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VUOLE UNA PADRONA OD UNA SCHIAVA? FORSE UN PADRONE?

By 30 Aprile 2014Dicembre 16th, 2019No Comments

Diario

Stefy oggi mi ha toccata sotto le mutandine. Speravo che l’ avrebbe tentato perchè ormai, nonostante non lo avessi mai fatto e provassi vergogna, lo volevo pure io. Ecco, ero curiosa sopratutto. Fuori dalla scuola abbiamo preso la solita strada, pedalando con foga. Prima del ponte rotto abbiamo girato per la vecchia Badia. Mi ha baciata, ed ho lasciato mi carezzasse il petto, senza dire basta questa volta. Oltre ad infilare le mani sotto il reggipetto, come le ultime volte, ha cercato di entrare oltre che sotto la gonna anche sotto le mutandine. Ci ha infilate le dita toccandomi e carezzandomi un poco, li in basso. Un poco solo perchè avevo paura arrivasse gente, ma… è stato bellissimo e mi son sentita tremare. Poi, a casa ho dovuto lavarmi e lavare le mutande nascondendole per non farle vedere a mamma. Avevo pronta comunque una balla: una goccia di pipì in classe quando stava per suonare la campanella,

Diario.

Chiuso il PC sto a pensarci a lungo. Se la cosa fosse solo possibile… Dice di volermi come schiava. Mi addestrerà, sarà dolce ma inflessibile, dice…ed io voglio avere…no, voglio essere una schiava ubbidiente. Devo essere dominata, da sempre, da quando le tette si vedevano appena e le spingevo in fuori gonfiando i polmoni. I ragazzi non valgono niente, li mando al diavolo o li smonto perchè mi vien da ridere. Neppure sapevo bene cosa volesse dire avere una padrona, avevo letto, una pagina o due prima che Robby tornasse in sala da pranzo. Lui era più grande di me, neppure mi vedeva. Mi dava solo qualche lezione.
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Diario

La Signora ha smesso di baciarmi e toccarmi. Nel farlo mi ha tolto quasi tutto. Se non vuoi smetto, dice fissandomi. Vuoi che smetta? Non ho saputo rispondere, ero già col reggipetto mezzo abbassato ed i capezzoli duri da far male. Via il reggipetto dice ridendo. Sei proprio bella, un amore, lo sai? Queste due tettine valgono un Perù. Sotto le mutande mi aveva già carezzata Stefy, ma lei è molto più brava. Per togliermi le mutandine che ormai erano alla altezza delle ginocchia mi ha fatta mettere in piedi. Si è alza dal divano ed inginocchiata davanti a me, passando la lingua sui capezzoli, succhiandoli per poi scendere sempre più in basso. Allarga un poco le gambe amore. Credevo volesse baciarmi anche li, invece ci ha messo la mano. Questa è mia, tu sei mia, la mia schiavetta. Mettiamoci comode cara, aiutami a spogliarmi, si, voglio stare comoda…anzi vieni, andiamo a letto insieme, con la tua padrona. Baci e carezze come neppure immaginavo si potesse fare. Dimmi, sei la mia schiavetta cara, sul serio lo vuoi? Non sapevo cosa dire ed ho risposto di si. Anche se avevo paura lo volevo, stavo bene con lei. Allora devi capire che come tua Padrona posso fare quello che voglio, sculacciarti per esempio, per inegnarti ad ubbidire.

Mi sculaccia facendomi il sedere rosso. Ho pianto. Poi è stato meglio. Mi ha carezzata fino a farmi bagnare due volte. Ma ha detto che sopporto poco, che dovrò imparare. Ma essere toccata come fa lei, da una donna, mi…piace? Più che con Stefy? Lei certo ci sa fare, è più esperta, e, donna, sa bene dove e come toccare un’ altra donna…si, mi piace.
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Diario

Come Stefy, la Signora deve partire. Quasi senza preavviso mi lascia a succhiarmi il dito, a toccarmi da sola, il che non è il massimo dopo quei pomeriggi infuocati. Una volta c’ era una altra signora, una amica di passaggio, molto gentile. Però dopo hanno litigato per me. Ma neanche con la signora era il massimo. A lei piaceva menarmi di brutto, farmi il sedere rosso a scapaccioni, ed a me pian piano cominciava anche a piacere, ma solo fino ad un certo punto. Mi piaceva il ‘poi’, quando diceva che ero una brava schiavetta, e che sarei diventata perfetta. Ci carezzavamo baciandoci dappertutto, anche li fra le gambe e mi piaceva da morire, sia baciarla che farmi baciare e coccolare da lei ma è finita.
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Diario

Un Padrone od una padrona? Non so decidermi. Chatto con maschi e femmine. Sono ancora vergine quando almeno una o due compagne di scuola la hanno gettata alle ortiche da tempo. Forse la avevano già data via quando mi stendevo sulla vecchia lapide con Stefy. Già, Stefy! Chissà che fine ha fatto. Le mie prime coccole innocenti le ho fatte con lui su una vecchissima pietra tombale di un frate morto chissà quando. Era il posto migliore perchè ben nascosto; alla vecchia Badia non arrivava mai nessuno. La strada non era carrozzabile. Comunque è con lei che ho corso il rischio di farmi sverginare, con la Signora. Si era procurata un aggeggio da legarsi davanti. Con i polsi legati al gancio del soffitto aspettavo terrorizzata ed ansiosa la novità. Lo scudiscio ed il resto. In genere non poteva lasciarmi segni, c’ era il pericolo che mamma…
Questa volta approfittavamo che mamma fosse via per due settimane, una bruttissima bronchite da curare altrove. Una telefonata improvvisa e dieci minuti dopo ero sulla strada per il mio paese. Se n’è partita in fretta e furia dopo qualche giorno. I saluti e le poche spiegazioni per telefono. Anche di lei non ho saputo niente ed è passato un anno, quasi due.
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Diario

Un Padrone od una Padrona? Mi ci arrovello. Qui, se una va solo al cinema con un ragazzo più di una volta, la considerano fidanzata, e poi nessun ragazzo mi sembra…mi piace abbastanza. C’ è lui, Pietro, ma non gli interesso. So che ha avuto delle ragazze, in città però o in altri paesi non troppo vicini. Ragazze grandi o già sposate. Può darsi siano solo palle che hanno attecchito e girano sottovoce. Mi è sempre piaciuto, da lui…con lui…ecco, con lui si. Ha quasi un anno più di me, questione della data di nascita, ma per pochi giorni io sono stata presa in prima elementare a cinque anni, questione di qualche giorno appunto, lui no, per qualche giorno solo ha dovuto aspettare e faremo l’ ultimo anno delle superiori in due scuole diverse ma nello stesso anno. Manca poco alla fine della scuola, l’ anno prossimo gli esami. Io il diploma alla scuola alberghiera, lui la maturità. E’ bravissimo a scuola, io me la cavo discretamente se pure non mi ammazzo a studiare e sono le materie non tecniche a fregarmi: italiano matematica, storia…
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Diario.

Mamma è morta. E’ morta anche la mamma di Pietro. Sulla stessa macchina, lavoravano insieme erano socie.
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L’ appartamento è piccolo per due estranei di sesso diverso e neppure centrale, ma devono accontentarsi. Una stanza da letto d’ angolo ed una cameretta con un lettino e poco altro. Ne l’ ingresso per fortuna le pareti sono in realtà due grandi armadi a muro. C’ è ancora una sala ed un cuoci vivande. Proprio piccolo il posto non è. Le madri lo avevano intestato ai due ragazzi come investimento, anni prima. Questi hanno anche ereditato la attività delle due, trovando un gestore che paga abbastanza; di che farli viverci e studiare ma a patto che liberassero i due appartamentini contigui in cui vivevano le due socie, ed in fretta. Nei due piccoli appartamenti, al paese, quello doveva alloggiare la numerosa famiglia. E’ un affare, avevano detto tutti. Non mi oppongo aveva detto il giudice tutelare della ragazza poco interessato perchè la tutela sarebbe finita pochissimo tempo dopo, un paio di mesi, anzi meno, appena lei arrivasse a compiere diciotto anni.

Milano non era certo vicina ma vivere in quella casa era la soluzione più logica. L’ unica soluzione anzi. Poco dopo la fine de l’ anno scolastico si trasferirono. Qualcuno al paese storse il naso ma estranei poi non sono. Son cresciuti insieme, porta a porta, dalla fine delle elementari.
Pietro da sempre evita di guardarla troppo, sua madre, quando erano entrambi ragazzini era stata chiara: niente casini con la figlia della mia socia! Le parole di certo erano diverse ma il succo del discorso era stato questo e recepito chiaramente dal ragazzo tredicenne o poco più. Recepito ed assecondato, tanto da divenire un seconda natura. Gli piaceva però e sapeva di piacerle.

