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Lussuria

lisa-crosslut@protonmail.com

Non ce la facevo più, volevo un cazzo dentro di me, volevo essere assolutamente riempita senza sosta di cazzi.

Ne volevo uno nel culo grosso e lungo che mi facesse urlare come una pazza, volevo averne a disposizione uno davanti al viso così grande da doverlo afferrare con entrambe le mani per poterne imboccare solo la cappella, desideravo sentire il sapore dei testicoli e poi sbavando leccare l’asta del cazzo dalla base fino alla punta. Adoravo immaginare che le grosse mani del mio amante immaginario  premessero sulla mia testa spingendomi  in bocca con forza il cazzo fino a farmi ansimare con il naso per non soffocare.

Impalata con uno nel culo e uno in gola senza possibilità di muovermi, sotto il loro totale controllo annebbiata dai loro gemiti e dai loro improperi.

Volevo sentirmi una vacca senza ritegno, totalmente a loro disposizione che gode nel sentirsi cosi ferocemente desiderata e usata. Amavo pensarmi in ginocchio con la testa sul pavimento e il mio grosso culo femminile in alto. Sentire il grosso cazzo duro del mio amante immaginario entrare lentamente dentro di me e squassarmi le viscere in un misto di dolore ed estasi. Un lungo lussurioso e animalesco avanti e indietro che lui terminava invadendomi di sborra bollente, ma erano sempre solo fantasie.

Nonostante non mi fossi ancora fatta inculare da un vero cazzo, adoravo il sesso anale.

A dispetto della mia giovane età erano già due anni  che cavalcavo e mi spingevo nel culo oggetti fallici di ogni tipo godendo della sensazione di sentirmi piena e femmina e  ne ero diventata completamente dipendente.

Il piccolo corpo efebico dal grosso culo femminile che tanto mi era valso lo scherno dei compagni di classe vibrava di una costante tempesta ormonale. Non riuscivo a pensare a nient’altro che al sesso e ogni uomo virile che avevo intorno entrava a far parte delle mie oscene fantasie.

Ero stato scresciuto solo da mia zia che lavorando mi lasciava spessissimo a casa da solo a volte anche di notte visto che frequentemente veniva ospitata a dormire da qualche “amico”.

L’erotismo e la aperta sensualità di mia zia aveva sicuramente inciso profondamente sul mio orientamento sessuale e sul mio profondo desiderio di sentirmi femmina. Fin da molto piccolo indossavo di nascosto l’intimo e le scarpe di mia zia Sandra.

I genitali piccoli, l’assenza di peli, il viso femminile, efebico e delicato dai capelli lunghi e specialmente il mio rotondo e procace culetto aveva da sempre attirato l’attenzione di uomini e ragazzi di tutte le età ma il mio atteggiamento estremamente timido e riservato aveva per anni tenuto nascoste le mie voglie e i miei desideri perversi.

Ora qualcosa stava cambiando, semplicemente non ce la facevo più a nascondere le mie tendenze e piano piano avevo cominciato a palesarle. Da qualche mese avevo iniziato ad indossare indumenti femminili sotto a quelli maschili. Calze autoreggenti, collant e  tanga erano oramai una normalità anche se nascosti dai jeans e una volta a casa in assenza di mia zia solo mi toglievo i pantaloni indossavo delle scarpe con il tacco e una sottoveste e così rimanevo fino a poco prima del suo ritorno a casa. Mi faceva letteralmente impazzire sculettare vestita da femmina davanti agli specchi di casa, masturbarmi davanti al pc guardando siti trans e crossdresser e praticare la fellatio sui miei cazzi finti preparandomi al giorno in cui finalmente ne avrei potuto imboccare uno vero.

Al top della mia personale lista di uomini super sexy dai quali mi sarebbe piaciuto farmi montare c’era il signore che viveva nell’appartamento accanto al mio. Era un egiziano sui 45 anni che lavorava come istruttore in una palestra di culturisti. Era molto muscoloso e massiccio alto circa un metro e novanta, che paragonati al mio metro e sessantacinque lo faceva un gigante. Immaginavo avesse un cazzo enorme ed innumerevoli volte mi ero masturbata pensando di spompinarlo e farmi inculare da lui.

Sul mio visino delicato oltre agli occhiali avevo iniziato a usare un leggero rossetto e un po’ di matita nera per evidenziare gli occhi verdi. Compagni di scuola e professori mi guardavano spessissimo sogghignando e qualcuno ogni tanto, nelle resse o mei bagni mi palpava rudemente il culo o ci strusciava la patta. Un giorno o l’altro qualcuno mi costringerà a succhiargli il cazzo e magari mi inculerà nei bagni pensavo in un misto di paura e lussuria ma fino a quel momento nessuno era arrivato a tanto. Fra i tanti che non perdevano occasione per palpeggiarmi o bullizzarmi c’era un gruppo di ragazzi mezzi teppisti dell’ultimo anno, un paio di bidelli, il professore di tecnica e alcuni compagni di classe.

