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Master Satisfaction

By 29 Dicembre 2018Dicembre 16th, 2019No Comments

1 OLIVIA
Olivia si rigirava nel letto nervosa e inquieta. Il marito l’abbracciò prendendola da dietro, l’attrasse a sé e la baciò sul collo. – Cosa succede? Perché sei così nevosa? –
– Niente – mugolò lei, – deve essere la luna nuova che mi rende così elettrica. –
Il marito sorrise continuando ad abbracciarla e ad accarezzarla sulle cosce. – Sei pazza, ma ti amo. –
Lei si girò e gli offrì le labbra da baciare. – Prendimi, lo desidero tanto. –
E lo desiderava davvero, lo amava e lui l’accarezzò tra le cosce. Lei si inarcò, bagnata, si offrì. Fu una cosa rapida e piacevole, ma che non riuscì a calmarla completamente, però la rese più tranquilla. Poi lei si girò di nuovo dandogli le spalle, lui le passò un braccio sui fianchi e si addormentò.
Lei no. Rimase sveglia a pensare, a rivivere quello che le era recentemente successo e che all’indomani si sarebbe concluso. L’indomani, era quello a renderla estremamente nervosa, inquieta invece lo era da moltissimo tempo, mesi, ma forse erano anni. Inquieta ed insoddisfatta.
Aveva tutto, un marito che l’amava e che lei, a sua volta, amava. Un bel lavoro ed una vita agiata, ma era molto, molto insoddisfatta. Lei stessa non avrebbe saputo spiegare perché. Solo che aveva voglia, una voglia irrefrenabile di un’avventura esclusivamente sessuale, bella ed appagante e poi voleva essere legata, quella era ormai un’ossessione. Sempre più spesso guardava immagini di bondage, donne legate in tutte le posizioni e l’eccitazione montava immediatamente, si bagnava come quando era adolescente.
Ora era una bella quarantenne, gli uomini si giravano quando passava, un viso dolce, angelico, un casco di capelli corvini con una civettuola frangetta che le scendeva sulla fronte verso occhi stupendi, verdi ed a volte dorati. Olivia aveva la pelle bianca e tonica, cosce lunghe e diritte, un sorriso disarmante ed anche un seno pieno… di promesse, molte curve. Ma era triste e non voleva esserlo.