Lucia sta per uscire. Avevano invitato anche me, una famiglia del paese che per un guasto alla macchina ha dovuto fermarsi a dormire a Milano. Pranzano e prima di sera partono, dormiranno a Firenze. Ieri sera li abbiamo invitati per un caffè, ma questa mattina Lucia ha telefonato avvertendo che sarebbe stata la sola ospite. Lei ci tiene, hanno una figlia di cui è amica. Una frottola ben congegnata ed avrò il tempo che cerco da quando il trasportatore ci ha consegnato, pochi giorni fa, le ultime cose tra cui i nostri PC. Lei nel PC ci tiene il diario, da anni. Ne sono un lettore curioso ed interessato fino allo spasimo. So tutto dei suoi amorazzi, delle sue passioncelle, delle due volte che quasi si è fatta sverginare. Da mesi però, per una ragione o per l’ altra non riesco più a stare solo con il marchingegno in questione. Ha una pass ovviamente ma la conosco da anni e non la ha mai cambiata. Quando per qualche ragione ero sicuro che non tornasse nessuno, andavo da loro, ero di casa e potevo entrare ed uscire, lo accendevo e leggevo, da anni. E’ più vecchio del mio, lento, ma per quello che lo usa va ancora bene. Ci passo ore adesso perchè ha caricato parti del diario che teneva altrove, su una chiavetta che neppure sapevo esistesse. Quando ha scritto alcune di quelle cose, le più vecchie, le chiavette neppure esistevano. E’ lei che ne parla, nel diario, come prima ha parlato di dischetti. Qualche tempo fa deve aver trasferito i dischetti sulla chiavetta e prima di partire, dalla chiavetta al disco del PC. Perché? Mentre rimetto tutto a posto mi chiedo dove sia la chiavetta e magari i dischetti e se abbia copiato tutto. Magari mancano le parti più piccanti… Però più piccanti di quando descrive la prima volta che la signora la spoglia, -mi lecca lentamente tutto, proprio tutto…la lingua sale così piano che sembra immobile e vibrare soltanto, ed è ansia ed aspettativa la mia, e piacere, speranza di godere ancora di più quando sarà più in alto…di colpo, sorprendendomi, lecca leggera il clitoride…mentre mi ficca il dito su per il sedere lo gira un poco, fa male un poco, ma…e lentamente mentre ormai sono tutta un tremore…-.

Tutto a posto, sono le tre e mezza. Mi faccio un panino e ci penso su. I dischetti? E perchè sui dischetti? Una ragione c’ è, potrebbe almeno esserci. Sua madre ed anche la mia se per questo, non sapevano neppure accendere un PC. Giravano alla larga. Hanno imparato a fatica a schiacciare i bottoni del bancomat. La parte del diario che conoscevo era ben nascosta ed un estraneo…no, avrebbe dovuto cercare bene. Perché allora far tanta fatica? Una risposta possibile è che…ma sarebbe da scemi, eppure… Se la parte che già conoscevo è, anzi era, roba da farla massacrare da sua madre, quello che oggi ho letto è molto peggio. Può aver messo su dischetto solo appunti più o meno innocenti per poi, in queste settimane averli ampliati. Ampliati od inventati. Ad esempio chi fosse Stefy o Stefano che sia oppure la signora che stava per frustarla e sverginarla. Ed accenna appena al tizio che a sua volta quasi la sverginava. Non se ne parla più di tanto. A meno che non fosse ancora Stefy…ma di lui dice di non aver più saputo niente.

Guardo l’ ora. Se quelli non si sbrigano a Firenze non ci arrivano per cena. Fa caldo, una doccia e mi rado. Le ho detto di usare questo bagno ma si è intestardita. Vuole usare ed usa il bagnetto fuori del cuoci vivande. Non è una strafica ma almeno carina e più che carina lo è. Sua madre la costringeva ad infagottarsi…gonne lunghe sotto le ginocchia di parecchio. Roba da vecchi. Oggi invece era vestita con le poche cose che ha acquistato ultimamente, una rivelazione.

Pietro deve essere in bagno, anzi c’è, sento dei rumori. Vado a prepararmi per fare anche io una doccia, solo che il bagnetto è piccolo, scomodo. Lui mi parla, cerca anzi la mia compagnia, ma si ferma la. Sono per lui…cosa? Non esisto per quello. Chissà, nella scuola nuova. Tra i compagni c’è magari un ‘lui’ giusto per me. Penso a questo perchè a Roberta non voglio pensare. Lo chiederà di nuovo ai genitori e mi telefona. Però ci credo poco. E’ stata solo la cosa di una gita in montagna, ed io cretina che…

Esco e lo trovo in sala. Ha ancora i capelli bagnati ed indossa sui pantaloni del pigiama una giacca da casa. Ero andata io a sceglierla con sua mamma e la mia. Di seta color marrone chiaro, semplice, appena modellata, elegante però. E’ cresciuto, dopo un paio di anni gli tira sulle spalle, ma gli sta ancora bene.
-Vuoi un caffè- gli chiedo, e subito dopo, quasi il rimorso di averlo lasciato solo mi fa chiedere se abbia mangiato qualcosa. -Ho mangiato, ma si, un caffè lo prendo volentieri- mi risponde, -grazie.-
Mi giro per andare in cucina e mi guardo allo specchio. E’ sempre stato discreto, mai battute di nessun genere, mai occhiate…quel tipo di occhiate. Ma indosso la gonnella che mamma vietò assolutamente portassi. -Troppo corta e ti fascia troppo, mostri tutto- disse arrabbiata. Se avesse saputo che avevo comprato, sempre al mercato anche una stringa, quella specie di mutande…cazzo, mi sta lumando il sedere! Un attimo solo ma ne sono sicura. Vado verso la cucina, qualche passo soltanto che percorro sculettando un poco. Me ne rendo conto mentre scompaio oltre l’ uscio e ne rido. ‘Così ti piace il mio sedere!’ Faccio fatica a trattenere una risata rumorosa ma dal ridere silenziosamente non mi trattengo. Poi smetto di ridere, penso a Roberta. Chissà, forse. Non ci spero troppo anche se quel pomeriggio su l’ erba, ben celate dai cespugli la ho spogliata senza badare alle proteste. Tra i cespugli sembrava entusiasta mentre gemeva di goduria. Godeva mentre le facevo male, lo so, ne sono certa. Ho stretto forte tette e capezzoli, ho picchiato come una matta sulle chiappe piene e morbide, vellutate. Ho succhiato e mi son fatta succhiare la fica fin quasi a svenire entrambe. Aveva promesso che sarebbe venuta qui per l’ università, è matricola ed è stata ammessa sia qui che più vicino a casa.

Mi ha portato il caffè ma è suonato il telefono e si è messa a parlare con la tazzina appoggiata al mobile. Una gran fica no ma bella, penso mentre cerco di capire di cosa si tratti. Una amica, di qui? Ma no, non ne ha.

-Allora non vi Fermate a Firenze…- Tutto chiaro. La amica strafica, quella un poco odiosa. Poi capisco dalla voce che A Lucia non piace quello che sente ed intuisco quel che sia successo. Viene a sedere e beve d’ un fiato il caffè. -Cosa c’ è?- Mi guarda un attimo quasi non avesse capito la domanda, scuote il capo. -Aveva detto che sarebbe venuta a studiare a Milano.- Mormora appena. Un attimo solo ed alza il capo quasi con un moto di orgoglio. -E’ forse meglio così.-

-Vieni, siedi qua- Non esita, siede vicina, tanto vicino che percepisco il profumo della schiuma da bagno mischiato…fa caldo, suda anche per il nervoso che è facile da vedere, ma il suo afrore leggero non mi disturba anzi. Non oso fare quello che vorrei, mi limito a passarle il braccio sulle spalle senza stringere e tanto meno stringerla a me. Lei ti piace, non è vero? Poi prima che possa rispondere magari mandandomi al diavolo continuo. Volevi essere per lei quello che per te è stata, diciamo…una certa signora che ha dovuto partire a l’ improvviso?- Taccio, di nuovo perchè temo insorga, mi dica di badare ai fattacci miei. Non sarebbe la nostra prima discussione, ma allora erano motivi ben più futili, certamente mai questioni così intime ed imbarazzanti anche per due che si conoscono da anni. Resta a lungo a capo chino, poi alza gli occhi su di me. E’ pallida come un morto e d’ improvviso arrossisce.

-Come lo sai? Chi te lo ha detto? Cosa ti hanno detto e lo sa qualcun altro, chi?- Si arresta e capisco che teme le chiacchiere della gente, del paese, tutto qua.

-Ti è caduta tempo fa la sua foto,- la ho riconosciuta. Mi hanno parlato di lei e…delle sue abitudini.
Non erano fatti miei e so tenere la bocca chiusa.

