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Capitolo 1
Il sole era sceso sull’orizzonte ed il celo rosso dava un colore speciale all’acqua agitata dal vento. Erica camminava, allineando i piedi, sulla fascia bianca attorno al faro. Quel lastricato lo conosceva bene; quando era piccola con i suoi genitori, durante l’estate, passava intere settimane a Rimini; la spiaggia, il mare, l’odore di salsedine erano tutte sensazioni che sentiva sue. Alla sera, con mamma e papà, spesso passeggiava lungomare per raggiungere il molo e gustarsi un delizioso gelato, o correre e saltare tra gli scogli. Ma camminare su quelle mattonelle bianche, che creavano una sorta di labirinto, era il suo passatempo preferito.
Tutto era rimasto come 10 anni fa, come l’ultima volta che Erica era andata al mare con i suoi genitori. Poi l’università, altri interessi, il lavoro e da poco il matrimonio, l’avevano spinta verso altre mete e altri orizzonti. Ma Rimini e pur sempre Rimini.
‘Che bei ricordi’, pensò fra se osservando il mare.
Era li quasi per caso; l’azienda le aveva chiesto di seguire personalmente il restauro di un vecchio albergo.
“Si certo!” aveva risposto con entusiasmo sapendo la meta che l’aspettava. Ed era li, su quel molo, per una strana coincidenza.
Erica, saputa la destinazione, si era connessa ad internet per cercare gli orari per il viaggio e una dislocazione per la notte; ‘una camera, una pensioncina’; andava bene qualunque cosa.
Poi, visto che c’era, si era connessa alla sua pagina di Facebook e aveva cercato un paio di nomi di amici di un tempo.
Chissà, una rimpatriata, una pizza assieme e….. sorpresa, tra i nomi da lei cercati c’era quello di Marco.
Allora un ragazzino, figlio di un Marinaio. Lo aveva conosciuto durante il penultimo suo soggiorno a Rimini e nell’ultimo si erano messi assieme; una cosa estiva, uscivano assieme, qualche bacio, qualche carezza proibita, ma nulla di più. In due settimane cosa si poteva pretendere!

Il vento di quella sera sferzava il mare; le onde consistenti si infrangevano sugli scogli del molo creando spettacolari spruzzi d’acqua. Erica si fermò a guardare l’orizzonte contornato da quelle meravigliose fontane d’acqua naturali.

Poi, fu attirata dal tintinnio di qualche cosa che sbatteva. Metallo su metallo. Una insegna metallica, fissata al parapetto della terrazza di una costruzione, metteva in evidenza lo stato di crisi economica del periodo. “Vendesi”.
“No!” Era una vecchia balera, un bar discoteca dove da giovane Erica andava con gli amici del mare a bere una cosa e ballare e perché no, strusciarsi un po’ con sconosciuti all’insaputa dei suoi genitori.
In quello, sotto la luce dei lampioni che cominciavano ad accendersi, Marco sopraggiungeva con il suo tipico passo.
“Marco?”
“Erica! Ma quanto tempo è passato, come stai? Come va?”
“Bene e tu? Che bello incontrarti ancora!”
“Sei magnifica, ma guardati, una vera signorina, o meglio una vera signora, ho visto che ti sei sposata da poco…. ti faccio i miei complimenti!”

Si, Erica da quella volta si era trasformata.
Il fisico curato ed asciutto grazie a palestra e corse, look elegante imposto dalla ditta e le sua innata solarità la rendevano perfetta.
Marco invece di suo era molto dolce, capelli mossi e biondi che uscivano da quel suo cappellino da marinaretto, occhi chiari e una leggera barba incolta.
Aveva seguito le impronte del padre e il suo fisico, già all’ora asciutto, era ora esaltato da una evidente muscolatura che si notava da sopra la sua maglietta.
Portava con se la sua inseparabile bisaccia di velluto.

“Mi hai detto che volevi farmi vedere una cosa! Sai che sono una tipa molto curiosa?”
Chiese Erica dopo aver parlato del più e del meno riacquistando un po’ di familiarità con Marco.
Marco sorrise mettendo in mostra la sua perfetta dentatura.
Si tolse la bisaccia estraendo una grossa pinza.
Erica rimase sbalordita.
“Vieni con me!” Marco prese per il polso Erica e la tirò fino ai piedi della balera. Una scalinata chiusa da un cancello con catena portava all’ingresso.
Marco afferrò la pinza e con destrezza tranciò con pochi ma decisi colpi la catena.
“Ma che fai? Sei pazzo!”
Erica era terrorizzata, aveva paura di essere scoperta da qualche passate.
“Dai vieni, è una sorpresa, ma devo mostrartela lassù!”

Titubante Erica salì la scala preceduta da Marco che invece con velocità si era precipitato alla porta d’ingresso. Erica, osservava Marco armeggiare con la serratura poi quando raggiunse anche lei la sommità, Marco, aiutandosi con la spalla, spalancò la porta d’ingresso.

“Entra!” Disse Marco intrufolandosi nel locale.
La tranquillità di Marco diede fiducia ad Erica che anche lei entrò lentamente, guardandosi attorno. Marco afferrò dalla bisaccia una lanterna a led e l’accese.
“Ti ricordi vero questo posto?”
“Si che me lo ricordo!” Rispose quasi emozionata Erica. “Ma non possiamo rimanere qui, se qualcuno ci becca ci fa un culo come una casa!”
“Tranquilla.” Marco era tranquillissimo e si aggirava per il bar osservandosi attorno, anche Erica lo seguì facendo attenzione a non sporcarsi visto che la polvere e le ragnatele erano dappertutto.
“E’ rimasto così, come lo conosci tu! Lo hanno chiuso l’inverno del 1996, il proprietario è deceduto ed i figli non erano interessati a sfruttarlo.”
Erica ascoltò Marco incredula, come faceva a sapere tutte queste cose? Nel mentre attraversò la pista da ballo, costeggiò il bancone, volteggiò tra i tavolini quando improvvisamente si bloccò sgranando gli occhi.
“E’ proprio come lo ricordavo io!”
“Si! E’ proprio quello.” Marco si era posizionato alle spalle di Erica che era immobile al centro della sala.
“Quello è il divanetto dove ci siamo baciati e ci siamo toccati.”
Marco l’aveva abbracciata da dietro incrociando le sue dita sul suo ventre piatto.
“Marco! Sono sposata.” Erica si scostò improvvisamente.
“Si! Ho letto il tuo profilo, mi sembra anche di averti già fatto le congratulazioni.” Sorridendo Marco spinse Erica fino alla finestra.
“Volevo solo farti vedere quella!” Marco avvicinò le sue labbra vicino l’orecchio di Erica, “Vedi lassù, incominciano ad apparire le prime stelle; quella che vedi così luminosa, affianco a quelle tre orizzontali, è la tua stella.”
“Stella Erica!” Esclamò la donna quasi stupita. “Te la ricordi ancora?!” Erica si girò verso Marco che osservava con ammirazione la stella luminosa.
“Si! Appare ad Aprile e rimane per tutta l’estate. Ogni mattina quando solco il nostro mare con il mio babbo, mi fermo ad ammirarla pensando a te!”
Un brivido percorse la schiena di Erica e la lieve resistenza che faceva per non farsi riabbracciare, svanì nel nulla. Le braccia forti, il calore del corpo di Marco, l’odore della sua pelle che ora distingueva benissimo dal resto di odori, il rumore delle onde che si infrangevano a pochi passi da loro, la riportarono in dietro nel tempo.
Incominciava a distinguere anche un rumore, lontano; un suono sempre più forte e che sembrava avvicinarsi. Musica, si era musica. Era la canzone degli Abba che le entrava nella mente, ma non erano le casse acustiche a farla aleggiare per l’aria, ma era semplicemente il suo cuore che la componeva.
Erica si lasciò guidare da Marco fino al divanetto, lentamente e guardandosi negli occhi, si sedettero.
Erano soli, vicini, persi nel profondo dei loro occhi. Sarebbe potuto accadere qualunque cosa attorno a loro ma nulla li avrebbe staccati dalla loro incoscienza.
Marco cominciò ad accarezzare il volto di Erica teneramente, spingendo all’indietro i capelli e lasciandoseli sfilare tra le dita.
“Sono sposata Marco, lo sai!” Ma le sue parole sembravano perdersi nel vuoto, quasi inutili.
Erica abbracciò Marco appoggiando le mani dietro la sua schiena e le due teste cominciarono ad avvicinarsi.
Entrambi cominciarono a percepire il calore dei loro corpi che aumentava, le labbra si sfiorarono timidamente per staccarsi subito, quasi con la paura di scottarsi da quel calore. Poi di scatto le loro labbra si riunirono ancora, aprendosi delicatamente, in modo che le loro lingue si potessero intrecciare come in quella sera passata.

La mano di Marco scivolò rapida lungo il corpo, fermandosi sul ginocchio di Erica, lasciato scoperto dalla gonna che si era alzata fino a metà coscia. Erica fermò la mano indiscreta di Marco appoggiandoci la sua sopra, ma dopo qualche istante gli permise di scorrere in su, accompagnandola quasi complice di quel gioco che cominciava ad essere un po’ troppo pericoloso.
Le due mani scalzarono delicatamente la gonna e ben presto lambirono il tessuto intimo di Erica.
Questa volta Erica impose più forza, fermando la mano del marinaio.
Marco si staccò dal bacio continuandola a fissarla negli occhi sfilandosi la maglietta.
“Che vuoi fare?”
“Quello che dovevo fare dieci anni fa!”
“No non posso, sono tornata dal viaggio di nozze non più di tre settimane fa!”
Ma Erica osservò il corpo perfetto di Marco, muscoli scolpiti, una pelle color bronzo come solo un uomo di mare può avere, le mani grandi e forti di chi lavora da mattina a sera. I peli tra i pettorali che dimostravano la sua virilità mentre la collanina in tessuto bianco, regalata proprio da Erica l’ultima estate, metteva in ulteriore risalto la sua abbronzatura.
“Così sembri ancora più abbronzato.” Disse Erica quella sera, quando dolcemente e con molto affetto gli mise al collo quella collanina.
‘L’ ha ancora addosso, non ci posso credere’
Marco vide gli occhi puntati sulla sua collanina: “Ti avevo detto che non l’avrei mai più tolta!”
Marco spinse il suo corpo sopra Erica costringendola a distendersi. Ora era disteso a petto nudo sopra di lei che lo accoglieva abbracciandolo, con le gambe leggermente divaricate.
La gonna si era completamente alzata e il gonfiore sotto i pantaloni di Marco premeva delicatamente sul tessuto intimo di Erica.
“E’ duro!” Disse Erica fingendo quasi di essere sorpresa.
Le carezze di Marco si fecero meno discrete; con vigore e a piene mani, afferrò i seni di Erica e cominciò a massaggiarli. Lei si lasciò fare cominciando ad ansimare e a mugolare ad ogni pressione. Le bocche e le lingue si intrecciarono di nuovo avidamente. Il desiderio di entrambi salì sempre di più. Ad Erica e a Marco questo non bastava, si alzarono in piedi rimanendo sempre incollati con le loro bocche e mentre Marco si slacciava cintura e calzoni, Erica si sfilò gli slip zuppi già di desiderio. Erica si staccò dalle labbra di Marco e si mise in ginocchio. Afferrò i jeans e slip assieme e li abbassò rapidamente. Il pene di Marco sobbalzò fuori irrigidendosi immediatamente.
Erica osservò per qualche istante quel grosso membro puntato alla sua faccia.
“Succhialo!”
Erica era scossa.
“Dai troia, succhialo!”
Di nuovo un brivido passò attraverso la schiena di Erica lasciandola senza parole; suo marito non le aveva mai detto così. Parole volgari, offensive, ma così, così maledettamente eccitanti; si sentì improvvisamente in balia delle circostanze, schiava di quel marinaio così bello e così forte; si sentiva quasi l’oggetto del suo piacere che conosceva e che tra un po’ l’avrebbe conosciuto meglio.

Erica afferrò titubante il pene di Marco con la mano. “Dai, da brava, ora fammi una bella sega!”
La voce di Marco era dolce, ma allo stesso tempo decisa e forte.
La donna cominciò cosi a muovere la mano lungo il tronco del pene, lentamente e con molta delicatezza. Vedeva la punta del glande uscire ad ogni suo affondo e rientrare ogni volta che tirava a se la mano. Il pene di Marco si ingrossava sempre di più, raggiungendo quasi subito una gran bella misura.
