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Situazioni erotiche – cap. 12

By 18 Febbraio 2020No Comments

Lidia era rientrata in città precipitosamente per assister la figlia che si era infortunata. Aveva interrotto così in pochi istanti il rapporto che aveva con Luca ma in cuor suo era contenta perché poteva ristabilire quello con Silvana.
Inoltre aveva un lavoro legale da svolgere che a lei piaceva e per farlo ha ripreso ad andare in studio da dei suoi colleghi che da sempre la accettavano e le mettevano a disposizione le risorse di cui disponevano.
Uno di quei suoi amici era Simone; con lei si conoscevano da tanto tempo, da quando lei era all’università ma mai lui le aveva fatto delle avance.
Ormai erano anni che lavorava in quello studio quando Lidia ne aveva voglia ed il lavoro la stimolava; lei non aveva problemi di soldi perché il marito era un alto funzionario bancario.
Quello studio Lidia lo conosceva benissimo così come tutti i suoi colleghi che lavoravano lì. Gli uomini avevano sempre un sorriso per lei; invece c’era stato qualche screzio con alcune colleghe femmine. La causa era facile da immaginare: era una bella donna, sapeva quali erano i suoi punti di forza e, senza mai cadere nel volgare, sapeva come e quando valorizzarli. Riceveva spesso apprezzamenti dai colleghi maschi e talvolta c’era chi osava spingersi oltre invitandola ad uscire “Per un semplice aperitivo”
Era chiaro che sott’intendevano altro oltre l’aperitivo, comunque per lei era facile declinare rispondendo ironicamente sempre allo stesso modo “Sono una donna sposata e mio marito non credo che sia completamente d’accordo”
A Simone non aveva mai dovuto rispondere così perché lui non le aveva mai chiesto niente, mai un apprezzamento, mai un complimento. Lui non era complimentoso, non che Simone fosse un orso o che non fosse insensibile al suo fascino ma in studio era molto professionale, anche cordiale e gentile, ma tutto finiva lì. Di lui la donna non sapeva che poche cose. Sembrava che la loro amicizia fosse profonda ma era l’opposto. Comunque tra di loro c’erano discorsi privati ma non intimi. Lidia non capiva quel comportamento e il pensiero che fosse gay l’aveva sfiorata ma poi c’erano quegli occhi che, certe volte, la mettevano a disagio. Simone non parlava a lei con il corpo o con la voce ma con gli occhi che, più che guardarla, la osservavano in un modo tale che aveva la sensazione di sentirsi completamente nuda di fronte a lui.
Una volta, durante una noiosissima riunione, lo sguardo di Simone la guardò con tanta insistenza che lei si sentì in imbarazzo ed allora incrociò le braccia sul petto perché ebbe quella sensazione di nudità come se lui le potesse vedere il seno; in effetti c’era una parte del suo seno che era visibile.
Ora l’estate era finita ma faceva ancora caldo. Lidia non portava più reggiseno e godeva quando la guardavano, si piaceva e sognava che ogni persona nel guardarla pensasse a fare sesso con lei. Era una situazione totalmente all’opposto rispetto a quando aveva iniziato a fare l’avvocato.
Quel giorno la leggera camicia che indossava non riusciva a nascondere i suoi capezzoli che si erano inturgiditi a causa dell’aria fresca condizionata che rinfrescava piacevolmente la seta a contatto della sua pelle ed ebbe un attimo di disagio davanti a Simone maledicendo di non avere indossato il reggiseno quella mattina ma, come si ripeteva spesso quando stava di fronte allo specchio mentre si vestiva, “Non ne hai bisogno, mia cara! Piaci molto senza!”
Se era vero che l’aria condizionata aveva fatto la sua parte la causa scatenante della turgidità dei capezzoli era altra. Lidia se ne rese conto quando cominciò a provare una sensazione di calore generale causato dai suoi occhi incollati a quelli di Simone.
Lui non l’aveva mai guardata così, o perlomeno lei non se ne era mai accorta. Ora la situazione è diversa; a lei i maschi le piacciono e le piace essere guardata e fare sesso possibilmente occasionale.