La stringo un poco con un gesto che doveva essere affettuoso, cameratesco soltanto, non osavo di più e mi meraviglia che lei si avvicini, si abbandoni quasi tra le mie braccia posandomi il capo sulla spalla. Poi, poi il resto è almeno confuso. Ho baciato una sola ragazza prima di lei, sempre che si possa chiamare ragazza una che ha già tre figli, ed ho passato con lei un pomeriggio difficile da dimenticare. A parte questo, di sesso ne so soltanto quello che ho letto. E’ solo l’ istinto e la forza che mi viene dal sapere quello che so di lei a guidarmi. Un mucchio di frasi cretine per la maggior parte che però sembrano funzionare. -Ti voglio e se anche sei un poco lesbica non importa…guai a te se… ti farò cambiare idea a frustate.- Sarai mia, mia finché lo vorrò io- Cose del genere, Una cosa, l’ ultima che dico mi fa immediatamente tremare nel timore di essere andato oltre, di farmi mandare al diavolo e perdere tutto.- Inginocchiati, vediamo cosa sai fare!- Lucia si immobilizza fissandomi. Le labbra appena schiuse tremano un poco. Cosa? Poi, dopo un attimo abbassa gli occhi. Perché? Lo mormora appena, ha capito. Sono io che non ho capito cosa cazzo possa fare. Inginocchiati, ripeto con la voce rotta dalla paura. Si sta per scostare ma la trattengo baciandola. Le spingo la lingua in bocca e con mia sorpresa lei subito la succhia per poi respingerla e spingere la sua di lingua in bocca a me. Spogliati, schiava, e rido ormai speranzoso.
E’ nel mio letto, i polsi immobilizzati dalle manette unite alla testata del letto da uno spezzone di catena sottile. Temevo che fosse più difficile portarmela a letto anche se ho impiegato parecchio tempo, parecchie chiacchiere e molte coccole. Son state queste più del resto a convincerla. Se le tocchi le tette si illanguidisce in fretta ma se le fai un ditalino in un attimo si bagna e dopo qualche protesta fa quello che vuoi. Io voglio chiavarmela e farle il culo. Non voglio correre il rischio di trovarmela incinta, anche se… ho detto alla padrona del negozio degli articoli ‘speciali’ che mi ha poi venduto la siringa già pronta. Se vuole scoparsela senza rischi, dopo, le faccia questa. Una prima, adesso ed una dopo. Costa molto meno che un aborto. La sua ragazza ci sta, ovvio. Con questa è coperta sino al prossimo mestruo. Dopo le faccia prendere la pillola. Mi ha detto quello che le ha promesso ma è il suo padrone e i padroni spesso delle promesse fatte se ne fregano e lo sa. Se vuole la prima la faccio io adesso, con una scusa, è molto giovane, siete tutti e due molto giovani. Vuole comunque vedere i documenti. Eravamo tornati a prendere quello che ci aveva procurato. Da giorni me la portavo a letto senza andare oltre i soliti baci, carezze e sculaccioni. Le fanno effetto gli sculacciate, poi gode come un riccio. Adesso, adesso voglio di più. Molto di più, anzi tutto quello che ho letto in genere un PADRONE pretenda da una schiava. In questi giorni la incatenavo solo i polsi ma qualche volta anche le caviglie, a gambe ben aperte. Le ho fatto fare un solo pompino ma non vuole più. Ero venuto subito per la eccitazione e me ne ero meravigliato. Qualche sega sempre molto lunga ed i miei sospetti erano stati confermati dalla unica donna che ho scopata.
Sei diabolicamente lungo caro, credevo impossibile una cosa del genere. Per sentito dire, per caso, so che anche papà era cosi. Era andato dal dottore per la conta degli spermatozoi…volevano darmi un fratellino od una sorellina…chiacchiere di paese credevo.

Me la guardo. Adesso ti chiavo. Vuoi? Noo? Me la metto sulle ginocchia. Ormai so picchiare con metodo, alterno colpi più o meno forti, vario gli intervalli, a volte colpisco ripetutamente lo stesso punto a volte cambio in continuazione. Conta la imprevedibilità, sorprenderla. La colpisco a lungo tanto che sono stanco. La tasto tra le gambe, è un poco bagnata di già. Si agita ma neppure tanto. Sono io ad agitarmi di più. In modo diverso. Ho il cazzo duro come mai, mi fa persino male. Non obietta più di tanto quando le lego i polsi. Le lego anche le caviglie e la imbavaglio.
Mi guarda in lacrime, dice qualcosa che il bavaglio rende incomprensibile. Meriteresti ti spaccassi il culo per un mese di fila, lasciandoti vergine davanti. Non la ritieni una offesa un oltraggio? Io rido, lei no. Tu allora dici che è giusto che il tuo padrone ti rompa la figa! Molto bene. Sarai esaudita. Non lo sa ma forse lo immagina. E’ esattamente quello che farò.
Non ci credevo o solo un poco giorni fa quando finalmente ho cominciato a sperarci.

Giusto, qualche giorno fa soltanto.
Spogliati schiava, dico finalmente speranzoso. Lucia invece si strige a me più forte che mai ed è lei che mi bacia, si struscia. Non protesta quando la mano si posa su l’ orlo della gonna tanto corta da farle da martingala alla figa, solo serra le cosce quando risale quel niente necessario ad arrivare a l’ inguine ed alle mutande. Sorpresa! Per un attimo penso che non le indossi, ma è quasi lo stesso.
Trovo solo un triangolino di stoffa che sento sottile, inesistente sotto i polpastrelli.

No caro, questo no, sono…io non ho mai…Smette quando la mia bocca tappa la sua. Ora è quasi riversa sulla spalliera del divano, le cosce ben serrate ma niente urli, niente proteste oltre quelle poche parole ed i: ‘per piacere no’, oppure: ‘no, mi vergogno, smettiamo.’ Ma ha persino allargato sia pur di poco le gambe. Non smetto di baciarla e lei non rifiuta i miei baci. Le dita scivolano sotto la sottile difesa di stoffa, sul vello, più giù lungo la fessura. Risalgono cercando il punto che tanto piaceva a l’ altra farsi accarezzare, Lo chiamava cazzetto, il clitoride. Le dita ora scivolano umettate dal suo umore, e forse quel posto lo trovano. Sussulta un poco ed apre definitivamente le gambe. Le piace tanto da andare subito in palla. Tanto in palla che posso prendermela sulle ginocchia e slacciarle la camicetta, non protesta neanche pro forma. Me la prendo comoda o meglio mentre le faccio un ditalino che la sballa posso ragionare. Avevo pensato e sperato ad una semplice scopata. Ma forse c’ è la possibilità di avere di più. Di averla quando e come io voglia. Noi due soli in questa casa e lei con le sue tendenze sia lesbiche sia di sottomissione. In questo momento mi scoperei il peggior cesso della terra e lei certo cesso non è, anzi. Ma se me la scopo non è che…che cosa? Non lo so ma penso sia meglio…meglio farle sospirare il cazzo. Anche questo, come si fa, come è possibile? E’ complicato perchè lei è complicata. Non sa forse neppure lei cosa vuole. Ha avuto una storiella da ragazzi anni fa con quel’ altro e poi con un altro ancora. Ha avuto una storia con quella donna che se la portava a letto, le faceva il culo rosso di scapaccioni e poi stava anche per frustarla e sverginarla con un cazzo di plastica legato sulla pancia. C’ è poi Roberta, l’ ultima, strafica ma odiosetta,. Con lei, ne sono quasi certo intendeva giocare come con la signora a padrona e schiavetta ma a parti invertite, pensava di fare lei, Lucia, la parte della padrona. Infine da tempo vuole, così ha scritto, o una padrona od un padrone. Potrei essere io il padrone anche se non ho le idee molto chiare in materia.

Devo sbrigarmi a decidere cosa fare, anzi a come fare. Ha smesso di sbanfare, il respiro le torna regolare, è meno fuori dal mondo. Non ho tolto le dita dalla figa che però è quasi asciutta. Provvedo ma il risultato è meno veloce e evidente. Adesso ti spoglio ma non ti svergino, non ti rompo la figa le mormoro al l’orecchio. Si rilassa, certo la idea della prima volta preoccupa qualsiasi donna e lei non fa eccezione. Si abbandona di nuovo, lascia la liberi della camicia e del reggipetto. Due tettine non piccole ma neppure immense. L’ altra ricordo, aveva i capezzoli grossi e scurissimi, le aureole larghe, con dei puntini più scuri. Lei ha dei bei capezzolini puntuti che svettano su due tette tiepide ed elastiche, piccole in confronto a quelle delle donne che guardo sul PC. Le carezzo con comodo e con mio ed anche suo evidente piacere, persino si morde più volte il labbro inferiore. La gonna non serve toglierla, è come non ci fosse. Idem le mutande. Questa volta protesta, dice che non vuole essere sculacciata.