Erica non aveva moltissima esperienza di peni, un compagno di università, un amico di infanzia ed il fidanzato da poco marito che aveva incontrato durante una visita all’estero. Guardava quel cazzo con grande ammirazione, grosso e lungo, il più grande che avesse mai visto.
“Hai intenzione solo di guardarlo?” Disse Marco appoggiando la mano sulla testa di Erica. “Dai, infilatelo in bocca e succhiamelo! E’ da 10 anni che aspetto questo momento.”
Erica, aprì la bocca e si lasciò guidare dalla mano di Marco che la tirò a se, spingendo il cazzo tutto dentro la sua bocca. Erica, dovette spalancare le labbra per poter accogliere quel pezzo di carne pulsante. Era eccitatissima, lo sentiva nettamente. Con la mano libera cominciò ad accarezzarsi i seni constatando quanto i capezzoli fossero duri, si sentivano nettamente anche attraverso la stoffa, per poi scendere tra le gambe e scoprire di avere la figa completamente fradicia. In tanto la sega, era diventata un vero e proprio pompino. Il pene entrava ed usciva dalla bocca di Erica che non riusciva a tenerlo tutto dentro. L’eccitazione di Erica stava aumentando e anche lei voleva godere, così cominciò a massaggiarsi la vagina.
“Ti piace il mio cazzo?” Disse ansimante Marco. “Mi piace come succhi, sei davvero brava! Potresti fare un sacco di soldi con quella bocca!” Così dicendo Marco tirò fuori dalla bocca il cazzo cominciando a strofinarlo volgarmente sulla faccia di Erica che presa dell’eccitazione non fece altro che aprire di più la bocca e tirare fuori la lingua per cercare ancora il contatto diretto con il pene del suo marinaio.
“Si mi piace il tuo cazzo, ho voglia, te lo voglio succhiare ancora!” Erica non si era mai espressa così, ma quella era una occasione speciale, unica. Poi lui non era suo marito, era uno a cui non doveva dimostrare nulla. Poteva sfogare tutto il suo lato perverso. Essere finalmente se stessa.
“Dopo, ora voglio assaggiare un po’ io la tua patata!” La sollevò di peso distendendola di nuovo sul divanetto, le prese le caviglie e le divaricò le gambe.
“Guarda qui che bella figa bagnata che hai!”
Marco in piedi con il pene in tiro le osserva per un attimo la figa ben esposta, ben depilata e grondante di umori. Tenendole forte le gambe, si avvicinò al succulento frutto e cominciò a dare qualche piccolo colpetto di lingua attorno alla vagina.
Ad Erica sembrava di impazzire, voleva godere e il fatto che la sua lingua non fosse andata diretta sul suo clitoride la stava straziando, ma era molto eccitante. Cercò di raggiungere con la mano il centro del suo piacere, voleva godere.
Le mani forti di Marco la fermarono: “Che fai? Hai deciso di giocare da sola? No, tu fai quello che ti dico e non prendi iniziative!”
Affondò con la lingua accarezzando dolcemente il clitoride di Erica facendola sussultare.
Leccò avidamente tutta la vagina deglutendo e assaporando l’aspro ed intenso gusto del piacere della donna. “La tua figa sa di sesso!”.
Marco riprese l’attento cunnilingus, sfiorando delicatamente tutte le parti sensibili di Erica, girando attorno al clitoride, sprofondando la sua lingua nelle sue intimità, portando l’eccitazione di Erica ad un punto che mai aveva raggiunto prima.
Se Marco non si fosse sapientemente fermato, Erica avrebbe goduto. Ma il marinaio si fermò e cominciò a sbottonare la camicia di Erica che si lasciava fare, ormai persa in quel mare di emozioni.
Con destrezza e velocità la camicia fu levata lasciando Erica seminuda e in un attimo, Marco slacciò anche il reggiseno scostandolo delicatamente e lasciando così libero un meraviglioso seno, sodo e perfettamente modellato. I capezzoli prorompevano dall’eccitazione e Marco non resistette dal stuzzicarli con il pollice e l’indice, per poi accarezzare dolcemente quelle due meravigliose collinette di carne. Si mise a cavalcioni portando il suo pene in mezzo alle due tette e stringendole lateralmente, si accinse ad una spagnola.
Erica abbassò il capo aprendo leggermente la bocca ed allungando la lingua, pronta ad accogliere la cappella che tra qualche istante sarebbe riapparsa dalle sue tette strette.
Il Cazzo di Marco scivolò rapidamente indietro e poi in avanti ed il glande fu immediatamente risucchiato da quella bocca vogliosa, per poi tornare indietro e sparire nuovamente tra le tette di Erica.
La donna sentiva il corpo muscoloso dell’uomo muoversi sopra di lei e sentiva il pene scorrere tra le sue tette, sempre più bagnato dalla sua saliva ed ogni volta che si trovava di fronte la cappella si sforzava ad avvicinarsi per prenderlo in bocca. Il calore ed il sapore di quel membro la mandavano in estasi, voleva succhiarlo, leccarlo e sentirlo pulsare, ma subito il pene si allontanava, lasciandola vuota ed insoddisfatta. Marco continuò la spagnola per un paio di minuti quando si accorse che Erica desiderosa aveva di nuovo allungato la mano verso la sua vagina.
“Ma ti ho detto che non devi prendere iniziative!”
Il marinaio afferrò gli slip di Erica e con delicatezza ma con estrema professionalità prese i polsi della donna e li legò tra loro dietro la schiena.
“Dai! Ora mettiti in ginocchio e torna a succhiarmi il cazzo.”
Erica si mise subito in ginocchio accogliendo nella sua bocca quel cazzo enorme.
‘Finalmente lo posso tenere di nuovo in bocca, senti come è grosso!’ Pensava Erica ad ogni affondo di Marco.
‘Potrebbe soffocarmi con questo coso!’
Il cazzo entrava ed usciva dalla bocca velocemente, inesorabile. Dagli angoli della bocca Erica non riusciva più a trattenere la saliva che cominciò a scendere lungo il mento ed il collo.
“Dai! Ora alzati e vieni con me!”
Marco afferrò il braccio di Erica spostandola nei pressi del bancone del bar. Mise di fronte uno sgabello senza schienale e spinse Erica sopra facendola appoggiare con la pancia al cuscino e spingendole in avanti il corpo. Erica sbilanciata si lasciò andare chinandosi in avanti e lasciando in bella vista il suo culetto.
Marco vi si posizionò dietro e afferrando con le mani i glutei, li divaricò scoprendo un bellissimo buchino. Si avvicinò lento a quella deliziosa “rosetta” e con la sua calda lingua cominciò ad esplorare quelle saporite e dolci carni.
Erica trattenne il respiro, mai nessuno le aveva mai violato quel canale, e sinceramente non avrebbe mai pensato che… ma Marco aveva le idee ben chiare. Si inumidì il dito indice e dolcemente cominciò a forzare quel foro.
“Dai fammi entrare, rilassati, ti piacerà!”
All’inizio Erica trattenne i muscoli tirati del suo sfintere, ma una volta penetrato il dito di Marco si sentì improvvisamente in estasi. Rilassò completamente la parte lasciando che le dita esperte di Marco, ora già diventate due, le entrassero e cominciassero un rilassante ma eccitante massaggio.
Marco infilò anche il terzo dito, dilatando leggermente il buco del culo di Erica che sospirò di piacere.
Con l’altra mano, bagnata dalla sua stessa saliva, Marco bagnò il suo pene, per farlo scorrere meglio e lo puntò dritto sul culetto della donna.
Erica, sentì la punta del pene spingere lentamente.
Il cazzo di Marco spingeva mentre le teneri carni di Erica si aprivano per farlo entrare.
Marco fu dolce ma deciso, un lento movimento ma costante; piano piano osservava il suo pene sprofondare dentro Erica che lo sentiva aprirle il culo lentamente. Provo un po’ di dolore ma il pene di Marco era ben lubrificato ed entrò quasi tutto. Poi Marco afferrò i fianchi di Erica e con un veloce movimento del bacino spinse il suo membro tutto dentro, togliendo il respiro alla donna che sussultò urlando ed inspirando. Sentiva il pene di Marco tutto dentro, il dolore secco si era subito tramutato in una sorta di misto piacere. Si sentiva posseduta. Sentiva il membro pulsare nelle sue viscere. Lo percepiva perfettamente, sentiva la forma del glande, sentiva il tronco del pene, sentiva i testicoli appoggiati alla sua vagina, gonfi di sperma.
Marco cominciò un lento e ritmato movimento, tenendosi ai fianchi di Erica e spingendo ripetutamente il suo fallo dentro il culo di Erica, che ora lo aiutava contrastando il suo movimento e permettendo al membro di entrare sempre più in profondità.
Le sembrava di sentirlo dentro il suo ventre, il pene scorreva dentro di lei mentre la cucitura in pelle del sedile le strusciava il suo sensibile clitoride.
Aveva le mani legate, sfondata per la prima volta da quel marinaio abbronzato.
Sentiva il suo respiro diventare sempre più affannato, anche quello di Marco si era trasformato.
“Scopami ti prego, scopami; voglio godere, voglio sentirlo dentro di me!” Urlò Erica in preda all’eccitazione.
Sentì il pene uscire dal suo buco e subito avvicinarsi alla sua vagina.
Marco spinse con tutta la sua forza e Erica fu quasi sbalzata in avanti. Lo sgabello dondolò diverse volte a causa della foga di Marco che a quel punto sollevò le donna e sempre possedendola la catapultò di nuovo sul divano. Erica era a pecorina, con la testa appoggiata sul bracciolo imbottito ed il culo in alto e le braccia ancora legate dietro la schiena. Non poteva difendersi, non ne aveva ne la forza ne la voglia; sentiva il cazzo entrare ed uscire senza sosta. Marco era dietro di lei in ginocchio con il cazzo ben conficcato nella figa e, tenendola ancora per i fianchi, dava potenti colpi spingendo dentro e fuori la sua verga.
“Si! Così, dai scopami!” Disse Erica ansimando. “Si troia! Senti quanto è duro il mio cazzo! Ti sto scopando! Sei la mia puttana!” Rispose Marco senza dare tregua alla donna.
Erica inspirò profondamente, trattenne il respiro, inarcò la schiena e cominciò ad urlare:”Godo, si, dai, sono tua, si, si, si!” Sentiva gli affondi di Marco sempre più forti e decisi, un forte ed intenso piacere la invase. Improvvisamente urlò sconvolta dall’orgasmo più forte che mai avesse provato prima, ed improvvisamente senti un calore diffondersi dentro di lei.
Marco l’aveva riempita ed Erica percepiva il calore dello sperma dentro la sua fica rossa e gonfia.
Un rigolo di piacere fuoriuscì dalla vagina, colando lungo la nuda coscia di Erica. Entrambi rimasero fermi ed ansimanti, come se avessero appena finito una maratona.
Poi fu Marco a muoversi per primo, togliendo il suo pene dalla passera di Erica ed osservando il suo lento richiudersi, spalmando delicatamente i suoi umori sulle labbra della figa ancora pulsante.
Le ci volle un po’ di tempo per riprendersi. Marco liberò la sua preda ed i due si abbracciarono e si baciarono appassionatamente.
Poi fu Erica a prendere la parola. “Ma sei pazzo! E se il padrone del locale ci trova qui dentro, cosa gli diciamo?”
“Digli che ti è piaciuto e che lo rifaresti!” Sorrise Marco facendo resistenza alla spinta giocosa di Erica che aggiunse, “Scemo!”
“Non ti è piaciuto?” Rispose perplesso Marco. “Si che mi è piaciuto, ma se arriva qualcuno!”
“Beh, io non ho invitato nessuno e visto che il locale è mio, credo che tu possa restare tranquilla!”
Marco, mentre si rivestivano, raccontò ad Erica che aveva comprato il locale la fine dell’estate precedente, grazie ad una cospicua eredità e che lo voleva arredare.
Lungo la strada che dal faro portava al parcheggio marco afferrò la mano di Erica: “Questa estate perché tu e tuo marito non fate le vacanze qui? Tu sei arredatrice, io ho un locale, diciamo ci sono tutti i presupposti per un buon lavoro, ti pago bene e gli extra sono in omaggio!” Sorrise beffardo.
“Tu sei pazzo! Ma come vuoi che io faccia, si, insomma. Come posso.” Erica non sapeva come finire la frase, non voleva tornare, per lei era solo un avventura.
