Skip to main content
Racconti di DominazioneRacconti Erotici EteroRacconti Erotici Lesbo

Un Mondo Spietato – Collana il Dravor Vol.I

By 11 Gennaio 2019Dicembre 16th, 2019No Comments

Koss e Saa

Quello che della sua schiava piaceva di più a Koss era il suo essere sempre in ordine. Saa era sempre fresca e profumata, stupendamente abbronzata e truccata. Saa aveva tre anni meno di Koss, e cioè trentasette anni, ed era con lui da sempre. Era stata la prima schiava di Koss che ne aveva avute tante, ma lei l’aveva sempre tenuta con sé. Saa non era più giovane, ma era davvero bella, una schiava di classe. Era bianca e bionda, portava i capelli corti e laccati, attaccati alla nuca, conservava qualcosa di selvaggio che le schiave più giovani non avevano più e che insieme all’eleganza la rendevano agli occhi di Koss unica. Aveva un corpo aggraziato e felino, era alta, le gambe lunghe, nervose e scattanti, il seno non molto grande, ma sodo e teso, gli occhi azzurri e grandi.

Koss era sdraiato sul lettino della sua palestra e Saa lo stava massaggiando sapientemente.
– Dov’è la padrona? – chiese.
La padrona era Zuna, la giovane compagna di Koss che condivideva con lui potere, piacere e casa, esattamente in quest’ordine, da ormai qualche mese.
Saa non poteva soffrire Zuna che ne ricambiava i sentimenti, ma siccome la padrona era lei, Saa, da quando era arrivata, non se la passava bene. Fosse stato per Zuna Saa sarebbe già finita in qualche bordello di confine per soddisfare le truppe lì residenti. Saa si era salvata da quella triste fine solo grazie a Koss.
Il padrone era appena arrivato da una missione che lo aveva trattenuto per lungo tempo sul confine a nord del Dravor, il grande impero di cui lui era uno dei maggiori esponenti. Era stanco e si stava gustando quel piacevole massaggio, non aveva fretta di sentire la risposta, sapeva che la sua schiava quando doveva parlare della sua padrona aveva la necessità di meditare per scegliere le parole più adatte.
– E’ andata in città a farsi bella in vostro onore padrone. –
– Con te e le altre schiave che ha a disposizione ha bisogno di andare in città per farsi bella? –
Saa assaporò il piacere di aver messo scompiglio tra l’uomo e la donna e rinnovò con maggiore energia il massaggio sulle spalle del padrone.
– Ha anche detto che doveva fare delle compere, ma che sarebbe rientrata prima di cena. –
Koss capì che la sua bella schiava ci stava marciando e cambiò discorso.
– Sono due mesi che manco da casa cos’è successo? –
Questa volta la schiava rispose rapidamente. – Non molto padrone. Il Dravor prospera come quando l’avete lasciato per andare in quei territori selvaggi di confine, in città si preparano le elezioni per eleggere il Grande Drav dei prossimi tre anni. Sembra che questa volta dopo tre neri sarà un bianco, si parla di Host, l’attuale Mirv della giustizia e dopo tre guerrieri penso che sia meglio così, anche se Voi non sarete d’accordo. – Koss l’interruppe.
– Tieni le tue considerazioni per te e dammi i fatti. –
Saa mise il broncio, ma continuò a massaggiare, ora gli stava strizzando con piacere le natiche, si era presa cura di quel corpo mille volte di più di quella smorfiosa di Zuna, riprese anche a parlare. – Dicono che Voi diventerete Mirv per la guerra e per gli interni, l’uomo più potente dopo il Grande Drav. –
Non sarebbe male pensò Koss, poi chiese: – Chi lo dice? –
– Amici di Host. –
La schiava si chinò sull’uomo e iniziò a baciarlo e leccarlo sulle spalle e sulla schiena, Koss non volle sapere altro, chiuse gli occhi e si abbandonò nelle mani di Saa che conosceva il suo corpo meglio di lui stesso.

