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LA VILLA – Episodio 3

By 22 Dicembre 2020Dicembre 23rd, 2020One Comment

Tornando dentro Lucia mi dette delle precise istruzioni. Dovevo depilarmi in modo accurato dal collo in giù. Niente peli sotto le ascelle, sul sesso o sulle gambe. Prima dei ricevimenti del Padrone era anche previsto che facessimo tutte un clistere, e questo mi fece pensare che ci aspettasse una serata molto movimentata. Tornando in camera comunque, che era dotata di bagno, feci tutto. Mi depilai, e dopo il pasto che scesi a prendere in cucina e consumai in camera mi feci anche un clistere come da istruzioni. Il bagno nel box doccia era dotato oltre che del normale soffione anche di un tubo come quello per la doccia, ma dotato di un irrigatore di forma vagamente fallica. Era previsto che usassi quello, e lo feci con un certo imbarazzo, ma devo dire con anche una buona dose di lussuria. Procedetti a tre lavaggi successivi, e nell’ultimo l’acqua usci completamente pulita. Era stato stimolante, direi “profondamente” stimolante, e il mio sedere aveva accettato il corpo estraneo senza opporre alcuna resistenza. Il plug tenuto per varie ore mi aveva già dilatato come una pornostar dopo anni di carriera.

Il pomeriggio aiutai a preparare la sala per il ricevimento, che avrebbe avuto una sorta di buffet in piedi, e camminare con quel coso che mi apriva l’ano era contemporaneamente difficile, imbarazzante e terribilmente libidinoso. Avrei voluto farmi da sola qualcosa, ma le altre ragazze (nella sala ne avevo viste altre quattro o cinque, ma non mi erano state presentate) me lo sconsigliarono, dicendomi che la sera sarebbe stata molto migliore se avessi avuto una gran voglia, perché probabilmente a fine serata avrei avuto comunque più sesso di quanto mi sarebbe piaciuto. Mi tenni il sesso bagnato e la voglia stimolata dal grosso plug che mi squassava lo sfintere, con la coda di cavallo che toccandomi le cosce da dietro mi stimolava ulteriormente.

La sala oltre al tavolo del buffet aveva anche arredamenti particolarmente strani. Dal troppo moderno quali strutture di tubi imbullonati al troppo antico come travi e catene alle pareti. Sospettavo che la sera sarebbe stata una festa molto sadomaso, e mi chiedevo chi sarebbero stati gli ospiti. Certo nessuno del posto… impossibile che ci fossero altri pervertiti come me in paese.

Sia come sia venne il tramonto, e con il calare del giorno cominciarono ad arrivare gli ospiti. Gente che non conoscevo, sia coppie che qualche singolo ed anche una donna senza cavaliere. Tutti eleganti, evidentemente gente che aveva parecchia disponibilità economica. Fino a che non ebbi un lampo. PORCO CAZZO! Ma quella era Francesca, la proprietaria della farmacia, la conoscevo! E lei conosceva me, dio, dio dio! Dovevo fuggire. C’era anche Pietro, il marito che faceva il medico! Non lo conoscevo bene come la moglie, ma anche con lui ci eravamo incrociati alcune volte…

Stavo ancora pensando come fuggire quando mi videro e vennero verso di me. Francesca fu la prima a parlare. “Ma tu guarda, Giulia! Avevo sospettato dalla faccia che tu fossi una gran puttana, e ora so che avevo ragione.” Volevo morire. Semplicemente morire li, e meglio ancora che il mio corpo fisico svanisse nel nulla. Invece rimasi viva ed anche il mio corpo rimase li. Con la faccia rossa di vergogna, un plug nel culo e mammelle e fica bagnata esposti. Pietro si rivolse alla moglie. “Che ne dici tesoro, la prenotiamo al barone?” La moglie sorrise e annuì con il capo, ma continuando a guardarmi con sguardo malvagio. “resta qui davanti a me, mi disse”. Il medico si allontanò, e io rimasi li in piedi, in preda alla più cocente umiliazione mai provata in tutta la mia vita.