Tornavo a casa da scuola più o meno alla stessa ora in cui il mio vicino egiziano rincasava per pranzare e spesso ci si incrociava all’entrata della palazzina o in ascensore.

Nonostante l’apparenza burbera e severa mi salutava gentilmente e mi guardava fisso negli occhi. Uno sguardo intenso e pieno di sensualità che non riuscivo mai a sostenere.

Pur non conoscendolo mi sentivo innamorata di lui e del suo corpo così virile e massiccio.

Senza farlo notare avevo iniziato ad aspettarlo nei dintorni dell’entrata della palazzina dove abitavamo in modo da poter fare insieme il breve tratto che  dall’entrata portava ai rispettivi appartamenti.

Sentivo per lui un attrazione magnetica e nonostante la timidezza agognavo i suoi sguardi.

Reprimendo la mia consueta vergogna un giorno poco prima di incontrarlo decisi di abbassare al massimo i legging neri che indossavo e tirare le fettuccine del tanga verso l’alto in modo che fosse chiaramente visibile insieme alla parte alta del mio culo prosperoso.

Mi misi poco davanti a lui sperando che notasse il mio abbigliamento e davanti all’ascensore con un coraggio che nemmeno mi aspettavo, feci cadere per terra le chiavi di casa e mi piegai a novanta per raccoglierle sperando che i suoi occhi si appiccicassero al mio deretano.

Una volta piegato non ebbi il coraggio di osservarlo per vedere se mi stava guardando ma il suo commento non mi lasciò dubbi.

“Bambina mia hai un culo da favola, sicuro di essere un maschietto ?” chiese sorridendo mentre salivamo sull’ascensore e chiudevamo le porte.

Sorrisi imbarazzato ed eccitato e sentii in quel momento la sua grossa mano palpeggiarmi il culo.

Senza aggiungere altro mentre l’ascensore saliva si mise dietro di me, appoggiò il bacino sul mio culo mi afferrò per la gola e piegandomi la testa di lato mi baciò sul collo.

Ero pietrificato dai suoi inaspettati movimenti. Sentivo il suo uccello duro strusciarsi sul mio culo e le sue turgide labbra carezzarmi il collo.

L’ascensore si fermò e io rimasi impalato senza fare nulla. Fu lui ad aprire le porte e accompagnarmi fuori. Nel farlo mise una mano dentro ai miei legging e  spinse con forza il suo dito medio nel mio ano. Sussultai aprendo la bocca ma lo lasciai fare come se non avessi nessuna voce in capitolo riguardo ciò che mi stava facendo.

Arrivati di fronte alle rispettive porte lui aprì la sua ed entrò salutandomi con un “a domani piccola puttanella”.

Mi ci vollero diversi minuti prima che mi scrollassi di dosso lo shock per ciò che era appena successo. Corsi immediatamente a masturbarmi pensando a cosa avrei potuto fare l’indomani per sedurlo.

Il giorno successivo verso le 12:30 ero davanti al cancello di casa, lo vedevo arrivare.

Mi guardava fisso negli occhi e io non riuscivo a reggere il suo sguardo. Con la testa mi fece segno di avviarmi e io eseguii prontamente. Mi sentivo immersa in uno stato di totale eccitazione e sottomissione. Ci fermammo in attesa davanti all’ascensore. Avevo una gran paura che mi facesse del male ma ne avevo forse di più che non facesse nulla, una parte di me desiderava mostrargli chi ero veramente.

Una volta dentro l’ascensore mi abbracciò da dietro “Hai una bocca che sembra fatta apposta per ciucciare cazzi” mi sussurrò all’orecchio mentre spingeva due delle sue grosse dita nella mia bocca.

“ciucciale” ordinò e io come un automa obbedì continuando a farlo anche mentre lui mi palpeggiava rudemente il culo e mi infilava un dito nell’ano.

Uscimmo dall’ascensore e ci fermammo di fronte alle rispettive porte.

“A che ora rincasa tua zia ?” chiese dopo aver aperto l’uscio

“Verso le 8” risposi fremendo “ma spesso non rientra”

Del tutto inaspettatamente mi afferrò per i capelli e mi trascinò dentro casa sua chiudendo la porta a chiave.

“Ascoltami bene frocetto” esordì mentre mi spingeva ad inginocchiarmi davanti ad una poltrona sulla quale si sedette “ora ti farò alcune domande e tu mi risponderai con tutta sincerità, chiaro ?”

Gli feci un timido segno di assenso.

Mi diede uno schiaffo “CHIARO ?” ripeté

“Si “ risposi spaventato

Si slacciò i pantaloni ed estrasse il cazzo. Un grosso cazzo mezzo duro del quale sentivo l’afrore anche da distanza.

Nonostante la paura il suo arnese mi ipnotizzava e non riuscivo a non guardarlo.