Koss non aveva alcun rimpianto per il vecchio mondo. Aveva avuto appena il tempo di entrarci che gli era sparito sotto gli occhi in un battibaleno.
Nel 2030, venti anni prima, era appena un ventenne ed era un miserabile impiegato in una ditta di spedizioni a New York. Il giorno che in mezzo mondo scoppiarono le bombe atomiche lui, per sua fortuna, era in ferie, in Africa. Quelle ferie furono la sua salvezza e la sua fortuna, mentre la maggior parte del vecchio mondo civilizzato scompariva, lui si trovava in una delle poche parti del globo che rimase intatta, ma quello che successe subito dopo in quel continente non fu proprio piacevole.
Nel giro di pochi mesi si scatenarono migliaia di feroci guerre per bande, tutti gli equilibri sociali saltarono e le fragili istituzioni africane furono travolte. Solo in questi primi mesi ci furono centinaia di migliaia di morti, ma il peggio doveva ancora arrivare. A quel tempo in Africa erano già presenti milioni di bianchi e di gialli e dopo le bombe ne arrivarono, con ogni mezzo, molti altri da ogni parte del mondo cercando di mettersi in salvo. La stragrande maggioranza era già stata colpita dalle radiazioni in modo irrimediabile ed arrivò in Africa giusto per morirvi. I pochi che sopravvissero furono tra le prime vittime di quella strana guerra, totalmente impreparati a quegli eventi morirono o furono tra i primi a diventare schiavi delle bande che si facevano la guerra.
Saa, che all’epoca aveva diciotto anni, fu una di queste, era arrivata dall’Europa con i suoi genitori, che furono uccisi durante una scorreria e divenne la schiava di Koss, che da due anni comandava una banda di disperati di ogni razza. E’ impossibile trovare una motivazione a quanto successe, anche perché se al nord gli scontri furono essenzialmente religiosi e nel centro del continente tribali, nel sud, dove Koss si trovava, la guerra si scatenò prima per impadronirsi delle ricchezze del paese e poi per dividersi quel poco che un paese devastato poteva fornire per non morire di fame.
Ma non ci fu solo la guerra. Le atomiche produssero disastri inimmaginabili, nei primi mesi che seguirono le esplosioni piovve continuamente e le inondazioni fecero più vittime delle diverse guerre, quando poi smise di piovere ci fu siccità per diversi anni e così perirono diversi altri milioni di uomini. Il risultato fu che dopo cinque anni, tra guerre, carestie, inondazioni e quant’altro il continente regredì rapidamente di secoli.
I morti furono decine di milioni e presto la tecnologia sparì, sparirono l’uso della corrente elettrica e delle macchine. I fucili e le pistole tuonarono fino a che non furono sparati gli ultimi colpi, poi si ritornò all’uso di quelle più primitive, come le spade e le lance o le frecce e le balestre. Koss nell’ambiente che si andava formando si trovò bene. Era giovane e forte, alto e robusto, terribile quando, con i lunghi capelli neri e fini che si agitavano al vento, maneggiando la grande spada, che aveva sottratto ad un nemico, seminava il terrore tra gli avversari. La vita randagia ed all’aperto l’aveva indurito nel volto, le guance si erano scavate e gli occhi si erano leggermente infossati, ma il corpo era un fascio di muscoli e l’uomo appariva terribilmente affascinante.
Ovviamente era abbastanza privo di scrupoli per ottenere il rispetto di quell’ambiente. Quando fu fatto prigioniero, da una delle prime bande, riuscì a liberarsi, ma invece di scappare uccise il capo e ne prese il suo posto. Più di metà di quella banda erano neri, ma c’erano parecchi gialli e molti bianchi, quello che li univa era la brama di ricchezza e la possibilità di difendersi dalle bande avverse, le stesse motivazioni che avevano gli appartenenti alle altre bande.
C’erano molte donne che fin dall’inizio parteciparono ai combattimenti e che per sopravvivere diventarono dure come e più degli uomini. Divennero le compagne dei guerrieri e guerriere loro stesse. La necessità di avere degli schiavi in quelle condizioni fu immediata. Le bande diventavano sempre più grandi ed ormai assomigliavano sempre più ad eserciti di diverse migliaia di persone. In quella situazione ci volevano donne ed uomini che si prendessero cura di chi combatteva e lavorassero per loro. Come sempre, accadde che gli schiavi vennero utilizzati anche sessualmente ed anche in questo caso le donne guerriere non rimasero indietro. Rapidamente caddero le inibizioni e le amazzoni si presero il loro spasso, anche quando avevano dei compagni, che dovettero smettere presto di essere gelosi.
Mentre le città venivano rase al suolo le bande iniziarono ad impadronirsi di un territorio ed in modo primitivo lo difesero e si organizzarono. Chi era fuori da queste bande o morì o fu reso schiavo, ciò capitò spesso anche a cittadini, a quel tempo, ricchi e potenti. La carestia fece una strage epocale, solo i più duri sopravvissero, sia tra gli schiavi che tra i guerrieri. Ci vollero dieci anni per raggiungere un equilibrio ed un nuovo ordine. Quando nel sud dell’Africa, le bande, che all’inizio erano migliaia si ridussero ad un centinaio di eserciti, fu possibile arrivare ad un accordo e fu fondato il Dravor.
Nessuno ci avrebbe scommesso un tozzo di pane che sarebbe durato, ed invece funzionò. I contrari furono sterminati. Koss fu uno dei fautori dell’accordo. Intanto la popolazione si era ridotta da alcune centinaia di milioni a pochi milioni, una stima diceva che gli abitanti del Dravor erano ormai solo poco più di otto milioni, ed ormai due terzi dei sopravvissuti erano schiavi. L’accordo era necessario se non volevano morire tutti e nonostante le devastazioni c’erano grandi ricchezze e tanto potere da dividere su un territorio immenso che era tutta l’Africa australe.