Marco la strinse di nuovo tra le braccia, la baciò e disse:”Di di si, pensaci quanto vuoi ma di di si!”
Erica non disse nulla e si lasciarono in silenzio. Marco aspettò che Erica partisse con la sua macchina verso la sua pensione in centro, poi si accese una sigaretta, e con il braccio fuori dal finestrino accese il motore della sua auto e si dileguò nell’oscurità della notte.
Erica osservò il cellulare, due chiamate perse!
‘Cazzo non l’ho sentito, merda è mio marito!’ pensò tra se e se.
“Ciao amore, … si scusami tanto, oggi è stata una giornata difficilissima, il cantiere è tutto sotto sopra, sono tornata in albergo e mi sono buttata sotto la doccia e non ho sentito che mi chiamavi, … si certo che ti amo, come non potrei! Dai ancora domani poi torno a casa! Ti amo!”
Il silenzio circondava Erica. La sua macchina percorreva veloce le strade deserti di una città marittima. Al semaforo Erica abbassò il finestrino, inspirò profondamente assaporando l’odore salmastro che dal lungo mare si può ancora percepire. Volse lo sguardo verso il faro, che la salutò lampeggiando fiero. Il semaforo torno verde e la macchina svoltò a sinistra, sotto il sottopasso, entrando nella parte vecchia della città.

Capitolo 2
L’aria fresca, proveniente dal bocchettone della Opel nera, passava furtiva sotto il risvolto della leggera e cortissima gonnella di Erica accarezzandole l’ interno coscia. Ne la musica, ne la voce del navigatore riuscivano a distoglierla dai peccaminosi pensieri. Il volto di Marco era ben impresso nella sua mente e non solo quello. Il suo odore, il sapore della sua pelle, il calore della sua lingua e la sensazione di piacere che le aveva donato quella sera era ben chiaro e vivo nei suoi ricordi.
“Questa volta resterò professionale! Sono una donna sposata!” Se lo ripeteva da quando aveva ricevuto la richiesta di passare per Rimini e lavorare sul progetto del nuovo locale di Marco.
Alla fine gli aveva detto di si.
Aveva accettato l’incarico e assieme a suo marito, Fabio, stavano percorrendo la strada per raggiungere la famosa costiera romagnola.
Erano arrivati a destinazione presso una pensione a pochi passi da quella della sua infanzia.
Il tempo era passato ma gli odori e le sensazioni era sempre le stesse.
Una volta li per le vacanze oggi li per lavoro, ma la sua mente vagava tra ricordi passati e i momenti felici.
Il telefono squillò annunciando un nuovo messaggio.
“Spero abbiate fatto un buon viaggio, vi aspetto tra 1 ora al bar di Mario”.
I due, presi un po’ alla sprovvista da quel incontro non programmato, svuotarono il bagagliaio dell’auto.
Non c’era tempo di cambiarsi, di farsi una doccia, di sistemarsi.
Furono accolti da una ragazza giovane in divisa rossa, molto sorridente, che li fece accomodare nella hall, annunciando che tutti i bagagli sarebbero stati portati in camera non appena libera la stanza.
“Cosa succede?” chiese gentilmente Fabio vedendo la faccia un po’ tesa di Erica.
“Nulla” rispose lei cercando di essere naturale, ma rendendosi conto che il suo pensiero era sempre diretto a Marco.
“Ho lasciato degli appunti sulla scrivania, erano per questo progetto” fece la faccia pensierosa, “ma credo di ricordarmi tutto” continuò sperando di aver risposto in modo convincente. Il suo uomo, soddisfatto della risposta, sorrise dicendo: “che sciocco… non abbiamo nemmeno brindato. Dai andiamo all’appuntamento così festeggiamo con le bollicine l’evento!”.
Fabio si diresse verso l’auto non prima di accarezzare dolcemente la spalla di Erica, come era suo uso fare.
Il locale se lo ricordava bene. Stesso posto di quando era ragazzina, il look era cambiato ma lo stile era sempre lo stesso. Un tipico bar, stile vecchio e marinaresco immerso nella zona più storica della città a pochi passi dalle vecchie mura.
L’odore del tipico bar-piadineria invase la mente di Erica e seduto, al suo solito tavolo nell’angolo in fondo, vide le larghe spalle di Marco, intento a parlare con… con una donna!
Erica era sospesa tra l’emozione di rivedere Marco e la sorpresa, quasi invidia, nel vederlo con quella donna; chi era? Improvvisamente la sua sicurezza venne meno. Si era fidanzato, forse si, forse lo era anche la scorsa volta, un uomo così bello non potrebbe non esserlo, che sciocca era stata e quanto era stata stolta la volta scorsa. Non doveva fidarsi, si sentiva tradita. Occhi chiari, capelli lunghi e lisci, un décolleté che non lasciava dubbi sulla sua grossa femminilità. La tovaglia nera poggiata sul tavolino nascondeva le gambe della bionda, ma da sotto spuntavano, leggermente inclinate, due splendide caviglie avvolte da lucidi cinturini e chiuse fibbie color argento che sorreggevano un paio di calzature elegantissime a tacco 8.
I due si avvicinarono e non appena Marco li intravide di riflesso sullo specchio appeso alla parete si alzò per i convenevoli.
Il suo sorriso attirò l´attenzione di entrambi, una leggera barba segnava la pelle ambrata del volto e i suoi denti bianchissimi quasi splendevano dal risalto.
Presentò la sua amica Tania come una “Amica Speciale” che, grazie ad un suo sorriso molto provocante, ammaliò subito Fabio che a stento riusciva a distogliere gli occhi da quel seno generoso e ambrato probabilmente privo del segno del costume.
Ora Erica era veramente combattuta, invidiosa di Tania, del suo look, del suo fisico e del suo profumo, forte, intenso ma allo stesso tempo dolce e passionale.
Si sentì per un attimo fuori luogo. Era vestita si in modo carino, ma lei era reduce da un viaggio di diverse ore, di un piccolo trasloco di valige e non si sentiva a proprio agio.
Avrebbe voluto insultarla, sia per le occhiate da gatta morta che lanciava verso suo marito sia perché si era sicuramente scopata Marco, ma non poteva dimostrare il suo affetto cosi sfrenato per il suo cliente e inghiottì il rospo.
Con molto tatto e la solita capacità romagnola, Marco prese banco alla conversazione smorzando i sentimenti di Erica ed in pochi istanti si ritrovarono tutti seduti con un drink ordinato in anticipo dall’ospite e la pila di progetti del locale sparsi qua e la sul tavolino.
“Facciamo un brindisi” disse Fabio alzando il calice e offrendo un ampio sorriso a Tania che ricompensò con una risatina maliziosa!
“Ad Erica a al suo nuovo progetto! Che sia pieno di emozionante soddisfazione, cin cin!”
Il brindisi fu accolto con entusiasmante complicità di tutti, anche se Erica alle parole emozionante soddisfazione, sentì un fremito nel basso ventre.
Tra battute, chiacchiere e bevute il tempo passò rapido come rapido il cameriere riempiva i bicchieri che si svuotavano allegramente.
Al sesto giro l’alcol cominciava a farsi sentire. Lo sentiva soprattutto Erica, la più esile del gruppo, che non riusciva più a concentrarsi sul progetto, ma allo stesso tempo aveva perso anche quel senso di astio nei confronti di Tania. Proprio in quel momento la bionda la spiazzò dicendo: “Ho una gran voglia di fumare, Fabio mi fai compagnia mentre questi due continuano a discutere su questo noiosissimo progetto?”
Fabio sorrise alzandosi dal tavolino per far strada da buon cavaliere a Tania. Subito Erica si irrigidì, stava per aprire bocca quando la mano di Marco si poggiò su quella sua delicatamente e con voce bassa, sussurrata all’orecchio disse: “Lasciali andare, resta qui con me, le ho chiesto io di portarlo fuori!”. Nel digli questo spinse la matita verso l´ angolo opposto del progetto proseguendo la frase ad alta voce chiaramente per essere sentito da tutti: “Erica e qui giù, che ne pensi della mia idea di mettere un vecchio jukebox?”.
Erica fermata dalla mano di Marco e dalle sue parole osservò il marito e la bionda altissima e sinuosa allontanarsi verso la porta per poi tornare in se e guardare Marco.
“No di qua, li nell’angolo in fondo … il jukebox!” Ripeté Marco sorridendo nel vedere Erica persa nei suoi mille pensieri.
Erica volse lo sguardo verso il progetto e, per vedere meglio l´angolo indicato, si alzò piegandosi in avanti. Cominciò a guardare alcuni dettagli, le finestre, il muro la presenza di una presa elettrica, ma non c´era segno di jukebox.
Poi improvvisamente la mano di Marco, che era rimasto seduto, si appoggiò all’altezza del ginocchio di Erica.
Subito lei si rese conto della sua posizione, inclinata in avanti con una gonnella corta. Sentì l´aria fresca accarezzarle di nuovo l´interno coscia. Sicuramente il bordo della sua gonna era salito abbastanza per lasciar intravvedere il suo intimo.
La mano di Marco lentamente cominciò a salire, molto lentamente. Erica era paralizzata, aveva la mente completamente devastata, pervasa da un misto di terrore di essere vista da qualcuno ed eccitata della situazione.
A pochi passi da loro una coppietta parlava animatamente sul come organizzare la serata e due vecchietti, al tavolino vicino, con disinvoltura sorseggiavano due boccali di birra. Il cameriere passava da un tavolo ad un altro a portare le commande e lei, distesa sopra il tavolo, con le gambe leggermente divaricate mostrava il suo fondo schiena a Marco. Cercò con disinvoltura di rialzarsi ma una forte mano le si poggiò sulla schiena costringendola a rimanere in quella posizione. Era Marco che con una mano la teneva china mentre con l´altra continuava a salire lungo la liscia coscia di Erica.
Marco prese il bordo del tessuto degli slip, sfilando rapidamente quell’indumento lasciandolo cadere ai piedi di Erica.
Ora la sua femminilità era completamente esposta solo allo sguardo di Marco.
Le sue dita cominciarono ad accarezzare l´inguine per poi lentamente poggiarsi sulla vagina di Erica. Le grandi labbra erano gonfie, morbide e le dita grosse e ruvide di Marco sfiorarono quel sesso che in pochi istanti si riempì di umori.
I polpastrelli della mano cominciarono ad esplorare, toccare, accarezzare e penetrare ogni piccolo anfratto, ogni piccola piega, ogni piccolo solco segreto per poi girare dolcemente attorno al clitoride e ricominciare il dolce ed erotico massaggio.
Il respiro di Erica si fece in breve tempo più pesante, il chiacchiericcio del locale le sembrava attutito, la temperatura del locale sembrava si fosse alzata. Aveva bisogno di aria, aveva bisogno di urlare, ma non lo poteva farlo. Costretta a respirare a bocca aperta e ansimare in silenzio.
Sentiva le dita giocare con il suo sesso quando il contatto caldo della lingua di Marco la fece sussultare e dovette trattenere un urlo; sentiva le gambe tremare, sentiva il suo cuore battere forte, sentiva tutto il suo corpo esplodere.
Gocce di saliva mescolate al suo piacere si riversarono lungo le sue gambe e un forte calore, accompagnato dal suo orgasmo, la costrinse ad inarcare la schiena, chiudere gli occhi, inspirare profondamente e stringere forte tra le mani la matita che non aveva mai mollato per tutto il tempo.
Marco si portò alla bocca le dita fradice assaporando il caldo nettare della donna, che ora giaceva di peso sul tavolino esausta e ansimante.
Sentiva ancora le gambe tremare ed era senza energia, fosse stata su un letto si sarebbe addormentata subito quanto era la sua stanchezza, aveva combattuto contro se stessa per non urlare in preda ad uno degli orgasmi più forti che lei si ricordasse. Stava bene, era soddisfatta, esausta, sfinita, era felice e non si era nemmeno accorta che la scheggia della matita spezzata in due le stava pungendo il palmo della mano.
Sentiva ancora il suo respiro pesante quando si rese conto che era ancora nel bar. Terrorizzata guardò verso l´ingresso.
Giusto in tempo, suo marito aveva aperto la porta per far entrare Tania.
Si alzò di scatto sedendosi rapidamente a fianco di Marco raccogliendo veloce gli slip e infilandoli nella sua piccola borsetta. Nel farlo rovesciò un bicchiere sopra il progetto di Marco e una chiazza di vino rosso si diramò lungo tutte le tracce del disegno. Cercò di riprendere un senso di normalità mentre cercava imbarazzata di tamponare con una salvietta il disastro. Sentiva l’odore del suo stesso sesso propagarsi ogni dove.
