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Sogno di rivederti. O di vederti. Sogno di te.
Sogno le tue mani su di me, la mia bocca sulla tua, i nostri respiri all’unisono che dettano un ritmo lento, i nostri cuori lanciati a battere così in fretta da far temere chiunque che la morte sia imminente.
La morte è imminente. Sempre. Ma alla morte si arriva vivi. E guai a chi dice che è ovvio e scontato.
Sogno le mie mani su di te, la mia bocca a baciare la tua pelle di seta, il mio sesso si tende, il mio corpo si carica di un energia immane che, focalizzata nel sesso, ne riempe i corpi cavi, le vene, lo spinge a protendersi, dichiarazione di vitalità e di forza primigena. Sogno di sentire il tuo calore. Mi stringi.
Ti stringo. Il nostro stringersi porta a questo.
Il mio sesso é così vicino, così pronto. Liquidi sgorgano da me. Come sgorgano da te. Ti sento appena dischiusa, ma già bramosa. Sogno di sfiorare quel petalo spumeggiante di piacere, quella grotta nascosta così colma di delizie, sorgente di un’ambrosia sì dolce da essere irresistibili. E sogno di baciarti.
La tua lingua e la mia s’intrecciano, questo sogno. E quanto soave il bacio tra noi!
Son le tue mani ad agire, a svegliare i miei sensi e ad esaltare il mio desiderio. E le mie mani, sul tuo corpo, accendono il tuo. I tuoi capezzoli eretti sono una sfida al tempo. Sogno di baciarli, di lasciare che la mia lingua giochi con questi punti così sensibili. La tua mano mi spinge contro il tuo seno, mi preme appena. Uno sprone a continuare l’opera. E io continuo, bramoso di soddisfarti e soddisfarmi.
Ti voglio e so che mi vuoi. La tua mano scende sul ventre, sul pube. Trova il mio sesso.
Lo stringe. Lo manipola. Respiro piano, assaporo. Accarezzo il tuo corpo come un violinista durante una lenta nota prolungata. Gemiti sgorgano da me e da te. La tua mano ora scende sui miei testicoli, stringe piano, senza esagerare. Accarezza e vezzeggia. Brividi lungo la schiena. Miei e tuoi mentre la mia mano sale e scende prima di accarezzare con delicatezza il monte di venere e le tue cosce.
Sogno di questo. Di chiederti il permesso. Di poter assaporare la tua femminilità con i miei meri sensi, sperando che ciò basti, a te e a me. Apri appena le cosce. Un movimento lieve, privo di sbavature.
Tutto di sensuale, nulla di volgare.
Sogno la mia mano immergersi piano in te, sfiorare la coscia, l’attaccatura della gamba, il perineo, e infine, vezzeggiare con sublime grazia il tuo sesso. Sogno la tua vulva aperta, sorgente di un rivolo che m’attira come nessun altro mai.
Scendo piano, postulante indegno che si prostra alla sua divinità, servo di una padrona che non merita di contemplarne la beltà. E affondo il viso nel tuo sesso. Lecco, sfioro. Tu gemi. La tua mano sulla mia testa mi fa capire che ti é gradito, che vuoi di più, ma anche io ora voglio.
Sogno le coltri che ci accolgono, i nostri corpi avvinghiati in una posa lubrica, la mia bocca sul tuo sesso e il mio sesso nella tua. Sogno le nostre mani che stringono ed esplorano, le lingue leccano e assaporano.
Può durare? Vogliamo che duri? Non so.
Sogno che duri per tutto il tempo che vogliamo. Ci diamo piacere sino a un’estasi che pare infinita.
Poi, lentamente, ci separiamo. Viene il momento dell’accoppiamento. Del mio immergersi in te.
Sogno il mio sesso duro e possente che entra piano in te, che affonda tra le tue pighe scure e roventi.
Sogno tutto il mio essere intento in questo atto. L’eccitazione é difficile da controllare, come un drago di fuoco liquido che si agita nel mio ventre, bramoso di scagliarsi in te, di uscire, di emergere.
Mi costringo a rallentare. Ti bacio appena. Fremo mentre sento il drago salire piano. Sogno.
Tu sorridi. Potresti vincermi. Potresti violentarmi ora. Potresti obbligarmi a spargere il mio seme in te.
Potresti. E forse lo faresti. Ma sai che non ti conviene. Lasci che il mio sesso perda un po’ del suo turgore.
Ti bacio, carezzo, attendo paziente che il membro si ripresenti turgido. Cambiamo posizione.
Di nuovo sogno, il mio volto sfiora il tuo sesso aperto, tu vezzeggi piano il mio membro.
Gemo sentendoti avvolgere il mio sesso con la tua bocca. Gemo.
