Skip to main content

Churly carrie

By 13 Febbraio 2004Dicembre 16th, 2019No Comments

I capi decisero che era l’ora di sospendere le ostilità.

Le parti si riunirono e sottoscrissero quella che convennero di chiamare la Grande Tregua. Un lungo e involuto documento in cui si poteva anche interpretare, tra l’altro, che non c’erano né vincitori né vinti. Si era convenuto, inoltre, l’immediato scambio dei prigionieri. Non ne erano sopravvissuti molti. Da ambo le parti era stato posto in essere un regime durissimo, in campi privi di qualsiasi attrezzatura idonea a dare rifugio a migliaia di uomini laceri, scalzi, feriti, malati, che andavano ammonticchiandosi come rifiuti destinati a imputridire.

Quello scambio interessava anche lui, Alan.

Alan Sneem era stato catturato poco dopo il suo arrivo in Francia, e subito trascinato per chilometri e chilometri, fino a Ringeberg, poco lontano da Wesel. Adesso era ridotto a una larva umana, macilento, curvo, sembrava un vecchio sessagenario, e non aveva ancora ventisette anni.

Ora si trascinava a stento, con passi incerti.

Lo avevano rifocillato alla buona, rimpannucciato con una divisa troppo grossa, che sembrava volergli sfuggire da dosso.

Andava lentamente riacquistando le forze.

Il viaggio fu lungo e faticoso, con un itinerario subordinato ai mezzi di trasporto. In autocarro fino a Hoek van Holland e poi, con un vecchio e pigro cargo, a Kilbarrack, nel porto di Dublin. Gli ufficiali erano stati separati dalla truppa, cercando, in qualche modo, di trattarli un po’ meglio della massa.

Alan Sneem non era mai stato a Dublin e, dopo la durezza del suolo e l’assalto dei pidocchi, degli interminabili mesi di prigionia, il lungo stanzone che l’aveva accolto, insieme a molti suoi compagni, i bagni caldi, la disinfestazione, i vestiti puliti e un letto discreto, sembravano solo un sogno nel momento di passare nell’eternità. Erano stati ricevuti dal Comandante in Capo, avevano sopportato lunghi discorsi, di cui non ricordava nulla, subìto infinite strette di mano, e s’era accorto che qualcuno gli aveva perfino appuntata una medaglia sul petto, prima di rispedirlo a casa, a più di duecentoventi miglia ad ovest.

Passa per Cork ‘ gli avevano detto- e fermati lì. Completerai gli studi e ti daranno un dottorato che potrà servirti al tuo paese. Un reduce, decorato, con tanto di pergamena accademica, é certo destinato a grandi posti, specie se aderisce al gruppo che difende i combattenti.

Alan Sneem andò prima a casa, nella sua città, per abbracciare la madre, e promettersi sposo alla ragazza che lo aveva sempre occhieggiato, poi si trasferì nella sede scolastica indicatagli, e terminò gli studi molto rapidamente con l’affettuosa e generosa comprensione dei vecchi maestri.

Dopo qualche tempo, si ritrova dipendente statale, in uno dei paesi intorno a Caherciveen, nella struttura che pretendeva e riscuoteva i balzelli imposti dal governo centrale, sposato, con la non bella e corpulenta Fay, e con una figlia. Ogni tanto si reca nel piccolo capoluogo, per partecipare alle riunioni politiche del nuovo partito che é salito al potere grazie all’appoggio degli ex combattenti. Una canea di ignoranti e vocianti velleitari ubriaconi, che non hanno idee chiare su ciò che vogliono, ma lo vogliono subito.

Alan non sa cosa dire, ma il suo silenzio é interpretato come l’atteggiamento del saggio, del sapiente immerso in profonde meditazioni trascendentali. Comunque, é sempre un veterano, decorato, reduce dell’armata, ex ufficiale, con una pergamena che attesta il superamento degli studi universitari. Il Partito lo convince a trasferirsi nel capoluogo, a lasciare l’impiego statale, e gli offre cariche e piccoli incarichi, facendolo illudere di essere un notabile, mentre, in sostanza, non é che un acquiescente burattino al servizio di ben altri interessi.