Tutto era distrutto, bisognava inventare tutto di nuovo.
Il modello scelto fu semplice. Prima di tutto c’erano i dravoriani, ovvero i cittadini del Dravor, e poi gli schiavi. Tra i dravoriani c’erano i guerrieri e coloro che a vario titolo avevano fatto parte delle bande che avevano vinto e costituito l’impero. Koss divenne uno dei row (la carica più alta) dell’esercito del Dravor che si andava a costituire e quindi si dovette provvedere ad un minimo di organizzazione imperiale, con cariche di ogni tipo e quindi una conseguente burocrazia che però non divenne mai molto pesante. Tutti i guerrieri che c’erano al momento dell’accordo non erano poi necessari, ma ne servivano sempre tanti per sorvegliare tutti gli schiavi e venne così costituita una polizia, la guardia imperiale, e un esercito per difendere le frontiere, l’esercito imperiale. Altri guerrieri ritornarono ai loro vecchi mestieri, quelli che nelle condizioni attuali erano possibili, lavori artigianali e commerciali. Le terre, ve ne erano in abbondanza per tutti, furono divise tra i guerrieri, naturalmente i capi si presero estensioni enormi, grandi quanto provincie, ma anche i cens, i dravoriani più semplici, ebbero il loro appezzamento, dopo questa divisione il 90% del territorio era ancora libero e tornava a diventare selvaggio e vivo come secoli prima. Anche gli schiavi furono divisi di conseguenza, la grande maggioranza finì nei campi, ma altri furono mandati a servire la borghesia commerciale ed artigianale che si raccolse nei villaggi e nelle poche città che sorsero, altri ancora furono mandati a svolgere i lavori più umili, ma qualcuno tra i più capaci ebbe importanti incarichi nell’amministrazione anche se mai decisionali. Koss prese per sé oltre al ruolo di row nell’esercito del Dravor che condivideva con altri nove, di cui tre erano donne, un feudo grande quanto una provincia, la zona che durante la guerra aveva controllato, che per attraversarlo a cavallo ci volevano due giorni, e una grande tenuta, dove costruì la sua casa, vicino a Kuanta, la capitale del Dravor.

