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Ossessione (parte II: il primo bacio omosex)

By 23 Luglio 2021No Comments

La curiosità spasmodica che derivava dalla mia ossessione per i grossi cazzi e i maschi muscolosi mi stava letteralmente facendo uscire di testa. Sul finire del mese di luglio 2006, di fronte all’impossibilità di costruire l’occasione perfetta, stavo iniziando a percepire un senso di frustrazione via via sempre più crescente. Mi rendevo conto di essere un bel ragazzo (piacevo sia alle donne che agli uomini, come avevo avuto modo di vedere nei locali gay-friendly frequentati) ma, come già detto nel racconto precedente, non riuscivo a “farmi andare bene” il primo che passava e, nonostante nessuno che mi conoscesse lo avrebbe mai detto, ero timido nell’approcciare un altro maschio.

Come accennato nelle storie precedenti, ero dedito a frequentare la palestra del mio tranquillo paese dell’hinterland bolognese. Sul finire di luglio/inizio agosto la mia palestra chiuse per lavori di ristrutturazione che avrebbero necessitato di almeno un mese; avrebbe riaperto solo verso settembre. Decisi pertanto di andare ad una palestra della periferia di Bologna, feci un abbonamento ad ingressi (10 credo) e andavo quando riuscivo; tutto sommato era abbastanza comoda ma all’epoca ero veramente disorganizzato e tra gli esami (che stavo cercando di chiudere), la ragazza (che stava diventando sempre più un peso) e la masturbazione compulsiva, facevo veramente fatica ad organizzarmi a dovere per andare regolarmente ad allenarmi.

Una delle prime sere che andai, rividi e riconobbi una vecchia conoscenza. Enrico era quasi un mio coetaneo (aveva un anno in più di me) ed eravamo in due sezioni diverse sia alle elementari che alle medie. Nonostante il nome italiano, era di origine straniera (dominicana) ed era stato adottato da una coppia molto ricca di un cittadina vicina alla mia. In passato era capitato di uscire assieme ad amici comuni, ma non eravamo mai stati veramente intimi; non lo vedevo da tempo e obiettivamente non sapevo assolutamente nulla di quello che avesse fatto negli ultimi 5 anni. Dato che la palestra non era poi così affollata, ci notammo l’un l’altro e ci salutammo. iniziammo a parlare del più e del meno e mi raccontò che studiava Comunicazione e che normalmente viveva in un appartamento in città; avrebbe potuto continuare a vivere dai suoi e fare il pendolare, ovviamente, ma aveva deciso di provare ad essere indipendente. Mi raccontò che nei week-end lavorava in un bar e che riusciva a coprire parte delle spese che doveva sostenere.

Successivamente, durante l’allenamento, mi capitò più volte di guardare Enrico. Appena più alto di me, nel corso di questi anni aveva costruito una buona massa e poteva già vantare un’ottima definizione muscolare. I capelli rasati, gli occhi grandi e scuri e le labbra incredibilmente carnose (quasi come quelle di un africano), disegnavano un contrasto tra una spiccata mascolinità e qualcosa di vagamente femminile; la pelle era più ambrata del solito per via dell’abbronzatura estiva e iniziò a brillare di sudore dopo le primissime serie di riscaldamento allo squat. Guardarlo da dietro era uno spettacolo: le gambe muscolose e la schiena sviluppata gli consentivano di spostare tranquillamente oltre 100 chili; più sudava e più i muscoli sotto la maglietta risaltavano.

La mia eccitazione rimase tutto sommato sotto controllo, ma faticai a nascondere l’erezione quando lo vidi parlare con una splendida ragazza mora: i due erano evidentemente in grande confidenza, come dimostravano i grandi sorrisi che lei riservava a Enrico e la mano di lui che a più riprese finiva per toccare la spalla, il braccio o un fianco mentre gli spiegava come fare alcuni esercizi molto semplici. Iniziai a immaginarmeli assieme in un letto a due piazze, con lei a cavalcioni sopra il suo cazzo, con lui che le stringe i piccoli seni mentre lei lo implora di non venire e continuare a farla godere; iniziai a pensare al culo di lei, ai suoi glutei super muscolosi, a Enrico che la prende da dietro e la sodomizza, a lei che mentre viene inculata morde il cuscino emettendo urla sempre più forti e animalesche.