In effetti altre volte Simone le aveva lanciato occhiate insistenti ma, trovandosi in altre situazioni, Lidia era sempre riuscita a distogliere il suo sguardo dopodiché aveva lasciato cadere la cosa senza dargli troppa importanza. D’altra parte lui non rientrava e non scatenava la sua sensualità che ora era libera di mostrasi e di farle fare di tutto. Quella volta invece, era stato facile cedere ai suoi sguardi mentre erano seduti uno di fronte all’altra ad un tavolo.
In quella occasione la riunione si era prolungata ed era stata noiosa. Lidia ogni tanto faceva finta di prendere qualche appunto per distrarsi ma era inutile, sbadigliava, pensava ad altro, ricordava Marco il suo amante estivo mentre guardava altrove; davanti a lei però c’erano solo il foglio la stilografica, la tenda, la finestra, le lampade ed ogni volta il suo sguardo andava sempre sui suoi occhi. Lidia ha capito che lui era un punto di arrivo ed allora ha pensato di guardare oltre agli occhi anche le sue mani, la sua bocca ma quegli occhi erano due calamite che l’attiravano inevitabilmente al punto che non riusciva più a staccarsene mentre la sensazione di calore le invadeva il corpo che veniva trasmessa dal suo viso al suo petto. Si ritrovò a muovere lentamente le braccia, che aveva incrociato precedentemente, stringendole cercando un po’ di pace al tormento di volersi toccare i capezzoli che sembrava volessero sfondare il tessuto della camicetta. Sicuramente se Lidia fosse stata da sola si sarebbe denudata le mammelle, le avrebbe prese con il palmo a forma di coppa come a soppesarle, avrebbe strizzato leggermente i capezzoli tra due dita e poi se le sarebbe portate alla bocca per inumidirle con la saliva resa densa dall’eccitazione. Con una mano avrebbe ulteriormente sbottonato la camicetta per agevolare il movimento delle dita bagnate e viscide per infine stuzzicarsi e godersi il contrasto tra la morbida pelle della mammella ed il duro del capezzolo eccitato.
Proprio mentre l’onda di calore le arrivava tra le cosce si riprese da quel pensiero e da quel momento per lei fu una vera tortura resistere all’eccitazione perché sentiva che stava cominciando a bagnarsi a causa di un’eccitazione diversa dalle solite, in un modo che non aveva mai provato.
Portava una gonna non sfacciatamente corta ma sopra il ginocchio e riuscì ad accavallare le gambe. Nel momento in cui le riaprì, prima di riaccavallarle, ebbe una sensazione di fresco dovuta al triangolino del perizoma che si era bagnato di umori. Temeva anche che il profumo del suo sesso si spandesse nell’aria e pensava che sarebbe stato imbarazzante. Situazioni simili non le erano mai successe perché in studio non andava molte volte e da quando frequentava Silvana era andata forse tre volte, questa era la quarta, però mai era accaduto che si bagnasse così tanto. Quando aveva fatto sesso con i suoi amanti occasionali si era eccitata moltissimo ed anche con Luca aveva raggiunto stati di piacere incredibili per una come lei che aveva trascurato il sesso per molti anni. Con Luca erano state giornate splendide in cui aveva lasciato libero sfogo alla sua voglia di scopare e fare esperienze sessuali diverse dalle solite; era affamata di sesso. Infatti con Luca si eccitava tantissimo ma, visto che poteva dare libero sfogo alle sue voglie, non era mai arrivata fino a quel punto. Il fatto che non potesse lasciarsi andare e che fosse lì a fantasticare. Quel lavorio mentale non faceva altro che accrescere il desiderio fino a livelli vicini all’insopportabilità.
In quel momento, davanti a tutti, aveva voglia di non essere più una affermata avvocato; aveva una voglia matta di toccarsi, di allargare le gambe e infilarvi in mezzo una mano, di toccare le sue mutandine inzuppate dei suoi umori, con una mano spostarle di lato, abbandonarsi su una poltrona e con due dita masturbarsi, fare scorrere quelle dita sulla sua figa, sulle labbra bagnate, spingersi dentro un dito per lubrificarlo bene e poi risalire per andare a stuzzicarsi il clitoride.
Avrebbe dato chissà cosa per farsi vedere troia e quindi palesare ai presenti quella femminilità a lungo repressa.
