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Fino a un anno fa la mia vita era quasi perfetta. Sono un padre di famiglia; mia figlia Giada, di 19 anni, è una brava e bellissima ragazza, responsabile e con la testa a posto, e fino ad allora ero riuscito a tenerla lontana da “cattive compagnie” (ovvero, dai ragazzi). Mia moglie Elisa è una bella quarantacinquenne, ancora perfettamente in forma. È una brava madre, una moglie comprensiva e dolce, e una buona compagna a letto; la nostra vita sessuale, tranquilla e senza eccessi, mi era sembrata fino ad allora soddisfacente.

Tutto cambiò sei mesi fa, quando entrò in scena Filippo.

Filippo è il fidanzato di mia figlia Giada. Ho sempre provato per lui una forte antipatia. Ha 23 anni ma può passare facilmente per un trentenne: è bello, con un fisico scultoreo e penetranti occhi grigi; è brillante, affascinante, sicuro di sé. Quando lo vidi per la prima volta capii subito che era quello che avrebbe preso la verginità di Giada (se non lo aveva già fatto). È normale che lo guardassi con sospetto e diffidenza; per quanto mi sforzassi, però, non riuscivo a trovargli un difetto. Era anche bravo negli studi, veniva da una famiglia agiata, e prometteva una brillante carriera da ingegnere.

Come padre, mi sentii in dovere di fare con Filippo una certa discussione. Provai a chiedergli cosa provava per mia figlia. La sua risposta fu inizialmente impeccabile (per quanto un po’ di maniera): mi disse che giada lo rendeva felice, che era la cosa più bella che gli fosse mai capitata, e tutto il repertorio… “Che cosa ti piace in giada?” gli chiesi a un certo punto “tutto“ rispose Filippo: “è intelligente, brillante, spiritosa, bella… e brava”.

Alla parola “brava“ provai una fastidiosa sensazione; colto di sorpresa, mi ritrovai a chiedere: “in che senso, brava?”

Filippo mi guardò, uno sguardo che non avrei dimenticato, fra la sorpresa e la disapprovazione, come se avesse letto nel mio pensiero la domanda quello che mi era passata per la mente; fissandomi con i suoi occhi grigi, e un accenno di ghigno che non riuscii a decifrare, disse semplicemente: “lei non pensa che Giada sia una brava ragazza, signor Carini?”

Balbettai qualcosa, confuso, “oh, sì, certo,” e lasciai cadere il discorso. Fu un errore. Avrei dovuto fidarmi del mio istinto, scavare più a fondo, togliermi i dubbi che avevo, ma non ne ebbi il coraggio; mi sentivo a disagio, quasi in colpa, per aver interpretato male quel “brava”, e la cosa finì lì.

Tutto proseguì senza altri eventi di rilievo per diversi mesi. Giada continuava a uscire con Filippo, ed era radiosa. Il ragazzo venne a cena da noi diverse volte e cominciammo a conoscerlo meglio. Continuavo a provare uno strano mix di ammirazione e diffidenza verso di lui, e il mio nervosismo aumentò quando venni a sapere che abitava da solo, in un appartamento tutto per lui (un bell’appartamento spazioso, in centro). Da quel momento, quando Giada diceva “mi vedo con Filippo”, non riuscivo a non replicare su una serie di domande su cosa avrebbero fatto, dove sarebbero andati. Le prime volte, ricevetti risposte confortanti come “andiamo al cinema” o “ci vediamo con i nostri amici a mangiare una pizza”. Ma venne il giorno in cui la risposta di Giada fu semplicemente “penso che staremo a casa sua”, e dovetti accettarla.

