolto verso i colleghi di Michele. Vedendo i loro pantaloni rigonfiarsi in mezzo alle gambe, Alessia cominciò ad eccitarsi ancora di più e a bagnarsi parecchio; fu così che invece di sedersi sul divano vicino a Michele, si sedette tra i due colleghi. Erano stretti, erano a contatto, quel divano era piccolo, al massimo per due, ma la cosa non faceva altro che eccitarla; i due uomini erano in imbarazzo non sapendo come comportarsi davanti con Alessia davanti a Michele. Fu proprio il marito ad interrompere quel momento di stallo alzandosi con la scusa di andare in bagno; abbandonò la stanza e si mise in un punto dove potesse vedere cosa accadeva in salotto senza essere visto facilmente.
I tre andarono avanti a parlare, ma la mano di uno dei due si posò sulla gamba perfettamente liscia di Alessia, la quale non oppose alcuna resistenza e per questo incoraggiò l’uomo ad accarezzarle l’interno coscia sempre più in alto. Anche l’altro collega, vista la scena, iniziò ad accarezzare Alessia sulla gamba mentre lei si sentiva sempre più eccitata, sempre più troia. Prima che i due uomini potessero spingersi ancora oltre, Michele tornò in salotto e riprese la discussione interrotta qualche minuto prima. La serata si concluse una mezz’ora dopo, con i colleghi di Michele che lasciarono la casa ancora evidentemente eccitati.
Una volta rimasti soli, Michele fece spogliare Alessia, le tastò la figa e la trovò esattamente come pensava: un lago.
‘sei eccitata vero troietta?’
‘cavolo sì! Non mi sono mai sentita così donna e così troia allo stesso tempo’
‘bene’allora adesso rendiamo la cosa ancora più interessante’ e dicendo questo si sbottonò i pantaloni e ne tirò fuori il suo membro duro, prese Alessia per un capezzolo, lo strizzò e lo tirò verso il basso costringendola ad abbassarsi; era un chiaro segnale per farselo prendere in bocca. La donna lo succhiò con avidità, mossa dall’eccitazione della serata e dalla voglia di dare piacere al marito. Fu trattenuta per la testa mentre lui le veniva direttamente in gola quasi soffocandola. Se lo fece ripulire per bene. Poi, una volta ripresa per i capezzoli, la trascinò fino in camera dove la legò mani e piedi al letto. Iniziò a masturbarla con le dita, fermandosi ogni volta che stava per raggiungere l’orgasmo. Alessia non ce la faceva più a resistere a quella tortura, gli umori della figa ormai avevano bagnato anche il letto, voleva venire con tutta se stessa ma più l’orgasmo le era negato più lei si eccitava.
Michele si interruppe, senza concederle l’agognato orgasmo, le si avvicinò all’orecchio e le sussurrò
‘ho deciso che oltre a controllare come ti vesti voglio controllare anche i tuoi orgasmi. Tanto a te piace no? Ti piace essere ai miei comandi vero? stare ai miei ordini? Pensare solo a rendermi felice. E visto che ti piace, e ne sono sicuro a vedere come &egrave messa la tua figa, non potrai avere orgasmi fin quando te lo dirò io’e per essere sicuro che questa notte non cederai alla tentazione di toccarti e venire, rimarrai legata come sei’sono stato chiaro?’
Alessia era in shock, non capiva cosa stesse succedendo, ma in fondo sapeva che suo marito aveva perfettamente ragione.
‘sì’ho capito’grazie’ non riusciva a guardarlo negli occhi’si sentiva totalmente soggiogata e sottomessa a lui.
La baciò sul collo e poi sui seni, infine si coricò affianco a lei e si addormentò mentre Alessia fece fatica a dormire per via dell’eccitazione dovuta a quello che era successo e ai mille pensieri su dove fosse diretta la sua vita.
Il sabato successivo Michele rientrò in casa a metà pomeriggio dopo aver fatto alcune commissioni. Appena entrato sentì il vociare di due donne, erano Alessia con la sua migliore amica Paola. Paola &egrave una bella donna, alta, slanciata, lunghi capelli neri lisci, un bel seno ed un fondo schiena davvero niente male; ama vestirsi bene in ogni occasione, infatti, Michele non l’aveva mai vista senza scarpe col tacco e vestiti firmati, esattamente come era in quel momento. Michele pensava anche la migliore amica di sua moglie, ormai diventata anche una sua cara amica, fosse sotto sotto una gran porca. Ovviamente era solo una sensazione, ma volle provare a vedere se quella sensazione fosse vera o meno.
La cosa che saltò subito all’occhio di Michele fu Alessia che sbiancò nel vederlo tornare a casa e nel vedere che si era messa degli indumenti addosso senza chiedere permesso a lui. Erano solo una paio di shorts e una t-shirt, niente intimo, ma nemmeno niente scarpe col tacco. Lo sguardo del marito trafisse come un pugnale Alessia che in quel momento comprese di essere veramente nei guai.
Dopo i vari saluti e convenevoli Michele si rivolse verso Alessia e con tono duro e deciso le disse:’E tu cosa ci fai conciata in questo modo? Vai a mettere la tua divisa casalinga e poi preparaci un caff&egrave’
Ale sgranò gli occhi e provò a borbottare qualcosa per rispondere al marito, per dirgli che se non se ne fosse accorto c’era un ospite, che non erano quelli gli accordi’ma dalla bocca non uscì nemmeno una sillaba; si scusò con Paola e si allontanò. Paola non capiva cosa stesse succedendo e chiese a Michele di spiegarle il motivo di quella scena. Michele non aspettava altro che rimanere da solo con lei per spiegarle tutto quanto e vedere la sua reazione; come immaginava, una volta saputa la situazione, Paola andò su di giri e chiese a Michele di poter entrare a far parte di quel ‘gioco’ e di potergli dare una mano ad educare e addestrare la sua miglior amica. A lui scappò una risata, più per il fatto di aver visto che la sua sensazione su Paola fosse esatta che per il fatto di farla entrare nel loro gioco. Accettò di buon grado la richiesta della donna, in fin dei conti avrebbe avuto in casa due belle donne; ovviamente mise dei paletti: sarebbe sempre stato lui sopra di tutti, lei poteva dare ordini ad Alessia certo, ma l’ultima parola spettava sempre a lui.
Dopo qualche minuto Alessia tornò in salotto con il caff&egrave ed ovviamente con la sua divisa composta dalle sole scarpe col tacco alto. Vide il marito e l’amica con un ghigno stampato sulle loro facce, non sapeva cosa era successo in sua assenza, sentiva solo l’imbarazzo per trovarsi in quello stato di fronte a Paola. I due bevettero il caff&egrave spiegando ad Alessia, che rimase in piedi tutto il tempo, che da quel momento Paola era la sua nuova Padrona assieme a Michele. Alessia sentì le gambe cederle, sarebbe stata agli ordini della sua migliore amica, non poteva crederci, ma non aveva nemmeno molte alternative’la sua opinione non era richiesta e quindi non pot&egrave fare altro che subire quella decisione.
Finito il caff&egrave Michele si alzò in piedi, andò vicino alla moglie, la girò verso Paola e le disse: ‘ ora ti spetta la giusta punizione per esserti vestita senza il mio permesso’mani incrociate dietro la testa e gambe divaricate’muoviti!’ dopo averla fatta mettere in posizione la fece andare in avanti con il tronco fino a farla mettere a novanta, con il viso esattamente difronte a quello dell’amica. Qualche secondò dopo il suono della mano di Michele sul sedere di Alessia riecheggiò per il salotto; lei sussultò e le scappò un gridolino di dolore, non riuscì più a guardare negli occhi Paola. Arrivò la seconda sberla e poi la terza e la quarta. Facevano male, sentiva già il sedere bruciarle, una lacrima le scese a rigarle il viso e fu in quel momento che Paola fece un gesto del tutto inaspettato e dolce. Le alzò il mento con una mano e poi le asciugò dolcemente la guancia da quella lacrima. Un momento di conforto finalmente, non era del tutto sola allora. Poi un sorrisino comparve sul volto di Paola che in una frazione di secondo le diede una sberla così forte che quasi la fece cadere.
‘piantala di fare la lagna’nessuno ti ha dato il permesso di piangere’
Il mondo crollò addosso ad Alessia. Era sola.
Il marito, divertito dalla scena tra le due amiche, riprese a sculacciare la moglie; venti sberle, una più forte dell’altra, fino a farle diventare il sedere completamente rosso. Alessia non ce la fece e crollò a terra, più per la situazione che si era venuta a creare che non per le sberle.
