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Per qualche giorno, niente di nuovo raccontare. Scopavamo solo due volte al giorno, ma erano scopate sempre più lunghe. A volte le proponevo: “Rita… facciamo schifo?” e si finiva a fare pissing in vasca da bagno, insieme a tutto il resto: fetish, anal, baci alla sborra, con la finestra aperta. Difficile ci vedesse qualcuno, ma speravamo di essere notati. Giravo nel paesino da solo, ogni tanto, e con una scusa avevo incontrato Angelica, una ragazza giovane, tutto all’opposto di Rita. Era chiara (Rita è bruna), molto snella, piatta di tette e di culo (Rita è una BBW in piena regola), quasi timida… l’unica cosa in comune con Rita erano i piedi: Angelica era in infradito e aveva belle dita, ma senza smalto, al naturale.
Angelica conosceva Rita: aveva preso ripetizioni da lei, un’estate che aveva avuto problemi a scuola. L’informazione era interessante ma non me ne feci nulla.
Una mattina Rita tornò da Barbara, l’estetista anziana (ma ancora scopabile) e perversa che avevo conosciuto anche io.
“Mi aiuti a mettere il butt plug prima di uscire? mi chiese Rita.
“Ah, vuoi far capire subito a Barbara che non sarà una depilazione normale?” risposi.
“Oh sì, ho un po’ di nostalgia delle vecchie abitudini”
E con piacere misi Rita a novanta, le aprii bene le chiappe (anzi, chiappone), e presi una cremina lubrificante.
Rita disse: “Prima che mi metti quella crema amara ti sarei grata per un po’ di lubrificazione naturale”.
“Ma certo Rita!” e felice per quella proposta iniziai una godevolissima leccata anale, un rimming lento e attento. La faccia nel culo di Rita ce la mettevo sempre volentieri.
Ma poi mi ricordai che oltre al piacere c’era il dovere. Misi il butt plug nel bel culone di Rita e glielo lasciai lì. Mi baciò e, senza rimettere le mutande, andò via.
Feci il bucato. Mi fermai ad annusare calze e mutande usate da Rita. So che in tanti amano fare queste cose. A me piaceva l’odore di Rita, ma perché usare la biancheria, quando avevo direttamente il suo corpo? Comunque, era una cosa strana: annusare la sua biancheria mi faceva sentire molto perverso e sottomesso… a suo modo era interessante.
A casa mi annoiavo, uscii, decisi di andare in paese e poi passare a prendere Rita in uscita dall’estetista. La incontrai che stava pagando, salutai Barbara (che mi ignorò), e tornammo a casa. Per strada incrociammo Angelica, lei invece ci salutò ma era di fretta. Rita mi chiese di lei: “La conosci?!” era un po’ sorpresa.
“Sì, una volta al supermercato mi ha aiutato a scegliere il vino”.
“Ah, la furba. Infatti hai preso il vino che fa la sua famiglia. A volte sembra un po’ tonta, e secondo me è ancora vergine, ma ogni tanto ha delle trovate intelligenti…anche da studente era così. Ti piace?”
“Boh Rita – risposi – è carina, ma preferisco te tutta la vita.”
“Ahaha ma che c’entra? Però se la vuoi mettere sui confronti…tra lei e Barbara chi ti scoperesti?”
Ottima domanda! Mi sarei scopato Barbara? Ma certo! Fomentato dal sesso con Rita credo che mi sarei scopato anche Barbara, la dominatrice, sicuro. E Angelica? Mi ispirava un po’ meno, ma aveva pur sempre due buchi ed era carina.
“Rita… boh, tutte e due! Che ne so…”
“Ahaha credo di sapere perché Angelica ti ispira…è una sottomessa naturale. Se non sta attenta, finirà per fare casini, perderà la verginità con l’uomo sbagliato”.
Discorso interessante, ma troppo teorico per i miei gusti.
“Piuttosto – chiesi a Rita – come è andata da Barbara?”
“Bene! Servizio completo. Ho fatto depilazione total body, trattamento estetico ai piedi, comprato qualche crema …e naturalmente una doppia penetrazione figa e culo, dalle sue dita esperte… l’ho lavata di squirt, mi sento in colpa a non averla fatta godere anche io…” disse Rita ancora in estasi a quel ricordo.
“E perché?”
“Perché è stata tutto il tempo al telefono! Il Comune non vuole farle ingrandire il negozio, dicono che alcune persone si sono lamentate dei suoi servizi… alla fine Barbara ha ottenuto qualcosa, ma non abbiamo parlato né sono riuscita a darle quello che volevo. Ma grazie che me l’hai chiesto, perché la cosa ti riguarda.”
