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20 anni…

By 14 Novembre 2007Dicembre 16th, 2019No Comments
[NOTA: I personaggi di questo racconto sono inventati!]

Ciao a tutti, mi chiamo Gabriel e ho 20 anni; sono un bel ragazzo: alto un metro e ottanta, bel fisico dovuto alle mie due più grandi passioni: la boxe e il nuoto; sono castano e ho gli occhi verdi. Quella che voglio raccontarvi &egrave la storia del mio primo tradimento’

La mia ragazza non c’era. Era uscita un’altra volta con le sue amiche, per un’altra serata di sole donne’ Dimenticandosi che di lì a poche ore sarebbe stato il mio compleanno’ Almeno lei non cade nel paradosso di pretendere da me che ricordi le nostre ‘ricorrenze” Tutto sommato sono delle pretese abbastanza stupide’ E lei non lo &egrave’
Questo non cambiava le cose’ &egrave così squallido passare la serata in casa, con tuo padre che russa sul divano e tua madre in trance davanti a qualche stupido programma televisivo’ Soprattutto mentre la tua ragazza &egrave in disco a rimorchiare il belloccio di turno’ E io sapevo che era esattamente quello che stava facendo’ Non era mai andata oltre qualche strusciamento fino ad allora, &egrave vero’ E ci eravamo ripromessi di dirci sempre tutto’ Quando mi raccontava delle sue serate non poteva mentirmi, sapeva che non l’avrei bevuta’ Il suo tono di voce &egrave inconfondibile: quella sottile preoccupazione mista a pentimento quando mi parla delle volte che si &egrave lasciata andare un po’ troppo non può essere nascosta’ Comunque, una strana ansia non mi voleva abbandonare’ Mi collegai ad internet, sperando di trovare qualcuno con cui chiacchierare, giusto per sentirmi meno solo’ La chat era quasi vuota: certo, chi mai se ne starebbe tra quattro mura, in una bellissima sera d’inizio agosto? Solo l’idea &egrave folle’
Ma ecco, qualche minuto dopo, connettersi Manuela, una mia cara amica. La conoscevo ormai da un paio d’anni’ Ricordo la prima sera che siamo usciti insieme ad alcuni amici, ci siamo appartati sotto una palma in riva al mare’ Stavamo per baciarci, ma ero in un periodo abbastanza difficile sentimentalmente parlando, e ho preferito lasciar perdere e non complicarmi ulteriormente la vita’
Da allora ci eravamo parlati quasi esclusivamente in chat, situazione che spesso aveva messo a nudo la nostra reciproca attrazione’ Fino a sfociare in una vera e propria confessione da parte nostra. Questo era successo circa quattro mesi fa, e da allora l’avevo sentita molto poco’ La contattai.

– Ciao, Manu’ Che fai di bello?
– Ehilà, Gab! Mi annoio, al solito’ Ho appena finito di litigare con mia madre’

Come al solito, pensai’

– Mi spiace’
– Lascia perdere’ A proposito, Gab: ma il tuo compleanno non &egrave tra qualche ora? Che ci fai a casa?
– Mi annoio’ Non ho fatto in tempo ad organizzarmi la serata, e quindi probabilmente la passerò qui a casa’ Che palle’
– E se’ ci vedessimo?

Ovviamente, l’idea mi stava frullando in testa già da parecchio’

– Hmm’ Idea geniale! Se papà mi lascia la macchina (abitava ad una mezz’oretta buona da casa mia’)
– Bene’ Solo che qui in paese non c’&egrave molto da fare’
– Qualcosa da fare si trova, non ti preoccupare’ Alla fine ciò che conta &egrave la compagnia’

Scesi a convincere mio padre, cosa che non si rivelò poi tanto difficile: avevo interrotto il suo sonno, e lui non vedeva l’ora di tornare tra le braccia di Morfeo. Presi la macchina senza dare spiegazioni a mamma, e partii. Mezz’ora dopo, arrivai sotto casa di Manu. La vidi arrivare dallo specchietto retrovisore; non c’&egrave che dire una splendida ragazza, e la notte la rendeva ancora più bella: alta e slanciata, una figura quasi da modella’ Seno un po’ piccolo, forse, ma le stava bene’
Era vestita con una maglietta a mezze maniche nera, e una gonna di jeans.
Salì in macchina, le solite chiacchierate tra amici che non si vedono da tempo; il discorso cadde inevitabilmente sul programma per la serata’
Scegliemmo di fare due passi per il porto (proposta sua); il percorso in macchina fu piuttosto breve. C’era un ampio parcheggio, con pochissime macchine tutte al buio’ Manu mi spiegò che quello era il posto dove le coppie si appartano’ Non nascondo che la mia fantasia cominciò a galoppare: come mai mi stava portando in un posto simile? Ma in realtà non c’era alcuna malizia dietro: parcheggiammo, scendemmo a fare due passi e chiacchierammo per un po” Una mezz’oretta dopo, il discorso era di nuovo caduto su cosa fare di quella sera’