Sperando che nessuno lo notasse Lidia ha abbassato una mano per metterla sotto il tavolo per arrivare a toccarsi anche se la gonna la ostacolava; non era certo la situazione migliore per godere ma a lei bastava per cercare di darsi pace. Mise la mano tra le gambe e spinse con le dita volendo sentire qualcosa tra le sue gambe. Le barriere mentali di Lidia stavano cedendo ed era in preda ad una voglia irresistibile. Se fosse stato per lei si sarebbe spogliata lì davanti ai colleghi e si sarebbe sgrillettata ma le regole imponevano il contrario.
Ciò che aveva osservato è che Simone la guardava sempre più spesso ed i loro occhi si incrociavano con frequenza. Lidia avrebbe desiderato uscire con lui da quel salone però si sarebbe accontentata di sentirlo tra le sue gambe.
Simone era davanti a lei è la scombussolava con i suoi occhi. Lui si accorse della sua eccitazione e capì subito cosa significasse quella mano messa sotto il tavolo.
Lidia lo aveva nei suoi pensieri ed ora aveva voglia di lui, aveva voglia di quel bel giovane aitante, con quel fisico abbastanza muscoloso e sodo a cui si sarebbe molto volentieri avvinghiata.
Aveva voglia di appoggiarsi a lui e sentire il suo cazzo duro, avrebbe voluto spogliarlo, vederlo nudo per poi toccarlo, baciarlo, leccarlo ed allo stesso tempo avrebbe voluto che quelle stesse cose le facesse lui spogliandola, baciandola sulle labbra, invadendo con la lingua la sua bocca come se fosse un preludio di quello che poi il suo cazzo avrebbe fatto. Lidia già si vedeva con la bocca sulla sua figa che le faceva anche sentire il calore del suo alito, sentire la punta della lingua che gioca con il suo clitoride mentre con un dito la stimola all’interno.
La frase che la riportò felicemente alla realtà è stata “Bene signori, direi che la riunione si può dire conclusa” e si risvegliò da un sogno molto erotico “Vi ringrazio per l’attenzione. La riunione è sciolta”
Lidia visibilmente scossa ha raccolto le sue carte che aveva sparso inutilmente sul tavolo e si avviò verso l’uscita della sala quando Simone nel raggiungerla le chiede “Lidia, tutto bene? Mi sembri strana”
Sulla bocca di Lidia si dipinse un leggero sorriso ironico e senza dire una parola gli rivolge un’eloquente occhiata che significa “Che domanda! Sai benissimo perché sembro strana” e superando la porta si dirige alla toilette non potendo resistere oltre a quello che stava provando.
Quando Lidia l’ha raggiunta controlla che non ci fosse nessuno nei paraggi e poi si chiude dentro.
Lascia per terra la cartella degli appunti e con foga si solleva la gonna fino in vita; si sarebbe voluta spogliare ma lo spazio ed il tempo a disposizione non lo permettevano. Dopodiché si ha sfilato il perizoma, si è seduta sul water sollevando una gamba ed appoggiando il piede alla maniglia della porta per poter divaricare bene le gambe.
Ha dato così inizio ad una masturbazione furiosa in cui le dita si muovevano velocemente sul clitoride agitandolo, strapazzandolo e poi portandole sulle labbra e di nuovo dentro la sua figa provocandosi degli intensi fremiti di piacere che era ancora maggiore essendosi la sera prima completamente depilata ed era un vero piacere sentirsi la figa cosi liscia e morbida. Con le dita che si muovevano in tutta la zona genitale si era accorta che i suoi umori colavano fuori dalla figa fin sul buco del culo rendendolo scivoloso.
Abbandonata con la schiena appoggiata al muro, la testa reclinata di lato a succhiare il braccio e gli occhi chiusi si è toccata con il dito medio della mano destra mentre con l’altra mano si accarezzava le labbra della bocca a simulare la sensazione di un cazzo in bocca. Quelle stesse dita le portava su e giù dalle labbra all’ingresso della sua figa.
Era abbandonata alla lussuria ed alla libidine e ci restò per un bel po’di tempo sentendo che l’orgasmo si avvicinava lentamente sempre più con un’avanzata non controllabile ed irresistibile; se qualcuno fosse entrato lei non avrebbe di sicuro smesso e si sarebbe mostrata come una puttana in calore.