“Ehhh? Cosa??”
“Barbara viene dopo pranzo per un te coi biscotti. Le ho detto di portare il kit depilazione. Facciamo total body anche per te. A domicilio. L’ultima volta hai spaventato la sua dipendente, ahah”
Wow! Il dolore della depilazione non mi faceva impazzire… ma forse era quello il pagamento che Rita voleva, per il famoso debito che avevo con lei.
E se Barbara aveva iniziato una sega nel suo negozio, cosa poteva fare a casa?
“Rita, hai avuto un’idea geniale! Così ripago il debito e ci godiamo un pomeriggio con Barbara senza disturbi!”
Rita rise di gusto: “Ma sei scemo? Il debito non lo paghi così. Hai azzeccato solo metà della mia idea. Per prima cosa, Barbara me la godo io. Secondo, tu il debito lo ripaghi con una giornata intera di edging!”
“Eh?” feci con aria ebete.
Stavamo nel frattempo rientrando in casa.
“Edging. Ogni volta che starai per godere… beh, non godrai. Niente sborrate. E col ritmo a cui ti ho abituato, ti verranno le palle blu dopo un giorno solo. Ma potresti andare avanti anche per più giorni, mi sa. A quel punto, vorrai godere in ogni modo. Non ragionerai più con la testa, ma con palle e cazzo. E tutto il resto del corpo, che a quel punto seguirà l’istinto, non la ragione”.
Rita si spogliò e spogliò anche me. “Iniziamo subito. Ora mi siedo sulla tua faccia, tu fai il tuo dovere.”
“Rita… sei davvero sicura di avere davanti il mio cazzo pieno di sborra e riuscire a resistere? Io ci sto, non protesto nemmeno. Ma tu ce la farai? Vieni qui, siediti, ti voglio tutta”
Rita non si fece pregare. La cosa andò avanti molto molto tempo. Altro che i soliti 5 minuti. Arrivavo al punto di soffocare, ma poi respiravo di nuovo. Amavo tutto di Rita, la sua figa era il mio mondo. Il mio cazzo reagì con un’erezione oscena e di pietra. Da che mi ero svegliato, non avevo ancora sborrato neanche mezza volta.
A un certo punto, suonarono alla porta. Era Barbara. Ma quanto tempo ero rimasto sotto Rita? Avevo anche saltato il pranzo! Ero stravolto.
Rita andò nuda ad aprire la porta. Barbara aveva un vestito leggerissimo addosso, molto chiaro e trasparente, che lasciava vedere tutta la sua pelle super lampadata sotto. Niente reggiseno, solo mutande (normali, ahimé, niente di erotico). Tette grossissime si appoggiavano molli sulla pancia. Cosce burrose tenevano su un culo largo ma in qualche modo invitante. Risposi a quella vista mettendo bene in mostra il mio cazzo eretto, pronto a darlo sia a Rita che a Barbara.
Ma le due donne mi ignoravano. Si stavano scambiando i convenevoli.
“Dove andiamo a depilarlo?” chiese Barbara. Andammo in camera. Vado veloce su cosa successe: Rita restò nuda e si accomodò per assistere; Barbara stese un telo su cui mi misi sopra, a pancia in giù, ma non con il cazzo schiacciato sotto la pancia, bensì in fuori, all’indietro, in modo che Barbara potesse giocarci (ma senza mai assolutamente farmi venire) intanto che depilava e parlava con Rita.
“Quindi Barbara col negozio ora come fai? Col Comune dico…”
“Mi darà una mano il parroco. Ci metterà una parola buona lui.”
“Ah, il Don! È sempre lo stesso…?”
Barbara rispose subito: “Sì, sempre lui. Grande uomo, aiuta sempre tutti, cristiani e musulmani, del paese e forestieri, si fa in quattro e non prende mai niente dalle offerte”.
Rita però continuò: “Sì, ma intendevo se è sempre lo stesso…”
“Lo stesso gran scopatore? – continuò Barbara – Sì, sempre lui. Si scopa ancora tutte le sue parrocchiane sole. Le vedove anziane, le divorziate, quelle che sono scappate dai mariti violenti… cristiane e mussulmane, del paese e forestiere, giovani, vecchie, anche quelle che non si scoperebbe nessuno. Lui il cazzo non lo fai mancare. Un santo in terra! E anche i maschi adesso…”
“Barbara, cosa?? Non ci credo! Questa me la devi raccontare… posso mettermi comoda?”