“Hai proprio una faccia da pompinara, ti piace ciucciare cazzi vero?”

Non risposi, rimasi bloccato a fissargli l’uccello e lui senza aspettare mi rifilò un altro schiaffone.

Sentì la guancia arrossarsi e mi uscì qualche lacrima.

“Giusto ?” ripeté

“Si” risposi a bassa voce

“Si che cosa?”

“Si …..  mi piace”

“Brava, io non ti chiedo di mentire, io voglio solo sapere la verità” disse sorridendo

“Scommetto che ti infili anche delle cose nel culo, vero?”

“Si”

Togliti i pantaloni e mostrami il culo”

Lo feci senza esitazione, una parte di me desiderava che mi vedesse con il tanga e le autoreggenti che indossavo sotto ai jeans femminili.

Lui mi guardava fisso ma non proferì parola neanche quando mi voltai e mettendomi a pecora gli mostrai il mio grosso culo con il filo del tanga che passava in mezzo alle mie chiappe.

“che cosa ti infili nel culo ?” chiese

“ho dei dildo, ma a volte anche manici di scopa” risposi cominciando a sentire l’eccitazione prendere il sopravvento sulla paura.

“Ti piace sentire il culo pieno vero puttanella ?”

“si lo adoro” dissi senza neanche rendermene conto

Mi guardò sorridendo, “ma ti pare normale che un ragazzino così giovane dica queste cose ?, non ti vergogni ?”

Rimasi sorpreso dal suo commento e non riuscii a proferir parola.

Rise della mia espressione, un riso crudele e perverso.

“Non sei certamente un uomo, hai dei genitali minuscoli e tantomeno sei una donna, non hai poppe e nemmeno una vagina, non vali nulla”

Lo guardavo pietrificato

“sei un ragazzino perverso destinato  a sollazzare veri uomini e vivere alle loro dipendenze diventando la loro puttana, ma non pensare che sia così semplice, te lo devi meritare. Lo sai che un vero cazzo è molto meglio di un dildo o di un manico di scopa ?, non mi dire che nessuno ti ha mai preso e inculato ?”

“No”

“Bene meglio così, mi piacciono le timide vergini perché alla fin dei conti sono le più troie anche se non lo ammettono. A me della tua paura non mi frega un cazzo, anzi ci godo. Hai ragione ad aver paura perché ti trasformerò nella puttana che sei e farai solo e tutto ciò che io desidero. Chiaro ?”

Lo guardai con la bocca aperta in totale blocco mentale senza rispondere.

Mi arrivò un altro schiaffo, questa volta più duro.

“Puoi cercare di ingannare anche te stesso ma guarda che io non ci casco, lo vedo benissimo che non desideri altro che un uomo che ti controlli e ti usi per il suo piacere. Quell’uomo sono io e tu sei mia”.

Con una mano prese il cellulare mentre con l’altra mi afferrò per i capelli e mi trascinò in mezzo alle sue gambe.

“Ciuccia !”

L’odore e le dimensioni del suo uccello mi stravolgeva e con la voglia repressa di anni di fantasie iniziai a succhiarlo con tutta la passione che potevo. Che bello sentirsi la bocca piena di cazzo, quante volte lo avevo immaginato. Gli ciucciai le grosse palle e poi di nuovo sul cazzo cercando di infilarlo più a fondo possibile. Con una mano mi premeva la nuca mentre con l’altra riprendeva con il cellulare il mio appassionato pompino.

Dopo alcuni minuti mi fece fermare stoppando anche il video.

“Ora continua a spompinare, quando ti faccio segno guardi la telecamera sorridendo e mostrando quanto sei troia devi dire – mi chiamo Lisa, adoro succhiare il cazzo del mio padrone –

Esegui le sue istruzioni e lui sembrò soddisfatto. Continuai a succhiare quel meraviglioso uccello senza più pensare, mi lasciai andare alla lussuria fino al momento dove  mi intimò di aprire la bocca e mi scaricò in faccia e in bocca tutto il suo seme.

“sei proprio una gran vacca” mi disse mentre si puliva il cazzo sui miei capelli e continuava a riprendermi. “ Ora vai a casa tua, mettiti in ghingheri, ti aspetto qui entro dieci minuti”

Rossa in viso e in totale confusione mentale uscii di casa assaporando il delizioso gusto del suo seme, lui mi venne dietro e dopo che ebbi aperto la porta di casa di mia zia  mi prese le chiavi.

Ero spaventata ma anche eccitatissima, afferrai il sacchetto con i dildo, mi infilai una leggerissima camicia da notte nera e poi dei sandaletti con il tacco altissimo e quindi rientrai a casa sua.

Mi guardò per un attimo.

“Quella roba è di tua zia vero?”

“si” risposi piano

“mi piace tua zia, si veste come una gran zoccola e ha delle poppe e un culo da favola, uno di questi giorni me la voglio proprio inculare” affermò con gran sicurezza.