‘beh spero che tu abbia imparato la lezione’e già che sei lì a terra, bacia scarpe e piedi della tua nuova padrona’ e nel dire questo si sedette vicino a Paola ed iniziarono a deriderla mentre lei adorava i piedi dell’amica e si sentiva sempre più umiliata e sconfortata.
Le fecero fare anche un lungo massaggio ai piedi di Paola, poi Michele decise che quel giorno avrebbe dato il colpo di grazia alla volontà di Alessia facendola diventare totalmente remissiva e ai suoi comandi.
‘Sai Ale, credo che dopo questo massaggio, sia giusto darti un premio. Adesso spoglierai Paola, ti inginocchierai davanti a lei e le darai piacere con la lingua’.
Paola scattò in piedi divertita ed ansiosa di essere leccata dalla sua nuova schiavetta che, dal canto suo, era ancora un po’ incerta per via dell’ingresso della padrona in questa situazione. Così, anche se anche un po’ titubante, spogliò Paola e la aiutò a rimettersi sul divano e, dopo averle aperto le gambe, si avvicinò alla figa bagnata dell’amica. Era un po’ incerta ed impacciata, non aveva mai fatto nulla con un’altra donna, ma con il passare dei minuti prese sempre più fiducia e cominciò a far provare piacere alla padrona. Alzò sguardo per vedere la reazione di Paola al lavoretto che le stava facendo e la vide baciarsi con il marito che nel frattempo le accarezzava il seno e i capezzoli. L’istinto di Alessia fu quello di fermarsi, era troppo, stava per esplodere quando Michele con tono categorico le disse ‘torna a fare quello che stavi facendo! Ora te sei la nostra schiava, non hai più diritti, sei solo il nostro giocattolo’. Il mondo le crollò addosso di nuovo, rimase ferma, interdetta, ma a farla tornare alla realtà arrivò un’altra sberla di Paola che poi la prese per la testa e la riabbassò sul suo sesso e tornò a baciare Michele. Piano piano Ale ricominciò quello che aveva interrotto, con in testa mille pensieri. Dopo un lavoro abbondante sulla figa dell’amica quest’ultima venne con un orgasmo molto violento che riempì la faccia di Alessia di umori.
Paola, dopo essersi ripresa, iniziò a spogliare Michele ma guardando Alessia con aria di sfida. Sguardo che la schiava non riusciva a sostenere e che quindi indirizzò verso il pavimento.
La nuova arrivata si alzò e si diresse verso una delle sedie del salotto portando con sé Michele, tenendolo per mano, e Alessia tenendola per i capelli e facendola gattonare. Fece sedere Michele sulla sedia e poi si sedette su di lui facendo scomparire il suo grosso cazzo duro dentro la sua figa ancora ben bagnata. Dava le spalle a lui perché voleva guardare Alessia mentre si faceva scopare da suo marito; Ale ancora una volta non riuscì a sostenere lo sguardo ma Paola le strinse il viso con una mano e la costrinse a guardare quella scena, mentre la sua migliore amica scopava suo marito, mentre lei diventava cornuta, mentre ogni sua volontà cominciava a scomparire per sempre. Poi la Padrona avvicinò il viso di Ale al suo e la baciò a lungo, con passione fino a quando Michele non le fece raggiungere l’orgasmo e raggiungendolo a sua volta. A quel punto Paola si sfilò, si infilò due dita nella figa e poi le infilò in bocca alla schiava. Michele poi la tirò a se e si fece pulire il cazzo dagli orgasmi di entrambi. Altra umiliazione, altro pezzo del mondo di Alessia che crollava. Mente era intenta a ripulire il cazzo del marito, Paola ne approfittò per infilare due dita nella figa della schiava’era un lago.
‘senti qua la nostra schiava’&egrave un lago!’ disse tra una risata e l’altra
‘certo’la eccita vedere che sta diventando quello che &egrave in realtà’un oggetto senza volontà..un oggetto nelle nostre mani’
‘che dici’la facciamo venire?’
‘mmmm’..ho un’idea decisamente migliore’
La fece alzare e la fece sdraiare sul tavolo del salotto, a gambe piegate ed aperte. Iniziò a masturbarla con due dita le quali, grazie lago che aveva in mezzo alle gambe, scorrevano a più non posso dentro e fuori di lei e andando a stimolare il clitoride. La portò al limite dell’orgasmo e si interruppe. Paola, aspettato che la schiava riprendesse un po’ fiato, ricominciò al posto del padrone portandola quasi all’orgasmo e negandoglielo ancora. Andarono avanti così per oltre un’ora, scambiandosi, divertendosi e facendo impazzire Alessia che non vedeva l’ora di avere il suo orgasmo.
Era ormai ora di cena così mandarono Alessia a preparare da cena, ovviamente senza averle concesso di venire. Mentre preparava la cena gli umori della figa le colavano lungo le gambe. Non riusciva a calmarsi, non riusciva a non essere eccitata. Preparò la cena e la servì ai padroni in salotto. Lei rimase in ginocchio vicino al tavolo, le toccarono solo gli avanzi che dovette mangiare senza l’uso delle posate. Sempre più umiliata, ma sempre più consapevole del suo nuovo posto nel mondo.
La serata andò avanti tranquilla, con i padroni abbracciati sul divano a guardare la tv e Alessia, nuda, sola, a rimettere a posto la cucina.
Venne ora di andare a dormire ed Alessia si sentì rincuorata..avrebbe dormito con Michele senza che la padrona fosse in mezzo alle scatole. Alla fin dei conti era suo marito.
Fu mandata in bagno a farsi una doccia, così salutò Paola e si diresse a lavarsi e a prepararsi per la notte.
Ma ancora una volta si sentì una stupida ed ancora una volta sentì un pezzo di mondo crollare quando vide Paola e Michele sul letto, nudi, che la stavano aspettando.
‘Sai Ale, non mi sembrava giusto mandare via la tua nuova padrona così ho deciso che dormirà qua’ e nel dire questo prese delle corde e si avvicinò ad Ale: ‘su forza, dai la buona notte alla padrona e mettiti qua sul tuo nuovo letto’. Il ‘nuovo letto’ non era altro che un tappeto ai piedi del letto, un cuscino di quelli che stavano sul divano ed una coperta. Ovviamente, onde evitare che dopo quella serata decidesse di masturbarsi, venne legata mani e piedi. Michele la guardò bene e soddisfatto tornò sul letto: aveva annullato ogni volontà della moglie ed in più aveva una nuova amante tanto bella quanto porca ad aiutarlo.
Qualche giorno più tardi Alessia rientrò a casa piuttosto stanca dopo un’intensa giornata lavorativa; ormai aveva preso l’abitudine a non portare l’intimo e ad indossare abiti relativamente succinti per quello che era il suo ambiente di lavoro. Aveva anche preso l’abitudine, appena entrata in casa, di spogliarsi completamente ed indossare la sua ‘divisa’; quasi se ne stupì quando se ne rese conto, ma ormai quella era la situazione in cui si ritrovava ed in fondo le piaceva anche.
Sentì il cellulare emettere un suono. Era Paola, la sua nuova Padrona con cui suo marito la tradiva davanti ai suoi occhi, che le aveva appena mandato un sms dove le diceva di prepararsi che sarebbero usciti tutti e tre da lì a poco. Cosa avevano in mente questa volta? Come volevano umiliarla? Il cuore di Alessia cominciò a battere in un misto tra paura ed eccitazione. Si preparò con cura, non voleva essere punita per una sciocchezza come quella, ma più di tutto voleva far contenti i suoi padroni. Si mise un vestito attillato che metteva in risalto le sue forme e, che con le scarpe con tacco alto, faceva sembrare le sue gambe ancora più lunghe e slanciate; raccolse i capelli in una coda di cavallo, un po’ di trucco e fu presto pronta. Si sentiva bella e lo era per davvero.
Poco dopo arrivarono assieme Paola e Michele. Lui in completo blu, lei vestita con un abito tutto sommato sobrio, ma che la rendeva veramente bella. Erano andati assieme a fare un aperitivo veloce e probabilmente a pianificare quello che sarebbe successo da lì a poco. Dopo averla esaminata con gli occhi decisero che quello che aveva indossato poteva andare bene e così si avviarono alla macchina e partirono.