Alan ingrassa, assume pose da mantrìn, prudente consigliere, antico mandarino, ma i suoi superficiali e improvvisati ammonimenti riscuotono solo qualche fugace, distratto e svagato cenno di consenso, che lascia il tempo che trova, poiché tutto é già stato deciso nei centri di potere effettivo. E’ una comoda testa di legno, che si contenta facilmente delle briciole che cadono dalle tavole degli astuti ladroni di regime. Qualche bella mangiata, qualche viaggio allietato dall’allegra compagnia di prezzolate donnine, infruttuose decorazioni, e gratuiti salamelecchi. Allorché crede di poter prendere parte a una grassa spartizione, gli agitarono lo spauracchio d’uno scandalo, lo si redarguisce ipocritamente per tale sua ingordigia, e lo si trasferisce, con una carica altisonante e sconosciuta, modestamente retribuita.

^^^

Fay, la riverita moglie di Alan Sneem, adesso era la signora nessuno. La vita era stata ridimensionata, e il personale al suo servizio ridotto a una presuntuosa ragazzuola contestatrice.

Carrie e Molly, le spocchiose figliole, use ad essere interessatamente adulate, ora sedevano nei banchi con le figlie del popolo. Solo Pat, il simpatico secondogenito, s’era inserito allegramente nella realtà che lo circondava.

David, per tutti Dave, s’era fatto precedere da una breve telefonata. Era in città e sarebbe stato lietissimo di rendere omaggio ai parenti trasferitisi dal west.

Bussò alla porta e, sorridendo, chiese di poter entrare. Consegnò i piccoli doni che recava alla famiglia, ad ognuno un modesto pensiero, e affrontò sorridendo il vigoroso abbraccio di Fat Fay che, dopo averlo schiacciato tra le sue poderose poppe, lo invitò a sedere nel salotto buono e mandò a chiamare Pat e le ragazze, per presentarli al caro nipote venuto a visitarle. Lo zio Alan, stava per rientrare dal lavoro, da un momento all’altro. Un incarico molto importante, che lo impegnava in maniera considerevole, e che non aveva potuto evitare per non deludere le aspettative del Partito, anche in considerazione che non vi sarebbero stati altri preparati a tale delicato compito.

Entrarono le figlie, accompagnate da Pat.

Vi fu un rapido osservarsi, tra i sorrisi d’occasione.

Carrie era intorno ai diciassette, con un volto piacevole e un corpo che a prima vista poteva considerarsi ben fatto, salvo a dover ridimensionare il giudizio dopo un più attento esame. Il nome di battesimo era Caroline, ma era Carrie per la famiglia e Churrie per molti altri, specie per le cosiddette amiche, le compagne di scuola. Churrie, la Churlish Carrie, Caroline la cafona.

Molly era la tipica decenne antipatica. Entrambe sembravano avere la puzza al naso.

Pat, espansivo e cordiale, come sempre, sedette accanto a Dave

Dave era un bel ragazzo, non ancora ventenne, gradevole e accurato nell’aspetto, dignitoso e un po’ altero nell’atteggiamento.

Carrie lo studiava attentamente, di sottecchi, assumendo un’aria distratta e disinteressata. Le tornava in mente quanto aveva appreso recentemente, a proposito delle forze che, secondo la filosofia dei Cinesi, regolano il destino degli uomini. Un piccolo trattato, scorso con curiosità un po’ morbosa, anche se non voleva ammetterlo. Non riusciva a sfuggire ad un certo rimescolio, attratta irresistibilmente dal giovane, sentendo il suo Yin dominato dallo yang di Dave. Concluse che quel parente era insopportabile.

Molly e Pat chiesero permesso, ma dovevano finire i compiti per l’indomani.

Fay disse alla figlia maggiore di offrire qualcosa da bere al loro ospite. E Carrie fu contenta di potersi allontanare da quella specie di alone magnetico dal quale si sentiva avvolta. Si alzò e andò verso la porta che conduceva in cucina.