Saa quando fu presa prigioniera rischiò di essere violentata da tutta la banda, era la prima cosa che succedeva ad una schiava, fu Koss a salvarla mettendola sotto la sua protezione, come sua schiava personale e Saa gliene fu riconoscente. Il giovane si mosse a compassione per la sorte della schiava, la sua non era pietà, lui e la sua giovane compagna, Kira, avevano bisogno di una schiava personale, entrambi avevano troppe responsabilità nella banda per poter dedicare tempo alle beghe domestiche. Avevano già degli schiavi per le loro necessità personali, ma c’era bisogno di una che sapesse organizzarli e avesse un po’ di stile ed educazione. Saa era adatta allo scopo, era terrorizzata, ma gli altri schiavi erano ancora più impauriti di lei e quando Koss disse loro che dovevano obbedirle lo fecero. Dopo qualche giorno la grande tenda di Koss divenne la più accogliente del campo e Saa iniziò ad essere rispettata come una buona schiava.
Aveva ancora molto da imparare, ma Koss piano piano l’addestrò a quelli che erano i suoi doveri ed iniziò anche ad affezionarsi a lei. Anche a quell’epoca Saa dovette condividere il suo padrone con un’altra donna, l’amante di Koss del tempo, una sua coetanea di nome Kira che più di Koss si prese la briga di insegnare alla schiava quali erano i suoi compiti. Kira era tuttora una donna potente, era la Dravna dello Stravor dei Grandi Laghi, una bella regione situata al nordest del Dravor, in cui si trovavano le terre di Koss e dove anche lei possedeva grandi estensioni di terreni. Nel territorio amministrato da Kira c’erano una ventina di feudi, quello più grande era di Koss, poi c’erano i feudi di altre importanti personalità ed alcune migliaia di appezzamenti di pochi ettari. Il Dravor era diviso in venti Stravor, quindi dopo le cariche più importanti di Grande Drav e Mirv venivano quelle di Drav o Dravna per le donne. Kira come redditizio hobby possedeva e dirigeva la scuola di kalsna (schiave da letto) più importante del Dravor, la prima schiava su cui aveva esercitato la sua passione era stata Saa.

https://novelleerotiche.wordpress.com/

Koss99@hotmail.it

https://www.kobo.com/it/it/search?Query=koss
https://www.amazon.it/Koss/e/B06WVH29MD

CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLE CAMS GIRL ITALIANE

Free porn videos

Il Dravor

Zuna era la figlia ventenne di una rowna, una delle tre che all’inizio lo erano diventate con Koss e che era ancora tale, il nome del padre non si seppe mai. Zuna era entusiasta di poter seguire le orme della madre, a diciotto anni era entrata nell’esercito ed aveva già raggiunto il grado di karsna. Koss l’affascinava, ma all’inizio della loro relazione aveva soprattutto pensato che le potesse fare comodo. Zuna era chiara di carnagione, ma i capelli erano corvini e lunghi fino alla spalla, era robusta, ma non molto alta, aveva occhi grandi e neri, con un seno grande e sodo, il corpo era allo stesso tempo muscoloso e sinuoso. Muscolose erano le gambe, in particolare i polpacci, ma aveva le cosce ben tornite, aveva la schiena dritta, ma il petto era generoso, il viso era spigoloso, ma la bocca carnosa. Questi piacevoli contrasti avevano acceso l’interesse di Koss, che non aveva nessun desiderio di trovarsi una compagna stabile, ma che invece, lentamente, si era lasciato irretire da quella giovinetta. La rowna approvava la relazione della figlia e vedeva una eventuale e stabile unione di buon occhio.