Si stuzzicava il clitoride dandogli dei piccoli colpetti e strusciamenti sapendo che continuando non avrebbe tardato ad arrivare al culmine del suo piacere.
Trattenendo le urla, i mugolii ed abbandonandosi agli spasmi, irrigidendo le gambe ed i piedi nel momento dell’orgasmo è stata assalita dalla sensazione di calore in tutto il suo corpo che stava confluendo tra le sue cosce in un crescendo a cui lei non si opponeva ma cercava di facilitare che arrivasse dove gradiva che fosse insopportabile per poi, dopo un brevissimo istante, sentirsi fuori dal mondo come sospesa nel vuoto, arrivare, intenso e devastante l’orgasmo.
Solo allora si rese conto che non aveva più controllo e che emetteva rantoli di piacere.
Mormorando disse “Voglio un cazzo, adesso!” e per simularlo, non avendone uno lì vicino con lei si infilò due dita nella figa e il dito medio nel culo muovendoli non velocemente per prolungare quell’intensa sensazione piacevole.
Le sensazioni erano tali che non avrebbe più smesso e cercò di assaporare tutto di quell’orgasmo liberatorio fino a che lentamente l’intensità diminuì lasciandola soddisfatta e sudata.
Aspettò qualche istante prima di riaprire gli occhi e, quando il suo respiro ritornò ad essere quasi regolare, ha fatto scivolare fuori le dita che aveva nella figa per portarle alla bocca per assaporare i suoi umori, poi si alzò e si ricompose. Raccolse la cartella degli appunti, non rimise il perizoma che raggomitolò nella cartella dei documenti, uscì dal bagno e si diresse al lavandino per darsi una rinfrescata.
Riempì le mani di acqua fresca e sciacquò il viso levandosi la patina di sudore, poi si guardò riflessa nello specchio e pensò “Devo essere impazzita. Che diavolo mi è successo? Che cosa ho fatto? Non mi era mai capitato di lasciarmi andare a pensieri del genere. Che mi ha fatto Simone con quel suo modo di guardarmi! Di solito siamo noi donne a sedurre gli uomini facendoli impazzire! Devo fargliela pagare facendo a lui quello che lui ha fatto a me ma quando è che mi si ripresenterà l’occasione?”
Così si è guardata allo specchio, si è asciugata il viso e si sistemata i capelli e l’abito. Uscita dalla toilette Lidia è tornata nella sua stanza senza destare sospetti o curiosità da parte degli altri dello studio legale.
Seduta alla sua scrivania si è data ancora una volta una mossa ai capelli e non voleva tardare ulteriormente a tornare a casa dove l’aspettava la figlia infortunata, ha quindi deciso di impiegare non molti minuti per riordinare i documenti di una pratica prima di tornare a casa.
Nella sua mente, durante il riordino dei fogli e dei documenti, continuava a pensare a come avrebbe potuto sedurre Simone ma non riusciva a trovare nessuna idea valida. Guardò l’orologio che segnava le 18:30; era il momento giusto per lasciare la sua attività professionale e tornare a casa per mettersi sotto la doccia per sentirsi pulita e pensare di levare via sia il sudore emesso durante la masturbazione sia le sensazioni di quel pomeriggio.
All’arrivo a casa è stata sua figlia ad aprirle la porta non appena messa la chiave nella toppa e quell’apertura inattesa per Lidia è stata una sorpresa e la figlia lo ha notato “Mamma, sono io. Ti ho spaventata? Ti ho sentita arrivare e …”
“Beh! Non è che mi sia spaventata. E’ che non mi aspettavo che mi aprissi la porta” Rispose lei.
“Mamma ti va di andare al cinema stasera se potessimo cenare un po’ prima?“
“Bella idea! Dai, comincia a preparare la tavola, nel frattempo io mi faccio una doccia. In studio c’era molto caldo e mi sento puzzare”
Lidia si è avvicinata alla figlia e l’ha baciata su una guancia ed ha immediatamente avvertito profumo del suo bagnoschiuma e le chiesto “Hai fatto la doccia?”