Al contatto con il sedile in pelle, Erica realizzò di essere nuda e il suo piacere riversato sulle sue gambe poco prima le rendeva la sedia scivolosa e umida.
Erica era vistosamente imbarazzata, si guardò in giro per vedere se qualcuno avesse visto qualche cosa; il marito si stava avvicinando dietro a Tania, la coppietta stava ancora discutendo per la serata, i due vecchietti. Ecco uno dei due, con il baffo leggermente sporcato dalla birra, alzò il mezzo calice pieno sorridendo e brindando malizioso da lontano alla donna, forse lui l’aveva vista, che vergogna e se lo dicesse…
Erica era paralizzata, paonazza, visibilmente in colpa.
“Che succede?” Disse Fabio vedendo Erica in quello stato.
“Nulla” disse prontamente Marco difendendo e proteggendo con molta disinvoltura Erica, “un disguido, il calice si è ribaltato” fece un gesto indicativo e una sospensione voluta concluse la frase “distruggendo l’intero progetto!” marcando con un timbro di finta cattiveria l’ultima parte.
Per qualche istante ci fu un silenzio imbarazzante.
Erica voleva sprofondare. Rovinato il progetto, senza slip, seduta sopra il lago del suo piacere, rossa in viso, il vecchietto l’ aveva sicuramente vista inarcarsi e godere come una esibizionista in un luogo pubblico.
Guardò impaurita Marco che sorridendo disse:” Tranquilla, ho una copia a casa. Sono stato io ad insistere di vedere il progetto qui… tavolino instabile, bicchieri e piccoli spazi.”
Erica posò lo sguardo su Fabio, non sapeva cosa dire.
Marco riprese:” Facciamo così, oggi è stata una giornata impegnativa, bagagli, viaggio, caldo… ora riposatevi. Domani sarete ospiti nella mia ‘Luna’. Però Erica riprenditi, per un po’ di vino rovesciato, non farei tutto questo dilemma”.
“Luna?” disse incuriosito Fabio.
“Una delle 5 barchette di Marco” disse Tania con voce sensuale, “secondo me la più bella di tutte, ottima per ambientare un tuo romanzo … Fabio”
Il tono si era stemperato.
Una risata generale aveva distolto il pensiero a quasi tutti.
“Andiamo” disse Marco alzandosi e facendo gesto al cameriere che offriva lui. Tutti si avviarono verso l’uscita, solo Erica si attardò ad alzarsi. Quando lo fece vide tutti i suoi umori sparsi sul sedile, avrebbe voluto pulire ma per non destare dubbi fece finta di nulla.
Incrociò, lungo il corridoio, il cameriere che cordialmente salutò augurando una buona giornata ed un arrivederci
Quando arrivarono alla porta Erica voltò lo sguardo verso il tavolo e vide il cameriere passare con la mano sul sedile e portarsi le dita alla bocca rapidamente, chiudere gli occhi e gustandosi il sapore.

Capitolo 3
Il sole caldo ed i rumori dello sciabordio delle barche attraccate al molo, fecero catapultare in dietro nel tempo Erica, mentre camminava con i suoi sandali osservando i pescatori seduti sulle seggioline con i cappelli calcati in testa, silenziosi ed in attesa che qualche pesce abboccasse.
Ricordava l’odore salmastro del mare e della nafta di quei barconi che partivano e arrivavano al molo.
Con la nonna passeggiava di prima mattina e si divertiva a correre da un peschereccio ad un altro per vedere i pesci ancora freschi esposti in scatole di polistirolo, sale, acqua e ghiaccio.
Tra i bambini che correvano con le ceste c’era anche Marco, lo avrebbe conosciuto qualche anno dopo; che strana coincidenza.
Oggi era li, affianco a suo marito Fabio che distrattamente osservava in giro alla ricerca della “Luna”.
Erica sentiva il cuore batterle forte, sapeva che Marco aveva in mente qualche cosa. Era ansiosa ed eccitata ma allo stesso tempo spaventata. In barca, Marco, suo marito e lei, sicuramente li avrebbe scoperti a pomiciare o peggio ancora fare sesso e cosa sarebbe accaduto dopo?
Pensieri perversi cominciarono a passarle per la testa, cosa avrebbe fatto, come si sarebbe dovuta comportare; l’eccitazione e la paura erano dentro di lei mentre i capezzoli del suo seno cominciarono a diventare più evidenti anche se nascosti dalla maglietta ed il costume.
Per non far vedere la cosa Erica abbracciò forte Fabio che contraccambiò senza una lieve titubanza iniziale.
“Eccovi! Riposato bene?” La voce di Marco fece sobbalzare Erica provocandole un brivido alla schiena.
Fu sorpresa nel vederlo assieme a Tania, la sua Amica speciale (così l’aveva descritta la prima volta che la videro assieme a Marco), forse venuta apposta per distrarre Fabio.
Ma questa volta si presentò abbracciato a lei, come fidanzati, amanti o….
Lui bermuda e polo bianchi lei costume rosso lucido, due triangolini che coprivano solo il capezzolo turgido dove apparivano evidenti due pircing. Il gonnellino corto e bianco che lasciava intravvedere due fiocchi del costume in corrispondenza delle anche della donna.
Rossetto evidente ed rimmel nero aumentavano quell’aspetto volgare ma tremendamente sexy ed eccitante.
Gli occhi di Fabio cadevano spesso in quei dettagli erotici ed Erica non pote fare a meno di notare con la coda d’occhio una certa agitazione da parte del marito.
“Seguiteci” disse Marco facendo strada e abbracciando ancora Tania. Erica e Fabio li seguirono osservando la maliziosa mano di Marco che, poggiata sopra il gluteo di Tania, alzava leggermente la gonna lasciando intravvedere la piega del gluteo che si allungava e si accorciava sulla coscia ad ogni passo.
Erica pensò che a qualsiasi uomo, la vista di quel gluteo sodo e senza cellulite, parzialmente nascosto in un sensuale vedo non ti vedo, avrebbe suscitato desideri sconci. Anche lei era invidiosa di quel sedere, perfetto, alto e marmoreo; avrebbe voluto anche lei appoggiare la mano e soppesare quella perfetta porzione di corpo.
Come poteva competere con il suo, bello e discretamente sodo, ma non perfetto, non duro come quello di Tania. Cosa avrebbe mai potuto spingere Marco a preferire lei e non Tania?
“Ecco la mia piccola!” disse Marco, girandosi all’improvviso e sorprendendo entrambi a fissare il fondo schiena di Tania. Sorrise per l’evidente imbarazzo dei due e indicò un piccolo Yacht bianco ormeggiato nel pontile, vi presento “Luna”.
Bianca, lucida ed elegante, sfoggiava come un tatuaggio il suo nome sfavillante alla luce del sole.
Le finiture cromate, i vetri oscuranti e un elegante lucido legno scuro, che rivestiva la zona calpestabile, le donavano una signorilità unica e perfetta.
Anche la ciambella di salvataggio, bianca e rossa, sembrava essere messa li solo per donare magnificenza alla ‘barchetta’ più che per lo scopo per qui era stata concepita.
“Prima io!” disse Tania togliendosi gli zoccoli e attraversando rapida in punta dei piedi il ponticello.
“Vieni… Fabio!” disse Tania marcando la prima parola e allungando la mano per aiutarlo a rimanere in equilibrio. “Togliersi le scarpe prima!” aggiunse sorridendo.
Fabio attraversò velocemente il ponticello per poi lasciare il posto ad Erica.
Tania gentilmente allungo la mano verso Erica che nell’afferrarla però perse l’equilibrio.
Due mani forti la presero da dietro, una si appoggio sul gluteo destro l’altra, da sotto il braccio, arrivò fino al seno schiacciandolo in pochino.
Marco era stato pronto ad offrirle il suo aiuto.
“Fai attenzione Erica, avremo tempo di fare il bagno” Disse Marco ridendo di cuore e lasciando la presa con maliziosa esperienza.
“Stavi per fare un volo” disse Tania ammiccando e sorridendo a Erica.
Forse era stato fatto a posta, la presa debole di Tania, le mani di Marco, il suo pronto intervento; tutto architettato nei minimi dettagli. I pensieri di Erica erano sempre più annebbiati.
La rapida visita dell’imbarcazione si concluse nel momento in cui Marco sciolse le cime e accese il motore. In pochi minuti “Luna” era già in alto mare, cullata da dolci onde.
Gocce delle onde infrante sulla chiglia volarono spinte dal vento .
Dopo 15 min di viaggio Marco spense i motori lasciando andare “Luna” alla deriva per poi gettare l’ancora nel mare.
“Tuffo?” esplose con energia Marco prendendo la rincorsa e lanciandosi dal pontile.
L’acqua schizzò dappertutto e qualche goccia cadde sui corpi ancora a bordo dei tre passeggeri. “Su Su non fatevi supplicare.”
L’unica a non fare il bagno fu Tania che aveva promesso una sorpresa per il dopo bagno.
Nel risalire a bordo l’acqua fresca e la dolce carezza dell’aria del mare fece accapponare la pelle di Erica; turgidi, i suoi capezzoli erano ora ben visibili sotto il costume ed attirarono lo sguardo famelico di Marco ma anche l’attenzione di Fabio. Per fortuna Tania arrivò subito con un vassoio in argento, 4 drink dal colore vivace e un paio di bottiglie dall’inconfondibile contenuto alcolico.
Il brindisi fu consumato con allegria e risate, accompagnato da un apprezzato bis.
“Decisamente alcolici questi drink” disse Erica finito il secondo flute.
Seguirono altri cocktail serviti in dei splendidi bicchierini adatti e decorati in modo perfetto dalle mani di Tania. Probabilmente esperta nel settore.
La testa di Erica era già annebbiata quando Tania decise di annunciare la sorpresa in servo per loro; un massaggio rilassante fatto da lei. Fabio accettò di buon grado e come fossero già tutti d’accordo, la seguì verso la cabina, non prima di dire:”Meravigliosa idea, il letto dell’albergo non è decisamente comodo, 2 massaggi mi faranno veramente bene”.
Erica cercò di dire che non serviva alcun massaggio, ma il sorriso di Marco, dietro il dito appoggiato sulle sue labbra in segno di silenzio, la bloccò.
“In tanto che aspetti il tuo turno” disse Marco con freddezza e con finto distacco, “perchè non ti distendi a prua, cosi ti asciughi. Io sistemo 2 cose a poppa mentre Fabio si rilassa sotto le esperte mani di Tania. E’ eccezionale, vedrete!” disse sorridendo con malizia in direzione di Tania.
Erica, preso l’asciugamano, accettò l’invito di Marco. Distendersi le avrebbe fatto sicuramente bene visto contenuto alcolico dei calici.
Non appena si distese e Fabio sparì sotto coperta, Marco si avvicinò e sussurrò all’orecchio: “Il massaggio dura 45 minuti, perché non ti togli il costume e ti rilassi un po’, qui non c’è nessuno e Tania ci sa fare”.
Marco diede un bacio di incoraggio sul collo ad Erica che, tra il beccheggio della nave, la testa confusa, l’eccitazione e la disinibizione dell’alcol si slacciò il reggiseno mettendo in mostra i suoi due meravigliosi seni.
I capezzoli turgidi, la pelle leggermente accapponata di Erica, fecero eccitare subito Marco ed Erica non potè fare a meno di notare il pene che, messo in diagonale sotto gli slip.
La collanina, ancora appesa al collo, attirò l’attenzione di Erica ai pettorali scolpiti di Marco, al segno della tartaruga degli addominali e al ventre libero dal peli che spariva sotto l’elastico degli slip. Ora il Pene di Marco era enorme, visibile sotto il tessuto. Si percepiva chiaro il tronco che partiva poco sopra il rigonfiamento dei testicoli ed il glande grosso ed imponente.
Marco afferrò l’elastico e rapidamente abbassò il tessuto, il suo pene si rizzò subito, leggermente ricurvo verso destra ma dritto verso il volto di Erica. Lei d’altro canto non aveva staccato gli occhi da quel grosso membro nemmeno per un secondo e ora osservava fissa la punta di quel glande diretta verso di lei.