“Fai pure Rita – Rita si mise a cosce larghe per accarezzarsi la figa – Si è confessato con lui un ragazzo gay del paese. Questo l’ho saputo dal ragazzo, eh, perché il Don non violerebbe mai il segreto del confessionale. Insomma, aveva paura che il ragazzo finisse in cattive compagnie se avesse fatto sesso con uomini senza scrupoli… ma non poteva nemmeno dirgli di non scopare, sarebbe stato peggio, avrebbe solo aumentato le sue voglie, i suoi pericoli. Così lo portò in canonica e gli fece scoprire lui il sesso. Gli insegnò a fare pompini, ad aprire il culo, a godere.. Ora è un ragazzo a posto, andrà all’università in città, e là potrà trovare tutti i gay per bene che vuole.”
Rita era molto eccitata dal discorso. Con la coda dell’occhio vedevo la sua figa bagnarsi di umori caldi e profumati. Ma non la potevo prendere. Nemmeno muovermi. Se provavo a parlare, venivo ignorato. Quello era il mio ruolo. Iniziavo a capire questa dolce tortura.
Mi girarono a pancia in su, per controllare a depilare. Il cazzo era duro come non mai.
“Ha le palle molto rosse – disse Barbara – ma immagino che tu le voglia blu, vero Rita?”
“Sì, Barbara. Ma tu Barbara? Come sei messa coi cazzi? Con tuo marito scopi ancora?”
“Sì sì certo. Gli tira ancora alla grande. A 70 anni e dopo quasi 50 passati a scoparmi, gli piaccio ancora. A volte anche senza pillole. Ma ha deciso di scopare solo me.”
“Cosa?? Ma perché??” chiese Rita quasi sconvolta.
“Eh dice che finché riesce a soddisfarmi, vuole concentrarsi solo su di me. Peccato… per le altre, intendo”.
Parlarono del più e del meno per un po’. Le manone di Barbara ogni tanto mi segavano con forza e noncuranza, e la depilazione era quasi finita. Anche Rita ogni tanto veniva a giocare col cazzo. Lei mi concedeva anche pompini e leccate.
“Barbara – disse Rita – una leccata non gliela vuoi dare anche tu? È un bel cazzo, dai”
“Beh Rita, se proprio ci tieni…” Barbara si chinò, spostò i capelli ossigenata, e, senza degnarmi di uno sguardo, prese a pompare con un risucchio fortissimo. Intanto non guardava me, ma guardava Rita, che aveva preso a masturbarsi. Il pompino di Barbara era duro e quasi doloroso. Ma comunque ero in arretrato e volevo sborrare. L’avrei fatto, eccome se l’avrei fatto, senza dirle niente, sborrandole direttamente in gola. Ma Barbara aveva capito, e aveva interrotto appena in tempo.
“Direi che la depilazione è finita, ora lo possiamo usare come avevi proposto tu” – disse Barbara.
“Come…usare? Che significa?” chiesi io.
Mi rispose Rita: “Allora, bel cazzone, ora ti spiego. Ho invitato Barbara per un te, ma noi non abbiamo un tavolino per il te e i biscotti. Sarai tu il nostro tavolino. Vedi quel mobiletto là? Ora ti ci mettiamo sopra, a pancia in su. Il te bollente non te lo appoggiamo sopra, ovviamente, ma i biscotti sì. Per questo sei tutto depilato. Avremo il tuo cazzo a disposizione, per farci quello che vogliamo. Ma ricorda: i tavolini non prendono iniziativa, non parlano, non sborrano. Ora, per il tuo bene, penso che ti legheremo le mani. Se le usi… saremo costrette a ricorrere al te bollente. Se farai il bravo, ti prometto la sborrata più grande della tua vita. Adesso ho una domanda per te. Non ti chiedo se sei d’accordo, ma ti chiedo cosa vuoi per coprirti la bocca, così ti aiuterà a non parlare.”
Avevo ascoltato tutto in silenzio, mani dietro la schiena per non segarmi. C’era tensione sessuale in quella sottomissione, ero terrorizzato, ma anche eccitatissimo. Dovevo rispondere in modo perverso.
“Vorrei la vostra biancheria usata, in faccia, se possibile”
A quelle parole, Barbara mi rivolse un sorriso per la prima volta: “Bravo! Bella idea – disse Barbara sfilando i mutandoni – queste le ho su da stamattina, e la tua ragazza qui me le ha già fatte bagnare almeno un paio di volte. Fammi vedere come ti stanno sulla faccia. Benissimo! Ora sei pronto”.