“Si. Oggi, come hai visto, faceva un caldo insopportabile ed ero sudatissima così mi sono rinfrescata nonostante la bardatura che porto al braccio”
Lidia si è poi diretta nella sua camera, ha preparato tutto il necessario per la doccia e la biancheria pulita, si è spogliata ed è andata in bagno dove si è denudata completamente restando totalmente nuda. Prima di mettersi sotto il getto d’acqua si è guardata allo specchio e le è tornato in mente il pensiero di quando era di fronte allo specchio nella toilette dello studio dopo avere provato quell’intenso orgasmo.
Lidia ha cercato di dimenticare quei momenti ma le era piaciuto troppo ciò che aveva provato.
Stando lì in piedi ha guardato il suo corpo nudo e non ha resistito alla tentazione di far correre le sue mani sulla pelle sfiorandola per cercare altre sensazioni.
Ha spento le luci intense lasciando accesa solo una piccola lampadina di una applique che dava una luce fiocca.
Quando le dita sono arrivate sul collo ha provato subito un leggero brivido, è poi scesa lentamente alle mammelle e contemporaneamente ha chiuso gli occhi per abbandonarsi a quel brivido.
Ancora una volta era da sola, chiusa nel suo bagno nella più totale intimità e poteva lasciare correre la sua fantasia. Nessuno la vedeva, c’era solo lei, c’erano le sue mani che ora esploravano ogni punto sensibile senza doversi trattenere muovendosi in libertà senza fretta.
Chiusi gli occhi le è apparsa in mente l’immagine di Simone e stavolta non ha cercato nemmeno di allontanarla anzi ha immaginato che lui fosse lì con lei, anche lui nudo alle sue spalle, il suo petto appoggiato alla sua schiena, il suo ventre appoggiato al suo sedere e il cazzo turgido e caldo tra le sue gambe.
Le venne istintivo davanti a quell’immagine mentale allargare un po’ le gambe come per permettere virtualmente a quel sesso immaginario di avvicinarsi alla sua figa per sfiorarle le grandi labbra.
Nel frattempo le sue mani erano scivolate dalle tette alla pancia scorrendo sensualmente sui fianchi per poi andare sulla schiena, sul sedere massaggiando le natiche morbide. Le mani sono scese con movimenti inconsci fino alle ginocchia poggiandosi sopra con il corpo piegato in avanti come ad offrirsi a Simone che nella mente la seduceva ancora.
Ricordando ciò che aveva fatto nella toilette si sfiorò con le dita lo sfintere ed ebbe delle belle sensazioni, poi ha raggiunto le labbra già umide della sua figa, le ha allargate immaginando di prepararle alla penetrazione del cazzo di Simone che le sfiorava e che le allontanava infilandosi nel mezzo.
Mormorò “Si, così! Spingi adesso, fammelo sentire tutto fino in fondo! E’ bello averti dentro”
Ma in quel momento una voce ha interrotto quello stato di estasi: era la figlia.
“Mamma, scusa, mangiamo un po’ di pasta, che ne dici? Quando stai per uscire mi avverti che la butto nell’acqua bollente!”
Quello è stato un brusco risvegliò dal suo sogno.
Con imbarazzo e sorpresa per il ritorno alla realtà, non avendo capito bene ciò che le venisse chiesto disse “Come hai detto, scusa?”
“Chiedevo se ti va di cenare con un po’ di pasta”
“Si, si, va bene” rispose.
Si sentiva imbarazzata e stupita del fatto che avesse pensato a Simone e che fosse lì a fantasticare.
Aveva voglia. L’eccitazione e l’orgasmo del pomeriggio le avevano lasciato qualcosa dentro che le bruciava ancora.
Entrò nella doccia, aprì l’acqua e la intiepidì “Magari riesco a calmare i bollenti spiriti che ho dentro”
Ma non ottenne gli effetti sperati anzi quei getti d’acqua che le scorrevano sopra la pelle sembravano dita leggere che la accarezzavano dappertutto che ebbero l’effetto di inturgidire i capezzoli e far crescere l’eccitazione. Lidia andò con le dita a sentirne la durezza e li strizzò fin quasi a farsi male.
