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Tempi travagliati – Capitolo 3 – Messaggi

By 10 Ottobre 2021No Comments

Fu proprio il giorno prima che Cate tornasse dalla trasferta che mi arrivò quello strano, inaspettato, primo sms: “Stai attento: Cate ti tradisce!”
Un’ondata di calore mi pervase l’inguine, alla constatazione che qualcuno sapeva e che, evidentemente, pensava che io ignorassi il tutto.
Però il numero era sconosciuto e, quando provai a chiamarlo… «… L’utente desiderato potrebbe essere spento o non raggiungibile!», mi irrise la vocetta registrata.
Chi diavolo era, che si premurava di farmi sapere che avevo le corna?
Doveva essere qualcuno che aveva visto mia moglie “all’opera”, o comunque in una situazione inequivocabile tipo a braccetto e a sbaciucchiarsi con qualcuno in giro, e che inoltre sapeva chi era lei e che conosceva anche il mio numero di cellulare.
Buttarmi nello studio della rubrica del mio cellulare non mi sarebbe stato di alcun aiuto, visto che il numero risultava sconosciuto e quindi non in elenco e che comunque l’anonimo poteva essere praticamente chiunque… perfino una donna.
Ero davvero perplesso: i miei vari colleghi, come Goran e Ahmed, non erano così amici da sentire la necessità di avvertirmi di una cosa del genere o, se lo avessero fatto, certamente non in forma anonima: non avrebbero certo perso l’occasione di farsi crasse risate alla faccia mia e prendermi spietatamente per il culo, magari facendo allusioni sulla mia virilità ed anche insultandomi pesantemente. Uhmmmm…
Comunque quell’informazione, pur inaspettata nei modi, non era un fulmine a ciel sereno e quindi non mi turbò per nulla.
Il giorno dopo, quando Cate tornò, mi comportai con assoluta normalità ed intuii che doveva aver “fatto la monella” perché la sorpresi diverse volte a studiarmi di sottecchi, forse temendo di essersi in qualche modo tradita.
Ma avevo già ben definito il comportamento che avrei seguito e mi ci attenni: anche per evitare logoranti e sgradevoli polemiche non tradii in alcun modo la mia consapevolezza.
Il giorno dopo tornò normalmente in ufficio e, ormai “normalmente” tornò tardi dal lavoro.
Io, nella giornata, tra una faccenda casalinga e l’altra, ogni tanto davo un’occhiata a foto e filmati che avevo di mia moglie all’opera; avevo anche messaggiato i miei due colleghi di quel memorabile giorno, per sapere se avessero più saputo niente «del troione», come ormai la definivamo tra noi.
Entrambi mi risposero nell’arco di un’oretta ed entrambi rimpiansero di non averne più saputo nulla, né direttamente, né attraverso i loro amici che, basandosi su foto e clip ricevute, speravano di incontrarla.
Però nessuno, a parte il fortunato autore della clip realizzata nel parcheggio, aveva avuto fortuna.
Goran mi aveva chiamato, poco dopo il mio messaggio per sapere se ci fossero novità e mi aveva ripetuto che gli dispiaceva di non aver più avuto notizie della troiona da parte di nessuno dei nostri conoscenti «… neanche da quelli del senegalese…», alludendo ad Ahmed, e poi mi coinvolse in un discorso del tipo «… qualcosa mi dice che la troiona è sposata… che gode a far becco il marito… che magari lui lo ha sempre saputo… o magari lo ha scoperto, di essere cornuto… e ci gode… perchè… Giorgio, ma hai visto che bei cazzi grossi si beccava la troiona? Ahahahah! Ancora più grossi del mio e di quello di Ahmed!… del tuo, poi, non ne parliamo, ahahahah… (meno grossi dei loro, ma pur sempre dignitoso, il mio: mi stavo impermalosendo!)… magari il maritino lo ha ancora più piccolo del tuo, ahahahah… e magari invidia la moglie, perchè vorrebbe anche lui avere quei cazzoni da leccare, succhiare e da farsi allargare!… Giorgio, ci sei?» Urpu! Avevo smesso i miei «… Umh… già… sì, è vero… hai ragione… probabile… ah… è, magari…» per inseguire le ultime fantasie del serbo, fantasticandoci per conto mio!
«Sì, sì, ci sono, ma c’è una cosa qui che mi ha distratto… no, un piccolo problema che devo risolvere e… ciao, dai! Ci sentiamo!» ed ho riattaccato.
Ci eravamo scambiati le riprese fatte e la mia eccitazione, sapendo che loro magari si masturbavano guardando quell’anonima donna che era, invece, mia moglie e che, sopratutto, Goran fantasticando ci aveva preso quasi in tutto, arrivò alle stelle e ven abbondantemente, con un gemito.