Il quadro che si presentò agli occhi di Zuna quando mise piede nello studio di Koss era abbastanza arrappante, ma tale da suscitare la gelosia della karsna. Saa era inginocchiata tra le gambe del suo padrone che stravaccato in poltrona si stava godendo il portentoso pompino della sua schiava. Saa ci metteva tutta se stessa ed era molto brava. La sua bionda testolina andava su e giù sulla verga di Koss instancabile e devota, la sua lingua guizzava sul palo di carne stimolando Koss con grande perizia. Le sue mani non erano inattive, ma senza posa si muovevano sulle cosce del padrone e quando era il caso massaggiavano lo scroto. Le sue bianche tette si agitavano ed accarezzavano pure loro dolcemente le gambe di Koss, e Koss godeva, sì la sua schiava in quei mesi gli era mancata ed ora si stava rifacendo. Zuna avvampò di eccitazione e di gelosia. Come una furia si avventò sui due, fece rotolare la schiava sul pavimento senza più curarsi di lei e guardando l’amante negli occhi lentamente si sollevò il vestito nero che contrastava piacevolmente con la sua pelle candida e si tolse le mutande, poi sempre lentamente senza dire una parola afferrò la verga dell’amante stringendo violentemente.
Koss s’irrigidì ed ebbe un attimo di paura, stava per reagire, ma lei gli sorrise ed allora l’uomo si distese, però rimase guardingo. Non era la prima volta che la sua amante si dimostrava violenta nei suoi confronti, fino a quel momento era stato piacevole, ma non si sapeva mai dove l’istinto sadico poteva condurla, a lui poteva anche andar bene, purché il tutto avvenisse sotto il suo controllo. Zuna poggiò le ginocchia sul bordo della poltrona e si calò sull’asta dell’uomo, la sua vulva aperta e spalancata accarezzò e si fece accarezzare dalla cappella dell’uomo che ora rischiava di venire senza neanche averla penetrata. Zuna strinse e Koss riprese il controllo di se stesso, quando Zuna si rese conto che l’amante era pronto si lasciò calare sull’asta dell’uomo e gemette soddisfatta, poi si chinò e lo baciò con violenza mordendogli il labbro. Intanto Zuna aiutata da Koss si sbottonava la camicia sul davanti liberando le favolose tette. A Koss non dispiaceva farsi dominare da quella giovane karsna che aveva il fuoco nelle vene, ma non più di tanto. Per qualche minuto la lasciò fare, poi l’afferrò per i capelli tirandole la testa indietro ed ottenendo di trovarsi di fronte alla bocca il seno bianco e sodo dell’amante che baciò e morse con furia. Zuna gemette e gridò all’amante – Sei un porco. Ritorni dopo due mesi e pensi solo alla tua schiava. Maiale! – Mentre proferiva questi insulti Zuna continuava appassionatamente a scopare. Le sue natiche si muovevano sull’asta dell’amante senza posa. Koss rispose agli insulti, ma con fare bonario.
– E tu dov’eri, perché non eri qua ad accogliere il tuo amante. – Intanto continuava a morderla sulle tette ed a graffiarla sulle natiche. Anche Zuna gradiva quei modi ruvidi. Raggiunsero insieme l’orgasmo e gridarono il loro piacere, infine si accasciarono una nelle braccia dell’altro soddisfatti e stanchi. Saa era rimasta nuda e scossa, abbandonata sul pavimento, non aveva osato muoversi, conosceva Zuna da poco, ma aveva imparato a diffidarne, avrebbe voluto scappare via, ma nessuno le aveva ordinato di lasciare la camera, nel frattempo affascinata aveva seguito la scopata dei due amanti rimpiangendo di non essere al posto della padrona. Quando Zuna si riprese si sollevò dall’asta che ancora la penetrava e perdendo il sugo che l’aveva riempita si sistemo sul bracciolo della poltrona.
– Che troiaio. Su schiava, vieni qui a pulire tutto. –
Saa arrossì ed avanzò carponi verso i due amanti, quindi avvicinò la sua servizievole lingua alla fica della padrona. Zuna con una mano abbracciava Koss mentre lo baciava e con l’altra mano guidò la testa di Saa tra le sue gambe. Saa la ripulì coscienziosamente e quindi la padrona la spinse sulla cappella dell’uomo. Saa se ne prese cura e mentre ripuliva il padrone sentì tra le sue gambe farsi strada il piede della sua amante. Saa sentì dapprima il dorso del piede, poi le dita affusolate e nervose della padrona. Queste ultime erano pericolosamente dotate di unghie tanto lunghe quanto belle, smaltate di un vivido rosso.
Zuna si stava fottendo così la schiava, che ormai eccitata oltre ogni limite si lasciò di buon grado fare dal piede della padrona mentre cercava di completare il pompino che molto tempo prima aveva cominciato. Infatti Koss aveva rizzato nuovamente e sotto i baci e le carezze di entrambe le donne stava rapidamente per raggiungere un nuovo orgasmo. Anche Saa voleva godere e per ottenere il piacere agognato si era impalata senza ritegno sul piede proteso della padrona, incurante del pericolo rappresentato da quelle lunghe ed affilate unghie. La schiava aveva sincronizzato il movimento del bacino con quello della testa e sperava di raggiungere l’orgasmo nello stesso tempo in cui avrebbe fatto godere il padrone. Ci riuscì mirabilmente, non per nulla era una delle migliori schiave, se non la migliore, del Dravor.

