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Racconti Erotici Etero

RAPPORTI DI BUON VICINATO – (CAP.1) IL MIO NUOVO CONDOMINIO

By 21 Gennaio 2020Gennaio 23rd, 20204 Comments

“Andare ad abitare da solo fuori per lavoro spesso è triste, ma un buon vicinato molte volte ti tira su… e non solo di umore.”

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Ecco fatto, l’azienda dove lavoravo è fallita. Dopo un mese fortunatamente trovo lavoro a Milano (o meglio periferia, un paesino isolato dal mondo). Preparo le valige, un saluto alla famiglia ed ecco un altro Napoletano emigrare al Nord. Trovo un monolocale in fitto a due passi dall’ufficio: una palazzina a tre piani, 5 appartamenti (il monolocale a piano rialzato era la vecchia sistemazione del portiere che ora non abitava più lì). Col tempo faccio conoscenza un po’ di tutti anche grazie all’aiuto del signor Tonino (il portiere) e di sua moglie, che spesso mi offriva qualcosa per cena. Al primo piano c’erano due appartamenti in cui abitavano una coppia di pensionati e una famiglia alquanto tranquilla (marito, moglie e un figlio), al secondo una coppia di sposi di 24 anni, palestrato lui, con la puzza sotto il naso lei… se ti salutava era perché non poteva fare a meno di rispondere al tuo saluto, la loro casa era stata ricavata dai due appartamenti del pianerottolo, mentre nell’ultimo appartamento, mansarda con terrazzo a livello grande quanto uno degli appartamenti, abitava una coppia di 40-enni (li chiamerò Brambilla), lui medico presso l’unico ospedale della zona (un giorno sì e l’altro no era di turno la notte), lei casalinga per dovere e non per scelta (aveva perso il lavoro, ma tanto un altro non le serviva con quello che le passava il marito). Il signor Tonino mi raccomandò di stare attento alla signora Brambilla, che era insaziabile di sesso e spesso si era portata il piacere a casa (anche di notte), ma parecchi ragazzi (max 30-enni) erano finiti in ospedale per la gelosia del marito, che poi si era trovato pure a doverli medicare… Io, un 30-enne nella norma sia come fisico che come voglia di vivere e divertirmi, unico neo, mi piacciono le donne mature e stando lontano da casa… cosa fare? Cercare nei rapporti di buon vicinato (possibilmente all’ultimo piano) un po’ di svago. Ormai nel palazzo ero di casa, a parte la coppia di neo-sposi, una sera a casa di uno, una di un altro, le passavo in compagnia senza ripensare a casa. Quando tornavo da Napoli ogni 15 giorni portavo sempre qualcosa di tipico, sfogliatelle, mozzarelle… e facevo la gioia dei miei vicini (anche degli sposini). Una domenica sera mi accorsi di aver lasciato le chiavi a casa a Napoli, così, visto l’ora tarda bussai alla signora Brambilla, l’unica ad avere ancora la luce accesa, per farmi chiamare qualche pensione nei dintorni. Il marito era di turno ed io bussavo alla sua porta… assolutamente mi proibì di chiamare l’albergo, e poi il marito avrebbe smontato il mattino dopo, quindi mi invitò a dormire da lei. Nulla a dirvi che ci coricammo nello stesso letto e cominciò una lunga chiacchierata… Mi chiese cosa dicessero di lei nel palazzo ed io, data la situazione riferii tutto, anche per provocarla… Negò, mi disse che erano dicerie “Una donna matura ma ancora in forma (e carne), col marito sempre fuori casa, sarà il via vai di ragazzi, ma sono solo i garzoni del salumiere, fruttivendolo e macellaio, forse solo con quest’ultimo qualche volta ci è scappato qualcosa… tra salsicce e bracioline…, ma nulla di più”, piuttosto i ragazzi le avevano raccontato che gli sposini bazzicavano per i night della zona, lui buttafuori e lei cubista, se poi entravi nel giro per due trecento euro ci scappava anche una mega scopata. Non volevo crederle. Comunque quella notte ci uscì giusto un pompino con mega sborrata nella bocca della Brambilla e qualche tastatina, dormimmo abbracciati e nudi e il mio cazzo in tiro per tutta la notte stette a contatto con la sua pelle liscia nonostante l’età. Una sera in ufficio si organizzò