In rete circolavano voci strane, mai discorsi compiuti, solo qualche mormorio. Master Satisfaction si mormorava. Però nessuno sapeva bene chi era e cosa faceva, dove stava, se era una legenda o se esisteva veramente. Lei era scettica, frequentava poco i social, ma qualche volta postava qualche sua bella foto e, anche se non se la tirava per nulla, gli uomini la guardavano e tentavano di contattarla. Raramente lei rispondeva e raramente ne trovava qualcuno con cui valeva la pena scambiare qualche parola. La contattava pure qualche donna. Con qualcuna riusciva a scambiare qualche confidenza.
– Emilia, ma chi è questo Master Satisfaction? –
Emilia era una sua conoscente social, stentava a definire qualcuno o qualcuna conosciuta in rete amico o amica. Ed aveva ragione. Emilia era quasi sempre attaccata alla rete e quindi, più di tutte le sue poche conoscenti social, sapeva cosa succedeva e sapeva interpretare.
Emilia mise in linea una faccina allegra e rispose. – Si dice che sia uno che ti fa morire di piacere, una mia amica l’ha incontrato ed è rimasta estasiata. Ti rimette in circolazione il sangue, ti strapazza ben bene e ti fotte come un toro. –
– E’ violento? –
Emilia rimise la faccina di prima. – Il bello è proprio questo, dicono che è come tu lo vuoi. Lui capisce quello che desideri e te lo dà. Dicono anche che sia un bell’uomo, un quarantenne biondo, alto, longilineo, robusto, prestante e resistente. – Un’altra faccina sorridente.
– Chi lo dice? –
– Tutte! Ma sembra che poche lo abbiano incontrato e non ti so dire quanta verità e quanta legenda c’è. – Stavolta la faccina era smorta.
Tutte quelle stupide faccine innervosivano Olivia, ma non poteva soffocare la creatività di Emilia, in quel momento aveva bisogno della sua collaborazione.
– Ma non hai detto che una tua amica l’ha incontrato? –
– Mia cara amica, quell’amica l’ho conosciuta in rete e tu sai quante bufale circolano. Qui niente è sicuro. –
Olivia sbuffò, era vero, molto vero.
– Ma come fanno ad incontrarlo? – Olivia era tanto curiosa quanto Emilia era creativa.
– Lo vuoi incontrare? Sul serio? –
– Nooo! – Olivia negò decisamente, – ma mi hai incuriosita. –
Emilia ritornò con la faccina sorridente. – Digita http:… vedrai che sorpresa. – Altra faccina sorridente.
Olivia prese nota, cambiò discorso e poi chiuse. Dopo qualche minuto digitò http:…
Trovò uno schermo nero con poche righe scritte in bianco ed un pulsante su cui eventualmente fare clic.
Il testo in bianco recitava:
Salve, sono Master Satisfaction, per accedere a questo sito deve essere femmina e denudarsi completamente, quindi potrà fare clic sul bottone in basso. Il clic azionerà la telecamera che verificherà se ha seguito le istruzioni. Se lo ha fatto potrà entrare nel sito e soddisfare le sue morbose curiosità. Se è timida o ha problemi di riservatezza può indossare una mascherina. Lo consiglio.
Olivia cliccò sul bottone, vide la cam accendersi, ma non successe niente.
Che boiata pensò. Ma ormai il tarlo era nella sua mente. Per due giorni ancora, nell’ora in cui lei era rientrata ed il marito ancora no, ci riprovò, non succedeva niente. Provò a levarsi la camicetta, solo quella, non succedeva niente, neanche se si levava pure il reggiseno.
Sbuffava ed imprecava, elegantemente, quella era la sua cifra, diceva cribbio, cavolo, stupido ed una volta, quando era arrivata al massimo dell’esasperazione, cazzo, ma non succedeva niente.
Il pomeriggio dell’indomani era determinata. Si spogliò e si sedette di fronte al PC. In casa non c’era nessuno, era sola. Indossò una mascherina che usava quando viaggiava in aereo e a cui aveva praticato due fori all’altezza degli occhi e cliccò il famigerato bottone. Olivia era comunque scettica, anche se era nuda, pensava, non sarebbe successo niente. Una delle tante bufale di Internet e dei social. E quasi quasi se lo augurava, non aveva nessun piacere a farsi vedere nuda da una telecamera. Sentì una voce provenire dal computer.
Per cortesia, si metta in piedi.
Cribbio, esclamò. Olivia si sentiva scema, ma si mise in piedi. D’altra parte la voce si esprimeva gentilmente e le stava dando del lei.
Grazie, allarghi un po’ le gambe. La voce era metallica, l’occhio della cam la stava scrutando e lei era scioccata. Ma ubbidì allargando leggermente le cosce, stava per mettere una mano davanti a coprirsi, ma pensò che era una stupidaggine e cercò di rimanere ferma mostrando la sua intimità totalmente depilata, piacevolmente imberbe nonostante fosse una quarantenne.
Perfetto, abbiamo quasi finito, ma per cortesia si giri e si chini. Stavolta Olivia imprecò. Bastardo, chiunque tu sia. Però si girò, a quel punto non poteva mandare tutto all’aria. Si chinò e si sentì oscenamente violata, girò il viso verso la cam e si rese conto di aver aggravato la sua posizione. Sembrava che si offrisse ed al tempo stesso ammiccasse. Era più di uno spogliarello. Arrossì violentemente, ma sentì anche umido tra le cosce
Bene, abbiamo finito. Lei può accedere al sito, si può rivestire e mettersi nuovamente a sedere, se lo desidera può tenere ancora la mascherina, potrebbe essere ancora utile.
Olivia non poteva credere alle sue orecchie, lavorava, anche se solo come segretaria direzionale in una società che si occupava di informatica, il suo era un ruolo più importante di quello che si può credere, perché delle due parole: segretaria direzionale, quella importante era la seconda e non la prima. Quindi ne sapeva abbastanza, ma non aveva mai visto niente del genere. Era però ben felice si potersi rivestire e mettersi a sedere. Mentre rapidamente si rimetteva qualcosa addosso e si sedeva il sito si era aperto. Come le era stato consigliato tenne la mascherina.
Una galleria di foto di donne belle e meno belle, ma tute nude o quasi, con una mascherina sugli occhi e qualcuna senza, sfilò sotto i suoi occhi. C’erano donne che non avevano nessuna paura di mostrarsi. Lei pensò che erano sfrontate, lei non era tra queste, non sapeva ancora dove sarebbe arrivata, ma tutto doveva avvenire nella completa riservatezza. Se voleva, passando il mouse sulla foto, poteva fermare la galleria e guardare la singola foto bene. Come le aveva detto Emilia, erano tutte estasiate, con un sorriso ebete sul viso, ma quel sorriso le rendeva tutte, belle e meno belle, affascinanti. Le foto non erano morbose, non c’era nessuna esposizione di genitali, erano tutte di grande qualità, ma non ammiccavano, solo dei bei nudi. Non era possibile scaricarle, quelle foto erano visibili solo lì.
Poi iniziò a vedersi un film. Questa volta il soggetto era uno solo, un uomo. Il viso non si vedeva, o era in ombra o era girato o era nascosto dal cappuccio di una felpa… non si vedeva. Però tutto il resto sì. Quasi tutto il resto, perché anche lui non era volgare e ciò deponeva bene. All’inizio correva in un parco, il viso nascosto dal cappuccio della felpa. Si vedeva che era, alto, robusto, agile e in forma. Poi era in palestra, con solo un costume addosso, faceva flessioni e sollevava pesi. Aveva un corpo asciutto e poco peloso, era forte, ma longilineo, la pelle bianca, ma abbronzata, un uomo in salute. Questa volta la telecamera l’aveva ripreso da dietro o con il viso in ombra. Non aveva segni particolari, tatuaggi o altri segni di riconoscimento. Era un uomo molto curato, la telecamera aveva indugiato sulle mani. Dita lunghe, da pianista, braccia muscolose, ma muscoli lunghi, gambe anche loro lunghe e scattanti. Doveva essere alto almeno centoottanta centimetri e non doveva essere male. Poi lo si vedeva che ballava con una donna bella ed elegante, una bionda dai capelli fini color oro, esile ed alta, ma con tutte le curve al posto giusto. Lei indossava un abito da sera lungo, una donna di classe. Un abito da sera lo indossava anche lui. Olivia non capì se era un frac, un tight o uno smoking, ma lo indossava perfettamente. Lei teneva il volto appoggiato sulla spalla di lui ed il risultato era che lei copriva lui e viceversa. Le particolari riprese facevano in modo che nessuno dei due risultasse riconoscibile.
Il film finì e Olivia era sempre più confusa, non si aspettava quella esibizione di eleganza e gusto. E di potenza tecnologica. Pensava in qualcosa di pacchiano e volgare, invece…
Si stava distraendo, un menu comparve sullo schermo.
Sopra il menu c’erano due righe.
Ora che ha soddisfatto la sua curiosità puoi decidere di chiudere ed uscire. Se invece vuole continuare quello che segue è il menu della casa. Segni le portate che desidera.
Sotto c’era una tabellina, con al lato una casellina su cui eventualmente mettere un flag.
Le portate elencate erano le seguenti: Serata Romantica, Sesso Hard, Corde e Catene, Frusta e Paddle, Dominazione e Umiliazioni, Pet Girl.
Tutte le voci erano molto esplicative tranne l’ultima. Olivia ci mise il flag sopra e si aprì una tendina in cui erano elencate le voci: cagna, pony, vacca. Olivia chiuse la tendina e cancellò quel flag, quei giochi non facevano per lei. Lei desiderava essere legata, quello era il suo desiderio, non l’aveva mai fatto, ma a volte se lo sognava la notte, poi desiderava passare una bella serata ed infine voleva essere scopata come si deve, ma tutto doveva svolgersi senza volgarità
Quindi segnò le prime tre caselle.
Sei proprio sicura di voler continuare. Era passato al tu. Beh, si cominciava a fare sul serio, quindi…
Il prossimo passo è quello di fissare un appuntamento. Olivia stette un po’ a pensarci. Cosa doveva fare? Poi rispose sì.
Il tuo menu prevede l’impegno di una serata e di una nottata, dovrai essere disponibile dalle 19,00 alle 7,00 del giorno dopo. Puoi prendere questo impegno?
Stavolta Olivia non ci stette neanche a pensare, voleva finire, rispose Sì. Anche se in quel momento non sapeva come avrebbe fatto a giustificare quell’assenza da casa e dall’ufficio, e visto che stava a duecento chilometri dalla location, non ben definita, ma di cui si conosceva la provincia, di Master Satisfaction, doveva prevedere che sarebbe stata via dal pomeriggio del giorno prima alla mattina dopo. Ma probabilmente poteva ancora annullare tutto, era quello che pensava di fare.
Immediatamente comparve un’agenda, il primo giorno libero per sua fortuna era un venerdì sera della settimana successiva. Non stette a guardare altre disponibilità, prese quel giorno.
Poi comparve una tabellina che riportava dati già precompilati, il suo menu, e altre voci da compilare: mail, telefono, età, altezza, peso, seno… Olivia compilò. Ora era trepidante, aveva rinunciato a pensare. Se ci avesse pensato avrebbe spento il computer, forse lo avrebbe buttato dalla finestra. Aveva una mail di comodo che inserì, sul telefono esitò, non lo voleva dare, ma quando dette inviò il computer segnalò un errore. Dato obbligatorio. Olivia lo diede, non poteva rinunciare dopo tutto quello stress.
Comparve una scritta lampeggiante. Rimani in attesa, Rimani in attesa.
Ora il cuore di Olivia batteva forte, cosa sarebbe successo.

