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PRIME ESPERIENZE COL SENNO DI POI.

By 17 Giugno 2015Febbraio 9th, 2020No Comments

Se ora che ragazzino non sono più mi trastullassi con i miei ‘amici’ di allora, potrei finire in galera e comunque sarebbe una sconcezza immorale ed anche stupida. Ma avevo la loro età ed anche meno. Adesso non mi interessano minimamente così giovani, mi piace parlare con i miei compagni e compagne di giochi mentre i discorsi che fanno a quindici anni e facevo a quella età io stesso mi sembrano deprimenti, sciocchi. Per me sesso significa anche capire e farsi capire, avere interessi comuni, intendersi insomma su tutto.

Comunque mi piacciono ancora i culi ‘nuovi’ Mi piace educarli, allargarli fino a farli diventare elastici e larghi ma non troppo, ‘prensili’ insomma, docili ma anche un poco nervosetti, autentiche boccucce affamate di cazzo (il mio), ma certo non sfondati. Non mi interessa se da l’ altra parte ci sia una fessurina pulita od un timido virgulto. Mi piacciono entrambi. Da sempre.

Anni fa…
Dopo una bella scarpinata, sudati, arriviamo alla cascata. Fa caldo, da morire. Gigi, per quanto più vecchio di me di un anno, è un poco più basso, sottile direi, delicato, e salendo dietro di lui, necessariamente lo guardo e lo vedo bene. Per la prima volta realizzo che sembra quasi una femmina. Un poco almeno. La considerazione improvvisa mi lascia perplesso, quasi mi toglie il poco fiato che mi resta. Lo guardo ancora più attento. No, non è che ancheggi, non proprio, ma è sottile dappertutto ed ha i fianchi morbidi e torniti proprio come una ragazza ed il culo più largo delle spalle o quasi… Di colpo sento, nonostante la fatica della salita ripida, il cazzo tirare fastidioso, mal messo come è nelle mutande. Purtroppo, penso, non è una ragazza ed anche se lo fosse…anche se quelle mi ‘interessano’ da un anno almeno se non due, io non ho mai interessato nessuna di loro. Seghe quindi, sempre e solo seghe.

Col permesso delle madri e con un abbondante viatico di roba da mangiare siamo saliti per evitare l’ affollamento della spiaggia presa d’ assalto per la domenica e per la festa del Santo Patrono. Una babele da morire. E finalmente ci siamo. Chiamarla cascata è troppo come sbagliato sarebbe chiamare in qualsiasi modo diverso da pozza lo specchio d’ acqua che forma. Una vasca da bagno è anzi poco più piccola e certo più comoda. Dai Armando, fa lui, sfilando la maglietta che pone ordinatamente ad asciugare stesa su un cespuglio. Il suo tono un poco imperioso mi urta ma lo imito. Poi, per dimostrare che non conta niente che a scuola sia di un anno avanti a me faccio altrettanto con le braghette. Lo faccio senza girarmi, guardandolo in faccia. Lui, lo ho visto quando ci cambiamo alla spiaggia, è piuttosto pudico. Vergognoso adesso lo sono pure io ma stavolta non esito e subito dopo mi sfilo anche le mutande.

Togli tutto? Mi chiede girando gli occhi altrove. Certo, rispondo, voglio entrare in acqua e queste ci impiegano magari ore ad asciugare. Parlo con indifferenza ma sono strano dentro, teso, impaurito…e se lo racconta a sua mamma? Quella di certo lo dice alla mia, sono amiche da sempre. Ormai, è fatta e sono con il pisello fuori. Fatico a non nascondermelo dietro le mani, devo veramente farmi forza.
Gigi è ancora con i pantaloni al ginocchio e mi guarda perplesso, esita, poi sembra accettare la cosa ma volta la schiena. Me lo posso guardare con comodo mentre abbassa le mutande. Se gli metti la parte bassa di un costume di quelli che portano le donne, sembra proprio una ragazza, ben fatta anche. Si gira coprendosi davanti con quello che ha tolto per poi zampettare fino alla sua maglietta. Lo seguo con gli occhi da seduto a gambe chiuse anche se vorrei spalancarle, ma non oso.

Mentre scompare per andare a far pipì cerco un posto dove potermi stendere. Ce n’ è uno solo di comodo. Dove sei, Gigi? Occhio a non cadere in qualche buco, grido ridendo col cuore in gola. Arrivo, arrivo. Ed infatti arriva… qualche minuto dopo ed il pisello…qualche minuto prima non era in tiro come il mio ma neppure floscio, adesso invece non esiste più.

Ti sei segato, gli dico ridendo…Aveva aperto la bocca per negare ma scuote appena il capo, rosso in faccia come un pomodoro maturo. Forse è vero. Siede di fianco a me. Siede soltanto, non si sdraia, di nuovo mi si rizza ancora di più o almeno mi pare, perché…perché non lo so, non del tutto almeno ed è la prima volta che la vicinanza di un ragazzo come me…fa questo effetto.
Quasi quasi ti imito dico con sufficienza…non finisco la frase, non oso. Lui non risponde. Ha capito certamente in cosa pensi di imitarlo.

Che c’ è, gli dico quasi con cattiveria, ti dà fastidio parlare di queste cose? Dai, non fare lo scemo, tutti si toccano. Ancora silenzio, un silenzio astioso. Va bene, stai pure zitto io ho caldo, vado in acqua.

Non pensavo fosse così fredda. Mi scuoto come faccio sempre a l’ inizio del bagno e dopo qualche attimo va meglio, trovo poi che dove è più bassa, nella piccola ansa, l’ acqua è più calda. Come è? Lo chiede poco convinto tastandola con le dita del piede. Gelata, rispondo io, ma solo al primo momento. Poi diventa solo fredda, rido. Dai entra non fare la mammoletta.

Ne usciamo però poco dopo e ci stendiamo al sole col cazzo moscio per il freddo tutti e due ed entrambi imbarazzati. Un tramezzino, l’ ideale a metà mattina.

CHE FA, MI GUARDA? Si mi guarda la sotto, e come che guarda; accorgendosi però che l’ ho visto distoglie gli occhi. Ci trasferiamo poco più su sul prato ed a l’ ombra. Sembra proprio una signorina e questo mi fa agitare dentro. Anche fuori, a dire il vero ed adesso siamo stesi vicini.

Sei mai stato con una donna? E tu? Chiedo di rimando. Lui ora sembra indifferente. Ne ho baciata una, le ho anche messo le mani sotto la camicetta, risponde e che menta per la gola è tanto chiaro che mi fa ridere. Sul serio non hai mai chiavato? Scuote il capo in segno di diniego. E tu? Gli invento una palla, credibile spero, l’ ho quasi sognata, immaginata anzi punto per punto, pensando a Fernanda. Una gita scolastica di cinque giorni, gli dico…e poi non ha più voluto, ma sono stati tre giorni da sballo. Mi ha anche fatto un pompino e se lo è fatto mettere nel sedere. Poi non ha più voluto. Ma perché? A casa aveva il ragazzo, rispondo serio serio, si vede che preferiva lui, è più vecchia di me di due o tre anni. Ovviamente non dico il nome di Fernanda, cascherebbe l’ asino, la conosce anche lui che alla gita di tutta la scuola non ha potuto venire per l’ influenza. Se lei sapesse che invento su di lei e pure lo racconto…mi ammazza!

Desiste dal chiedere chi sia solo dopo un bel po, eravamo quattro autobus, c’ era nello stesso albergo ginnasio e liceo…e se lo è fatto mettere nel culo, dice piano, quasi tra sé. Ma non fa male? Glie lo ho chiesto, dopo ovviamente. Mentre fumavamo. Ma tu fumi? Mica potevo tirarmi indietro, rispondo. Comunque ha risposto che fa male, un poco almeno, la prima volta, quando te lo mettono dentro. Si, dice che la prima volta fa un poco male ma che poi è bellissimo, veramente bellissimo ed a lei di certo piace da morire. Girandomi gli sfioro senza volerlo il cazzetto e non sembra risentirsene. Lui è steso, ha socchiuso gli occhi, fa finta di niente.

Poi è’ quasi un raptus, ci poggio sopra la mano neanche troppo delicatamente e per un attimo temo…ma no, sembra non senta la mano ferma, immobile sul cazzo che invece se ne accorge e cerca di solleva timidamente la testa. Gli piace, cavolo! Ancora esitante azzardo un movimento,lo accarezzo, lo stringo un poco. Il cuore mi batte a l’ impazzata. E’ proprio un cazzetto da niente mentre sento la presenza prepotente del mio che già si prepara a svettare. Una sega? Di nuovo lo stringo piano e lo sento crescere sotto e dentro la mano, diventare più lungo e duro. Non dice niente, resta immobile quando gli vado sopra come se fosse una donna, non protesta quando lo stringo. Lo bacio e me ne meraviglio. Non mi era mai passata per la testa l’ idea di baciare un ragazzo, è stato un atto proprio non voluto, improvviso. Comunque ci baciamo per modo di dire, tiene le labbra serrate ma non importa io sto par venire solo sfregandolo sul suo pancino, un poco più sotto a dire la verità. Baciami, dai…e lui non mi bacia ma si lascia baciare per poi rispondere al bacio ancora più timidamente di me. Prima non ho mai baciato nessuno. Di certo neppure lui. Mi stringe e si struscia a sua volta. Ce lo ha piccolo ma duro ed io vado fuori di testa. Completamente fuori di testa. Un lampo, voglio incularlo e farmelo succhiare, fare un pompino insomma e poi anche…

Adesso ti faccio un poco male, ma poi ti piace, vedrai. Non sono più in cimbali, sono anzi gelidamente determinato a fargli il culo a godere nel suo sedere, per cominciare. E’ steso prono con le braccia protese oltre la testa, stranamente rilassato, immobile anzi. Ho impiegato una vita a farlo girare a pancia sotto. Sta a vedere, penso, che se lo sono già fatto in cento… e chi se ne frega? Se anche ha già preso un milione di cazzi in culo, adesso prende il mio. Gli sto tra le gambe che tiene divaricate, schiudo le natiche carezzandole e liberandole con dolcezza imprevista da qualche filo d’ erba e terra, slinguo e bacio come mi fosse usuale le due fossette nel centro delle chiappe tese ma morbide, vellutate…e lui sussulta. Non sono mai stato così eccitato, spaventato, voglioso e chissà che altro. Spingo la mano sotto di lui e trovo il cazzo ben teso, ma per me è una ragazza. Lo sento come una ragazza.

Una cosa mi viene in mente, letta in uno di quei giornaletti che circolavano una volta, ciclostilati, e di cui ho trovato da un libri vecchi un decina di numeri. Faccio colare della saliva sul cazzo e altra la spando sul grumo di carne rattrappito. Quando te lo metto dentro spingi a l’ indietro e spingi come per fare la cacca…Non risponde, sembra di marmo, un marmo morbido, caldo, elastico. Sono frenetico, ho la bocca secca, sudo per la eccitazione ma non sono certo di cosa fare e come fare. Vedrai che ti piacerà. Parlo a lui ma sopratutto a me stesso mentre gli allargo di nuovo le chiappe, mentre gli sfioro il buchetto serrato. Entrare li dentro, e come si fa? Mi fa per un attimo senso solo l’ idea, Dentro un culo? Si dentro un culo. Non mi è mai neppure passata per la testa una cosa del genere, vorrei scappare, penso di dirgli che scherzavo. Ma no! Certo che no.

