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Ebbene sì, lo confesso. Ti amo! Non so perché, non so come è successo, ma ti amo. Tutto di te mi piace. Mi piacciono i tuoi difetti che per me sono pregi. Sei altissima, vertiginosamente alta, mentre io sono solo un metro e settanta. I tuoi occhioni sono grandi, grigi come quelli di un gatto e, come tale, sai fare le fusa, ma sai anche tirare fuori gli artigli e ferire in profondità, se vuoi. Sei una magnifica, stupenda gattona dagli occhi bigi, da rispettare e adorare. Sei anche, profondamente buona e sinceramente gentile perciò, forse, ti amo.

Allegra, nei tuoi quasi due metri, sai essere frivola, ma anche profonda nei sentimenti. Ascolto la tua voce modulata sui toni bassi, ma pur sempre effervescente per quelle sfumature in falsetto che intercali a colori più profondi. Un continuo salire e scendere che fa bene all’anima, costringendo i timpani a una ginnastica continua di modulazione in modulazione. C’è armonia in te. Una fluidità suasiva, come nel gender, il tuo gender. Sei leggera e frivola e, insieme, profonda e acuta.

Sei completa, nella tua incompiutezza. Sei un perfetto ossimoro: contraddizione e duplicità, in una complessa continuità. Irrazionale nelle tue scelte, scientifica nella tua duplicità. Incomprensibile per molti, perfettamente equilibrata nelle tue disarmonie per altri. Non soffri certo di disforia di genere, perché ti adatti perfettamente a quello che ti senti, mano a mano che passi da una condizione all’altra. Dicevo: sei perfetta.

Potresti essere l’uomo che mi violenta o la donna che si fa possedere; o, anche l’uomo che possiede un suo pari, l’erastes che lesbica audacemente col suo eromenos. Vivere le tue contraddizioni come le vivi tu! Possedere ed essere posseduti, delicatamente, sensualmente, profondamente. Congiungere due corpi fasciati di mussola e trine; sentire la tua pelle glabra sotto le mie dita; suonare quel magnifico organo che è il tuo corpo. Aprire e chiudere le ancie, modulando i registri installati sulle tue canne. Godere delle tue melodie!

Che sogno sarebbe! Restare l’uno/a sull’altro/a, affastellati, alla rinfusa, così come viene, scomposti; godere del tuo e del mio come se fossero una sola cosa; un solo corpo, un solo essere, senza volontà di sopraffazione, ma con spirito di collaborazione, anzi, di condivisione. Non pretendere nulla, perché nulla è dovuto e tutto è consentito. Che piacere diverrebbe!

Affanno al solo pensarci, mentre il mio pulcino s’inturgidisce, divenendo galletto, prima di trasformarsi in rigida canna. E tu l’accarezzi,; ti soffermi a baciarlo sulla testina, prima che alzi la cresta, prima che si trasformi. Poi lo agiti piano , invitandolo a uscire gli speroni e quando, finalmente, è pronto, lo lecchi, lo imbocchi, lo batti sulla cappella con la lingua, lo insalivi, lo succhi, lo esasperi, mentre tenta di esploderti in bocca.

Ma tu freni; lo schiaffeggi con due man rovesci, titilli le palle, le giri fino a … farmi male. Ti guardo, ti osservo, ti ammiro nella tua mise di pizzo nero. Provocante, decisa, mi sfidi; sfidi la mia mascolinità. Tiri fuori il tuo arnese che tenevi nascosto, ben serrato fra le gambe. È lungo, gonfio, mostruosamente bello. Ora sono io che mi avvento su quell’ambito premio, che non si sottrae. Anzi si offre sfacciato, nella sua possente costituzione.

Svetta di vari centimetri sul mio che pure ha una ragguardevole dimensione. Sei bella! Limoniamo entrambi, tu in boccoli biondi, io in caschetto nero. Poi, un attimo di smarrimento in cui non so cosa mi prende. La smania di essere posseduta mi rapisce e sono tua nel senso più completo, più devoto, più incondizionato. Mi piego come un giunco sotto la forza del vento. Ti sento mentre attraversi il mio spazio e penetri nei meandri più profondi del mio…animo.

Godo della ribollente acqua che riversi nelle mie condotte; mi abbevero di te.

Sono Tua

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1
Nina Dorotea

Disponibile

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