Olivia cercò di starsene buona, ma sudava ed aveva le palpitazioni. Non sapeva che tutto sommato era stata fortunata, di solito succedeva che la scritta diceva, per cortesia ricollegati tra due ore.
Due minuti dopo sullo schermo comparve una signora, poteva essere una cinquantenne. Bionda, occhi celesti e corpo minuto. Elegante e ben truccata. Olivia non si aspettava una cosa del genere e stava per spegnere il PC.
– Buonasera, sono Anna la segretaria di Master Satisfaction. –
– Buonasera – balbettò Olivia.
– Stia tranquilla, non è ancora successo niente – rispose seria la bionda, – se vuole può ancora ritirarsi e noi distruggeremo i suoi dati. – Erano ritornati al lei, Olivia non ci capiva più niente.
– Non so – rispose Olivia, – in questo momento sono molto confusa. Perché risponde lei e non lui, mi sarebbe piaciuto vederlo. –
– Non funziona così – rispose la segretaria. – Lui è un uomo molto impegnato, lo vedrà solo il giorno dell’appuntamento. Ed anche quel giorno se vorrà tirarsi indietro potrà farlo, ma se fissiamo un appuntamento, dico se, a quello dovrà venire, perché quella giornata verrà impegnata per lei e preclusa per altre. Quindi prenda questo impegno molto seriamente. –
– Lo sto prendendo molto seriamente. Mi creda. – La risposta di Olivia era un po’ risentita.
Anna sorvolò e disse – bene, ora le spiego come funziona la faccenda. – Anna fece una pausa poi continuò. – Lei viene da fuori. Sia se arriva in treno che in macchina noi verremo a prenderla dove concorderemo, di solito alla stazione. Verremo io e l’autista. – Olivia stava per intervenire, ma Anna la bloccò. – Stia a sentire, poi potrà fare tutte le domande che vuole ed io le risponderò. – Olivia si zittì.
– Sarà portata a Palazzo, un palazzo molto grande, bello e confortevole. Qui conoscerà lui che per prima cosa la legherà come lei desidera. Passerà un paio d’ore in sua compagnia, forse un po’ meno, in cui verrà legata ed eccitata in molti modi. Poi verrà slegata e portata a cena nel salone delle feste. Sarete soli, sarà una cena molto romantica come ha detto di desiderare ed infine trascorrerà la notte con lui. E’ un uomo dai talenti innumerevoli e la sua compagnia è molto piacevole… L’indomani mattina alle sette sarà libera di andare. Ma se vorrà trascorrere ancora qualche ora con lui potrà farlo. Lui di sabato non esce dal letto prima delle nove. Di solito si trattengono tutte. –
Olivia era sempre più scioccata. Non chiese dettagli su cosa le avrebbe fatto, ma sorprendentemente chiese. – Perché lo fa? –
Anche la bionda era sorpresa, ma si riprese in fretta. Sorrise e poi rispose. – Gli piace dare ed ottenere piacere. Di solito si fida del mio giudizio, ma casualmente era di fronte al video quando lei si è mostrata nuda e mi ha detto “bella questa, vedi di convincerla”. Per cui – Anna sorrise ancora, – lui la desidera e questa è la migliore premessa per un bell’incontro. Infine, ma di questo non deve tenerne conto. Se non riuscirò a convincerla, visto che lui ci tiene tanto, io verrò punita. –
– oh, mi dispiace. – rispose Olivia, – lei è… anche la sua schiava. –
Anna si mise in piedi, non indossava la gonna e neanche le mutandine, ovviamente quando era seduta non si vedeva niente e Olivia non se ne era resa conto. Però portava eleganti giarrettiere e calze finissime. Poi rispose – una delle sue schiave. Certamente la più anziana e quella in cui ha più fiducia, ma solo una delle sue schiave. Lei, corde a parte, non sarà trattata da schiava, ma da amante. Però – sorrise ancora Anna, – non sa cosa si perde. – Si girò e mostrò un bel culetto… con tante strisce. –
– Oh – rispose ancora Olivia, – rimasta senza parole. Poi aggiunse, – no, non voglio essere trattata da schiava. –
– Non lo sarà. Abbiamo detto che sarà un’amante. E lui fa quello che lei desidera, è capace di leggerle in testa, non si preoccupi. Ha tutte le schiave che vuole, quelle che desiderano esserlo. Chiaro? –
– Sì – rispose Olivia. Poi aggiunse – ma allora è violento. C’è da fidarsi? –
Anna era esasperata, ma mantenne la calma. – Le ho detto che lui è come lei lo vuole. –
– Quindi lei… –
– E’ evidente – rispose Anna.
– Ma… –
– Signora io devo essere punita per sentirmi sua. Non si preoccupi di me. –
Olivia tacque.
Poi Anna le lasciò un numero di telefono e le disse – mi chiami tra tre giorni per conferma o meno. Come vede può ancora desistere. Se entro tre giorni non chiamerà considererò l’appuntamento annullato. –
Olivia chiamò tre giorni dopo e confermò l’appuntamento risparmiando Anna da una rigorosa punizione. Le due donne si misero d’accordo su dove e come vedersi. Anna consigliò Olivia anche su come vestirsi. Olivia aveva preparato la giustificazione per il marito. Lui aveva totale fiducia nella moglie e non avrebbe fatto niente per controllarla, ma lei non voleva problemi e si era preparata una storiella. Andava a trovare un’amica che non stava molto bene, una buona azione da samaritana. L’amica esisteva, era l’amica del cuore, erano cresciute insieme, l’avrebbe coperta, ma doveva inventare una scusa anche per lei, non poteva dirle che andava ad incontrare Master Satisfaction, forse un amante normale poteva essere capito.

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IL VENERDÌ DI OLIVIA

Olivia scese dal treno e vide Anna che le faceva segno di avvicinarsi, mentre l’autista le andava incontro, prendeva il suo trolley e lo metteva nel bagagliaio. Anna indossava un tailleur grigio, molto professionale, gonna, giacca, camicetta, calze scure, scarpe con un bel tacco. La segretaria aprì la portiera di dietro e le disse – i vetri sono oscurati e c’è anche un divisorio con i sedili davanti. Quindi si metta tranquilla, ne avremo per mezzora. –
Olivia era elegante, un vestito lungo sotto il leggero soprabito primaverile e tacco dodici. Il tacco dodici lo portava raramente, solo per qualche evento speciale, ma lo indossava con disinvoltura. Era una di quelle donne naturalmente eleganti, che qualsiasi cosa si fossero messe addosso le cadeva comunque perfettamente.
Però era in apprensione, Lo desiderava e lo temeva. Si era chiesta cento volte quanto fosse pericoloso quello che stava facendo e per cento volte si era detta che non doveva cedere alla paranoia. Comoda sui sedili, ma impossibilitata a parlare, rifletteva ancora una volta su quella possibilità.
Poi sentì che la macchina iniziava a salire, sentì le curve e si distrasse pensando al paesaggio che non poteva vedere. Staremo andando in collina si disse. Era così. La macchina rallentò e poi si sentì la ghiaia. Il divisorio venne abbassato e lei vide davanti a sé un’enorme, immenso e bel palazzo. Stavano percorrendo un ampio viale alberato e sullo sfondo c’era un grande slargo ed oltre le scalinate che salivano verso l’ingresso.