Il tragitto in realtà non durò molto, ma per la giovane schiava sembrò un’eternità. Dove la stavano portando? Cosa avevano in mente? Furono queste alcune delle domande che le assillarono la testa; pensò a mille cose, ma di sicuro non aveva pensato che si potessero fermare dove si erano appena fermati. Il sangue le si congelò nelle vene. Non poteva crederci, doveva esserci uno sbaglio, eppure in cuor suo sapeva che non c’era nessuno sbaglio.
Entrarono così tutti e tre in un sexy shop, Ale rimase sempre un passo più indietro rispetto ai due padroni. Ad accoglierli una donna che aveva qualche anno più di loro, vestita anch’essa con abiti succinti esattamente quanto uno potrebbe aspettarsi di trovare entrando in un negozio del genere. Subito Paola e Michele presero in pugno la situazione e si rivolsero alla commessa con il chiaro intento di umiliare Alessia dicendo: ‘Salve, quella che vede dietro di noi &egrave la nostra nuova slave, avremmo bisogno di acquistare tutto l’occorrente per il suo addestramento e la sua umiliazione, nonché nostro divertimento’. La commessa squadrò Alessia, che si sentì sprofondare, poi con un sorriso malizioso rassicurò i padroni sul fatto che lì avrebbero trovato tutto quello di cui avevano bisogno. Visto che era ‘l’ora di chiusura e che il negozio era vuoto a parte loro quattro, la commessa andò a chiudere la porta per ‘potersi dedicare completamente a loro’.
Per prima cosa si avvicinarono ad un bancone dove erano esposti dei collari e dai quali Michele ne prese uno sottile con quelli che sembravano essere dei diamanti; poi si girò verso Alessia, che nel frattempo era stata fatta inginocchiare da Paola, e le allacciò il collare intorno al collo. Non lo strinse, ma alla schiava sembrò che le togliesse il fiato. Era lì, in ginocchio in mezzo ad un negozio, in presenza di una sconosciuta, con un collare al collo come se fosse un cane, un oggetto, un essere senza volontà’ma in fondo sapeva che era esattamente quello che stava diventando o forse già era.
I tre passarono in rassegna vari gadget ed il ‘carrello’ della spesa andava riempendosi. Si soffermarono sui frustini e altri del genere. La commessa, visto che ormai stavano entrando in confidenza, propose ai padroni di voler provare qualcuno di quegli oggetti per poter scegliere meglio quale comprare. Ovviamente il test andava effettuato sulla schiava che era rimasta in ginocchio in mezzo al ginocchio. Tra le risate i due padroni accettarono l’offerta della commessa ed ordinarono ad Alessia di alzarsi e di raggiungerli. La commessa, che ormai si sentiva parte integrante di quel gioco, le fece appoggiare le mani su un tavolo da esposizione, la fece mettere quasi a novanta gradi, le divaricò leggermente le gambe e le alzò il vestito fin sopra il sedere. ‘vedo che non indossa l’intimo la schiava ‘ disse divertita ‘ la volete sempre pronta insomma’ e le diede una sonora sberla sul sedere.
‘allora’da quale cominciamo signori?’ disse la ragazza che ormai stava prendendo in pugno al situazione davanti agli occhi divertiti dei padroni.
‘perché non da quel frustino?’ esordì Paola indicando un frustino che assomigliava a quelli usati per i cavalli. Così la commessa lo prese e si mise dietro la schiava che risultava perfettamente esposta. ‘sentite questo che bel suono che fa’ e così dicendo colpì il sedere di Alessia che sussultò ed emise un urletto per il dolore’in cuor suo sapeva che meno si sarebbe lamentata, meglio sarebbe stato per lei. Dopo la dimostrazione della commessa fu il turno dei due padroni per provare il frustino; i colpi si susseguirono uno dopo l’altro, mentre il bel fondoschiena di Alessia diventava sempre più rosso, sempre più provato da quella tortura. Ma mentre i padroni e la commessa commentavano entusiasti e divertiti i segni lasciati dai frustini, Alessia era nuovamente presa da mille emozioni contrastanti; voleva scappare via, ma sapeva che scappando non avrebbe risolto nulla; voleva piangere, ma il dolore cominciava a diventare quasi piacere e l’eccitazione saliva sempre di più, tanto che ben presto si rese conto che gli umori della sua passera cominciavano a colarle lungo le gambe. Quando finirono di colpirla i tre si misero a parlare tra di loro, ma Alessia non riuscì a capire cosa stessero dicendo’riusciva a sentire il suo respiro affannato e il suo cuore battere a mille. Vide poi la commessa passarle davanti e andare verso un espositore da dove prese una sorta di cintura ed un fallo di gomma. Ci mise poco a capire che quello era uno strap-on destinato a penetrarla ed infatti Paola le si avvicinò all’orecchio e le disse ‘credi che non ci siamo accorti che sei bagnata fradicia? Sembri proprio una troia in calore’e visto che sei una troia in calore ti scoperemo finch&egrave avremo voglia ed ovviamente a te non sarà permesso di venire per nessuna ragione’hai capito troietta?’ ed Alessia non pot&egrave fare altro che rispondere in maniera affermativa e rassegnata.
Fu proprio Paola a penetrarla per prima; partì piano, ma poi i colpi divennero sempre più forti e decisi, le diede qualche sberla sul sedere ancora rosso per le frustate. Michele si sedette completamente nudo sul tavolo dove era appoggiata, la prese per la testa e fece sparire il suo cazzo duro dentro la sua bocca, dandole poi il ritmo tenendola sempre per i capelli. La commessa di fronte a quella scena si spogliò, salì sul tavolo dove c’era Michele, gli fece poggiare la schiena sul tavolo e gli si mise sopra iniziando a baciarlo con tutta la passione che aveva. In tutto questo Alessia si ritrovò a tenere a stento l’orgasmo nonostante, mentre dava piacere al marito, avesse la figa bagnata della commessa a pochi centimetri dagli occhi e che la stessa commessa stesse baciando Michele. Si sentiva una troia, una troia senza volontà. In quel momento realizzò a pieno di essere diventata un oggetto..il loro oggetto. Dopo qualche minuto le due donne si diedero il cambio e così Paola finì a limonare Michele, mentre la commessa prese un nuovo strap-on e penetrò con sempre maggior foga la figa di Alessia che ormai era in totale balia della situazione.
Fu quasi soffocata quando Michele le venne direttamente in gola con un orgasmo così forte come non aveva mai avuto prima. Istintivamente ripulì il cazzo ancora duro del padrone mentre Paola scesa da sopra di lui, rinfilò lo strap-on, lo lubrificò parecchio e si mise dietro la commessa penetrandole il buco posteriore. Dopo un momento di smarrimento, la commessa si eccitò ancor di più cercando di voltarsi con la testa per baciare Paola mentre questa la prese per il seno ed iniziò a strizzarle i capezzoli. Ora i colpi dati dalle due donne che si muovevano all’unisono penetravano Alessia con ancora più forza facendola sentire più aperta che mai.
Passarono diversi minuti prima che le donne si stufassero e decidessero di venire usando la lingua di Alessia; vennero praticamente subito con orgasmi forti ed intensi. I quattro si ricomposero, si vestirono e si diressero alla cassa per pagare il conto di quella spesa particolare. Quando furono sul punto di uscire Michele prese per i capelli Alessia e la trascinò a terra, davanti ai piedi della commessa. ‘Ringrazia la Signora ‘ esordì Michele ‘ &egrave stata molto gentile e disponibile ed il minimo che tu possa fare &egrave baciarle i piedi’. A quel comando la schiava iniziò a baciare i piedi della donna che già calzava un paio di decolt&egrave lucide e con tacco a spillo. ‘Direi che potresti anche pulirle le scarpe con quella inutile lingue che ti ritrovi’ disse Paola mentre premeva con forza il tacco delle sue scarpe sul sedere ancora dolorante di Alessia che, dopo essere rimasta senza fiato per il dolore, iniziò a lucidare le scarpe con la lingua. Dopo un paio di minuti passati ai piedi della donna, mentre i tre ridevano di gusto, Alessia fu fatta rialzare e si avviò alla macchina insieme ai padroni per far ritorno a casa.
Durante tutto il viaggio rimase in silenzio, con lo sguardo basso rivolto alle sue ginocchia, cercando di soffocare il pianto e trattenere le lacrime. Non era per il dolore, ma perché aveva realizzato che quella situazione la eccitava e le piaceva
Una volta rientrati a casa Alessia si mise subito la sua ‘divisa’, con l’aggiunta di quel collare che sembrava fosse sempre sul punto di strozzarla, ma che in realtà era lì a sancire la fine della sua volontà e l’inizio della sottomissione a suo marito e alla sua migliore amica; già, la sua migliore amica o ormai ex-migliore amica..quella era la sottomissione che faceva più fatica ad accettare, pensava che in un confronto sarebbe stata lei ad avere la meglio su Paola ed invece, grazie all’aiuto di Michele, aveva dovuto essere lei a cedere.
