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Differenza di età

By 30 Novembre 2012Dicembre 16th, 2019No Comments

Era inverno e lo chalet di montagna pieno di amici, compagni di gioventù dei miei genitori, per lo più 50enni sposati con prole, unica eccezione Marco, a cui un matrimonio naufragato alle spalle non aveva concesso l’opportunità di procreare. Le nostre famiglie avevano l’abitudine di riunirsi ogni tanto durante le feste. Stavolta ci si ritrovo’ in montagna, ospiti nella villa di Marco. Noi figli oramai ci conoscevamo tanto bene da sentirci imparentati. Eravamo in maggioranza femmine, con un paio di maschietti di più giovane età. Le ragazze erano oramai tutte diventate signorine e all’epoca dei fatti io avevo da poco compiuti 18 anni. Mi reputavo una ragazzina carina, con un corpo già formato e alquanto sexy, tanto che io stessa restavo senza fiato, allorquando rinchiudendomi in cameretta, indugiavo ad osservarmi nuda davanti allo specchio. L’unica cosa che non mi andava proprio giù era il seno. Portavo a stento una seconda anche se, con l’indumento giusto, le protuberanze sinuose che si intravedevano parevano attrarre parecchio l’attenzione. Marco diceva che i miei lineamenti ricordavano quelli di una principessa greca e che avevo ‘una pelle bianca e liscia che mandava un profumo dolcissimo’. Era amico di papà, a cui somigliavo tantissimo. Faceva lo psicoterapeuta e da esperto ripeteva sempre che ero ‘affamata di affetto e che non riuscendo a ottenere un livello adeguato di attenzione dai miei, approfittavo di lui, costringendolo dolcemente a focalizzare il suo affetto su di me’. Mi divertiva tanto sentirglielo dire.
Mi ero oramai fatta una giovane donna e credo questo lui l’avesse percepito da tempo. Da un pò le cose tra di noi stavano cambiando. Lo coglievo sempre più spesso ad osservarmi con occhi diversi e a volte, provavo un certo imbarazzo. Ma mi aveva vista crescere e ciò per lo più non mi incuriosiva più di tanto. Ad un certo punto però, il suo scherzare cominciò a suscitare in me emozioni di diversa natura. Percepivo che era attratto da me. Il suo sorriso e umore cambiavano quando era in mia presenza, finché io stessa cominciai a comprendere che pure a me piaceva stargli vicina. Se lui si spostava, sentivo il bisogno di seguirlo e una volta, incrociandolo per le scale, provai per la prima volta un’inaspettata attrazione fisica. Troppo spesso ultimamente me lo ritrovavo come personaggio principale delle mie fantasie erotiche durante le mie masturbazioni serali. Non ci volle molto prima che gli eventi degenerassero. Durante quel periodo trascorso in baita, un giorno di brutto tempo ci aveva costretti in casa e mi annoiavo a morte. Era primo pomeriggio e tutti riposavano nelle rispettive stanze; decisi così di salire all’ultimo piano della baita per fargli una visitina. Fortunatamente lo trovai davanti al computer, così decisi di entrare, chiudendomi la porta alle spalle. Come mi vide, il sorriso gli si accese sulle labbra. Non era la prima volta ci trovassimo da soli, ma quel pomeriggio qualcosa era diverso.

‘Bella! Che succede giù, dormono tutti?’
‘Due palle Marco, non so che fare. Te che stai facendo?’
‘Niente di particolare. Vieni, entra.’
‘Posso vedere una cosa al computer? Voglio vedé chi c’è in linea.’

Mi venne naturale sedermi sulle sue gambe, prendendo posizione su di lui davanti allo schermo. Era un uomo attraente, ma la cosa che mi piaceva di più erano i suoi occhi azzurri. Indossava ancora la tuta da sci, dopo che si era deciso di non uscire più. Era un tipico vestiario aderente, che rendeva bene evidente il suo fisico atletico. Con la scusa del computer, mi sistemai a sedere in grembo.