Sogno i tuoi gemiti, i tuoi sospiri. La tua voce arrochita dal desiderio mentre la mia lingua assapora la tua vulva, il tuo rorido giardino é una delizia da cui dipendo. E mentre gemi, ti sento assaporare il mio sesso.
Sogno che ora il mio membro si erge di nuovo. Sorrido. Sorridi.
Mi sdraio. Ora sarai tu a dominare. Va bene. Sogno che scendi su di me, il mio membro in una mano, l’altra ad accarezzarti piano. Mi guidi dentro il tuo alveo pulsante. Affondi sino in fondo, ti sento e so che mi senti. Mi lascio permeare da te, avvolgere. Sei un baratro rovente in cui voglio perdermi.
E io sono per te la fine di un vuoto che sentivi dilaniarti. Sogno una simile armonia, e ne sono commosso.
Non so quanti altri hanno avuto questa grazia, non so se altri l’avranno dopo di me o no. Non importa.
In questo momento siamo solo noi. Io e te, tu ed io. Ti sollevi per ricadere. Respiro. Sogno. Godo di te che godi di me. Nello stringersi dei tuoi muscoli più segreti, anche i miei reagiscono. Il drago ruggisce di nuovo. Ma sorrido. Lo silenzio piano. Mi baci. Ora tutto pare così facile. Così lento. Sogno la tua lingua a far da ponte tra noi, i nostri sessi fan lo stesso. Un’unione che è un mondo, una vita.
Sogno le contrazioni del tuo sesso. È così forte da farmi desiderare di unirmi ad esse.
Di annullarmi in te. E improvvisamente, dai tuoi gemiti e ansiti posso sentirti venire.
Dalla tua vulva che piano si contrae, dal tuo calore e dal bagnato del tuo più intimo antro, posso percepire che stai godendo. Godi su di me, come a marcarmi, o a battezzarmi con i tuoi succhi.
Tuo. E tu mia. Questo sogno. Un sogno così pieno, così bello, da farti desiderare che non finisca mai.
Ti sfili piano. Il mio membro, lucido dei nostri umori, è ancora eretto. Non sono venuto. Sogno.
Mi guardi, divertita? Sogno di sorriderti. Tu mi baci. La tua saliva sa di me, la mia di te.
Ti stringo ancora. Mi dai la schiena. Affondo in te da dietro, teneramente. Sogno un simile amplesso.
Tempo? Ignoto. Potrebbero passare anni, millenni. Non avrebbe alcun peso.
Sogno. Non sto facendo forza. Non voglio farla. Assecondo un ritmo naturale. Piano, e poi veloce. Lento e poi rapido. Non ci sto pensando, sto assecondando il mio corpo e il tuo.
Fremo con te. Ti stringo. Ti sento gemere ancora e ancora. Sussurro cose che non hanno senso.
Accarezzo i tuoi seni, ti stringo. Spingi contro il mio sesso, vuoi farlo entrare tutto dentro di te.
E io vorrei, credimi, vorrei entrare interamente in te, morire in te, rinascere in te. Sogno tutto questo.
E so che il sogno ha una fine, perché ha avuto un inizio.
Sento il tuo secondo orgasmo, un fremito accompagnato da un modulato, basso gemere.
Ti stringo di più. La tua pelle e la mia s’increspano mentre il tuo godimento mi assale come un’onda.
Lasciarmi andare? Sarebbe bello. Ma la verità è che ancora non voglio farlo. Così, mentre il liquido rovente piacere mi squassa, minacciando di tracimare, mi ritraggo. La mia assenza é sentita, lo so.
Sogno e mi dispiaccio, perché egoisticamente ti sto privando di un orgasmo pieno.
Il tuo godere é decurtato, privato della pienezza che la mia presenza gli avrebbe concesso.
Ma è godimento nondimeno: sento il tuo piacere tracimare. Ti stringo.
Sogno. È come un’elettricità sottile che ci attraversa. Ti volti verso di me, mi baci. E poi ti distendi.
Ora tocca a me dominarti. Sogno. Il mio sesso é grondante di umori. Ha assorbito te e dato qualcosa di me. Ti bacio, bacio le tue labbra, il tuo mento, il collo bellissimo e sensibile, le spalle, i seni, i capezzoli, lo stomaco, il ventre, il pube, il Monte di Venere, la vulva rorida. Può ancora dare? Me lo chiedo.
Mi spingi verso di essa con la mano. Piano, come a rassicurarmi che il gioco non è finito.
Sogno. La mia lingua coglie umori, ingoio, gusto. Consistenza del miele, sapore piacevolissimo.
Scendo sul perineo con le dita. E un mio dito ti sfiora l’ano. T’irrigidisci? No: sei rilassata.
Mi chiedo: ti piacerebbe se cominciassi a valutare di onorare questa seconda apertura? Ti piacerebbe se entrassi anche qui? Sogno, e il dubbio avvelena il momento. Mi dedico a ciò che so piacerti. Lecco, affondo, gusto. Il mio sesso é duro. Pronto? Sì, abbastanza.