Punto la testa del cazzo e premo. Si agita un poco, si lamenta che fa male ma non entro neppure di un millimetro e mi faccio male io. Mi sposto un poco. Spingi caro, altrimenti ti faccio male e non voglio. Ci riprovo con più energia ed è ancora un fiasco. Cerco di migliorare la posizione. Spingi ti ho detto, altrimenti spingo io e te lo rompo, puttanella che non sei altro. Porca troia! Questo non lo dico, lo penso soltanto perché comincio a scivolare lentamente dentro, metà della testa soltanto ma gravo su di lui con il mio peso e di colpo entro ancora di più, e di più e di più ancora, incurante che letteralmente gridi dibattendosi. Quasi mi ribalta ma poi si abbatte piangendo. Sono quasi tutto dentro, esaltato, in paradiso perchè me lo sta triturando. Me lo stringe e dibattendosi mi eccita di più. Calmati, il peggio è finito, adesso stiamo fermi così e ti passa. No, LASCIAMI, VAI VIA, FA MALE, DA MORIRE. Togliti? Fa male? Non me ne fotte un cazzo! Neanche morto lo mollo. Riesco a tenerlo fermo ed al tempo stesso gli carezzo, quando posso, il capo. Sei il mio culetto morbido e non ti lascio, gli dico, mi piaci da morire e ti scoperò tutti i giorni, sei anzi la mia puttanella…Neppure pensavo di ricordare queste frasi lette tempo fa…ma erano rivolte ad una donna…

Continuo a parlare anche perché non so cosa fare, temo una reazione ancora più violenta. Gigi però sia pur lentamente si quieta, muove un poco il culo. Gli piace? A me piace, si mi piace e tanto. Ce l’ ho dentro a fondo o quasi, duro come un bastone e ne godo, mi piace.Ti fa meno male, non è vero? Si, mi fa meno male ma mi mi brucia un poco. Dove? Chiedo come uno scemo. IL CULO! Risponde gridando. Rido e ride anche lui, almeno un poco ed a denti stretti. Non so come, ci siamo messi sul fianco sinistro ed allora, sempre ricordi di quei fascicoletti ormai gettati nel timore che mamma li trovasse, gli passo il braccio sinistro sotto la testa fino a farla poggiare sul mio omero. Scopro subito la comodità della posizione anche se per raggiungerla quasi esco dal suo culetto ora meno attorcigliato e stretto tutto attorno al mio arnese. Con la mano sinistra posso tenergli ferme le spalle, raggiungere le tette che purtroppo non ci sono mentre la destra può impedire una sua ‘fuga in avanti’ e toccargli il pisello. Sono arrivato senza volerlo al suo cazzo e ci resto. Comincio anzi una lenta carezza. Nel racconto c’ era una figa, non questo cazzo che pure non mollo. Va bene, benissimo, anche così. Mentre vado su e giù nel suo bel culo inizio una sega e di seghe me ne intendo, so tutto. Di nuovo si agita tanto da farmi quasi uscire ma con un colpo solo tenendolo con la destra sono di nuovo dentro al caldo. E’ stato più facile entrare e lui si abbandona. E’ bello tenere il cazzo dentro di lui. Si agita cercando una posizione meno fastidiosa ed io ne godo perché muovendosi si contrae stringendolo e mollandolo, meglio di una sega, molto meglio, ed è delizioso, sono estasiato dalla scoperta. Mi piace tenere il cazzo dentro un culo.

Stiamo fermi un poco dice Gigi e lo accontento perché sto per godere e non voglio, non subito. Ricomincio la sega che gli stavo facendo e ricomincio a montarlo lentamente. Non ricordo tutti i particolari ma lo chiavo a lungo, per una eternità mi sembra nonostante i suoi ‘basta, fa male, brucia’. Quando forse è quasi troppo tardi per fermarmi, esco di nuovo. Spingi, caro, adesso ti chiavo, ti sborro dentro. Entrare questa volta è molto più facile, facilissimo, si è stranamente allargato ed entro ed esco mentre lo sego. Comincio a godere nonostante tutti i miei sforzi per trattenermi, penso che con le seghe trattenersi, aspettare, è più facile. Sussulto d’ improvviso ma sussulta anche lui. Godo e gode anche lui per la sega che è giunta alla quasi alla fine.

La testa mi gira, sono senza fiato e sfasato, via di testa ma via di testa è anche lui. Ci abbracciamo stringendoci forte, ci baciamo carezzandoci a vicenda. Ho la mano coperta dal suo seme che asciugo su di lui. Lui è pieno del mio, forse gli fuoriesce anche… Sto tornando al mondo e provo tanta soddisfazione ma anche disgusto… Che ora sia non so e mi meraviglio guardando l’ orologio. Solo la una. Lo accompagno in acqua, ci laviamo e gli massaggio il buchetto massacrato, poi usciamo. Il suo fazzoletto ed il mio, insieme e ben intrisi di acqua leniscono un poco il fastidio. E’ Gigi che lo chiama fastidio. Finiamo di mangiare in silenzio ma poi è lui che mi cerca, mi bacia strusciandosi contro di me. Gli restituisco i baci e le carezze. Il disgusto è scomparso, resta solo la voglia di esplorare questo mondo nuovo, il suo corpo ed il mio.

Lo prendo in bocca senza troppo successo, al’ inizio almeno. Poi gli diventa duro. Non arrivo a fargli un pompino ma quasi. Siamo stesi uno sopra l’ altro nella posizione di un 69 e c’ è una difficoltà, è dannatamente scomodo. Ma ce lo ho di nuovo ben duro e lo voglio ancora. No, per piacere, per oggi no, basta, mi brucia, dice quasi in lacrime. Per oggi? Dice per oggi? Allora mi vuoi ancora? Non risponde subito, poi una carezza, mi sfiora appena ed è certo un si. Lo succhio ancora e lo porto di peso sul tronco abbattuto e scortecciato. Non va bene, ma c’ è un roccia…appoggiato alla roccia si fa leccare il buchetto appena lavato poi lo prende dentro lamentandosi solo un poco. Sono di nuovo fuori di testa. Vado piano non per evitargli il dolore ma perché mi va di farlo così, mi sembra sia meglio, mi piace di più, piano e con gli occhi chiusi. E’ come con le seghe, la seconda, quando ci riesci, dura di più.

Qualche difficoltà ma ho trovato il buchetto contratto e lo penetro lentamente, millimetro per millimetro come ho sempre immaginato di aprire una ragazza, davanti però. Gioco istintivamente con il suo buchetto finché non riesco più a resistere, sono dentro fin quasi alle palle e lo monto con frenesia…godo e di nuovo e faccio godere lui con la mano. Poche gocce di sborra che fanno uscire di testa del tutto anche lui. Gigi mi ringrazia. Di nuovo in acqua, sotto il getto d’acqua a lavarci a vicenda, intimiditi e vergognosi entrambe, ma poi mi accarezza, mi sorride.
Ci addormentiamo abbracciati, anzi sono io che lo abbraccio estasiato nel sentendo le natiche calde, pensando a quel che è stato e quel che sarà. Mi sveglio ed un po’ di voglia c’ è, cresce…ma dobbiamo andare, è tardi.

Arriviamo in paese facendo la scorciatoia. Io sono l’ uomo e Gigi la mia donna. Nei punti difficili lo aiuto…mi sento un vero uomo ed il suo sorriso grato mi fa sentire adulto, grande, immenso. Orgoglioso sopratutto. Si lamenta però, gli brucia. So cosa fare ed in farmacia compro un prodotto che gli farà bene. Ho parlato con il farmacista da solo ed inventando una palla: bruciore, sabbia calda… Gigi non osava entrare. Poi andiamo in spiaggia dopo un saluto alle nostre mamme che siedono al bar con altre signore.

Pensavo di addormentarmi subito come sempre, invece fatico un poco. Nel cabinone Gigi era ancora tutto moine, mi ha ringraziato quando lo ho aiutato a lavarsi e mettere la crema. Siamo stati buttati fuori dai Bagni che chiudevano e ci siamo separati. Dopo cena era tutto cambiato. Non che sia stato sgarbato, soltanto ha detto sussurrando senza guardarmi che non dobbiamo farlo più e per tutta la serata fino al coprifuoco non mi ha più detto niente. Idem il giorno dopo. E’ arrivato suo papà. Offrono la cena a mamma e me in una bellissima trattoria. Il giorno seguente Gigi lo passa perlopiù vicino al padre, in famiglia. Poi, quando cominciavo a non sperarci più ed ero quasi disperato mi chiede di andare al cinema con lui.

Sediamo su un lato, quello meno illuminato. Quando c’ è un periodo buio, una scena notturna, mi stringe la mano e se la porta a l’ inguine coprendola con il golfino. Non farmi sporcare, mi sussurra, mamma altrimenti…Usciamo prima della fine. I posti sono tutti occupati, scene buie non ce ne sono più, mi dice, lo ho già visto… Anche questo mi piace, mi fa sperare moltissime cose. Sono al settimo cielo. Domattina suo padre riparte. Domani sera…si ma dove. Dobbiamo essere a casa per mezzanotte e scarpinare per cercare un posto sicuro e comodo non è semplice. Dove poi? Mi rigiro nel letto poi mi addormento senza aver trovato la soluzione. La devo trovare io la soluzione, sono ‘l’ uomo’, con lui non ne parlo. Poi…può essere, può proprio essere l’ ideale. Una esplorazione che mi porta via quasi tutta la mattinata, mamma è al mercato. E’ fatta.

Quella sera passeggiamo mescolati con uno dei tanti gruppetti di ragazzi e ragazze fino a quando le madri sedute on le amiche non ci vedono un paio di volte…poi via! Seguimi, gli dico. Di passo spedito attraversiamo il paese verso la collina, raggiungiamo il lavatoio in disarmo, un brevissima salita e siamo arrivati. Seguiamo un sentiero, una traccia soltanto quasi scomparsa, illuminandoci con una pila nei punti necessari, pochi metri e siamo arrivati. Era un frutteto ed oltre il muraglione che lo circonda, anni fa dovevano costruire un albergo. E’ tutto fermo da anni ed il frutteto non è più curato. Non è stato semplice ma ho risolto i problemini esistenti. La sbarra scivola cigolando appena, il lucchetto pure si apre con niente. L’ occhiello è libero, si sfila facilmente, gli spiego, ci ho lavorato oggi…. Poi c’ è a destra e sinistra per una cinquantina di metri un muro. Vedrai gli dico, è l’ ideale. Oltre al corridoio tra i due muri giriamo a sinistra. Costeggiamo il muro a ritroso da l’ altro lato e torniamo quasi sopra l’ ingresso, su una specie di edificio cadente, caduto anzi, ne resta solo ed in parte il primo piano. Niente di antico, solo una vecchia casa crollata quasi tutta.

E’ stata una giornata dura, ma guarda. Orgoglioso gli mostro il materassino di gommapiuma e le altre cose che avevo nascosto dietro le macerie. C’ è una ramazza che ho comprata e dalla canna esce l’ acqua finalmente non più nera di ruggine. Se arriva qualcuno…guarda, siamo entrati di li. E’ l’ unico ingresso e li sentiamo per forza mentre aprono il cancello. Sono a pochi metri da noi, poi per arrivare qui devono fare il giro. Nel frattempo noi scappiamo con questa. Gli mostro la fune. Ha un cappio in cima e ci sono un mucchio di posti dove attaccarla. Ti calo poi scendo io. Adesso è tardi, non facciamole incazzare. Si andiamo dice Gigi, ma prima…scusami ero impazzito, perdonami. Ma certo che ti perdono, e dicendolo sento una gran tenerezza. Cerco di stringerlo, mi respinge, poi capisco. Slaccia e cala pantaloni e mutande offrendosi. E’ troppo basso e dovrò mettergli sotto i piedi due mattoni. Me lo prende in bocca e lo succhia a lungo, me lo insaliva più che a sufficienza. Ti voglio far godere, mi dice sorridendo. Ma cerca di non farmi male, non troppo. Sai, persino sentire male per te mi fa piacere. Ti voglio bene. Per me è poesia. E’ innamorato di me, ed io…io forse, certo mi piace. Per una settimana, di sera o di giorno, magari solo per pochi minuti, torniamo tutti i giorni al nostro ‘posto’. Comincio ad imparare cosa e come fare. Sono la tua troietta dice arrossendo, e mi piace, e tu sei il mio uomo. Poi lo spingo dentro, lentamente ma non troppo, come piace anche a lui. Quando sto per godere, spesso ci impiego parecchio, accelero la velocità della sega in modo che possa godere assieme a me. Qualche volta ci riusciamo ed è bello, il massimo.