Era un palazzo molto grande, la facciata era di almeno cento metri, c’era un piano terra di cui si vedevano, su quel lato, solo delle finestre, in effetti l’ingresso a quel piano stava sul retro. L’immensa scalinata portava direttamente al primo piano, poi, evidentemente da una scala interna, si andava al secondo piano ed infine alle mansarde. Sotto il piano terra c’erano cantine ed altre utilità.
Olivia era smarrita, quella non era una villa, poteva essere un grande albergo di lusso, i grandi finestroni della facciata indicavano un numero enorme di camere, In effetti tra primo e secondo piano, e considerando le due ali che dal davanti non si vedevano, il palazzo aveva un centinaio circa di camere. Più che camere erano delle suite, visto che ciascuna aveva oltre alla camera, il bagno ed un salottino.
Olivia si domandava chi viveva in quel posto, anche il parco era immenso, soprattutto sul retro che lei neanche vedeva. In quel momento, in giro, non si vedeva nessuno.
Anna fece strada sull’acciottolato che stava accanto alla scala, lì, tra la scala e il muro della facciata stava un ascensore che era invisibile fino a quando non arrivavi nei pressi. Salirono con quello: Olivia, Anna ed il bagaglio. Al primo piano c’era una donna, in un severo tailleur, simile a quello che indossava Anna, che le aspettava. Questa salutò chinando il capo verso Olivia e mormorando un buongiorno, poi prese la borsa e si diresse, attraverso un grande corridoio, alla suite destinata a Olivia. Questa donna taciturna, ma efficiente si chiamava Blu ed era la governante. Una mora un po’ più giovane di Anna, ma anche lei in vestiti attillati e severi. Blu aveva un corpo normale, ma tornito nei punti giusti, il viso era severo, poco truccato. Olivia quando fu nella stanza si affacciò alla finestra e diede un’occhiata fuori. Il palazzo sorgeva su una collina, tutto intorno un parco immenso, il gabbiotto che indicava l’ingresso con relativo cancello era ad alcune centinaia di metri. Il Parco su quel lato era chiuso in parte da un muro ed in gran parte da reti e siepi. Olivia ancora una volta non vedeva sul retro. Da quel lato la proprietà si estendeva molto di più. Vicino al palazzo c’erano piscine, altri luoghi ricreativi, e poi molti sentieri che portavano verso campi coltivati ed un grande bosco.
Olivia non sapeva che in quel Palazzo c’era un club super esclusivo, un club tanto esclusivo che solo pochissime persone, oltre ai soci, sapevano che esisteva.
Molti di quelli che ci lavoravano, non sapevano neanche di che razza di club si trattava. Ad esempio i contadini e i giardinieri che venivano per curare campi e giardini, arrivavano al mattino, andavano via all’imbrunire, non entravano nel palazzo e non sapevano assolutamente che attività si svolgevano all’interno e soprattutto non vedevano quasi nessuno. Anche nel parco c’erano molte aree che erano loro totalmente precluse ed in cui potevano andare a svolgere il loro lavoro solo su invito esplicito e nei tempi che venivano loro ordinati.
Gli stessi guardiani che presidiavano l’ingresso del parco e i suoi confini non sapevano precisamente a cosa facevano la guardia. Loro sapevano che lì dentro potevano entrare solo i soci in possesso di una tessera e qualche altra persona accompagnata da Anna, da Blu o dall’autista, oltre che dai due padroni del posto. Naturalmente c’erano anche molti fornitori e manutentori da far passare, ma questi erano conosciuti e stavano su una lista. Tutti gli altri erano intrusi da respingere. Se qualcuno non previsto arrivava al palazzo veniva fatto aspettare al cancello e fatto passare solo se una delle persone sopra citate andava a prenderlo.
Ovviamente circolavano molte voci e sia i guardiani che i giardinieri avevano visto diverse volte donne nude aggirarsi per il parco o intorno alla piscina e qualche volta anche atteggiamenti e scene inequivocabili, ma… era un club dove si andava per divertirsi.

Olivia guardava il paesaggio e si stava dimenticando del motivo per cui era lì.
– Signora, dobbiamo andare – le disse Anna.
Olivia sussultò, poi si ricompose – dove? –
– Dove riceverà la prima parte della sua sessione – rispose impaziente Anna, non era la prima che traccheggiava e le faceva perdere tempo proprio nel momento in cui si doveva passare all’azione.
Ma Olivia non traccheggiò. – Faccia strada – rispose decisa, – la seguo. –
Olivia ormai voleva levarsi il pensiero, succedesse subito quello che doveva succedere.
Anna ripercosse il corridoio, scese a piedi per le scale interne al pianterreno, attraversò un salone deserto, poi scese ancora delle scale verso i sotterranei e qui percorse ancora qualche corridoio. C’erano cellette e sale sia sulla destra che sulla sinistra. Anna entrò in una celletta di neanche dieci metri quadri, c’era una sedia, un cavalletto, un mobiletto basso rivestito di cuoio, ed un armadietto chiuso, a terra c’era uno spesso e soffice tappeto.
Anna accese la luce. Olivia si guardò intorno, era tutto molto spartano ed asettico. Anna le ordinò – si spogli! –
Olivia la guardò, era stupido tirarsi indietro proprio in quel momento. Si levò il vestito. Anna la squadrò e le prese il vestito dalle mani. – Può tenere il resto. – Poi le disse di sollevare le braccia e fece entrare i polsi dentro un cappio che scendeva dal tetto. Anna tirò in alto, Olivia si tese, braccia e gambe andarono in su e Olivia fu lasciata sospesa a quel modo. Anna la bendò e fu buio. I nervi iniziavano a logorarsi, ma Olivia, ancora, non era veramente preoccupata.
Anna uscì senza prendersi la briga di chiudere la celletta o di salutare. Olivia non sentiva freddo, i muscoli erano tesi, ma lei non provava fastidio per quello, invece la tensione nervosa si stava facendo sentire, sentiva arrivare crampi allo stomaco. Non vedere la stressava parecchio, chi avrebbe usato il suo corpo inerme ed indifeso?
Era decisa a non cedere al panico, ma iniziava a preoccuparsi, non aveva una vera nozione del tempo. Aveva le braccia tese in alto, tirata in su per i polsi, l’unica cosa che riusciva a fare era spostare i piedi, stava quasi sulle punte, su quelle scarpe dal tacco altissimo il disagio iniziava a farsi sentire.
Poi, non era passato molto tempo, ma a lei era sembrato tantissimo, avvertì una presenza. Non aveva sentito niente, ma nella celletta era entrato qualcuno, ora ne sentiva anche il profumo. Un profumo muschiato, di uomo, un profumo mascolino, ma gradevole, un misto di fragranza speziata e sudore. Olivia fu allo stesso tempo allarmata e sollevata. Non lo vedeva, non sapeva come era e cosa voleva farle e questo la allarmava, ma era anche sollevata, finalmente stava per succedere qualcosa.
Lui non disse niente, ma lei sentì le sue mani.
La punta delle dita, leggere, sulle sue spalle e poi sulla schiena. Una lieve carezza che diventa sempre più decisa. Olivia sente le mani su di lei. Sono forti e decise, ma ancora delicate. E’ piacevole, non osa dire niente. Sentì allentarsi il reggiseno, venne levato, ma lo sconosciuto non toccò le mutandine.
Le mani accarezzano sulla schiena e poi passano davanti sul seno. Prima leggere, poi sempre più decise. Ora strizzano il seno, poi con le dita i capezzoli. Olivia ansima e trema, non sa chi ha preso possesso del suo corpo, non sa se è bello o brutto, cattivo o buono…, ma ci sa fare, sta usando il suo corpo come uno strumento musicale ed il quel momento lo sta accordando. E’ bravo e lei si sta bagnando, si morde le labbra per non parlare e per non muggire di piacere.
Lui la prende per i capelli tirandole la testa indietro e la bacia sul collo brutalmente, morde. Stavolta è troppo, Olivia sospira e geme.