– Manu, ora che ci penso, non c’&egrave una piccola spiaggetta non lontano da qui?
– Sì, ad una decina di minuti di macchina’ Perché?
– Che ne dici di un bel bagno di mezzanotte?
– Ma’ Non ho il costume’
– Neanch’io’

La guardai malizioso’ I suoi occhi brillarono un attimo’ Ma forse era stata la mia immaginazione’
Prendemmo l’auto e percorremmo una strada buia, per poi imboccare una traversa brecciata che attraversava alcune campagne’ Alla fine della stradina, parcheggiammo e proseguimmo a piedi’
Pochi minuti dopo, eravamo su una splendida sabbia dorata, ad ammirare le onde del mare infrangersi sugli scogli’ Non c’era anima viva, in giro: quella spiaggetta era ben nascosta’ La mia eccitazione continuava a crescere, il cuore mi batteva forte e mille fantasie si agitavano nella mia mente ormai annebbiata dalla situazione’ Io e lei’ Soli nella notte, sulla sabbia fresca cullati dalla brezza estiva’ Ma io ero fidanzato’ Una splendida ragazza mi amava, e mi aspettava’ No, non mi aspettava’ In quel momento dimenava il culo in disco, lanciando sguardi maliziosi che avrebbero rimesso in piedi un morto’

– Spogliamoci, Manu’ Non vorrai mica fare il bagno vestita’

Non se lo fece ripetere due volte’ La maglietta si adagiò sulla sabbia’ Non indossava reggiseno’ I capezzoli si inturgidivano sotto la brezza che li accarezzava, facendoli svettare sui quei seni così minuti’ I sandali li aveva già tolti da un pezzo, ed ora erano insieme ai miei, vicino alla maglietta. Mentre sbottonava la gonna mi guardò e mi chiese:

– E tu?
– Io’ Sto ammirando lo spettacolo

dissi, con un sorriso furbetto’
Lei sorrise maliziosa mentre la gonna scendeva sotto le ginocchia, scoprendo delle cosce splendide e lisce’ E un paio di mutandine di pizzo nero da urlo’ Si girò di spalle e si chinò in avanti, mentre anche le mutandine seguivano la sorte della gonna e della maglietta’ Dopo di che, si avviò sculettando verso le onde’ La sua schiena era perfetta, e il suo sedere rotondo e sodo’ Si girò e mi disse:

– Hai intenzione di farmi fare il bagno da sola?

I miei vestiti durarono ancora 5 secondi’
Entrai lentamente in acqua, lei mi aspettava già immersa fino al collo’

– Però! Certo che dal vivo &egrave molto diverso, rispetto alle foto’

Le avevo mandato qualche foto di me nudo, tempo addietro’ E si era anche complimentata’ Come se le mie dimensioni fossero merito mio’ Il merito di un uomo &egrave quello di imparare ad usare il proprio corpo per dare piacere, non avere un arnese enorme tra le gambe, spesso senza nemmeno essere in grado di usarlo’ Beh, dopo quasi due anni con la mia ragazza, credo di poter dire di avere quel merito’ Cominciammo a giocare in acqua come bambini, spruzzandocela addosso e ridendo come matti, nuotammo insieme e chiacchierammo’

– Penso che la mezzanotte sia passata

mi disse

– Beh, direi di sì’ Quando siamo arrivati qui erano le 11.30′
– Allora auguri, Gabriel’

Si avvicinò a me, aprendo le braccia per abbracciarmi’ L’eccitazione, che in acqua si era affievolita, tornò a farsi sentire, mentre le sue braccia mi cingevano i fianchi, subito imitate dalle mie’ Le sue labbra si avvicinarono pericolosamente alle mie’ E non seppi tirarmi indietro’
La sua lingua venne a cercare la mia e cominciammo una danza appassionata, avevamo sete l’uno dell’altro’ Le nostre mani iniziarono a conoscere il corpo dell’altro, le passai sulla schiena perfetta, tra i capelli bagnati che si arricciavano nella brezza tiepida, sulla nuca, mentre la piegavo leggermente all’indietro, sorreggendola con l’altro braccio sulla schiena, poco sopra il suo magnifico sedere’ Ci staccammo per riprendere un po’ fiato’ Il suo sorriso era splendido’

– Aspettavo che lo facessi da tanto tempo’
– Anch’io’

le risposi’
Abbassò gli occhi, poi li piantò nei miei, maliziosa:

– Gli auguri non ti basteranno, vero? Vuoi anche il regalo di compleanno?