Così bardato, mi portarono sul mobiletto. Mi legarono con dei foulard in modo molto leggero. Lo capivo, l’idea non era farmi male, ma ricordarmi il mio posto.
Disposero i biscotti tutto intorno al mio cazzo. Avevo anche una discreta fame, ma le sensazioni dello stomaco vuoto erano niente rispetto a quelle delle palle piene. O gli odori che avevo nelle narici per le grandi mutande di Barbara.
Le due donne avevano ripreso a parlare. Ora anche Barbara era nuda e spesso si toccava la figa, così come Rita. Che scena surreale!
“Quindi Barbara, tuo marito ti lascia continuare a farti altra gente?”
“Sì Rita, sono in un periodo lesbo, preferisco qualche figa, soprattutto quelle più fresche. Ma anche i cazzi non mancano. Ho fatto un bukkake proprio questa estate, per la prima volta” disse sorseggiando il te e tastandomi il cazzo.
Rita era molto curiosa di quella storia: “mi devi raccontare tutto! Ma posso leccartela un po’ intanto? Se non me lo fai fare ho paura che dovrò saltarti addosso, Barbara!”
“Ahah Rita, ti mancavo vero? Avanti, accomodati…”
Sentivo Rita fare suoni osceni mentre lappava la figa di Barbara, che mi massaggiava distrattamente le palle, intanto.
Raccontò: “C’era una squadra di maschi in ritiro. Ragazzi giovani, che immaginavo avere dei bei cazzi duri. Ero andata da loro per qualche trattamento a domicilio. All’inizio non sembravano interessati. Li capisco, potevo essere mamma o nonna per loro. Ma finalmente uno di loro iniziò a stare al gioco. Vedevo da sotto i pantaloncini che mentre lo massaggiava gli diventava duro. Gli dissi che era normale, di non essere in imbarazzo. Lui mi disse che avevo mani di fata, che la sua ragazza era brava, ma non come me, coi massaggi. Io gli dissi che se voleva potevo fargli vedere altre cose da insegnare alla ragazza e lui disse ok. Gli dissi di chiudere gli occhi e pensare alla sua ragazza. Mi presi quel bel cazzo tutto in gola. Gli leccai le palle per bene. Il buco del culo. Mi feci prendere a sberle col cazzo. Di nuovo gola. Poi una bella slinguata di cappella. Palle. Culo. Sberle. Sborrava come un fiume in piena. Quando aprì gli occhi, io gli stavo sorridendo tutta contenta e lui disse solo ‘wow’… poi lo aiutai a rivestirsi”
Mentre Barbara parlava, Rita ascoltava e continuava a fare sesso orale sulla sua amica. Io ero sempre lì col cazzo di fuori. A volte scendeva di tono, ma Barbara tra racconti e palpate lo riportava duro. Intanto, sotto i colpi di lingua di Rita, anche Barbara continuava a godere, mentre riprendeva il racconto: “Quel primo ragazzo aveva parlato ai compagni di squadra. All’inizio gli dicevano: ‘Ma come?? Ti sei fatto la vecchia?!’ e lui rispondeva: ‘Provala! Poi vediamo se mi sfotti ancora’. E infatti uno alla volta venivano da me. Senza boxer sotto i pantaloncini. All’inizio timidi e poi sempre più sfacciati. Io facevo a tutti lo stesso trattamento. Venivano come idranti e poi se ne andavano. Poi, il più grosso della squadra, decise che non gli bastava. Voleva scoparmi… Rita, se vai avanti così mi fai godere…quanto cazzo sei brava… ti eccita il mio racconto? Allora continuo. Dicevo…questo ventenne, enorme, non gi bastavano le pompe. Mi mise a 90 e mi scopò in figa come un toro da monta. La volta dopo si portò un compagno. Rita, alla mia età credimi non è facile… ma ho fatto una doppia. Figa e culo! Due volte al giorno, due ragazzotti diversi alla volta. Ero diventata la troia ufficiale del club. Tutti volevano questa vecchia battona. Tre alla volta. Quattro. Alla fine mi fecero un regalo… mi sborrarono in faccia tutti insieme! Sai qual è stata la cosa più difficile? Fargli mettere via quei cazzo di telefonini… Mio dio Dio Rita, brava, così… cazzo non resisto. Però sai chi ha filmato tutto? Venti ragazzi che mi scopano e mi sborrano in faccia a turno? Mio marito. Guarda” e tirando fuori il telefono dalla borsa lo mostrò a Rita.
