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Cartomanzia – 12ma parte -Riepensando alla festa in villa

By 26 Luglio 2021No Comments

Un feroce malditesta! Prese il vestitino dalla borsa e lo appoggiò sulla poltrona; poi si sedette un attimo sul bracciolo a riflettere, a riepilogare tutto quello che era accaduto in quel pomeriggio.
Si rendeva conto che la sequenza dei suoi ricordi non seguiva una progressione logica, ma che saltellava qua e là.
Tutto da quando la grassona l’aveva fatta bere, contro la sua volontà e si era trovata ubriaca…
Rammentava vagamente di aver invitato a gran voce (che vergogna!) suo nipote Giacomino a farsi spompinare pubblicamente, davanti a tutti quei ragazzi e quelle ragazze, che si erano tutti ammutoliti per lo spettacolo indecente che aveva dato; ricordava vagamente di essersi impegnata moltissimo, a fare quel pompino, al massimo delle sue -inaspettate!- capacità e poi, inebriata dal delirio di onnipotenza per quel piccolo capolavoro dell’ars fellatoria -ed anche dal dolcissimo sperma del nipote che golosamente aveva assaporato- aveva istigato, provocato i ragazzi perché la usassero, la prendessero in ogni modo perché aveva una violenta necessità di sentirsi quella femmina sessualmente smodata che stava cominciando a rendersi conto di essere.
E dopo quel momento… era successo di tutto…
La grassona aveva dei programmi, per lei, ma era stata convinta a rimandare da uno dei ragazzi (Giacomo? Paolino? Boh!) perché bisognava mangiare.
Tutti sghignazzarono, quando era stata fatta stendere nuda sul tavolone ed il cibo le era stato appoggiato sulla pelle: sia la carne rovente, appena arrostita, che le patatine appena fritte che poi la frutta (che vergogna: avevano usato la sua fica come… candeliere per tre grosse banane, insieme!) e poi il gelido morso delle palle di gelato, che ciascuno le posava dove preferiva per poi leccarsela direttamente dalla sua pelle, usata al posto del piattino!
Per evitare di essere infastiditi dai suoi lamenti, mentre veniva… apparecchiata con l a carne e le patate fritte, qualcuno aveva avuto l’idea di metterle una mela in bocca e l’iniziativa aveva avuto molto successo, a giudicare dalla quantità di smartphone dai quali era stata inquadrata!
L’avevano anche obbligata a dargli l’email e la password della sua pagina su Facebook e, con diverse strane e contrastanti sensazioni, aveva visto che qualche ragazzo trafficava per postare sul suo profilo foto e videoclip di quel folle pomeriggio…
Inoltre, ogni tanto qualcuno le toglieva la mela dalla bocca e le infilava dentro la lingua per lunghi baci appassionati, ai quali lei rispondeva con passione oppure, quando oramai il pasto era praticamente terminato, il cazzo inturgidito, che lei spompinava appassionatamente, come per sfamarsi coi loro schizzi salmastri.
Qualcuno era arrivato, tra gli sghignazzi generali, perfino ad appoggiarle il culo sulle labbra e lei lo aveva devotamente leccato, totalmente succube dello loro turpi fantasie.
Anche le ragazze erano state convinte a usufruire della sua bocca e mentre il miele della magrina aveva un buon sapore fresco, la grassona invece aveva una specie di… pasta biancastra e sapeva di rancido, ma lei non aveva fatto una piega, ormai intrigata da quella impietosa umiliazione.
La grassa, poi, aveva cavato dalla sua borsa un vibratore e, mentre lei era impegnata a leccare la fichetta ed il culo della biondina (che bramiva: «Guardate questa troia schifosa: è anche una lesbica di merda, non è una etero come me!’), glie lo aveva piantato di colpo nella fica: non doveva essere particolarmente grosso, perché era entrato di colpo, facilmente ed aveva sentito berciare la grassa, delusa di non averle fatto provare alcun dolore.
Poi, aveva avuto l’idea, perversa come era anche quella grassona frustrata che, per tutto il pomeriggio, si era divertita ad umiliarla ed a darle dolore: tenendo la base del vibratore tra le dita unite, glie lo aveva spinto dentro, ma poi continuando a spingere fino ad entrare anche con la punta delle dita, dilatandola al massimo.
Poi, si era resa conto che il «giocattolo» le era d’impiccio e quindi lo aveva sfilato e, intriso delle sue secrezioni, se lo era ficcato nella stretta e grassa fica, mentre aveva cominciato a cercare di far entrare la sua voluminosa mano da obesa dentro di lei.
Alla fine, con un colpo violento, era riuscita a far superare le nocche, provocandole un acuto dolore e poi aveva stretto le dita -grosse come wurster!- a pugno, dentro di lei ed aveva cominciato a stantuffarla, facendo notare a tutti che entrasse fino a ben oltre il polso.
Passati i primi, sgradevolmente dolorosi momenti, lei -Paola!- aveva cominciato a supplicare di essere scopata, sfondata, inculata, riempita e coperta di sborra da tutti ed i ragazzi, ormai con l’eccitazione a mille, avevano cacciato la grassona e, prima di sdraiarsi su di lei, l’avevano presa di peso e scaraventata in piscina per ripulirla.