Lui le passa un dito sulle labbra, lei non le apre, ma Olivia è soggiogata, ed infine le socchiude. Sente il dito penetrare, le piace, lo lecca e lo succhia. Lui esce e l’accarezza su una guancia, le mani sono di nuovo sul suo seno, una mano per coppa, stringono e artigliano, sfiorano i capezzoli ritti e poi li strizzano. Olivia sussulta.
Lui allenta la corda che la tende in alto, ora Olivia è più comoda, poggia i piedi a terra e si distende. Meglio, decisamente. Le leva la benda, fa un po’ di fatica per mettere a fuoco, anche perché lui è vicino a lei, molto vicino, fino ad un attimo prima la stava toccando intimamente, anche se non l’aveva toccata tra le gambe sapeva benissimo che era più eccitata che mai, il seno, i capezzoli e la sua bocca avevano già manifestato quello che provavano.
Era un uomo bello, decisamente bello, alto, biondo, atletico, occhi azzurri, limpidi che la guardavano ironici e desiderosi. Lui era vestito completamente, mentre lei era nuda. Di lui vedeva pantaloni, camicia bianca e dei mocassini. Lei arrossì e timidamente sorrise. Lui non parlò, si limitò a baciarla, la sua lingua penetrò nella bocca di lei e ne prese possesso. Lei era ancora legata e si lasciò andare.
Lui non le aveva ancora parlato ed anche lei era rimasta zitta.
Senza neanche rendersene conto si trovò legata come un salame e stesa sul tappeto. Corde alle caviglie, sotto le ginocchia, sulle cosce in alto, sotto il seno e sopra e i polsi legati dietro la schiena. Aveva fatto in fretta ed era stato molto professionale. Ora lei era sdraiata su un fianco con le gambe ripiegate. Olivia stava guardando il suo lungo corpo finalmente legato. Era bello si disse, bello il seno evidenziato dalle corde che lo strizzavano di sopra e di sotto, belle le cosce, esaltate da tutte quelle corde.
Lui le aveva tolto le mutandine, ma ancora lì non l’aveva toccata. Lui si era seduto sul mobiletto e la osservava, la possedeva con lo sguardo. Lei sentiva le corde che strizzavano il suo corpo palpitante e si eccitava ogni istante di più, il seno si gonfiava, i capezzoli diventavano più duri e ritti, un languore la stava prendendo in basso, era calda e rossa in viso. Lui se la stava mangiando con gli occhi e questo la faceva impazzire, ormai smaniava. Lui prese un piccolo vibratore dal mobiletto e si stese accanto a lei, il piccolo fallo era scintillante e lui l’avvicinò alle sue labbra.
– Leccalo! – Era la prima volta che parlava, Olivia allargò le labbra e lui lo spinse gentilmente dentro, iniziò un vai e vieni, mentre lei usava anche la lingua. Il vibratore iniziò a vibrare e Olivia perse il controllo, non badava più a quello che lui faceva, lo accettava e basta. Lui passò il vibratore sul seno e sui capezzoli facendoli diventare sempre più duri. Olivia aveva capezzoli piccoli e rosa, ma che quando si eccitavano si ingrossavano, si indurivano e si appuntivano. Poi lui scese tra le gambe e si insinuò tra le cosce che per via della legatura erano belle strette. Ma lui trovò comunque lo spazio e forzò. Olivia gorgogliò, poi gemette, poi non si trattenne e spinse in avanti il bacino. Lui per un po’ glielo fece sentire, poi le strizzò un capezzolo e glielo negò. Lei gemette delusa ed esasperata.
Di nuovo la trattò come una bambola, rapido ed efficiente. La slegò e la rilegò al mobiletto basso rivestito di cuoio. Ginocchia fissate ai piedi di dietro, polsi fissati a quelli davanti. Olivia era aperta ed offerta. Lui la guardò mentre si spogliava, si levò la camicia, scalciò i mocassini, si levò i pantaloni. Olivia aveva girato la testa verso di lui, ma non vedeva bene. Era un corpo bianco, con muscoli lunghi e tonici, ventre piatto, guardò in mezzo alle gambe, ma vide poco. Poi lui si inginocchiò dietro di lei e lo sentì. Prima la mano che fece una rapida visita constatando che era fradicia e poi quell’affare che era lungo, affusolato e duro. Scivolò dentro di lei riempiendola e Olivia muggì.
Lui si mosse dapprima lentamente, poi più veloce, infine divenne una furia. Olivia stava impazzendo. Finalmente, era quello che voleva, un toro che la scopava con violenza, ardore e senza nessun riguardo. Lui le strizzò le tette e la fece mugolare e gemere sia di dolore che di piacere, poi la morse su una spalla. Olivia si inarcò fin dove poteva. Lo voleva e lui glielo stava dando. La fotteva senza remissione e lei iniziò a dire frasi senza senso. – Oh Dio… cazzo… finalmente… sìììì, fottimi così… – Venne, più volte, non seppe quante.
Lui la riempì di sborra e si accasciò su di lei. Anche lei si lasciò andare.

