A Katerine, ovunque tu sia, ti voglio bene
Da ieri mattina sono nel mio paradiso terrestre, una piccola insenatura di sassi rossastri e sabbia dorata nel levante Ligure.
Pressoché inaccessibile via terra (solo io e altri pochissimi incoscienti hanno il coraggio di scendere lungo un sentiero da capre sul fianco della cresta rocciosa camminando per circa due ore), lo è anche via mare, per gli alti scogli che fanno barriera , permettendo solo uno stretto corridoio di passaggio.
Ogni anno, in Luglio, se il tempo lo permette, vengo a trascorrere qui qualche giorno in solitudine, per salvarmi la vita, come dice una famosa scrittrice americana: sono questi i soli giorni in cui gli Dei si degnano di ascoltarmi.
Quest’anno ho bisogno di loro più che mai: un dolore sordo mi perseguita, un rimorso oscuro mi cresce dentro, come una pianta malefica che non riesco ad estirpare.
Scendo quaggiù, senza cellulare, né palmare, lo zaino con provviste non deperibili, un contenitore per l’acqua da bere che riempio in una fonte che zampilla freschissima proprio sopra la piccola spiaggia, un materassino gonfiabile e qualche asciugamano : quanto basta alla mia sopravvivenza.
Qui vivo, anche se per pochi giorni, allo stato primitivo: vago nuda tra le rocce , la macchia mediterranea e i pini che arrivano quasi al mare, esploro caverne marine, raccolgo esemplari di fiori che non conosco, ascolto il canto delle cicale, ininterrotto, dal mattino alla sera e cerco di interpretare le urla dei gabbiani , che mi si avvicinano senza timore, pare che mi riconoscano, un anno dopo l’altro.
La mia pelle si incrosta di sale, gli occhi si arrossano per il lungo tempo passato sott’acqua e per il sole, che quaggiù batte implacabile, riflettendosi sui grandi massi rosati che proteggono a monte il mio paradiso.
Io chiamo questo eden privato la spiaggia del lupo, per la forma di una grande roccia , che la sovrasta ad ovest, e che pare proprio il muso di un enorme lupo.
Ieri è stata una giornata faticosa, parecchie ore l’ho passate in immersione, altre per i boschi con addosso solo una stracciata t-schirt , nel tempo restante ho lasciato che il sole cuocesse la mia pelle, mentre il pensiero vagava.
Ho aspettato che facesse notte, avvolta in un asciugamano, mentre tutto attorno a me taceva;
le creature terrestri si preparavano al sonno ed io ho fatto lo stesso;
dietro una roccia, in una piccola caverna c’è la mia tana: mi sono stesa sul materassino di
gomma, con la mia vecchia t-schirt: stanchissima, raggomitolata in posizione fetale , mi sono addormentata subito, di un sonno pesante, senza sogni.
Gli Dei non mi parlano, mi hanno abbandonato, è l’ultimo pensiero che mi è passato per la mente.
Questa mattina ho aperto gli occhi al frinire delle cicale e alle strida dei gabbiani.
Che gioia sensuale svegliarsi completamente nell’acqua del mare, che sa ancora di notte: mi pare che cento mani si prodighino sul mio corpo in frizzanti carezze.
Guardo i miei seni che galleggiano come scuri frutti tropicali , passo la mano tra le labbra della mia fichetta, eccitata dal fresco mattutino, poi mi immergo, per andare a salutare gli amici pesci, le alghe, basse sul fondo, i mitili, abbarbicati alle rocce; quando sono stanca di sguazzare, salgo su una roccia, per guardare i motoscafi che passano al largo: mi piacciono le scie di schiuma che lasciano , paiono veli di sposa.
Ho fame, è l’ora del pranzo, mi dirigo a riva , mangio, bevo la mia acqua di fonte e poi mi stendo al sole, sul grande asciugamano ; spossata , scivolo nel sonno, dolcemente, come dentro ad un pozzo che non ha fondo.
In lontananza, come da un’altra dimensione, mi arriva l’eco di una risata, giovane, vibrante come cristallo che si frantuma in mille schegge, mentre una sensazione di piacere sottile mi fa rabbrividire ed aprire gli occhi.
Sopra di me, una testa biondissima fa oscillare i lunghi morbidi capelli sui miei seni, sulle mie braccia spalancate e ora sul viso.
Catti- mormoro-ma quando sei arrivata in Italia? e chi ti ha detto che ero qui?-
Gli splendidi occhi della ragazza di un verde cangiante con pagliuzze dorate ridono prima della bocca; mi accarezza una guancia e:
-L’ho saputo da Luca, lui ti tiene sempre d’occhio , vero? Mi sa che non te lo scopi più, da come è depresso’-
La lingua italiana nel suo accento svedese si veste d’intrigo, l’ascolterei per ore’
-Catti, ma perché questa improvvisata? E che c’entra Luca, mi hai ripetuto che non ti interessava più, che potevo prendermelo, che’-
-Non è andata proprio così, Fede, tu rigiri sempre tutto a tuo vantaggio vero? ma non importa, io sono qui per rivederti, il resto non conta più nulla’-
Intanto una delle sue mani, posata sulla mia spalla, giocherella con un piccolo foulard dai colori sbiaditi, che forse le serve per legare i capelli.