Non credevo alle mie orecchie’ Queste erano parole che non avrei mai creduto di udire’ Erano le parole riservate alle mie fantasie, ai racconti erotici su cui passavo i miei pomeriggi e che prendevano il posto dei miei libri universitari’ E mentre quelle parole rimbombavano ancora nel mio cervello, la sua mano scendeva lenta, mentre la lingua esplorava il mio collo’ Rimasi impietrito per qualche istante’ Poi la sua mano giunse alla meta’ Impugnò la mia asta e cominciò a muoversi lentamente sott’acqua’ La strinsi forte a me e la baciai ancora, spingendo la mia eccitazione contro il suo ventre’ Sospirò, chiudendo gli occhi’ Era splendida’ Una ragazza nuda e bagnata tra le mie braccia’ E avevo una voglia infinita di vederla godere’ La presi in braccio e uscimmo dall’acqua’ La adagiai sul bagnasciuga e mi posizionai su di lei’ La baciai profondamente mentre l’accarezzavo con una mano’ Le mie dita le sfiorarono i capezzoli, poi le strinsi leggermente un seno, mentre con la bocca succhiavo dolcemente l’altro’ Il suo respiro diveniva sempre più profondo’ Cominciava a lasciarsi andare, mentre la mia mano calda le accarezzava il ventre, e un dito entrava nell’ombelico, come ad anticiparle cosa sarebbe successo di lì a poco’ Procedevo senza fretta, perché il suo desiderio crescesse sempre di più’ Le mie dita scoprirono che il suo monte di Venere era completamente rasato prima che lo facessero i miei occhi’ La mano scese ancora, sfiorando appena le sue labbra e posandosi sull’interno coscia, mentre la mia bocca si alternava tra la sua e i suoi seni’ Continuai ad accarezzarla a lungo, sfiorando appena il centro del suo desiderio pulsante’ Infine, un dito si posò delicatamente sul suo clitoride’ Era già eretto e pronto a ricevere le mie attenzioni’ A quel contatto Manu trasalì e inarcò leggermente la schiena’ Mossi il dito circolarmente per qualche minuto, cambiando di quando in quando il ritmo del ditalino e l’ampiezza del movimento’ Poi, senza mai perdere il contatto con la sua pelle, il palmo della mia mano scese a stimolarle il clitoride, mentre due dita entravano nella sua fica bollente’ A quella novità, Manu cominciò ad ansimare’ Mossi le dita dentro di lei, spingendo con i polpastrelli verso l’alto, mentre con l’altra mano le accarezzavo il monte di Venere e con la bocca mi dedicavo ai suoi seni’ Pian piano le mie labbra scesero sul suo ventre, senza mai interrompere il movimento delle dita dentro di lei’ Fino a che la mia lingua non arrivò sul suo clitoride’ Le dita rallentarono le loro spinte verso l’alto, mentre la scena era ormai pronta per la mia lingua’ Ho sempre adorato il sesso orale, sia riceverlo che farlo, ma non ero mai stato granché bravo nell’eseguirlo’ Ci ho messo tanto tempo, ma alla fine ho imparato che ciò che conta veramente nel piacere &egrave saper ascoltare il corpo della partner’ Il respiro, i gemiti che sfuggono’ E saper riconoscere quando ormai l’orgasmo &egrave imminente’ Bastarono pochi colpi di lingua perché fosse sull’orlo del precipizio’ Ma non volli darle quell’ultima spinta’ Staccai la lingua dalla sua splendida fichetta, e lentamente estrassi le dita da dentro di lei, facendo una leggera pressione che le mandò una lieve scossa per tutto il corpo’ Mi guardò sconvolta, mentre le baciavo il pancino teso e piatto’ Quell’espressione sconvolta ed interrogativa scomparve quando mi posizionai con il bacino tra le sue cosce’

– Manu’ Lo vuoi davvero?
– Dovrei essere io a chiedertelo’ Se mi vuoi, prendimi’ Io ti voglio’