‘Fammi vedere se Tonia è in linea’, dissi, aprendo la pagina chat. Ci trovai la mia migliore amica e subito le scrissi per salutarla. Lui si mise a curiosare, causando la mia scherzosa irritazione. Nel frattempo, cominciai a notare sotto di me quel corpo virile. Aveva appena un pò di pancia, ma per il resto era bello tosto. Si chiacchierava tutte e tre allegramente quando, ad un certo punto, mi si raggelò il sangue: sentii le mani di Marco posarsi sulle mie gambe rivestite dal teflon della tuta. Come se niente fosse poi, le spostò sui fianchi, soffermandosi sull’orlo dei pantaloni, penetrandoli con i pollici per solleticarmi la pancia. In un attimo, mi ritrovai entrambe le mani sotto gli indumenti ad accarezzarmi la pancia, mentre il suo volto affondava nei miei capelli, annusandoli. Tutto accadde nel giro di una trentina di secondi e la cosa che mi sorprese di più fu l’inaspettata assenza di una reazione di difesa automatica da parte mia, che mi lasciò totalmente interdetta. Una parte di me avrebbe voluto reagire a quella specie di aggressione…l’altra desiderava lui continuasse!

‘Mmmm Flavia, che buon odore che mandi…’ disse, continuando a palparmi, mentre mi strusciava il viso tra i capelli, annusandoli. Non dissi una parola, mentre percepivo la pelle del mio viso sfiorata dalle sue labbra. Ero confusa e turbata, mentre entrambe le mani continuavano a muoversi impunemente nei pantaloni e all’interno delle calzamaglie, solleticandomi e avvicinandosi all’ inguine, arrestandosi appena all’orlo delle mutandine. Forse Marco ebbe timore di esagerare. Ma io continuavo a non reagire e per questo lui dovette decidere di proseguire, cominciando a palparmi con crescente decisione, sempre tenendosi rispettosamente all’esterno della biancheria. Continuavo a fingere indifferenza, pretendendo di chattare con l’amica, ignorando cio’ che stava accadendo. In realta’ attendevo ansiosa e, a dire il vero, cominciavo ad essere anche incuriosita. Passato il turbamento iniziale, compresi ch in effetti stavo vivendo un’esperienza erotica fantastica. Ne avevo già fatte molte, per lo più con coetanei imbranati e senza esperienza, fatta eccezione l’animatore del villaggio turistico dell’estate prima, molto più grande di me. Stavolta però era completamente diverso. Marco era Marco e ultimamente troppe volte avevo fantasticato su di lui. Questa era l’occasione per trasformare il mio sogno in realtà. Avevo una voglia matta di comunicare alla mia amica ciò che mi stava accadendo, ma lui era li che seguiva la conversazione, per cui decisi di rimandare il tutto a quando avessi riavuto la mia privacy. Gradualmente cominciavo a sentirmi sempre meno interdetta e più entusiasta, mentre avevo oramai preso confidenza con quelle mani, che sostavano in attesa sulle mie mutandine, palpandomi la pancia attraverso il delicato tessuto. A un certo punto, la cosa si fece piu’ seria: percepii quella grossa mano afferrare decisa il pube. Era calda e deliziosamente virile e la sentii palpeggiare il ciuffetto di peli coperto dal sottile strato di cotone. Provai un certo imbarazzo, anche se solo per pochi secondi. Quando poi l’altra mano si aggiunse, per sostare entrambe decise sull’inguine, trasalii. Marco cominciò a ravanare famelico tra le mie cosce, avendo forse percepito l’accelerazione del mio respiro e andai in visibilio allorquando iniziò a scorrere delicatamente il dito su e giù la mia fessura. Fui allora costretta ad abbandonare l’atteggiamento di finta indifferenza, distogliendo l’attenzione dal computer e appoggiando