Rita si staccò per guardare, era seria e arrapata, baciò Barbara e le fece un ditalino. Barbara venne, urlando come una pazza.
Restarono abbracciate, dimenticandosi completamente di me.
“Rita – chiese Barbara – posso appoggiare i piedi sul tavolino?”
Rita sembrò tornare ad accorgersi di me solo in quel momento.
“Ah sì sì, anzi, devi. Io glieli appoggio in faccia”.
Che tortura avere in faccia i piedi di Rita e non farci niente. Se provavo a leccare, incontravo solo la stoffa delle mutande di Barbara, non la pelle morbida di Rita. Barbara intanto usava il cazzo come poggiapiedi. Avrei sborrato in un istante, me lo sentivo.
Intanto quelle due avevano ripreso a toccarsi e leccarsi a vicenda. Con calma, senza fretta di venire. Io non ne potevo più. Mi toccavano in cazzo con mani, piedi, ogni tanto ci passavano sopra con le tette, quasi senza farlo apposta.
Io speravo che fosse Barbara a farmi venire, volevo avere la soddisfazione di sborrarle addosso. Ma Barbara era troppo esperta.
Era buio quando le due donne si separarono. Barbara si rivestì (ma mi lasciò le mutande in faccia, promise che sarebbe tornata per un altro te, un’altra volta. Rita la accompagnò alla porta e tornò da me.
“Allora?” mi chiese.
“Rita… ti prego… fammi venire…” la implorai.
“Sei stato bene? Noi benissimo. Barbara mi ha fatto i complimenti per te. Vuol dire che te la puoi scopare quando vuoi, con me o anche senza di me. Ma intanto immagino che tu voglia liberarti”. Mi sciolse i nodi e tolse le mutande dalla faccia. Ero in piedi, nudo e dolorante. “Guardati le palle, che meraviglia”.
Erano enormi! Grosse e pendenti, viola, quasi blu. Rita mi baciò. Sapeva della figa di Barbara, ovviamente. Mi portò in bagno: “Ne abbiamo bevuto di te…” mi mise nella vasca, si mise a cavalcioni, mi baciò, e fece partire una pisciata che mi avvolse tutto.
“Rita…è bellissimo, ma ti prego, fammi venire”.
Rita mi ripulì. Ogni volta che passava vicino al cazzo era un sussulto.
Mi portò in camera. “Bene, porcello, ora ti farò venire. Ti metterò con la testa giù e il cazzo sopra, come se stessi per fare una capriola. Capito come? Col culo in su, esatto. Ti metterò in culo il mio butt plug. Tu terrai la bocca aperta, dovrai sborrarti in bocca”.
“Rita che problema c’è? Mi va bene la mia sborra, mi va bene che mi fai il culo… ma ti prego fammi venire!”
“Ecco, questo è il bello… che non ti fai problemi. Ora sei proprio una troia, pronto a tutto. Proprio come me!”
Rita fece tutto quello che aveva detto, alla perfezione. Io potevo guardarmi il cazzo a pochi centimetri dalla mia faccia, pronto a esplodere, con le palle viola a penzoloni.
Qualche goccia di precum mi colò in faccia quando mi inserì il butt plug. Allora aprii la bocca. Due colpetti di mano e buttai fuori un fiume di sborra.
“Aaaa..gg…ah…” facevo suoni osceni perché godevo, godevo mille volte, ma tutto mi finiva in gola… non ero pronto a prendere in bocca tutta quella sborra, era troppa. Ma volevo assecondare Rita. Ingoiai tutti. Venni due volte così. Poi Rita ebbe pietà, mi sdraiò e ci baciammo. Il cazzo non ne voleva sapere di tornare a riposo.
“Sei stato fantastico… sei bellissimo sia come uomo, che come troia, che come porco… ma devi svegliarti, tornare in te. Scopami”.
Rita si fece scopare in figa, alla missionaria, in modo normale.
La baciai a lungo. Le venni dentro in pochi istanti. Rimanemmo abbracciati… che giornata incredibile.
Troppo stanco e a stomaco vuoto, mi addormentai dolcemente tra le sue braccia.
Mi svegliai con un’ottima colazione preparata da Rita.
Lei era felicissima. Io mi sentivo da Dio. Quante prove avevo superato per raggiungere quella felicità… ma non era finita.
Rita mi disse: “Buongiorno! Dormito bene? Oggi iniziamo un nuovo capitolo. Vuoi sapere da dove iniziamo?”
“Dimmi, Rita”
“Angelica”.

Continua

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