E’ distesa vicino a me, su di un fianco : la sua carne pare morbida panna, tanto è bianca; i seni dalle punte aguzze d’adolescente, mi guardano impertinenti; i mie occhi scivolano sul sesso, un triangolo dorato tra le cosce e , più in giù , perlustrano un paio di gambe che paiono non aver fine e che invece trovano il loro degno compimento in due snelle caviglie incrociate’
-Catti, ma tu non stai mai al sole, ti scotti; non hai della crema protettiva? io non ne ho , lo
sai’-
-Lo so , non per niente ti chiamo ‘la saracena’, ma ho io la crema, ora la prendo e tu mi aiuti a spalmarla, sì?-
Il vezzo di aggiungere quel sì interrogativo in fondo ad ogni frase mi ha sempre affascinato.
Si volta , apre una piccolissima borsa di plastica rossa e ne tira fuori un tubo di crema solare di marca assolutamente sconosciuta.
Me lo porge, ridendo e si sdraia accanto a me : non sono né dubbiosa né imbarazzata , solo eccitata: ora so che l’ho sempre desiderata e che lei vuole me: è tutto molto chiaro , semplice e naturale.
Mi inginocchio, apro il tubo e faccio scorrere un po’ di crema fluida sui suoi seni e sul ventre, poi me ne spargo una buona parte sui palmi delle mani e mi chino su di lei, come se mi accingessi a compiere un rito pagano su quel corpo splendido tanto diverso dal mio.
Inizio dalle mani, ungendo una ad una le lunghe dita, poi risalgo alle braccia e infine arrivo ai seni: come tocco i capezzoli rosei la sento rabbrividire, mentre i suoi occhi aperti contro il sole (ma come fa? mi chiedo distrattamente) non smettono un attimo di fissarmi.
Non resisto, devo baciarla, ma lei mi blocca:- Nò, Fede, prima finisci di ungermi, la mia pelle è delicata, te lo sei scordato?-
No , non l’ho scordato, capisco che vuole giocare , per rendere più acuto e insostenibile il desiderio.
E continuo nella mia opera: quando arrivo al ventre piatto e ai fianchi stretti, da ragazzo, cerco di non guardare quella fichetta dorata , color albicocca, di non pensare a quanto deve essere morbida da mangiare, al suo sapore, e passo oltre, alle cosce di seta, alle gambe lunghe e snelle, mentre Catti sospira di soddisfazione, pare che ronfi, come un grosso gatto felice.
Nel far questo mi volto leggermente e all’improvviso sento una mano fresca tra le cosce e due lunghe dita entrarmi dentro, mentre il pollice di Catti mi sfrega il clitoride.
Resto immobile , mentre lei:
-Sei bagnata, calda, morbida come il muschio della fontana’eri così anche con Luca?
Lui dice che a letto sei la migliore, che io al tuo confronto sono un freezer, sì?-
-Ma che dici, amore mio, tu sei talmente bella, così bionda e solare , forse Luca non ha saputo darti piacere; spesso gli uomini non ci sanno proprio fare a letto , mancano di sensibilità; io ti desidero, Catti, ora lo so , da sempre , ma non per amare me stessa in un’altra donna; voglio te, il tuo corpo bianco, la tua carne elastica e morbida, voglio entrarti dentro, sentire il tuo cuore battere da vicino, i tuoi polmoni respirami in bocca’-
Così dicendo mi chino su di lei e la bacio , la lingua ingorda ad esplorarle la bocca , a toccare quei denti perfetti, a gustare l’aroma di cannella del suo fiato’
La sua pelle è asciutta , come se avesse già assorbito tutta la crema protettiva ed emana un profumo di fiori e di erba’
Scendo ai seni e mi attacco golosamente ai capezzoli, li prendo tra le mani e li avvicino in modo da succhiarli insieme: il mio amore biondo comincia a gemere.
Le disegno sul ventre con la lingua strani ideogrammi, come formule propriziatorie al
nostro piacere , mentre con una mano le accarezzo le labbra e lei prende a succhiarmi le dita, provocandomi sottili onde di piacere che dal braccio si irradiano fino alla fica: ho l’impressione che se solo stringessi le cosce con forza, potrei venire.
Arrivo al sesso di Catti e noto la protuberanza del pube ricoperto solo da una lieve peluria
bionda : non ne ho mai visto uno che si distacchi così nettamente sul piano del ventre, nè altrettanto gonfio di femminile sensualità, così appetitoso , come un frutto maturo.
La quasi assenza di pelo mette in mostra la fessura, profonda e netta , chiusa al mio sguardo goloso, che mi fa tremare di desiderio.
Così le apro le cosce e mi chino su di lei: bacio le grandi labbra e comincio a leccarle, scendendo giù, fino al buchetto, per poi risalire e finire sul clitoride gonfio, a succhiarlo e titillarlo ; intanto ingoio il suo sapore dolceaspro, capisco che è quello che ho sempre voluto, appena ci siamo conosciute, gustare i suoi intimi umori’
Intanto lei geme, sempre più forte, quando le penetro la vagina con la lingua , cercando di arrivare in fondo al suo ventre; poi si irrigidisce e grida, un suono liberatorio, pare l’urlo convulso di gioia di un naufrago che finalmente approda in terraferma.