la testa all’indietro sulla sua spalla. Estasiata, anche se ancora un pochino interdetta, non volevo smettesse nel modo più assoluto. Si era instaurata ancora una volta quell’intesa così tipica di noi due. Le ultime barriere inibitorie caddero, la tensione scomparve e io mi abbandonai completamente a lui, mentre le mani continuavano sempre piu’ sicure l’esplorazione del mio corpo, la cui immaturità’ acuiva le sensazioni. A un certo punto, una delle mani abbandonò l’inguine e scivolando sotto il pullover, andò a cercare il seno che non fu difficile trovare. Quando le dita afferrarono il capezzolo, io mi sentii svenire. In silenzio, socchiusi gli occhi, rilasciando di nuovo il capo all’indietro e ritrovandomi con il volto a contatto con il suo, di cui percepivo la pelle ruvida e profumata di maschio. Anche lui sembrava preso da un’intensa eccitazione, ansimando rumoroso. Mentre avvertivo il suo tentativo di avvicinare le sue labbra alle mie, sentii la lingua a contatto con la mia guancia, con la punta che mi bagnava la pelle. La mano destra continuava a premere decisa sul mio pube, mentre l’altra continuava a lavorare sul seno, straziandone il capezzolo. Come faceva a sapere che il dolore mi piaceva?…Ero in estasi e mentre il suo respiro si faceva sempre piu’ pesante, pensavo a quando avrei potuto raccontare tutto, per causare invidia per ciò che stavo vivendo. In particolare, trovavo gratificante la sensazione di soddisfazione per essere in grado di eccitare in tal modo un uomo adulto. Come mi rilassai del tutto, cominciai ad accorgermi del gonfiore su cui sedevo. Mandava una sensazione di calore e ogni tanto pulsava, come stesse per scoppiare. Lui intanto continuava a strusciarmi il dito li, fino a quando io ebbi il primo orgasmo. Al tempo era facile per me venire. Di solito, toccandomi a due mani, ci mettevo poco piu’ di un minuto ed era una cosa che facevo regolarmente ogni sera prima di addormentarmi, cercando di non farmi scoprire da mia sorella, con cui condividevo la stanza.
Senza concedermi tregua, Marco si mosse oltre. Le mani guadagnarono sincrone la chiusura dei miei pantaloni. Non preoccupandomi troppo di chi sarebbe potuto entrare, lo aiutai a sfilarli via, assieme alla calzamaglia e, così seminuda, mi riassestai sulle sue ginocchia. Le mani di Marco si diressero allora verso i miei fianchi, sfilando con decisione pure le mutandine. Mi dispose poi in modo che il mio sesso nudo poggiasse direttamente sul suo, ancora contenuto dalla tuta che, con mio imbarazzo, si bagnò immediatamente dei miei umori. A cavalcioni su di lui, mi venne spontaneo sollevare i piedi da terra, di modo che il mio bacino poggiasse di peso sul suo sesso schiacciandolo con il mio peso. Il piacere intenso che provai nel farlo mi fece mancare il respiro per un attimo. Dopo essermi strusciata per un po’, Marco mi sollevò e, reggendomi sulle braccia, mi adagiò sul letto a pancia all’aria. Con l’inguine cosi’ esposto, provai l’imbarazzo di chi non è abituata a giacere a letto con gli uomini. Percepire la carezza dei suoi occhi mi eccitava e mi venne istintivo aprire le cosce per offrire la mia nudità alla sua degustazione visiva. Guardandolo osservarmi eccitato mi turbava troppo, per cui nascosi il volto sotto il cuscino. Con il volto protetto mi sentii più sfrontata e fu facile spalancare le cosce, eccitandomi nell’immaginare lui che godesse della vista. Ciò che mi turbava in particolar modo era il pensiero che alla sua età non dovesse capitargli tanto spesso di avere una ragazza così giovane stesa