Quando si diresse in cucina per preparare la cena, inaspettatamente trovò suo marito ai fornelli mentre Paola era seduta su una sedia a parlare con lui e sorseggiando del vino; erano ancora vestiti come quando erano rincasati, lei con le gambe incrociate in maniera molto sensuale, lui con un grembiule per non sporcarsi gli abiti.
‘Beh?- disse Michele guardandola con la coda dell’occhio- cosa fai lì impalata? Non vedi che la tua padrona sta aspettando che le togli le scarpe e la massaggi?’
Alessia si riprese dai suoi pensieri e fece per avvicinarsi a Paola che la guardava con un sorriso beffardo.
‘Guarda che le cagne non camminano ‘da brava mettiti a quattro zampe e vai a fare quello che ti ho detto’
Istintivamente Alessia si mise a quattro zampe e con sguarda rivolto verso il basso riprese il percorso verso la sua Padrona. Quando fu a pochi centimetri dai piedi che doveva massaggiare, Paola la fermò poggiando la suola della scarpa sulla sua fronte e muovendolo come se stesse spegnendo una sigaretta; poi le diede un piccolo calcetto sulla guancia sempre con lo stesso piede che infine le mise davanti alla bocca. L’istinto di Alessia fu quello di aprire la bocca ed iniziare a leccare le scarpe della Padrona, ma Paola la fermò nuovamente spegnendole quella sigaretta immaginaria sulla fronte.. ‘no no cara’non vorrai mica leccare le scarpe sporche e poi baciare i miei piedi vero?! Toglimi le scarpe e prenditi cura dei miei piedi visto che hanno fatto fatica per te oggi!’ e mentre la schiava le toglieva le scarpe i due padroni se la risero per bene.
Dopo aver indossato quelle scarpe per tutto il giorno, i piedi di Paola non erano certamente profumati come delle rose, ma quell’odore sgradevole che invadeva il naso ed anche la bocca di Alessia, il sentirsi degradata ed umiliata, lo stare nuda ai piedi dei padroni la faceva eccitare di nuovo. Ancora non riusciva a capacitarsene di come potesse tutta quella situazione eccitarla e metterla quasi a proprio agio, eppure suo marito era riuscito a toccarla nei punti giusti e l’arrivo di Paola non aveva fatto altro che completare l’opera.
Alessia era assorta nei suoi pensieri e nel baciare i piedi della Padrona quando Michele spense un’altra sigaretta sul suo sedere ancora provato dal pomeriggio al sexyshop; il dolore fu forte quanto la sorpresa per un gesto così, quasi si aspettasse ancora della compassione da parte di suo marito. Si fermò dal baciare i piedi di Paola che non perse tempo per darle l’ennesimo calcetto in faccia ed ordinarle di continuare. Qualche istante più tardi fu tirata con forza per i capelli dal Padrone che la costrinse così a mettersi sulle ginocchia e a guardarlo dritto negli occhi..’non ti preoccupare, per qualche giorno non subirai nessuna punizione fisica’vogliamo che il tuo corpo sia in perfetta forma per il weekend ahahahah’ e così dicendo spinse la testa di Alessia verso i piedi della Padrona e se ne tornò ai fornelli.
I due padroni si misero a tavola, mentre alla schiava toccò restare a quattro zampe e testa bassa vicino al tavolo, in attesa che venisse trovato il modo di umiliarla ancora; cosa che ovviamente non tardò arrivare..i padroni, una volta finita la loro cena, decisero che la loro ‘cagna personale’ avrebbe mangiato dal pavimento, senza usare le mani, lanciandole i pezzi della cena in giro per la cucina e guardandola girare per la stanza a quattro zampe. Per il bere misero un piatto fondo per terra e lo riempirono di acqua che la schiava dovette bere esattamente come avrebbe fatto un cane.
Finita la cena Michele e Paola si diressero in salotto per riposare un po’ sul divano davanti alla tv, mentre la schiava dovette pulire i piatti e poi il pavimento della cucina con una spazzola, ovviamente stando sempre nella sua nuova posizione. Aveva quasi finito quando la stanchezza iniziò a far capolino e a farle desiderare che quella lunga giornata volgesse presto al termine; ma i padroni avevano ben altri piani in mente per lei e a quanto sembrava si stavano organizzando per bene. Michele entrò in cucina, prese Alessia per i capelli e la trascinò verso una piccolissima macchia che le era sfuggita”non sei nemmeno in grado di pulire il pavimento..sei proprio una cagna inutile’ma non ti preoccupare..so io come insegnarti le cose’ e così dicendo prese il secchio, riprese la schiava per i capelli e li inzuppò dentro l’acqua ormai sporca e prese a pulire il pavimento con i capelli della moglie. Alessia si sentì profondamente umiliata, sentì di aver toccato il punto più basso della sua vita ed iniziò a piangere. Quando Michele finì di usarla per pulire, lei cercò il suo sguardo in cerca di conforto, ma ne ebbe in cambio solo uno sguardo severo e che non mostrava la minima titubanza. ‘Sono convinto che la prossima volta farai il tuo lavoro come si deve’ e così dicendo uscì dalla stanza spegnendo la luce e lasciando Alessia al buio, da sola e con le lacrime che le rigavano guance ed anima.
Dopo una decina di minuti venne chiamata in salotto dai Padroni che la attesero abbracciati e con il loro solito sorriso beffardo. Le fu ordinato di andare a preparare un bagno caldo per la Padrona e che avrebbe dovuto aspettarla in camera da letto’come un’umile servitrice quale era diventata, la schiava lasciò il salotto per andare a fare quello che le era stato ordinato.
Paola la raggiunse poco dopo in camera da letto e le ordinò di spogliarla; Ale dovette ammettere che il corpo della sua padrona era veramente bello e si sentì quasi fortunata nell’essere lì e poterlo vedere nudo. Le due donne si spostarono in bagno e si diressero verso il wc e si fermarono”beh? Che aspetti? ‘ esordì Paola con tono falsamente stupito ‘ non vorrai mica che mi sieda sulla tazza senza che tu me l’abbia pulita per bene con la tua lingua vero?’. A quelle parole la schiava reagì con un secondo di esitazione; secondo che spazientì subito la padrona che la prese per i capelli e la portò con la bocca a contatto con la tavoletta, costringendo così Alessia alla resa e a pulire con la lingua. Una volta terminata la pulizia, la Padrona si sedette e mentre faceva i suoi bisogni guardò la schiava diretta negli occhi e le disse ‘scommetto che ti piacerebbe berla tutta la mia pipì vero? Beh un giorno potrebbe anche accadere se farai la brava cagnetta” a quelle parola Alessia si sentì raggelare’era un’idea che non le aveva mai nemmeno sfiorato la testa, ma che ora che si era immaginata la scena un senso di disgusto le invase il corpo. Le venne ordinato di pulire con la carta igienica il sesso della Padrona e di aiutarla ad entrare nella vasca da bagno.
‘Voglio che mi pulisci per bene e con delicatezza ‘ ordinò Paola alla schiava ‘ voglio essere perfetta questa sera quando mi scoperò tuo marito’. La Padrona notò che Alessia non ebbe nessuna esitazione, ma sapeva benissimo che quello era un altro colpo ben assestato per renderla sempre più debole.
Una volta finito il bagno la Padrona si sdraiò nuda sul letto ed ordinò alla schiava di recarsi in salotto dal marito per informarlo che lei era pronta. Il Padrone finì il bicchiere di whisky e si diresse in camera dove ad attenderlo c’erano le due donne, una nuda sul letto, l’altra nuda ed in ginocchio sul pavimento.
L’uomo si fece spogliare dalla moglie senza mai togliere gli occhi dalla sua nuova amante. Una volta nudo si diresse sul letto quasi travolgendo Alessia che era lì in attesa di un suo cenno di approvazione.
