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Cartomanzia – 14a parte – Il notiziario

By 26 Novembre 2021No Comments

Quando Maestro Dido ordinava, lei eseguiva, ormai senza alcun tentennamento.
Per cui si era vestita come lui le aveva dettagliatamente specificato: decolté nere con tacco-otto, collant nero velato, mutandine e reggiseno «carini»di pizzo color malva, gonna nera a metà coscia e camicetta «normale» a sottili righine verticali, con una sobria collana di perle ed orecchini: un’aria da signora seria, insomma! E con perfino le lenti a contatto, invece dei suoi abituali occhiali dalla montatura elegante.
Un trucco leggero ed i capelli corvini che le scendevano morbidamente sulle spalle, appena mossi e col ciuffetto sulla fronte, completavano il look da brava impiegata.
Seguendo fedelmente le disposizione ricevute, chiamò un taxi e raggiunse così all’ora indicata l’indirizzo che il Maestro le aveva dato.
Dora si era guardata intorno, perplessa: si trovava in una via periferica e l’indirizzo era innegabilmente quello di un piccolo capannone che appariva deserto, quasi abbandonato, se non si fosse considerata la ventina abbondante di auto di ogni età, tipo e categoria che riempiva il cortile.
Era sinceramente incuriosita, ma saggiamente decise di seguire il prosequio degli eventi, che gli avrebbe fornito tutte le risposte.
Il Maestro le aprì il portoncino e la accolse, verificando con un colpo d’occhio che fosse vestita come le aveva espressamente indicato.
Poi, soddisfatto, le dedicò un tenue sorriso: «Mi servi per realizzare un progetto… un film…
Voglio rifare un film giapponese che ho visto qualche giorno fa e che mi ha davvero divertito; ma vieni sul set, così ti spiego cosa voglio che tu, buttana, faccia nel film»
Entrarono in uno stanzone dove, al centro della parete di fondo, era stato allestito il simulacro di uno studio di RaiNews24, con tanto di logo riprodotto sulla parete -anche se era stato modificato in «BayNews24’-, un tavolo di spesso cristallo ed accanto, da entrambi i lati, tre… casse, come fossero classificatori (Dora, stando davanti al tavolo accanto alle telecamere già pronte, non riusciva ad identificarle meglio) di larghezze diverse, ma del colore simile a quello dello sfondo.
Simmetrico al logo, uno schermo televisivo di grandi dimensioni, sul quale stavano alternandosi diverse immagini «da telegiornale» ed anche inquadrature vuote, dello stesso colore dello sfondo.
Il Maestro, dopo averle concesso qualche momento per rendersi conto del tutto, la accompagnò dietro al tavolo e le spiegò cosa si attendeva da lei: Dora avrebbe dovuto interpretare la seria, imperturbabile giornalista che legge le varie notizie -un certo numero di fogli stampati era effettivamente sul piano del tavolo- incurante di tutto ciò che accade intorno ed a lei.
Le preannunciò che un certo numero di maschi nudi le avrebbe sborrato in faccia o costretta a fare cose, ma lei -con l’indefettibile «missione» di arrivare in fondo al notiziario- avrebbe continuato, come se nulla in realtà accadesse, fino alla fine del notiziario, per poi salutare gli spettatori con la normale cordialità.
Dora annuì, obbediente e già con la fica in ebollizione, immaginandosi al centro dell’azione; sapeva che, se e quando il Maestro avesse deciso di pubblicare il filmato, la sua solida reputazione di seria professionista si sarebbe trasformata in patetici coriandoli spazzati dal vento, ma ormai si era abbandonata a quella torbida spirale autodistruttiva ed era quasi ansiosa, ormai, che arrivasse il momento in cui il Maestro avrebbe disintegrato la sua rispettabilità, la sua immagine pubblica, la sua carriera, il rispetto dei colleghi, dei conoscenti, degli amici, dei parenti, perfino di sua figlia con la quale ormai non aveva più contatti da quasi due anni…
Trovarsi (finalmente?) nelle condizioni per cui sarebbe stata costretta a ricominciare da capo una vita diversa, magari trasferendosi altrove… anche all’estero, chissà?