davanti a gambe aperte. All’improvviso lo sentii avventarsi con la faccia tra le mie cosce. Non avevo mai capito cosa gli uomini ci trovassero nell’assaggiare il sesso di una donna. Bagnata com’ero, provavo ancora più ribrezzo all’idea; tuttavia confesso che in quell’occasione, riceverlo mi procurò una sensazione piacevolissima, per cui decisi di non ostacolarelo. Dava l’impressione come fosse la prima volta facesse una cosa del genere, ma sapevo che non era così e che probabilmente si trattava del fatto che fossi io in particolare che avesse sotto in quel momento. Come conseguenza del suo lavoro di bocca, il mio clitoride si era ingrossato e la tensione al basso ventre si acuiva sempre di più. Ciò che mi stava facendo non mi era mai stato fatto prima e per di più ero ancora vergine. Ma stare con lui in quel momento non mi faceva sentire a disagio più di tanto. Infatti, cominciai a prendere confidenza con il nuovo gioco e, allargando io stessa con le dita le labbra della vulva, permisi alla sua lingua di lambirmi meglio. Ero zuppa e lui sempre piu’ ossessionato dal mio bagnato, che continuava a leccare e ingoiare ostentatamente. Ogni tanto si fermava per osservare la mia intimità, dando ancora l’impressione come fosse la prima volta. Chissà, forse era incuriosito dalla vista della verginità. Il mio istinto esibizionista era al massimo della sua espressione e per premiarlo delle sue attenzioni, con entrambe la mani mi aprii piu’ che potei. Lui apprezzo’ il mio gesto, indugiando a lungo a studiare la mia anatomia. Poi riappoggiò la bocca sul mio imene, che tentò di penetrare con la punta della lingua. Ogni tanto, mentre lo leccava, continuava a fermarsi per osservarlo. Lo sentivo leccare ogni anfratto, attento a non tralasciare nessuna parte, come stesse degustando una pietanza nuova. Intanto io me ne restavo languidamente distesa a godere passiva, con il cuscino sempre a nascondermi il volto. Volevo dargli di più, ma non mi andava di sovvertire quella situazione piacevolissima in cui mi sentivo sua preda. Trovavo adorabile percepire le sue mani reggermi le cosce spalancate e la sua faccia infilata tra di esse. A un certo punto le sue dita si sostituirono alle mie, prendendo controllo della vulva, mentre i pollici piazzati ai lati del clitoride premevano alla sua base, esponendolo completamente. Pose allora la lingua su di esso, avvolgendolo con le labbra e cominciando un movimento di bocca che ricordava molto un pompino. Sentii incredibilmente il clitoride totalmente contenuto nella sua bocca e pensai che quello doveva essere ciò che un uomo prova nel ricevere quel tipo di attenzioni da una donna. Lo annoverai immediatamente tra le cose da raccontare quanto prima! Il movimento contemporaneo di lingua e labbra continuò per qualche minuto, con la lingua che roteava delicata e veloce e le labbra che contemporaneamente succhiavano. Nel frattempo lottavo per restare silenziosa. Avrei voluto dirgli che l’amavo alla follia per il piacere che mi stava dando, ma il secondo orgasmo fu molto più prepotente del primo e mi distrasse, esplodendomi nel ventre dopo una serie di contorcimenti, spasmi e urla trattenute in gola. Inerme e soddisfatta, mi abbattei sul letto con le cosce serrate, degustando il piacere intenso che ancora scorreva dentro di me. Restammo entrambi silenziosi, io concentrata a tenere le ginocchia chiuse per proteggere il sesso, che dopo un orgasmo tanto violento non tollerava ulteriori manipolazioni, lui, mi piace pensare, cosciente di aver realizzato un sogno proibito.