Cerco di inalberare un ‘fiero cipiglio’, quello che vuoi tu sai quanto conta? Niente proseguo serio serio. Puoi scegliere tra sculaccioni e…esito. Meglio non parlare di cinghiate. Tra sculaccioni tanti e forti, ed una sculacciata normale. Non farmi male, per piacere, non farmi troppo male, non resisterei, sei un…le mani tue…Sta per dire che sono un uomo e ho le mani più pesanti di quelle della signora, di certo. Si, leggere il suo diario aiuta molto. Ti sculaccio quando e come mi pare. Mi fermo, non devo esagerare. Per questa volta…se ti dimostri ubbidiente…vedremo. Le carezzo il capo dolcemente, di nuovo la bacio, anche questo teneramente. Non resisto ad un tentativo. Togliti quella inutile roba che hai addosso schiavetta. La sciocca persino sorride. Siamo in pieno trasloco e ci sono in giro pacchi di libri a sinistra del divano. Se ben ricordo su uno…ma si c’ è dello spago. Va benissimo per legarle i polsi.

Mi sveglio. Non ho proprio dormito. Il sedere mi brucia ma al solito dopo, mi piace essere coccolata.
Mi ha coccolata parecchio e bene, non come la Signora però. E ricorderò sempre quando c’ era anche la sua amica. E’ bello sentirsi così, quasi…non quasi, proprio impotente. Io…con lui, lui mio padrone? Non lo so, non sono certa sia abbastanza…vedremo.
Mi scappa la pipì, cosa dice se lo sveglio? Si incazza? Ma devo farlo, sono legata. Non sembra essersi incazzato, seduta sul water me la prendo comoda. Adesso mi faccio anche una doccia veloce. Mi ha fatto male, dio come picchia, ma forse ricordo male, son certa che lei picchiasse con tutte le forze e me ne dava di più. Mi ci ero abituata. Potrebbe essere un bravo padrone? Forse si. Lo spero almeno perchè…perchè non credo di avere la forza di…protestare, rifiutare… sempre che non esageri…

Mi sta dicendo che la ho picchiata troppo forte? Non capisco. Certo che ho picchiato, ma non troppo forte le dico. -Giusto il necessario per farti capire quel che succederà se mi farai incazzare-

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Diario.

Pietro mi ha picchiata. Non fortissimo e meno, se ben ricordo, di come picchiava la Signora. Ha cioè mantenuta la promessa come ha mantenuta la promessa di lasciarmi stare nel resto. Mi porta nel suo letto tutti i giorni, nuda e con i polsi legati. Se voleva me la rompeva subito e non potevo farci niente. Ma quanto resisterà prima di farlo? Per qualche giorno mi ha lasciata tranquilla ma dice che devo comprare la pillola e cominciare a prenderla. Cosa cavolo faccio? Non sono certa di sentirmi pronta ancora.

Ha scritto solo questo ma la pillola la ha comprata. E’ allegra come sempre e come sempre servizievole. Letteralmente non la ho toccata in questi giorni critici ed è stato un sacrificio.
Abbiamo pranzato parlando del più e del meno poi, dopo il caffè la ho presa tra le braccia. Morbida, tenera e bella. -Ho deciso una cosa.- Mi guarda in attesa. – ho deciso di non chiavarti di non sverginarti prima che le pillole non ti mettano al riparo.- La vedo tirare un sospiro di sollievo. Mormora un grazie, sorride persino un poco. Sta per parlare ma la blocco. Due ragioni, proseguo. Non mi piacciono i preservativi e correresti il rischio di restare incinta. Inoltre ti devi abituare alla idea di essere mia, completamente mia. La mia serva,la mia schiava, sempre ed in tutto. Chiaro?
E’ il momento della verità. Scuote la testa. E’ andata buca. Cosa posso fare per rimediare? Cazzo, cazzo e ricazzo. Dove ho sbagliato?

Pietro, non so cosa dire. Non dire niente allora. No riprende scuotendo appena il capo. Non mi sono spiegata. Non lo ho mai fatto, non ho mai avuto un padrone, non ho mai fatto l’ amore. Sei sicuro che ti piacerò. Non so neppure se a me piacerà quello…
Fatico a credere alle mie orecchie. Ti piacerà, ti costringerò a fartelo piacere. Non hai il diritto di rifiutarti. Non sembra convinta anche se non protesta. Ti sculaccerò tutti i giorni e se capita ti frusterò anche. Inginocchiati, spogliati, togliti tutto.

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Diario

Non sapevo cosa fare. Avevo paura e volevo pure io le stesse cose. Ho letto un racconto di dominazione. Due donne a dire la verità ma la storia è simile. Lei vuole e non vuole. Alla fine è la succube che chiede che la frusti ed il resto. Così la padrona capisce il sacrificio di lei e se ne innamora. Certo, resta La padrona e l’ altra la schiava ma è una cosa diversa avere un padrone che ti ama. Come faccio. è lui l’ uomo, il Padrone. Ma non sembra un Padrone. Mai che…non so…non urla, non mi picchia, non mi tocca…proprio dovrebbe essere più deciso penso, più Padrone, trattarmi più da schiava.
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Pensavo di conquistarla con la dolcezza e sto rovinando tutto. Sarò tanto duro da farla ricredere. Ma non è semplice. Ho letto il diario solo un momento fa. La unica cosa che le ho imposto è di lasciarsi rinchiudere in camera la sera per leggere quel che scrive. Ben poco, due volte soltanto.

Siamo in sala e facciamo la prima colazione. Le scuole cominciano tra più di un mese ma ne parliamo un poco. Sbarazzo e torno in sala per chiedergli se quello che abbiamo per pranzo e cena gli vada bene. In genere ne discutiamo, ascolta le mie spiegazioni più che altro. Questa volta dice che gli va bene. Poi mi Guarda e mi dice di inginocchiarmi. Mi batte il cuore, ne sono contenta.

Ascoltami. Sei la mia schiava da dieci giorni e non ti ho più toccata. Adesso però comincia la prova che devi superare. Voglio una ubbidienza SS, Cioè sempre e subito. Niente discussioni. Accetti di essere la mia schiava? Non te lo ho mai chiesto, in realtà non è necessario neanche adesso ma sono io che voglio sentire la tua risposta.

Non ci penso neanche mi dico immediatamente, sarei matta. Dopo un attimo non resisto decido, dico il contrario. Certamente rispondo.
… ogni sbaglio comporterà una punizione di mia scelta. Una punizione che potrebbe essere molto dolorosa. Mi sento torcere. Pietro sembra indifferente, certo gli interesso solo fino ad un certo punto soltanto e non è entusiasmante per me rendermene conto. Non mi piaci con i pantaloni e quella maglietta. Spogliati completamente prosegue.

Mi piace vederla torcersi un poco ed accettare. Mi piace vedere i capi che indossa cadere uno per uno. Mi piace dirle che in casa deve girare nuda. Io sono in vestaglia seduto sul bordo del divano.
Per tre settimane circa rinuncio a parte dei miei diritti su di te. Non ti faccio donna non ti svergino, non ti rompo l’ imene. Ma ricordalo bene, è la unica concessione. Ti tratterò come una schiava, ti batterò come una schiava, se commetti degli errori o se soltanto ne abbia voglia. Per il resto, per la menata di camminare a quattro zampe od altro lasciamo perdere. Sono tutte palle dei racconti su internet. Andremo inoltre a comprare il necessario. Manette, collare, il necessario per pulirti le viscere, un clistere insomma. Dimenticavo. Un bavaglio ed il necessario per depilarti tutta, sul pube sopratutto, hai un bel boschetto, ma è troppo abbondante. Poi sotto le ascelle. Ti voglio liscia come il culo di un bebè. Tra noi per ora puoi parlare liberamente, se dici cazzate ti punisco: sculacciate e se le dici grosse, la frusta. Non credere che questo sia un gesto di generosità. Sono invece palle le altre o manie di fuori di testa, solo racconti. Funziona se si sta insieme qualche ora ogni tanto ma tu sarai una 7X24. Vuol dire che sarai sempre a mia disposizione, che viviamo insieme. Comportarsi in quel modo diventa rapidamente scomodo anche per il Padrone.

Mi ha fatta avvicinare prendendomi tra le braccia. Ero nervosa, non ero certa di aver capito tutto. Ero solo certa che la preziosa verginità per qualche settimana ancora era al sicuro. Mi ha presa tra le braccia e questo è bastato. Quando mi carezzano tra le gambe vado subito in estasi. Più tardi ancora mi ha fatta inginocchiare davanti a lui. Bacialo mi ha ordinato come se stesse ordinando la cosa più normale del mondo, ma già, per una schiava…ma son sicura di voler essere una schiava? Comunque si è accontentato di poco. Ho posato le labbra sul suo uccello caldo, liscio…non volevo ma stavo per toccarlo con la lingua, poi…

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Diario

E’ la prima volta che tocco un coso maschile. Mai, neanche a un bambino in fasce per fargli il bagnetto. Non gli ho dovuto fare un pompino però. Lo ho solo baciato e poi leccato per un momento. Ha voluto gli carezzassi anche le palle, lo scroto per la precisione. Il tutto mi ha fatto una certa impressione ma con la Signora eravamo andate ben oltre. Anche con quella stronza di Roberta.