Mi sentivo imbarazzato nel sentire simili commenti su di lei ma allo stesso tempo mi sentivo anche in competizione, quell’uomo era mio non suo.

Avevo ancora la faccia inzaccherata di sperma, lui mi venne vicino mi allacciò al collo un cinturino con fibbie agganciato a un guinzaglio e disse: “ora mettiti in ginocchio, da ora puoi camminare solo a quattro gambe come la cagna che sei”

Mi filmò portandomi in giro al guinzaglio per la casa e infilandomi le dita nel culo, poi fermandosi davanti ad una scaffalatura, prese due bicchierini e gli riempì di un liquido ambrato che identificai come whiskey.

Mi fece sedere sulle sue ginocchia e mi porse un bicchiere ordinandomi di berlo.

Era molto forte e feci fatica ma mi spinse a trangugiarlo il più velocemente possibile per poi pormi il secondo bicchiere.

“Da quanto tempo hai tutta questa voglia di cazzo ?” chiese palpeggiandomi il culo.

“Almeno sei anni risposi”

“ Eri una bambina” dichiarò  “sei precoce, ascoltami bene femminuccia, mi piaci, hai un gran bel culone, un visino femminile ma io voglio di più” disse guardandomi negli occhi.

Mi fece succhiare il suo dito medio ordinandomi di insalivarlo per bene e poi me lo infilò rudemente su per il culo.

Gemetti.

“Apri la bocca e tira fuori la lingua”

Lo feci.

“voglio vedere i tuoi grossi occhi verdi riempirsi di lussuria che solo desidera cazzo e sperma, mostrami la faccia della tua anima da troia”

Aprii la bocca, estrassi la lingua immaginandomi sodomizzata da lui e gemetti sbavando.

“Brava la mia piccolina” disse soddisfatto mentre mi infilava un secondo dito nel culo.

Presa dalla lussuria lo abbracciai baciandolo appassionatamente e lui rispose premendomi sulla nuca con una mano come se mi volesse mangiare e muovendo avanti e indietro le due dite infilate nel mio culo.

“bevi, finisci il bicchiere che dopo ti sfondo il culo”

Eccitato e rapito svuotai il bicchiere.

I miei freni inibitori erano totalmente partiti, l’unica cosa che desideravo era  ubbidire e sentirmi desiderata e usata. L’alcool mi annebbiava la mente e la mia eccitazione era ormai fuori controllo.

Spostò una poltrona davanti a uno specchio e sulla mensola situata sotto, ci appoggiò il telefono.

Mi fece inginocchiare sulla poltrona con il viso rivolto allo specchio.

“voglio un bel filmato, guarda il telefono e mostra quanto ti piace prenderlo nel culo”

Mi leccò l’ano per qualche minuto poi mi sentii penetrare prima con due dita e poi con tre. Mi faceva male ma nonostante ciò gemevo aspettando ansiosa di sentirmi finalmente sodomizzata.

 La cappella del suo grosso uccello si appoggiò al buchino e con un colpo secco la cappella s’insinuò dentro. Mi afferrò per i capelli con entrambe le mani e spinse senza pietà affondando la gigantesca asta tutta dentro fino ai coglioni.

Urlai e gemetti invaso da una confusione di dolore, piacere e lussuria totalizzante.

Mi afferrò per il collo e cominciò a montarmi. Vedevo il suo riflesso nello specchio. I suoi gemiti e il piacere dipinto sul suo volto mi davano grande soddisfazione, mostrava di gradire le mie urla e il mio ansimare a bocca aperta. Rivoli di saliva colavano sulla spalliera della poltrona e nonostante il dolore iniziai a spingere il culo indietro per agevolare la sodomia. Iniziò quindi a sculacciami il culo con forza e a rivolgermi improperi di ogni tipo.

Mi sentivo un oggetto nelle sue mani ma allo stesso tempo anche desiderata e amata carnalmente, una sensazione bellissima che non avevo mai provato prima di allora.

Era ancora più eccitante e delizioso di quello immaginato, sentire il suo grosso scettro caldo e duro andare avanti e indietro dentro di me era estasiante e volevo andasse avanti all’infinito.

Spostò il telefono su un’altra mensola e mi fece girare. Si appoggiò le mie gambe sulle spalle e tornò a penetrarmi con foga mentre con una mano mi stringeva il collo. Lo guardavo estasiata persa nella lussuria gemendo a bocca aperta con la lingua sbavante fuori come gli piaceva.

Dopo alcuni minuti estrasse il cazzo, si mise a cavalcioni della poltrona con l’uccello proprio davanti alla mia bocca, prese la mia testa con entrambe le mani e spingendola avanti e indietro iniziò a scoparmi violentemente in bocca.