Siamo stati imprudenti. Me lo faccio succhiare nel cabinone e veniamo quasi sorpresi dal bagnino, questione di un minuto. Decidiamo di essere più prudenti. Andiamo al nostro rifugio un paio di pomeriggi alla settimana ed una sera la settimana quando mia madre e la sua vanno a cena da amiche per poi giocare a bridge. Tornano sempre tardi. Noi, da bravi ragazzi a mezzanotte o poco più siamo a casa. Gli piace farsi scopare ed impara in fretta a farmi pompini con l’ ingoio. Una volta gli permetto di fare la parte del maschio. Per fortuna lo ha più piccolo del mio, fa male, è come un milione di aghi che ti pungono roventi…piange di commozione, sei tanto caro, sei buono e non ti merito dice poi stringendomi con forza. Ti ho fatto male, domanda. Se ne è accorto anche se cercavo di non darlo a vedere. Un poco soltanto, non ci sai fare ma imparerai, pontifico. Ma anche questa diventa una abitudine, saltuaria ma una bella abitudine.

E’ delizioso avere un culetto che giorno dopo giorno diventa come tu lo vuoi. Ed a Gigi piace sempre di più. Ne gode da troietta quale è. Adora farsi inculare, adora fare pompini, adora sopratutto metterlo nel sedere a me. Mi piace ma glie lo concedo di rado come di rado gli faccio un pompino. Mi mette in imbarazzo e poi sono io il maschio e lui la femmina. E’ il mio culetto da un mese ed ormai penso di sapere tutto su come si tratta un culetto. Sbagliavo.

La mamma di Gigi è invitata in barca. Una grossa barca a due alberi che con solo donne a bordo deve essere portata dal Portogallo fino a Genova. Mia mamma, da giovane ha fatto regate di altura…e accetta di andare dopo qualche esitazione. Sei un ometto ormai. Spedisce tutto quello che non serve, apre un conto in un paio di trattorie e pizzerie, si accorda con il tintore ed una donna per le pulizie. Ci rivedremo a casa, dice abbracciandomi prima di salire in treno con la amica. Sono commosse e noi esultanti. Anche la mamma di Gigi ha spedito tutto a casa sua tranne il poco necessario al mio amico per queste due settimane che trascorrerà a casa nostra, di mamma anzi.

Una decina di giorni prima…

Mettiti a gambe aperte, Gi. Siamo nel nostro rifugio. Ormai gli do ordini e sembra felice di riceverli. Me lo hai succhiato abbastanza, adesso ti chiavo…
Una voce. Se mi presti il tuo giocattolo ti faccio divertire col mio. Terrore puro, mi si ammoscia di colpo. Calma, prosegue quello, non è il caso di spaventarsi, siamo della stessa risma. Poco dopo parliamo seduti. Uno è un uomo fatto, l’ altro un ragazzo un poco più vecchio di noi. Gigi mi fa gli occhiacci ma a me piace l’ altro ragazzo. Per un bel po’ io mi coccolo Gigi e l’Uomo coccola Marco, il ragazzo. Poi, d’ improvviso dico a Gigi di incularsi Marco… Una serata che dura più del previsto e l’ Uomo quasi me lo rompe. Giuro a me stesso che mai più…

Ormai siamo liberi, basta che non facciamo casini. L’ Uomo per me è anche un maestro ma solo per qualche giorno, poi parte e restiamo in tre. Ma i giorni volano. Ricorderò sempre come sia bello sentiti allargare dietro con delicatezza da uno mentre l’ altro ti fa un pompino o prende il tuo cazzo nel culo… ti inarchi senza volerlo, godi d’ improvviso…Le donne? Che me ne frega delle donne!

Ci salutiamo. Gigi deve cambiare treno ed io resto su questo che porterà a casa. Scende dopo che ci siamo stretti la mano? Vederci? Ne abbiamo parlato ma sappiamo che sarà impossibile e sotto sotto sappiamo entrambi che è stata una parentesi, solo una parentesi della nostra vita. Difficile però che me ne scordi.

Mi piace riandare con i ricordi alle prime esperienze con una ragazza. Eravamo giovani entrambi e lei per ulla smaliziata…

Allora? Mamma è una bella donna e rincasando la sera dopo il lavoro mi chiede del primo giorno di scuola. Un gran ‘casino’, sto per dire ma non oso e dico ‘caos’. Alcune aule non sono pronte e per un mese andremo di ora in ora nelle aule delle classi che stanno facendo ginnastica o in Aula Magna.

Mamma non si preoccupa troppo dei miei studi, vado bene in tutte le materie. Non sono il ‘primo della classe’ ma certo tra i primi. Non faccio troppa fatica. Una intelligenza normale e molta memoria. Il segreto è stare attento, molto attento in classe, non dare retta a nessuno che voglia fare due chiacchiere, passarti biglietti o che altro. Ovviamente passo per uno spocchioso rompipalle.
Quest’anno faccio la quinta ginnasio e avrò gli esami ma non me ne preoccupo più di tanto. Mi preoccupa e non mi piace il fatto che con le ragazze nisba. Nessuna vicina…di vicine e di compagne carine qualcuna c’ è. Sono io a stare loro sulle palle. Mettermi in caccia di un altro Gigi poi è impensabile. Una ragazza che ti dia del lungo è nella norma, che si dica che corro dietro ai ragazzi…

Giusto, è impensabile. Con noi c’ è una nuova compagna. Persino la prof di italiano pensava avesse sbagliato classe tanto è bambina. Piatta come l’ asse di un falegname e piccola di statura. Per farla completa il viso è normalissimo, ma sembra una della seconda media o poco più…

Dematteo, il mio odio ed io il suo, la ha offesa. Più per fare dispetto a Dematteo che altro, ne ho prese le difese. Ha paura di me, mesi fa mi aveva spintonato e, senza volerlo, cadendo quasi, gli ho stortato due dita quasi da mandarlo a l’ ospedale e da allora gira al largo. Per fortuna eravamo fuori scuola…

Lucia, così si chiama la ragazza, nel nostro trasmigrare non mi si scosta di dosso e dopo un mese, finiti i lavori, diventa la mia compagna di banco nel quartiere verso il muro dove in genere stanno i più piccoli di statura. Poco male e lei mi sta bene come compagna di banco, non rompe. Così è nata da subito tra noi una certa complicità. Se uno si assenta l’ altro prende appunti…Durante le lezioni sta attenta come me… non rompe per niente.

Dopo quasi un mese so solo il nome e dove abbia fatto il resto degli studi. Mamma, cui la ho presentata un giorno in cui era venuta a prendermi perché libera dal lavoro, la trova garbata. Mamma ha molto tatto. Però, dopo esserci allontanati dice anche: ‘poverina’. E’ brava? chiede più tardi. Non ci avevo pensato troppo. Questa è una delle ragioni per cui sta sulle palle a tutti o quasi. Se mai, le rispondo, va meglio di me.

Poi si assenta per qualche giorno, un lutto al paese. La sento al telefono il sabato appena tornato a casa. Si, le rispondo dopo i normali convenevoli, ho gli appunti ma sarebbe opportuno vederci, è molta roba. Mangio ed arrivo. Mamma che ha le orecchie lunghe interviene e se la fa passare. Una mezz’oretta più tardi siamo a tavola in tre, poi lei aiuta mamma a rigovernare e ci mettiamo a studiare in sala. Mi accorgo se mai non lo sapessi già che in fatto di memoria è uguale a me se non meglio. In un paio d’ore facciamo tutto, compresi i compiti per lunedì.

Le offro un te che insiste a preparare e portare in sala. Mamma è stata molto cortese ma ha ricevuto una telefonata da una amica ed è uscita subito dopo pranzo. Lucia mi racconta qualcosa di sé ed è la prima volta. I compiti li copiamo domani, le dico.
Va bene, risponde, chiaramente affaticata. Io vorrei vedermi un filmino porno approfittando della assenza di mamma ma non so come sbolognarla. Una idea maligna. Toccarla o solo fare delle avances no ma qualche discorso che la metta in imbarazzo, magari solo un poco…certo scappa. Però non posso chiedere come mai non abbia tette e sembri una bambina di tredici anni che quasi ne dimostra ancora meno.

No, non posso! E’ lei che risolve il problema. Mentre parliamo, di colpo si mette a piangere. Singhiozzando dice che sono l’ unico amico che abbia, che tutti la prendono in giro…Ti prendono in giro, sbotto veramente incazzato, perché sei meglio di loro, molto più intelligente.

Alza il viso arrossato, mi fissa un attimo prima di abbassarlo di nuovo. Sai che non è soltanto quello. Che altro? Perché dimostri meno degli anni che hai? Voi ragazze vi sviluppate prima dei maschi. Mi ricordo alle medie…mi mordo le labbra ma il danno è fatto. Qualcuna, proseguo, poche però, già in quinta elementare si sviluppa, le vengono due tette così. La maggior parte si sviluppa tra la seconda e la terza media, le ultime più tardi ma il vostro orologio prima o poi comincia a fare tic tac e lo farà anche il tuo. Vorrei dirle che certo sua mamma ha spesso ripetuto le stesse cose e che il dottore delle donne lo ha ripetuto a sua volta. Non oso, la guardo perplesso, ormai non so cosa dire ed allora la abbraccio. Solo un abbraccio affettuoso per consolarla. Non è una cosa difficile, siamo sul divanetto vicini vicini e lei non si oppone, posa la testa sulla mia spalla.
Diventa poi tutta rigida ma in fretta si smolla. Si appoggia, di nuovo singhiozzando un poco, contro di me. Un gesto affettuoso, soltanto affettuoso e le carezzo il capo. Sei buono, sei…e giù che riattacca come una sirena a mezzogiorno. La stringo di più. Non ho tette, non ho fianchi, non ho niente, dice sconsolata, poi quasi lo grida. E’ isterica ed inavvertitamente la mia mano si posa…sul niente. Gigi di petto ne aveva di più. Io ne ho di più.

La mia mano è rimasta sul niente, non obietta, forse neppure sente la intrusione. Si che la sente, ne sono certo. Anche se non ha petto, una donna… Un po di petto però ce lo hai già. Da quando? Scuote le spalle. Che importa, sarà sempre troppo poco. Non è vero. Si è vero, non piacerò mai a nessuno. A me piaci, e lo dico convinto perché parlo del fatto che sto abbracciando per la prima volta una ragazza o Dio solo sa a cosa pensi il mio birillo che si ringalluzzisce. E poi ci baciamo. Uno sfiorare solo di labbra, poi per me un bacio più convinto. Poi è lei a baciarmi anche se ci sa fare ancor meno del mio primo amante il primo giorno.

Già, il mio primo amante, il secondo ed il terzo. Ma quelli erano maschietti, uno anzi era un maschione che quasi mi lacerava facendomi il culo le due volte che lo ho lasciato fare. Lei è una femmina, un poco ossuta, ma al tempo stesso morbida, tenera e delicata. Anche Gigi era tenero, butirroso anzi ma…questa è una donna. Donna poi no, ma insomma non è un maschio. Non so però cosa fare e continuo a baciarla lei mi bacia come sa cioè da principiante.

No, cosa fai, sei matto…non devi…poi si lascia mettere sulle mie ginocchia e non si oppone poco dopo che la mano salga a cercar, sempre più su, le mutandine. Quasi diventa matta e tolgo la mano che però infilo sotto la camicetta a righe. Un bottone si slaccia, un altro salta. C’ è però ben poco li sotto, ma è pur sempre il petto di una donna. Non dice più niente, è abbandonata sulle mie ginocchia mentre scopro quel poco che c’ è. La carezzo, stringo un poco i capezzoli rosa chiaro, li lappo, li mordo persino. Lucia arrovescia il capo. Non piange più, respira col naso serrando i denti e con le labbra appena schiuse. Ho sulle ginocchia una ragazza, penso, ho la possibilità di toccare finalmente una figa, ho forse la possibilità di vedere la prima figa della mia vita. Non riesco a pensare ad altro mentre di nuovo la mano sale sulle cosce ed un dito si insinua sotto le mutandine.