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Diario

Mi è sempre Piaciuto con la signora essere legata, sentirmi impotente, nelle sue mani.
Mi piacerà anche con il Padrone penso. Il giorno stesso che gli ho baciato il pene, ha voluto lo accompagnassi a comprare il necessario per una casa con una schiava. Ha speso parecchi soldi per una borsata di roba. Manette, bavagli e catene. Quello che meno di tutto mi piace sono alcune fruste anche se, parlando con la titolare ha spiegato che volendole usare doveva trovare fruste che non mi danneggiassero in modo permanente e neppure troppo a lungo. Hanno parlato sopratutto di fruste. Devono essere dolorose, altrimenti sono giocattoli, ma niente di esageratamente pesante, tagliente o altro tipo gatto a nove code. Vuole provarle subito? Ma no, ha risposto il padrone, le proverà tutte ma un poco per volta. La donna ha detto che dovevo spogliarmi per provare alcune delle ‘cose’. Mi sono spogliata in una saletta appartata. Ha tagliato delle cinghie facendo poi occhielli e fissando ribattendoli, solidi fermagli. Quando le ho chiesto a cosa servissero ha riso. Vedrai…
Infine mi ha fatta una puntura. Evita il rischio di infezioni ed altro.

Sono nel suo letto, ammanettata ad una catena fissata alla testata. E’ lunga abbastanza da permettergli di rigirarmi come vuole e mi rigira. Rabbrividisco quando carezzandomi arriva ai seni o tra le gambe. Mi eccito, mi bagno subito. La signora lo diceva che mi bagno in fretta, che sono fortunata per questo. Trattengo a stento un gemito di piacere, ma a fatica. E’ un poco rude ma temevo peggio e mi piace essere trattata anche così. Per un attimo mi sento un cosa una cosa sua e per quel’ attimo ne sono contenta, fiera. Poi mi libera i polsi incatenandomi con un colare. Adesso succhiamelo. Volevo farlo ma quando ha goduto, sentendomi la bocca riempirsi della sua roba ho vomitato. Quando ho finito di pulire il tutto e di cambiare il letto mi guarda scuotendo il capo. Con quale frusta cominciamo? Poi voglio usare il tuo bel sederino. ** DIARIO

Pietro, no devo abituarmi a non sbagliare, devo rivolgermi a lui chiamandolo Padrone, mi ha rotta la fica mi ha sverginata lo stronzo ma era ora. Un poco me lo aspettavo, ci speravo persino. E perchè no? Non mi ha fatto un gran male. Una sculacciata come la sa dare lui è peggio. Avevo paura ecco. Tutte le donne la prima volta almeno dovrebbero farlo così. Con i polsi ammanettati alla testata del letto, imbavagliate, così non fanno le stronze, non gridano ed ancora devono essere a gambe spalancate senza la possibilità di agitarsi, a gambe spalancate con la fica bella in mostra ed a disposizione del loro uomo. Smetterebbero di raccontare palle sulla prima volta e quelle che devono farsi fare il servizio non avrebbero tante paure sceme.

Fa male? Si, un poco, la prima volta, poi scopi per tutta la vita con il tuo uomo. Un gran male poi non fa. Un pizzicotto, magari col giro, ma più breve e lo so io che ho preso pizzicotti da quel bastardo con i capelli rossi per un quarto d’ ora sui capezzoli, da ragazzina. Pietro invece mi ha carezzata dappertutto, morsicato dappertutto, pizzicato dappertutto ed io volevo solo essere sverginata, chiavata, fatta sua, diventare la sua donna ma anche quello non mi è spiaciuto, anzi. Non mi ha leccata li fica però, forse lo si fa solo tra donne…Il mio Padrone sarà lui e solo lui, per sempre. Ma dovrebbe essere più…. Non so, lo voglio fin da quando eravamo ragazzini. E’ stata una ripicca andare con gli altri e le altre? O dio, mi piaceva anche ma è diverso. Per lui sento qualcosa di diverso. Lo amo? Non sono certa al cento per cento. Penso di si, che sia, almeno un poco, amore ma l’ amore cosa sia non son certa di saperlo. Amavo Stefy? Forse si. Mi è mancato quando è partito. Ma certo non amavo la signora…e mi è mancata anche lei. In maniera diversa però. Mi son mancati i pomeriggi a letto con lei. Lei che mi succhiava tutta…ed il resto. Mi stavo per fare frustare da lei. Frustare e rompere la fica ed il culo. Non si sarebbe certo fermata alla fica soltanto. Magari non tutto lo stesso giorno, ma poi…Lei si che era una Padrona! Pietro invece… lo immaginavo diverso. Un vero padrone anche lui, duro, spietato, ed io avrei dovuto ubbidire altrimenti…apri le gambe, diceva, ed io immaginavo di stare ferma. Allora mi buttava sul letto e mi chiavava di prepotenza. Lo ho sognato, no sognato mai, immaginato però tante volte mentre mi toccavo. Sono anni che me lo immagino così. Quando quella mi ha piantata mi toccavo immaginando di essere legata e lei mi frustava e chiavava… e poi mi coccolavano in due, lei e la amica.
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Ho paura di aver esagerato. Ho confuso il suo chiudersi, il parlare meno per chissà cosa.
Quel che scrive mi rassicura ma…non sono una bestia, un poco anzi mi sto affezionando a Lucia. Ero anzi già affezionato a lei da prima. Siamo cresciuti insieme porta a porta. Esserne affezionato è una cosa, esserne innamorato un’ altra e di certo non arrivo a questo punto. Mi ha fregato vederla così, come in croce…
Prima ero eccitato, spaventato e famelico. Dopo la sposotta solo seghe tutte le volte che potevo, anche quattro o cinque al giorno, le prime due quasi sempre una dopo l’ altra. Penso che papà fosse un assatanato come me, forse per questo la mamma mi teneva d’ occhio in quel modo. Non diceva niente ma controllava le lenzuola ed i fazzoletti, le mutande e chissà cosa altro.
Comunque vederla legata in croce mi ha fatto pena e tenerezza. Credo non dimenticherò mai quel momento. Lei che respirava appena, le tre macchioline di sangue…Ormai era fatta, le avevo rotta la figa, sverginata.

Poco prima ero una belva in calore. Avevo però deciso di trattenermi un poco, di eccitarla e ci sono riuscito, e come! Ho sfregato il glande scoperto fino a bagnarmelo un poco dei suoi umori ed ho spinto. Avevo guardato bene dove fosse il buchini ancora sigillato. Più facile di quanto avessi creduto, appena appena dentro ho sentito l’ ostacolo ed ho spinto con decisione. Era rigida e si è anche tutta inarcata. Ha solo aperto gli occhi, questo è stato l’ unico segno che era donna, oltre al fatto che ero per metà dentro di lei e frenetico la stavo montavo. La ho montata a lungo…non so per quanto ma ho goduto due volte e prima che finissi la seconda ha cominciato a godere lei, ne sono certo, anche se…ho letto giusto ieri che la prima volta le donne non godono quasi mai. Paura dolore…ma lei ha goduto. Lascio passare un poco di tempo, qualche giorno e lo chiedo, se ho coraggio. Qualche minuto per riprendere fiato, due in fila, non è male. Impara a trattenerti mi aveva detto la tettona; trattenersi è facile quando ti fai le seghe ma adesso ho sotto una donna tutta per me e quando lo hai al caldo dentro la sua pancia…no, a trattenermi non ci ho pensato. Stesa con le braccia legate, con braccia e piedi legati. Cazzo se è bella. Le devo dire che si faccia crescere i capelli. Tiene gli occhi chiusi ed è rossa in viso. L’ alzarsi ed abbassarsi del torace quando respira è l’ unico segno di vita, la testa reclinata, bella, bella e mia, le ho rotta la figa e le piace, direi, a me piace molto chiavare. Lo sapevo ed adesso lo so ancora meglio.