 Mi sentivo soffocare e facevo una gran fatica ad accogliere quel gigantesco cazzo giù nella gola dove cercava di spingerlo. Mi sentivo una bambola, un oggetto sessuale statico che lui poteva usare a suo piacimento e questo mi eccitava da morire. Mi lasciai andare abbandonandomi completamente al suo controllo finché urlando mi riempì letteralmente la bocca di sperma.

“inghiotti tutto troia” gridò dandomi uno schiaffo mentre mi sbatteva il cazzo congestionato sul viso.

Nonostante il tentativo di ubbidirli rivoli bianchi di saliva e sperma mi colarono dalla bocca. Prese il telefono e me lo avvicinò al viso riprendendomi.

Tremavamo entrambi, avevo la sensazione di essere mentalmente malato, come posseduto da un demone che mi aveva reso ninfomane e che riempiva i miei pensieri solo di sesso. Nonostante la cavalcata animalesca nella testa mi passò il pensiero che era un peccato non aver avuto anche un altro cazzo che mi sborrava nel culo mentre lui  mi stuprava la bocca. Un pensiero perverso che mi fece uscire una risata inaspettata e malata mischiata ad ansiti e gemiti. Lui mi guardò e rise soddisfatto quasi intuisse cosa mi stesse passando per la testa.

Il sabato successivo mia zia mi avvisò che non sarebbe tornata a casa fino alla domenica sera e Hamed organizzò qualcosa per quel weekend.

MI sentivo strana, molto energica e sicura di me. Un po’ brilla, forse per via della pastiglia che mi aveva ordinato di ingerire mezzora prima dell’incontro.  Il fatto di avere finalmente un uomo mio di sapere di essere ammirata e desiderata aveva profondamente mutato il mio modo di percepirmi. Poco importava se mi trattava come una zoccola senza rispetto, a me quell’atteggiamento eccitava da morire. Scendevo le scale, il ticchettio dei miei tacchi altissimi mi faceva sentire una vera femmina. Il mio culone andava avanti e indietro avvolto in una minigonna in lana leggera che ne riprendeva esattamente le forme. Adoravo sculettare sui tacchi.

Una volta sul marciapiedi Hamed mi si avvicinò e mi mostro il telefono dove apparivo intenta a ciucciargli il cazzo. Mi infilò  una mano sotto la gonna e iniziò a palpeggiarmi il culo.

Arrivò all’improvviso un grosso SUV. Ne scesero tre uomini di colore probabilmente anche loro Egiziani come Hamed. I quattro si misero a discutere animatamente nella loro lingua, non riuscivo a capire nulla ma era chiaro che i tre volevano qualcosa che Hamed non voleva concedergli perché continuava in modo sempre più acceso a fare cenno di no con la testa e con le mani.

Vista la situazione mi ero un po’ allontanata ma i nuovi arrivati ogni tanto mi lanciavano degli sguardi  attenti quasi temessero che me ne andassi via.

Senza preavviso l più grosso dei tre colpì hamed con un pugno allo stomaco che lo fece piegare in due. Spaventata, nonostante i tacchi mi misi a correre con l’idea di nascondermi da qualche parte per evitare di venir coinvolta nella rissa. Scesi il più rapidamente che potei la discesa che portava al garage sotterraneo costruito sotto la palazzina, pensai rapidamente che potevo provare a nascondermi fra le macchine parcheggiate. Vidi la porta del magazzino delle scope e decisi di infilarmici. Aprii leggermente la porta ma non ebbi tempo di richiuderla perché sentii arrivare qualcuno a grandi passi.

Mi afferrò per i capelli e mi trascinò fuori dallo sgabuzzino. Urlai per chiedere aiuto ma venni immediatamente zittita con un paio di sberle.

L’uomo mi tenne bloccata per il lato posteriore del collo e tenuta premuta contro il cofano di una macchina. Cercavo invano di divincolarmi senza esito.

Arrivarono gli altri uomini e con mia sorpresa vidi che fra loro c’era anche Hamed.

Mi spinsero in ginocchio e  quasi all’unisono si misero a cerchio intorno a me estraendo i rispettivi cazzi. Presa per i capelli prima da uno e poi dall’altro venni forzata a succhiare. Si disputavano la mia testa scopandomi con forza la bocca, uno di loro si occupava di riprendere la scena con il telefono.

“Apri quella cazzo di bocca, due ne devi infilare in gola frocio pompinaro”

Entrambi mi tenevano per la testa con una mano spingendo all’unisono i loro cazzi nella mia bocca oscenamente allargata. Si scambiavano il telefono in modo che tutti potessero dedicarsi alla mia bocca. Mi sentivo soffocare mentre tentavo di accogliere quei cazzi a due per volta ma la mia bocca riusciva appena a far entrare le due cappelle. Continuarono a scoparmi in bocca per almeno quindici minuti poi uno di loro mi fece piegare sul cofano di una macchina.

“Tappagli la bocca che adesso la faccio urlare”

Uno degli altri mi infilò di nuovo il cazzo in gola mentre il primo mi alzava la gonna e mi strappava le mutandine.