Una domenica facemmo una gita in barca tutti assieme, e fu un altro episodio imbarazzante per me; appena lasciato il molto, Filippo si sfilò pantaloncini e maglietta, restando in costume ed esibendo il suo fisico perfetto, i muscoli ben delineati, i pettorali e gli addominali scolpiti. Giada ed Elisa lo imitarono, restando anche loro in bikini. Io mi vergognavo troppo della mia forma fisica per mettermi in costume, e rimasi in maglietta e pantaloncini, sopportando a fatica gli insistenti “ma non ha caldo, signor Carini?” di Filippo. Era una giornata di sole pieno e in mezzo al lago faceva in effetti molto caldo; ben presto la mia maglietta, e persino i miei pantaloncini, cominciarono a esibire imbarazzanti macchie di sudore, mentre io insistevo in modo poco convincente che “stavo bene così”. Ogni tanto, Elisa mi dava un’occhiata divertita; ma in verità, per tutta la gita Filippo fu al centro delle attenzioni delle due donne, e io fui largamente ignorato. Mi sentivo terribilmente a disagio. Ero imbarazzato, tra l’altro, anche da quello che si intravedeva sotto il costume di Filippo, anche se cercavo di tenere lo sguardo ben lontano da lì. Controllavo nervosamente Elisa: mi chiedevo che effetto le facesse il fisico di Filippo, così ostentato. E di nuovo, come in quella prima conversazione con lui, mi trovai a vergognarmi per i miei pensieri. Era il ragazzo di nostra figlia, e nonostante le apparenze, un ragazzino: come potevo pensare che Elisa potesse trovarlo attraente in quel senso? Ero perverso io?

La risposta a quella domanda venne insieme a un grande cambiamento della mia e della nostra vita, un mese dopo la gita in barca. Era pomeriggio, e mi trovavo in ufficio, come tutti i giorni. Ero concentrato sul lavoro quando sentii il suono di una notifica sul cellulare. Lo schermo era bloccato, ma vidi che la notifica veniva da Filippo. Era abbastanza raro che mi scrivesse, e la cosa mi incuriosì. Sbloccai il telefono e lessi il messaggio.

– Buongiorno Antonio!

Da qualche tempo Filippo aveva preso a chiamarmi per nome, anziché “Signor Carini”. Era stata Giada a insistere per questo cambiamento; ormai, diceva, eravamo troppo “affiatati” per mantenere quella formalità; avevo acconsentito, un po’ di malavoglia.

– Ciao Filippo, dimmi – risposi.

– Ho qualcosa che le interesserà vedere, – scrisse lui.

Non risposi. Non ero molto interessato a quello che Filippo voleva condividere con me. Recentemente avevamo parlato di auto elettriche a cena, e pensai che volesse inviarmi qualche articolo al riguardo. Ribloccai il telefono, decidendo che avrei letto più tardi. Nel momento in cui stavo bloccando il telefono, però, arrivò una seconda notifica. Col display bloccato, l’unica cosa che si leggeva nella notifica era contenuti multimediali. Sbuffando fra me e me, ri-sbloccai il telefono. Era un video; dall’anteprima non si capiva molto, e lo feci partire. I primi secondi erano sfuocati; quando però l’immagine apparve nitida, il cuore mi saltò in gola, e senza quasi rendermi conto di quello che facevo, nascosi subito la finestra del lettore multimediale. Mi diedi un’occhiata in giro, nervosamente, per controllare se qualche collega avesse visto qualcosa, ma erano tutti concentrati sui loro monitor. Tremando, chiusi il laptop e mi andai a nascondere in una sala riunioni appartata. Continuavo a sentire il cuore in gola.

Riaprii il laptop, e premetti di nuovo play.

Mi sentii quasi svenire, immobile e inebetito, con la bocca semispalancata a guardare lo schermo. Quello nel video era l’appartamento di Filippo; avevo visto qualche foto e lo riconoscevo. L’inquadratura era fissa, come se la camera fosse fissata su un cavalletto o appoggiata da qualche parte; ed era rivolta verso il letto di Filippo. Sul letto c’era Filippo, nudo, in ginocchio… e davanti a lui, a quattro zampe sul letto, anche lei seminuda… Elisa!

Non riuscivo a credere a quello che stavo vedendo. Nel video, Filippo teneva Elisa per i capelli, e la penetrava con vigore da dietro; lei gemeva sotto i colpi dei lombi vigorosi del ragazzo. Era seminuda, ma riconobbi il vestito (slacciato davanti, sollevato dietro). Cercai di pensare quand’era l’ultima volta che le avevo visto quel vestito addosso. Quando poteva essere successo quello che stavo vedendo?