Mentre boccheggiava per riaversi dallo shock dell’acqua relativamente fredda, con le braccia sul bordo della piscina, cercando di riprender fiato, due ragazzi si erano tuffati e lei in breve si era trovata sodomizzata da uno, mentre l’altro, cercando di tenersi orizzontale con un braccio sul bordo galleggiando, si faceva succhiare.
Quando i due compari, a distanza di un paio di minuti, avevano raggiunto il loro piacere, l’avevano «ringraziata» con pesanti insulti che, però, l’avevano colmata di una sorta di orgoglio… da puttana!
Gli altri, che erano restati sul bordo della piscina a vedere la scopata anfibia, a quel punto l’avevano tirata fuori di peso dalla piscina (e la grassa aveva dato il suo «contributo» afferrandola per i capelli, la sadica troia obesa!) e l’avevano stesa, gocciolante sull’erba.
Poi… poi c’era stata confusione con dita e cazzi che la tiravano, l’allargavano, la colmavano in ogni buco, la riempivano e ricoprivano di sperma mentre lei continuava a chiedere «… Ancora… ancora!» E, alla fine, uno dei più audaci, mentre lei giaceva sull’erba, disfatta dalla fatica di quell’intenso tour de force, aveva riso e gli aveva puntato il membro contro, berciando divertito: «E chi non piscia in compagnia…»
Gli altri ragazzi, affascinati dal quel turpe nuovo gioco, si erano subito avvicinati ed ammiccando e dandosi di gomito tra loro, le frustarono la pelle coi getti delle loro minzioni; chi si accontentava di colpirle il torso, chi puntava ai seni o al pube, alcuni al viso, qualcuno addirittura che sembrava volerle scrivere qualcosa sul ventre, come fanno i ragazzi sulla neve…
Anche la grassa, perfida Sammy non si sottrasse a quell’ultimo oltraggio e le si accucciò sul viso, stringendole il naso per obbligarla a tenere la bocca aperta e dirigere lì il suo zampillo caldo e salmastro.
Adesso era buio, il sole era tramontato su quell’incredibile orgia: lei era esausta e non c’era un millimetro del suo corpo che non le dolesse.
Avrebbe voluto buttarsi lì, sull’erba e dormire fino alla fine dei secoli ed invece aveva dovuto resistere ed andare sul suo profilo Facebook a controllare cos’avevano combinato…
Oddio! Guardava gli scatti, i filmati che i ragazzi avevano postato sua bacheca; molti scatti era storti, sfocati, tagliati alla ‘come viene’, mirati solo su parti anatomiche, ma in alcuni era nitidamente riconoscibile, al di là dell’oscenità della situazione, dell’oltraggio finale e degli schizzi di sperma che le impiastricciavano il viso.
E i commenti, poi! Nel breve arco di tempo, moltissimi -di ogni età e sesso, a giudicare dalle fotine! avevano esplicitamente commentato, suggerito, proposto… spesso scrivendo in un itaGliano assolutamente rudimentale.
Sentiva il magone alla gola e due lacrime, lentamente, le cominciarono a scivolare sulle guance.
Vergogna, certo! Ma anche uno strano senso di turbamento, nel sottofondo della sua anima.
Cercò di concentrarsi e faticosamente cominciò a deletare i nuovi, sconvolgentemente osceni post; tutti, uno ad uno.
Dovette farsi forza, per non soffermarsi sulle foto o far partire i brevi clip e non perdersi a leggere i commenti e per levare la sinistra dal pube, dove le sue dita avevano -da sole!- cominciato a stuzzicare la sua cosina.
«Dai troia, se pronta? Dobbiamo andare via! Mica possiamo restare qui, stupida bagascia!»
Suo nipote Jack (come lo chiamavano tutti i suoi amici, che da quel pomeriggio era forte del grande ascendente appena acquisito, anche grazie a lei) aveva appena accompagnato gli ultimi suoi amici al cancello ed adesso, come tutti i cuccioli, era irrequieto, smanioso di muoversi, di andare altrove, di corsa!
Si lasciò scivolare l’abitino pulito addosso, si sistemò rapidamente i capelli e si dichiarò pronta a muovere.
Avevano appena fatto schioccare dietro di loro la serratura della villa, quando il taxi che Jack aveva chiamato col cellulare si fermò silenziosamente davanti a loro.
Era soddisfatto: il nipote della bottana era stato un grande e con lui la torma dei suoi amici della minchia.
Martina stava montando il film, assemblando le varie parti e le varie inquadrature.
Era strana quella fimmina: bottana come poche, sempre pronta per sticchi o minchie -nell’ordine!- ma quando era davanti ai monitor, barricata nella sua ‘sala regia’, a gestire le cam, spostandole e zoomandole per ottenere i migliori risultati di ripresa, era concentratissima e non si sarebbe neanche accorta se le avessero incendiato la poltroncina, mentre muoveva freneticamente le mani sui comandi delle varie cam, sembrando quasi una dea Calì dalle molte braccia!.