Mi sculacciò il culo violentemente per un po’, poi all’improvviso puntò la cappella sul buchino  e mi penetrò affondando lentamente il lunghissimo cazzo giù fino a che le sue palle non sbatterono sul mio culo sfondato.

Nonostante il cazzo fra le mie labbra aprii la bocca urlando per la sodomia.

”Mi piace sentirla urlare “ disse il mio aguzzino

Estrasse il cazzo, mi sputò ripetutamente sull’ano e poi tornò a montarmi con forza, quasi con rabbia.

Le mie urla erano semi soffocate dai cazzi che si agitavano nella mia bocca. Ma dopo un po’  nonostante il dolore iniziai a godermi la penetrazione e la situazione generale.

Quante volte mi ero masturbato fantasticando sull’idea di essere stuprato da quattro uomini di colore ? tantissime

Improvvisamente sentii il mio livello di eccitazione superare la soglia ed ebbi l’impressione che il mio cervello si spegnesse.

Mi sentii travolgere da un ondata di incontenibile di lussuria tale da farmi perdere la ragione.

Mi avventai sui due grossi cazzi che avevo davanti e cercai con foga di infilarmeli in bocca insieme.

Sbattuta avanti e indietro come una bambolina di pezza sentii i loro cazzi avvicendarsi nel mio culo mentre nel contempo mi stavano scopando la bocca cacciandomi i loro poderosi arnesi giù in gola.

Ansimando e gemendo come un indemoniata mi impalai  con immenso piacere su ognuno di quei cazzi assecondando le loro brutali penetrazioni.

Sentii il cazzo che mi sodomizzava riempirmi il culo di sborra mentre nello stesso tempo altri due mi stavano letteralmente riempiendo il viso di sperma caldo. L’ultimo fù Hamed che con grande foga mi inculò violentemente per almeno cinque minuti prima di aggiungere il suo carico di sperma a tutto quello che già riempiva il mio culo.

Mi fecero inginocchiare in mezzo a loro e si ripulirono i cazzi nella mia bocca, sul mio viso o sui miei capelli dopodiché Hamed e il leader dell’altro gruppo ricominciarono a discutere animatamente senza che io potessi capire di cosa parlassero.

Arrivarono ad un accordo fecero alcune telefonate e subito dopo mi trascinarono nuovamente nell’appartamento di Hamed.

Con voce perentoria Hamed mi indicò il bagno e mi ordinò di ripulirmi e sistemarmi.

Entrai e chiusi la porta. Mi guardai allo specchio e nonostante il trucco sbavato e il viso stressato dai loro abusi mi piacqui. Sono bella pensai, sono proprio la femmina che tanto desideravo essere.

Il culo e la gola mi facevano male ma continuavo a sentirmi iper eccitata. Mi aggiustai le calze, mi sedetti sul bidet per ripulirmi le parti intime

Dopo essermi lavata mi sistemai il trucco e rassettai il vestito rimirandomi allo specchio.

Mi piacevo, era fantastico specchiarmi e vedermi esattamente per ciò che sentivo di voler essere. Un oggetto sessuale desiderato ammirato e passivo desideroso di dar piacere a uomini veri e godere del loro stesso godimento. Mi resi conto in quel momento di non aver mai toccato simili livelli di lussuria e troiaggine e che probabilmente la pillola che hamed mi aveva fatto prendere era la causa del mio stato mentale. Erano anni che fantasticavo di essere la schiava sessuale di qualcuno ma mai prima di adesso avevo sentito  il mio corpo così tanto lussurioso nonostante gli abusi e il brutale sesso subito.

Mi alzai la gonna e guardai nello specchio il mio buchino dolorante. Era arrossato e  rimasto un pó allargato, ci infilai facilmente due dita e sentii una nuova ondata di lussuria invadermi. Dio mio quanto adoravo la sodomia, pensai che il mio paradiso era quello di essere immersa nei cazzi, non mi ero mai sentita così estatica come quando avevo avuto un cazzo in culo e uno in bocca.

Era come se il cazzo fosse diventato qualcosa da adorare, il mio dio.

Uscii dal bagno sculettando e chiesi a hamed se potevo andare a prendere a casa mia delle nuove mutandine visto che le precedenti  me le avevano strappate. Me lo concesse e poco dopo tornai nel suo appartamento.

Scendemmo le scale tutti insieme poi io, hamed e il leader dell’altro gruppo salimmo su un auto mentre gli altri due se ne andarono a bordo di una grossa moto.

Ci fermammo su un largo vialone chiaramente frequentato da prostitute.

Ora piccola scendi. Vogliamo vedere come te la cavi con i clienti.