Sciolgo il bavaglio e la bacio in bocca, risponde al bacio con naturalezza, le sciolgo i polsi e con naturalezza risponde al mio abbraccio. Sono tua, mormora piano, tua. Sei mia ribatto con voce più decisa. E di nuovo la abbraccio, la bacio mentre le frugo il sesso. Mi stringe con ancora più forza, ti amo Pietro. A letto, le dico, devi chiamarmi padrone. Si, certo padrone. Mi sembra convinta. Ansima un poco e tra le gambe è di nuovo bagnata; per quanto le corde le tendano le gambe al massimo, cerca di allargarle ancora di più. Mettendomi di nuovo in posizione la vedo protendere il capo in attesa di altri baci probabilmente. Le piace baciare. Per quel che può protende anche il ventre, mi circonda le spalle e le stringe in un abbraccio frenetico. Questa volta son ben deciso. Farò in modo di farla impazzire senza godere io se possibile. Guido il cazzo dentro la fessura, si irrigidisce un poco mentre comincio a penetrarla, le fa male? Mi spiace ma non ho nessuna intenzione di fermarmi. La monto e Lucia prima si irrigidisce e resta rigida, poi quasi di colpo si rilassa, muove persino i fianchi. Era vergine fino ad una ora fa, è l’ istinto ad insegnarle come dare piacere al suo maschio, la eredità di generazioni e generazioni di figlie di Eva. Io devo fermarmi un attimo ed esco dal caldo e morbido recesso umido stretto come un guanto. Sussulta, trema. IL respiro è affrettato e mi fissa con gli occhi quasi sbarrati che immediatamente chiude. Ansima. Stava per godere anche lei? La abbraccio, la tocco e si agita. Ormai posso ricominciare, sono di nuovo in tiro. Grazie papà. Sono calmato abbastanza. Si inarca e geme un poco mentre le entro dentro, ma sono quasi certo non sia un gemito di dolore. Quando, più tardi decido di dovermi fermare di nuovo, fingo di volerle liberarle le caviglie. I nodi sino stretti, ostinati. Quando li sciolgo tutti sono di nuovo lontano dal rischiare di godere troppo in fretta. Eppure mi piace ancora di più. Sono arrivato al limite ma ho conservato quella che penso essere la ultima cartuccia del giorno e ce lo ho duro, durissimo, di nuovo. E’ lei che mi eccita così.

Mi brucia un poco. Non pensavo potesse essere così bello. Se non lo vorrò come padrone come amante di certo mi va più che bene. Mi accompagna in bagno, nel suo, e mi guarda mentre orino. Non gli nascondo che la cosa mi infastidisce e se ne va. La stoffa del padrone non ce la ha proprio. Il tempo di una bella rinfrescata e lo raggiungo. Delusione. Sta steso sul letto ma dieci minuti prima, in bagno, lo aveva bello dritto come un birillo…adesso gli pende quasi floscio. Per oggi è finita qua, penso rabbiosa. Meglio forse il cazzo di plastica della signora, quello restava sempre duro. Ma probabilmente un cazzo finto vale meno di uno vero. Dammi i polsi, mi dice deciso, alla brutta. Lo guardo indecisa. Ripulita e senza più il fastidioso bruciore, ricominciare? Mi è piaciuto ma non è stata quella gran cosa.

Esita, dammi i polsi, ripeto. Vedendola esitare la afferro facendola cadere sul letto. Non l’ ho fatto apposta ma va bene lo stesso. Prova a reagire ma in un attimo ha un polso in uno dei bracciali e la opprimo col mio corpo sul materasso. Non reagisce con troppa foga ed è abbastanza facile immobilizzarla.

Non posso fare più niente, son di nuovo con i polsi legati alla testata. Vuole baciarmi ma sono incazzata…poi rispondo ai baci…smette di sfregare il corpo contro il mio, mi piace ma ho deciso. Amanti, non padrone e schiava. Ce lo ha duro di nuovo. Credevo…Poco dopo sono stesa sopra di lui, una ginnastica da acrobati, lentamente me lo infilo dentro seguendo quello che mi dice. Dio, è bello, bellissimo, mi riempie. Poso il capo sulla sua spalla, e lascio lui si inarchi, lo spinga dentro un poco di più, dentro e quasi fuori ad ogni colpo di reni. Mi ripete che sarò una schiava perfetta, col tempo almeno, che da tempo aveva questa idea…e mi carezza, Lo ho sempre dentro, nella fica e soltanto respirare, muovermi un poco e quando fa altrettanto lui lo sento, dio se lo sento. Non come quando prima mi scopava con furia ma è dolce e bello, anche così mi piace. Padrone od amante? Mi piace stare sopra di lui col cazzo piacevolmente dentro di me, e nella impossibilità di muovermi, ho i pols legati al letto…dio se è bello! Amante o padrone? Amante, Di certo solo amante. Di cazzi è pieno il mondo e se mai trovo un vero padrone, meglio. Oppure una padrona…

Adesso o mai più. Innanzi tutto fatico a tenerlo duro senza godere. E poi non è complicato leggere quel che gira nella sua testolina: sono troppo molle come padrone. Ma che cazzo di carogna era quella donna, la signora, che la ha fatta diventare così?
Sono io che esito adesso. Ma…poi mi si è rizzato del tutto, duro come quando abbiamo cominciato. La voglio come schiava. In guerra ed in amore…omnia licet, si può fare tutto. Sono in ginocchio sul letto. Adesso schiava voglio un pompino! Si immobilizza un attimo poi mi fissa decisa. No, l’ altra volta ho vomitato e non voglio…

Non le do tempo di dire altro. Non soltanto il bavaglio, un fazzoletto e poi il bavaglio come mi ha suggerito la negoziante. Rido vedendola cercare di liberarsi. Sei cocciuta. Sei solo una schiava cocciuta del cazzo. Ti insegnerò io a ubbidire, scema, le dico rabbioso.

Vuole che gli faccia un pompino e glie lo farei, almeno ci riproverei ma non voglio ubbidirgli, se sarò la sua amante soltanto deve smettere di darmi ordini. Me lo troverò da sola il padrone che dico io.

Sono decisamente impaurito, la stronza…son troppo debole, Lucia vuole un duro, un padrone come nei racconti. Non ci riuscirò mai, così però perdo tutto.

Al diavolo! Che frusta vuoi? Poi ti rompo il culo e ghigno. Un vero ghigno di paura, la mia di paura. Di sbagliare tutto.

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CHE FRUSTA VUOI? ADESSO TI FRUSTO E TI ROMPO IL CULO.

La voglio come dico io. Ubbidiente, sempre pronta a fare quello che voglio, come nei racconti che leggo ormai molto spesso. E la mia cara Lucia dovrà accettarlo. Ho detto che adesso la frusto e le rompo il culo e per dio lo faccio. Ora le tolgo il bavaglio e…e lei grida come una pazza. No, il bavaglio resta al suo posto. Non so decidermi. Farle il culo e poi frustarla o viceversa? Doveva spompinarmi come le ho detto, peggio per lei. é a pancia in giù e quel suo bel culo è troppo invitante. Vado a prendere comunque i tre attrezzi. Una spatola, una verga e lo sverzino. E’ difficile da usare lo sverzino.

Ho deciso, il culo per prima cosa. Si, ma lo ungo o ‘nature’. Nature ovviamente come sostengono i ‘testi sacri’ che preferisco. Torno un attimo dopo e sfilo la vestaglia. Che pirla, perchè metto la vestaglia? Mi ha visto nudo, ha visto il mio cazzo e lo ha preso ben bene, le ho rotta la figa. PRIMO! Adesso se lo prende nel culo, lungo e duro. Se non lungo, duro lo è di certo. Bene tesoro, ci credi che con un poco di pazienza ti abitui a farmeli i pompini e con l’ ingoio anche?

La stanza è ben illuminata ed il corpo della giovane spicca incongruo, nudo sul letto. Trema per la paura ed in quel momento farebbe volentieri tutto quello che il giovane le chieda. ma…no, quello no, le fa schifo solo la idea. Vorrebbe dirglielo, cerca di farglielo capire, farà qualsiasi cosa… ma dal bavaglio escono rumori inintelligibili. Qualsiasi cosa, qualsiasi cosa ma quello no.

Il giovane si avvicina. Non dimostra più incertezze, non ha più remore o paure. Ha una sola perplessità che supera. Quale delle tre? Tutte pensa di colpo. E la spatola per prima.

Un dolore impossibile, un lampo di dolore e quando ancora non ò svanito un altro, più su, sulle reni. Credo di soffocare. Il muco e la saliva di cui il fazzoletto è imbevuto mi rendono impossibile respirare. Il cuore batte al l’ impazzata. Morirò, penso. Per un attimo piccolissimo spero sia tutto finito ma un sibilo mi avverte, un altro colpo, diverso, ed un altro ed altri ancora. Una rete di punture che velocemente avviluppa il mio corpo in una rete di dolore. Lo maledico con tutta l’anima, svengo o quanto meno il presete si allontana ovattato.

Un panno bagnato, l’ aria che raggiunge i miei polmoni senza difficoltà, polsi e caviglie libere. Voleva solo spaventarmi e farmi male, scherzava…E’ facile perdersi per un attimo nella più futile delle illusioni. No non sta scherzando. Non sono forte abbastanza per contrastarlo ed in un attimo sono trascinata…dove mi porta? Basta Signore, basta! Per pietà, per pietà. Inizio persino una preghiera e di nuovo l’ oblio…

Mi ha quasi fatta paura ma adesso sta bene, respira regolarmente, un poco in affanno soltanto. Normale. Pochi colpi sono bastati a farla piangere. Un colpo di spatola, la più dolorosa, due di canna o bastone che sia e tre o quattro, forse cinque con lo sverzino. Niente altro. La padrona del negozio però, si, ha detto di non usare che uno di quelli per volta. Poco male ed i colpi sono stati veramente pochi. Ti insegno io…

Mi sta legando di nuovo… perchè così? Questa volta a braccia spalancate, tirate quasi a dolermi le spalle oltre che i polsi…torna con altri cuscini, poi le caviglie portate ben separate, distanti fino alla altezza della testa. Il bacino si deve per forza sollevare dal lenzuolo. Mostro tutto, mi sento oscena, neppure con la signora ero arrivata a fare così…queste cose.