No questo no, non dobbiamo…ma vado avanti, carezzo, esploro, vado in estasi. Non voglio ripete sempre meno convinta. Di nuovo respira sibilando col naso, si inarca e allarga le gambe un poco, un poco solo ma sufficiente a farmi sperare. Son troppo giovane non posso, mi vergogno…è una litania che sento appena non dandole peso. Ho il dito sulla figa di una donna! Ho due dita nella figa di una donna. Altro non capisco a parte che ce l’ho duro come mai e che quasi godo senza toccarlo. Di nuovo si inarca, quasi sussulta ed apre, spalanca anzi la bocca, dei respiri a fondo mentre mi serra la mano tra le gambe fin quasi a farmi male. Forse le donne godono così. Mi si abbandona tra le braccia. Basta caro, basta, Non andare avanti, sono troppo giovane, non posso ed ho paura. La stringo con dolcezza e lei posa il capo di nuovo sulla mia spalla.

Non devi avere paura, non di me. Non ho nessuna intenzione di farti del male e so benissimo che non devi fare l’ amore ancora per chissà quanto. Non devi avere paura di me. NON TI FARO’ MAI DEL MALE, MAI. Ma sei una donna qui dentro, e le tocco la fronte, o meglio lo stai diventando. Mi piace carezzarti ed a te piace essere baciata e carezzata. Non posso, non devo e non intendo fare il resto. Non adesso di certo, tra qualche anno, quando sarà il momento…forse succederà. Ma dovrai volerlo anche tu e solo se lo vorrai e solo quando vorrai tu.

Sono convinto di quello che dico e lei lo percepisce forse. Un poco si calma, si stringe ancor di più a me, posa leggera la mano sulla mia che le carezza il seno. Mi piaci, ti voglio bene, a te piace e forse mi vuoi anche bene, un poco almeno. Ti bacerò dappertutto, sempre se vorrai e quando vorrai, anche qui. Non faccio in tempo a portare la mano al ventre che suona il telefono. Ci immobilizziamo entrambi poi lei schizza e corre in bagno mentre io rispondo. Ciao mamma. No, dormivamo o quasi. Ma no, da qualche minuto. Abbiamo studiato e preparato i compiti. Adesso riposavamo un attimo, vogliamo cominciare il ripasso di quello che servirà per gli esami… Per passarti Lucia devi aspettare un attimo, è andata di corsa in bagno. Aspetta, arriva, te la passo. Allora va bene, richiami tu tra un momento.

Mia madre…è a casa di una amica che si è ricordata di una telefonata urgente. Le ho detto che
cominciamo un ripasso delle cose degli anni scorsi e sei d’ accordo…esita solo un attimo… è d’ accordo…E poco dopo. Si signora, se lei parla con mia mamma non dovrebbero esserci problemi, va bene, la ringrazio.

Si è ricomposta. Nei brevi momenti di attesa della ultima telefonata di mia madre, quando alza gli occhi neri verso di me, sorride timidamente. Poi il permesso di restare fino al tardo pomeriggio col patto che la accompagnerò a casa sua che è poco lontana. Neppure lo sapevo dove stesse.

Mentre discutiamo su come organizzare il ripasso che necessariamente a scuola dovremo fare, un pensiero molesto. Non riesco a metterlo da parte. Dovrò ricominciare tutto da capo con Lucia o accetterà di ripartire da dove eravamo arrivati? Pochi minuti e siamo di nuovo sul divano. Qualche altra protesta ma poca roba. Un’ ora di carezze sempre più audaci e per me meravigliose, una vera scoperta, esploro il corpo di una donna. Giovane, una bambina ma sto toccando e baciando una donna. La camicia ormai è a terra. Nessun rischio, mamma è fuori città e rincaserà dopo cena.

Non esagerare, fermati, per piacere. Chissà se tutte le ragazze la fanno così lunga. Lei però è vergine ed ha gli altri problemi. Ma ora tutta la mano scende sotto l’ elastico delle mutande, scivola tra le cosce che schiudo con discreta facilità, trova la patatina che a suo tempo rilascia un umidore di cui avevo solo letto o sentito parlare. Porto, cercando di non farmi vedere, le dita al naso ma non sento nessun odore…

Cosa fai? Sto sfilandole le mutande. Sto cercando di farlo. No, non voglio, smettila o vado via.
Perchè vuoi togliermele? Sai che non voglio fare quella cosa. Non intendo fare quella cosa.. ed allora perchè? Non mi vuoi bene. Si che ti voglio bene. Se mi volessi bene…e tu non mi chiederesti…Ma non ti chiedo quello! E cosa vuoi fare? Due ore di discussione intervallate da altri baci e carezze. Devo andare in bagno, mi dice vergognandosi come dicesse qualcosa di mostruoso. Vado nell’ altro bagno a fare pipì pure io. Ho la faccia da allucinato ed ormai non ci spero più.

Mi lavo un poco, mi metto in ordine come posso. Quando torno la devo aspettare ancora qualche minuto e poi arriva. Pure lei si è messa in ordine. Perdonami Armando, perdonami se non mi sono fidata di te, quello mi fa tanta paura, e poi mi vergogno. Non voglio assolutamente farti del male. Lo so…ti credo. Siamo in piedi uno di fronte all’altra. E’ lei che cerca la mia bocca ed l bacio non è più del tutto inesperto, qualcosa ha già imparato. Di nuovo sul divano e di nuovo sulle mie ginocchia mentre cerco e trovo la sua femminilità. Si è tolta le mutandine! Percorro la fessura per qualche attimo solo poi faccio quello che volevo sin da l’ inizio. Voglio vedere per la prima volta una figa. Una figa vera, non un disegno sconcio sui muri del bagno a scuola od una fotografia. Mi inginocchio tra le sue gambe aperte e scopro le cosce, lentamente come un sipario a teatro. Ho sentito sotto i polpastrelli il vello pubico, ora vedo la fessura stretta, rosata che schiudo. Lei non fiata. Neppure protesta quando senza pensarci le prodigo qualche leggera carezza. E’ la prima figa che vedo, che carezzo, che…perchè no. Poso le labbra in quello che penso sia il ‘bacio di venere’, poi la lingua percorre la fessura, più volte e poi ancora. Si è lavata e sa di saponetta, di buono, di bello ed è mia. Ci alito sopra per poi succhiare e di nuovo leccare. La lingua puntuta preme più volte e Lucia prima si ritrae poi si abbandona. Questa volta sussulta ed ansima senza tentare di trattenersi (me lo dirà in seguito, giorni o settimane più tardi).

Non so trattenermi e non cerca più di allontanarmi. Ci risvegliamo al mondo e da tutto che quasi è troppo tardi e la accompagno a casa. Al ritorno, da solo sogno. La cosa che mi ha dato più piacere? La frase che ha ripetuto due volte carezzandomi il capo sotto il suo portone. Credo di volerti bene, sul serio, e son sicura che tu me ne voglia altrettanto. Poi è scappata.

A scuola e con tutti facciamo finta di niente e studiamo come pazzi. Viene da me due o tre volte la settimana, a casa sua è una babele mi spiega mamma, sono ospiti in attesa che arrivi per il padre la decisione definitiva che resteranno nella nostra città. In casa sono metà di mille, tre cognate e cinque bambini. Mi meraviglia che riesca a studiare, mi dice una sera. Proprio l’ indomani la sorpresa. Una specie di compito in classe su tutte le materie anche degli anni prima che in qualche modo porteremo agli esami. Quando ci riconsegnano i lavori da far firmare a casa, per noi due è un trionfo. Mia mamma e la sua che di tanto in tanto si sentono, parlano a lungo al telefono. Io da sempre esalto il lavoro che mi sta spingendo a fare, studiando con lei ho risultati molto maggiori. Lei racconta altrettanto a sua mamma. Non aver attorno una mezza dozzina di cuginetti urlanti mentre studi e pressata da me, studia molto meglio ed ottiene, otteniamo, a dire la verità, voti migliori.

Mamma va parlare con un la insegnante di lettere e quello di matematica che è il suo pallino. Risultato? Invece che una o due volte la settimana Lucia viene da me quasi tutti i giorni e sua madre ne è felice. Ha detto che sei un ottimo ragazzo, che devo essere fiera di avere un figlio così…altrettanto dice di lei mia mamma.

Noi studiamo sodo, ma…non facciamo solo quello. Almeno un paio di volte alla settimana e solo se siamo certi che mamma sia a parecchi chilometri di distanza, studiamo un paio d’ ore, siamo sempre avanti con i compiti ed a quel punto possiamo ‘gingillarci’. Indossa sempre comode gonne e magliette. Se anche arrivasse mamma o chiunque altro suonasse alla porta, basta si alzi ed abbassi la maglietta e nessuno potrebbe capire che tutta la biancheria è ben piegata dentro la borsetta. Non è mai successo se non una volta ma ho riconosciuto il rumore della macchina di mamma che parcheggiava in cortile.

Abbiamo finito di studiare, sono stanco e deve esserlo altrettanto anche Lucia che però, dopo il te va in bagno per qualche minuto. Come sempre si è lavata e sa di saponetta, siede quasi sul bordo del divano,sorride invitante ed io sono già col cazzo duro. La salvietta sotto il sedere, la maglietta che le lascia scoperto il busto, le gambe divaricate, ed io che comincio a leccarle la passerina profumata. Si protende un poco permettendomi carezzarla con un dito e di passare e ripassare la lingua nella fessura. Ho imparato molte cose pure io. Quello strano puntino che tanto le piace farsi toccare, ma non con le dita asciutte, è il clitoride. Neppure sapevo esistesse. Le piace farselo leccare e succhiare ma solo dopo che con il polpastrello bagnato dai suoi umori o dalla mia saliva gli abbia girato attorno a lungo. Solo allora lo lambisco e lo succhio mettendole magari un dito su per il sedere, ma piano quando comincia ad agitarsi, quando sta per godere. Il mio pisello protesta ma non voglio spaventarla o venir meno alla promessa. Però…mica ho promesso di non romperle il sedere!

Vorrei…cosa vorresti caro? Mi piacerebbe vederti del tutto nuda. Coccolarti, come adesso che siamo abbracciati seduti sul solito divano, ma nudi, stringerti, ma forte forte, quasi da farti male. Ride. Tu non mi farai mai male, ne sono certa. Mi bacia ed è un bacio tenero da innamorata. Dobbiamo fare i compiti di mate e latino per dopodomani dice alzando gli occhi al cielo.

Oggi potremo…ma devo fare le cose per bene. Finalmente mamma ha avuto la promozione ed il nuovo incarico. Non potrà rompere a sorpresa! Lucia è non poco esitante poi mi accompagna in camera, si lascia spogliare. E’ bella la mia Lucia. Stesa sul letto, tiene le gambe strette, le accavalla e contemporaneamente si copre il viso vergognosa. Ma no, scoppia in una risata. Spogliati anche tu, non ho mai visto un pisello.

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Cara lettrice, scrivendo, mi è sempre difficile esprimere, quando la situazione lo richieda, quelle che possono essere le pulsioni ed i pensieri di una di voi. Cosa possa pensare e sentire cioè una donna, magari sposa fedele e madre affettuosa nel sentirsi corteggiata con garbo da un uomo non spregevole. Cosa può pensare e provare una donna nelle mille situazioni in cui può venirsi a trovare, magari critiche o spinte. Per questo ho abbozzato queste poche righe. Per cercare una soluzione a questa mia difficoltà. E’ impossibile a me uomo entrare nella mentalità di una donna.
Vorrei avere un contatto con una donna, che non vedrò mai, con la quale dividere alla pari onori ed oneri per la composizione di qualche lavoro. Ne decideremmo insieme la trama e collaboreremmo alla sua redazione. Alla pari, senza conoscerci se non via internet. Se la cosa apparisse troppo impegnativa potremmo discutere e trovare forme di collaborazione accettabili ad entrambi.
Posso essere contattato tramite Milu e conservereste il vostro completo anonimato. Sempre su Milu sono presenti una quindicina di miei scritti per eventualmente farvene una idea.
Speranzosamente vostro

Chiodino.