Sogno. Punto il glande all’imbocco delle tue grandi labbra. Ti tocchi appena i capezzoli. Affondo.
È come rientrare in una voragine tropicale, rovente e umida. Affondo poco, poi sino in fondo.
Mi stringi, le tue unghie mi graffiano la schiena. Affondo e mi ritraggo. Gemo con te. Sogno.
Sogno e il sogno é reale e il reale é sogno. Sogno e ti voglio ancora.
Spingo, affondo dentro di te e mi ritraggo. Le mie mani afferrano le tue anche, poi i tuoi seni.
So che non ti piacerebbe se stringessi. Ti farebbe male. Non voglio fartene, anche se amerei stringere.
Sogno. Mi sfilo da te. Non perché non voglia continuare, ma piuttosto per il desiderio una cosa.
Ricomincio a leccarti la vulva, a onorare il luogo da cui ogni uomo é nato. E tu, quando mi sai disteso, afferri e onori ciò che ha permesso la nascita di ogni essere. Suggi il mio sesso con la consueta dolce abilità, mentre io sogno e mi sforzo di onorarti con tutto il mio essere. Improvvisamente ti fermi.
-Dentro.-. Non è un ordine, non è una domanda, non è neppure una preghiera.
È una parola. Una che dovrebbe avere senso. Che dovrebbe averlo!
E che per me non ce l’ha. Non è la parola a parlare: è tutto il tuo corpo. Mi vuoi ancora.
E io non mi esimo: riprendo posizione tra le tue cosce, ma tu mi fermi. Ti sollevi.
A quattro zampe, come una splendida giumenta, attendi il mio sesso. Sai che questa posizione é potenzialmente quella che mi eccita di più. Lo sai e vuoi farmene dono. Perché sai che anche io voglio godere, a dispetto di tutto il mio trattenermi. Sogno, e tu sei IL Sogno.
Afferri la mia lancia di giada e la porti verso di te. Affondo. Sono dentro. Mi senti e ti sento. Agiti il bacino verso di me, in un disperato bisogno di sentirmi di più. Ora il drago urla, si dibatte. Vuole uscire ancora.
E stavolta so che trattenermi sarebbe solo tortura: aumento il ritmo. Piano poi veloce. Stringo le tue natiche gloriose. Ti colpisco con il palmo della mano, sculacciandoti come sicuramente anche altri avranno fatto, e come resistere?! Sogno…
Sogno la tua vulva che mi stringe e mentre ti posseggo stringo i tuoi capelli nella mia mano, redini per una cavalcata che sarà selvaggia. E lo sarà fino in fondo! Affondo di nuovo. Ti spingi contro di me, di nuovo. Affondo ancora. Sento il godimento prossimo…
Mi sfilo. Stringo le pelvi al mio massimo, respirando con rapide inspirazioni e pause.
Tu mi guardi, delusa? No. Io sorrido. È IL Sogno e tu ne sei parte, ma non sei tu a decidere. Non solo.
Sorrido. Mi sdraio accanto a te.
-Sei delusa?-, chiedo. Sono le prime parole, parole sensate, che dico.
-Non sei venuto.-, rispode lei. Io annuisco piano. Consapevole. Il drago ora é un cerchio d’acciaio.
-Non sono venuto perché potevo farlo durare. Vuoi che venga?-, chiedo. Il desiderio mi stringe le reni.
Non lo sto reprimendo, lo sto reindirizzando. Ma so che probabilmente é una battaglia persa.
-Sì.-, dice lei. Io annuisco. La bacio. Mi voglio perdere in questo momento.
Poi la lascio salire sopra di me. È giusto. Sarà lei a dormarmi, a cavalcare il drago.
incomincia a muoversi a ritmo lento, affondi profondi che le provocano lunghi gemiti e brividi.
Io sorrido: accarezzo i suoi capezzoli. Sì: è un sogno. E ora sono in pace con me stesso.
La sento continuare a muoversi. Ancora e ancora sale e scende, senza requie. Non lo fa per sé.
Vuole che io goda. Si sentirebbe sminuita se non godessi. La faccio scendere. La gravità le lavora contro.
Si distende di nuovo ma io scuoto il capo. Allora capisce. Si rimette a quattro zampe.
Affondo dentro di lei. Sino in fondo. Il drago urla il suo trionfo. E improvvisamente, folgorante, assoluto, sento il mio piacere emergere dal mio essere e passare al suo, proprio mentre mi stringe nelle contrazioni spasmiche di un ennesimo godimento. Le nostre voci gemono, mugulano, infine urlano.
Il sogno finisce così, con noi avvinghiati, storditi, sull’orlo dell’incoscienza, vittime di un godimento totale.

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