“Oggi tocca a te, troietta!” Di nuovo quella parola la fece sobbalzare internamente. Erica non si esprimeva mai in quel modo ne tanto meno le capitava di sentirselo dire da suo marito, ma le piaceva tanto, così tanto da sentirsi sconquassata dentro.
“Succhiami il cazzo come lo sai fare solo tu!” Disse Marco osservando Erica ancora intenta a guardare il glande ma rendendosi conto che dentro di lei stava aumentando il desiderio di sesso. “E’ tutta questa notte che penso alla tua bocca vogliosa”.
Marco afferrò la testa di Erica poco sopra la nuca, spingendo il suo ventre verso lei e la testa verso il suo turgido membro.
Erica eccitata, ma allo stesso tempo impaurita che il marito la vedesse, si irrigidì, ma la leggera resistenza della donna fu subito vinta dal braccio forte e abbronzato di Marco, le labbra rosse di Erica si schiusero per far entrare l’enorme glande, gonfio di voglia.
La bocca in breve tempo scorreva lungo il tronco di Marco, mentre la mano forte del marinaio continuava a dare il ritmo al pompino di Erica.
“Si da brava, succhia bella troia, ti piace sentire il mio cazzo in bocca.”
Erica prese fiato; di nuovo quelle parole sconce avevano fatto il loro dovere, un formicolio di eccitazione al basso ventre le aveva spazzato via gran parte della vergogna.
“Si, mi piace”, disse Erica, ancora pudica e a bassa voce. Riprese poi a succhiare e muoversi in avanti e in dietro lungo il quel tronco nodoso e duro senza questa volta l’invito di Marco. Lui, con le mani appoggiate sui fianchi, osservava il suo pene, intriso di saliva, entrare ed uscire da quella bocca.
Lentamente Erica si era messa in ginocchio, afferrando i fianchi di Marco. Sentiva la salsedine sciogliersi in bocca, mentre il turgido pene scorreva strusciando ruvido sul suo palato. L’odore di mare, di sesso e di vero uomo, la stavano trasportando oltre i confini del piacere fisico.
Ora era lei a condurre il ritmo del pompino, spingeva in avanti il corpo in modo da far entrare il pene fino in fondo, quasi a farlo entrare in gola per poi tirarsi in dietro e sentire il grosso glande percorrere tutta la sua lingua. Tal volta Erica si fermava per guardarlo, tutto bagnato, grosso e lucido; con la punta della lingua accarezzava delicatamente il frenulo sotto la cappella per poi spingerla delicatamente dentro la fessura quasi a volerlo scopare dolcemente.
Marco la osservava dall’alto, con le gambe leggermente divaricate. Le sue labbra morbide e la lingua calda gli provocavano dolci fremiti, sentiva che presto sarebbe scoppiato, schizzando il suo piacere sulla sua faccia o nella bocca. Ma non aveva voglia di venire subito, voleva scoparla, in tutti i canali. Così, staccandosi da quella calda e vogliosa bocca si avvicinò a Erica afferrandole i lembi degli slip.
“No! Se poi Fabio sale e ci vede? Se finisce prima?” Lo sguardo di Erica era quasi terrorizzato.
Marco non fece altro che un sorriso. Si alzo e invitandola a seguirlo, spostò il suo asciugamano poco vicino ad un oblò e la invitò a guardare dentro.
“Da qui si vede quello che fanno”
Erica si avvicinò, la luce del sole era molto forte così decise di mettersi a carponi avvicinando la faccia al vetro e facendosi scuro con le mani; da lì si poteva vedere la stanza da sopra; vide perfettamente Tania in piedi e potè vedere Fabio, disteso sul lettino a pancia in giù, fino a mezza schiena.
Anche se girato in su Fabio non avrebbe potuto vedere chi era affacciato all’oblò.
Questo le diede maggiore tranquillità e continuò a guardare incuriosita.
Le mani di Tania scorrevano rapide lungo la schiena e lungo le gambe di Fabio unte di olio, sembrava veramente abile e professionale. Il corpo e i lunghi capelli di Tania sembravano danzare al ritmo del massaggio e al ritmo del beccheggio della nave.
“In più è una cabina insonorizzata, non sentono nulla anche se tu urlassi di piacere!” Disse Marco posizionandosi in ginocchio dietro a Erica osservandone il culo spinto in alto mentre era intenta ad osservare quello che succedeva di sotto. “Continua pure a guardare e se finiscono avvertimi” disse serio trasportato da quella visuale.
Gli slip di Erica percorrevano tutto il solco del fondo schiena e la stoffa, che passava tra le gambe, copriva appena la sua vagina.
Il dito di Marco ne toccò il centro esatto, facendo sussultare la ragazza.
“Resta cosi, mi piaci in questa posizione” le ordinò Marco con voce forte e maschile per evitare che si alzasse.
Solo ora Erica si rese conto della sua posizione. In ginocchio con la faccia a terra per guardare oltre l’oblò ed il suo culo in alto, completamente esposto. ‘Mi piaci in questa posizione!’ quelle parole erano dentro di lei, le sentiva volgari; si sentiva lei volgare, si sentiva maiala, porca e tremendamente vogliosa. Sentiva la voglia Marco, lo voleva dentro di lei.
La mani abili di Marco cominciarono ad accarezzare le dolci curve di Erica facendole rabbrividire la pelle. Erica sentiva le mani ruvide e forti di Marco e l’eccitazione aumentarle dentro. Il seno a penzoloni ondeggiava a ritmo della “Luna” mentre i capezzoli sempre più gonfi sfioravano il cromato infisso dell’oblò.
Gli slip scivolarono lungo le due morbide gambe senza nessun timore.
La sua intimità ora erano completamente esposte al sole caldo e agli occhi di Marco che si gustò per qualche istante ogni piccolo millimetro di quel profumato paradiso di sesso.
Erica sentiva il vento solleticare la sua vagina umida, percepiva il calore del sole baciale l’ano volgarmente esposto, immaginava gli occhi di Marco osservare le sue tenere e succose carni.
Improvvisamente si sentì sprofondare nel piacere quando la calda lingua di Marco cominciò a giocare attorno al suo sesso, la sentiva avvicinarsi pericolosamente al suo ano per poi percepirla sempre più vicina al suo clitoride.
Erica cominciò a respirare piano, le sembrava di catturare ancora di più il piacere, sentiva la lingua spostarsi piano e, sapientemente, inarcò la schiena allargando per quello che riusciva le natiche per esporre in modo sempre più osceno il suo sesso.
Marco non se lo fece ripetere e affondò subito la sua lingua nel mare di nettare tra le lebbra di quella vagina aperta dalla voglia, provocando un nuovo sussulto ad Erica.
Il sapore aspro e profondo di lei penetrò nella bocca di Marco che, afferrando il seno ballonzolante di Erica e massaggiandolo delicatamente, cominciò a succhiare e lappare la vagina, bevendo letteralmente l’eccitazione della donna che ora, ad occhi chiusi, era aggrappata al bordo dell’oblò quasi per non essere travolta dalla libidine immensa del momento.
Era così eccitata che, pur tal volta aprendo gli occhi e guardando la sala sottostante, non si era sorpresa che Fabio era completamente nudo; Tania si era posizionata sopra di lui, a cavalcioni sopra il suo culo e lentamente andava avanti ed indietro facendo scorrere le mani lungo la schiena dell’uomo e strusciando su tutto il suo corpo, anch’esso completamente lucido da oli profumati o dal sudore.
Erica continuava a guardare i sensuali movimenti di Tania incurante e trasportata dal piacere del suo basso ventre. Il caldo, l’alcol e l’eccitazione stavano per avere il sopravvento, sentiva che le sarebbe bastato ancora poco per raggiungere l’orgasmo.
Marco sapientemente aveva rallentato e spostato l’attenzione al secondo canale.
“Che bel buco, tutto da sfondare!” le disse tra una leccata e l’altra.
Lasciava cadere molta saliva, leccando attorno e tal volta spingendo la lingua dentro il buchino stretto. La stava preparando, lentamente. Erica si sentiva euforica, avrebbe voluto raggiungere l’orgasmo, ma allo stesso tempo voleva aspettare Marco e godere assieme.
La punta del pene si poggiò al centro dello sfintere, intriso di saliva e lentamente cominciò a farsi strada, Erica lo sentiva spingere e chiuse gli occhi.
Il pene di Marco, durissimo dall’eccitazione, lentamente spariva tra le carni rosee di Erica.
“Lo senti, sto entrando!” disse afferrando le natiche della donna. “Ho voglia di incularti!”
Una nuova ondata di piacere invase la mente di Erica, che puntò le braccia per resistere alla spinta di Marco e cercando di tenere il più rilassato possibile lo sfintere, si lasciò penetrare.
“Brava, guarda come ti entra bene, sei una gran troia, ti piace sentirtelo nel culo!” Marco osservò il suo pene entrare, penetrare le carni di Erica e per darsi più forza afferrò con vigore i fianchi della donna. La spinta ora era diventata più forte, più intensa. Erica si sentiva letteralmente aprirsi, sempre di più. Cercava di rilassare il suo sfintere per lasciare il passaggio a quel gigantesco pene che la stava perforando.
Le sembrava ancora più grande, più grosso e più lungo di quando lo aveva in bocca. Stava trattenendo il respiro, sempre con gli occhi chiusi, mentre il membro dei Marco si infilava sempre di più dentro lei.
Ora il bacino di Marco era a contatto con i glutei di Erica. “Lo senti, è tutto dentro ora!”
Disse Marco con fare soddisfatto. “Ti piace!”
“Si! Lo sento tutto!” disse Erica riprendendo il respiro. Lo sentiva davvero, enorme grosso e duro. Marco cominciò a muoversi lentamente in fuori e dentro.
“Adoro il tuo culo! Sei la mia puttana!”
Respiri più intensi accompagnarono i lenti movimenti di Marco.
Ad ogni spinta Erica si sentiva sconquassata, ad ogni movimento un respiro profondo, ad ogni affondo un gemito di piacere più lungo.
“Erica ho voglia di goderti nel culo!” Disse Marco ansimante mentre il suo ritmo aumentava.
Marco guardava il suo pene apparire e sparire immerso in quello stretto buchetto. Lo tirava fuori fino a intravvedere il glande che divaricava il fiore di Erica e poi lo respingeva dentro fino in fondo provocandole un niovo gemito di piacere.
Percepiva le contrazioni, le pulsazioni della cavità di Erica che premevano il suo cazzo strizzandolo, quasi lo stesse succhiando con il culo.
Ad Erica sembrava che le arrivasse fino allo stomaco da tanto grande e grosso fosse e ogni volta che usciva le creava un vuoto dentro subito riempito fortunatamente da un’ altro colpo, forte, possente, deciso. Si sentiva posseduta, in balia del suo uomo, persa in quella sensazione lussuriosa. Le sue tette sbattevano e di muovevano senza controllo.
Le sentiva in balia di quella forza maschile mentre lei era inerme, travolta dalla passione e del desiderio. Voleva godere.
Si portò la mano alla vagina e cominciò a masturbarsi.
Sentì le dita inondarsi. Il suo piacere colava a quantità sua mano mentre le dita alla rinfusa e senza ritegno massaggiavano il clitoride e penetravano la vulva.
Sentiva l’orgasmo raggiungerla, doveva aspettare Marco, voleva godere assieme a lui. Apri gli occhi quasi per voler rallentare le sue fantasie e ritardare il suo piacere. Attraverso il vetro vide Fabio supino, completamente nudo, Tania aveva la testa poggiata sulla pancia, sopra l’ombelico, la mano di lui appoggiata sopra la sua testa di lei con le dita aperte e distese, i capelli lunghi sparpagliati sul petto, il volto di Tania girato verso il pene.
La mano di lei era avvolta al tronco di Fabio, intenta ad una chiara masturbazione. Il glande, paonazzo e gonfio all’inverosimile rivolto verso la bocca spalancata di Tania.
Gli occhi di Erica erano fissi su quella scena, la cosa invece che darle fastidio la fece eccitare ancora di più, non sembrava realtà, le sembrava di vedere un film porno, come quando da più giovane ne aveva visti alcuni con un suo amico.
Sentiva il suo cuore pulsare come non mai, sentiva la sua mano grondante scivolare sul suo sesso fradicio, sentiva il pene di Marco riempirla ad ogni colpo e toglierle il fiato. Vedeva quella mano che sempre più veloce scorrere sul tronco duro di Fabio disteso sul lettino, le dava tranquillità, non solo lei tradiva suo marito ma anche lui la stava tradendo, erano alla pari.