Travolto per l’ennesima volta dalle mie fantasie, terminai a fatica il mio allenamento sul tardi. In palestra eravamo rimasti io, Enrico e pochi altri. Capitò che io e il mio amico ci trovammo assieme nello spogliatoio al momento della doccia. Avevo ancora in testa l’immagine di Enrico che trombava la strafiga mora, quando mi si presentò davanti a me completamente NUDO.

“Mi sono dimenticato il bagno schiuma, non è che dopo me ne presti un po’?”

Essendo seduto, avevo il suo cazzo dritto davanti a me. Era a riposo, non sembrava piccolo ma nemmeno qualcosa di enorme una volta che avesse raggiunto l’erezione massima. Iniziai a soppesare quanto potesse diventare grosso nell’atto sessuale. Ritardai un attimo la risposta (“Sì, certo!”) e lui (ne avrei avuto conferma qualche tempo dopo) se ne accorse. Lo vidi abbozzare un sorriso malizioso e sentii un misto di vergogna ed eccitazione, come una femmina che viene scoperta a sbirciare il ragazzo che le piace. Mi aveva sorriso davvero o, in preda ad un fiume di fantasie erotiche, me lo ero immaginato?

Una volta sotto la doccia, mi insaponai e poi passai il bagnoschiuma a Enrico da sopra il pannello che ci separava. Dato che era quasi finito gli dissi di tenerlo, feci la doccia in fretta, mi asciugai e mi rivestii in fretta e furia: mi vergognavo troppo e non volevo affrontare il suo sguardo un’altra volta. Nel tragitto fino a casa pensai alla possibilità di non andare più in quella palestra, non volevo più incantarmi di fronte al pene di un ragazzo, non volevo più trovarmi in quella situazione assurda. Dopo mangiato però, l’eccitazione tornò a salire, me ne andai in camera, mi denudai e inizia a pensare a Enrico, ai suoi muscoli sudati, alle sue labbra. E cercai di immaginare il suo cazzo in tiro, di immaginarlo nella mia gola o di immaginarlo violare il mio culo e sverginarmi. MI masturbai compulsivamente pensando a lui e decisi che stavolta sarei andato in fondo, anche a costo di sputtanarmi, volevo che lui fosse il mio primo ragazzo e lo volevo a tutti i costi; non era il tipo di maschio dominante che vedevo nei film porno, magari non era superdotato, ma aveva qualcosa di sensuale che non riuscivo ancora a definire con esattezza e che volevo a tutti i costi catturare.

Tornai in palestra nelle sere successive e lo incontrai. Era già iniziato agosto e la palestra era popolata da sempre meno persone. Capitava spesso che Enrico mi chiedesse o mi desse una mano in alcuni esercizi; io lo aiutavo e mi facevo aiutare ben volentieri ma talvolta dovevo fare uno sforzo veramente enorme per nascondere l’eccitazione.

Poi finalmente la situazione si sbloccò.

Una sera decidemmo di alternarci allo squat e, volta sotto la sbarra, mi sembrò sin da subito un po’ troppo vicino rispetto agli standard; cercai di farmi scivolare addosso i pensieri sconci, ma poi, sentii le sue mani un po’ troppo sul petto, il bacino praticamente attaccato al mio e, soprattutto, una grossa erezione. In quel momento, ebbi a mia volta una delle erezioni più potenti che mi ricordi: allora anche Enrico provava attrazione per i maschi e, soprattutto per me. Una volta finita la serie, continuai a non trovare il coraggio di affrontare l’argomento e cercai di evitare il suo sguardo; lo aiutai nelle serie successive cercando di nascondere il cazzo durissimo ma lui continuò a starmi attaccato facendomi sentire sempre più il cazzone (iniziai a pensare che fosse più dotato di quel che credevo) ma anche il suo odore ed il suo sudore. Era una serata torrida e la situazione era per distacco la più eccitante nella quale mi fossi mai trovato fino a quel momento.

Finimmo di allenarci. Erano quasi le 10 di sera ed eravamo rimasti solo io, lui, la donna delle pulizie (che stava sistemando lo spogliatoio femminile) e la segretaria (che però era mezza imboscata a farsi i cazzi suoi). Una volta entrati nello spogliatoio, continuai a sentire il suo sguardo addosso. Mi denudai evitando il suo sguardo e cercando di nascondere l’erezione; presi le mie cose e andai nel mio box doccia. Finsi di avere una certa fretta, ma in realtà provavo ancora vergogna per la mia attrazione verso un uomo. Accesi il getto d’acqua, appoggiai le mani al muro e misi la testa sotto al getto. Poco dopo, sentii un mano accarezzarmi il trapezio ed un altra appoggiarsi sul fianco.