“volete che vada a battere ?” gli chiesi come un idiota

Hamed si girò verso di me e mi diede una sberla. “Ascoltami bene tu sei di mia proprietà quello che ti dico tu fai ! chiaro ?, vogliamo vedere come te la cavi a far soldi. Se sei brava invece di farti sbattere in strada ti troverò un posto migliore ma prima devi farci vedere se vali qualcosa o se non vali un cazzo” fece una pausa” adesso vai a ciucciare qualche cazzo poi arriveranno degli amici e loro valuteranno se vali qualcosa. Trenta di bocca e cinquanta per il culo, noi ti teniamo d’occhio da qui”.

Mi spinsero fuori dalla macchina.

Mi guardai, la luce dei lampioni faceva brillare le gocce di sperma sulle mie autoreggenti, mi controllai i capelli e sistemai la gonna. Ero impaurita ed eccitata, nonostante i cazzi che avevo già ricevuto mi sentivo eccitatissima all’idea di far godere altri uomini. Non so cosa fosse quella pillola ma al di là dell’annebbiamento mi sentivo da dio,  una regina, la regina delle troie.

Camminai sculettando per qualche minuto e non tardò a giungere la prima auto.

Mi avvicinai al finestrino del guidatore.

Era un uomo sulla quarantina piuttosto corpulento.

Mi squadrò interessato, mi chiese di avvicinarmi di più e accese la luce all’interno dell’auto per guardarmi meglio.

“Ma quanti anni hai ?” chiese chiaramente eccitato

“Abbastanza” risposi con un sorriso malizioso accarezzandogli il viso.

“Sali !” abbaiò aprendo l’altra portiera

Era la prima volta che battevo eppure l’eccitazione mi faceva sentire sicura di me, era evidente che avevo fatto colpo su quell’uomo e questo rafforzava la mia sicurezza.

“Quanto vuoi ?” chiese

“dipende cosa mi vuoi fare” risposi con una voce da troia che non riconobbi.

“voglio che me lo succhi e poi voglio incularti, quanto vuoi ?”

“Quanto mi offri ?”

“Se rimani almeno mezzora te ne do duecento” rispose con il viso arrossato dall’eccitazione

“D’accordo paparino, fammi vedere quanto è gustoso il tuo pisellone”

L’uomo estrasse frettolosamente il cazzo abbassandosi i pantaloni e i boxer e ci infilò rapidamente un preservativo.

Mi allungai verso il suo membro annusando  il suo odore leggermente acre e prendendolo in mano iniziai a leccargli le palle, risalii poi sull’asta e lo imboccai iniziando a succhiarlo con passione.

Preso dalla smania l’uomo afferrò la mia testa con entrambe le mani e iniziò a spingerla su e giù con forza ficcandomi l’uccello in gola e il mio nasino fra i suoi peli pubici. I miei mugugni che accompagnavano la fellatio parvero eccitarlo ancora di più e mi fece cambiare posizione perché desiderava guardarmi in viso mentre glielo ciucciavo.

Rallentò quindi il ritmo e mi ordino di leccaglielo lentamente.

Ci spostammo sul sedile posteriore. Mi alzai la gonna e gli porsi il culo.

“Inculami paparino” gemetti. Non se lo fece ripetere e con colpo secco me lo ficcò dentro fino ai coglioni facendomi gemere.

“Che bel culo sfondato che hai, non mi era ancora capitato di trovare un travestito così giovane e voglioso” ansimò sculacciandomi con forza il culo. Devono averti fatto la festa in tanti, hai un culo bello aperto e burroso.

Quell’uomo ci sapeva fare, aveva un bel cazzo e anche una buona resistenza sentivo che si sforzava di durare il più a lungo possibile e per questo ogni tanto rallentava il ritmo.

Mi fece girare a pancia in su e appoggiandosi le mie gambe sulle spalle riprese a incularmi mentre nel contempo cercava timidamente di baciarmi, cosa che normalmente le prostitute non fanno. Io invece presa dalla passione accolsi la sua bocca. Il ritmo lento e passionale della sua penetrazione si alzò fino ad essere quasi rabbioso. Urlai senza ritegno gustandomi quel delizioso cazzone.

Sentivo che stava per venire e in quel momento nonostante i pericoli desideravo talmente tanto di sentire il suo seme che gli afferrai il cazzo tolsi il preservativo e lo misi in bocca appena in tempo per farmela riempire di sperma caldo.

Il suo orgasmo fu accompagnato da gemiti animaleschi che mi fecero sentire una vera professionista. Dopo una breve pausa mi accarezzò il viso, mi diede i duecento euro e mi disse che era tanto che non godeva in quel modo. La sua sincerità mi fece tenerezza, mi abbassai e di mia iniziativa gli ripulii  il cazzo con la lingua poi aprii la porta e ringraziandolo uscii dall’auto.

Tornai all’auto di Hamed camminando lentamente. Il rumore dei tacchi risuonavano sull’asfalto.