Le mie labbra si bagnano di lei, lecco la rugiada che stilla dal quel sesso dorato e appoggio il
il viso sul ventre liscio, mentre una mano dalle lunghe dita diafane mi accarezza i capelli, e la sua voce, bassa e sottile, da bimba mormora:
-La mia saracena’il mio amore, lo sarai per sempre , ora lo so, non sono frigida, solo non mi piacciono gli uomini, che sbuffano, gridano, mi entrano dentro ,mi fanno male e mi sporcano’-
La risata di cristallo si fa risentire ; poi :
-Vanno bene per te, tu combatti, come loro, aggredisci , sei una cacciatrice; promettimi che non amerai mai un’altra donna come hai amato me oggi , prometti; prenditi pure tutti gli uomini che vuoi, Luca compreso, e pensare che ti ho odiata, per colpa sua, tanto e per troppo tempo’-
Si alza di scatto, e bruscamente mi ordina :- Stenditi , voglio sentire come sei tu, dentro,
di che cosa sai, fammi capire perché i maschi ti odorano e si eccitano : io sono più bella di te, lo so, l’hai sempre detto ‘
La guardo, stupita dalle sue parole e mi meraviglio che il sole sia già così basso nel cielo, dietro di lei.
Ora è lei ad allargarmi le cosce, guarda i miei riccioletti scuri che brillano , umidi di desiderio, e poi vi affonda il viso.
Sì, affonda, questa è la mia impressione: sento la lingua entrare in me con forza, come un fallo maschile, a solleticarmi le pareti interne della vagina, mentre sul clitoride prossimo ad aprirsi come un melograno maturo, preme la pelle infuocata del suo viso.
Intanto una mano ha trovato il mio buchetto e un dito mi penetra senza riguardo, facendomi inarcare verso la sua bocca, che si pasce di me, divorandomi letteralmente, mentre l’altra fa impazzire un mio capezzolo con uno strano movimento di dita.
Mormorando:- Catti , amore’- vengo- , il mio ventre sussulta, in un orgasmo lacerante che si scioglie in larghe ondate di piacere.
Lei continua a succhiarmi e a mangiarmi, fino a che non grido-Basta, smettila, ti prego- perché mi pare voglia rubarmi la vita , al di là del piacere.
-Ora finalmente so quale è il tuo sapore e il tuo odore, Fede,- dice , rialzando il viso verso di me – credo sia quello delle femmine dei grandi felini, le tigri o le pantere , quando vanno in calore; solo che tu, anche se non lo sai, in calore ci sei sempre , gli uomini ti fiutano e tu non puoi fare a meno di loro; è la tua natura, geni e cromosomi, non hai colpa, non so se è bene o male, capisci, sì?-
Sospiro e la prendo vicino a me , tra le braccia: mi sento così bene, in pace col mondo e con me stessa; le bacio i capelli , mentre lei mormora: – Abbracciami , al mio paese fa così freddo e tu bruci come l’estate, hai il sole dentro , per questo vorrei farmi piccina , per entrare nel tuo corpo e stare al caldo per sempre’
La stringo più forte ‘e un brivido improvviso mi fa aprire gli occhi .
Sono confusa , mi guardo intorno, il sole è oscurato da una piccola nuvola, le cicale frin iscono come al solito e i gabbiani stridono, volando in cerchi concentrici.
Catti, ma allora è stato solo un sogno?
Beh, Fede, visto che Katerine è morta quattro mesi fa , maciullata dalle lamiere della sua Mercedes ultraveloce, ubriaca a palla e fatta di Prozac e chissà quant’altro, a meno che tu non creda ai fantasmi’
Mi tocco tra le cosce: sono fradicia; porto le mani al naso: sento il tuo strano profumo, Amica mia, giuro, non è una invenzione della mia mente.
Si alza una leggera brezza e qualche cosa di leggero mi sfiora il fianco nudo: è un piccolo foulard sbiadito; lo guardo, perplessa, faccio per afferrarlo, ma il vento caldo lo porta via e sparisce tra le onde’
Gli Dei anche questa volta hanno risposto alle mie preghiere.
Di fronte a me, su di uno scoglio, un grosso giovane gabbiano mi guarda, poi si alza in volo e il suo grido è un saluto’
Mamma mia ruben, mamma mia... Ti prego, scrivimi a gioiliad1985[at]gmail.com , mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze…
ciao ruben, mi puoi scrivere a gioiliad1985[at]gmail.com ? mi piacerebbe condividere con te le mie esperienze...
Davvero incredibilmente eccitante, avrei qualche domanda da farvi..se vi andasse mi trovate a questa email grossgiulio@yahoo.com
certoo, contattami qui Asiadu01er@gmail.com
le tue storie mi eccitano tantissimo ma avrei una curiosità che vorrei chiederti in privato: è possibile scriverti via mail?