‘Schiava guarda come faccio godere tuo marito ‘ disse divertita Paola mentre iniziò a farsi penetrare dall’uomo ‘ guarda come gode con me e pensa che tu non potrai più godere grazie a lui ogni volta che vorrai’. Fecero sesso in diverse posizioni, senza più considerare la schiava, tranne quando lui mise Paola a pecorina..in quel momento entrambi misero gli occhi sulla schiava che non riuscì a reggere lo sguardo spostandolo verso terra. Venne subito richiamata e costretta a vedere i due venire all’unisono, come se avessero raggiunto quell’affinità sessuale che lei e suo marito avevano impiegato mesi raggiungere e che ora era stata spazzata via tutta d’un colpo.
Fu chiamata sul letto, le venne ordinato di pulire la figa della donna che colava per gli orgasmi di entrambi. Leccò con avidità quei liquidi che oramai erano l’unica vera connessione sessuale con il marito; provò ad avvicinarsi al membro ancora eretto di Michele, ma venne fermata dallo stesso uomo che le disse ‘eh no’questo piacere tocca alla mia compagna..quindi te puoi andare a lavarti”. Ennesimo colpo da ko a quello che restava della sua volontà.
Una volta lavata e pronta per andare a finalmente a dormire, Alessia si recò nella stanza dei Padroni dove si mise ai piedi del letto. Non appena si sdraiò la voce di Paola interruppe il silenzio della stanza ‘cavolo sono proprio sbadata’cagna vai a pulirmi le scarpe che ho lasciato in cucina..domani devo alzarmi presto e voglio che siano perfette..’. La schiava, ormai senza forze, si rimise a quattro zampe e si diresse verso la cucina dove, una volta accesa la luce, le si paventarono davanti una decina di paia di scarpe da donna. Dovevano averle messe in cucina mentre si lavava o ancora prima, mentre lavava il corpo della Padrona; capì subito che sarebbe stato inutile tornare in camera a chiedere quali avrebbe indossato l’indomani Paola, avrebbe semplicemente dovuto pulirle tutte. La sua giornata era ben lontana dal finire e così si diresse con aria sommessa e stravolta verso il primo paio di scarpe. Sarebbe stata una nottata molto lunga per la schiava, ma ormai le era chiaro come non avrebbe ricevuto punizioni corporali, ma avrebbe ricevuto un trattamento psicologico, un trattamento che le avrebbero fatto molto più male di qualsiasi dolore fisico.
Arrivò venerdì pomeriggio ed Alessia lasciò il lavoro dopo una giornata piuttosto intensa e pesante. Era stanca ma era anche felice di tornare a casa, nonostante sapesse che ad attenderla ci sarebbe stato del lavoro ben più faticoso ed umiliante, ma anche più gratificante. Gratificante perché ormai servire i suoi nuovi padroni stava diventando sempre più stimolante ed eccitante; godeva della loro felicità, anche se questa derivava dalla sua umiliazione.
Quando aprì la porta di casa, non fece in tempo ad entrare che subito la voce del marito le ordinò di recarsi in salotto. Ad aspettarla c’erano tutti e due i padroni. Erano vestiti bene, appena usciti dal lavoro anche loro. Vicino al divano c’erano delle valige, Alessia non capiva cosa potessero avere in mente quei due. Dove volevano portarla? O volevano lasciarla sola per andare a passare un weekend assieme?
‘Questo weekend ce ne andremo tutti e tre alla casa al mare ‘ esordì Michele – Lì inizieremo il tuo addestramento vero e proprio. Da questo momento non potrai più parlare se non quando ti sarà richiesto. Ora vieni qui, vieni qui davanti, tirati su la gonna e mettiti a 90’
Alessia si diresse verso il Padrone a testa bassa, in silenzio e con il cuore in gola; si mise in posizione, allargando leggermente le gambe e fissando il pavimento. Il Padrone prese un plug anale, lo passò delicatamente lungo l’interno coscia della schiava, lo infilò nella figa già bagnata senza troppi complimenti, lo mosse avanti e indietro per un paio di secondi, lo tirò fuori e lo infilò in un sol colpo nel buco posteriore della moglie che per poco non perse l’equilibrio.
‘bene, ora sei pronta per il viaggio ‘ disse l’uomo assestando un sonoro ceffone sul sedere di Alessia ‘ carica le valige in macchina e vedi di fare alla svelta’.
Una volta caricate le valige, i due padroni si alzarono, uscirono di casa, si fecero aprire le portiere della macchina dalla schiava e partirono alla volta del mare. Ale sedeva nel sedile posteriore ed il plug le dava un certo fastidio e probabilmente avrebbe continuato a farlo per tutto il tempo.
Arrivarono dopo un’ora abbondante alla casa al mare. Una villetta isolata, carina, con un bel giardino a circondarla. I due padroni, dopo essersi fatti aprire la portiera della macchina dalla serva entrarono in casa, mentre Alessia li seguì poco dopo con le valige e, una volta che le ebbe sistemate, si recò in salotto ovviamente nuda, con i tacchi a spillo, il collare ed ovviamente il plug che suo marito le aveva infilato nel buco più stretto prima di partire.
‘Da oggi cambieranno un po’ di cose ‘ esordì Michele mentre guardava la moglie inginocchiata davanti a lui ‘ da oggi inizierà il tuo addestramento che avrà il compito di renderti ancor di più misero oggetto che servirà solo per il nostro piacere e divertimeto.’
Ale avrebbe voluto controbattere, o almeno provare a dire qualcosa, ma non un solo fiato le uscì dalle labbra.
‘Da questo weekend ‘ continuò l’uomo ‘ riceverai una nuova divisa, riceverai delle nuove regole, sarai usata come oggetto sessuale per noi e se vorremo anche dei nostri ospiti. Riceverai punizioni sempre più umilianti e degradanti’ovviamente, come ti ho già detto, non potrai parlare se non quando sarai interpellata. Ora fai un cenno con la testa se hai capito tutto’
Con lo sguarda e l’animo a terra la schiava fece un cenno di assenso. Aveva capito benissimo, aveva capito che Alessia non sarebbe più esistita, aveva capito che non sarebbe più stata una moglie, aveva capito che l’unico modo per rimanere attaccata a Michele era quello. Non poteva fare altro che accettare.
‘Ma amore ‘ disse Paola con un sorriso malizioso ‘ non le hai dato la notizia più bella! Non dormirà più nella nostra stessa stanza! Non sei felice di avere una stanza tutta tua?’
Alessia esitò a rispondere, non sapeva se quello era un momento in cui poteva rispondere, ma un sonoro ceffone sulla guancia, oltre a farla cadere, le fece capire avrebbe dovuto rispondere. La Padrona la prese per i capelli e la tirò per farla rimettere in ginocchio; le fece una carezza proprio dove pochi secondi prima l’aveva colpita. ‘ora ‘ continuò la donna ‘ stupida che non sei altra, hai capito che devi rispondere quando ti faccio una domanda?’
La schiava si limitò ad un misero ‘sì’. Ne seguì un altro ceffone, ancora più forte di prima. ‘sì cosa? Non capisci proprio nulla! Per te io sono la tua Padrona! Quando mi rispondi mi devi dire Sì Padrona! Hai capito?!’
‘sì Padrona’
Il Padrone si alzò e tirò fuori da una borsa una corda e delle pinze per capezzoli unite da una catena e con un peso in mezzo alla stessa; si avvicinò alla schiava, le legò il seno che subito cominciò a diventare blu, poi prese le pinze e le fissò ai capezzoli turgidi. Fu poi il turno della Padrona prendere due frustini, uno per sé ed uno per Michele, e poi posizionarsi vicino alla schiava che nel frattempo era stata fatta mettere in piedi, a novanta, le braccia incrociate dietro la schiena e le gambe leggermente divaricate.
‘Ora ‘ disse l’uomo ‘ per festeggiare l’inizio del tuo addestramento, riceverai venti frustate sul sedere e dieci sul seno’certo che se ti lamenterai troppo i colpi aumenteranno’
I colpi iniziarono a piovere sul suo corpo, sempre alternati da seno e sedere, sempre più forti e dolorosi. Sentiva il seno esplodere per via di tutto quello che stava subendo tra la costrizione delle corde, le pinze e le frustate. Avrebbe voluto urlare il suo dolore, ma si trattenne sia perché avrebbe solo peggiorato la situazione sia perché sentì qualcosa scorrere lungo la coscia e quando si rese conto di quello che era ne rimase stupita: erano gli umore della suo sesso. Quella situazione, seppur dolorosa, la stava eccitando. Si stava già trasformando in una cagna, o forse lo era sempre stata.