Mi sentivo una regina, una regina di cazzi. Nel giro di due giorni si erano avverate tutte le mie fantasie più perverse e mi ero trasformata da ragazzino tonto nella femmina vogliosa, delicata e totalmente sottomessa che sempre mi ero sentita. Camminavo sculettando ostentatamente e nonostante il dolore al culo sentivo che più andavo avanti e più perdevo la connessione con la mia vecchia personalità trasformandomi in una ninfomane senza cervello inesauribilmente affamata di cazzo.

Mi affacciai al finestrino dove Hamed e il suo amico mi aspettavano piegandomi a novanta.

“Quanto ti ha dato ?” chiese

“200” risposi sorridendo facendoglieli vedere.

Lui li prese e mi disse di risalire in macchina.

La macchina partì, per tutto il tragitto guardai fuori dal finestrino inebetita.

Inaspettatamente mi accorsi che stavamo tornando al suo appartamento.

Quando entrammo il posto era pieno di gente seduta intorno ad un tavolo allestito per una partita di poker.

Mi incaricarono di servire da bere vestita con un abito da coniglietta.

Calze a rete, tacchi altissimi ed un corpetto sgambatissimo che lasciava praticamente tutto esposto il culo ricoperto solamente dalle calze a rete e un minuscolo tanga. Una piccola coda faceva capolino appena sopra il sedere e sulla mia testa c’erano delle lunghe orecchie.

Al collo un cinturino ricamato e nero si collegava ad un guinzaglio  simbolo della mia totale passività e che ognuno di loro poteva controllare.  Ero una piccola creatura  minuta, passiva, giovanissima ed effemminata in mezzo a uomini grandi, grossi, volgari e dominanti, una piccola pecorella in mezzo ad un branco di lupi affamati.

Una parte di me continuava ad avere paura ma la cosa che più di tutte mi faceva sentire fuori di me era il fatto che nonostante la situazione estrema di palese schiavitù in cui ero caduta ed il fatto che uomini adulti stessero illimitatamente abusando sessualmente e psicologicamente di un ragazzo inerme io mi sentivo felicemente vittima di quella paradossale situazione. Non ne capivo il motivo ma qualcosa nella mia testa era scattato e invece di rigettare e cercare di fuggire da quella situazione ne godevo in un crescendo ossessivo che mi faceva letteralmente sbavare alla sola idea di avere un cazzo in culo o in bocca.

Ogni tanto qualcuno si alzava dal tavolo sniffava cocaina  e portandomi in camera da letto o direttamente sul divano accanto al tavolo  si faceva succhiare il cazzo o mi inculava con furia a volte anche in due  facendomi urlare con il sommo godimento dei presenti.

Mi spinsero sotto il tavolo con un dildo infilato nel culo a succhiare uno per uno i cazzi dei giocatori. Si divertivano a prendermi la testa fra le mani e a scoparmi la bocca con forza fino a farmi restare a corto di respiro con la saliva che colava da tutte le parti.

Hamed dopo aver vinto una grossa mano a poker si sniffò una lunga linea di coca e dopo aver urlato  come un pazzo mi afferrò per i capelli e prendendomi da dietro mi schiacciò contro il muro. Infilò il suo grosso randello nel mio culo rotto e tirandomi indietro con forza le mani iniziò a incularmi violentemente come se fossi una bambola di pezza. Le mie urla di dolore e lussuria si mischiarono alle risa sguaiate dei partecipanti che lo incitarono fino a che non mi sborrò in culo e mi lasciò crollare inerte sul divano dove persi coscienza per qualche minuto.

Al mio risveglio mi ritrovai sdraiata ancora sul divano con un cazzo in bocca e uno in culo.

Mi sentivo permeata dal sapore di cazzo e sperma e nonostante il dolore mi piaceva da morire.

Ho perso il conto di quanti cazzi ho preso quella notte e dell’enorme quantità di sborra che ho bevuto o che mi hanno iniettato nel culo. Dopo le penetrazioni rimanevo stordita sul letto o sul divano sbavante con la lingua fuori finché un altro dei lupi ricominciava ad usarmi.

Più sperma bevevo, più cazzi prendevo e più ne volevo, godevo nel sentirmi un oggetto sessuale desiderato e totalmente passivo nelle loro mani. Avevo sperma e saliva dappertutto, il viso ne era ricoperto e la sentivo colare dal mio buchino sfondato,

Dopo l’ennesima sodomia persi di nuovo i sensi.

Quando riacquistai coscienza vidi che ero a cavalcioni di uno di quei uomini con il suo lungo cazzo infilato nel culo mentre un altro stava letteralmente stuprandomi la bocca. Con le mani l’uomo mi teneva per le orecchie e mi muoveva velocemente la testa avanti e indietro finché non mi sborrò direttamente in gola.

Mi sentivo molle e totalmente senza forze come un giocattolo rotto che viene manovrato senza soluzione di continuità.

Non so a che ora sbronza e stanchissima svenni definitivamente nel letto.

Lisaslut

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