Marco, però, era ancora in preda alla furia erotica. Così, mentre mi trovavo ancora in stato di semincoscienza, mi rivoltò prona ed esponendo il mio culo, cominciò ad accarezzarlo con delicatezza. Dopo aver indugiato a palparmi per qualche minuto, il suo interesse si rivolse all’ano, che iniziò a baciare. Lo sentivo fremere, mentre muoveva rapido la lingua su di esso. Intanto io mi ero appena ripresa, che già mi sentivo pronta a proseguire oltre. Dopo avermi baciato glutei e fianchi per qualche minuto, mi separò le chiappe con decisione, esponendo il mio orifizio bagnato di saliva. Come mi tocco’ li ebbi un sussulto, chiudendomi in uno spasmo difensivo. Era tutto così nuovo per me e mi ci volle un pò prima di riprendere gradualmente confidenza con quella sua ultima iniziativa. Da esperto com’erra, nel giro di qualche minuto, continuando ad accarezzarmi delicatamente, riuscì a farmi rilassare. Sentire il dito muoversi delicatamente mi fece illanguidire. Mi accorsi di essere inaspettatamente predisposta al sesso anale per la mia età, ma forse era l’inesperienza stessa che mi rendeva cosi. Il dito di Marco giocò per un po’ con il mio portale posteriore, spingendo con movimento delicato, nel tentativo di penetrarlo. Ogni tanto la lingua umettava la zona, il che mi faceva trasalire ancora di più. Il dolce massaggio durò per qualche secondo, poi, dopo aver accertato che il tono muscolare fosse rilassato, il dito iniziò una delicata discesa dentro di me. Non era la prima volta che subivo la penetrazione anale. Intorno agli 11 o 12 anni, cominciai a provare per la prima volta l’esigenza di penetrazione. Una volta provai a penetrarmi la vagina con una matita, ma la sensazione provata era troppo intensa per definirla piacevole. Per cui avevo tralasciato la faccenda per un po’. Ma con il tempo, quell’esigenza di penetrazione divenne sempre più forte, tanto da indurmi a cercare un’alternativa. Così un pomeriggio, mi ritrovai arrapatissima sotto la doccia e avendo notato sul ripiano una spazzola con il manico dalla forma interessante, mi venne l’ispirazione di provarla dietro. Mi inginocchiai e con delicatezza riuscii ad infilarmi tutti i dieci centimentri di quel manico dietro, con il risultato di trarne un piacere molto appagante. Da quel giorno, ogni qualvolta ne sentissi la necessità, mi inculavo regolarmente con quella spazzola meravigliosa. Nonostante il mio ano fosse ben rodato, la sensazione che percepivo, ora che il gioco mi veniva fatto da una persona in carne ed ossa, era sensibilmente più conturbante. Per cui ebbi un sussulto quando sentii il dito di Marco tentare di entrarmi dietro e per un attimo il tono anale si irrigidi’ di nuovo. Ma lui continuò a mostrare una pazienza infinita e infatti dopo un pò riuscì a farmi sentire di nuovo rilassata. A questo punto, forzò gli eventi e con un colpo deciso lo sentii affondare dritto nella mia profondità; restai immobile ad accettare di buon grado la sensazione. Lui intanto aveva spinto il suo viso verso il mio per osservarne l’ espressione. Poi, sapientemente, comincio’ a muovere in maniera rotatoria il dito, sempre tenendolo ben infilato. Mi ritrovai, con mia stessa sorpresa, a spingere a mia volta contro di lui, come per facilitare la penetrazione, cominciando a provare un leggero dolore, che però reputai più che accettabile. Il movimento del bacino fu dapprima lento e ritmico, ma dopo un po’ l’eccitazione mi spinse ad aumentare il ritmo, fino a che mi ritrovai a sculettare davanti a lui. L’iniziale timidezza nei confronti del nuovo gioco era sparita e lui, una volta compreso questo, aumento’ la posta. Sfilo’ il dito, per poi immediatamente reintrodurlo, questa volta accompagnato da un secondo. Lo fece in maniera deliberatamente improvvisa e la sorpresa mi piacque molto. Il mio sculettare diventò ancora