I RACCONTI DI ‘CHIODINO’ SU: I RACCONTI DI MILU
Padrone di schiave per forza?
Io, gigolò a settant’anni
E’ giovane… ma grande abbastanza.
Farsi scopare da uno schiavo, mai!
Gallina vecchia.
I sogni muoiono all’alba.
Il Circolo dei ‘Bastard’.
Incubo?
La bella estate quando divenni uomo.
La mia cagna da riporto.
Lei e Lui, Lei e Lei, Lui e Loro.
Mi piacciono i culi, tutti i culi, rigorosamente femminili.
Quattro uomini per una signora (Gli Dei vogliono risorgere).
Schiava o puttana? Schiava e puttana.
Tutto per i miei bambini.
Sedotto.
Le mie bambine ed io, rapite, addestrate per…
Ed altro ancora. Armando, lucia.

E’ bella la mia Lucia. Stesa sul letto, tiene le gambe strette, le accavalla e contemporaneamente si copre il viso vergognosa. Ma no, scoppia in una risata. Spogliati anche tu, non ho mai visto un pisello.
Diventa rossa come un pomodoro maturo e non solo in viso, su tutto il corpo. Mi giro perchè non veda quanto sto arrossendo io.

Mi spoglio lentamente ma ho poco da togliere: maglietta, pantaloni e mutande. Esito poi a girarmi, mi vergogno. Mi ha visto senza niente addosso mia madre, qualche compagno in palestra od in piscina, e la estate passata…ma erano maschi come me ed era una situazone diversa. Mi vergogno anche perchè il pendaglio, un attimo prima in resta si è di colpo ammosciato. Mi faccio però forza e mi giro avvicinandomi al letto. Non la guardo neanche, mi stendo ed il letto ad una piazza ci obbliga a stare vicini.

La stringo e baciandole la bocca, bacia bene ormai, per un attimo penso voglia scopare e non so cosa dire. Ma la stringo ancora di più e la sento irrigidirsi, punta i gomiti come volesse tenermi a distanza e capisco, ha fatto la spiritosa ed ora ha di nuovo paura come le prime volte in sala…

Non aver paura cara, non succederà niente che non vogliamo tutti e due. Sul serio? Me lo prometti? Si amore te lo prometto e nel dirlo capisco anche di pensarlo. Per una eternità poi ci stringiamo baciandoci e coprendoci di carezze. Non è più rossa come prima ma ne sento il ritegno, le perplessità però profuma di donna. Al diavolo penso, lo ha chiesto lei e lascio da parte ogni remora o quasi. Dopo le prime esitazioni si abbandona alle mie cazze sempre più insistenti Non penso più a lui tornato a farsi presnte ed in tiro pefetto tanto da farmi quasi male mentre si stringe a me comprimendolo involontariamente.

Non volevi vedere un pisello maschile le chiedo come disperata risorsa. Ci siamo strusciati a lungo, carezzati e baciati senza però proferire una parola per un tempo che a me sembra almeno un’ora intera…o qualche momento solo. Di nuovo diventa rossa. Prima che si trovi ad inventare chissà cosa mi scosto stendendomi sulla schiena anche perchè lui è di nuovo arzillo. Lei non può fare altrettanto perchè è contro il muro. Prendo la sua mano e la porto sul mio cazzo che quasi ha un sussulto diventando se mai più grosso e rigido.

Mi vergogno sussurra…ma è bollente, dice poi a bassa voce. Nell’ ora seguente se lo guarda da vicino sia pur con non poche esitazioni ed un muchio di scemenze del tipo mi sento una donnaccia…mi vergogno, cosa mai penserai di me adesso. Le tappo spesso la bocca nel modo più adatto, baciandola e mi stendo contro di lei facendoglielo sentire bene addosso. Poi la metto supina per baciarle la fessura, a lungo, comodamente, dolcemente. Ma è tardi, deve riordinarsi ed io devo rifare il letto che somiglia ad un campo di battaglia.

Diventerà normale mi chiedo ritornando, ho voluto accompagnarla a casa sua, spogliarci del tutto come oggi e non so rispondermi perchè la ho vista perplessa e taciturna. Immusonita quasi. Invece mi chiama al telefono. Ovviamente non può dire niente circondata da cuginetti e zie, parla di quanto consideri quello che abbiamo fatto oggi…frasi che agli astanti non dicono niente ma portano il sottoscritto in paradiso. Controllo come sempre che non vi siano tracce rivelatrici, mamma ha un occhio da falco, poi preparo il tavolo in cucina, tornerà tardi, seguo infine le istruzioni per la cena che mi lascia sempre sulla lavagnetta. Ben poco da fare perchè cucina cose che poi conserva nel gelatore lasciandomi in pratica il lavoro di sgelarle dopo averle tolte dai contenitori.

In classe tutto procede come sempre, due compagni di banco piuttosto taciturni. Ma come fai a sopportarla mi chiedono talvolta ed io scuoto le spalle…mi sta bene così rispondo talvolta ed è il massimo.

Ma non ti sei accorto che era ammalata? Ammalata? Chiedo sorpreso. Ma si il periodo femminile! A dire la verità lo sapevo, ma fingo. Meglio neppure immagini che tra noi ci sia una tale confidenza. Ha però parlato con la madre di Lucia che si è scusata del disturbo eventualmente arrecato dall’ anticipo della figlia. Voi uomini…e la cosa termina qui. Però ha detto uomini e non ragazzi.

Lucia è venuta da noi due volte da “allora” quando si è messa nuda. Mamma era febbricitante, niente da fare ed io mi arrovello. Scoparmela? Si, no, forse. Ma tutto sommato non credo la cosa sia possibile. Riportarme la letto si…certamente si e da alcuni accenni, uno almeno indiscutibile, lo vuole anche lei.

Dobbiamo anche studiare però e la prudenza, la massima prudenza, è essenziale. Però me la scoperei molto volentieri…solo però se è daccordo…e non lo sarà di certo. Anche soltanto farle il culo…però in questo non ho preso impegni… con molta prudenza, un poco per volta…chissà, un poco per volta, con prudenza appunto, farla abituare a prenderlo in mano, magari farmi una sega. Da cosa nasce cosa e da una carezza ad una sega la strada non è poi tanta. Sono i pensieri che mi accompagnano in questi giorni di malattia di mamma. Una brutta influenza, una settimana del cavolo. Neppure osiamo sfiorarci…in compenso studiamo come forsennati, ripassiamo tutto quanto sarà programmma di esame.

Al diavolo le vacanze natalizie. Vanno via a casa di parenti per tutto il tempo! Per me seghe come sempre mentre speravo fosse lei a farmele.

Natale è passato e la scuola riprende. Questa notte non ho dormito quasi. Mi sono svegliato tre volte e rivoltolato nel letto. Via mia mamma passeremo l’ intero pomeriggio a coccolarci. La voglio far godere con le dita e con la bocca, la convincerò a prenderlo in mano e carezzarlo, a farmi una sega…questo non lo credo, vedrò se sarà possibile senza offenderla o spaventarla…riuscirò prima o poi a farmi dare il suo bel culetto? Pensieri e desideri, illusioni…Io comunque ho fatto tutto il possibile, parlo di compiti e lezioni per avere molto tempo a disposizione.

Mi piaci, ti voglio bene. Magra, piccola, con poco culo, niente fianchì e tette ribatte quasi con cattiveria. Mi fissa e poi contnua. Ti vado bene perchè sono la prima che si fa fare tutto questo. Se la Samuelli ti facesse solo un cenno…non dir cavolate le dico prima che il discorso vada troppo avanti e diventi pericoloso. Il fatto è che in effetti la sunnominata Samuelli è una strafica e tutti le sbavano dietro. Piaceanche a me ma non o speranze. Nessuno penso abbia speranze con lei o soltanto un’ altra ragazza a quel che dicono.

Sono le tre. Mia madre è relatrice a dei corsi sul lago Maggiore. La sua è via anche lei…siamo più tranquilli del solito e Lucia, passato il primo momento si rasserena. Ti chiedo scusa, ma avolte mi vengono brutti pensieri… poi mi bacia con una frenesia nuova. Certo non mi lamento ed anzi collaboro attivamente. E’ dolce e famelica, mi prodiga ed esige tutto il nostro repertorio per poi andare oltre. Si stende sopra di me, so che questa posizione viene chiamata sessantanove ma ha un inconveniente. O le lecco la fighetta profumata o lei me lo bacia come sta tentando di fare. Io sono alto per la mia età mentre lei. Più tardi lo prende in mano, lo strizza un poco, lo maneggia, non una sega ma un buon inizio ed anche così solo mi piace e mi fa sperare.

Coninuo a baciarle la fighetta, a percorrerne le grandi labbra con la lingua per poi separarle e spingere la lingua sull’ orifizio sigillato e più su fino al puntino. Uso una mano per tenerla in eqilibrio, l’ altrale palpeggia le natiche ossute e fin dove posso arivar anche la fica. Un dito preme sull’ orifizio posteriore. Lei sussulta, si muove per alzarsi e poco, ma il dito, almeno l’ ultima falange entra. Ora è in ginocchio e scuote il capo. Io tremo e sono felice. Non ho fatto apposta. Lo so l’ ho capito subito. Poi dopo un attimo. Credevo facesse molto più male. Non mi hai fatto assolutamente male. Poi si china lentamente lo guarda a lungo, cosa inconsueta. Di solito lo guarda quando io ho la testa girata, quando pensa che non la veda.

Si, caro, è più caldo che mai. Non l’ ha carezzato velocemente ma lo sta stringendo. Poi allenta la presa per stringermelo subito dopo. Sul serio sono la prima ragazza che fa così? Te lo giuro su mia mamma. Ed è vero. Scopre il glande ma devo intervenire, mi sta facendo male e subito si scusa. Senza aspettar però si china e posa le labbra quasi alla alla altezza delle palle. Lo lecca, vi alita ed io vado in cimbali. Non so quanto duri ma alla fine le dico di scostarsi, che sto per bagnarmi.

Non aveva capito ma avevo a tiro l’ asciugamano e con quello ho risolto. Lei, allibita, chiede spiegazioni. Io le spiego cosa possa fare a me e lei, prima ritegnosa ma poi sempre più spigliata spiega a me come darle piacere. Arriviamo alla conclusione di aver sprecato un mucchio di tempo in malo modo. Stiamo imparando tutti e due fa lei sorridendo tmidamente ed è quasi bella. E’ bella anzi, bellissima.

Un pomeriggio “in libertà” cosa rara, siamo di nuovo a letto. Ormai faccio ottimi lavori di bocca che la lasciano ansimante a lungo, lei è brava a fanmi godere con la mano, seghe insomma. Ti da fastidio se te lo bacio? Dicono che a voi piaccia e tanto. Quando l’ ho fatto invece mi sei sembrato infastidito. A me invece piacerebbe e tanto. A me piace da morire quando mi carezzi la cosina, me la baci ci passi la lingua e mi fai morire. Ti sei offeso mi chiede male interpretando il mio silezio sorpreso. Ti farò diventare la regina dei pompini le rispondo sorpreso e prendendo la palla al balzo Non è una vanteria. Di pompini ne ho fatti parecchi ed altrettanti ne hanno fatti a me. Non lo dico perchè dovrei tirare in ballo Gigi e la estate passata, così passo ai fatti. Andiamo in bagno a sciacquarci, poi, in camera la faccio inginocchiare sullo scendiletto. Segue le mie indicazioni quasi senza esitazioni. Non ci sa fare ma volonterosa com’ è imparerà in fretta. Sto quasi per venire ed ho una idea splendida. Infilami un dito, l’ indice, nel sedere, così si prova più piacere. Sussulto e godo d’ improvviso come mai prima, sorpreso e sorprendendola ovviamente. Vai in bagno, le dico, questa volta, sputa tutto. Le prossime volte imparerai ad ingoiare ed a prenderlo in gola. Sono stanco ma eccitato. Tocca a lei rievere le mie attenzioni e mai come adesso voglio farla godere come un riccio, dito in culo compreso.

E’ seduta sul letto ed io in ginocchio. Le prime volte, per imparare, poi lo faremo nel letto o sduti sul divano in sala. Non risponde e ricomincio a leccarle la figa, le infilo il dito nel sedere e non sembra spiacerle. Si, l’ idea del dito nel culo è geniale, aumenta a dismisura le mie possibiltà di metterle nel culo qualcosa di più grosso e duro. Rido quasi poi devo sostenerla perchè gode tanto da scivolare di lato. Mi piace. Ti voglio bene le dico ed è vero. Voglio però il suo sederino vergine se non subito a breve.

