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Elisa camminava veloce per la strada buia di Via Mazzini. Era stretta in un minuscolo trench color sabbia e sentiva la brezza serotina carezzarle le cosce dandole brividi da pelle d’oca. Sentiva solo il ticchettio dei suoi tacchi sul marciapiedi mentre tutto intorno c’era un silenzio irreale. La tensione nervosa era alle stelle e lo stomaco era attanagliato da una morsa di paura ed eccitazione. I capezzoli inturgiditi puntavano dritti contro il tessuto rigido del trench e lo sfregamento incessante non aiutava la donna a sentirsi a proprio agio. Suo marito le aveva indicato un numero civico particolare e un orario preciso: non era allo sbaraglio. Non le aveva detto in che cosa consisteva questa fantomatica uscita speciale ma sapeva che il suo Marco sapeva giocare duro, sapeva stuzzicare le sue fantasie come nessuno. Le aveva dato indicazioni specifiche su ogni cosa, compreso l’abbigliamento da indossare e il trucco. Aveva preteso i capelli sciolti e selvaggi sulle spalle, con i suoi lunghi ricci liberi di svolazzare ribelli, le aveva indicato un trucco leggero ma con il rossetto e le unghie rosso fuoco. In quanto agli abiti … il nulla, tacchi alti, nessuna biancheria intima e un trench legato in vita per permetterle di raggiungere la destinazione senza farsi fermare dalle forze dell’ordine per oltraggio al pudore. Era nuda, libera  e vogliosa, desiderosa di scoprire cosa aveva architettato la mente perversa del suo adorato marito. Arrivata all’indirizzo ricevuto si stupì di trovare un vecchio cinema, dall’aria un po’ dimessa. La pellicola prevista per quel giorno non era indicata. Entrò dalla porta a vetri e la accolse il sorriso malizioso e anche un po’ viscido di un bigliettaio molto più informato di lei sulle dinamiche di quella serata. Le disse senza mezzi termini che era attesa in sala e le indicò un angusto corridoio che terminava nel buio più totale. L’unica cosa che riusciva a scorgere era un pesante tendaggio color cardinale che sembrava rendere ancora più cupa e sordida l’atmosfera del momento. Camminò velocemente fino alla pesante tenda e l’omino squallido e minuto la seguì per sollevare il drappo rosso al suo passaggio. La sua voce leggermente metallica era quasi surreale:

«Fila 7 posto 9 signora !»

Le tremavano le gambe e non vedeva granché nell’oscurità. Trovato il suo posto a sedere nella sala cinematografia si rese subito conto che non era affatto sola. A destra e sinistra c’erano due uomini di cui non riusciva a scorgere i lineamenti. Nel silenzio generale una voce rassicurante la invitò ad accomodarsi:

«Stai tranquilla Elisa, siediti! Lo spettacolo comincerà tra pochi minuti. »

Quel timbro caldo e sereno apparteneva a Giorgio, il migliore amico di suo marito. Cosa diavolo c’entrava Giorgio nel loro spensierato gioco sessuale?  Era un uomo alto, atletico, con la carnagione chiara e un sorriso accattivante delineato da due labbra carnose che le avevano fatto fare spesso pensieri poco casti. Lui la prese per un polso e la trascinò a sedere con delicatezza. L’uomo dall’altra parte era invece un perfetto sconosciuto che la guardò con velata ammirazione e un ghigno malizioso. Sentiva la sua fica vibrare per l’eccitazione, era già completamente fradicia all’idea di cosa la stava aspettando. Ma dove era Marco? Dopo pochi secondi cominciarono a scorrere sullo schermo le immagini del suo matrimonio, in un collage romantico e tenero della cerimonia. L’incanto di purezza durò lo spazio di pochi minuti, ai quali seguirono le dettagliate riprese della loro prima notte di nozze e di diversi altri video privati e totalmente senza censura delle loro scorribande matrimoniali. Le immagini del suo uomo che la fotteva senza pietà, stringendole le tette tra le mani stavano trionfando sullo schermo gigante facendola sentire in grande imbarazzo. I due uomini ai lati della sua poltroncina cominciarono a far scorrere le mani con delicatezza sulle sue cosce. Giorgio le sussurrò poche parole all’orecchio che la sconquassarono completamente:

« Che bella che sei Elisa, ho sempre saputo che eri proprio una brava cagnetta vogliosa. Fammi sentire quanto sei pronta per farti scopare. »

Scivolò con la mano sotto il trench, sapendo perfettamente che non indossava assolutamente nulla sotto. Le sue dita sfiorarono da prima le sue labbra con maestria, poi un dito scivolò dentro di lei senza incontrare alcuna resistenza. Un mugolio di approvazione uscì dalle labbra dell’uomo. Lo sconosciuto nel frattempo le accarezzava le tette senza ritegno e senza permesso. Cosa doveva fare? Era intimorita e infoiata nello stesso tempo. Sentì una lingua ben conosciuta sfiorarle il collo e i lobi delle orecchie:

«Tranquilla piccola, andrà tutto bene, ci divertiremo moltissimo oggi. »

Suo marito era dietro di lei e si stava godendo lo spettacolo. L’aveva messa tra le mani di altri due uomini e si stava godendo la sua sopraffazione. Elisa appoggiò la schiena sul sedile e reclinò la testa all’indietro firmando la sua resa. Non comprese più molto bene cosa stesse accadendo ma sentì il suo impermeabile volare via e le sue gambe aprirsi a quella avventura mai immaginata. Giorgio si pose tra le sue ginocchia e cominciò a titillare le sue grandi e piccole labbra con piccoli morsi e sapienti colpi di lingua. Era un lago e quell’uomo, che aveva fatto da testimone alle loro nozze , la stava succhiando come un frutto maturo. Lo sconosciuto aveva sfoderato il suo uccello che non doveva essere meno di venti centimetri e lo aveva avvolto con una delle sue mani. La stava guidando in una sega perfettamente ritmata, senza fretta e senza foga, voleva che lei si godesse la crescita del suo membro di tutto rispetto. Suo marito le massaggiava i sensi, baciandole il collo e stringendo le areole in una morsa violenta e tenera, come solo lui sapeva fare. Il suo primo orgasmo sconquassante e inaspettato travolse le labbra di Giorgio che non smise di prodigarsi in complimenti per il suo squisito sapore. Poi inserì ad una ad una le dita della mano fino a farle desiderare sempre di più. Al terzo dito le sembrava di impazzire, le tempie le pulsavano senza sosta, voleva il cazzo, voleva essere posseduta. Non aveva idea di cosa stesse dicendo e quali richieste uscissero dalla sua bocca, ma lo sconosciuto le infilò il membro tra le labbra.

«Eccoti servita mia signora. »

Le prese la testa tra le mani e le spinse l’uccello in gola, in profondità, dando un ritmo cadenzato e intenso alla fellatio. Si sentiva soffocare mentre Giorgio le aveva penetrato tutta la vagina fino al polso in un fisting bestiale e indiavolato. Venne ancora una volta mentre il gusto delizioso di quel nuovo membro le invadeva le papille.  Suo marito diede il cambio allo sconosciuto, per evitare che il gioco finisse troppo presto e le urlò per tutto il tempo parole indicibili. Non erano più sussurri, erano invocazioni:

«Succhia piccola, facci vedere quanto sei troia, quanto ti piace il cazzo!»

Più Marco parlava e la insultava, più lei sentiva che il gioco si faceva magico, più si bagnava e godeva. Era senza alcun limite e ritegno e non si sarebbe più fermata. Giorgio puntò il suo enorme pene sulle sue labbra vaginali e spinse poderosamente dentro di lei. Aveva un arnese enorme, come poteva averlo nascosto tanto bene in tutti quegli anni. Non avrebbe più guardato l’amico di suo marito nello stesso modo. Quell’asta mostruosa stava avanzando come un ariete nella sua fortezza. Non aveva mai ricevuto un simile calibro e, dopo la sorpresa iniziale, si bagnò come mai nella vita.