Quella del Dravor era essenzialmente una società rurale, con diverse cittadine sparse per l’impero che avevano funzioni amministrative per il territorio circostante e nelle quali si concentravano le attività commerciali ed artigianali. Non vi erano industrie vere e proprie, anche se vi erano aziende di trasformazione con diverse centinaia di schiavi che trattavano le più svariate materie prime e qualche miniera che poteva contare anche un migliaio di schiavi. La mancanza di energia e di tecnologia impediva che l’industria si sviluppasse ulteriormente ed il governo del Dravor era attento a che venisse mantenuto lo status quo.
Kuanta sorgeva nell’estremo sud, sul mare non lontana dall’antica Città del Capo che ormai era un cumulo di rovine. Kuanta in quel momento contava centomila abitanti tra dravoriani e schiavi, con una leggera prevalenza di questi ultimi, circa sessantamila. Gli schiavi che vivevano nella capitale lavoravano essenzialmente come domestici o per l’amministrazione locale e del Dravor, ma non pochi lavoravano negli esercizi commerciali o professionali dei loro padroni. Quelli che lavoravano per l’amministrazione svolgevano tutti i lavori più umili, come gli uomini e le donne delle pulizie nelle strade e nei palazzi del Dravor, ma non pochi, quando erano dotati di discreta cultura, ricoprivano importanti incarichi nella burocrazia.
A Kuanta, ma in piccolo, situazioni analoghe, c’erano nelle altre città, gli schiavi che non vivevano nelle case dei loro padroni avevano le loro abitazioni in due quartieri specificatamente destinati a loro. Erano case piccole ad un piano, ma ben curate, con piccoli giardini sul retro ed erano fornite o dall’amministrazione o dai rispettivi padroni. Gli schiavi che non vivevano con i loro padroni ricevevano una paga commisurata alla loro attività che permetteva loro di vivere. Quelli che svolgevano compiti di una certa importanza ricevevano una buona paga. Dopo le nove di sera gli schiavi dovevano essere tutti a casa, potevano muoversi liberamente nel loro quartiere, ma non ne potevano uscire. Oppure potevano muoversi a seguito di un padrone, oppure con uno speciale lasciapassare rilasciato dal loro padrone. Gli schiavi erano facilmente individuati dalle continue ronde che battevano sia le strade di città che di campagna, portavano un collare di cuoio, se uno schiavo veniva trovato senza collare era finito. I dravoriani appartenevano a tutte le classi, artigiani, commercianti, burocrati, uomini e donne che esercitavano una professione e naturalmente militari.
I dravoriani naturalmente vivevano in abitazioni più grandi e più belle, in quartieri più o meno eleganti e più o meno prestigiosi, i più ricchi in ville fuori città circondate da parchi immensi. C’erano però delle consistenti eccezioni, non pochi dravoriani vivevano in situazioni peggiori di non pochi schiavi. Infatti se gli schiavi non potevano possedere beni immobili o altri schiavi o svolgere attività in proprio era pur vero che alcuni di loro, sotto forma di paga o di regali, dei loro padroni potevano accumulare anche discrete fortune. Nel centro di Kuanta si trovava di tutto: negozi, cantine, locali per ammazzare il tempo e divertirsi, servizi di ogni genere. Ogni bene affluiva dalle diverse provincie del Dravor nella ricca capitale: tessuti e legname, ferro e gioielli, materiali edili e mobili, schiavi e cavalli, alimentari e liquori.