La accompagno a casa. Abbiamo entrambi gli occhi pesti, ma ha comprato un prodotto in profumeria che cela la cosa. Lo mette ridendo anche a me. Domani dovremo studiare, le dico, anche studiare soggiunge lei ridendo. Poi abbassa il capo. Sai, non me ne vergogno per niente.

Studiamo di meno ovviamente ma è più che sufficiente, abbiamo un grosso vantaggio sugli altri e lavoriamo molto bene insieme. Quando, un paio di volte la settimana al massimo e solo quando siamo tanto “sicuri” per andiamo a letto è un paradiso.

Non abbiamo più remore a raccontarci quello che ci piace e quello che non ci piace o ci piace meno.

Sul serio non ti interessa fare l’ amore, sul serio? Esito a rispondere, ormai mi conosce tanto bene che mentirle senza che se ne accorga è quasi impossibile.

Mi piacerebbe e tanto ma da un lato ho promesso…e poi sarebbe rischioso, per te intendo, fisicamente. Potrebbe…non so esattamente ma potrebbe farti male. Zittiamo entrambi ed una lacrima si forma, scende lungo la gota e protendo la mano ad asciugargliela. Tira su col naso, sorride. Ti amo dice sorprendendomi. E’ la prima volta che usa questa parola: amore…penso poi che possiamo fare tante cose insieme aspettando…aspettando che sia il tempo giusto, che siamo pronti entambi. Chiudo la bocca per non andare troppo oltre, perchè sono emozionato ed infine perchè il solito diavoletto ci mette la coda. Ormai me lo bacia con l’ ingoio. Non è bravissima ma sta imparando persino a prenderlo un poco in gola. Leccandole la figa non le spiace, è così che dice, non le spiace che le infili con molta delicatezza il dito su per il culo.
Perchè non cominciare a parlare almeno di sverginarglielo sul serio il sedere?

Io sto copiando il compito di latino per giovedì, lei matematica. Siamo interrotti da una telefonata. Niente di speciale. Mamma, rincaserà un poco oltre il previsto, chiede come stiamo e mi da istruzioni per il mangiare.

Quando finiamo sono soltanto le cinque ed il diavoletto ha la meglio. Andiamo di la, le chiedo? Esita solo un momento, avevamo pensato di andare avanti col ripasso, poi un sorriso. Si caro. Vado prima in bagno. Il solito rituale, se la lava. Mi lavo pure io e ci impiego al solito meno di lei. Mi spoglio, tolgo il copriletto e mi stendo. Non devo aspettare molto. Lucia arriva ancora vestita, le piace che sia io a spogliarla, dice sorpendendomi, è una novità. La accontento ben volentieri.

Bassa, ossuta, senza fianchi o tette ma tra le gambe invece che l’ uccello ha la figa, ed è questo che conta. Mi si struscia addosso e tanto basta a mandarmi in tilt. Le dita sanno dove e cosa fare, le labbra pure. Impossibile stare fermo nonostante abbia detto che oggi io dovrò stare fermo e lasciarla fare. Tu, fermo là. Immobile. Ci provo, rispondo ridendo, ma non è facile. Facile o non facile oggi tu ti lasci fare. Sorrido di rimando al suo di sorriso che le illumina il volto. Sto immobile e non è facile quando lo stringe delicatamente tra le dita per poi accostarvi le labbra, le schiude, abbassa il capo lentamente per poi sollevarlo, in questo, nel farmi uscire, strige le labbra con un pò di forza. E’ diabolica.

Giovane e all’ apparenza quasi bambina ma ora è una donna che succhia l’ uccello al suo maschio, mi fa impazzire, devo scacciarla, devo allontanarla…voglio, voglio… poi godo in modo irrefrenabile in quella bocca calda che lo succhia, lo lecca, un poco se lo spinge in gola abbassando la testa. E lei continua, più lentamente, stringendolo tra le labbra, svuotandomi come mai mi era successo prima.

Più tardi, molto più tardi, spossati fisicamnte e mentalmente ci diciamo a vicenda di amarci e piangiamo. Si, piango pure io perchè…perchè la amo da morire.

Accompagnadola a casa dico che la vorrei stringere, baciare, far vedere al mondo che è la mia donna, la donna che amo che amerò per sempre. Lucia spreme qualche lacrimucia. Si stringe a me. Alza più tardi la mano a carezzarmi il viso e si protende a baciarmi davanti al suo portone.

Una pazzia, mi dico più tardi già a casa. Una autentica pazzia! Se vuoi, tutto! Lo ha mormorato scostandosi da me dopo il bacio prima di scappare letteralmente diretta alla scala…

A scuola il giorno dopo sembra assente, più distaccata del solito.
Nondimeno con la coda dell’ occhio la colgo almeno una volta a fissarmi in modo strano, diverso…

Lunedì mattina poi la vedo esitare, un attimo appena ma esitare quando le dico che la aspetto alla solita ora, ma poi fa cenno di si col capo, si allontana veloce senza neppure un ciao.

E più o meno alla solita ora è da me. Entra senza esitazioni, vestita come al solito. Forse, penso, sapendo che mia madre è a Milano si sente più sicura. Appena chiusa la porta è nostra abitudine abbracciarci, salutarci con un bacio, ma oggi le sto vicino senza indulgere a questa dolce abitudine.

Tua mamma è in casa? Chiede. No cara ma dobbiamo parlare e parliamo seduti al tavolo. Abbiamo detto entrambi cose che non dovevamo dire l’ altra sera ed immagino te ne sia già pentita. Lucia resta a testa china, neppure mi guarda. Tutti e due ribadisco. Ti ripeto che in futuro, quando sarai pronta e se sarai ancora della stessa idea faremo l’ amore come lo fanno un uomo ed una donna ma solo allora, non prima che tu sia pronta. Adesso ci mettiamo a studiare, avremo da fare per tutto il pomeriggio. Piange dicendo un mucchio di cose dolcemente assurde, mi ringrazia, mi bacia, mi prodiga mille carezze ma al temppo stesso è chiaro che le ho tolto un grosso peso di dosso. Me lo sono tolto pure io.

Mamma, rincasando un poco prima del solito ci becca in pieno ripasso, cioè affacendati in modo più che legittimo, un saluto e scompare. Continuate ragazzi non voglio interrompere la concentrazione…poi ci serve un the…

Torniamo, giorno dopo giorno alla normalità. Molto studio, su questo non si transige e, tabù la camera da letto per la presenza in città di mamma, sul divano il tempo che possiamo rubare a compiti, lezioni e ripassi. Paroline dolci, carezze, leccate di figa e succhiotti di cazzo a gogò, sempre più abili e sofisticati. Non tuttii giorni ma due o tre volte la settimana, si.

Le palpo le tette, mi sembrano quasi cresciute le dico. Arrossisce ma anche sorride. Voi maschi, prosegue…non ti sei accorto che mamma ha tolto l’ imbottitura al reggiseno? Poi, arrossendo ancora di più. E le mie cose si stanno regolarizzando. Tientelo per te questo, tutto anzi. Impiego qualche momento a capire cosa intenda sulle sue cose ed anzi deve spiegarmelo il problema con aria di sufficienza.

Stai sviluppandoti più in fretta insomma! Credo proprio di si. Ma anche il tuo…coso cresce direi…in tutto. Siamo seduti sul divano e me lo stringe. Io ho la mano sulla sua cosina. Questa è diventata…più paffuta e ti bagni più in fretta e di più. Prima di Natale ti inumidivi appena e ci impiegavi parecchio, adesso invece. Ridiamo, la confidenza sembra cresciuta e tanto dal nostro discorsetto di pochi giorni fa.

Mamma la settimana prossima è via, e, mi fermo incerto. Anch’ io ho voglia di stare senza niente addosso mentre mi coccoli. Abbassa la testa. E non me ne vergogno, termina rialzando il capo con gran sorriso stampato sulla faccia. No, non me ne vergogno più a dirtelo, per niente.

Aspettiamo con ansia, io di sicuro ma credo anche lei, che trascorrano questi giorni. Facciamo tutti i compiti e studiamo le lezioni che ci sono già state assegnate, arriverà dell’ altro, certo, ma queste sono fatte. Andamo avanti con i ripassi, sono programmati quindi non abbiamo problemi.

Ed arriva lunedì. Libri e quaderni in bella mostra sul tavolo in un disordine “normale”
e noi in bagno e subito dopo in camera mia. Al solito ogni bacio un bottone ed ogni bottone una carezza. Stesa sul letto aspetta. Che c’è, mi chiede vedendomi immoile ad osservarla. Sai cara, mi sembra proprio che ti sia come ammorbidita. Ammorbidita? Ma si, oltre le tette, anche i fianchi e le cosce…sembrano un poco più…meno…ride. Poi seria seria. Ne sei sicuro? Credo di si…ne sono certo. Mamma non mi ha detto niente ma…pensandoci bene, un abito che volevo indossare mi sembra più stretto.

Poi è la solita sinfonia…mi si stringe con forza e poco più tardi. Questo no, amore, dobbiamo ancora avere pazienza. Lo dice sempre quando struscio per qualche attimo la testa del cazzo lungo la fessura. Mi piace sentirlo li ma mi fa anche paura. E’ stretto il mio letto, ad una piazza, nondimeno, correndo il rischio di capitombolare giù e tenendola contro il muro riesco a lapparne i seni carezzandola tra le cosce schiuse. Ora però per me non c’è più spazio, si è stesa a culo all’ aria. Di necessità virtù. Mi devo stendere sopra di lei ma prima poso le labbra sull’ una e sull’ altra pregevole natica. Le lecco, le annuso. Che fai? Mi accerto che non ci siano differenze. Ride, sei un poco pazzo. Pazzo certo, di te e del tuo culetto splendido. Ora mi stedo su di lei, frugo però con le dita la fessura nascosta ed inviolata, prosguo su lungo la riga del sedere premo con delicatezza il buchtto celato che desidero tanto, in segreto però.

Premo ancora di più, un poco di più per poi posarci il glande. Non premo, lo tengo solo posato.

Dicono che così faccia un poco male. Non me lo aspettavo. E’ vero, rispondo, dicono che faccia male le prime volte. Molto male? Perchè è vero che un dito è più piccolo, ma quando mi metti il dito non mi fa male, anzi mi piace, assieme al resto che mi fai però.
Forse è l’ altra cosa che facciamo contemporaneamente a non farmi sentire male.

Non è così amore, sono certo che faccia male, è, ce l’ ho piuttosto grosso. Se vuoi, con della glicerina, mamma la tiene in bagno…Ti piacerebbe amore? questo lo posso fare anche se la prima volta fa male. L’ altra cosa no, non si può proprio. La dottoressa se ne accorgerebbe subito…

Mi farà molto male? La domanda mi sorprende perchè in classe lei è sempre e solo una presenza silenziosa, attenta come faccio io a non perdere una sillaba degli insegnanti. Ma l’ insegnante è sulla porta con un collega… Lucia sta parlando di quanto le farà male se se lo fa infilare su per il culo. Non quando ma se…e non mi piace, smorza le mie speranze, certezze fino ad un secondo fa.

Certo che ti farà male ma poi ti piacerà. E come fai a saperlo?

Per fortuna il prof. sta tornando alla cattedra e noi torniamo ad essere gli studenti modello sempre attenti con gli occhi fissi sull insegnante, sulla lavagna o su quanto stiamo scrivendo sul quaderno di appunti. Mi è meno facile del solito seguire la lezione. A tratti torno al bel culetto di lei, me lo sono persino sognato e come sempre sono indeciso. Preferisco metterglielo dentro “nature” ma almeno la prima o le prime volte la crema aiuta, poi una bella succhiata di cazzo ed anche senza. Che il mio Gigi si dimenasse un poco e si lamentasse quasi mi faceva godere di più. e le poche volte che son stato io a prenderlo dentro…cazzo se mi ha fatto male, sopratutto quando a farlo è stato quell’ uomo, la prima sera…quando li abbiamo conosciuti.