“Scopami, fottimi, ho voglia di sentirti dentro, sono la tua troia, si dai godo! Godo! Godo!” Tutta la paura di essere scoperta venne meno.
Una ondata di piacere invase Marco nel sentire quelle parole da Erica, completamente trasportata dal piacere, e la riempì di caldo sperma.
Erica urlò di piacere mentre un intenso calore le invase l’intestino, una immensa quantità di nettare vaginale le colò nella mano e allo stesso tempo vide lo sperma schizzare copioso dal pene di Fabio nella bocca divaricata di Tania.
Erica per un attimo richiuse gli occhi, sentiva il piacere fondersi nella sua mente e nel suo corpo, sentiva il rumore del suo cuore pulsare come mai lo aveva sentito fare. Il suo respiro era assetato di aria. Rimase immobile, ferma e dura come una statua per alcuni secondi. Poi piano piano si riprese.
Erica e Marco rimasero attaccati ancora per qualche istante entrambi ansimanti come dopo una corsa.
Il respiro affannoso di Erica appannava il vetro dell’oblò oscurando quello che accadeva dentro.
Marco rimase ad accarezzare dolcemente il corpo di Erica che ad ogni tocco sussultava per l’estrema sensibilità dopo l’orgasmo, i due si abbracciarono teneramente come una unica cosa, con gambe e braccia intrecciate. Le labbra si avvicinarono per uno scambio passionale, dolce e sensuale.
Rimasero cosi per alcuni minuti quando Marco si rialzò rituffandosi in mare. Erica rimase ancora qualche istante a respirare l’aria salmastra e calda del mare, cullata dal dondolio dolce dello Yacht, poi si girò osservando attraverso il vetro ora non più appannato. Il lettino era vuoto, la seduta di massaggio era terminata. Erica si alzò di scatto, e rimase senza fiato nel vedere un ragazzino di fronte a lei.
Ne era certa, era il cameriere del bar, quello che a fine serata si era diretto verso il loro tavolo.
-Ha un buonissimo sapore- le disse il ragazzo allontanando dal suo volto gli slip e porgendogleli con un malizioso sorriso. Erica afferrò gli slip ed il reggiseno e si rivestì rapida osservando terrorizzata e arrabbiata il ragazzo. Si sedette su una sedia cercando di far finta di nulla e rannicchiandosi per coprire il suo corpo il più possibile.
Mentre Fabio e Tania apparvero dalla coperta entrambi sorridenti e apparentemente rilassati, lei sentiva il suo cuore battere forte, impaurita e stravolta. Sentiva il liquido di Marco uscire lentamente dal suo corpo e la sua mente era travolta al dubbio che il ragazzo avesse visto tutto.
Quest’ultimo, con un l’accappatoio in mano, si diresse verso la scaletta mentre Marco risaliva completamente nudo.
Erica lo guardò, lo avrebbe fulminato se solo avesse avuto la freddezza di farlo. L’aveva lasciata da sola nuda e grondante del suo piacere di fronte a quel ragazzino senza dirle che c’era. Quando Fabio si girò verso il padrone dello Yacht per ringraziare della bella sorpresa che gli aveva riservato, Marco era già avvolto nel suo accappatoio, sorridente.
“Bene il massaggio Fabio?” disse Marco sorridendo verso Tania.
“Ottimo, mi sento più leggero.” Sorrise Fabio dirigendosi verso Erica.
Marco interruppe subito il momento. “Erica è il tuo turno, vedrai, dopo ti sentirai meglio anche tu!” Sorrise porgendole a sua volta un altro asciugamano raccolto da uno sdraio.
Lo sguardo di Erica era strano, confuso. Afferrò rapida il telo per coprire i segni del piacere che le colavano lungo le gambe, squadrò Marco e Fabio per qualche istante e seguì con passi rapidi Tania, che le fece strada per scendere in coperta.
Fabio, afferrato un nuovo calice, alzò il braccio e brindò con Marco.
“Bella barchetta, vai spesso in mare con questa?”
“Qualche volta!” disse Marco sorridendo. “Qualche volta” ripetè Marco con voce più sussurrata e calda. Marco si portò alle labbra il calice e sorseggiò il brandy mentre i suoi occhi osservavano la perfetta linea dell’orizzonte che divideva il mare verde dal cielo azzurro.

Capitolo 4
Erica era confusa, seguiva come un automa Tania osservando il suo ancheggiare sexy e molto femminile.
Erano scese sotto coperta passando attraverso stretti scalini ed era adirata nei confronti di Tania e di Fabio. Allo stesso tempo sapeva che anche lei non era una santa. Fabio l’aveva tradita con Tania come lei aveva tradito Fabio con Marco, non sapeva ne cosa dire ne cosa fare.
Sobbalzò quando Tania le poggiò la mano sulla spalla confidandole con voce sexy: “Non c’è che dire, Marco ha gusto in fatto di donne, sei stupenda!”
“Già appunto!” rispose Erica girandosi verso Tania ora furibonda nei suoi confronti.
“Ti scopi mio marito e io dovrei far finta di nulla? Guarda che ti ho visto dall’oblò! Tu e i tuoi massaggi rilassanti!” Il suo volto era leggermente rosso. Tania la guardò stupita. “E immagino che ti scopi pure… tu… tu e… lui…”
A questo punto Erica scoppiò in lacrime. Amava suo Marito ma Marco era sempre stato il suo sogno proibito. Aveva ceduto al suo corpo, ai suoi pensieri erotici e si sentiva in colpa verso Fabio sopratutto ora che l’idea di Tania e Marco, nudi a fare sesso insieme, le era entrata in mente.
Aveva creduto alle parole di Marco. Aveva creduto che Tania fosse davvero solo una Amica; ma non era possibile, era troppo bella per essere solo un amica.
Tania, a quel punto, cominciò a ridere, di gusto, smorzando in gola un singhiozzo di Erica che stava per scattare verso Tania, come potrebbe fare una liceale in piena crisi ormonale e in preda alla gelosia nei confronti di una diretta competitrice in amore.
“Scusa, scusa, scusami se rido!” disse Tania subito rendendosi conto della tensione che stava provocando in Erica, “Ma credimi, non sono il tipo per Marco, ci conosciamo da quando andavamo all’asilo e giuro che non ci siamo mai sfiorati.”
“Siamo solo molto amici e ci raccontiamo tutto, so tutto di te e di lui. Mi ha raccontato tutta la storia, nei minimi particolare, so cosa avete fatto, dove, quando e questa sera voglio proprio ascoltare cosa avete fatto prima, di sopra, mentre io massaggiavo Fabio.” Sorrise ancora una volta.
“Ma da quello che vedo” disse osservando le gambe di Erica “già immagino cosa avete fatto.” Tania sorrise maliziosa e continuò a raccontare tutto; lo fece con una naturalezza e con una gentilezza tale da far capire, da subito, che era vero il rapporto di sola ed estrema amicizia tra lei e Marco.
“Dai, ora cerca di rilassarti, fai una doccia” disse Tania indicando l’angolo opposto della stanza “mentre io preparo il lettino per il massaggio, dopo starai molto meglio.”
Erica si diresse verso la doccia, si sfilò il costume lasciandolo cadere a terra. Tania la osservò con leggera malizia, mentre preparava il necessario per i massaggi. Il corpo di Erica era proporzionato, leggermente abbronzato, un culo sodo e curve ben definite. Non era esagerata, ma tutto era proporzionato.
Anche il seno, non troppo grosso, risultava però abbondante e piuttosto sodo. Tania osservò alcuni istanti Erica muoversi sotto la doccia, mentre si insaponava e passava rapida le mani sui suoi seni, sulle cosce, sui glutei e tra le gambe. Erica immerse tutta la testa sotto la doccia mentre Tania, finito di preparare il necessario, si avvicinò alla doccia. Avrebbe voluto sfilarsi il costume ed entrare assieme a lei in quella stratta doccia, sentire il contatto di quella donna sul suo corpo, poterla massaggiare e toccare, ma si fermo a pochi centimetri dal vetro e continuò ad osservarla da vicino. Non era sicura che lo avrebbe apprezzato.
Erica chiuse il getto dell’acqua e si stupì nel vedere Tania così vicina. Trattenne il fiato, ma poi si rilassò vedendo Tania porgerle un candido asciugamano.
“Ecco, prendi questo!” Disse Tania aprendo il tessuto e poggiandolo lei stessa sulle spalle di Erica. “Vieni, ho preparato tutto!”
Solo ora Erica si rendeva conto della stanzetta.
Tania aveva preparato tutto con vera attenzione. Oli profumati, candele, tendine calate che donavano alla stanza un profumo e una luce delicata e sensuale.
Le rifiniture in legno impreziosite da elementi in metallo cromato donavano all’ambiente un misto di eleganza ordine e ricchezza. Tania sorrise dolcemente ad Erica, la prese per mano e l’accompagnò al lettino dei massaggi.
La fece distendere a pancia in giù e con estrema gentilezze le tolse l’asciugamano lasciandola nuda. La osservò attentamente mentre Erica si muoveva mettendosi a proprio agio su quelle soffici lenzuola che ricoprivano il lettino. Ne osservò la pelle, i riflessi alla luce, quella leggera peluria invisibile ma presente su tutto il corpo. Afferrò un olio stemperato da sopra un vassoio ed eccitata dall’idea di toccare quel corpo, cominciò un dolce e sensuale massaggio partendo dalla pianta del piede.
Erica impiegò pochi istanti a rilassarsi, le mani di Tania dai piedi, scorrevano lente e dolci lungo i suoi polpacci, poi a turno, sulle braccia, sulle spalle, lungo il collo e la schiena. Tal volta Tania apposta si posizionava da un lato del lettino per massaggiare il corpo posto sul lato opposto, costringendola a spingersi in avanti e a far toccare il suo seno sul corpo di Erica.
Allo stesso tempo, quei tocchi così libertini e sensuali, stavano provocavano alla donna distesa, brividi di piacere e respiri intensi, subito notati da Tania che cominciò ad osare sempre di più, massaggiando ora i glutei con carezze sempre più proibite.
Le dita cosparse di olio cominciarono a scorre fino a sfiorare le parti più intime. Afferrava i glutei divaricandoli quel po’ per vedere il fiorellino rosa di Erica e lentamente con le dita vi ci passava vicino oltrepassandolo e accarezzando l’esterno delle grandi labbra della vagina.
Erica, allargò leggermente le gambe per dare la possibilità a Tania di proseguire il suo massaggio, si sentiva serena, leggermente eccitata da quelle dolci pressioni. Ora il respiro di Erica era rilassato, profondo, caldo e andava a ritmo della mano di Tania.
Le mani di Marco si appoggiarono sulle spalle facendo sussultare Erica che non si aspettava la sua presenza e aprendo gli occhi lo vide di fronte. Era entrato silenzioso e si era posizionato dalla parte opposta di Tania.
“Sssst” le disse sibilando una esse dolce all’orecchio. “Tuo marito è andato a fare una doccia e un massaggio a 4 mani dicono che sia stupendo”.
La mano di Tania ora non sembrava più avere pudore, le dita scorrevano senza freni lungo il solco della vagina.
“Marco, credo che qui ci sia bisogno di te, è tutta un lago qua sotto!” Disse Tania sfilando la mano e leccandosi le due dita. “Ha un ottimo sapore la tua figa!” Disse ad Erica che inspirò profondamente rendendosi conto anche lei che ora era completamente eccitata.
“Girati a pancia in su!” Le disse Marco, scambiando il posto con Tania.
Marco avvicinò la testa tra le cosce di Erica e cominciò a leccare il suo sesso gonfio e già pieno di succo. Tania, messa dalla parte opposta, cominciò a massaggiare il seno di Erica.
La donna distesa si lasciò fare, il piacere era estremo, due mani massaggiavano il suo seno stuzzicandole i capezzoli delicatamente, il seno si muoveva sinuoso e portando lo sguardo verso il basso, vide i suoi capezzoli turgidi e rossi tra le dita di Tania venire schiacciati, tirati e ruotati con delicatezza e sensualità; vide la testa di Marco infilata tra le sue cosce, ora oscenamente divaricate, e sentiva la sua lingua calda scorrere lungo il suo sesso e tuffarsi dentro di tanto in tanto. Colpetti di lingua stuzzicavano il suo clitoride, poi, come un balletto, la lingua ci girava attorno per rituffarsi dentro la sua intimità. Il piacere saliva, afferrò con una mano la testa di Marco e con l’altra abbracciò il fianco di Tania posando la sua mano sui glutei sodi di Tania. Si rese conto di essere ad un passo dall’orgasmo, mentre osservava senza un punto fisso il volto della massaggiatrice e senza capire dove si trovava, convulsamente stringeva a ritmo le natiche di Tania e spingeva allo stesso tempo la testa di Marco dentro di lei.