La lingua che si impose fu un misto delle diverse e principali lingue che tutti quegli uomini parlavano, vennero create nuove parole che non esistevano per descrivere le nuove usanze ed i nuovi costumi.
Anche l’abbigliamento sentì l’influsso delle diverse culture che si fusero nel Dravor, essenzialmente quella occidentale, quella orientale e quella africana. Il clima del Dravor era prevalentemente caldo, tranne in qualche zona di montagna non venivano quindi utilizzati cappotti, soprabiti e pellicce. Le pellicce più preziose venivano quindi utilizzate a scopo essenzialmente decorativo e per abbellire e riscaldare le case, conservavano quindi il valore che avevano avuto in passato, ma non erano richieste in grande quantità, ne guadagnò la salute degli animali più rari. La pelle degli animali più comuni venne invece utilizzata per diversi scopi, forse anche più di prima, per quanto riguardava l’abbigliamento, essenzialmente per le scarpe e le borse. I dravoriani più poveri, i soldati, le guardie e coloro che svolgevano lavori manuali nei campi o nelle officine vestivano generalmente in pelle. I sarti o le fabbriche tessili utilizzavano la pelle di bufali, gazzelle ed animali molto diffusi per realizzare giacche e pantaloni destinati a questa gente che costituiva, dopo gli schiavi, il nucleo più vasto del Dravor. I più ricchi avevano anche loro dei vestiti di pelle per le attività all’aria aperta. Si può dire che i vestiti in pelle venivano dalla tradizione africana, si trattava di giacche larghe e comode e di pantaloni che si indossavano quando si stava nella foresta o nella savana o si andava a cavallo. Generalmente con questo abbigliamento, sia gli uomini che le donne, indossavano calzature che erano scarponi o scarponcini o stivali. Il cavallo nelle diverse situazioni in cui poteva essere impiegato era diventato l’unico mezzo di trasporto del Dravor. I dravoriani benestanti o che non svolgevano lavori manuali, oltre ai vestiti più sportivi in pelle, avevano nel loro guardaroba, per quanto riguardava gli uomini, giacche e pantaloni di tessuti freschi come il lino o la seta o di lana leggera, si trattava di vestiti larghi e comodi, sfarzosi e colorati, che indossavano gli impiegati degli uffici o gli uomini più importanti, la differenza era essenzialmente data dal valore del tessuto, dal taglio e dalla sartoria. Le donne indossavano vestiti e gonne, anche questi erano larghi, comodi e sfarzosi, ma per le donne c’erano diverse eccezioni. Non esisteva una moda, ma le più ricche avevano i loro sarti che soprattutto nella capitale mettevano molta fantasia al servizio delle loro committenti. Questa sartoria era un misto di look occidentale e coloniale che da un lato ricercava la comodità e dall’altra non rinunciava all’eleganza. Erano state abolite per gli uomini le cravatte e per le donne i foulard, mentre entrambi i sessi facevano largo uso dei cappelli. Gli schiavi generalmente indossavano i vestiti che meglio si confacevano al loro lavoro, ma generalmente ampie casacche di cotone, qualcuno vestiva in pelle e qualcuno indossava anche giacche e pantaloni. Non c’erano regole definite. Le schiave personali dei padroni ovvero le kalsna, vere e proprie schiave di piacere, che solo i padroni più benestanti potevano permettersi vestivano secondo i desideri dei loro padroni. Per i padroni era motivo d’orgoglio poter mantenere al meglio una o più kalsna.

Host sarebbe stato il quarto Grande Drav. Il Grande Drav veniva eletto dal Consiglio dei Capifamiglia degli originari centotrenta capi delle bande che avevano fondato il Dravor, solo pochi erano morti ed erano stati sostituiti dai figli. Il Consiglio dei Capifamiglia poteva decidere, ma solo a grande maggioranza e con serie motivazioni di includere un nuovo membro ed allo stesso modo poteva decidere di escluderne uno. Nei primi dieci anni di vita del Dravor non vi era stato nessun escluso e solo due nuove famiglie erano state incluse. Una volta eletto il Grande Drav sceglieva i Mirv, sempre tra le centotrenta famiglie, che avrebbero governato con lui; e questi sceglievano i Was che dovevano lavorare con lui. A queste cariche potevano accedere tutti gli uomini o le donne libere. Tra i compiti del Mirv della guerra e dell’interno c’era quello di nominare i Row ed i Drav. Andò proprio come Saa aveva previsto, Grande Drav venne eletto Host che nominò Koss Mirv.

https://novelleerotiche.wordpress.com/

Koss99@hotmail.it

https://www.kobo.com/it/it/search?Query=koss
https://www.amazon.it/Koss/e/B06WVH29MD

CLICCA QUI PER ACCEDERE ALLE CAMS GIRL ITALIANE

Free porn videos

Leave a Reply