Tutto a posto od almeno lo speravo, Lucia invece un poco dimostrava ancora timore. Una telefonata della mamma di Lucia che a sua volta si allontana per qualche giorno fa scattare il cuor d’ oro di mamma che oggi la terrà a pranzo da noi. Ed ora…Per scaramanzia prima una telefonata al numero d’ ufficio di lei, qualche squillo, poi una voce sconosciuta: centralino, dica…una balla e arriva la conferma, è già sul lago. Lasci perdere, richiamo io la settimana prossima…

Lucia è chiaramente combattuta. Ha paura e lo desidera. Devo evitare decida di soprassedere o rinviare, per me sarebbe lo stesso, una sconfitta, vorrebbe dire che per eccessiva prudenza forse la perdo. Mi avvicino a lei, le sorrido e mentre a sua volta distende il volto in un sorriso solo un poco teso la abbraccio. Si irrigidisce, forse vorrebbe dire di no, poi la sento abbandonarsi contro di me, risponde al bacio, ne cerca altri, mi segue nella mia cameretta e lascia che lentamente la spogli. E’ tesa ma si sforza di non darlo a vedere, ha paura ma lo nasconde come può.

Più tardi, stesa, mi sorride, tende le braccia, bella nella sua nudità. Finisco di spogliarmi e sono tra le sue braccia, mi stringe come mai prima. E’ Lucia a condurre la danza per un po, stai fermo, dice, immobile, amore, fermo, lasciami…non trova la parola che esprima il concetto come vorrebbe…ed io mi abbandono.

E’ più che esperta ormai, almeno in questo, le labbra percorrono il mio corpo per poi raggiungere e soffermarsi sul quella parte, il cazzo che prima carezza a lungo poi lambisce ed infine accoglie tra le labbra…forse poi la chiavo anche…no, basta, esclamo sorprendendola. Perchè basta? Poi il viso sorpreso cambia espressione.

Ti faccio così tanto effetto? O caro, caro, fai qullo he vuoi, sul serio, fai qullo che vuoi…e si abbandona, stesa sul letto troppo piccolo per due, fatto apposta per stare appiccicati. Incapace di trattenermi sono io ora a sopraffarla di baci e carezze.
Anche le più audaci non la fanno protestare e neppure irrigidire. Ti amo, le dico felice di poterlo dire senza vergognarmene. Decido di non usare la crema che tengo a portata di mano.

Rilassati cara, devi rilassarti o ti farò male…si è girata prona offrendomi il culetto, ma per quanto lo bagni dei suoi umori ora abbondanti, il grumo di carne è rattrappito, stretto dalla paura. Un bolo sul cazzo sperando non se ne accorga, lo punto e premo. fai piano, fai piano, mi stai…forse voleva dire rompendo, so che deve sentire cento aghi roventi ed il buco del sedere vergine tirare come per rompersi, un male cane. Sono discretamente esperto, al mio attivo ho tre culi diversi in una ventina almeno di casi, ma di buchetti vergini uno solo e questo è il secondo e forse più stretto di quello di Gigi
Mi immobilizzo terrorizzato all’ idea di lacerarla di doverla portare sanguinante a casa od all’ ospedale. Un secondo oppure un minuto, non lo sapremo mai. Vorrei uscire e protesta, nel cercare di districarmi con lei che si agita entro ancora di più, geme, basta, basta, non resisto. Stai fermo, così fa meno male.

Impiego qualche attimo a capire. La testa del cazzo è quasi tutta dentro, il più difficile è fatto. Poca o tanta che sia la mia esperienza basta a farmi capire cosa fare. Premo senza esagerare e lentamente entro sempre più. Ma a te piace? Si amore e piacerà anche a te. Già adesso dovrebbe andare meglio, non è vero? Un si poco convinto.

Riesco con qualche difficoltà ad infilare la mano e raggiungere la fighetta che carezzo
come ormai so fare bene. Lucia si muove un poco per agevolarmi. Con non poche contorsioni riesco a mettere entrambi sul fianco. Col capo appoggiato al mio omero mi è facile far arrivare la mano alle tettine mentre l’ altra può premere sul suo ventre e trattenerla mentre le carezzo la fessura ed il buchetto vergine. Quasi esco dall’ orifizio già più comodo e dilatato e Lucia ha un sussulto, un altro, poi geme. Non centra il mio cazzo ma la manina che ormai gioca da tempo con la tenera fessura ed il puntino che sento chiaramente sotto il dito. Non hai goduto! Una accusa alla quale sorrido. Impossibile mentirle. Siamo in bagno a lavarci e ce l’ ho duro come un bastone. Io la lavo e lei contraccambia. Usa una crema che si era portata e stranamente si vergogna a farlo in mia presenza. Mi devo girare.

Poco più tardi, stesi di nuovo sul letto la abbraccio ma si oppone. Caro, perdonami, ma per oggi basta, mi brucia troppo per ricominciare. Domani mattina dobbiamo rivederci e se va un poco meglio…Poi mi abbraccia senza attendere la mia risposta.
Questo signorino però deve tranquillizzarsi, ci penso io. Mi sorride con gli occhi che le luccicano stringendolo con tenerezza, si china ed è il pompino, il re dei pompini. Con l’ ingoio anche ed è la sua prima volta. Il dito nel mio culo mi rende ancora più, più, non so, potente e continuo a sussultare anche quando non credo esca più niente.

Dai che finiamo il compito di mate per lunedì. Siamo rimasti a riposarci qualche tempo, e domani mattina torna. La accompagno a casa e mi sorride alzando la mano in un cenno di saluto prima di scomparire. Un cenno di saluto con la mano ch passa vicino alla bocca, un bacio. Io sono al settimo cielo e preoccupato.

Ceno e continuo a preoccuparmi. L’ estate sorsa non mi era mai successo di rimanere col cazzo moscio per ore dopo un “servizio di bocca” anche ben fatto. Sto invecchiando ? Ma va la scemo! Forse è stato il miglior pompino della mia vita, forse fatto da una donna è diverso?

Fatico un poco ad addormentarmi e l’ indomani sono ben felice di vedere Lucia più bella che mai.

Tre mesi quasi interi passati in paradiso. Se non è mestruata e se mamma è fuori tiro, il che accade almeno un paio di volte alla settimana è roba da urlo. Quando siamo certi che non siano possibili sorprese, circa quattro o cinque volte ogni mese di media andiamo a letto. Altrimenti il solito divano. Si stende col culetto sempre più paffuto all’ aria,
Sta recuperando ed anche bene, non dimostra ancora la sua età ma migliora. E’ più morbida e paffuta ed il sederino…a me piace chiavarlo ed a lei, pian piano, piace sempre più prenderlo con tutto il contorno di slinguate alla fighetta che si bagna a meraviglia ed il pompino finale.

Ha impiegato poco ad apprezzare la cosa, serena del fatto che siamo daccordo che di scoparla davanti non se ne parla almeno per questo anno. Io ho qualche riserva ma le tengo per me. Sai caro, anche a me piace senza crema, la metto dopo…e ride. Le prime volte però mi faceva un male cane ma adesso…

Le piace lavarmelo e poi spompinarmi, alla grande dopo che le ho fatto il culo. Quando, dice, è più lungo e faticoso, impegnativo ma più soddisfacente se riesco a farne uno ” buono” anche dopo che mi sei venuto dentro, non si vergogna ed io godo solo a sentirla. Un poco per volta lo prendo più facilmente, al principio faceva un male cane, adesso fa un poco male ma poco e mi piace. Mi piace sentirti godere, sempre ma il massimo è quando contemporaneamente con la mano fai godere anche me.

C’ è da dire che lo studio non ne risente o meglio gli insegnanti non notano un calo.
Le nostre madri non sarebbero così permissive se avessero anche men che qualche sospetto. Poi il disastro. La sua famiglia parte appena dopo gli orali. Al padre hanno assegnata la direzione di…ed è in partenza. Madre e figlia lo seguiranno subito dopo gli orali tra due settimane circa. Me lo dice piangendo e piango pure io. Si offre, vuole che la svergini ma dico di no.

Ci salutiamo appena. Parte il giorno stesso che finisce la seconda parte di orali, ancora prima del previsto.

La sera dopo non dormo. Mamma mi ha carezzato il capo acompagnandomi a letto come una volta quando ero bambino, si è accorta che sono stranito ma imputa la cosa alla stanchezza, al dispiacere di perdere l’ amichetta, come la chiama negli ultimi giorni, per il liceo che mi aspetta e per le vacanze. Gli orali sono finiti anche per me, nessun problema per quello. Lei invece un problema lo ha ma no so quale.

Penso a lei, ne sono innamorato penso, anche se non so cosa esattamente si provi ad essere innamorati e certo mi piaceva stare con lei. Mi piaceva anche solo percepirne la presenza, in classe, silenziosa, attenta non a me ma a quanto avveniva in classe…mi piaceva quando per un attimo pensavo che la avrei avuta tra le braccia, baciata accarezzando le tettine in boccio, quando avrei spinto il cazzo dentro il sederino sempre più elastico e cedevole per goderci dentro mentre lei sbanfava grazie alle carezze sulla fighetta bagnata. Stava diventando una vera artista, stringeva e dilatava i muscoli del culetto spingndolo in fuori per poi allontanarsi un attimo e ricominciare. Le piaceva farsi leccare la fighetta profumata di sapone al mughetto, le piaceva farsela accarezzare dalle mie dita ormai esperte tanto che il puntini svettava piccolo ma arguto tanto da farla spirare più volte prima e dopo la messa in culo.
Ed ora è tutto finito.

Pensi a Lucia? Siamo in pizzeria. Mamma voleva portarmi in un buon ristorante ma alla fine mi ha accontentato e siamo in pizzeria. Devo essere diventato rosso e lei mi carezza la mano sorridendomi dolcemente. Te la ricorderai con dolcezza per tutta la vita. Vi scriverete, è lontana ma chissà…
No mamma, non ci scriveremo, lo abbiamo deciso insieme. Cose vostre e forse…è meglio così.

E’ pensierosa mamma. Da un lato vuole partecipare ad una serie di regate d’ altura, lo vorrebbe e molto ma non sa cosa fare per sistemarmi per l’ estate. La cosa più logica sarebbe affittare casa al mare a quelli che te la hanno chiesta, io mi posso arrangiare in qualsiasi altro modo. Lo dico sovrapensiero quasi ma lei trova la cosa quantomeno interessante e ci si butta. Potremmo trovare per te un albergo dove ti trattino bene…dove si mangi bene…saresti accudito di tutto…e poi sei grande ormai…

Sembra facile ma sembra che il mondo intero abbia prenotato di già, è tutto pieno, ci sarebbe posto in alberghi improponibili per il costo esagerato od in una stamberga. Di andare dai preti neanche voglio parlarne. Ultima risorsa una stanza con bagno e cuoci vivande in un paese poco distante, in collina. Avrei accettato di peggio pur di passare due mesi da solo al mare. E finalmente ci sono al mare, da solo e per due mesi! A sedici anni non è niente di speciale ma lo è per me con una mamma chioccia. Pochi metri di appartamento fronte mare e c’ è tutto. I mobili sono scompagnati con un letto di ferro a due piazze verniciato di bianco. Un letto da ospedale se fosse più piccolo. Per il resto va tutto bene. Un lato con fornello e minifrigo, il bagno piccolo ma decoroso, uno stanzino per deporre le valigie e tenerci la mia roba. Ha una finestrella larga meno di due palmi ed alta al massimo tre che affaccia sul fianco della casa di un piano.

E’ quasi buio, oltre l’ imbrunire, ci torno a cercare una cosa dimenticata sulla valigia e guardo fuori. Pur nella penombra si vede l’ interno dell’ appartamento d’ angolo, le due ultime finestre almeno che di colpo si illuminano. Una donna non più giovane, cicciotta, sta parlando con una ragazza. Devono essere uscite ora dalla vasca da bagno o dalla la doccia. Non hanno niente addosso e la più giovane asciuga l’ altra. Per me è uno pettacolo da non perdere e non lo perdo. Prendo i due panini che mi sono portato dal paese, la coca ed a luci spente mi godo lo spettacolo. Alla vecchia, sui trent’ anni, le due tettone penzolano e vedo poco o niente l’ altra che le siede accanto. Anche loro mangiano; in un angolo della camera ma a me invisibile deve esserci uno schermo sul quale un proiettore, questo lo vedo, proietta qualcosa. Non mi interssa cosa. Lo spettacolo sono loro due. La donna d’ improvviso schiaffeggia la ragazza, le dice irritata quacosa, poi la afferra per i capelli e la colpisce di nuovo. Schiaffone e manrovescio. Poi, una breve discussione e mangiano anche loro sedute sul bordo del letto rivolte all’ invisibile chermo.