Pochi giorni e di nuovo il messaggio: “Stai attento: Cate ti tradisce!”
Stavolta avevo nitidamente sentito il messaggio in entrata e quindi, senza sprecare un secondo, avevo subito richiamato il numero, ma… «Informazione gratuita: l’uten…»
Avevano già spento, subito dopo aver inviato il messaggio!
E la sera, ovviamente, neanche un accento a Cate, che invece sembrava mi studiasse particolarmente; mi venne in mente “Due giornate fiorentine”, una vecchia canzone di Vecchioni e sembrava lei a spiarmi “per cogliere quel gesto che la (mi!) avrebbe tradito”.
Situazione paradossale e addirittura buffa, guardandola in un certo modo: io sapevo che mia moglie si faceva montare da altri, sia perché l’avevo vista di persona che –anche- perché qualcuno mi avvertiva via sms anonimi; eppure era lei a scrutarmi, come se fossi io il fedifrago!

Dopo pochi giorni, un altro messaggio: il testo era il solito, ma stavolta aveva come allegato, una foto di Cate che, a seno nudo, stava appassionatamente succhiando un grosso cazzo nero.
Il tentativo di contattare l’anonimo mittente fallì anche quella volta, come anche erano falliti i tentativi che avevo fatto ogni tanto, ad orari sempre diversi, nei giorni precedenti, per magari incocciare il telefono attivo e poter… boh: parlare con la persona, forse.
Studiai la foto e capii che era stata fatta da un cellulare e, a giudicare dall’ombra nera che tagliava via una parte dell’immagine, era stata scattata di nascosto, come se il cellulare fosse nascosto da qualche parte.
La foto era comunque estremamente eccitante e molto nitida e, per qualche istante, pensai di condividerla con Goran e Ahmed, ma poi decisi che forse si sarebbero fatti troppe domande, a vedere un’immagine chiaramente scattata nella stessa stanza dove “la troiona” stava spompinando quel cazzo nero e quindi da qualcuno presente; sarebbe stato molto complicato, da spiegare! E poi, Goran aveva fatto quell’ipotesi -sicuramente per eccitarsi e per eccitare anche me, nulla di più- ma non volevo portarlo a rifare quelle associazioni, magari immaginando “ma solo per farci due risate, dai!” che il maritino cornuto fossi io.
Nella settimana seguente, ricevetti altri messaggi: testo sempre uguale, ma foto sempre diverse: Cate sempre facilmente riconoscibile, ma con cazzi sempre diversi… e di taglia considerevole, tra l’altro!
Sembrava che l’anonimo fotografo fosse una presenza ormai accettata nei luoghi dove mia moglie veniva scopata e inculata da quei maschi perché, anche se in nessuna foto Cate “guardava in macchina”, si intuiva che il tipo avesse la possibilità di riprendere le “capriole” degli altri senza complicazioni; lo si capiva da alcune foto particolarmente “studiate”, non scatti rubati, come ad esempio il particolare della punta della lingua di mia moglie, mentre si leva un grumo di sborra dal labbro superiore.
E poi, la cosa strana, era che quando arrivava a casa, mentre eravamo in uno stesso ambiente, mi sembrava che mi… osservasse, che mi spiasse. Bah!
Ormai era sempre più presa dal meccanismo del lavoro (e delle cappellate?) e quindi mi comunicava distrattamente che l’indomani avrebbe tardato, ma senza ormai tentare di indicare l’ora del presumibile rientro.