piu’ sfacciato. Mi sentivo come fossi impazzita a comportarmi in quel modo, ma non riuscivo a provare vergogna per come mi stavo comportando. Sentirmi due dita dentro e il suo fiato addosso mi mandava fuori di testa. Il giochino di Marco si ripeté e con la stessa destrezza e rapidità, le due dita furono sfilate e un terzo si aggiunse, aumentando la sensazione di tensione e con essa il sottile piacere masochista che provavo. Mi piaceva da morire e nonostante il dolore al basso ventre si fosse ora fatto intenso, adoravo il pensiero di avere metà della sua mano affondata nel mio culo. Mentre continuavo a sculettare, avrei voluto mugolare di piacere, ma non riuscii ad arrivare a tanta sfrontatezza. Continuavo a spingere verso di lui e lui verso di me e più spingevo, più lo sentivo trasalire, come se il mio inaspettato comportamento da troia lo eccitasse. Sfilo’ e reinfilo’ le dita, che ora erano diventate quattro! Non potei fare a meno di notare come nel frattempo mi fossi dilatata e come fosse diventato facile per lui penetrarmi. Percepire il contrasto tra la cedevolezza del mio corpo e la prepotenza della sua mano mi procurava una sensazione di euforia erotica. Godevo nel percepire la base delle sue dita avvolta dal mio sfintere dilatato al massimo, che la mia voglia rendeva ancor più cedevole. Iniziai a desiderare oltre, sperando che anche lui avesse intenzione di spingere il gioco. La nostra mitica intesa funziono’ ancora. Come avesse percepito la mia voglia segreta, Marco sfilo’ via le dita, invitandomi a mettermi in ginocchio sul materasso. Timida ed esitante all’inizio, l’imbarazzo però passò presto e mi ritrovai perfettamente a mio agio in quella posa oscena. Mi venne naturale abbassare le spalle verso il materasso, inarcando la schiena. Continuavo a indugiare in quella posa, sculettando con la deliberata intenzione di eccitarlo. Ora che ero rilassata, percepivo che il mio ano restava aperto da solo. Fu molto arrapante sentire Marco disporsi dietro di me, avvicinarsi lentamente, con me che attendevo impaziente. Non sembrava avesse fretta. Lo sentii smanettare con ciò che sembrava un flacone di crema. Improvvisamente dita bagnate di liquido freddo e vischioso mi imbrattarono l’ano. Mi massaggiò il liquido per qualche secondo per umettarmi bene, con me che muovevo il bacino per aiutarlo. Capii che il momento cruciale era giunto. Con lui inginocchiato dietro di me, percepii un’improvvisa sensazione di calore sull’introito anale. Mi aveva appena appoggiato la cappella, ma si trattenne dal proseguire oltre, dandomi modo di apprezzare l’importanza del momento e gustarmi ancora un po’ l’eccitazione dell’attesa. Non ero destinata a restare intatta dietro ancora per molto, presto sarei restata vergine solo davanti, per cui fu una vera goduria gustarmi i miei ultimi attimi. Come se avessi letto il suo pensiero, capii cosa dovevo fare e trattenendo il fiato, inarcai la schiena ulteriormente, cercando di restare rilassata, giusto un secondo prima che lui, con un colpo deciso, si spingesse dentro di me. Mi penetro’ con forza, incurante del fastidio che potesse procurarmi, agganciandosi ai miei fianchi per facilitare i suoi movimenti. Come mi ritrovai il suo sesso dentro, mi venne spontaneo emettere un mugolio di piacere. Percepii il suo pene affondarmi dentro in tutta la sua lunghezza, fino al punto di sentire chiaramente i testicoli poggiati sul mio sesso. Solo in qual momento provai una leggera fitta al basso ventre. Quella fitta non l’avevo mai sentita con la spazzola; in seguito appresi che era dovuta al fatto che Marco fosse molto più sviluppato in lunghezza del mio meraviglioso, ma oramai obsoleto, manico. Marco iniziò ad incularmi lentamente, il che fu di gran lunga piu’ piacevole della sensazione che mi procuravo con la spazzola. Questa volta