Mentre cercavo la risposta a quella domanda, sentii una nuova notifica: un altro video. Mi sentivo le guance bollenti. Senza interrompere il primo video, feci doppio clic sul secondo. La stessa inquadratura, lo stesso angolo, la stessa videocamera. Questa volta, Filippo era seduto sul bordo del letto, di fianco rispetto alla visuale; davanti a lui, in ginocchio per terra, ancora Elisa, ancora seminuda… questa volta col membro del ragazzo in bocca, mentre lui le teneva le mani sulla testa, spingendola verso di sé. L’angolo permetteva di vedere chiaramente il volto di lei, e il membro di lui, quando scivolava fuori dalla bocca di mia moglie. In mezzo a tutte le altre emozioni che confusamente si agitavano nella mia mente, provai ancora quell’invidia che Filippo mi suscitava per il suo aspetto: il suo membro era – purtroppo – perfettamente in linea col resto del suo fisico.

Un nuovo messaggio, questa volta di testo, mi svegliò dallo stato di paralizzante stupore in cui mi trovavo: – Che ne pensa?

Non so per quanto tempo rimasi a fissare lo schermo, incapace di formulare una risposta. Ero furioso, e avrei voluto averlo di fronte, urlargli in faccia; fui sul punto di cominciare una risposta con “Figlio di puttana” o “pezzo di merda”, ma rimasi bloccato.

Alla fine scrissi: – Perché me li hai mandati?

Rimasi in attesa, i miei occhi che saltavano da un video all’altro… il viso rapito dal piacere di Elisa mentre lo prendeva da dietro in quel modo osceno, da un ragazzino che poteva essere suo figlio… la sua bocca che scivolava su quell’enorme membro…

– Per fare un accordo – rispose lui. Rimasi in attesa che chiarisse meglio, ma non stava digitando nulla.

Ero ancora tentato di passare a un tono diverso, aggredirlo, insultarlo, esprimere tutta la mia rabbia. Ma ancora una volta mi trattenni, cercando di capire dove voleva arrivare.

– Cioè?

Apparve il messaggio che diceva che Filippo stava scrivendo. Rimasi in attesa, ancora, fremendo.

– È già da un po’ che scopo sua moglie e sua figlia, e non ho intenzione di smettere. Questi sono video privati, ma se lei si mette in mezzo, o se dice qualcosa a loro di quello che ha visto, prima li metterò su Hamster, e poi li girerò il link a tutti i vostri amici su Facebook.

A quel punto, la rabbia ebbe il sopravvento. – Non accetterò questo ricatto, figlio di puttana, scrissi.

– Forse. O forse ci ripenserà. Le ho spiegato le conseguenze.

Rimasi immobile, i pugni stretti. Continuavo a vedere i video, entrambi presi dalla stessa angolazione, e improvvisamente mi resi conto di cosa significasse.

– Lei non sapeva che la stavi riprendendo, vero?

– No. E non deve saperlo, come le ho detto.

Certo, pensai. Specialmente ora che viveva in un appartamento tutto suo, nascondere una telecamera doveva essere stato molto semplice per Filippo. Nascondere una telecamera e riprendere quello che faceva con mia moglie, per ricattarmi. O forse la telecamera l’aveva piazzata per raccogliere souvenir delle sue conquiste sessuali in generale… era evidente che non era il bravo ragazzo innamorato che aveva finto di essere, chissà con quante altre si dava da fare?

Le sue conquiste sessuali… di nuovo qualcosa scattò nel mio cervello. Mi stavo rendendo lentamente conto della situazione.

– Hai ripreso anche Giada? – scrissi.

La risposta arrivò quasi immediata: – Certo.

E subito dopo quella risposta, una nuova notifica. Ebbi appena il tempo di pentirmi di aver fatto quella domanda, di realizzare dove avrebbe potuto condurre. E nella chat apparve un terzo video inviato da Filippo. Dall’anteprima si intravedeva lo stesso letto, una donna sdraiata sul letto. Capii subito che non era Elisa. Ebbi l’impulso di cancellare il video subito, ma esitai. Dovevo trovare una via d’uscita, dovevo mettere Filippo in condizioni di non nuocere; confusamente, pensavo che avrei dovuto denunciarlo, o minacciare di farlo, e che i video potevano servire come prova.

– Quindi? Patti chiari amicizia lunga? – scrisse Filippo.

Non sapevo cosa rispondere. Avevo bisogno di pensare una strategia. Chiusi il laptop, senza scrivere nulla.

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