Sarebbe venuta se non fosse che Marco, si fermò di colpo. Forse non voleva farla godere subito, forse voleva possederla ancora una volta, lo lascio fare, sperando di sentire subito il suo pene entrare dentro di lei, ma: “Tania, non possiamo lasciarla così, in preda ad un orgasmo interrotto, finisci tu, io vado su da Fabio, altrimenti potrebbe sospettare.” Marco lasciò il posto a Tania baciando sulle labbra Erica che appariva delusa dall’imminente abbandono. “Sei in buone mani vedrai!” le disse Marco.
Erica non ebbe tempo di rispondere, la lingua di Tania era già sprofondata dentro di lei. Abbassò lo sguardo e vide la folta testa di Tania muoversi tra le sue gambe. Sentiva il gioco interrotto da Marco, ripreso dalla donna, ma la sua lingua pareva ancora più vogliosa, rumori di risucchi e slappate ora parevano raddoppiati. Erica per un attimo rimase senza respiro, poi afferrò con tutte e due le mani la testa di Tania che continuò senza sosta a muoverla, succhiando, leccando con avidità e sprofondando nella vagina la sua calda lingua, bevendo letteralmente i suoi umori.
Il cuore le batteva forte, il respiro era profondo, stava per godere, buttò all’indietro la testa, sentendo un fremito, subito interrotto da quello che vide.
Sulla porta dell’ingresso, a fianco della cabina della doccia, il ragazzo, il cameriere, era fermo ad osservare la scena, con premuto sulla sua faccia gli slip di Erica e con la mano destra intento a toccarsi.
Il ragazzo nell’atto di una auto masturbazione; Erica completamente nuda con le gambe aperte sul lettino dei massaggi; Tania china tra le gambe della donna che leccava, succhiava e sprofondava la sua lingua dentro la donna.
Era entrato silenzioso perchè Fabio aveva finito di fare la doccia e aveva avvertito Marco che presto sarebbe risalito sul ponte; aveva raccolto da terra gli slip di Erica ed essendo bagnati li aveva portati al naso e alla bocca per assaporare gli odori e i sapori della donna misti a quelli di Marco, era rimasto in silenzio ad osservare Tania intenta ad un cunnilingus nei confronti di Erica e non aveva resistito a portare la mano al suo pene per dare sfogo all’eccitazione che provava nel vedere la scena.
Erica rimase senza respiro, al limite dell’orgasmo, stava osservando il ragazzo. Lei era lì, nuda, con le gambe vergognosamente divaricate, con il suo sesso fradicio alla merce della bocca di Tania, il seno esposto con due capezzoli duri come la pietra, tutto difronte ad uno sconosciuto, che la guardava, che annusava i suoi umori e che si stava masturbando. Il suo respiro si fece più affannoso, tornava a sentire il piacere invaderle il corpo. Si vergognava, ma allo stesso tempo, essere guardata la eccitava, saperlo lì le fece provare un piacere strano, la lingua di Tania non si era mai fermata, un calore improvviso invase il ventre di Erica, un orgasmo invase il suo corpo e la sua mante. Sentì il suo cuore pulsare forte ed i muscoli irrigidirsi in diversi spasmi di piacere. Erica mugolò di piacere, anche se avrebbe voluto urlare che era una ‘troia in calore’, urlare ‘si godo come una puttana’. Avrebbe voluto, ma aveva paura di essere sentita. Smorzò l’urlo dentro di se. Sentiva il suo piacere, prontamente succhiato da Tania, sgorgare dalla sua vagina, vide il ragazzo fare una smorfia, mentre si copriva il pene con il suo costume sfilato prima. Il tempo si fermò per qualche istante, la testa di Erica crollò sul lettino che senza energia ora dondolava senza energia al ritmo delle onde. Tania raccolse le ultime gocce di piacere dalla vagina pulsante e sensibile di Erica, assaporandone il gusto, il ragazzo appoggiò gli slip sul tavolino carichi ora anche del suo piacere e uscì dalla stanza.
L’odore del sesso ora si mescolava all’odore degli oli profumati donando alla cabina una sensazione particolare. Piano piano il respiro di Erica si fece normale, ma rimase ancora immobile e distesa.
“Mi sa che questi non li puoi mettere per il momento” disse Tania passando con il dito sulla stoffa degli slip di Erica piena di sperma, raccogliendone un po’ e portandoselo alla bocca. Erica guardò la scena e rabbrividì. “Ti presto un mio costume” disse porgendole uno di colore azzurro, “puoi comunque tenerlo se ti fa piacere, mi sta stretto e credo che a te vada benissimo”.
Erica apprezzò molto il gesto, le faceva strano il solo pensare di indossare il suo vecchio indumento pieno di sperma. “Fai con comodo, ti aspettiamo di sopra” porgendole anche un accappatoio pulito.
Erica rimasta sola, si sedette ancora nuda e grondante per qualche istante riprendendosi dal piacere appena avuto.
Si infilò il costume, che, come poteva immaginare, copriva appena il necessario. Un filo interdentale tra le chiappe teneva con due mini fili un triangolino di tessuto sulla parte frontale, il minimo per ricoprire il clitoride, altri 2 triangolini coprivano i capezzoli che lentamente si stavano sgonfiando. Le si vedevano chiare le chiazze bianche sulla pelle, il segno che i suoi costumi erano decisamente più casti di quelli di Tania. Si guardò allo specchio vestita cosi, sembrava una pornodiva, era pressoché nuda. Apprezzò quindi l’accappatoio che avrebbe potuto nascondere quell’imbarazzante costume e si avviò verso la porta passando affianco al tavolino.
Osservò qualche istante i suoi slip, immersi nel liquido seminale del ragazzo.
Lo sperma, ancora biancastro, si era sparso un po’ sulla parte lucida del tavolo. Rimase ferma per un istante a guardare e a ripensare quello che aveva fatto Tania. Allungò la mano, come aveva visto fare, toccò la parte viscida e ancora calda dello sperma del cameriere con la punta dell’indice. Osservò il liquido lucido sul suo polpastrello, fece di nuovo una pausa silenziosa. Era sola in quella stanza, sentiva lo scricchiolio del legno della barca che ondeggiava sul mare, sentiva il verso dei gabbiani che volavano nel celo alla ricerca di qualche preda, sentiva l’odore dell’olio dei massaggi misto all’odore del sesso.
Rapida portò l’indice alla lingua leccando il liquido rimasto sul dito. Lo senti aspro, pizzicare sulla lingua, lo senti strano e allo stesso tempo eccitante, lo sentì come un un brivido che percorre la schiena, lo sentì entrare nella sua testa.
Lenta Erica risalì le scale. Il vento le scompigliò i capelli, l’odore di salsedine sostituì il sapore di sesso che le era rimasto in mente. Il sole era caldo ma lei ebbe un brivido, si strinse nell’accappatoio e si diresse verso il ponte.
Fabio e Marco stavano brindando, Tania si era seduta in una posa sexy con una gamba accavallata. Aveva indossato un cappello a falde larghe e 2 occhiali da sole; sembrava una scena da film degli anni ‘80. Il cameriere si avvicinò a Erica con un vassoio argento e un drink. “Posso offrirle anche io da bere?” Disse sottovoce con un grande sorriso.
Erica lo guardò dritto negli occhi, poi osservo tutti gli altri che la guardavano. Afferrò il calice e augurò a tutti: “Salute!” Facendo finta di nulla. Ma tutti sapevano.
Marco sapeva, Tania sapeva, il cameriere e lei lo sapevano. L’unico allo scuro di tutto era Fabio che, con un sorriso ebete, aveva risposto al brindisi alzando il calice a sua volta.

Capitolo 5
Il giorno era al tramonto e l’elegante “LUNA”, quasi sottovoce, faceva rientro al molo.
Le barche ormeggiate scorrevano silenziose lungo i lati della imbarcazione.
La giornata era continuata all’insegna della giovialità e dei doppi senesi, sorrisi e strizzate d’occhio si erano ripetute per il resto del pranzo offerto sul ponte e per tutto il pomeriggio.
Gli occhi di Erica si erano spesso incrociati con quelli di Marco e con quelli di Tania e quelli di Fabio erano spesso caduti sul corpo sexy della massaggiatrice.
Quando i nodi da marinaio avevano bloccato l’imbarcazione al molo erano passate le 6, Marco ordinò al cameriere Tommy, di accompagnare gli ospiti al loro albergo.
Fabio ed Erica ringraziarono per la fantastica gita i barca.
“Speriamo di aver l’occasione di farne un’ altra, prima del vostro rientro a casa!” Disse sorridendo Marco e osservando Erica con occhi vogliosi di ripetere i giochini erotici della mattinata.
Tommy! Ecco il nome del ragazzo, era la prima volta che Erica lo sentiva; aveva assaggiato il suo sperma era ancora eccitata della situazione e non sapeva il nome di quel ragazzo! Un brivido percorse la sua schiena e un piccolo fremito le accarezzò di nuovo le parti intime.
Erica era ancora avvolta nell’accappatoio bianco, sulla barca se lo era tolto suscitando commenti decisamente piccanti visto il mini costume. Scesa dall’imbarcazione però si vergognava del suo aspetto. Tommy aprì la pontiere delle BMW nera parcheggiata a pochi passi dal molo e fece salire Erica sul posto dietro al copilota e lasciò Fabio sedersi affianco a lui. Si mise alla guida e partirono rapidamente. Tommy fu molto silenzioso, la cosa non dispiaceva ne a Erica ne a Fabio, entrambi stanchi delle giornata trascorsa. Il viaggio fu piuttosto rapido, la pensione di Erica e Fabio distava a soli 10 min. di auto, ma per Erica furono interminabili. Lo specchietto retrovisore puntava stranamente verso lei e si rese conto che gli occhi di Tommy indugiavano spesso verso il suo corpo, cercando d’insinuarsi nelle pieghe dell’accappatoio per poter guardare ancora le sue intimità poco nascoste.
Per un po’ ne fu imbarazzata, forse Tommy aveva preso la strada più lunga per arrivare alla loro pensione, con la speranza di gustarsi per più tempo la vista della donna, ecco perché la strada sembrava così lunga.
Dopo un po’, si rese conto che la cosa le cominciava a piacere molto. Si era eccitata molto mentre Tania la stava leccando e Tommy era li a guardare, discostò un po’ le gambe e lasciò i lembi dell’accappatoio in modo da lasciar frugare gli occhi di Tommy sotto il tessuto. Lui sorrise per ringraziare e in modo compiaciuto strizzò l’occhio senza farsi notare da Fabio.
Erica sentì un’altro piccolo fremito tra le gambe e i capezzoli inturgidirsi.
Arrivati alle pensione i tre si salutarono con cordialità ed Erica e Fabio salirono alla propria camera.
“Sai che ti dona molto il costume di Tania!” disse Fabio osservando Erica che appena varcata le soglia si era sfilata l’accappatoio, vogliosa di infilarsi sotto la doccia.
Erica si osservò allo specchio, in effetti le sue forme venivano esaltate da quel micro costume che lasciava poco alla immaginazione. Si rendeva conto che per tutto il pomeriggio aveva messo in bella mostra il suo corpo. Ora capiva le occhiate, le battute e i rigonfiamenti che notava sia in Marco che in Fabio. Era veramente eccitante.
I suoi capezzali turgidi si notavano molto e Fabio non poté fare a meno di apprezzarli con lo sguardo.
Per un attimo Erica si sentì di nuovo in imbarazzo, ma il pensiero si proiettò alle mattina appena trascorsa. Le sensazioni, i sapori, gli odori, il piacere della giornata le riempirono di muovo la mente. Aveva ancora voglia di sesso. Fabio non aveva lo stesso fisico di Marco, ma lo aveva sposato perchè era dolce, simpatico e comunque piacevole fisicamente. Da sempre l’aveva rispettata e dolcemente coccolata. Si sentiva un po’ in colpa per quello che aveva fatto. Allo stesso tempo sapeva che anche Fabio aveva fatto il furbetto con Tania. Si sentiva in dovere comunque di rimediare alla situazione e il suo stato di eccitazione, la spinse a dire: “Fabio, ho voglia di scopare!”