Terminato il rito di iniziazione, il Padrone si sedette divertito sul divano mentre la Padrona si tolse le mutandine, ma restando con il vestito aderente addosso; vestito che alzò quel tanto da poter allargare le gambe per poter iniziare a cavalcare il cazzo duro del Padrone che era stato liberato da mutande e pantaloni. Iniziarono a fare l’amore in maniera passionale, come mai Alessia aveva visto fare a Michele, con le mani che correvano su e giù per la schiena di lei e fino poi a fermarsi sui fianchi per darle il ritmo. Lei era in fiamme, in preda ad una goduria smisurata. Alla schiava non restava che guardare, ancora una volta, il proprio marito/padrone fare l’amore con la sua migliore amica nonché padrona. I due vennero in un orgasmo unico, forte e potente che li lasciò senza fiato; rimasero abbracciati a baciarsi come una coppia felice per un paio di minuti, poi la padrona si tolse da Michele, prese per i capelli Alessia e la tirò verso il basso fino a farla mettere a carponi e usò i bei capelli della schiava per pulire i sessi dei due padroni dagli orgasmi che avevano appena provato e fatto esplodere. Una lacrima di umiliazione solcò la guancia della schiava.
‘su forza andiamo ‘ disse la donna avviandosi verso il bagno sempre tirando per i capelli la schiava ‘ ti faccio vedere come dovrai prenderti cura della tua padrona.’
Una volte giunte in bagno, Paola si fece spogliare da Alessia, poi la tirò verso la tazza e le disse ‘forza, lecca la tavoletta, non vorrai che la pelle della tua Padrona vada a contatto con una tavoletta sporca?!’. Con un po’ di riluttanza la schiava si avvicinò con la bocca alla superficie bianca e tirò fuori la lingua per poi iniziare a leccare. Come la sua lingua fu a contatto la Padrona fece pressione sul plug ancora inserito nel sedere provocandole non poco dolore. Nonostante tutto Alessia cercò di fare del suo meglio per evitare altre punizioni e quando finì la Padrona la fece sdraiare a pancia in su e la usò come zerbino mentre si liberò con uno scroscio di tutta la pipì che aveva in corpo; ma ovviamente non poteva perdere l’occasione di avere la schiava sotto di sé e così iniziò a fare pressione con il tacco delle scarpe sui seni ancora legati facendo emettere un gemito di dolore alla schiava.
‘chi ti ha dato il permesso di urlare? Ti dovrò punire’ e si lasciò andare ad una risata sarcastica.
Una volta finiti i suoi bisogni si alzò in piedi, calpestando la schiava e tirandola a carponi con la testa sopra la tazza; si mise a fianco, le mise un piede in testa, la spinse verso l’interno della tazza e tirò l’acqua che prese in pieno il volto di Alessia che poteva sentire chiaramente l’odore dell’urina di Paola scorrerle sulla sua faccia. La schiava venne poi tirata fuori e le venne dato un piccolo asciugamano con cui asciugarsi un po’.
Alessia venne poi accompagnata dai Padroni nella sua nuova stanza: uno stanzino con una piccola brandina ed un sacco a pelo. In quel momento capì che la sua vita era definitivamente cambiata.
Il sabato mattina Alessia si svegliò come sempre prima dei padroni per poter preparare loro la colazione prima che si svegliassero. Si recò, nuda, in cucina. Indossava solo il collare, si era abituata ad indossare solamente quello, la faceva sentire comunque vestita e in un certo senso viva. Non indossava le scarpe, non ancora, avrebbe svegliato i suoi Padroni con conseguenze per nulla piacevoli. Una volta ultimata la preparazione sentì che Michele e Paola si erano svegliati, così, dopo essersi infilata le scarpe col tacco si recò con il vassoio in camera da letto per servire suo marito e la sua amante.
‘Buongiorno schiavetta ‘ disse Paola con un sorriso beffardo ‘ dormito bene? Sei pronta per una giornata che per te sarà veramente molto intensa?’
‘Sì Padrona’ disse con un filo di esitazione la sottomessa.
‘Bene ‘ proseguì Michele ‘ ora vedi di farci bere il caff&egrave e poi rimani in piedi con il vassoio..mi raccomando non far cadere nulla!’
I due padroni presero il caff&egrave e dopo averlo bevuto con estrema calma lo rimisero sul vassoio che Ale continuava a tenere. Nonostante fosse leggero il non potersi muovere cominciava a farlo sembrare sempre più un peso enorme.
‘Sai ‘ disse Paola ‘ abbiamo proprio una bella sorpresa per te’un bel regalo che sicuramente apprezzerai’ma ovviamente te lo dovrai guadagnare!’ ed esplosero entrambi in una fragorosa risata.
I due iniziarono a baciarsi e a toccarsi con sempre più passione sotto gli occhi di Alessia che si sentiva sempre più impotente, sempre più sottomessa, sempre più eccitata. Il vassoio pesava sempre di più. Nonostante venisse umiliata in quel modo, non riusciva a togliere lo sguardo da quei due, non riusciva a non pensare a quando era lei a fare l’amore con suo marito. Un momento di sconforto la pervase, il vassoio cadde, le tazzine si ruppero, i padroni si fermarono con uno sguardo che non prometteva nulla di buono. Si gettò subito per terra per raccogliere i cocci della tazzina. Senza che dicessero nulla i due padroni si fecero intorno alla schiava che tremava di paura. Non sapeva cosa la attendeva di preciso, ma sapeva che non sarebbe stato piacevole. Venne tirata in piedi per i capelli, messa a novanta e penetrata con forza nel culo dal marito. Erano colpi forti, decisi e violenti. Le teneva le mani sui fianchi, le faceva male, ma quanto godimento! La padrone prese uno strap-on ed iniziò a scoparle la bocca senza quasi permetterle di respirare. Il Padrone venne copiosamente dentro la schiava che ormai aveva il buco più stretto ben dilatato da tutte le ore in cui era stata costretta a tenere il plug anale. Si tolse da dentro Alessia, mentre Paola non le dava tregua continuando a piantarle il fallo di gomma in gola.
‘Ora riceverai quello che ti meriti per i danni che hai fatto- disse con voce ferma e decisa Michele ‘ hai appena dimostrato quanto sei inutile e per questo sarai punita’
E mentre finiva di parlare iniziò ad assestare delle sberle sempre più forti così come sempre più rosso e poi violaceo cominciò ad essere il suo fondoschiena. Le lacrime cominciarono a solcarle le guance. Faceva male, faceva male tanto fuori quanto dentro. Furono cinquanta le sberle ricevute, tante da farle far fatica a rimettersi in piedi una volta che la punizione fu finita e che anche la padrona cessò di scoparle le bocca.
Quando cominciò a rilassarsi convinta che il peggio fosse passato, venne portata in bagno e fatta sdraiare nella vasca da bagno. Ancora una volta si era illusa sulla clemenza dei padroni. Fu per primo il padrone a prendere in mano il proprio cazzo e a liberare la vescica sulla schiava. Cercò di colpire tutto il corpo del wc umano, cercando di soffermarsi su capelli e faccia. Una volta finito ordinò alla schiava di pulire per bene il membro, ora l’odore non lo sentiva solo con il naso ma perfino dentro la bocca. Trattenne a stento il vomito. Fu poi la volta della padrona che concentrò il getto sulla faccia della sua ex-amica. Non avrebbero mai pensato che il loro rapporto così speciale potesse evolvere in quella maniera. Altro colpo al cuore di Alessia. Anche la padrona si fece pulire usando la lingua della schiava come carta igienica.
La schiava era ancora piena dell’odore dei liquidi dei padroni quando venne portata in giardino, nuda, squallida e impaurita al solo pensiero di cosa potesse succederle e soprattutto che qualcuno avesse potuto assistere alla scena. Venne fatta mettere su delle piastrelle, schiena al prato; fu allora che Michele prese la gomma dell’acqua e indirizzò il getto alla massima potenza verso la schiava. Il suo primo riflesso fu quello di proteggersi ma la padrona le intimò di lasciarsi colpire dal getto pena subire punizioni ancora più severe. Le venne data una saponetta perché ‘sarà così che ti farai la doccia d’ora in poi ‘ le disse Michele ‘ non avrai più diritto alla doccia finch&egrave saremo in questa casa’. Alessia si pulì con fatica cercando di non sentire il male che il getto le provocava quando veniva indirizzato verso seno e figa.
Finito il lavaggio le vennero messe delle cavigliere con dei ganci che non promettevano nulla di buono, venne portata in garage dove venne agganciata ad un cavo d’acciaio collegata ad una specie di carrucola ‘ora devi asciugarti no? ‘ disse Michele con aria sarcastica mentre la issava a testa in giù ‘ non vorrai mica bagnare il pavimento in casa no?’