sentivon che era caldo e più grosso, eppoi si muoveva da solo, per cui io potevo restarmene bella rilassata a godermi le sensazioni. Era bellissimo sentire le sue mani sui fianchi. Il dolore era chiaramente maggiore di quello causato dalle mie pratiche autoerotiche, sebbene più che accettabile. A un certo punto Marco, preso dalla crescente eccitazione, aumentò il ritmo e, tenendomi a volte per le braccia, a volte per i gomiti, cominciò a sbattermi con una certa violenza. Ad un certo punto stavo scomodissima, con lui che mi teneva per le braccia e non vedevo l’ora se ne venisse. Non doveva essere il tipo che viene facilmente e infatti non venne per un bel po’, continuando a cavalcarmi per alcuni minuti, chiavando il mio culetto acerbo con discreta violenza. Abbassando la testa e guardando all’indietro, riuscivo ad intravederlo in ginocchio dietro di me, dimenarsi come un forsennato. La vista del suo corpo nudo che godeva del mio, ma sopratutto la coscienza di avere proprio lui dietro, generava un grande turbamento dentro di me. Sentivo il cazzo durissimo affondare in me come un coltello in un panetto di burro. Continuava a sfondarmi, spingendo fin in fondo, mentre io, sculettando, lo facilitavo. Ora il culo mi faceva un male cane e il mio istinto masochista si era esaurito. Fortunatamente reclamo’ il suo sfogo. Qualche giorno prima, si era parlato di sesso e io gli avevo raccontato di avere gia’ avuto un paio di storie con miei coetanei, alcuni dei quali avevano avuto l’orgasmo pomiciando con me e gli avevo confessato che la ‘blablina’, come la chiamavo io, non mi era mai completamente piaciuta. Lui pero’ si disse convinto che prima o poi avrei dovuto fare l’esperienza diretta con quella roba e fu forse per questo motivo che decise di non venirmi dentro quella volta.

‘Ora ti vengo addosso amore’ disse quasi sussurrando.
‘Nooo dai’ risposi timida e poco convinta.
‘Non voglio che perda l’occasione per fare la sua conoscenza’ rispose un po’ scherzoso, riferendosi allo sperma che aveva intenzione di riversarmi addosso.
‘Ecco, ecco” la sua voce era alterata dall’avvicinarsi dell’orgasmo.

Estrasse il pene da me e spostandosi rapidamente verso la testa del letto, si diresse verso il mio volto con l’asta che stava per scoppiare. Io richiusi gli occhi in un gesto difensivo, restando in attesa. Udii la sua mano accarezzarsi rumorosa per portarsi all’amplesso. Uno, due, tre, i fiotti di liquido caldo e vischioso fuoriuscirono energici e spasmodici, scaricandosi su di me. Quel suo orgasmo non finiva mai, probabilmente aiutato dalla visione del mio volto preoccupato. In effetti, il primo getto mi mancò, finendo sui capelli. Il secondo riuscì a prendermi in pieno l’occhio, che fortunatamente tenevo chiuso. Il terzo lo percepii bagnarmi il naso e le labbra semiaperte. Ora riuscivo a sentire per la prima volta il forte odore acre che un po’ mi nauseo’. Il getto aveva oramai perso energia, ma un ultimo residuo riuscì a centrarmi le labbra. Curiosa, decisi di ingoiare le poche gocce che mi ritrovai in bocca. Aveva un sapore leggermente salato e come mi giunse in gola causo’ una curiosa sensazione di irritazione, che mi costrinse a deglutire più di una volta. Sentivo di aver fatto un’altra eperienza importante nel mio cammino sessuale e tutto sommato ero felice per averla fatta proprio con lui. Quante cose avevo ora da raccontare! Sarei stata la stella del gruppo per un bel po’. Stanco ma visibilmente appagato, Marco mi si adagio’ accanto sotto le lenzuola. Non potevamo indugiare a lungo in quella posizione. Qualcuno poteva salire all’improvviso e scoprirci. Non sarebbe stato di certo un dramma scoprirmi a letto con un uomo. Ma scoprirci a letto insieme io e lui…!

Ispirato e dedicato a (L)
‘LifeWithoutYou MMXII

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