Cenarono in una saletta del piano terra, Olivia intuì che in quei saloni c’era altra gente che cenava o chiacchierava o faceva altro, ma non vide nessuno, lui la condusse per lunghi corridoi fiocamente illuminati a quella saletta con un tavolo rotondo riccamente addobbato dove si accomodò. Venne direttamente la cuoca a prendere le ordinazioni, si chiamava Bianca. Una bionda snella e con un bel seno, palesemente una schiava. Olivia seppe poi che era anche la moglie dell’autista. Il Master ordinò per tutti e due. Olivia era un po’ imbarazzata, lui l’aveva scopata in modo travolgente e lei aveva iniziato a dire un sacco di sciocchezze. Pensò che doveva dire qualcosa e iniziò da lì. Ridendo disse – chi sa cosa hai pensato delle sciocchezze che ho detto mentre… –
Lui le sorrise, – hai detto che ce l’ho duro e che ti stavo sfondando divinamente. E’ un gran complimento. –
Olivia arrossì. – Sì, ho detto proprio così, era quello che volevo e che voglio. –
– Abbiamo tutta la notte, ti fotterò fino a quando non dirai basta. –

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Lui la svegliò baciandola sul collo e mettendole una mano tra le cosce. – Buongiorno Olivia – le disse.
Lei fece le fusa come una gatta e si avvinghiò a lui. – E’ già giorno? – rispose insonnolita.
– Sì, mia dolcissima amante – rispose lui montandola. – Tra un po’ dovrai andare via, ma prima ti voglio un’ultima volta. –
Lei l’accolse con gioia e allo stesso tempo andò nel panico. – Non voglio andare via – disse spingendo il bacino in avanti incontro al randello che la penetrava ed offrendo le labbra da baciare.
Lui affondò dentro di lei. – Il nostro patto è che al massimo tra qualche ora devi andare ed io ho un sacco di cose da fare. Mi dispiace perché sei stata deliziosa. All’altezza delle mie aspettative che sono sempre notevoli. –
La morse su un capezzolo e lei gridò, poi lo strinse a sé. Olivia era lusingata da quelle parole e quindi sperò. – Sei peggio del diavolo. Ti prego non mandarmi via. –
Lui la baciò e le morse le labbra, lei venne.

Olivia si senti molle, rilassata, soddisfatta e si teneva stretta al corpo del Master assorbendone calore e piacere, era impossibile, ma voleva possederlo, mentre quello sconosciuto voleva mandarla via. – Fammi rimanere per qualche giorno, non ti darò fastidio, farò tutto quello che vorrai. –
– E’ meglio se vai, qui potresti scoprire cose che proprio non ti piacciono, non hai neanche la minima idea di chi sono io e di quello che faccio. –
– Sono pronta a tutto, alla peggio mi deluderai, forse non sarebbe neanche male, potrei mettere una pietra sopra questa storia e non pensarci più. –
Lui la guardò severo ed al tempo stesso con un sorrisetto ironico, senza risponderle.

Si sentì bussare alla porta e lui sommessamente disse – avanti. –
La segretaria, la biondina matura, magra e algida, entrò seguita da un’altra biondina molto più giovane, una trentenne spaurita, timida e sottomessa, una cameriera che portava un enorme vassoio stracolmo di tante cose buone: caffè, latte, spremuta, brioche.
La cameriera era vestita in modo classico e severo, camicetta bianca e crestina, gonna e nera e grembiulino bianco, calze nere, scarpe tacco dodici. Bionda con gli occhi castani, il visetto fresco e leggermente truccato, minuta e magra, di seno una terza scarsa, cosce lunghe e nervose. Si chiamava Giulia.
Anna era vestita anche lei severamente e in modo classico, un tailleur che le cascava morbidamente, con calze nere e riga sul retro, scarpe nere con tacco dodici anche lei. La segretaria si muoveva disinvolta sugli alti tacchi, ma appariva comunque fragile e vulnerabile, d’altra parte era sempre disponibile e pronta, anche in quel momento.
– Buongiorno Signore e buongiorno Signora – salutò Anna, mentre la cameriera poggiava il tutto su un tavolino e iniziava a versare nelle tazze e nei bicchieri.
– Buongiorno Anna – rispose il Padrone, mentre Olivia si copriva con il lenzuolo e rispondeva con un cenno. – Cosa abbiamo oggi – continuò lui.
Anna guardò Olivia e poi il Padrone, ma attese a parlare.
– Parla tranquillamente, non è poi importante se Olivia scopre qualcosa, ho deciso di farla rimanere qui per qualche giorno e quindi è inevitabile che capisca cosa c’è in questo posto. –
Anna tirò fuori da una tasca un minuscolo quadernetto e iniziò a snocciolare. – Stanotte sono arrivate due cagne e una puledra Signore, siamo dovuti andarle a prenderle con il furgone in tre: io, l’autista e la governante. In più, il club sarà abbastanza pieno questo week end e molti soci hanno chiesto di parlare con il Presidente. –
– Una puledra? – rispose sorpreso lui.
– Si Signore, si è aggiunta all’ultimo momento e non l’ho rifiutata, lei mi ha sempre detto che le puledre sono preziose e quindi… Le ricordo che nelle stalle ne abbiamo già un’altra, la direttrice e la rispettiva padrona la stanno usando assiduamente. –
Lui fece cenno di sì, ovviamente conosceva la puledra che abitualmente risiedeva nel club, l’aveva utilizzata molte volte. – Continua. –
– Sia le cagnette che la puledra si fermeranno per tutto il week end, sono qui per lei, non hanno niente a che fare con il club, ma anche per queste bestiole sarà impossibile fare in modo che non notino l’attività che ruoterà intorno a loro. –
Lui scrollò le spalle, non gli importava se vedevano qualcosa, non facevano niente di male e alla fin dei conti non sapevano neanche dove si trovavano.
– Continua. –
– Alle tredici ha un pranzo di lavoro con i consiglieri del club e alle sedici e trenta un incontro con Mistress la Direttrice. –
– Sì, mi ricordo. Altro? –
– No Signore, niente altro, per oggi e domani non sono previsti arrivi di ragazze per lei. Sicuramente, invece, arriveranno moti altri soci e quindi prevedo un duro lavoro per le serve e le schiave. –
– Spero che la direttrice abbia previsto e pianificato tutto. –
– Certo Signore, ma quando si è al limite c’è sempre qualche imprevisto. –
– Non voglio problemi – rispose il Master, – altrimenti qualcuno sarà chiamato a risponderne. –
Anna chinò il capo, era tesa, lei era una di quelle a cui poteva essere presentato il conto.