Il sudore non era andato via ed allora, prima di insaponarsi, chiuse il getto d’acqua, prese il bagnoschiuma, svitò il tappo e se lo fece colare addosso abbondantemente spalmandolo con le mani su tutto il corpo godendo silenziosamente quella sottile sensazione della sua pelle resa scivolosa andando direttamente alle cosce e, come comandata da una forza inconscia, si è toccata eccitandosi sempre di più.
Ancora una volta tornò quella voglia matta di sentirsi allargare le labbra e la figa da un bel cazzo come quello di Luca e nella mente si riaffacciò il ricordo di ciò che avvenne al cinema la prima volta.
Lidia cercava qualcosa che le aprisse il sesso, che la facesse sentire piena, e le venne un’idea: prese il flacone del bagnoschiuma che aveva un tappo a forma di ogiva, lo appoggiò a terra poi piegò le ginocchia e abbassandosi andò a sfiorare il tappo con la figa, con le dita la aprì e poi di abbassò ancora impalandosi su quel flacone che entrò con facilità essendo non molto lungo ma grosso facendole sentire la figa allargata. Per lei era una posizione altamente erotica, ansimava, le piaceva quello che si stava facendo. Poggiate le spalle alla parete della doccia si sentiva libera di muovere le dita intorno alla figa aperta ed in particolare sul clitoride diventato sensibile ed anche esposto senza dover andare a cercarlo. Quelle dita si muovevano veloci sul clitoride mentre il dito indice dell’altra mano lo aveva portato a stuzzicare il buco del culo.
Quando sentì l’orgasmo avvicinarsi si sollevò sfilandosi il flacone e restò qualche secondo in piedi senza toccarsi poi, dopo essersi calmata tornò ad abbassarsi.
L’acqua non scendeva dall’alto e sul corpo c’era abbondanza di sapone liquido che aveva sparso lei stessa con le mani mettendolo anche tra le natiche. Questo facilitò la ricerca dello sfintere.
Nella sua mente aveva l’idea di farsi a sé stessa qualcosa di perverso in perfetta solitudine.
Cercò il tappo con il culo il tappo del flacone allargando con le mani i glutei, lo trovò, e scese ancora facendolo allargare.
Avvertì di dolore ma il godimento era decisamente maggiore. Passò un dito intorno allo sfintere aperto e la sensazione che ne trasse fu magnifica: si sentiva troia e l’idea era fantastica tanto che pensò che se ci fosse stata la possibilità si mostrata così come era.
Mentre si toccava dietro, due dita ripresero a muoversi sul clitoride facendola impazzire e emettere anche qualche gemito soffocato.
Lidia pensò che se in quel momento doveva essere troia allora doveva esserlo totalmente e il pensiero di essere aperta e piena la prese come una ragazzina alla scoperta del sesso che vuole fare le esperienze tutte in una volta.
Si sollevò, prese il flacone dello shampoo e si riabbassò impalandosi ancora in culo sul quello del bagnoschiuma e non riuscì a trattenere un urletto.
Il flacone dello shampoo era cilindrico, non tanto grande ma sufficientemente lungo. Lo girò appoggiando il fondo piatto tra le grandi labbra della figa e quindi fece un po’ fatica ad infilarselo ma quando riuscì se lo spinse dentro lasciando che fuori restasse solo il tappo.
Ora si sentiva piacevolmente piena. Godeva, ansimava e gemeva piano per non farsi sentire dalla figlia.
Si poggiò nuovamente alla parete della doccia e lasciò partire i suoi pensieri che la portarono ad essere con due uomini.
“Sì, sfondatemi, sono la vostra troia! Ohh come godo! Scopatemi, riempitemi tutta di cazzo! Voglio essere usata. Sono solo un oggetto nelle vostre mani! Mi state guardando? Che bello!! Ahhh! Godo e sono troia, godooo!”
Avrebbe voluto venire ma si sforzò di calmarsi e aspettare. Si sfilò i flaconi dalla figa e dal culo e riprese a lavarsi. Quando finì uscì dalla doccia, si mise l’accappatoio, si asciugò rapidamente ed uscì dal bagno.
Era prontissima a farsi chiavare veramente da chi le fosse piaciuto e voleva tenersi quella voglia e darle sfogo in un altro momento.
L’attesa di essere scopata da qualcuno la portò a sentirsi sexy, calda e provocante.

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