E’ una bellezza, mi mostra sia la figa che il buco del culo. Butto l’ occhio sulla poltrona su cui ho depositato gli arnesi; un altro colpetto o due? Ma si. Poi decido che se ne ho voglia posso farlo dopo. Mugola, mi fissa con gli occhi sbarrati. Accecarla…il suo foulard va benissimo. Imbavagliata bendata e legata: quello che volevo e non osavo fare.

Sono legata, non posso vedere e neppure dire niente. Cosa fa? Poi è chiaro, è montato sul letto mi tocca tra le gambe, dappertutto, mi serra tra le dita un capezzolo lo stringe lo gira. Urlo di paura più che di dolore. Urlo per la paura ed il dolore, urlo, urlo e basta. Urlo inutilmente. Un sospiro di sollievo, sento il cazzo premere tra le grandi labbra cercando il mio orifizio ex vergine. Me lo spinge dentro con qualche delicatezza, Non provo niente per un po, e lui insiste. Più volte esce, rientra, mi monta un poco ed esce di nuovo percorrendo la fessura della fica e più sotto la fessura tra le natiche. Come adesso. Torna dentro e torna fuori. Mi accarezza il clitoride, niente, poi n poco mi bagno. Cosa fa?… Chiava convinto adesso, senza affrettarsi però. Dai stronzo, godi e facciamola finita. Sono tutta un dolore, dal collo alle caviglie. Nooo! Lo sento io sola il mio urlo disperato. Come più volte in precedenza lo ha passato sulla rosetta del sedere. Questa volta preme, spinge ed urlo di paura e per il male. Mi sta rompendo ed al tempo stesso non riesce ad entrare. Quante volte cerca di entrare senza successo non so, poi una spinta ancora più violenta, mi squarcia mi, si mi…perdo i sensi. E’ bello svenire. Brutto è riprendersi. Torno in me molto lentamente, mi sta sfilando il cazzo floscio dal buco del culo.

Non ho odiato nessuno in vita mia ma lui…Non sono più legata. Mi ha portata nel suo bagno. Hai tutto quello che ti serve dice con voce atona, indifferente. IL gabinetto, il lavandino per bere ed una cuccia. Sono legata ai tubi con il collare ed uno spezzone di catena. La cuccia è una vecchia coperta. Lui viene ed in silenzio fa quello che deve fare. Mai una parola. Io non esisto se non per farmi inginocchiare e montarmi sbrigativamente alla pecorina o godermi nel sedere. Uno sfogo fisiologico e niente d’ altro.

Mi frusta anche ma, spiega, solo per impratichirsi sull’ uso di quegli strumenti. Prima o poi ha detto uno dei primi giorni, avrò una vera donna,una schiava in gamba e dovrò saperli usare. Di giorno, quando va a fare la spesa mi lega in sala, per farmi prendere aria, ‘anche una bestia come te bisogna curarla’. Ha detto. Mi parla sempre meno, non mi vede, non esisto, non esisto più.
….
IO, PADRONE.

Vittoria! Ce l’ ho fatta! Alice capisce al volo e sorride soddisfatta. E’ merito suo in buona parte perchè l’ idea viene da lei. Entra una vecchia che imbambola di parole. Alla fine se ne va con il suo vibratore ed Alice chiude la porta. Mi racconti, raccontami tutto anzi, ormai possiamo darci del tu, siamo complici, e sorride invitante. Chiude il negozio e mentre riordina vado a comprare da mangiare qualcosa di pronto. Una sola preoccupazione. Non è per caso un poco lesbica la cara Alice e voglia la mia Lucia in prestito? Possibile…possibilissimo, e se la meriterebbe anche. Senza di lei…

Mi ha parlato lei, riportando una storia letta, di come convincerla. Sua la idea del collare e del cesso. Al resto ho pensato io a dire la verità e non è stato meno importante. Le racconto tutto? Di certo no, non del diario almeno. Allora, cosa è successo? Quello che volevo, ma più tardi voglio fare un controllino, le spiego e lei ride immaginando che controllo voglia fare. Lei o tu, eravamo ormai in confidenza. La prendo tra le braccia e comincio a roteare come una trottola. Fermati pazzo, mettimi giù, mettimi giù ti dico. Ride però soddisfatta. Quando mi fermo ci gira la testa da matti, si aggrappa per non cadere e chinandomi per aiutarla…un bacio, solo uno sfiorarsi di labbra, qualcosa di più serio un attimo dopo, il sofà nel suo ufficio come conseguenza. Cos’ è? vuoi aggiungermi alla tua collezione per caso? Sono vaccinata, e da tempo. Non poteva nasconderlo visto che sto spogliandola. Se un paio di segni possono avere spiegazioni diverse, un incidente o altro, due lettere, due L intrecciate sul pube glabro…Un padrone od una padrona? Tiene gli occhi chiusi ed esita prima di rispondere. Padrona, padrone, ancora padrone e per finire una coppia. Sono vaccinata ormai, ripete.

Ne deve aver passate mica poche. Mostra con incomprensibile orgoglio i capezzoli forati per inserire dei gingilli, i fori per gli ‘occhielli’ in cui la prima padrona inseriva invece la catenella e le serrava le grandi labbra quando le permetteva di allontanarsi. Era molto gelosa, ma solo in certi casi. Le due iniziali sul pube, ricordo della coppia degli ultimi padroni. Sopra l’ osso sacro c’ era un altra iniziale che gli ultimi Padroni avevano fatta eliminare. Resta una piccola losanga di pelle chiara. Non sono trofei, sono il mio diario, un promemoria per non cascarci più. La prima padrona mi ha messo nel letto delle amiche e degli amanti di quelle quando ero più giovane della tua amica. Molto più giovane e scema. Lo dice con un tono ed un viso duri e feroci. Quando le farai fare la prova oggi o questa sera voglio che tu abbia la certezza che ce la metta tutta, voglio renderle la vita difficile, che accetti a ragion veduta. Se accetta…peggio per lei, poi è troppo tardi. Quando riapre il negozio me ne vado spompato. Mi chiedo quanti anni possa avere. Vecchia è vecchia di sicuro. Più di quaranta, circa quaranta… Ben fatta e sopratutto briosa, simpatica ed esperta. Non mi ha proposto di aiutarmi ad educare la mia schiava e non sono certo neppure di volerlo…

Entro piano, vorrei sorprenderla ma è in ginocchio. Mi farebbe pena ma sono pazzescamente eccitato, a livello di testa principalmente ma anche tra le gambe. Lui preme nella prigione di queste mutande di moda troppo strette perchè mi sta tornando duro nonostante la mia nuova amante mi abbia sottoposto a non poche ‘prove’. Non faccio l’ amore da quando ho aperto il negozio, da parecchio quindi, mi dice e lo dimostra. Assatanata ed esigente, dolce e generosa. Non sembra bastarle mai però. Il gran finale, un pompino fantastico con la falange di un dito nel culo. Ero certo mi avesse messo k.o. per parecchio, ma lui tra le gambe non sente ragioni…
Pallida e smunta, i capelli ravviati solo con le dita da quando la tengo nel cesso, niente pettini o spazzole. E’ dimagrita, sporca e puzzolente…tiene gli occhi bassi, in silenzio come deve, in attesa.

Lei è di nuovo nel mio bagno, legata, non può uscirne. Quando mi sono avvicinato mi ha cinto i fianchi posando la bocca, baciandomelo attraverso la stoffa dei pantaloni, come ha fatto prima che uscissi. Una vampata di calore mi ha traversato il ventre e le reni. Certamente ha sentito il cazzo irrigidirsi e tendersi. Ha alzato il viso sperando… e sono stato tentato ma l’ altra cosa aveva la precedenza.

Non devi permetterti iniziative, nessuna iniziativa, hai sbagliato tutto. Dovrò punirti se succede ancora. Strattonandola la riporto al suo posto, nel cesso, e ce la lascio. Come succede sempre più spesso singhiozza, ma solo quando me ne sono già andato.