Scappo o me la faccio addosso. Quando torno stanno facendo pace. Sto a guardare a lungo ma a parte che sono ancora senza niente addosso non sembra succedere niente di interessante. Finiscono di mangiare, la giovane scompare tornando con un caffè, poi spengono la luce. Fine dello spettacolo. esito un attimo e sto per andarmene ma la proiezione continua e al solo riverbero qualcosa si vede. La vecchia abbraccia la piccola, la carezza e non sono solo carezze innocenti, sono baci con la lingua in bocca e la mano della vecchia che sempre prende la iniziativa è in alto tra le gambe dell’ altra che contraccambia. Poi un ricco 69 con la giovane sopra l’ altra. Ora per quanto eccitato ho gli occhi che si chiudono e la cosa a distanza, in silenzio, è quasi diventata monotona…è stata una giornata faticosa.

La mattina dopo mi faccio il caffelatte, mangio qualche biscotto e cerco di farmi un programma per la giornata. Con la casa ho diritto ad una spiaggetta privata di cui ho le chiavi. So che c’ è pure una tettoia per cambiarsi.
Ma da solo in spiaggia…comunque andare a vedere non guasta.

Scendo in paese e trovo i posti, negozi e pizzerie, sui quali con l’ aiuto del direttore della filiale della banca di mamma, posso appoggiarmi. Meno contante hai con te…ha detto lei. Metto nella borsa termica il necessario per uno spuntino e seguo la piantina che mi è stata data per raggiungere il posto per fare almeno oggi il bagno. Poi vedremo.

Ci impiego un poco a trovare la stradina bloccata dalla sbarra. Col motorino riesco ad aggirarla e proseguo, prima in salita per poi scende passando sotto la statale. Subito dopo però c’ è una cancellata e devo usare le chiavi. Sotto di me ora ho una picola insenatura quasi tutta contornata da scogli che si restringe permettendo l’ accesso al mare aperto battuto, anche oggi col mare calmo, dalle grosse onde del capo.
Non male ma non c’ è nessuno. Sbagliato, qualcuno deve esserci dato l’ ombrellone aperto e i teli stesi accanto dietro il dosso. Mi spoglio ma indossando solo maglietta e pantaloncini oltre a biancheria e ciabatte non ci impiego molto. Spero ci sia gente simpatica…Mi sorprende inogni caso vedere le due, si quelle dello spettacolino di ieri sera arrivare mentre esco al sole. Chi è lei? Qui non ci può stare. L’ altra, la vecchia prima mi da una bella lumata e poi rincara la dose.

Pochi momenti e superiamo ogni incomprensione. La signora Irma è la padrona di casa, Giuliana è una non meglio precisata parente. Non è poi male la signora, meglio di quanto mi sia sembrata ieri sera e la nipote, se è sua nipote, è una ragazza di meno di una ventina d’ anni, diciotto, forse meno anche, ma decisamente appetitosa. Peccato, sembra nutrire per me una antipatia quasi astiosa. Cosa le ho fatto?

Bella, molto bella anzi ma deve fare attenzione se è una parente, potrebbe essere portata ad ingrassare in fretta, penso con rabbia, è odiosa. Cazzate!

Da dove venite? La signora Irma, al contrario dell’ altra, si è dimostrata cortese fin dall’ inizio dopo il chiarimento e sembra contenta della mia presenza sopratutto ora che offro di condividere il bottiglione di coca. Questa sciagurata dimentica sempre qualcosa, avremmo dovuto mangiare tenedoci la sete o andare a casa od in paese.

E’ ora di fare il bagno e per qualche ragione Irma, ci siamo dati del tu quasi subito, non vuole che Giuliana faccia il bagno con il costume intero che indossa. La obbliga poi a cambiarsi davanti a me. Come cavolo ci riesca non so ma comanda a bacchetta la ragazza, più che graziosa però, molto bella. Cosa hai paura che ti faccia, che ti salti addosso? La giovane è livida, nondimeno ubbidisce e si cambia a due passi di distanza. Due cose noto. Prima di tutto i segni lividi sulle natiche e poi, sulla natica sinistra tre piccoli nei che formano un triangolo. Ormai sa che sono qui da solo e che non conosco nessuno. E allora? Vuol farmi vedere che la batte? Della frusta no, non sapevo niente ma degli sberloni si, ma non lo dico e faccio l’ indiffernte. Ha un bel sederino ed i nei le donano dico senza rivolgermi a nessuna delle due ed a entrambe. Ne ho però visti di uguali anche se sulla natica destra, Un maschio quindi, dice la bella Giuliana parlandomi per la prima volta.

Guardo Irma incuriosito e lei seria seria chiede: li hai osservati da vicino? Di che colore erano?
Fingere di non sapere di più? Poi decido di buttarmi. Li ho anche leccati e gli piaceva. Due, quelli superiori erano neri, il terzo, quello in basso era più chiaro, quasi marron.

Li hai osservati con comodo direi dice Irma sorridendo ma al tempo stesso sorpresa. Anche Giuliana sembra sorpresa ma non sorride. Su Giuli, fagli vedere il culo, per quanto sia giovane, il tuo non è di certo il primo, ne già ha visti altri direi e non solo visti. C’ è un breve tira e molla che termina con due sberle secche col risultato di travarmi davanti alla faccia a meno di un palmo il notevolissimo fondo schiena della bella Giuli. Ho avuto dalla zia il permesso di chiamarla col diminutivo.

Sono identici a parte il colore invertito rispetto a quelli del mio amico che ho inculato più volte rendendogli il piacere. Lo dico ad Irma con qualche censura. Li sfioro con le dita facendola sussultare. Stai ferma cagnolina o…puoi anche sentire se hanno lo stesso sapore se vuoi. Tenedola per i fianchi la annuso, poi ci passo la lingua due no tre volte. La piccina la terza volta si agita un poco. Anche lei trema un poco se glie li lecchi, dico rivolto alla signora ma non ho sentito allora nessun odore e non ne sento adesso se non quello di carne giovane e profumata. Direi che sono identici comunque.

Irma ride. Identici? Passale la mano davanti tra le gambe e dimmi se sono uguali. Fa la furba per confondermi o per …qualche altra ragione? Mettere a disagio la ragazza forse. Non oso. Lei cerca di sottrarsi ma la trattengo per la vita pur senza andare oltre e certo senza toccarle la patatina. Non alludevo certo al battacchio che abbiamo noi maschi e…quello che non avete voi donne. Vai per adesso e liberatala le do una pacca sul culo. Schizza via come un uccellino impaurito..

Ci piacerebbe fare il bagno nude e sarebbe nostro diritto farlo in libertà ma spesso qualche bastardo avventuroso riesce a scendere…poi con una sterzata improvvisa. Così hai fatto il culo ad uno della famiglia. Ma siamo in tanti. Ti è piaciuto? E neppure ricordi il nome dell’ adulto? Le ho in pratica raccontato tutto. Scuoto il capo. Per certo non aveva i tre nei, dico, solo il ragazzo li aveva poi soggiungo. A me piacciono tutti i culi ma sopratutto quelli stretti stretti. Maschili o femminili è lo stesso. Mi piace chiavare… Mi interrompo, torna la piccola. Peccato, penso, che domani parta. Tranquillo, forse riesco a farla tornare in fretta. Nonostante la presenza di Giuli posa la mano sul mio pacco e stringe un poco. E questo, qualcosa da fare lo trova. Si drizza

La accompagnamo al treno quel pomeriggio stesso. Irma bacia la nipote sulla bocca infilandole la lingua e la obbliga a fare altrettanto con me. Tornando a casa le chiedo se la mamma della piccola…non avrebbe da ridire. Lei ride. Siamo un famiglia strana. Me la hanno affidata perchè le insegni… e cambia argomento. Sul rettilineo porta come ore fa la mano al mio pacco, lo carezza con le unghie che attraverso la stoffa fastidio non danno, anzi…e di nuovo si drizza anche se impedito dalle mutande.

Abbiamo fatto la spesa e cenato da lei. Poi, secondo le sue abitdini una breve doccia calda e ci asciughiamo a vicenda. Come siamo arrivati a lottare non so. Abbiamo fatto la doccia insieme come fosse la cosa più naturale del mondo…la conclusione è che anzichè venire legato da lei, sono io a legarla ed a imbavagliarla nuda sul suo letto con le cosce spalancate… E’ tutto un gioco ovviamente. Le bacio i seni e la sommergo di coccole. Quando lecco la figa, e sono un esperto ormai, prima mugola per poi abbandonarsi finchè sussulta per il polpastrello che si lavora il clitoride ed un dito che talvolta le ficco in culo.

Poi sente il cazzo che più volte ha percorso l’ interno delle grandi labbra, premere un poco sul suo orifizio, finchè con una pressione, un colpo di reni non le entro in figa. Per tutto il tempo che la chiavo, è la prima donna che chiavo, urla nel bavaglio. Mi riposo ma dopo un attimo sono di nuovo eccitato. La avevo già girata. Le entro nel culo che non immaginavo fosse così stretto. Ma non c’ è culo che possa resistermi.

E’ quasi mattina quando la slego. I segni dello scudiscio non spariranno troppo in fretta, ho certo esagerato. La accompagno alla doccia, la lavo. Sembra priva di energie ma un pompino me lo fa temendo altre botte dopo gli sberloni fuori dalla doccia. Come pompino però non valeva niente, le dico, dovrai lavorarci parecchio. Ero vergine davanti e dietro risponde. Ringhia letteralmente ma non osa insultarmi e neppure negarsi. Le credo perchè il letto le da ragione e le tracce sono evidenti. Ormai è fatta. Sembra contenta, qualche colpo di scudiscio però lo merita di tanto in tanto e non glie lo nego, ma sempre più raramente. E’ diventata in pochi giorni molto sottomessa. Mi fa godere spesso e dimostra una notevole fantasia. Sono felice di quello che è successo, mi ha detto il secondo o terzo giorno. Strafelice. E Giuli, prosegue dovrà essere una allieva modello altrimenti… e ride…

Non mi ero neppure accorto fosse vergine…roba da matti. Sono al mare da una settimana ed ho sverginato la mia prima donna. Ho chiavato per la prima volta e torna la piccola. Ve la deporrò nel letto a gambe aperte e le aprirete anche il culo. Siete un artista in quello. Lo sa bene, se lo prende in culo tutti i giorni e non solo in culo.

La ho messa a dieta, corre e nuota a lungo tutti i giorni e forse si vedono già piccoli risultati. Le piace poi scopare, è fin troppo evidente. Si cala sul cazzo lentamente e per il suo bene, per farla dimagrire, per fottere deve fare lei tutta la fatica, su e giù. Si siede sul mio cazzo anche per prenderlo nel culo…e pure per fare pompini sta diventando brava, ma suda di meno.

Guardo quel che ho scritto, tutte balle per passare il tempo. Irma e Giuliana le ho viste, intraviste qualche sera fa, biotte e poi sul letto. Ma cosa facessero è quasi tutta fantasia. Le ho incontrate alla spiaggia, tutto vero ma…accertato il mio diritto a starci…il resto è fantasia e speranze, illusioni anzi. Hanno tirato le tende da quella sera in poi…Sono in quello che chiamano giardino, una selva di ramaglie incolte. Pioviggina, non è tempo da spiaggia. Un tavolino sbilenco sotto una specie di tettoia. Chiudo il quaderno e giro attorno alla casa per scendere in paese, devo mangiare ed in casa non ho niente. Giuliana deve essere partita…la signora…mica male comunque, me la farei anche subito, vecchia poi, mica tanto, anche subito, davanti e di dietro.

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