Si mise nella posizione che le venne indicata, fece prove di lettura perché potessero tarare al meglio il microfono, le misero un invisibile auricolare per istruzioni durante le riprese e ricevette anche un paio di disposizioni sul miglior tono di voce e velocità di lettura e, alla fine, cominciarono le riprese.
«Signore e signori, buonasera! Benvenuti a questa edizione del nostro notiziario.
Roma: il Presidente del Consiglio, durante una conferenza stampa, ha detto che…»
Mentre parlava (leggendo sul ‘gobbo’, piazzato accanto alla macchina da ripresa, anche se fingeva di consultare i fogli che aveva sulla scrivania), apparve un tipo completamente nudo, che usando come scala le misteriose scatole (ecco a cosa servivano!) salì rapidamente fino a trovarsi coi piedi nudi sul tavolo, masturbandosi furiosamente, per accostarle quasi subito la cappella congestionata alla guancia e facendo partire una copiosa sborrata che le incremò la gota, il labbro superiore e quello stesso lato del naso.
Mentre Dora, come da copione, continuava impassibile a leggere il notiziario, il tipo le strofinò un istante il glande contro le labbra e poi, ratto come era arrivato, se ne scese.
«… i ministri interessati hanno sottolineato che l’intera questione è ben nota da tutti i…» Un altro uomo, più alto e magro, aveva preso il posto del primo, con lo stesso passo accelerato del primo, con la stessa frenesia masturbatoria e con la stessa rapidità a scaricarsi su di lei, schizzandole fronte e capelli.
«… riguardo l’attuale crisi internazionale…» Un altro, stavolta dall’altro lato, con la velocità a salire e scendere che era stata evidentemente imposta dal regista, schizzò appena sopra al sopracciglio e sulla guancia; Dora la sentiva densa , pesante sulla pelle, ma continuò imperterrita la lettura delle notizie.
«… il ministro degli esteri ha ribadito che…» questo maschio, invece, le aveva messo una mano sulla testa, bloccandogliela, mentre le appoggiava il glande alle labbra e glie le irrorava di densa sborra.
Lei perse un attimo il filo del discorso, ma poi si lappò brevemente le labbra e ricominciò subito dal ponto dove si era interrotta.
Abbassando lo sguardo, aveva improvvisamente notato, attraverso il piano trasparente del tavolo, la cupoletta di una webcam di controllo piazzata sul pavimento, evidentemente per poterla inquadrare dal basso, in qualche fase futura della realizzazione del film; un leggero brivido di eccitata anticipazione la fece vibrare per un istante.
«… durante la conferenza stampa….» Stavolta i maschi nudi erano due, uno per parte e mentre uno si scaricava sulla sua guancia, l’altro le metteva un dito in bocca, obbligandola a ruotare la testa verso il suo cazzo, che le affondò in bocca per un rapidissimo pompino -giusto due o tre affondi- concluso da un’abbondante sborrata; Dora era indecisa se ingoiarla, ma poi pensò che il climax della ripresa ne avrebbe avuto vantaggio, se l’avesse fatta uscire dalle labbra appena socchiuse e fatta colare giù per il mento…
«… capo della protezione civile…» Sentiva un… candelotto di sperma che le penzolava dal mento, mentre altre sborrate le arrivavano sul viso ed i capelli ed il loro peso, man mano crescente, le faceva lentamente scivolare verso il basso, colandole al esempio dal naso al labbro superiore che, per poter continuare col notiziario, era costretta a ripulire frequentemente con rapide passate della lingua.
Altri, col procedere delle cose, l’avevano costretta a succhiarglieli, anche leccando rapidamente le due cappelle affiancate fino a far esplodere il loro piacere, ma nessun maschio era restato inquadrato per più di una trentina di secondi.
Sentiva i… contributi di sperma colarle dal viso, riunirsi alla sborra che le avevano scaricato direttamente sul collo e scivolare lentamente, inesorabili sul suo decolté; una rapida occhiata in basso, le permise di notare che ampie chiazze umide lordavano la sua camicetta così seriosa.
