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Giorgio: “Scrivi sempre messaggi d’addio?”. +39347xxxxxxx Inviato: ore 13:25 del 23.12.1999.

Rossana: “Te li meriti tutti – senza nessuno sconto – stronzo. Forse è davvero un addio”.

Rossana disprezzava Giorgio schernendolo e snobbandolo a ragion veduta, per quel suo modo indisponente, malvagio e odioso, dettato per di più dal suo incoerente, instabile e sconclusionato modo di fare. Rossana, al contrario, amava premurosamente Giorgio per quella sua voce perfetta, per quei favori che lui le aveva prodigiosamente offerto tirandola fuori da innumerevoli guai avvenuti tempo addietro, Rossana nondimeno si detestava biasimandosi in definitiva per la sua congenita fragilità, per la sua instabilità e per le sue frequenti e usuali crisi di nervi.

Questa sera il loro adorato bilocale era vuoto, dato che Rossana era da sola: lei lo aveva volontariamente cacciato dopo l’ultima roboante litigata, perché il più delle volte ambedue passavano bruscamente e rudemente dalle carezze agli schiaffi, alla ricerca del loro equilibrio inconcludente, anzi, inesistente. Lei in quell’occasione dormì da sola, abbracciata solamente alla gatta che occupava il posto di Giorgio quando lui dormiva fuori casa. Lui rientrò il giorno dopo, si scusò, lei sorvolò, in conclusione piansero insieme per l’emotività e per la precarietà del momento. Giorgio le stringeva le mani gelide e le leccava quelle lacrime salate che solcavano le guance, Rossana fece lo stesso. Lei, fanciulla nei suoi accorati e mesti bisogni, chiese se Giorgio desiderasse dormire in sua compagnia, lui nonostante l’ora e la mancanza di sonno approvò la proposta ratificandola senz’opporsi, affagottò amorevolmente Rossana in mezzo alla trapunta e in tal modo s’assopirono. Trascorse poco tempo, tenuto conto che non era giunta sera, Rossana si svegliò con l’inquietudine che lui non ci fosse più, mentre Giorgio era placidamente sdraiato su d’un fianco con la maglietta stropicciata e il braccio sotto il cuscino. Rossana inaspettatamente s’intenerì nel vederlo in tal modo, perché Giorgio a volte sembrava proprio come un bambino sviluppato per quelle caratteristiche espressioni che manifestava il suo volto.

Lei nel frattempo s’accomodò sullo scanno scartabellando una rivista ed esaminando gli scarabocchi eseguiti da Giorgio ai margini del contenuto, osservandolo beatamente lo svegliò. Al momento i seni sodi a punta s’intravedevano benissimo sotto il cotone trasparente, poiché sembravano quasi più chiari, anche se i capezzoli avevano assunto un color porpora stupendo, carico di numerosi ricordi che Giorgio in realtà non aveva mai vissuto. A quel punto Giorgio passò una mano sotto il braccio di Rossana fino ad afferrarle il seno iniziando a baciarla. Rossana era immobile, perché l’unico movimento era stato quello di stringere la trapunta fra le dita, cosicché la morsa di Giorgio su quei seni divenne man mano più dolorosa.

Rossana conosceva bene di non dover manifestare né d’esternare il proprio dolore, in quel preciso istante Giorgio le afferrò i polsi e glieli portò dietro la schiena, mentre le ordinava di stare ferma scoperchiando un tiretto ed estraendo una varietà di funicelle di molteplici estensioni, ne agguantò una e iniziò ad allacciargliele con maestria. Lei serrò in quel frangente timorosamente gli occhi, in quanto era sempre perennemente eccitata, addirittura terrorizzata e sgomenta al tempo stesso dalla sessualità accanita, bizzarra e stravagante del suo uomo. Lui divenne sennonché impaziente, irrequieto e manifestamente intollerante, poiché non tardò molto ad erompere, per il fatto che quasi come uno studiato movimento meccanico eiaculò, scaricando stizzosamente la sua quantità determinata di sperma affannosamente con evidente dispetto e stizza dentro la fica di Rossana, dal momento che lei rimase a bocca asciutta osservando costernata, prostata e sbigottita senz’aver peraltro potuto raggiungere l’orgasmo.

Tutto quest’atto avvenne però senz’eccitazione né entusiasmo né slancio alcuno, bensì fu unicamente imposto, inflitto e ordinato, perché Giorgio era esclusivamente acchiappato, catturato e dominato soltanto da quell’accanita, incorreggibile e ostinata idea, da quel piacere degenerato e sadico e da quel rimorso brutale e feroce, di notare la propria donna carcerata al suo bruto, inconsulto e irrazionale volere. In seguito appena finì la liberò alla svelta, le chiese pietosamente scusa e l’abbracciò, perché sapeva che Rossana aveva una tale angoscia e parecchia ossessione di lui in questi specifici momenti.

Rossana in conclusione s’appoggiò appesantita e indolenzita al petto di Giorgio che pianse frattanto insieme a lei, nel tempo in cui Rossana tratteneva affettuosamente le lacrime di quell’uomo ormai consunto, malandato e palesemente malridotto.

Il Natale era ormai prossimo, probabilmente si sarebbero ben presto riaccostati armonizzandosi e in ultimo riconciliandosi, giacché avrebbero tentato di riavvicinarsi in ultimo rappacificandosi, perché era giunto avvedutamente e responsabilmente il tempo d’analizzare, di ponderare e di riflettere benissimo su ogni cosa per il loro improbabile e incerto futuro.

{Idraulico anno 1999}

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