Però i risultati erano sempre più che soddisfacenti e qualche volta, montando diverse inquadrature delle varie telecamere, era riuscita ad ottenere diversi film dalla stessa “occasione”.
Ed adesso, stava selezionando e montando i vari spezzoni e lui era sicuro che sarebbe riuscita ad ottenere almeno due bei film, oltre a magari diversi altri fatti dal… cascame delle riprese: magari anche solo segmenti da quattro minuti, adattissimi per Youporn.
Poi la bottana feroce, quella bella fimmina di Barbara, che per il privilegio di vedere la degradazione della sua rivale bottana coi picciotti in diretta, aveva accettato di sucarglielo e poi, presa dagli sviluppi dei fatti alla villa, anche di lasciarsi usare da Vito e poi anche da tre suoi amici che lui aveva nel frattempo chiamato.
Barbara la bedda, però, non aveva pensato che Vito avesse sistemato (da un sacco di tempo, ormai!) tutta una serie di cam che coprivano ogni angolo di quel salottino e quindi non sapeva di essere stata immortalata durante le sue prestazioni da sucaminchia e poi mentre le riempivano sticchio e culo di minchia dura; adesso, con filmati presi in occasioni e luoghi diversi, con persone diverse, vestita -”All’inizio, solo all’inizio!” ghignò, maligno- in modo diverso, sapeva di averla ormai completamente, illimitatamente sua: a differenza di quella stupida cagna di Paola, che non si rendeva neanche conto di quanto lui la stesse imputtanendo, Barbara la bedda era una persona che, come quasi tutti, era disposta a fare -nel caso- qualunque cosa, basta che non si sappia in giro!
Ma adesso, quando le avrebbe mostrato anche questo filmato dopo il montaggio di Martina, avrebbe capito di non aver via di scampo e che avrebbe potuto solo ubbidire, ubbidire a qualunque richiesta lui avrebbe valutato «accettabile» per lei, rispetto alla pressione esercitata.
Si trattava solo di trovare la giusta occasione per ‘spenderla’.
E comunque il picciotto, il nipote della fimmina bottana, era persona da tenere in considerazione: oltre ad avere una bella minchia -sempre utile, da mostrare nei filmati!- era anche sveglio e sapeva organizzare e gestire, adattandosi bene alle variazioni inaspettate ed inoltre era portato, nonostante la poca esperienza, a ficcare fimmene.
Stava ripensando tutto quello che era accaduto alla villa; assistere a quello spettacolo era stato… sconvolgente!
Sì, quella era l’espressione più giusta per definire ciò che aveva provato, nel verificare coi suoi occhi quanto quella stronza di Paola sapesse essere puttana; insultata, umiliata, maltrattata ed usata da quella torma di giovani senza alcun ritegno, mentre lei ululava, come un’assatanata, «Ancora… ancora»
Una volta che quell’imbroglione del «santone» le avesse dato il filmato promessole, avrebbe poi trovato l’occasione di far vedere al suo Giulio che razza di baldracca assatanata si ritrovava per moglie!
Certo, aveva dovuto pagare un prezzo, per assistere in diretta alla degradazione della sua rivale: aveva dovuto fare uno dei suoi apprezzatissimi bocchini a Dido e poi aveva «dovuto» sottostare anche alle voglie del suo compare e di altri tre tizi, che sembravano capitati lì per caso.
Essendo lei una donna perbene -non come quella baldracca ninfomane di Paola!- aveva ovviamente mostrato un po’ di resistenza, nel concedersi, ma in realtà aveva pensato sin dai primi approcci che l’esperienza sarebbe stata assolutamente piacevole; in realtà, poi, l’aveva giudicata memorabile: sia Vito che -soprattutto!- gli altri tre, avevano randelli di ragguardevoli dimensioni e, inoltre, erano anche bravi ad usarli ed a coordinarsi tra loro -al volo, solo con uno sguardo- per comportarsi da veri “sventrapapere”, facendoglieli scivolare –venne assalita da un brividino di piacere al solo pensarci!– in ognuno dei suoi umidi buchi, via via occupandoglieli tutti, contemporaneamente.
Si era scostata solo quando Vito ed uno degli altri avevano provato a metterglielo, insieme!, nella fica, ma loro avevano capito subito che lei non se la sentiva (di ritrovarsi col suo Giulio con quella notevole dilatazione, in realtà!) ed avevano desistito senza insistere: avevano fatto un tentativo, giusto per farlo, ma senza sperare veramente che il loro progetto andasse a buon fine.
Per fortuna, poi, in borsa aveva una boccetta di collirio, col quale aveva aveva subito alleviato il bruciore provocato dallo schizzo di sborra che, oltre a ricoprirle la faccia, le era arrivato fin dentro l’occhio, incautamente socchiuso per potersi gustare l’oscena situazione anche dal suo particolare punto di vista.
E l’indomani, Dido gli avrebbe consegnato il famoso DVD: immaginava che non si sarebbe accontentato di un sorriso e di una stretta di mano, ma del resto tutte le guerre sono costose e lei, comunque, si sentiva ancora in grado di pagare il prezzo per ottenere quell’arma… finale.

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