Fabio non si fece ripetere la cosa due volte. Anche lui sapeva di non essersi comportato bene nei confronti della moglie, si avvicinò ad Erica e la baciò con la lingua con forza e volgarità. Si buttarono sul letto matrimoniale e con movimenti frenetici e rapidi, segno di estremo desiderio, si spogliarono.
Erano entrambi eccitati, Erica con i seni gonfi e i capezzoli duri, sentiva la sua vagina già bagnata. Fabio, in ginocchio di fronte ad Erica, la osservava con un respiro già affannato. Il suo pene, gonfio e duro, usciva diritto da un cespuglietto di peli. Erica lo guardò. Non era grosso come quello di Marco, ma si difendeva bene in lunghezza. Lo prese con la mano destra mentre con la sinistra cominciò ad accarezzarsi il seno.
Fabio afferrò l’altro seno schiacciandolo delicatamente, provocando un repentino respiro più profondo in Erica. Poi appoggiò il dito indice della mano destra sul labbro inferiore e morbido della donna; lei aprì la bocca e lo fece entrare. Lo cominciò a succhiare e leccare, provocando in Fabio un nuovo aumento di piacere. Con molta femminilità Erica portò la sua mano dal seno tra le gambe, continuando a massaggiare in membro del suo uomo.” Sono Tutta bagnata, assaggiami!” disse Erica socchiudendo gli occhi. Sapeva che di fronte aveva il marito, ma per un attimo il suo pensiero era volato lontano da li, sopra la sabbia, sopra le conchiglie, sopra lo spumeggiare delle onde, sopra il ponte in legno della “LUNA”. Erica, si distese sul letto divaricando le gambe e offrendo alla vista di Fabio il suo sesso gonfio, aperto e bagnato di piacere.
Fabio affondò il suo volto tra le gambe, sfiorando la pelle soffice e succosa della moglie. La punta delle lingua toccò il clitoride facendo sussultare Erica per un istante, i respiri si fecero sempre più profondi e più intensi mentre la lingua di Fabio piano piano si insinuava nelle fessura penetrandola delicatamente. Erica la sentiva dentro, muoversi lentamente, calda e vogliosa, sentiva il respiro di Fabio solleticarle la pelle. Appoggiò una mano sulla testa di Fabio, spingendogliela forte verso il suo sesso e con l’altra si afferrò il capezzolo tra le dita e cominciò a strizzarlo.
Fabio era veramente eccitato; con una mano constatò che il suo pene ere gonfio e duro. Il glande era completamente uscito dalle pelle che lo ricopriva normalmente. Staccò le labbra dalle vagina, assaporando il gusto intenso e saporito di Erica.
Spostò il bacino sul ventre della donna. I due si guardarono negli occhi.
Il pene di Fabio era talmente duro che senza l’uso delle mani, lo puntò verso il sesso di Erica e lentamente lo spinse dentro. Lei lo sentì entrare, percepì il glande spingere lateralmente le labbra della vagina. Lo sentì scorrere delicatamente dentro di se.
Le labbra e le loro lingue si incontrarono nuovamente, si muovevano nervose una contro l’altra, mentre Fabio muoveva il suo bacino avanti e in dietro facendo scorrere il suo sesso lentamente ma con decisione.
Erica aveva appoggiato le mani sui glutei tesi del marito spingendo ora con forza il corpo di Fabio dentro di lei. Con le gambe divaricate percepiva il movimento del pene, lo sentiva scorrere dentro fino a quando i fianchi di Fabio colpivano le cosce. Fabio invece sentiva il calore della vagina di Erica lungo tutto il suo membro, sentiva il contatto con la sua pelle e lo sbattere ritmico dei suoi testicoli contro la piega delle natiche.
“Aspetta” disse Erica vedendo la foga con cui Fabio ora la stava scopando.
Si ruotò su se stessa mettendosi a carponi sul letto; appoggiò la testa sul cuscino, allargò le gambe ed inarcò la schiena. Fabio rimase in ginocchio, la osservò mettersi in posa, aveva il pene duro e grondante degli umori di Erica, vide il culo della moglie posizionarsi di fronte al suo cazzo. In quella posizione vedeva bene la vagina perfettamente depilata e il buchino del culo; inarcando la schiena vide le natiche di Erica allargarsi lasciando l’ano completamente esposto.
“Sfondami il culo!” Disse Erica.
Fabio, per qualche istante rimase immobile,’sfondami il culo?’ Era la prima volta che sentiva Erica esprimersi così ed era la prima volta che gli concedeva di entrare per dietro. Era strano ma eccezionalmente eccitante, osservò le natiche divaricate di Erica e il suo sfintere oscenamente esposto, vide il suo cazzo riprendere vigore e gonfiarsi nuovamente come non mai! Poteva prendere sua moglie da dietro per la prima volta, lo aveva fatto con alcune sue ex, ma con lei mai. Fece cedere un po’ di saliva sul suo buchino e bagnò nuovamente il suo membro con gli abbondanti umori di Erica, puntò il gonfio glande sulla rosea rosellina e cominciò a spingere delicatamente ma sempre con decisione, sapeva che a Erica la titubanza in queste cose la smontava. Erica, inarcò all’indietro ancora di più le schiena per aprirsi maggiormente e lasciare libero accesso a Fabio. Senti il membro di Fabio entrare lentamente, percepì un lieve dolore mentre il glande del marito apriva il varco, ma fu decisamente più breve e meno intenso di quello che aveva provato nel ricevere il più grosso e tarchiato pene di Marco. La mattina era stata riempita da quel possente pene, ora lo sentiva dentro, non era la stessa cosa, ma doveva accontentarsi.
Il fiato di Fabio era sempre più concitato, ad ogni affondo sentiva sussultare Erica, sentiva i mugolii di piacere.
Erica aveva la testa appoggiata al morbido cuscino, il seno invece dondolava a ritmo dei colpi, i capezzoli strusciavano sulle ruvide lenzuola. La donna era in estasi, sentiva l’odore del mare e il sapore della salsedine, la pelle arrossata dal sole sembrava ancora esposta ad esso. Il senso di essere posseduta la riportò nuovamente su la “LUNA”, scopata dal figlio dei pescatori, dal suo uomo dei desideri adolescenziali. Si lasciò cullare da quella fantasia, strinse forte i lembi del cuscino, chiuse gli occhi gemendo come aveva fatto la mattina sul ponte.
Con le mani sui rotondi e armoniosi fianchi della moglie, Fabio affondava il suo membro fino in profondità, sentiva gli schiaffi ritmici dei loro corpi, sentiva i testicoli dondolare e colpire violentemente la vagina. Erica si riprese dai suoi sogni e si rese conto della foga di Fabio, si staccò rapida dal suo corpo. Si mise di nuovo a carponi di fronte a lui, il pene gonfio era a pochi millimetri dalle sue labbra, aprì la bocca e lo fece entrare. Aveva già fatto dei pompini al marito, ma mai dopo averlo preso dentro. Di solito lo leccava, lo succhiava per eccitare Fabio e farglielo diventare duro. Lo preparava semplicemente per la penetrazione. Il cazzo era lungo ma non troppo grosso, se lo infilò tutto in bocca, senti i testicoli toccarle il mento, poi cominciò a pompare facendo scorrere il membro lungo tutta la sua lingua. Il sapore era diverso dal solito. Sentiva oltre al sapore di Fabio che conosceva bene, anche quello della sua vagina. Conosceva bene anche quello; spesso infatti si era masturbata in momenti particolari delle sua vita, leccandosi per curiosità le dita dopo aver raggiunto l’orgasmo. Le piaceva il gusto amaro e forte del suo piacere. In più, si era aggiunto anche un nuovo odore a lei sconosciuto, intenso, strano ma allo stesso tempo eccitante. Era quello del suo ano, le donava una sensazione strana come di sottomissione, di qualche cosa di volgare, di porco e di vietato. La mano di Erica si insinuò tra le sue gambe, era tremendamente bagnata, le sue dita entrarono senza resistenza dentro la voragine della vagina. Stava per raggiungere l’orgasmo. Anche Fabio era al limite. Lui aveva cercato di resistere, quella donna non era sua moglie, era diventata una goduriosa ninfomane, non gli sembrava vero, da anni aveva desiderato fare di più rispetto al classico sesso ed ora era realtà. Guardava il suo cazzo uscire per poi sparire dentro quella bocca calda e vogliosa. Poi Erica lo tirò fuori completamente, sentiva la sua vagina piena di umori e pronta ad esplodere, girò il volto verso il marito, spalancò la bocca, mise il pene di Fabio sopra le sue labbra, puntò gli occhi verso quelli del suo uomo. Fabio osservò la bocca spalancata, la lingua rossa e piena di saliva, le labbra gonfie e rosa leggermente più scure rispetto il volto. Guardò gli occhi di Erica, gli stavano chiedendo; schizzami! Trattenne il respiro, voleva che quell’attimo non finisse più. Un fremito partì dai testicoli, percepì nettamente le contrazioni del suo membro, sentì il canale gonfiarsi di sperma, i muscoli contrarsi di piacere e urlò come un orso in calore.
Erica lo vide irrigidirsi, percepì una vibrazione alla base del pene, come una piccola scossa elettrica, sentì l’urlo gutturale di Fabio. Allo stesso tempo sentì percorrere lungo il suo corpo il suo organo. Il seme di Fabio schizzò forte, colpendo in parte la fronte di Erica, il resto la sorpassò cadendo alle sue spalle sul lenzuolo, abbassò le direzione del membro, voleva sentire lo sperma nella sua faccia, nella sua bocca. Il secondo schizzo colpì l’occhio destro bagnando con la coda del getto il naso e il labbro superiore. Il terzo lo fece cadere dentro il palato, spostando il glande e mirando tra le labbra aperte. Fabio vide i suoi ultimi cinque schizzi depositarsi abbondanti nelle bocca di Erica. Non aveva mai goduto così violentemente e in abbondanza. Erica rimase con la bocca spalancata strizzando un po’ il pene di Fabio per ricevere anche le ultime gocce di sborra. Vide lo sperma ondeggiarle dentro ad ogni suo minimo movimento. Era denso, bianco e abbondante. Erica sentiva quel liquido caldo e viscido. Guardò negli occhi di nuovo il marito, chiuse la bocca e deglutì. Sentì scorrere lo sperma lungo la gola, caldo, denso, aspro ma delizioso. Sentiva che ne avrebbe voluto altro; “Ne voglio ancora!” disse con sguardo voglioso e famelico. Fabio inspirò profondamente, anche lui avrebbe voluto dargliene ancora, ma ora era esausto. “Più tardi amore” le disse sotto voce all’orecchio “mi hai prosciugato”. Fabio afferrò la testa di Erica e la baciò con la lingua. Senti anche lui il sapore del suo orgasmo, gli piaceva, leccò teneramente il volto della moglie, come farebbe una gatta al suo piccolo, raccogliendo con la propria lingua il suo stesso piacere. “Non potevo lasciarti in questi stati”. Anche per Erica era la prima volta che vedeva Fabio così; aveva leccato il suo stesso sperma dalla sua faccia! Non lo aveva mai fatto prima d’ora. Cosa significava? Fabio esausto sì sdraiò sul letto e dopo qualche istante si appisolò. Lo faceva spesso, ma oggi, sul suo volto, Erica vide apparire un sorriso più marcato del solito. Erica si sdraiò anche lei, ma la sua mente era tornata lontana, sul corpo di Marco, sul suo petto vigoroso e sul sapore del suo membro saporito grosso e nodoso.
Solo allora, fissando il soffitto e assorta nei nuovi pensieri peccaminosi, si rese conto che la finestra ai piedi del letto era spalancata, le tende non erano tirate e al di là del vetro, si ergeva un’ altro edificio. La pensione era situata della parte opposta della strada e di fronte, in bella vista, le finestre dell’albergo Belvedere apostrofate da minuscoli terrazzini, osservavano silenziose lo svolgere degli eventi. Quasi tutte le imposte erano chiuse, almeno quelle che Erica riusciva a scorgere da quella posizione, tranne una, proprio quella di fronte. Seduti su due sedie nel terrazzino, spuntavano le teste di due anziani signori. Uno dei due portava gli occhiali l’altro osservava proprio verso di lei. L’uomo con gli occhiali si alzò per rientrare in camera, nel farlo afferrò un bastone, era cieco. Erica non ebbe dubbi. Erano gli stessi due del bar. Una idea folle le passò per la mente.

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