Il Master stava sorseggiando un caffè, mentre Olivia stava bevendo una spremuta. La donna aveva seguito tutto il discorso e ci aveva capito poco, però era contenta di poter rimanere, per il resto… avrebbe capito ed era sempre in tempo a dire che voleva andar via, se quello che avesse visto non le fosse piaciuto. Intanto rispose – Sono felice di rimanere, non recherò disturbo e osserverò le sue disposizioni. – Olivia era ironica e seria allo stesso tempo. Lui la baciò. – Certo che farai quello che voglio. – Poi si rivolse ad Anna. – La signora mi terrà compagnia per il week end, provvedi a trasferire le sue cose in questa camera e se ha bisogno di qualcosa procuragliela. Puoi andare. –
Anna uscì ed il Master si rivolse a Giulia. – Spogliati Giulia, ci terrai compagnia sotto la doccia. –
La cameriera si affrettò a ubbidire ed in un minuto fu nuda. Fino a quel momento non aveva detto una parola, Olivia immaginò che parlava solo se interrogata. Era come pensava, invece non immaginava neanche lontanamente l’uso che al mattino ne faceva il suo Padrone.

Andarono sotto la doccia, era grande e c’era posto per tutti, il Master aprì il getto e l’acqua calda li avvolse mentre Giulia si inginocchiava tra le gambe del Padrone. Un attimo dopo il Master pisciava in bocca alla schiava che la teneva spalancata cercando di accogliere tutto quello che era possibile, quando lui si svuotò accarezzò la schiava sulla gola – brava Giulia sei il miglior wc che abbia mai avuto. –
Un po’ di piscio le era finito in viso e le scivolava sul collo e sul corpo, ma l’acqua calda lo stava lavando via.
La schiava rimaneva in ginocchio. – E’ meglio se ti liberi anche tu – disse il Master rivolgendosi a Olivia, altrimenti Giulia ci rimane male. –
Olivia era scioccata, quell’uomo era mostruoso, ma… Lei era voluta rimanere lì, doveva immaginare che… Cosa doveva immaginare? E doveva telefonare a suo marito per dirgli che sarebbe rientrata solo lunedì. Che idea assurda pensare a suo marito in quel momento, ancora più assurdo era che invece di essere orripilata sentiva umido tra le gambe.
Mentre Olivia era persa nei suoi ragionamenti poco costruttivi, la schiava teneva ancora la bocca spalancata. Olivia la guardò, le faceva pena, ma stava aspettando che lei le pisciasse in bocca. Non poteva deluderla, le sorrise nervosamente, il Master l’incoraggiò sorridendole. Un attimo dopo Olivia si accosciò su Giulia, il Master la sostenne e Olivia si impose di pisciare, ci mise un po’, si vergognava, arrossì, ma poi lo scroscio arrivò ed inondo il viso di Giulia che l’accolse cercando di non perdere una goccia.
Olivia era rossa in viso mentre la schiava era tranquilla, era abituata e sembrava soddisfatta della sua funzione, poi la schiava timidamente allungò la lingua tra le sue gambe e la leccò.
Olivia si lasciò fare, il Master la stava baciando e lei si stava sciogliendo, era eccitata. Devo andare via da qui pensò o diventerò malata come loro, ma intanto era molle e calda.
Lui prese la schiava per la coda di cavallo e diresse quella bocca sul suo uccello, sostituì con le sue dita la lingua di Giulia e Olivia raggiunse un altro orgasmo.
Mostruoso e delizioso, ripugnante e stupendo pensò la donna.