Tornò dopo pochi minuti, sorridendo a Francesca. “E’ nostra per stasera, la possiamo usare ma ha detto di andarci piano, che è arrivata oggi”. Lei gli sorrise di rimando con una espressione di disappunto ma disse che in base al gel Durex che compravo probabilmente non mi avrebbero fatto niente che per me fosse nuovo, e che magari mi sarebbe anche piaciuto. Io ero sull’orlo delle lacrime.

Mi portarono in un punto della stanza dove nel soffitto c’era un grosso anello, e prese da una cassa alcune corde e dei polsini di cuoio mi bloccarono le braccia in alto, tirandomi su fino a dover stare molto molto dritta solo per toccare terra con le piante dei piedi. Era davvero molto, molto umiliante. Purtroppo per me la cosa era ben lontana dall’essere finita. Presero un bastone con anelli in vari punti della lunghezza e delle cavigliere simili alle polsiere, e mi bloccarono le gambe larghe in una posizione oscena e scomoda. Per di più toccavo appena terra con la punta dei piedi. Ma il pensiero della mia fica tirata ed aperta in quel modo dalle cosce allargate mi faceva morire. E colare, e questo mi umiliava ancora di più.

Francesca disse a Pietro “prendi qualcosa da infilarle nella vagina a questa troia…” e lui annuendo tirò fuori un marchingegno con un supporto quadrato di metallo nero che teneva in piedi un tubo sempre in metallo, regolabile a varie altezze, con in cima… ODDIO… un vibratore enorme a forma di cazzo! Cosa volevano fare?

Non ci volle molto ad avere la risposta. Me lo piantarono in corpo regolato in modo che arrivasse fino in fondo. Piangevo e supplicavo di non farlo, anche se mentre me lo infilavano stavo già godendo, più per la cocente umiliazione che per la stimolazione dato che era ancora spento, ma queste suppliche a loro non andavano bene. Mi misero in bocca un bavaglio a forma di palla, con solo un forellino che la passava da parte a parte. Potevo solo mugolare. Accesero il vibratore, facendo di me la prima troia usata sessualmente della serata. Le lacrime si mescolavano con la saliva che colava dal bavaglio bagnandomi le mammelle. Capii che non c’era scampo, volevano che restassi così per tutta la sera. Probabilmente sarei morta. O di vergogna o di infarto, non so, ma sarei morta.

Nel frattempo vedevo tra le lacrime arrivare gli ultimi ospiti, compreso uno con un grosso cane da caccia. Lo accolse il Barone in persona. “Fulvio! Vedo che hai portato Ivan… qui bello!” Il cane fece le feste al barone, probabilmente si conoscevano da tempo. Tra i vari convenevoli che si scambiarono sentii l’uomo di nome Fulvio chiedere se Ivan poteva avere Stella. Ero già vicina all’orgasmo con il vibratore che mi scuoteva con violenza la vagina e il plug che mi dilatava l’ano e faceva una sorta di ronzio contro il corpo estraneo in plastica davanti, e quella fu una sorta di frustata mentale, ed incredibilmente esplosi godendo come una troia e contorcendomi. Il padrone annuì al suo invitato e fece segno a Lucia di avvicinarsi, dicendole poi qualcosa sottovoce. Lucia si allontanò docilmente, con la coda che oscillava al suo sculettare.

La bava si stava accumulando anche sul mio ventre, colando nell’ombelico, gocciolando poi sul monte di venere e sulla vagina, da un lato lubrificandola (come se ci fosse bisogno) ma dall’altro in modo sgradevole, freddo e viscido che mi dava quasi il vomito. Eppure si stava accumulando lentamente un nuovo orgasmo. Cercai di resistere, o in qualche ora sarei davvero finita male.

Portarono stella al guinzaglio. Un collarino rosa con un guinzaglio dello stesso colore la teneva vicina a Lucia, che la portò dal barone, ancora insieme al suo amico ed al cane. Io cercavo di controllare gli spasmi per non avere un altro orgasmo subito, ma avevo difficoltà a farlo. Avevo una voglia matta di godere di nuovo. Vidi che Stella visto il cane che c’era vicino sembrava felice, sembrava un cucciolo che volesse giocare. Si abbassava con le tette quasi al suolo, con i grossi anelli metallici cromati che attraversavano i capezzoli eretti e giganteschi che tintinnavano sul pavimento, ma il cane pur scondinzolando pareva più interessato ad altro Vidi che le girava intorno varie volte, annusandola come del resto fanno i cani per fare conoscenza, ma poi … PORCAPUTTANA! Cominciò a leccarle la vulva, e non so come mi parve una scena così erotica che fui squassata dal secondo orgasmo, e vidi che anche lei se la godeva parecchio. Il vibratore nella mia vagina non si fermava mai, tenendomi sulla cima di una onda colossale.