Marco la incitava senza sosta:

«Ti piace il grosso cazzone di Giorgio vero? Ti piace zoccola, lo vedo come lo prendi volentieri. »

Giorgio non era da meno:

« Oh amico, tua moglie ha una figa da premio oscar, guarda come scivola bene … è fatta per prendere cazzi. »

Lo sconosciuto pretese la sua parte del bottino e il corpo di Elisa venne calato sopra di lui a smorza candela senza troppi complimenti. Fu a quel punto che la situazione pensata e sognata dalla mente di Marco prese forma.  Giorgio iniziò a titillare con le dita il forellino della donna. Le mise le dita in bocca per bagnarle e si insinuò delicatamente ed inesorabilmente tra le sue terga. Uno, due, tre dita, fino ad allargare ben bene il suo buchetto segreto. Le scene sullo schermo del suo corpo oscenamente esposto erano diventate caste rispetto alla realtà che si stava profilando nella sala. Elisa sentì un brivido di terrore quando l’amico spinse il suo cazzo poderoso nel suo retrobottega. Era grosso, troppo grosso, l’avrebbe sicuramente lacerata. Dopo poche dolorose spinte, il piacere procurato dalla doppia penetrazione le fece perdere completamente la testa. Avrebbe urlato se avesse avuto la bocca libera.  Era all’apice della pazzia. Aveva la figa, il culo e la bocca ripiena di cazzo e suo marito non era mai stato tanto eccitato, le stava facendo mancare il respiro.  Giorgio le diceva all’orecchio che l’avrebbe sfondata, aumentando costantemente il suo delirio. Marco venne nella sua bocca fino quasi ad affogarla, ingoiò il suo seme gustoso e potè finalmente urlare tutto il suo godimento. Lo sconosciuto la baciò e il suo uomo le tirò di forza i capelli e le puntò gli occhi negli occhi:

«Godi troietta che siamo solo all’inizio. »

Fu troppo per la sua mente e i suoi sensi. Squirtò copiosamente sull’uomo sotto di lei, inondandolo con il suo miele. Dopo pochi secondi Giorgio le riempì lo sfintere con il suo seme e si sollevò da lei. Lo sconosciuto non era ancora pago, dimostrando una resistenza unica la sollevò e le appoggiò i sedere sulla testa del sedile di fronte. Sentiva il bordo della poltroncina sotto di lei mentre il tizio la teneva in bilico e si era alzato in piedi per scoparla più agevolmente. I suoi colpi erano disumani e violenti. Venne un’altra volta, urlando senza posa. Ad un certo punto perse completamente la cognizione di se stessa, dello spazio e del tempo. Gli altri due ripresero rapidamente le forze e si alternarono dentro di lei in ogni combinazione possibile, lasciandola dolorante, farcita di sperma e appagata come mai nella vita.  Ognuno di loro aveva preso la sua fica, il suo culo e la sua bocca come più gli piaceva, ognuno secondo il proprio stile. Giorgio l’aveva sculacciata a dovere, Marco l’aveva graffiata e morsa dappertutto, lo sconosciuto era incredibilmente tenero e l’aveva baciata ovunque, ma possedeva più potenza di spinta degli altri due e credeva l’avrebbe trapassata. Per finire in bellezza la misero al centro davanti all’entrata dei bagni del cinema e le sborrarono un’ultima volta in faccia, coprendole naso, bocca e occhi in contemporanea, come un ultimo canto dei tre meravigliosi cazzi che l’avevano fatta felice. Si ripulì velocemente il viso e i capelli nel bagno, era ancora sconvolta dalla giornata. All’uscita trovò solo suo marito con il trench in mano, pronto a coprirla per portarla a casa.  Quella notte dormirono come bambini, sereni e mano nella mano. La mattina seguente il telefono squillò verso le undici:

«Amore, Giorgio viene a casa a pranzo. Ti va di fare una pasta alla carbonara? »

Marco aveva un tono dolce e supplicante. Ad Elisa veniva da ridere:

«Credo che alla puttanesca sarebbe molto più indicata  tesoro … »

Il dolce era sicura che l’avrebbe portato Giorgio.

 

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