Appena Michele si fermò fu il turno di Paola completare l’opera; inserì un fallo enorme nella figa della schiava, un plug nel buco più stretto, legò le mani della schiava dietro la schiena, attaccò delle mollette ai capezzoli ed infine inserì un piccolo fallo nella bocca della schiava. Mentre subiva inerme tutto ciò Alessia provò dell’ammirazione per la sua padrona; messa in quella posizione la sua ex-amica le sembrava ancora più statuaria e bella. Cominciava a pensare che forse suo marito meritava tutto quello spettacolo, forse meritava di essere trattata così da entrambi.
Dopo un tempo che ad Alessia sembrò un’eternità i due padroni tornarono nel garage osservando compiaciuti quello che avevano combinato alla schiava.
‘sai ‘ esordì la padrona ‘ abbiamo visto che questa casa ha parecchio bisogno di pulizie..ovviamente non &egrave una cosa che compete a noi padroni ma ad una nullità come te. Ma siccome siamo anche molto buoni ‘ continuò mentre le venivano tolti tutti gli accessori che avevano applicato poco prima- abbiamo deciso di regalarti una nuova uniforme per quando starai in casa.’
La schiava si sentì sollevata, sia perché venne liberata sia perché pensò che fare delle pulizie era sempre meglio che essere torturata.
Venne portata nella camera dei padroni, accompagnata dalla sola padrone, Michele si accomodò in salotto.
Ad attendere Alessia, steso con cura sul letto, un completo da cameriera composto da una minigonna e da una camicetta bianca. La schiava si sentì sollevata nel vedere la normalità di quel vestito. Le venne ordinato di vestirsi, ovviamente senza intimo, cominciando dalla minigonna che si rivelò essere un pezzettino di lattice che a malapena nascondeva la passera della schiava. Tutto il sollievo che aveva provato poco prima svanì in un istante. Indossò la camicia che, come la mini, riservò delle sorprese inattese; oltre ad essere piuttosto trasparente, non aveva bottoni dal collo fin poco sotto il seno. Era vestita, ma in realtà il suo corpo era disponibile come prima. ‘ma ora il regalo più bello ‘ disse la padrona con un sorriso smagliante ‘ un bel paio di scarpe nuove! Non sei contenta??’..non sapeva se potesse permettersi di essere contenta visto come era andata poco prima. Prese la scatola che le era stata data e la aprì; un colpo al cuore. All’interno un paio di scarpe nero col tacco..un tacco alto, altissimo, estremo. Erano un paio di quelle scarpe con tacco talmente alto da permettere a chi le indossa di poggiare solamente l’estrema punta del piede, come le ballerine quando danzano. Con molta titubanza le mise, aveva paura di farsi del male cadendo. Provò ad alzarsi in piedi, cadde a terra, non si fece nulla, venne tirata in piedi per i capelli, cercò di mantenere l’equilibrio anche se in maniera del tutto precaria. Ora era più alta della padrona, ma poco importava, con una piccola spinta sarebbe tornata sotto le sue suole.
Le due donne si recarono in salotto per mostrare la nuova tenuta casalinga della schiava. Michele fu molto soddisfatto del lavoro che avevano compiuto. ‘ora non ti resta che metterti al lavoro ‘ disse il padrone ‘ nella tua stanza ci sono già tutte le cose per pulire casa’se farai un buon lavoro riceverai un bel premio, in caso contrario sarai punita come meriti’
Nella sua stanza Alessia trovò tutto l’occorrente per pulire casa’la cosa in sé non la preoccupava molto, era il suo nuovo abbigliamento e soprattutto quello che indossava ai piedi a preoccuparla. Cosa sarebbe successo se fosse caduta? Come poteva pulire per bene se faceva fatica a stare in equilibrio?
Un po’ sconsolata racimolò il necessario e iniziò a pulire i pavimenti della casa. Poco dopo, come poteva ben aspettarsi, perse l’equilibrio e cadde a terra. In un men che non si dica la Padrona fu sopra di lei. Non la rincuorò né tanto meno la aiutò a rialzarsi.. ‘stai già battendo la fiacca cagna? – tuonò verso la schiava stesa sul pavimento ‘ ora ti sistemo io’vedrai che non farai più la sfaticata’ e così dicendo allargò con i tacchi le gambe della schiava ed agganciò due mollette alle grandi labbra della schiava un paio di mollette, unite da una catenella e alla quale era attaccato un campanellino. ‘ora sapremo sempre se ti stai dando da fare o meno brutta nullità che non sei altro’ora rialzati e riprendi da dove ti eri fermata’ e dicendo così se ne tornò dal padrone. La schiava fece non poca fatica a rialzarsi e a mantenersi in piedi. Le mollette stringevano sempre di più e ad ogni movimento il campanellino suonava e le ricordava che doveva continuare a darsi da fare.
Il pomeriggio passò senza nessun tipo di punizione da parte dei padroni che se ne stettero tutto il tempo ad amoreggiare in giardino. Quando fu quasi ora di cena Michele rientrò in casa ed ordinò alla schiava di seguirlo a carponi in garage dopo essersi completamente spogliata. Alessia, seppur timorosa di quello che stava per accaderle, era sollevata dal non doversi più reggere in piedi su quei trampoli. Raggiunse il garage dove ad aspettarla c’era il padrone che la fece poi uscire in giardino, le ordinò di alzarsi nello stesso punto in cui fu lavata la mattina e, esattamente come qualche ora prima, venne colpita dal getto d’acqua freddo. Finita la doccia venne fatta rientrare in garage e appesa a testa in giù ad asciugare. Le vennero legate le mani dietro la schiena e poi con un vibratore venne masturbata dal padrone. ‘non osare venire ‘ disse con decisione Michele ‘ verrà il momento in cui potrai venire, ma non oggi di sicuro’.
Una volta asciugata venne fatta rimettere in piedi e le venne dato un grande asciugamano bianco da avvolgere attorno al corpo ancora infreddolito dall’acqua. ‘Visto che sei stata brava a pulire ‘ esordì l’uomo che era stato raggiunto dalla padrona ‘ abbiamo deciso di farti un regalo. Ti abbiamo ordinato una pizza. Non sei contenta?’
‘sì Padrone, sono molto contenta!’
‘ovviamente ‘ aggiunse la padrona ‘ non sarà così facile..quando arriverà il ragazzo che consegna le pizze dovrai lasciarli la mancia..diciamo che siccome siamo buoni potrai limitarti a dargli piacere con la bocca. Ovviamente ingoierai tutto’prendilo come un aperitivo!’ e scoppiarono entrambi a ridere.
Poco dopo suonò il campanello, era il ragazzo delle pizze; i due padroni si misero in punto in penombra dove non potevano essere visti dal fattorino, mentre Alessia andò ad aprire la porta vestita del solo asciugamano. Era sia intimorita per non sapere chi avrebbe trovato dall’altra parte dell’uscio sia eccitata all’idea di dare piacere a qualcuno sotto l’occhio severo dei padroni. Quando aprì la porta, davanti a sé trovo un ragazzo sui venticinque anni, sportivo, non troppo bello ma sempre meglio di quello che si immaginava. Fece entrare in casa il giovane e richiuse la porta. Il ragazzo era visibilmente sorpreso di trovare una bella donna seminuda ad attenderlo. Con una mossa studiata apposta, nel porre i soldi al fattorino Alessia fece cadere l’asciugamano a terra facendolo sembrare un incidente. ‘oddio scusami ‘ disse la donna mostrando un finto imbarazzo e coprendosi appena seno e parti intime ‘ sono proprio imbranata. Ti chiedo scusa.’ Il ragazzo rispose a malapena dopo aver visto il bel corpo di Alessia completamente nudo. ‘beh’vedo che non ti dispiace vedermi nuda ‘ proseguì la schiava mettendo una mano sul pacco del ragazzo che si stava gonfiando sempre di più ‘ magari ti meriti una bella mancia” e così iniziò a slacciare i pantaloni del fattorino che era sempre più sbalordito nel trovarsi in quella situazione. Si inginocchiò davanti a lui, liberò il cazzo duro dell’uomo ed iniziò a leccarlo con tutta la malizia e la femminilità che non le era più permesso di usare. Usò tutta la sua esperienza per godere al massimo di quel momento, lo prese con le mani e poi lo infilò tra le tette stringendolo e muovendolo tra esse. Poi ricominciò a lavorare con la bocca, portando la mano che accarezzava le palle del ragazzo fino al buco posteriore ed iniziando a massaggiarlo provando anche a penetrarlo. Fu a quel punto che il fattorino non pot&egrave più trattenersi ed esplose ben presto in un fortissimo orgasmo dentro la bocca di Alessia che, quasi soffocando, ingoiò tutto il liquido e dopo aver ripreso fiato ripulì con la lingua il cazzo ancora duro del giovane e lo rimise dentro le mutande e chiuse i pantaloni. La schiava ritornò in piedi e diede un lungo e caloroso bacio con la lingua al giovane che, ancora incredulo ringraziò e lasciò la casa.