Dave la seguì con lo sguardo, ammirando le movenze dei fianchi, e giudicò che aveva proprio un bel fondo schiena. Non passerà molto tempo ‘pensò, annuendo leggermente col capo- e glielo palperò diligentemente. Anche le tette le strizzerò, e la carezzerò tra le gambe fino a farla contorcere per il piacere.

Fay notò l’espressione di David.

‘A cosa pensi, Dave?’

‘A qualcosa che devo fare.’

‘Bella o brutta?’

‘Certamente bella.’

‘Abiti lontano?’

‘Sono a circa due miglia da qui, dai Skibber, i miei parenti che conosci.’

‘Certo, sono anche i miei.’

Fay voleva sapere l’effetto dei fianchi di Carrie.

‘Tornerai a trovarci, Dave? Potresti restare a cena da noi, uno dei prossimi giorni.’

‘Posso?’

Carrie tornò con un vassoio dov’erano tazze e teiera, bricco del latte e zuccheriera, e pose il tutto sul basso tavolino dinanzi all’ospite. Riempì la tazza per la madre, poi quella per David, e gli chiese quanto zucchero. Gli porse la tazza.

‘Carrie’ ‘disse Fay- ‘ho detto a Dave di tornare a trovarci e di restare a cena con noi, che ne dici?’

Così ‘pensò la ragazza- questo indisponente sarà qui di nuovo. Non é male, per l’amor di Dio, ma mi guarda con una certa aria di superiorità. Comunque, é un bel ragazzo, con delle incantevoli mani.

Lo zio Alan tardava.

‘Vuol dire che lo saluterò la prossima volta.’

Fay gli sorrise.

‘Facciamo sabato sera?’

‘Va bene, grazie.’

‘Carrie, accompagna tu Dave, io finisco il mio t&egrave.’

Tese la mano al giovane, per salutarlo, e riprese a sorseggiare dalla tazza.

Carrie precedette David nell’ingresso, e gli aprì la porta.

‘Ciao David.’

‘Ciao Caroline.’

Si strinsero la mano, e Dave trovò il modo per sfiorarle il seno rigoglioso.

Carrie si sentì attraversata da un fremito che l’eccitava, e restò sulla porta fin quando il giovane scese la prima rampa di scale. Poi corse alla finestra, per seguirlo con lo sguardo, senza farsi scorgere, fino a quando voltò sulla strada principale.

^^^

Comportamenti, azioni, atteggiamenti vanno giudicati tenendo conto dell’età, della situazione familiare, di tempi e luoghi, usi e costumi, superstizioni, livello culturale, peculiarità della religione dominante, pulsioni, timori, manie inconsce, e di tanti altri fattori, a volte vaghi, generici, indeterminati.

Due giovani di diverso sesso, allorquando le tempeste ormonali sono più aggressive e accendono gli stimoli sessuali, difficilmente pervengono a una serena valutazione del fisico, dell’intelligenza, dello spirito, della nobiltà d’animo, della generosità, della sensibilità dell’essere dal quale si sentono attratti solo per impulso naturale. E questo, spesso, lo confondono con l’amore.

Gli eventi li coinvolgono. Lontananza, guerra, lutti, distruzioni.

David, tutto sommato, non ha capito che lui non ama Carrie. La ragazza, per lui, in fondo, é a healthy sheath for his stick, un sano fodero per il suo bastone. Se non provasse un’invincibile ripugnanza per le professioniste del sesso, potrebbe trovare in esse il soddisfacimento delle proprie necessità fisiologiche.

Neanche questo é vero. Di belle ragazze, fresche e in salute, ed esplicitamente disponibili ne ha incontrate parecchie, ma ha sempre sorriso schivando l’offerta. Grave errore. Spesso, a quella età, una sana e soddisfacente scopata apre gli occhi alla realtà, riconduce le cose nei loro effettivi confini, chiarisce i sentimenti. Placati i sensi, soddisfatto l’appetito, si può obiettivamente stabilire ciò che effettivamente corrisponde alle nostre reali esigenze fisiche, e soprattutto spirituali. Non sempre le esigenze del corpo e dello pensiero trovano appagamento, nella stessa persona.