Ho avuto un lampo di genio dopo qualche giorno che la tenevo legata. Stava riprendendosi ed i nuovi segni dello sverzino con cui tutti i giorni la colpivo erano meno evidenti dei più vecchi che pure sbiadivano. Alice aveva solo parlato di umiliarla mostrandomi indifferente. Vedrai, è una ragazzetta soltanto. Si arrenderà. Impiegherà tempo ma si arrenderà. Io ho fatto di più, con indifferenza, trattandola come uno sgabello…ed al tempo stesso…tutti i giorni quando ne ho voglia le faccio il culo o la chiavo od entrambe le cose sempre però in silenzio. E’ come farsi una sega od usare una bambola di gomma, solo più comodo, le dico fingendomi indifferente, quasi sovra pensiero. Qualche volta uso i capelli scomposti per pulirmelo…In qualsiasi momento del giorno o della notte ne abbia voglia e capita con frequenza, se anche dorme, la sveglio toccandola con un piede. Ha imparato rapidamente cosa fare. Gli schiaffi e le botte con il bastone o la spatola sono più convincenti di qualsiasi lungo discorso. Lo sverzino no. E’ un rito troppo lungo in queste occasioni. Capisce al volo ormai ed un attimo ed è sulla schiena a gambe aperte od in ginocchio. Il buco posteriore è sempre più accogliente, sta diventando elastico.

Comincio anche a farle prendere aria. E’ stata questa la grande idea. La incateno al radiatore per qualche ora tutti i giorni in sala, di fianco ha il pitale ed una bottiglia di acqua. Mangia i miei avanzi quando passo da casa… se ho fame io e preparo per me qualche cosa. Beve, ma se ha finita la poca acqua che le lascio, beve solo quando mi ricordo di dargliene altra, e beve a canna. Umiliarla? Neanche la carta igienica o il sapone le do. Quando deve lavarsi si asciuga con la coperta su cui dorme.

Entrarle nel sedere è diventato un classico molto piacevole. E’ stretto ancora però. Ero entrato nel bagno e fatto quello che dovevo. Odori sgradevoli. Non mi fido a tenere la finestra aperta, potrebbe gridare. Ma certo avevo pensato, poso farle prendere aria, far entrare aria nel bagno e…e metterla a tiro del suo PC. Via la poltroncina in sala, lei si stenda se vuole sulla solita coperta sbrindellata ed ormai puzzolente. Lo farò prima di uscire. Il suo PC è al solito posto.

Adesso lei è in bagno, accendo, quando finisce di caricare porto il cursore sul solito punto senza icone in alto a destra e clicco due volte. La solita pas. Ha scritto.

Diario.

Finalmente esco dal suo gabinetto. Per il resto non cambia niente. Per fortuna non sento la mia puzza. Ha detto che devo ‘prendere aria’, che persino le bestie come me vanno accudite per non farle ammalare. Ho sempre fame e spesso sete. Per fortuna fa caldo. No, non è il cibo, l’ acqua e le botte persino a farmi paura ma la sua indifferenza. Non esisto, non sono nessuno. Gli ho disubbidito, ho rifiutato di fargli un pompino. Certo non è il pompino in se ma la ribellione o la disubbidienza ad avergli fatto decidere di trattarmi così. Una bambola di gomma. Quando vuole sfogarsi mi usa come fossi una bambola di gomma. Con un bambola di gomma non si fanno grandi conversazioni. Con questa bambola di gomma ancora meno che con una schiava scema. Lo sento arrivare e mi preparo. Una parola od anche solo un cenno e la bambola si prepara, stesa sulla schiena od inginocchiata a gambe schiuse. Lui da dietro decide e fa. Non una parola, mai o solo quando è indispensabile per quello che io debba fare. Ho perso il conto dei giorni. Non so se mi permetterà di andare a scuola. Non so niente e me ne dispero. Potevo farglielo quel bastardo pompino. Dovevo farglielo. Di notte sogno che mi carezzi, mi possieda, mi parli. Sogno anche di essere in campagna, sento il vento sulla pelle di tutto il corpo, sono nuda e lo sto aspettando, arriva, ma si ferma, scompare. Quello che temo di più è la frusta lunga e sottile. Mi fa veramente paura perchè la usa spesso ma non temo il dolore quanto essere legata, imbavagliata in attesa dei colpi lenti e dolorosi. Essere la sua bambola mi fa quasi piacere. Lo volevo come padrone poi ho cambiato idea, troppo molle. Lui…molle? Che scema, non ho capito niente, forse persino mi voleva bene. Ed adesso? E cosa Faccio…Come faccio a dirgli che sono la sua, schiava o puttana, come vuole. Non mi spiace che mi faccia quello che un Padrone fa sempre alla sua schiava. Voglio farlo godere con la bocca. Come dirglielo? Ho cercato di farlo capire senza parlare ed ora aspetto lo sverzino, sarà di certo lo sverzino. Smetto, può tornare presto e Dio mi salvi se mi scopre. Mi piace tutto con lui. Di certo mi piaceranno anche i pompini.

‘……………………………

Il primo impulso è andare da lei e…e cosa? Mi fermo prima della mia porta. Calma e gesso Pietro, non fare cazzate. Qui si fa la schiava o si muore. Neanche minimamente intelligente come frase. Lei vuole essere mia. Questo è il punto, lo dice e lo ripete. Ho esagerato nel vietarle anche una sola parla. Non voglio sentire la tua voce, assolutamente. Non ha neppure osato dire che le serviva il vaso da notte se stavo via. Alla fine ha fatto pipì per terra come i cuccioli di cane lasciati soli, magari per dispetto. Per dispetto no. Sapeva di rischiare, ed era la prima volta che la mettevo in sala. sono uscito andando dopo la spesa a vedere uno spettacolo di mimi e giocolieri. La tentazione di fargliela leccare è stata forte ma quello non lo ho osato proprio. Fino ad allora ero arrivato con lo sverzino a nove colpi soltanto. Alice aveva detto che si può arrivare ma per gradi a due dozzine. In certi casi anche di più. Mi son fermato a quindici. Ha una gran paura dello sverzino ma a me piace perchè chiede una qualche preparazione, quasi un rito sacrale che la impaurisce. Devo orinare. La scusa è ottima per vedere cosa stia facendo. Cosa Fa? Niente ovviamente. Ha le orecchie buone ed evito di fare troppo piano o troppo in fretta. Si sta sistemando sulle ginocchia, direi abbia pianto. Cazzo! Non ho tirato giù di un numero il contatore delle visite al suo diario e non è la prima volta. Ormai però ci faccio attenzione. Poco male, lo faccio dopo. Una occhiata appena, è sempre in ginocchio, le belle tette sussultano un poco e tiene gli occhi fissi in avanti. Di nuovo il cazzo sta facendosi vivo, faccio persino fatica ad orinare. Un getto minimo, che prolunga…Farmela nonostante tutto quello che gli ho fatto fare oggi? E perchè no. Il solito grazie a papà. Ho ereditato da lui certe prestazioni. Una scrollata ed un cenno. Anche uno sguardo interrogativo da parte sua… Il tuo sedere scema. Non ero stato per niente chiaro ma devo continuare nella mia parte. C’ è un asciugamano apposito, ben piegato; lo stende e si inginocchia. L’ asciugamano è per me ovviamente e posto nella giusta posizione. Lei invece si è messa con la testa sugli avambracci, come sempre quando sa che la inculo. Sono incerto. Tocco un poco la figa asciutta…solo un attimo ed è già un poco bagnata. Possibile, si è toccata prima che arrivasi? No , non credo. Non credo e non mi importa adesso, ho altro per la testa. Me lo smanetto un attimo ma neppure serviva. Lo sfrego sulla fessura un poco umida cerco il buchino e spingo. E’ parecchio più stretta dell’altra. La monto molto lentamente, non per evitale dolore che poi ha superato da giorni ormai ma per gusto mio. Su e giù lungo la riga del sedere, di nuovo nella figa accogliente, poi fuori e cerco la rosetta del culo. Si irrigidisce un poco, credo per la posizione, per resistere senza cadere in avanti. Premo, premo più forte e si allarga, il glande, almeno in parte, entra. Esco ed entro, esco di nuovo e cerco la fighetta che esploro più a lungo. Di nuovo il culo ed ancora la fica. Tutto sommato Alice mi ha spompato ma il mio piacere si avvicina. Freme, trema un poco e mugola appena. Cerco di nuovo l’ orifizio più stretto, letteralmente me lo gusto, a lungo. Quasi mi stendo su di lei tanto che arrivo a toccarle il sesso. Continuo nel sederino e gode. Continua a sussultare anche quando ritraggo la mano. Sussulta mentre a mia volta godo, mi svuoto un poco, riesco a trattenermi. Cede di schianto e finiamo entrambi stesi a terra.
Mi son fatto male alla spalla ma non dico niente. Perdono Padrone, perdonatemi non volevo, non ho fatto apposta, e poi, vi amo padrone sono Vostra, per quello che volete, per tutto quello che volete.

Puoi scegliere. Puoi restare con me o andartene al diavolo. Se resti ubbidirai sempre, in tutto. Se mi salta di mandarti…no questo è eccessivo persino adesso, sappi che se resti, ti batterò questa sera stesa quanto mai prima. Deciditi. Hai tempo fino…ho già deciso Padrone. Seria, compunta. Ho già deciso. Se mi volete, battetemi subito, quando volete. Prima però…diventa rossa. Prima devo darvi piacere come non ho mai fatto prima.
Non è il massimo della finezza ma siedo sul cesso e mi fa il sospirato pompino.

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