Il padrone del cane che stava lappando Stella si frugò in tasca, e disse che aveva portato un regalo alla cagna del barone. Estrasse due catenelle con due piccoli moschettoni ognuna, e le attaccò agli anelli sulle labbra della fica della ragazzina, tirandoli poi sui fianchi, sotto le braccia e poi agli anelli ai capezzoli. Le tette adesso erano tirate fortemente verso i fianchi, e le labbra vaginali oscenamente aperte e stiracchiate fino a sembrare un fiore esotico. Stella guaì di dolore, ma l’uomo non se ne curò. Finita l’operazione il cane riprese la sua azione di lingua, facendo apparentemente dimenticare il dolore che le catenelle dovevano provocare principalmente al sesso della biondina, ma probabilmente anche ai capezzoli.

Nel frattempo altri ospiti mi giravano intorno, ridendo di me e della mia posizione esposta e vulnerabile. Io avevo la vista ormai confusa e lo sguardo incrinato, ma non riuscivo ad impedirmi di far montare il terzo orgasmo. I muscoli delle gambe ormai stanchi non riuscivano più a tenermi sulle punte, e io mi stavo impalando su quel cazzo finto talmente a fondo che temevo di farmi male sul serio. Pietro, non contento della posizione che sua moglie e lui mi avevano imposto prese un frustino simile a quello che usa chi monta a cavallo e cominciò a colpirmi, per fortuna con pochissima forza, le natiche ed i seni. Bruciava comunque, ma nel lago di piacere che ero anche il dolore diventava onde che mi facevano stare in cielo. La mortificazione era cocente, avvampavo di vergogna, ma stavo per venire per la terza volta.

Davanti a me, nella mia vista sfocata, vidi il cane da caccia salire con le zampe sulla schiena di stella, e possederla nella passera estesa ed aperta a forza. Fu troppo ed eruttai un mare di fluido squirtando come mai avevo fatto prima, e godendo fino a sentirmi il cuore scoppiare. Mi resi conto che la invidiavo. Volevo anche io quel cane che la stava penetrando con convulsioni spasmodiche, con colpi ad un ritmo forse quattro o cinque volte superiore a quello di un essere umano. La troietta mugolava, sporgendo il bacino verso il cane per favorire la penetrazione. Molti degli ospiti si erano fermati a guardare o lei o me, che eravamo ormai l’attrazione della serata. Un paio di donne venivano masturbate in silenzio dai loro uomini, così, davanti a tutti, una attraverso i pantaloni e l’altra con la mano sotto la gonna. Un po’ più lontano una delle ragazze del barone stava facendo un pompino ad un ospite, accucciata in ginocchio davanti a lui. Ma il centro assoluto di gravità del salone eravamo Stella ed io.

Ebbi un altro orgasmo, venni di nuovo come una puttana in calore ed il mio corpo non resse altro. Svenni o quasi, e non vidi altro che scene confuse ogni tanto nei lampi in cui ero presente, sentendo comunque sempre il vibratore squassarmi ed il mio corpo reagire. In quello stato di deliquio non so quante volte ho raggiunto il culmine, e non so cosa sia successo a Stella.

Molto più tardi ho sentito che mi liberavano e mi portavano a letto. La fica mi bruciava tantissimo ed era larga come un enorme cratere, il culo quando mi tolsero il plug lo sentivo aperto come se mi avessero squartato, e colava un fluido denso che dall’odore non era merda, ma sapeva di sesso e di scopata. Mi sentivo lurida. Nel corpo, nella mente e nell’anima. E non avevo mai, MAI goduto così intensamente. Sapevo solo che volevo morire, ma ne volevo ancora, di nuovo. Prima di cadere addormentata mi chiesi ogni quanto c’erano queste feste.

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