Per Carrie, la motivazione principale era entrare a far parte di quella che lei considerava la normalità. Una donna poteva considerarsi completa solo se era sposa e madre, e i suoi confusi e oppiacei convincimenti religiosi imponevano il matrimonio canonico come condizione assoluta perché un maschio la fecondasse, e se d’aspetto gradevole tanto meglio. I baci e le carezze che si scambiava con David non le dispiacevano, ma non ne sentiva l’indispensabilità.

Carrie, schiava di un confuso senso religioso-superstizioso, considerava peccato toccarsi, anche i toccamenti di Dave erano peccato, ma almeno erano voluttuosamente deliziosi e appaganti. Doveva essere quello, il ‘dito di dio’ di cui ogni tanto leggeva nei contorti libretti che leggiucchiava. E quel dito era piacevole anche quando le sfiorava il buchetto nascosto tra le natiche. Strano.

Giunse il momento che questi due esseri, pur con sentimenti poco chiari, si giurarono fedeltà eterna dinanzi a un prete frettoloso. Non avevano nessuna idea di cosa fosse realmente indispensabile per intraprendere una vita coniugale. La superficialità di sentimenti incerti li aveva tratti in inganno.

Quella sera, quando David entrò in lei, avvertì l’impercettibile dolore dell’imene che cedeva. Carrie ricordò i sorrisi maliziosi delle sue amiche, e non seppe trattenersi dal mormorare : ‘E quelle cretine che vogliono sposarsi’. Ma chissà quale ingarbugliato pensiero le suggeriva questo, perché il doloretto era già completamente scoparso.

Presunzione, aridità, egoismo, ingenerosità, insofferenza, incomprensione per il prossimo, propensione a pensare sempre male di tutto e di tutti, e ritenere che tutti ce l’avessero con lei, fumose superstizioni scambiate per fede religiosa. Questo avrebbe dovuto scoprire e capire David, se avesse risolto prima e diversamente il proprio problema sessuale.

Apparenza e superficialità, pseudo integralismo religioso, pretesa di essere sempre nel giusto, convincimento che la devozione formale manifestata con preghiere e giaculatorie mormorate con le labbra, erano tutto quello che si chiedeva per condurre una vita esemplare, come richiesto dalla sua religione.

Dave, sgomento nel constatare quale e quanta meschinità e cattiveria fossero a base del pensare e agire di Carrie, si allontanava sempre più da una religione per la quale, del resto, aveva nutrito sempre numerose riserve.

Carrie riteneva di fare del bene quando si limitava a qualche offerta alle sempre sollecitanti istituzioni religiose. Nei rapporti col prossimo, che considerava senza eccezione inferiore a lei, soprattutto per inesistente classe, era aspra, bisbetica, puntigliosa, incontentabile, insofferente, e sempre polemica, senza parlare del come trattava chi aveva la sfortuna di doverle prestare dei servizi, in casa, nei negozi, dovunque.

Tutti sbagliavano, anche le autorità civili, militari e religiose!

Per Carrie, le cosiddette amiche avevano convenuto un nuovo spelling: Complaints, Asperser, Repellent, Regardless, Impatient, Egoist.

Quello che lei amava considerare il suo padre spirituale, un buon prete paziente e indulgente, invano le aveva dato da leggere, e meditare, un passo che aveva tratto dal Vangelo: ‘…dicono e non fanno. Legano pesanti fardelli e li impongono sulle spalle della gente, ma loro non vogliono muoverli neppure con un dito. Tutte le loro opere le fanno per essere ammirati dagli uomini: allargano i loro filatt&egraveri e allungano le frange; amano posti d’onore nei conviti, i primi seggi nelle sinagoghe e i saluti nelle piazze…’

Era difficile essere mentalmente più aride di Carrie, che in questo aveva superato la madre. Solo Molly ci riusciva.