“Ce la facciamo assieme questa doccia?” – mi chiese

Io mi voltai, e per l’ennesima volta non trovai le parole. Ma il coraggio, quello sì. Lo avvicinai a me e lo baciai; appena sentii la lingua, le labbra ed il suo cazzo premere sull’addome, ebbi l’ennesima erezione. Mi staccati un secondo, chiusi il getto d’acqua, mi versai abbondantemente sulle mani bagnoschiuma e iniziai a spalmarlo su di lui, sulle spalle, sul torace, sulla schiena e poi giù fino ai glutei e (finalmente) sul cazzo. Finalmente lo vidi bene: era appena un po’ più lungo del mio (che misura 19-20 cm) ma molto più largo: non era un cazzo asinino, ma era veramente una bella minchia. Lui nel frattempo aveva preso il mio cazzo e aveva iniziato a menarlo delicatamente. Mi si avvicinò nuovamente e quando ricominciò a baciarmi mollai il suo cazzo e lo abbracciai; nel frattempo Enrico aveva raccolto un po’ di schiuma e mi stava inflilando un dito su per il culo mentre con l’altra mano continuava a masturbarmi il cazzo. Poi si staccò un attimo, riaccese il getto d’acqua, ci sciacquammo e si inginocchiò di fronte a me. Riprese a masturbarmi il cazzo con la mano sinistra ed il culo con la destra, il tutto mentre me lo prendeva in bocca. Purtroppo dovemmo interrompere perchè sentimmo aprirsi la porta dello spogliatoio; Enrico si alzò e si infilò in un altro box doccia.

“Avete finito qui?” – la donna delle pulizie probabilmente stava parlando dall’ingresso e pertanto non poteva averci visto.
“Quasi” – dissi io – “ancora 5 minuti e siamo fuori”.

Io e Enrico finimmo di lavarci e ci vestimmo il più rapidamente possibile. Una volta usciti, ci appartammo in un punto buio del parcheggio e ci baciammo ancora. Stavo per sbottonargli i pantaloni ma lui mi fermò.

“Non qui, non così, non adesso. Ne avrei voglia, ma è meglio di no per almeno tre motivi. Primo, potrebbe vederci qualcuno e sai meglio di me che è meglio evitare qualsiasi chiacchiera; secondo, voglio giocare con te con molta calma; terzo, stasera devo montare una mia amica e voglio tenere tutto il seme per lei. Questo è anche il motivo per cui prima volevo far venire te ma non volevo venire io. Se non hai impegni, domani sera vieni a casa mia, in città, così facciamo sesso tranquillamente”.
“Ok” – risposi io, che faticavo ancora a rendermi conto fin dove mi fossi spinto – “magari prima ti sono sembrato un po’ impacciato, ma… insomma, sei il primo maschio per me”.
“Non preoccuparti, Dorian – mi tranquillizzò – poi ti spiegherò la mia relazione con il sesso tra uomini; vediamoci domani con calma”.

Annuì e poi ci scambiammo i numeri di telefono. Ognuno salì sulla sua macchina. Lui aveva un appuntamento con una femmina in calore, io non avevo nemmeno voglia di rispondere ai messaggi della mia fidanzata. Provavo sensazioni miste: disgusto, eccitazione, angoscia, stupore, estasi, confusione. La sensazione di essere violato, di essere femmina: mi aveva eccitato da morire e, quella sera mi sarei fatto scopare lì sotto la doccia. Senza preservativo, fino a sentirlo riempirmi come a fecondarmi. Quella sera non gli scrissi più, ma non feci altro che pensare a lui ed al suo bastone. E a quella troia che si stava godendo tutta l’eccitazione che avevo provocato in Enrico.
(continua…)

PS: voglio ringraziarvi molto per le mail che mi avete mandato. Mi fa piacere leggere i vostri commenti e scambiare opinioni privatamente. E sì, mi fanno molto piacere anche le porcate che mi scrivete. Se volete, la mia mail è bisexualfeeling99@gmail.com

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