Si immaginava con la pelle ed i capelli lascivamente luccicanti di umida sborra, sotto le vivide luci del set.
Poi, mentre un altro, l’ennesimo, saliva sulla scrivania per scaricarsi sul suo viso, un maschio le andò invece dietro e cominciò ad abbracciarla ed a stringerle forte i seni da sopra la camicetta, facendole interrompere per un istante il notiziario.
Poi lasciò solo una mano a martoriarle i capezzoli e con l’altra cominciò a farle risalire la gonna sul culo, fino alle reni. L’uomo le aveva fatto risalire un poco la gonna, afferrandone alternativamente il lembo su ciascun fianco e strattonandolo verso la vita.
Poi aveva deciso di cambiare metodo: lasciò il seno che stava brancicando e, con entrambe le mani, tirò forte i due lembi posteriori, facendo saltare la cucitura fino alla cerniera lampo ed anche più sopra, lasciandola pateticamente chiusa ma scucita da un lato, fino all’asola del bottone; poi tirò forte e Dora sentì nitidamente il crepitio del tessuto che si lacerava, distruggendo l’asola.
Anche se avesse voluto fare qualcosa, lei non poteva, impegnata com’era sia dalla lettura del notiziario, sia dal ricevere in continuazione nuove sborrate sul viso ed in bocca da una quantità di maschi che sembrava inesauribile; sentiva i suoi bei capelli neri trasformati in un viscido e greve impasto con lo sperma e le ciocche, intrise ed appesantite da così tanto ‘succo di maschio’, le schiaffeggiavano viscide le guance ed il collo ad ogni movimento della testa.
Sentì che l’uomo dietro di lei aveva afferrato il collant e lo tirava fino a strapparglielo sul culo; quando la trama cedette in una piccola area, lui mise dentro le dita ed in breve lo distrusse, strappandolo anche sulle cosce; Dora immaginò l’inquadratura che la telecamera in sul pavimento stava riprendendo, con la sua pelle chiara delle cosce e dei fianchi, che risaltava nei numerosi strappi del collant neri e immaginava che fosse una visione notevolmente erotica per gli amanti del genere.
L’uomo infine, con un brusco strattone, le fece scendere gli slippini fino a pochi centimetri sotto al pube e poi, cinturandola alla vita, le fece sporgere il sedere all’indietro.
Infine, soddisfatto dalla postura della donna, la penetrò in fica di colpo, molto facilitato dalla grande quantità di ciprigno, causata dalla forte eccitazione che la siciliana stava provando.
Come le fu dentro, cominciò a fotterla forsennatamente, arrivando a sborrarle dentro in brevissimo tempo.
«… secondo gli ultimi dati istat…» Dora era incitata dall’auricolare a non fermarsi con notiziario, nonostante i problemi che aveva a concentrarsi ed ormai era assolutamente ammaliata dalla lasciva situazione che stava vivendo davanti alle telecamere: si sentiva inequivocabilmente porca e irrimediabilmente sputtanata, compromessa davanti a tutti, che potevano assistere a quella sorta di processione -che sembrava infinita!- di maschi ansiosi di sborrarle in viso, in testa o in bocca, che si alternava freneticamente sul tavolo “da giornalista”, ricoprendola di sperma denso e bollente ed anche -ne era certa!- di ciò che le stava facendo l’uomo alle sue spalle, senza possibilità di equivoco.
In quella, lo sentì sborrarle nella fica e poi subito scappare via, per lasciare il posto, freneticamente, ad un altro ed immaginò facilmente cosa la telecamera appoggiata al suolo e puntata sul suo pube potesse riprendere, eccitandosi sempre più; doveva fare un grande sforzo di concentrazione per non smettere di leggere sul gobbo ed abbandonarsi invece al piacere smisurato che quella umiliante situazione le stava donando.
Il nuovo maschio che le era arrivato dietro, le premette con la mano sulle reni e la fece mettere nella posizione migliore, data la sua altezza, per poterla invece inculare con facilità.

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