La natura di Dave, provata e logorata dalle tragiche disavventure che lo avevano perseguitato, resa ancor più emotiva da innegabili carenze affettive, era simile ad una ustione dolente che implorava un balsamo che riuscisse a lenirne il dolore, a rimarginare la piaga. Su quel male Carrie riversava la sua acidità, attardò la sua asprezza.

Dave, oltre il soddisfacimento del sesso, avrebbe voluto molto di più, dalla sua donna. Sentiva l’esigenza d’una dolcezza che non aveva mai potuto conoscere, avvertiva l’impulso prepotente, di carezzare, abbracciare, baciare, e di essere carezzato, abbracciato, baciato. Manifestazioni d’affetto, d’amore, di passione, di generosa dedizione. Sognava di lasciarsi vincere da voluttuosi reciproci abbandoni. Nulla di tutto ciò.

Rapporti sbrigativi, all’insegna di un innaturale controllo dei sensi, imposto dall’incubo di restare incinta. La sete, che anelava una fonte fresca e spumeggiante, non poteva essere appagata dal torbido d’una pozza pantanosa. Aveva fantasticato esaltanti incontri erotici con splendide donne, e molte erano state le occasioni di realizzarli, ma la sua vera indole, apprensiva e timida, malgrado ogni apparenza, lo aveva sempre dissuaso da relazioni che, in fondo, non gli avrebbero dato la tenerezza di cui aveva bisogno. Cercò nel lavoro quello che non aveva trovato nell’amore. Studio e lavoro, ora come nel passato, fungevano da surrogato, misera compensazione per le sue ben superiori esigenze di tenerezza. Questo accentuò la sua posizione di money maker, di persona che doverosamente doveva provvedere alle necessità materiali della famiglia. Del resto, malgrado ogni ostentazione d’affetto e di dedizione, a Carrie non interessava nulla di Dave, e non sapeva neppure in cosa effettivamente consistesse il lavoro del marito. Pranzo pronto, camicie stirate e, quando non ne poteva fare a meno, gambe divaricate. Era convinta di fare il proprio dovere, anche di più, e di rispettare le leggi della sua religione, del suo Dio, dei suoi santi, ai quali credeva che sarebbero giunte come fervide preghiere le frasi che andava biascicando anche quando era seduta sul cesso.

Il vino buono migliora col passare del tempo, ma quello mediocre peggiora sempre più, e diviene più aspro del più cattivo degli aceti.

Dave si chiedeva se nei suoi desideri vi fosse qualcosa di innaturale, di sconcio, di patologico. Cosa doveva considerarsi amore? In cosa errava? Qual’era il confine tra normale ed eccezionale? Che valore poteva avere il vecchio proverbio che in guerra e in amore tutto é permesso? Tutto, ovviamente, non consentiva limiti.

Amore, per Dave, era un affetto intenso, assiduo, fatto anche di desiderio, di sesso, e includente tenerezza, bene, passione, attrazione, calore, estro, devozione, brama, cupidigia. Amore, come forza incoercibile che travalica l’equilibrio razionale e il ritegno, impeto indomabile, affettivo ed erotico, irrefrenabile, travolgente. Se desidero baciarti, lambirti, frugarti in ogni tua parte, in ogni tuo angolo, se desidero sentire le tue labbra. il dardo infuocato della tua lingua che scorre lungo il mio corpo, il mio sesso, e se bramo essere accolto in te, dovunque, é capriccio o amore per chi amo? E il fatto che non desideri fare ciò con un’altra donna, non é indice d’amore per te?

In Carrie, di contro, oltre l’indole non passionale, dominava lo spettro fantasticato dalla sua religione, che nel sesso tutto era peccato se non diretto alla procreazione. Quindi, si chiedeva Dave, tra baciare mia moglie tra le gambe e scopare una prostituta, cosa devo scegliere?