– Sei sicura che vuoi rimanere qui? – le chiese ancora il Master. Giulia dopo le abluzioni li aveva avvolti negli accappatoi, poi li aveva massaggiati ed infine aveva aiutato Olivia a rivestirsi, poi era andata via.
– Sono un po’ scioccata, sì, ma rimango, voglio fare il mio bagno di perversioni. –
Lui le sorrise. – Qui nessuno obbliga nessuno, tutte ottengono quello che vogliono, io le spingo solo un po’ verso l’abisso, ma è quello che cercano. Chiaro? –
– Sì, di questo ne sono sicura. Non so neanche il tuo nome. –
– Non importa, puoi chiamarmi Master, Master Satisfaction o Presidente. Questo è un club ed io ne sono il Presidente. –
Olivia annuì come se le fosse tutto chiaro, in verità iniziava solo a capire qualcosa.
Scesero nei sotterranei, si erano fatte le nove ed il Master aveva un sacco di lavoro da svolgere. Lui era vestito in modo casual, ma sempre in giacca e cravatta. Sempre bello, alto, dinoccolato, affascinante. Nel sotterraneo, il Master seguito da Olivia che non voleva perdersi niente, trovò la governante, Blu. La quarantenne servile e pronta a soddisfare il suo Padrone chiese – vuole vedere prima le cagne o la puledra Signore? –
– Le cagne! – rispose il Padrone, – che taglia hanno? –
– Taglia media signore, venga che gliele faccio vedere. –
Girarono in un corridoio a destra, Blu aprì con un chiavistello una porta ed entrarono in una sala dove trovarono le cagne. Erano già pronte. Olivia inizialmente non riuscì a distinguerle l’una dall’altra, guardò come erano agghindate, le sembravano uguali. Ai piedi avevano degli stivali di cuoio nero, con un tacco molto basso. Gli stivali erano molto aderenti e risalivano fino al polpaccio, sul tallone degli stivali era infisso un piccolo gancio. Risalendo indossavano delle ginocchiere e ancora più su, in cima alle cosce una fascia. ancora di cuoio, con un anellino, sempre di cuoio nero. Le gambe, in quel momento, erano piegate, il gancio del tallone era collegato all’anellino della fascia in cima alle cosce e quindi per le cagne era impossibile mettersi in piedi. Era una posizione scomoda e che veniva usata solo quando le cagne venivano lasciate sole proprio per costringerle a rimanere a quattro zampe. Mani e braccia erano ricoperti da guanti. Risalendo, le cagne, indossavano un bel corpetto, sempre di cuoio e sempre nero, che le strizzava esaltando il culo che veniva in fuori in modo provocante e le tette che scendevano invitanti e gonfie. Infine un collare ed una calottina, con un buco in cima. per far venire fuori i capelli raccolti a coda di cavallo. Una ballgag sfigurava il viso delle due cagne.
Poi, Olivia, guardò meglio e vide che le due cagnoline erano abbastanza differenti. Una biondina trentenne, magra e alta, il corpetto stretto le mozzava il fiato e la snelliva ancor di più facendo venire in fuori in modo provocante il seno bello, ma piccolo ed il culo snello, ma ben fatto. I capelli biondi, lunghi e leggermente arricciati venivano fuori dalla calottina. L’altra era pure lei una trentenne. Era una mora un po’ più bassa ed un po’ più tonda, in questo caso l’effetto del corpetto era ancora maggiore, il culo era più provocante ed il seno più grosso. Anche questa aveva i capelli raccolti e racchiusi in una coda di cavallo, ma mentre la biondina li aveva abbastanza lisci e probabilmente li teneva in quel modo anche fuori da lì, nel caso della mora, i capelli, erano ricci, mossi, ed erano stati raccolti in quel modo per l’occasione.
Entrambe si girarono verso la porta quando la sentirono aprirsi. Lui sorrise loro e con due rapidi passi fu accanto alle cagne guardandole dall’alto in basso, viceversa loro sollevarono il viso timide, allo stesso tempo preoccupate e speranzose verso di lui. Erano in quelle condizioni di penosa costrizione già da qualche ora ed erano un po’ stressate. Il Master si accoccolò e le chiamò a sé. Le cagne erano timide, non lo conoscevano e si avvicinarono titubanti, comunque a quel punto volevano che qualcuno le sollevasse un po’ da quello stato. Lui le accarezzò bonariamente, le coccolò e le esaminò e quando lui le toccò con mani esperte e affettuose sulle natiche e sul seno le cagne si addolcirono e si distesero.
– Ora vi metto più comode – disse sorridendo alle cagne, – ma voi promettete che farete le brave. – Il Master attese che annuissero e loro si affrettarono a farlo. Lui levò loro le ballgag dalla bocca e un fiume di saliva colò sul mento e sul corpo delle cagne, un po’ finì a terra. La governante si precipitò a pulire, ma lui le prese lo straccio dalle mani e disse – faccio io Blu, immagino che ci sia molto da fare, puoi andare. – La governante aveva davvero molto da fare, ma sarebbe rimasta volentieri a disposizione del suo Padrone. Di fronte a quell’ordine però non le rimase altro da fare che chinare la testa ed andare via. Il Master non la guardò neanche, si stava già dedicando alle due cagnette. Delicatamente e con cura le ripulì guardandole negli occhi e mormorando parole di incoraggiamento e rassicurazione. Le cagne erano riconoscenti, lui le carezzò sulle guance, strizzò dolcemente qualche tetta, strinse bonariamente le mani sulle natiche, strusciò delicatamente le loro fiche. Le cagne uggiolarono felici, poi lui sganciò i talloni dalle cosce e le cagne si distesero contente e soddisfatte. In pochi minuti le aveva già conquistate. Erano sue.
– Vieni Olivia, vieni a vedere queste due belle cagnoline. –
Olivia non sapeva se essere più imbarazzata o eccitata. Lo spettacolo offerto dalle due cagnette l’aveva scossa. Come potevano due donne farsi trattare come due cagne? Costrette a quattro zampe e scodinzolanti di fronte al Padrone? Eppure… eppure sembravano felici di come venivano trattate.
Olivia si avvicinò alla biondina e si chinò su di lei per accarezzarla, la cagnetta si dimenò felice e si strusciò sulle gambe della donna. – E’ tua. – disse lui e Olivia lo guardò interdetta.
– Ti si è già affezionata. –
Olivia non ne era convinta. – Accarezzala come faccio io con la bruna. –
Olivia imitò le sue carezze che stavano diventando molto intime ed ancora una volta Olivia si trovò a combattere tra disagio ed eccitazione. Non aveva mai toccato in quel modo una donna, ma si disse: se vuoi rimanere qui è meglio che ti abitui velocemente alle novità.
Decise di lasciarsi andare all’eccitazione e con piacere imitò quello che faceva il Master. Dapprima carezze sulla schiena e sulle spalle, poi sulle natiche, poi sul seno e sulla fica. Le cagnette si bagnarono, continuarono a strusciarsi e ad offrirsi ai padroni.
La biondina era bagnata, ma cercava di controllarsi e di mantenere un contegno, la mora era invece smaniosa e voleva di più.
– Spogliati e sdraiati di fronte a loro – suggerì lui. Lei lo guardò perplessa. – Fai quello che ti dico, mantieni la promessa di ubbidire. –
Olivia rammentò, annuì e si levò il vestito, in parte era soggiogata da lui, in parte non voleva venir meno alla parola data e in parte non poteva negare che iniziava ad apprezzare tutte quelle novità. Fatto sta che si levò reggiseno e mutandine e si sdraiò di fronte alle cagnette che andarono ad infilare il proprio musetto ed il proprio nasino tra le sue cosce.
– Allarga le gambe – l’invitò ancora lui, – falle leccare. –
Olivia socchiuse gli occhi e si lasciò fare. Maledetto pensò, anche se me lo chiede gentilmente mi dà ordini come se fossi una sua schiava, ma allargò le gambe e permise alle lingue delle cagnette di penetrarla, davanti e di dietro. Non era male, anche se Olivia tentava di mantenere il controllo sui suoi sensi.
Si spogliò anche lui, Olivia lo guardava, era magnifico ed era bello guardarlo. Lui si inginocchiò dietro le cagnette e le prese. Prima la biondina che appena si sentì penetrare guaì e vibrò per poi iniziare a gemere in continuazione, senza per altro smettere di leccare tra le cosce di Olivia. Mentre si fotteva la biondina il Master mise due dita dentro la fica della mora e non smise mai di masturbarla.
Olivia si lasciò andare, ormai era decollata, aveva lasciato perdere le tante inibizioni che la condizionavano e se la stava godendo. Prese la biondina per la coda dei capelli e l’attirò a sé, mentre il suo amante la teneva per i fianchi e la penetrava con vigore. Olivia guardò la cagnetta negli occhi, erano velati di piacere, la baciò sulle labbra e la cagnetta mugolò. Poi Olivia si comportò come una Padrona, mise la biondina a leccarle i capezzoli ed anche lei, leccata sopra e sotto, iniziò a grufolare.
La biondina venne, ma non desistette dai suoi doveri, continuò a leccare i capezzoli di Olivia che ormai si sentiva la sua Padrona.
Il Padrone uscì da lei ed entrò dentro la mora, stavolta con le dita penetrò la biondina che così sollecitata continuò a godere e colare.
La mora era già oltre ogni limite, l’accolse euforica, grugnì e spinse il bacino indietro per prenderlo meglio. Sembrava ne volesse ancora, tanto smaniava da averlo ed il Master l’accontentò. Lasciò per un momento la biondina, afferrò la mora per le tette e strinse facendola guaire, poi la morse su una spalla e la leccò sul collo e sulle orecchie. A quel punto la mora si calmò e accettò il ritmo imposto dal Padrone.
Il Master stava già fottendo da un poco, quando vide che anche Olivia stava godendo decise di scaricarsi dentro la mora.

– Dai un nome alla tua. –
Ancora una volta Olivia lo guardò perplessa, ora che aveva goduto le stavano tornando tutti i dubbi su quello che stava facendo e si sentiva anche in colpa verso il marito che doveva ancora chiamare, ma l’euforia trasgressiva ancora era prevalente e rispose – Ok, la mia si chiama Laika e la tua. –
– Dora, la mia si chiama Dora. –

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