Entrai lentamente dentro di lei’ Lei si fece sfuggire un gridolino eccitato nell’istante in cui mi sentì allargare le sue pareti, fino quasi a toccare il fondo’ La sensazione di starle dentro era magnifica’ Un calore umido mi avvolgeva stretto’ D’altronde, lei aveva avuto pochissime esperienze, e solo un ragazzo era riuscito ad andare fino in fondo con lei, per poi mollarla la settimana successiva’
Era troppo bello starle dentro’ Spinsi lentamente per farla abituare alla dolce invasione nel suo ventre’ Lei ansimava, ancora sconvolta per il lavoretto di poco prima’ Piano piano il ritmo aumentò, alternavo spinte superficiali a spinte profonde che stimolavano anche il suo clitoride gonfio, mentre con le mani le artigliavo quei globi bianchi che disegnavano il suo sedere, cambiando a mio (e suo) piacimento l’angolo di penetrazione’ Aveva le lacrime agli occhi’ Era troppo bello vederla così’ Sentii che il mio orgasmo si avvicinava’ Uscii da lei’ Di nuovo quegli occhi sconvolti che mi fissavano prima di chiudersi di nuovo quando la mia lingua raggiunse ancora il clitoride’ Ricominciai a torturarla con la lingua, e più tardi aggiunsi le dita, dentro di lei’ Con il pollice dell’altra mano le stuzzicavo il culetto’ Lei stava impazzendo, mi aveva preso tra i capelli e mi stringeva tra le cosce, stritolandomi la testa’

– Manu, ti voglio prendere da dietro’

Ansimando si mise in piedi, raggiunse le rocce che nascondevano la spiaggia al resto del mondo e vi poggiò le mani, sporgendo quel magnifico sedere verso di me’ La presi così, all’impiedi, affondando sempre di più e con le mani strette sui seni’ Poi con un braccio la cinsi, mentre le dita della mano libera scesero sul ventre, alla ricerca del suo pube’ Continuai a spingere sempre più veloce, sempre più forte, come lei mi incitava di fare’ Infine, quando sentii il mio orgasmo ancora una volta vicino, uscii da lei, la feci girare con le spalle contro la roccia e mi inginocchiai ai suoi piedi. Lei divaricò un po’ le cosce con uno sguardo supplicante’ Decisi di non torturarla oltre’ Presi la sua fichetta martoriata dal piacere in bocca, e con la lingua velocissima colpii il centro del suo piacere, utilizzando entrambe le mani per stimolarla completamente’ Mi prese la testa con entrambe le mani emettendo gridolini e ansimando forte’

– Vengo’ Oddio, vengo!

Gridò, mentre un fiume di umori mi colpiva in viso e mi riempiva la bocca’
Si adagiò a terra come in trance, mentre io mi godevo la sua espressione estraniata e la sensazione di orgoglio che far godere una femmina mi procura sempre’ La lasciai un attimo lì a riprendere fiato, tutta insabbiata, e mi sciacquai tra le onde’ Quando tornai, mi guardava estasiata:

– Ora capisco cosa intendeva Federica (la mia ragazza, NdA) quando diceva che con la bocca sei un Dio’

Sghignazzai’ Doveva smettere di dire queste cose in giro, altrimenti non c’era da stupirsi che diventassi presuntuoso’

– Gabriel’ Vieni qui’ Sei tu che fai vent’anni, eppure mi hai appena fatto un regalo indimenticabile’ Permettimi di ricambiare’

Lo prese in mano’ Non avevo perso minimamente la mia eccitazione’ Mi fece appoggiare alla stessa roccia che poco prima l’aveva sorretta mentre veniva’ Vidi la sua lingua saettare sulla punta, e poi le labbra schiudersi ed accogliere tutta la mia eccitazione in un altro inferno di caldo e umido piacere’ Manuela non aveva moltissima esperienza, d’accordo, ma aveva passione’ Ed era come affamata, forse per ringraziarmi del piacere che le avevo donato’ Se i ragazzi smettessero di pensare sempre al proprio piacere e si preoccupassero più di quello delle loro partner, scoprirebbero quanto &egrave bella la riconoscenza di una femmina soddisfatta’ E io lo stavo riscoprendo ancora una volta, mentre la bocca di Manu mi risucchiava anche l’anima’

– Manu’ Sto venendo’

Lei aprì la bocca, mentre con la mano continuò una sega velocissima e con la lingua stimolava la punta ormai violacea’ Non resistetti oltre e con un gemito strozzato le schizzai il viso e i capelli con un’abbondante dose di sperma’
Lei mi sorrise, mentre una goccia le colava dalla bocca aperta al mento, e poi andò a sciacquarsi anche lei in acqua’ In quel momento arrivò una chiamata’ Era Federica’ Risposi:

– Pronto’

La sua voce era un inconfondibile misto di preoccupazione e pentimento’ Solo che in quantità molto maggiori del solito, stavolta:

– Pronto, amore’ Oddio, mi devi perdonare’ Stasera mi hanno fatto bere un po’ troppo in discoteca e’ &egrave successo qualcosa’

Sorrisi’

{Mi fa molto piacere ricevere commenti: iltempofugge@hotmail.it}

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