Carrie placava l’indiscreta e morbosa curiosità del suo disadatto e inidoneo confessore raccontandogli che lei non avrebbe voluto… ma non poteva sottrarsi al debito coniugale, per cui il peccato del tirarsi indietro al momento cruciale era tutto e solo del marito, in quanto, in sostanza, era lui a impedire che il seme colasse nel natural vasello. Non aveva mai detto, però, degli improperi e delle minacce rivolti a Dave le rare volte che lui, poveretto, non era proprio riuscito a controllarsi nel momento di massimo abbandono. Né diceva delle eccezionali volte in cui, infoiata, gli montava sopra, nuda, e con le tette ondeggianti, e il grembo sussultante, lo cavalcava freneticamente. Con gli occhi chiusi, il capo rovesciato indietro, i capelli squassati da quella impetuosa cavalcata che le svelava quello che avrebbe potuto essere, sempre, il piacere del sesso. Allora, il seme di lui era balsamo, e forse solo l’acidità di lei, totale, anche della vagina, lo uccideva.

Se scopriva una sia pur minima fragilità in Dave, anche se imputabile a un non voluto malessere, lo distruggeva con perfida irrisione, lo scherniva, lo dileggiava maramaldescamente.

Violet era riuscita a trascinare Dave nel suo letto, attirandolo con la sua bellezza, la sua dolcezza, la sua grazia, l’armonia delle sue forme, la fiamma dei suoi lunghi capelli. L’aveva circondato di tenerezza, anticipato ogni desiderio, ogni insoddisfatto impulso, in un darsi incondizionato e sconfinato.

Dave pensò d’avere finalmente scoperto quello che aveva sperato di trovare in Carrie. Ma non nutriva alcun malanimo verso la moglie. L’errore era stato suo, senza attenuanti. Era lui a non avere compreso che Carrie non gli avrebbe mai potuto dare ciò di cui aveva bisogno, perché non ne disponeva, non ne aveva. Non ci si può dissetare a una fontana se essa é asciutta, é insensato cercare del miele in un barile d’aceto.

Violet fu un fugace bagliore, nella vita di Dave. Gli dimostrò che la donna che egli desiderava non era frutto della fantasia, la sua donna ideale esisteva.

Ma lui non doveva averla.

Non era ancora trascorso un anno, quando Atropo recise all’improvviso il tenue stelo che legava Violet a questa terra.

Tornarono le tenebre, che il trascorrere del tempo e Carrie rendevano sempre più buie. Un penoso trascinare un’esistenza vuota, condita di interminabili rimproveri, spesso per ipotesi cervellotiche e contorte. Il deserto interiore che andava sempre più inaridendo Carrie, e l’attaccamento ossessivo alle esteriorità della sua religione, avevano portato la loro avversione a livelli di assoluta incompatibilità. Eppure, erano condannati a vivere insieme. A vivere!

^^^

Carrie s’era alzata presto, senza alcuna necessità, dopo aver borbottate le preghiere del mattino. Vagava per casa, inutilmente indaffarata. Dave era rimasto al suo posto, nel letto, raggomitolato, dopo una notte con lunghe ore insonni. Quella mattina c’erano tante cose da fare, oltre che mettere nella lavatrice la biancheria sporca, che poi Meg avrebbe stesa al sole. Troppe cose, pur se non riusciva a ricordarle. Dave avrebbe dovuto preparare gli assegni per i creditori, provvedere ad acquistare quello che mancava per il desinare, telefonare al medico per chiedere quale terapia dovesse seguire la moglie, andare in Banca… E dormiva ancora!.

Carrie aprì piano la porta della camera da letto. Dave non s’era mosso. Gli s’accostò e si chinò su di lui. Doveva respirare molto lentamente, perché non riusciva a percepirne il rumore. Lo chiamò, a bassa voce, poi più forte, lo scosse, ma Dave non uscì dal sonno dal quale non poteva più venire fuori.

Proprio oggi ‘pensò Carrie- con tutte le cose che ci sono da fare. Ora chi compilerà gli assegni?

Leave a Reply