Dalla penombra dove si trovavano i padroni partì un appaluso ironico nei confronti della schiava che era ancora incredula per quello che aveva appena fatto. L’uomo e la donna si avvicinarono ad Ale con un sorriso che non prometteva nulla di buono; presero la pizza che cominciava a raffreddarsi e la misero sul pavimento della cucina, vicino al tavolo. Michele trascinò per i capelli la schiava fino a farle mettere la faccia a pochi centimetri dalla tanto agognata e meritata pizza. Fu proprio nel momento in cui pensò di poter iniziare a mangiare che la padrona affondò le sue scarpe nero lucido con il tacco alto dentro la pizza.
‘beh non avrai mica pensato che avresti mangiato normalmente vero? ‘ disse Michele nell’orecchio di una stupita e rassegnata schiava ‘ la tua pizza la dovrai leccare via dalle scarpe della tua padrona.’
Con una tristezza che ormai aveva preso sempre più piede dentro di lei, Alessia iniziò a leccare le scarpe della padrona per potersi cibare e togliersi quella fame che la attanagliava da tutto il giorno. Ogni volta che la scarpa di Paola era pulita, questa la affondava nuovamente nella pizza e la schiava era costretta a riprendere nuovamente il lavoro. Le ci volle una buona mezzora per finire di mangiare, il sapore della pizza si mischiava a quello della suola delle scarpe della padrona. Ritrovarsi a mangiare dalle scarpe della sua ex amica era una delle cose che faceva sentire Alessia veramente una nullità, si sentiva vuota, si sentiva come se la sua volontà l’avesse abbandonata, si sentiva esattamente come i padroni volevano che si sentisse.
Il resto della serata continuò senza troppe sorprese. La schiava si dedicò a massaggiare i piedi dei padroni, ad adorarli, a preparare la padrona per la notte facendole un bagno ed aiutandola a vestirsi per la notte con della lingerie molto sexy e provocante. Il padrone praticamente ignorò per tutta la serata Alessia e la cosa ferì molto quella che a tutti gli effetti era ancora sua moglie..almeno sulla carta.
La mattina arrivò presto e Alessia si alzò per preparare la colazione per i padroni e con il vassoio in mano si diresse verso la camera dove, una volta aperta la porta, trovò Paola con le scarpe nere con il tacco e le autoreggenti con la riga sul retro, in piedi, a gambe aperte, con le mani sul letto e il padrone che la penetrava da dietro. La scena a cui stava assistendo lasciò la schiava di sasso da quanto era eccitante e da quanto si sentì subito bagnata. La padrona girò la testa ed incrociò lo sguardo con Alessia, stava godendo come non mai, non stava fingendo per farla ingelosire come aveva fatto altre volte, stava godendo con tutta se stessa. Quando l’uomo le venne dentro, aspettò qualche istante e con la figa che ancora le pulsava per gli orgasmi si inginocchiò e lecco avidamente il cazzo ancora eretto di Michele.
Una volta finito, i padroni si fecero una doccia aiutati dalla schiava e fecero colazione a letto. Una volta finito si recarono in soggiorno dove chiamarono la schiava e le ordinarono di spogliarsi e di mettersi in piedi, a gambe leggermente divaricate e con le braccia incrociate dietro la schiena. Una volta in posizione, la schiava venne colpita da entrambi i padroni su seno, figa ed interno gamba. Alessia sapeva che non avrebbe dovuto lamentarsi nonostante il dolore; se lo avesse fatto le cose sarebbero solo peggiorate per lei. Le venne ordinato di mettersi in ginocchio, sedere sui talloni e gambe divaricate e con le braccia sempre incrociate dietro la schiena. I capelli, già raccolti in una coda di cavallo le vennero legati ai polsi e venne fatta piegare in avanti con la faccia sul pavimento. A quel punto il padrone prese un paddle ed iniziò a colpirla con violenza sul sedere, fino a farla piangere ed gemere dal dolore, mentre la padrona infieriva appoggiandole un piede sulla faccia in segno di dominazione totale. Ogni colpo le faceva sempre più male, ogni colpo la feriva sempre di più nell’animo e nell’orgoglio che ormai era sempre più un lontano ricordo.
I due padroni la fecero rialzare e mettere nella posizioni di poco prima, le lacrime che uscivano dagli occhi arrossati rigavano le guance della donna. Le vennero slegati i polsi, e la stessa corda che li stringeva ora era legato al collare che portava al collo e ad un uncino che, dopo essere stato abbondantemente lubrificato, le venne inserito nel buco posteriore. Alessia, se non voleva aprirsi da sola il buchetto doveva limitare al massimo qualsiasi movimento. Davanti a sé aveva la padrona che, con il frustino in mano, la guardava con faccia seria e da chi sa di essere parecchio più in alto nella scala di comando. Una volta che Michele finì di fissare il gancio dentro il culo di Alessia, la padrona assestò un paio di sonori ceffoni sulla faccia della schiava, le prese la faccia con una mano, si avvicinò con la sua e le disse ‘ora ci divertiremo parecchio con te mia cara cagnetta’ e concluse sputandole in bocca. Avrebbe voluto scappare la schiava, ma con che risultato? Perdere definitivamente l’uomo che continuava ad amare? Non poteva permettersi di perdere anche lui dopo aver perso tutto quanto il resto.
Le vennero legati intorno ai capezzoli due pezzi di spago ai quali vennero attaccati due piccoli secchietti. Poco alla volta i due padroni iniziarono a versarci dentro dell’acqua per aumentarne il peso. L’istinto della schiava fu quello di piegarsi in avanti ma il gancio che aveva nel sedere la fece ritornare in posizione eretta con un gran male sia al buchetto sia ai capezzoli che si stavano allungando verso il basso. Non poteva muoversi, poteva solo restare lì e subire il dolore e il divertimento sadico dei suoi padroni. Le vennero messe quattro mollette per seno che partivano da poco sopra il capezzolo verso le spalle. Venne lasciata in quella posizione per un tempo che le sembrò infinito mentre i due padroni si concessero una pausa per rinfrescarsi. Il dolore aumentava, ma Alessia si riscoprì più forte di quanto credesse e non cedette nemmeno quando le vennero tolte quelle stesse mollette a suon di frustate sul seno.
Le venne tolto tutto, ma per lei non era ancora finita. La padrona si avvicinò con un vibratore esterno ed iniziò a sollecitare il clitoride della donna. Michele le si avvicinò e con tono sarcastico le disse ‘adesso puoi avere quanti orgasmi vuoi’. Se in un primo momento la schiava fu contenta di sentire quelle parole, ne rimase allo stesso tempo preoccupata anche se non sapeva cosa aspettarsi. L’orgasmo non tardò ad arrivare e fu forte, intenso, quasi a toglierle le forze nelle gambe; fu una liberazione, un sorriso comparve sul volto della schiava. Ma contrariamente a quanto pensasse, la padrona non si fermò e continuò a tenere il vibratore in posizione, arrivò un secondo ed un terzo orgasmo, ma dopo il clitoride cominciò anche ad irritarsi e a farle provare del dolore; fu in quel momento che capì le parole del padrone. Per quanto sarebbero andati avanti? Ora le forze nelle gambe cominciavano a mancare per davvero, fino a quando la schiava non cadde a terra, ma senza che questo potesse fermare la padrona che imperterrita continuò a masturbare la sua sottomessa anche se a terra. Alessia chiese pietà e che i padroni si fermassero ma non ottenne nulla. Lo sforzo, il dolore e tutto quello che aveva provato cominciarono a farsi sentire sempre di più, fino a portarla a perdere i sensi.
Si risvegliò un paio di ore dopo, sempre sul pavimento, nuda. Attorno a lei solo silenzio ed un biglietto che le ordinava di ripulire il tutto e preparare le valigie per il ritorno a casa.

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