Skip to main content

L’ orgia va terminando, ma Tatiana è ancora montata selvaggiamente, alla fine l’ uomo estrae il membro dal culetto martoriato e sborra sprezzante sul suo bel viso stravolto. Siamo libere di tornare nelle nostre stanze, io e la mia compagna ci sorreggiamo, le gambe tengono a fatica, sembriamo due vecchiette, scherzo. Le chiedo di passare la notte con me, non voglio dormire sola, arrivate ci curiamo i nostri poveri sederi infiammati e dolenti con creme lenitive. Tatiana, molto più esperta, mi istruisce nelle arti del sesso tra noi donne, apre le grandi labbra e inizia a leccare e stuzzicare il clitoride, è una sensazione intensa ma dolce, un orgasmo sorprendente attraversa il mio corpo.

– Hai un buon sapore, una dote davvero rara.

– Il padrone dice che so di mango, un frutto, un paio sono sul vassoio.

– Ora assaggio te, però devi imitarmi, voglio godere un pò anche io.

Dopo essere venute due volte ci addormentiamo sfinite ma per un attimo finalmente felici.

La sera vengo preparata per l’ incontro con il Visir, poco prima massaggio l’ orifizio con una lozione che la mia compagna ha regalato, dovrebbe rendere più piacevole e semplice la penetrazione anale.

Entra nella camera il mio signore che mi dice che stasera avrò una gradita sorpresa, batte le mani e si presentano due giganti alti due metri almeno, completamente nudi, sfoggiano genitali di dimensioni incredibili. Il primo è un bianco muscoloso tutto tatuato, compreso il fallo equino, l’ altro è un nero rasato, attraversato da cicatrici rituali, circonciso, ha il frenulo forato attraversato da una piccola verga d’ argento. Il Visir spiega che è almeno un anno che non possiede una donna, come risulta chiaro dai grandi testicoli gonfi. Un poco turbata lecco e succhio le punte delle cappelle, sono tanto larghe che non riesco neppure a prenderle in bocca.

– Mio signore, sono grandi, troppo…

– Eccezionali, vero ? Spero che tuo corpo non subirà lesioni o lacerazioni, non vorrei rinunciare tanto presto alla tua piacevole compagnia e del tuo corpo delicato, cara.

Questi uomini sono terribili, penso, ci considerano peggio di una pentola da gettare quando è sbeccata, dicono frasi che ci umiliano e annichiliscono accompagnate da parole dolci, veleno misto a miele.

Il bianco mi solleva come una piuma e mi piazza a cavalcioni, il mio capo si posa sul petto muscoloso, le braccia lo stringono, le gambe divaricate serrano con forza i fianchi. Il suo pene penetra lentamente e faticosamente la vagina, millimetro dopo millimetro, è una infinita tortura. Imploro il colosso che sia gentile, in cambio potrà godere di piaceri inaspettati, lui risponde ghignando che ha altri ordini. Dietro di me il gigante nero si accovaccia un poco, il suo glande fremente preme l’ ano, che non ha intenzione di cedere. Si alza di scatto e la cappella mi sfonda, sento la verga metallica  offendere lo sfintere. il mio urlo spaventato e dolente si unisce al suo, al contrario esaltato. Braccia e gambe cedono senza forza, i due membri penetrano fino a che toccano la cervice ed il sigma del retto, sono sollevata dal suolo esclusivamente dai due monumentali falli piantati  ben dentro le mie morbide carni, è come se fossi impalata. I due iniziano a  sollevarmi e abbassarmi, sembro una bambolina di pezza nelle loro mani, alla fine eiaculano dentro di me, non ho neppure il tempo di respirare che i due si scambiano e riprendono con ancora maggiore foga.

– Signori, vi supplico, non siate troppo rudi, state slabbrando i miei buchetti…Diooo, mi fate male, piano, abbiate pietà di una povera ragazzina !

Ridono sguaiatamente e se possibile insistono ancora più frenetici e rabbiosi, quando vengono penso che sia finita, il colosso bianco sembra soddisfatto, ma l’ altro ha un anno di digiuno da scontare, mi butta letteralmente sul letto e in un attimo, il buco ormai è burro, è dentro il culo. Con i pollici piantati decisi sulle fossette di Venere, tanto che il mio osso sacro soffre, pompa come un ossesso. Riesco solo ad ansimare, prego solo che finisca presto, ho le viscere in fiamme, quella cappella sproporzionata, la piccola verga metallica rischiano di causare piccole lesioni ad ogni affondo. Nel frattempo il Visir si alza e infila il fallo nella mia bocca, sino in gola, padrone e servo sono ora accomunati da una cosa, sborrano entusiasti sul mio viso.
Come solito il padrone si stende dietro me ed io mi stringo a lui per avere un pò di calore, lui solleva la mia coscia ed entra senza sforzo nel culo.

-Mio signore…

– Silenzio cara. Fammi godere delle tue grazie, lo senti il mio cazzo come freme ?

-E’ bellissimo essere sua…aah, come godo… solo sono a pezzi, i suoi servi mi hanno aperta in due.

– Così voglio,  le mie schiave devono provare ogni piacere ed ogni sofferenza, dovete arrivare a subire le vette più alte di ogni sensazione, oltre le vostre immaginazioni, la vostra sopportazione fisica e mentale.

Quella notte sono crollate le  mie ultime speranze di avere una vita quasi normale, resterò un oggetto sessuale fino a quando compiacerò il Visir, non voglio neppure pensare a quello che avverrà quando arriverà quel momento.

Leave a Reply