un addio al celibato per un collega (il classico sfigato, perbenista). Quale occasione per portarlo in un night, con tanto di spogliarello integrale… ma la cosa bella fu che gli preparammo anche il dopo serata, 15 di noi, 20 euro a testa ed ecco i 300 euro per “Lucia bocca di fuoco”… Lucia?, sì proprio lei, la sposina del secondo piano. Mi riconobbe e mai come quella volta mi salutò calorosamente con un bacio sulla bocca… i colleghi se la presero perché non ero io il festeggiato, dopo di che si allontanò con il futuro sposo nel privé. Noi rimanemmo lì per continuare la serata e quando il fatto fu consumato ce ne andammo. Alla stazione dei taxi c’era lei, in abiti castissimi, sembrava una collegiale, un collega mi prestò l’auto e le offrii un passaggio. Arrivammo a casa e praticamente si auto invitò a prendere un caffè (“voi napoletani siete i maestri del caffè”). Seduti sul divano iniziò una lunga conversazione, mi raccontò i particolari della serata con il mio collega… neppure il tempo di vederla nuda ed era venuto, poi moscio fino alla fine. Parlando mi fissava sui pantaloni e vedeva sempre di più il mio bastone in tiro, così mi disse “sono voluta venire perché non mi sembra giusto che tu e i tuoi colleghi avete speso i soldi inutilmente, quindi devo fare qualcosa per poter dire mi sono guadagnata la serata”. Ecco che allora con la sua bocca di fuoco si avventa su di me, baciandomi dietro al collo e mordicchiandomi l’orecchio (come se sapesse che era la cosa che più mi eccitava”, poi con un po’ di musica di sottofondo improvvisò una danza del ventre… naturalmente si era già tolta giacca e gonna cacciando un completino nero da urlo. Nel ballare si strusciava su di me con il suo culo bello sodo, che non potetti fare a meno di tirarmi giù i pantaloni e sbottonarmi la camicia, lei si voltò verso di me e cominciò a baciarmi sul petto, mentre con le mani mi accarezzava le spalle e le braccia. Con le mani poggiatele sulle spalle la spinsi verso il basso e stesso con la bocca mi sfilò gli slip mentre le mani accarezzavano con forza il mio petto. Con un colpo di bacino feci sfilare completamente gli slip e praticamente se lo trovò in bocca senza neppure accorgersene. Veramente era una bocca di fuoco, con foga lo succhiava, quasi come se volesse staccarmelo per ingoiarlo tutto. Ormai di fuoco era il mio cazzo, in tiro come non mai, mi pulsava che avrei dovuto stringerlo forte per non farlo sborrare, se ne accorse e lo fece lei, mentre con la sua lingua continuava ad assaporare tutto il mio corpo. Quando il cazzo mi si rilassò (relativamente) lo lasciò e si piegò a pecora davanti a me poggiandosi sul tavolino… che spettacolo, la sua figa bella aperta che non resistetti a buttarmici dentro con tutta la faccia. Le feci un lavaggio completo con la lingua, dopo di che mi alzai dal divano e in un sol colpo le infilai la mia mazza dentro. Si raccomandò solo di non venire subito e soprattutto di non farlo dentro. Le diedi una decina di colpi, su e giù che il tavolino si spostò tanto che ci trovammo distesi sul pavimento. Uscii da lei, si voltò e stando in ginocchio le venni sul corpo con un getto che quasi le accecava gli occhi. Leccò tutto con maestria e non lascio una goccia sulla faccia. Finì lì, si alzò e mi disse: “So che l’altra notte hai dormito con la Brambilla, cosa è meglio, la sua esperienza di donna fatta o la mia maestria di giovane troia?”. La baciai come a dire “la meglio sei tu”. Si rivestii e se ne andò. Dopo quella sera torno la “sposina di sempre” saluti a stento in mezzo alle scale… veramente quella sera era stata per lei solo una sera di lavoro come tante altre. L’indomani in ufficio tutti a chiedermi di Lucia, io non dissi niente, quando arrivò il festeggiato però con una pacca sulla spalla, davanti a tutti gli dissi “Complimenti, mi ha detto bocca di fuoco che sei stato un vero campione l’altra sera” e lui se ne andò fiero a testa alta passando davanti agli increduli colleghi.

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