Nel frattempo, il misterioso messaggiatore, aveva alzato il tiro: oltre al solito testo, adesso mandava dei brevi filmati, dal primo –muto- di cinque o sei secondi dove Cate succhiava un (altro, sconosciuto!) cazzo a clip più lunghe, intorno al minuto, con sonoro e una voce che la interrogava, mentre lei veniva presa in doppia, da un grosso cazzo nella fica ed uno, grosso e stupendamente nero, nel culo.
«Allora, cosa sei?»
«Sono una puttana… una lurida puttana…»
«Vedo che hai degli anelli… anche una vera all’anulare… Dimmi puttana, sei sposata?»
«Sì… lo sono!!!»
«Uhm… E il tuo maritino sa che prendi altri cazzi???»
«Nooooo… no, lui… lui non sa…»
«Ma a te piace farlo cornuto???»
«Mmhhh… per cazzi così grossi sì!!!»
«Continui a fottere, col maritino cornuto???»
«Oddio, sì dai, così… Sì, continuo a dargliela… ma poco, ormai… Ohhhh, cosììììì!!! Vuoi… vuoi che smetta?»
«Smetta cosa, baldracca? Spiegati!»
«Smetta di… ahahaha… di onorare i miei obblighi coniugali…»
Dovettero trovare la frase particolarmente comica, perché risero tutti!
«Eheheh… No, continua a dargliela… ma… ma non si accorge di quanto ti stiamo allargando???»
«Uh!!! Non… non so… ma non mi dice nulla… Anzi, ci dà con maggior foga…»
«Probabilmente al becco… mmmhhh… piace accorgersi che gli abbiamo sfondato la mogliettina…» si intromise quello che la stava inculando.
Risero brevemente, poi la prima voce proseguì: «Beh, continua a dargliela, ma smetti la pillola….»
«Sme… ohhhh!!! Mhhh… Smettere la pillola???»
«Sì: voglio che resti pregna di me o di uno dei miei amici!!!»
Nella clip si vedeva Cate che, subito dopo queste parole, si contorceva in preda ad un furioso orgasmo e subito il filmato terminava.
Lo vedevo e rivedevo, ascoltando bene il sonoro, le frasi, i toni… e mi masturbavo furiosamente!

Un pomeriggio che Cate era tornata –relativamente!- presto, aveva deciso di farsi una doccia e mentre era in bagno, il suo smartphone aveva cominciato a suonare.
Lessi sul display che la stava chiamando l’Ing. Tedeschi e glie lo portai in bagno.
Mi ringraziò con un sorriso e subito cominciò la conversazione, con voce allegra, anche se formale e dando educatamente del lei al suo interlocutore.
Come chiusi la porta dietro di me, però, non riuscii a resistere ed accostai l’orecchio al sottile pannello per origliare: il suo tono era cambiato e tra una risatina e l’altra, dava del tu al famoso ingegnere, con una familiarità che avrebbe potuto stupirmi, se solo non avessi saputo.
Sentii la sua voce che assumeva un tono malizioso e che si abbassava un pochino, come se gli stesse facendo una proposta oscena… e probabilmente era così!!!
Pochi minuti e usci dal bagno per andare in camera a rivestirsi: «Cucciolo. C’è stato un malinteso ed importanti clienti che dovevano arrivare domani, stanno per arrivare adesso in città; devo organizzare la loro sistemazione e la loro serata… Non aspettarmi alzato, non so a che ora arrivo!!!»
Mi diede un rapidissimo bacio sulle labbra, si ritagliò un momento per abbracciare, baciare e dire qualcosa di affettuoso ad Alessandra e poi uscì, quasi di corsa.
Mi strinsi nelle spalle: “sapevo” che non l’avrei rivista fino all’indomani.

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